UNA COPPIA GAY DIVISA DALLA ZONA ROSSA III

Mail del 30/03/2010
Caro Project,
oggi i dati della Protezione Civile sono confortanti, dovrei essere più tranquillo e invece mi sento agitatissimo e non riesco ad andare avanti, Paolo stanotte lavora, l’ho sentito nel primo pomeriggio, lui tende a tranquillizzarmi, a rassicurarmi, ma quando sento il telegiornale e dicono che sono morti altri medici mi viene il terrore, un’ansia terribile e penso che ci possa essere anche lui. Lui mi dice che anche se prendesse il virus, lui non dovrebbe correre grossissimi rischi perché è giovane e la mortalità per quelli della sua età è bassa, ma tanti dei suoi colleghi sono risultati positivi e tanti sono anche morti. Lui non ha dubbi, si deve andare avanti, si deve mettere da parte ogni emozione per mantenere il massimo livello possibile di operatività. Mi dice sempre che si augura che tutta questa spaventosa avventura possa cambiare tanti modi assurdi di ragionare. Mi ha citato una frase di Papa Francesco che lo ha colpito molto, perché è quello che ha sempre pensato anche lui: “Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato”. Avverto chiaramente che Paolo è stanco sfinito, lo avverto perché prima parlavamo molto su skype, adesso invece parliamo meno perché lui ha bisogno di dormire e allora lo lascio tranquillo, ma quando chiudo la chiamata mi comincia a prendere lo sconforto, ho paura, ho maledettamente paura. La gente comincia a rilassarsi e a pensare che ormai se ne sta uscendo, ma Paolo mi ripete continuamente che non è così, che la cosa può scappare di mano con estrema facilità e che si potrebbe ricominciare come prima e peggio di prima. Mi ripete che da loro non è cambiato ancora nulla e che non cambierà nulla ancora per parecchi giorni, lui dice almeno tre settimane. Adesso hanno un po’ di mezzi in più rispetto ai primi giorni, se c’è qualcosa che fa la differenza, se mai, è proprio questo, è sempre una lotta ma un po’ meno alla disperata. La gente continua a morire esattamente come prima anche se i medici possono almeno dire di avere fatto tutto il possibile. Paolo mi dice che per tornare a livelli accettabili il numero dei ricoverati in terapia intensiva dovrebbe diminuire almeno del 50%, ma ci vorrà tempo e la gente continuerà a morire. Lui pensa a tanti altri paesi in cui non c’è un servizio sanitario pubblico in grado di reagire come il nostro e mi dice che lì la mortalità sarà per forza molto più alta. Ormai noi ci sentiamo al massimo per mezz’ora al giorno, lo vedo stanco, molto più magro del solito ma è anche tranquillo, non so come faccia ad essere tranquillo, è evidente che è consapevole di fare qualcosa di fondamentale, mi dice che la cosa che gli riesce più difficile è non farsi abbattere dagli insuccessi, che sono tanti, tantissimi. Non riseco a dormire, Project, chiedo a Dio di salvarlo ma quando lo faccio mi vengono mille dubbi, perché lui e non anche gli altri? Che senso ha pregare? Perché succedono catastrofi come questa epidemia? O forse ci accorgiamo dei disastri che sconvolgono il mondo solo quando capitano a noi. Non riesco nemmeno a pregare, mi sembra un atto di egoismo, un chiedere qualcosa per sé, mentre forse bisognerebbe solo dire: “sia fatta la tua volontà” anche se non ne capiamo il senso o ci rifiutiamo di capirlo perché ci tocca personalmente. Certe volte mi sorprendo a fare ragionamenti assurdi, quasi a cercare di fare un contratto con Dio: Lui mi salva il mio Paolo e io rinuncio al sesso, ma poi mi sembra una specie di mercato stupido, se penso che per avere Paolo indenne devo rinunciare al sesso vuol dire che in fondo anche io penso che il sesso tra noi sia una cosa negativa, ma io non lo penso affatto, perché non è così, e poi non devo chiedere nulla per me, sarà quello che sarà, è andrà accettato comunque, anche se potrà essere qualcosa di terribile, come l’hanno accettato decine di migliaia di persone. In certi momenti ho anche meno paura della morte, della mia personale, dico, perché la vedo meno come un dramma personale e più come un destino collettivo e vorrei dire quasi naturale. Non ce la faccio più, Project, penso a Paolo in ogni momento, provo a immaginare che cosa sta facendo in quel momento e sogno che l’incubo finisca il più presto possibile e che si possa tornare insieme nella sua casetta ai piedi delle Alpi, ma tutto questo mi sembra ancora maledettamente lontano e incerto. Pensa anche a me, se puoi, Project, leggere le tue mail mi aiuta ad andare avanti con meno angoscia.
Ovviamente puoi fare l’uso che vuoi di questa mail.
Ti abbraccio.
Pietro

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UNA COPPIA GAY DIVISA DALLA ZONA ROSSA

Caro Project,

ti scrivo per raccontarti la storia mia e del mio ragazzo in questi giorni terribili del virus. Ti posso dire che questa cosa, che rischia di diventare un disastro a livello mondiale e che si farebbe bene a cercare di contenere con ogni mezzo, ha coinvolto anche la vita mia e soprattutto quella del mio ragazzo. Uso nomi inventati per il rispetto della privacy: io mi chiamerò Pietro e lui Paolo.

Parto da lontano. Ci conosciamo da diversi anni, io lavoro in campo informatico e lui è medico. Stiamo insieme da più di 10 anni, ci siamo conosciuti in modo del tutto casuale perché avevamo degli amici in comune. Lui è del Nord Italia, io del Centro-Sud. In pratica abbiamo sognato per tanto tempo di vivere insieme ma non è stato mai possibile. Lui ha situazioni familiari che non gli permettono di allontanarsi troppo, io potrei farlo, potrei andare da lui, ma questo gli creerebbe altre difficoltà e quindi ci siamo organizzati, io avevo il sabato libero, lui aveva turni flessibili e aveva in media un sabato libero su due, quindi, partendo da casa mia il venerdì dopo le 20.00 e viaggiando tutta la notte, potevo arrivare dalle sue parti la mattina presto del sabato. Lui mi aspettava in stazione, andavamo insieme a fare colazione in un bellissimo bar e poi ce ne andavamo in macchina in una casetta che i suoi avevano ai piedi delle Alpi, in un grande prato, che l’inverno era spesso coperto di neve e l’estate era di un verde smeraldo unico e incredibile, vicino alla casa c’era un piccolo fontanile di acqua gelida e pulitissima. Scaricavamo i bagagli a casa e ce ne andavamo in giro in posti splendidi che lui conosceva come le sue tasche. La sera potevamo avere la nostra intimità in un silenzio inimmaginabile. L’indomani si faceva qualche altra escursione e poi mi riaccompagnava in città e prendevo il treno per rientrare. È vero che ci vedevamo più o meno due volte al mese e che in pratica a viaggiare ero sempre io, ma erano giorni così belli che davano un senso a tutta la mia vita.

Io e Paolo ci vogliamo bene veramente, non so come mi sia capitato di incontrarlo ma mi ritengo totalmente fortunato, è un ragazzo dolce, generoso, che si dà da fare per gli altri, quando la mattina della domenica ce ne andiamo a fare colazione nel paesetto di montagna, lo abbracciano tutti con molto calore e si vede che gli vogliono bene. Lui mi dice che è felice di stare con me e quando lo sento dire queste cose mi riempio di orgoglio.

Ma veniamo ai fatti. Adesso è finito in zona rossa. È praticamente un mese che lo vedo solo su skype, lavora in ospedale e ci sentiamo solo la sera tardi quando rientra a casa e mi contatta. Dall’anno scorso vive solo, non sta più con la famiglia, anche se sta molto vicino, ha la sua casetta e quando arriva stanco morto si mette a chattare con me. Lui capisce la gravità della situazione, perché la vede tutti i giorni e mi dice che la gente non capisce e minimizza ma che è una malattia che può decimare il mondo, ma al di là di questi discorsi non va. Io ho una maledetta paura che Paolo possa essere contagiato ma di questo non gli posso parlare, mi dice che quei discorsi non li vuole sentire e che lui deve fare il suo dovere perché se pure i medici scappano, i malati sono abbandonati a se stessi e non hanno mezzi per difendersi. Mi chiede sempre di me, di quello che faccio, di dove vado, degli amici comuni ma non vuole parlare del suo lavoro, evita proprio l’argomento, è evidente che anche lui ha paura ma per un verso non può e per l’altro verso non vuole mollare. Mi dice solo che è stanco, che i turni sono estenuanti ma che deve andare avanti lo stesso perché è troppo importante. Certe volte lo sento contento e mi accenna a qualcosa che è andata bene. Paolo non è una macchina, partecipa molto emotivamente alla sorte dei suoi pazienti. Quando ci sono nuovi decreti del governo, ci mettiamo a leggerli insieme per cercare di capire esattamente che cosa prevedono. Se accenno a dire che certe misure possono essere eccessive, mi aggredisce (anche se con dolcezza) e mi dice che io non capisco perché non ci sto in mezzo e che certe misure sono assolutamente indispensabili. Mi porta l’esempio della Cina, che rischiava il disastro ma con misure rigidissime è riuscita a contenere i contagi. Da noi le cose sono più difficili perché tra la gente c’è molta incoscienza, molta faciloneria, pensano che il peggio sia passato mentre deve ancora cominciare. Mi dice che i tempi saranno lunghi più di quanto la gente immagina e mi raccomanda mille volte di osservare tutte le regole di prudenza: lavarsi le mani, evitare assembramenti, ecc. ecc.. Quando gli ho detto che la mia azienda aveva attivato il telelavoro si è tranquillizzato. In effetti il lavoro di un informatico si può fare anche a casa o su piattaforme che consentono la multi-conferenza, per noi è facile e abbiamo anche i mezzi per fare queste cose. Paolo si preoccupa per me, ma io mi preoccupo per lui e se la sera tarda a collegarsi mi prende il panico, ma fino adesso è sempre arrivato. Mi ripete che sta attento, ovviamente, cioè che mette in pratica tutte le misure di sicurezza che per lui sono strettissime e questo è l’unico modo che ha per rassicurarmi.

Insomma, Project, fino adesso per noi due è andata abbastanza bene, ma nessuno sa quanto durerà e allora dobbiamo metterci l’anima in pace e sperare che le cose non diventino esplosive e che non finisca anche lui nel numero dei contagiati o peggio. L’ansia è tanta, da entrambe le parti ma lui non lo può ammettere.

Chissà quante coppie sono state divise dal virus! Come vorrei riabbracciare Paolo, adesso facciamo solo il gesto in cam ma prima o poi potremo riabbracciaci per davvero. Concludo augurando a tutte le persone coinvolte di poterne uscire il più presto possibile e nel modo migliore possibile. Grazie anche a te, Project, naturalmente puoi usare questa mail come meglio credi.

Pietro

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ABUSO SESSUALE E CONTENUTI OSSESSIVI

La connessione tra abuso sessuale e contenuti ossessivi relativi alla sessualità merita un approfondimento. Prenderò in considerazione due situazioni diverse, la prima riguardante un gay che è stato abusato durante l’infanzia e che presenta una sessualità gay profondamente condizionata dall’esperienza dell’abuso, la seconda riguardante un ragazzo eterosessuale che è stato abusato in adolescenza e ha sviluppato un DOC a tema gay (mi occuperò solo del caso di un DOC che si era già manifestato prima dell’abuso). Le situazioni, nonostante le loro sostanziali differenze, hanno un aspetto fondamentale in comune: l’identificazione della vittima con l’aggressore.
Iniziamo con la prima situazione.

1) Un ragazzo gay, che ha subito abusi sessuali durante l’infanzia, ha una sessualità gay che nei primi incontri con i suoi partner non presenta particolari problemi ma, se la relazione si approfondisce, il ragazzo arriva confessare al suo partner che è stato sessualmente abusato, tuttavia non tende a sentirsi vittima ma quasi corresponsabile se non addirittura promotore dell’abuso, e cerca comunque di coinvolgere il suo partner nelle sue fantasie ossessive relative all’abuso con domande insistentemente (ossessivamente) ripetute sulle circostanze dell’abuso, chiedendogli cosa avrebbe fatto se si fosse trovato in situazioni simili; di fronte a risposte evasive o palesemente disinteressate, il ragazzo sembra incredulo e attribuisce la mancanza di interesse a condividere quelle particolari fantasie sessuali da parte del suo partner a un presunto moralismo del partner stesso, tuttavia l’insistenza non cessa nemmeno di fronte ad un’evidente mancanza di interesse ma diventa ancora più pressante, come se il ragazzo volesse ottenere una confessione analoga alla propria, fino a condurre il partner, in un tempo più o meno lungo, a prendere le distanze e ad interrompere la relazione.

È evidente che il ricordo dell’abuso è diventato un archetipo sessuale dal quale è difficile liberarsi, e qui si innesca un meccanismo caratteristico dell’abuso: la vittima si immagina nel ruolo dell’abusatore, e in questo modo si creano situazioni di disagio anche molto forte, perché la vittima si vede come un potenziale pedofilo e sviluppa fantasie pedofile in cui assume, in maniera oscillante, sia il ruolo di vittima che abusatore.

Fondamentalmente l’identificazione proiettiva con l’abuso e i suoi comportamenti favorisce i sensi di colpa e rimuove riduce fortemente la possibilità di razionalizzare la memoria dell’abuso e di vivere una sessualità non profondamente condizionata dall’abuso stesso.

2) Nel caso del ragazzo etero con un DOC a tema gay preesistente, l’abuso in adolescenza crea complicazioni oggettive che non possono essere ignorate perché non fa altro che alimentare il DOC, anche se non può effettivamente distruggere la sessualità eterosessuale del ragazzo. Il meccanismo di identificazione con l’aggressore, in questo caso, non può portare a vere fantasie sessuali gay (perché il ragazzo è un ragazzo etero) ma solo a ossessioni e compulsioni gay che, come di solito accade nel DOC, rimangono, al massimo, a livello di masturbazione e, in quasi tutti i casi, non si materializzano mai in relazioni sessuali reali. Le ossessioni e le compulsioni a tema omosessuale sono percepite come profondamente inquietanti rispetto alla sessualità vera
che è e rimane comunque etero.

L’identificazione con l’abusatore può tuttavia essere più complessa quando l’abusatore non è un gay ma un uomo sposato o un uomo che ha figli, cioè quando l’abusatore è o sembra essere un adulto etero, con il quale il ragazzo etero con DOC può facilmente identificarsi sulla base del seguente meccanismo proiettivo: “Lui è etero perché è sposato e ha figli, ma se ha abusato di me vuol dire che aveva anche fantasie gay e non poteva trattenersi dal metterle in pratica, ma anch’io sono etero, perché ho una ragazza e faccio sesso con lei, ma ho anche fantasie gay, quindi alla fine non riuscirò a fermarmi e finirò per avere bisogno di fare sesso con un uomo Come posso stare con una ragazza se desidero già gli uomini e so che prima o poi la tradirò con un uomo? Sto ingannando la mia ragazza facendole credere che sono etero, ma non è così!”
In questo caso il meccanismo di identificazione agisce attraverso percorsi diversi ma non è meno dirompente che nel caso del ragazzo gay e crea il rischio, a volte vissuto ossessivamente, ma oggettivamente non molto concreto, di portare alla rottura il rapporto con la ragazza.

L’identificazione più profonda con l’abusatore porta a due conseguenze strettamente correlate:
1) la responsabilità dell’abusante sembra essere molto più leggera;
2) anche se in tali situazioni è evidente che in ogni caso nessuna responsabilità può essere imputata alla vittima, la vittima stessa sovrastima la propria presunta responsabilità fino al punto di considerare il proprio comportamento decisivo, e conseguentemente di provare sentimenti di colpa oggettivamente ingiustificati.

Nei due casi presentati, le condizioni più adatte per superare il pensiero
ossessivo si realizzano quando i ragazzi hanno la loro vera vita emotiva, cioè:

1) nel primo caso, quando il gay non vive un innamoramento unilaterale ma autentica storia d’amore con un ragazzo con il quale si crea una relazione che è completamente indipendente dalle fantasie legate all’abuso, fantasie che possono anche rimanere ma marginalizzate e spontaneamente non condivise, fantasie che non sono considerate come un tabù ma sono molto raramente argomento di conversazione. In sostanza le storie che si materializzano o tendono a materializzarsi solo o principalmente in termini di condivisione più o meno spontanea di fantasie legate all’abuso non sono vere e proprie storie d’amore e quindi non contribuiscono al superamento del pensiero ossessivo;

2) nel secondo caso, quando il ragazzo etero vive una storia d’amore in cui la ragazza sa che il ragazzo è stato abusato e comprende che il pensiero ossessivo legato al DOC può indurre il ragazzo a mettere in discussione la
sua eterosessualità. Il DOC ha una forte capacità di condizionamento in due casi:

a) quando la ragazza cerca di ignorare i contenuti ossessivi, facendo finta che
essi non esistano;
b) quando la ragazza enfatizza i contenuti ossessivi e offre loro una cassa acustica che ne amplifica l’effetto.

Il DOC deve essere affrontato con consapevolezza ma senza drammatizzazione.

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GAY E SESSO DISFUNZIONALE

Omosessualità ego-distonica

Nella classificazione dei disordini mentali e comportamentali contenuta nella decima formulazione del documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la classificazione della malattie (ICD-10), l’omosessualità non è più in alcun modo considerata una malattia e si riconosce l’esistenza di forme distoniche di tutti gli orientamenti sessuali. L’omosessualità eco-distonica è una omosessualità riconosciuta dal soggetto ma non accettata. Se un omosessuale, pienamente cosciente di essere omosessuale, entra in conflitto col suo orientamento sessuale per ragioni religiose, morali o sociali e desidera cambiare orientamento sessuale, si dice che la sua è una omosessualità ego-distonica. Questa categoria è ormai desueta e l’omosessualità ego-distonica non è più classificata come disturbo mentale, ma come semplice disagio dovuto a ragioni culturali o sociali. L’ICD-10 è stato approvato dalla 43esima Assemblea della OMS nel maggio del 1990 ed è entrato in uso negli Stati aderenti alla OMS dal 1994. È attesa la pubblicazione del l’ICD-11 entro il 2018, e si prevede che sia completamente eliminato qualsiasi riferimento alla omosessualità anche ego-distonica. Due punti devono essere sottolineati:

1) l’eccesso di psichiatrizzazione è arrivato a superare i limite del ridicolo (e veramente del patologico) con la descrizione, nell’800, di una presunta patologia, la drapetomania, un “disturbo degli schiavi che hanno la tendenza a scappare dal loro proprietario a causa di una propensione innata per la voglia di viaggiare”. La psichiatria, partendo dall’assunto che la schiavitù fosse una cosa normale è arrivata a considerare patologica la tendenza degli schiavi a scappare!

2) il mantenimento della categoria di “Omosessualità ego-distonica” ha alimentato il florido mercato delle terapie di conversione mirate al riportare gli omosessuali alla eterosessualità, perché queste pratiche aberranti erano considerate ufficialmente forme di cura per una “malattia” e quindi erano rimborsabili dalle assicurazioni sanitarie o dai servizi sanitari nazionali, ove presenti.

L’omosessualità era stata eliminata fin dal 1973 dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual del American Psychiatric Association (APA)), dopo un percorso molto tortuoso in cui resistenze di tipo ideologico, opportunismi politici e interessi economici si intrecciavano in vario modo, in un territorio di confine in cui la scienza (psichiatria) rischiava di perdere anche l’apparenza dell’oggettività.  Rinvio a questo proposito a un bell’articolo di Jack Drescher: Out of DSM: Depathologizing Homosexuality che illustra il percorso che ha portato alla depatologizzazione della omosessualità da parte dell’APA.

Lasciamo da parte, con tutte le riserve del caso, la categoria di omosessualità ego-distonica, che ormai ha fatto il suo tempo, e veniamo all’oggetto specifico di questo articolo, ossia alla sessualità gay disfunzionale che è qualcosa di profondamente diverso.

Gay e sesso disfunzionale

La tradizione culturale ci ha assuefatti all’associazione di sesso e piacere, avallando l’identificazione della sessualità con la gratificazione che ne può derivare, l’esperienza tuttavia insegna che non sono rari i casi in cui la sessualità, lungi dall’essere associata al piacere e alla gratificazione, diviene espressione e talvolta concausa non secondaria di stati depressivi poco appariscenti ma subdoli e addirittura pericolosi.

L’associazione di sessualità e senso di gratificazione non è una costante necessaria ma è indotta dall’imprinting sessuale e dai primi approcci alla sessualità adulta che agiscono in modo vario e complesso sulle componenti della personalità in formazione e la plasmano. Si può arrivare a vivere la sessualità come una vera e propria ossessione, cioè come una dipendenza invasiva e pervasiva che condiziona profondamente l’intera personalità, si può arrivare a vivere la sessualità come autopunizione, come forma autoimposta di degradazione morale o come costantemente accompagnata da sensi di colpa associati ad un irrefrenabile impulso a ripetere. In altri termini la sessualità può essere una risposta disfunzionale al disagio che non solo non lo allevia ma può appesantirlo in modo condizionante.

Quando si assiste ad un esercizio spasmodico della sessualità, in particolare quando la sessualità è disgiunta dalla componente affettiva, sorge il legittimo sospetto che si tratti di una sessualità disfunzionale.

Faccio un esempio molto semplice ma molto significativo: quando un ragazzo vive una sessualità molto attiva ma accompagnata da senso di soddisfazione e di gratificazione, non c’è ragione di sospettare qualche forma di disagio, se invece la sessualità iperattiva è accompagnata da sensazioni di tipo depressivo, da un calo dell’autostima o dalla percezione di un senso di dipendenza, è legittimo chiedersi se dietro non ci sia una forma di disagio.

La sessualità come manifestazione e componente del disagio si incontra più facilmente negli omosessuali e in particolare in quegli omosessuali che, per ragioni di conformismo sociale o per fatti legati alla storia individuale, vivono in condizioni di repressione o presentano forme di sessualità che non sono facilmente accettate nemmeno in contesti per altri aspetti accoglienti, come per esempio i rapporti intergenerazionali. Come è ovvio e come ho potuto riscontrare più volte, l’aver subito in età infantile o anche nella prima adolescenza forme di abuso sessuale predispone ad una sessualità disfunzionale ma non la determina in modo necessario.

Alla base della sessualità disfunzionale si trova frequentemente l’idea della trasgressione e del coinvolgere altri in comportamenti trasgressivi, il che spesso significa cercare di uscire dall’isolamento e poter condividere un aspetto intimo e allo stesso tempo ansiogeno della propria personalità. Vorrei precisare che la sessualità disfunzionale affonda spesso le sue radici in settori del vissuto individuale che non hanno nulla a che vedere con la sessualità ma che hanno forti riflessi sull’autostima e sono spesso legate al contesto familiare di origine.

Il patrimonio della intimità sessuale rappresenta una delle dimensioni più importanti e nello stesso tempo più fragili della personalità, una dimensione invisibile ma presente sulla quale ciascuno misura ai livelli più profondi la sua integrazione sociale. Ovviamente all’intimità sessuale sono riferibili molti sensi di colpa, legati alla tendenza a invadere l’intimità sessuale altrui o a dissipare la propria con comportamenti anomali o eccessivi.

Da quello che ho potuto vedere la dicotomia tra affettività e sessualità, che in certe persone sembra comunque originaria, è spesso fortemente accentuata dalle esperienze di rifiuto, cioè da storie a sfondo affettivo-sessuale cominciate con entusiasmo e terminate per manifesta incompatibilità. La ripetuta esperienza dell’incompatibilità affettiva porta allo spostamento dell’investimento emotivo verso la sessualità non affettiva. Gli archetipi emersi dall’imprinting sessuale diventano così dei modelli da ripetere in modo continuo e progressivamente sempre meno gratificante. L’idea della trasgressione comincia a pesare più di quella della condivisione, i comportamenti diventano rituali e stereotipati e si forma una specie di copione che si ripete più o meno identico indipendentemente dalla personalità del partner.

Questo meccanismo, che di fatto crea una dipendenza ossessiva, è vissuto inizialmente come un semplice disagio ma tende gradualmente a divenire compulsivo. Le componenti affettive si ritraggono dalla sessualità ma non spariscono dall’orizzonte individuale, restano solo in una dimensione separata dalla sessualità. I ragazzi che vivono condizioni di disfunzionalità sessuale hanno un’affettività spesso molto profonda che può manifestarsi come tale in tutte le sue potenzialità, che possono essere enormi, intendo dire che quei ragazzi possono vivere rapporti di amicizia importanti, possono avere, su aspetti che non toccano la sessualità, un codice morale rigidissimo, ma quando si tratta di sessualità finiranno per sentirsi dominati dalla coazione a ripetere sempre i medesimi comportamenti e a cercare di coinvolgere altri in comportamenti che essi ritengono trasgressivi e comunque a dissociare affettività e sessualità.

Devo osservare che molti dei comportamenti che qui ragazzi considerano trasgressivi, sono in realtà delle varianti abbastanza comuni del comportamento sessuale che, quando non sono accompagnate da senso di dipendenza e da compulsione a ripetere o dalla tendenza a focalizzarsi soltanto su di esse, non esprimono e non creano affatto disagio. Riporto un esempio significativo: i rapporti intergenerazionali  su base affettiva non sono espressioni di disagio ma quei rapporti, vissuti senza affettività e quasi autoimposti, manifestano un disagio che può essere profondo, lo stesso discorso vale per esempio per la penetrazione anale che non ha nulla a che vedere col disagio, quando è vissuta come gratificante e spontanea, ma che è invece segno di un disagio che può essere profondo quando è vissuta come autoimposizione da persone che nelle loro fantasie sessuali non hanno mai preso in considerazione quella particolare pratica sessuale. Lo stesso si potrebbe dire per l’uso di un linguaggio particolarmente provocatorio, volgare o aggressivo negli incontri sessuali e così via.

 Avviene in questi casi un po’ quello che avviene nel doc (disturbo ossessivo compulsivo), un comportamento che di per sé non avrebbe nulla di trasgressivo, se fosse vissuto in una dimensione affettiva, giocosa e comunque collaborativa e senza ruoli fissi, cioè con criteri di parità e in modo leggero, è invece ritenuto trasgressivo ed è vissuto come compulsivo, ma la ragione non sta nella oggettiva trasgressività di quel comportamento o nella sua intrinseca compulsività ma solo nella mente de soggetto che associa quei comportamenti ad una situazione di disagio.

Esistono alcuni criteri che tendono alla prevenzione, nei limiti del possibile, della sessualità disfunzionale:

1)  Rispetto assoluto della privacy del bambino o dell’adolescente in questioni legate alla sessualità

2) Cercare di prevenire in ogni modo gli abusi sessuali su minori, che incidono in maniera profondissima sulla vita adulta

3) Creare un ambiente che tenda a favorire l’autostima e a sviluppare un clima affettivo, in particolare fornendo esempi di associazione tra affettività e sessualità

Cerchiamo ora di analizzare sinteticamente ciascuno di questi punti.

Comprendo molto bene che nell’era di internet, in cui i bambini e gli adolescenti hanno facilmente accesso alla rete e a tutti suoi contenuti, un genitore possa essere preoccupato dell’accesso del figlio alla pornografia, che per certi versi è inevitabile; è tuttavia opportuno che questo accesso avvenga ad un’età in cui esiste già una sessualità sostanzialmente adulta (14-15 anni), in modo che non si sviluppino modelli di comportamento esclusivamente imitativo, perché un modello di sessualità esclusivamente imitativo è sostanzialmente privo di affettività. I genitori hanno spesso paura più che della pornografia, della amicizie particolari dei figli, che invece hanno il merito innegabile di favorire la crescita dell’affettività e l’integrazione di affettività e sessualità. Un genitore può e deve parlare di sessualità con il figlio ma non chiamandolo mai in causa in prima persona. Gli atteggiamenti di tipo inquisitorio o peggio di vero e proprio spionaggio, come cercare tra le carte private del figlio o manomettere il suo computer vengono percepiti come invasivi e violenti e spezzano il rapporto di fiducia genitori-figli.

La prevenzione degli abusi sui minori è un argomento molto delicato perché la stragrande maggioranza degli abusi vengono perpetrati proprio dalle persone cui il minore è affidato o comunque da persone di famiglia o che frequentano abitualmente la casa del minore. È ovvio che in queste condizioni l’intervento repressivo della legge penale rischia di essere del tutto eluso. La regola aurea per ridurre le possibilità di abuso consiste nel non “affidare” mai il minore ad altri e, in caso di necessità, nell’affidarlo ai nonni o ad altri familiari del cui comportamento si possa essere certi, e comunque mai in modo sistematico o per lunghi periodi.

Creare un ambiente che tenda a favorire l’autostima e lo sviluppo di un clima affettivo significa in pratica creare una vita familiare nel senso pieno del termine, passando molto tempo con i figli, giocando con loro fin dalla più tenera età, gratificandoli nel confronto con gli adulti e mostrando loro esempi concreti di affettività tra adulti. Non c’è nulla che possa favorire l’autostima e lo sviluppo dell’affettività del minore come il vedere i genitori vivere tra loro un clima affettivo e collaborativo. Intendo dire che il disagio del minore è molto spesso l’espressione di un disagio familiare.

Mi sono interrogato spesso su che cosa si possa fare quando una forma di sessualità disfunzionale è ormai radicata da anni e qui posso solo riportare le mie riflessioni che sono ben lungi dall’indicare un concreto modo di procedere. Naturalmente non mi sono posto il problema di che cosa possa fare uno psicologo, che assume un ruolo determinato che ha le sue regole, ma di che cosa possa fare un amico. Le variabili in gioco sono moltissime ed è difficilissimo arrivare ad una sintesi, mi limiterò quindi ad esporre i problemi più ricorrenti.

Indicherò con la lettera “A” il ragazzo che vive una condizione di disfunzione sessuale e son la lettera “B” l’amico.

Prima situazione: A ha un dialogo abbastanza franco con B e lentamente arriva a parlare con B della propria sessualità, manifestando anche gli aspetti ritenuti trasgressivi. In questo modo A intende valutare soprattutto la fedeltà di B e le sue reazioni.

Se B si mostrerà infastidito da quei discorsi o se ne andrà via per non farsi più vedere, A vivrà la cosa come l’ennesimo rifiuto nei suoi confronti e questo lo confermerà nella su idea di marginalità e di isolamento sociale.

Se B ascolterà i discorsi di A in modo paziente senza reazioni di stupore e cercherà di sottolineare che gli aspetti trasgressivi sono in realtà minimi, ammesso e non concesso che esistano, A passerà ad una fase successiva, cercherà cioè di coinvolgere B oltre il livello del dialogo, di provocarlo per convincerlo a provare un contatto sessuale, anche molto superficiale, anche solo telefonico, ma si tratterà di un contatto sessuale con quelle caratteristiche di trasgressività che B aveva ritenuto poco o per niente trasgressive e qui si porrà, per B, il problema di accettare o meno di fare questo passo avanti, perché se B accetterà, quasi certamente A proverà a fare un ulteriore passo avanti per coinvolgere sempre di più B, ma se B rifiuterà, A prenderà occasione dal rifiuto per deprimersi ulteriormente e per diminuire ulteriormente la sua autostima. Alla fine di questo processo, che può durare mesi, B si chiederà se sia il caso di cedere alle insistenze di A e qui la risposta non è affatto scontata, perché non si tratterebbe certamente di cominciare una storia d’amore con A, dato che A è coinvolto da B solo a livello sessuale ma non affettivo, mentre B potrebbe provare un coinvolgimento affettivo profondo per A. B, tuttavia, è ormai consapevole che il rapporto con A si gioca ad un altro livello e che, anche se A non è coinvolto a livello affettivo, cioè in termini di relazioni di coppia, la risposta di B può essere importantissima proprio per l’equilibrio personale di A, o meglio per la sua autostima e per il superamento degli atteggiamenti depressivi. B, d’altra parte sa molto bene che cedere ad A una volta vuol dire indurre A a ripetere quell’esperienza sessuale un numero infinito di volte ma sempre senza affettività di coppia. Tra le risposte a senso unico: accettare sempre e comunque le proposte di A, oppure dire chiaramente di no anche se nel modo meno aggressivo possibile, c’è una terza via, quella di una accondiscendenza limitata soprattutto ai periodi di massimo stress di A. La finalità di B non può consistere nel cercare di creare un legame di coppia con A, ma deve identificarsi  nel permettere che A raggiunga una maggiore serenità e una maggiore autostima e che quindi possa vivere, anche nei confronti di B una dimensione affettiva “non di coppia” ma comunque fortemente stabilizzante. Come è ovvio in questo percorso ci sono moltissime varianti possibili e le decisioni non spettano a B ma sono assunte insieme da A e da B come accade in ogni rapporto interpersonale importante.

Vorrei concludere il mio discorso sulla sessualità disfunzionale con una precisazione: la sessualità disfunzionale si trova spesso in persone per altri versi realizzate nonostante la loro bassa autostima e, aggiungerei, in persone che sono costrette a vivere vite diverse da quelle che avrebbero desiderato, anche se hanno ottenuto, in queste vite non scelte, notevoli successi a livello sociale ed economico. Con queste persone è certamente possibile costruire rapporti affettivi anche molto importanti, che la loro caratteristica non aggressività e la loro tendenza a mantenere rapporti stabili, anche se non stretti, rendono di fatto spesso molto gradevoli e gratificanti.

Se c’è una cosa dalla quale bisogna in ogni caso astenersi è il giudicare, perché questo farebbe ulteriormente diminuire l’autostima e porterebbe queste persone verso stati più nettamente depressivi. Parlando sia con persone con una sessualità disfunzionale che con i loro amici ho potuto notare che tra loro sussiste rispetto e affetto. Ho altresì rilevato che alcune situazioni problematiche tendono a risolversi quando, a livello generale e non specificamente sessuale, l’autostima sale e con essa il livello sostanziale di socializzazione. Il vero pericolo è lo stato di abbandono in cui l’individuo si trova assolutamente solo con la propria depressione perché allora vengono a mancare del tutto gli stimoli a rivalutarsi e a capire che si è realmente importanti, almeno per qualcuno.

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RELAZIONI GAY NON STANDARD

Paolo scrive: Ciao Project! Finalmente ti trovo in chat! Non ci sei quasi mai.

Project scrive: Eh, beh, in effetti in chat entro poco

Paolo scrive: Sei impegnato?

Project scrive: No, a quest’ora non c’è più nessuno

Paolo scrive: Se vuoi andare a dormire ci sentiamo un altro giorno, veramente, non fare complimenti

Project scrive: No, nessun complimento, non ho nulla da fare e in genere vado a dormire ben oltre quest’ora, quindi non ho proprio nessun problema

Paolo scrive: Ok, perché volevo parlare un po’ con te

Project scrive: Io sono qui e non ho limiti di tempo

Paolo scrive: Allora, Project, noi abbiamo scambiato alcune mail qualche mese fa ma non ci siamo mai sentiti in chat. Ti ricordo brevemente i fatti: 36 anni, con una sola storia alle spalle e con esperienze sessuali con un solo ragazzo, quello della storia. In pratica è stato l’unico ragazzo di cui mi sono innamorato, quando è cominciata la nostra storia io avevo 26 anni e lui 20, adesso lui ne ha 30. Non stiamo più insieme da molto tempo, più di sei anni, ma siamo rimasti sempre in contatto. Lui ha avuto le sue storie e soprattutto le sue avventure sessuali, ma come ti avevo scritto in una mail, penso che per lui il sesso abbia un valore molto particolare, è una specie di dipendenza che alla fine mette in crisi e fa scappare i ragazzi coi quali lui cerca di costruire una storia. In genere i ragazzi non si rendono conto del senso che lui dà al sesso perché non lo conoscono a fondo. Lui non ha grossi problemi ad avere rapporti sessuali con persone che frequenta e di cui tutto sommato si fida, mentre è molto restio a parlare di sé. È successo così anche con me, prima di arrivare a parlare con me liberamente, cioè prima di fidarsi di me ci ha messo tre anni, poi quando mi ha parlato di tutta la sua vita passata mi si sono aperti gli occhi e ho cominciato a capire che per lui il sesso, a modo suo, cioè con le sue particolarità e le sue fisse aveva un significato speciale. Lui ha vissuto tante esperienze difficili, anche a livello sessuale, e il ricordo di tutte queste cose se lo porta dentro, per lui essere accettato significa essere accettato “com’è” con tutto il carico di problemi che si porta appresso, chi arriva veramente a volergli bene lo deve prendere com’è, mi spiego meglio, per esempio, quando lui sta con me è completamente sciolto, ma il quando lo deve decidere lui, quando cercavo di creare un programma per i nostri incontri, tutto andava a rotoli, se non lo assecondavo si arrabbiava con me e se ne andava, anche se dopo qualche giorno mi richiamava. Qualche volta potevo pure dirgli di no, non se la prendeva a male, ma non potevo sottrarmi sempre a quello che lui voleva. Per esempio quando sta con me, ancora adesso, mi ricorda più volte che lui è stato è sta tuttora anche con altri ragazzi, io gli rispondo che lo so benissimo ma che stare vicino a lui mi fa sempre un effetto positivo e che il fatto che lui possa stare anche con altri non mi turba.

Project scrive: però, scusami se mi intrometto, ma bisogna sempre stare attenti alla salute, perché se lui ha una vita sessuale molto sciolta può anche tenere comportamenti rischiosi

Paolo scrive: sì, questo è vero, ma quando stiamo insieme (ed è una cosa rara) la protezione è massima, la cosa gli dà fastidio ma alla fine l’accetta, perché sa che ho paura delle malattie e non mi vuole mettere in difficoltà.

Project scrive: sì, però magari i rapporti con altre persone possono non essere protetti o non essere protetti adeguatamente e i rischi più grossi può correrli proprio lui

Paolo scrive: Su questo ho cercato di insistere più volte, io penso che lui un certo senso di responsabilità ce l’abbia ma non vedo in concreto che cosa io possa fare per fargli fare “sempre e solo” sesso sicuro. Poi ormai da mesi noi non ci vediamo più di persona per fare sesso e lo facciamo solo per telefono, quindi a rischio zero. Anzi, io sono convinto che lui abbia accettato questa soluzione proprio per non mettere me nella paranoia del sesso a rischio

Project scrive: Beh, è una cosa notevole, è una forma di attenzione molto particolare

Paolo scrive: sì, lo so, l’ho pensato anche io. Adesso siamo a questo punto. Io gli voglio bene e credo che lui, con me, possa avere un dialogo che non può avere con altre persone, e penso che il nostro rapporto vada avanti proprio per questo, perché si vede accettato proprio senza riserve, e poi, io con lui non recito, non gli voglio solo bene, diciamo così come ad un fratello, ma ne sono innamorato, se dipendesse da me vivrei con lui e il fatto che può avere altri ragazzi mi preoccuperebbe solo per la sua salute e per niente altro. Lui di me si fida ed è questo che in qualche modo rende unico il nostro rapporto, con me non recita, non lo ha mai fatto, non è reticente, si scioglie del tutto. Tira fuori tutte le sue debolezze e tutti i suoi lati oscuri perché sa che tra noi non crollerà nulla in nessun caso, penso che sia questo il punto fondamentale.

Project scrive: Non so se posso farti una domanda indiscreta…

Paolo scrive: certo, ci mancherebbe altro!

Project scrive: Hai mai notato in questo ragazzo dei comportamenti che ti hanno messo in allarme, reazioni strane, aggressive, o forme di depressione, o tendenza a parlare senza fermarsi…

Paolo scrive: Vuoi dire se ho notato qualcosa di patologico?

Project scrive: Beh più o meno…

Paolo scrive: No, è un ragazzo intelligentissimo e poi è profondamente onesto, quando stava per mettersi con un altro ragazzo me lo ha detto prima perché non avrebbe sopportato l’idea di imbrogliarmi, e poi è profondamente buono, può fare la sua sfuriata, se gli gira male, ma non è mai aggressivo, se mai se la prende con se stesso e si colpevolizza, si ritiene non all’altezza della situazione. Non vuole che io gli dica che lui è importante per me, anche se lo sa benissimo, e poi ha una grande dignità, siccome è pure un bel ragazzo potrebbe stare facilmente con chi vuole, e magari fare pure la bella vita, ma anche se la parola può sembrare strana, è di una moralità specchiata: per lui l’affettività e il sesso non sono mai stati mescolati con altri interessi, in pratica non ho mai visto ragazzi più onesti di lui. Forse ad alcuni dei ragazzi con cui è stato non ha detto che era stato anche con altri, questo può darsi, ma se è successo è il segno che con qui ragazzi non aveva un rapporto molto profondo

Project scrive: Ma tu per questo ragazzo hai messo da parte l’idea di avere una vita affettiva tua?

Paolo scrive: Sì, ma non mi è costato molto. Cioè, mi spiego, io con lui sono stato bene il periodo che siamo stati insieme, per me esisteva solo lui, e ancora adesso esiste solo lui, perché quando ci sentiamo c’è proprio un clima particolarissimo, e, guarda, non ci sentiamo mica soltanto per fare sesso, anzi, direi che fare sesso succede molto di rado, la maggior parte delle volte ci sentiamo per parlare e io mi sento totalmente a mio agio e penso che succeda anche a lui. Mi viene in mente che qualche volta ha avuto momenti di depressione e di scoraggiamento molto forte, questo è successo e mi ha anche preoccupato, ma è successo soprattutto qualche anno fa, adesso lo vedo più tranquillo, più razionale e non sono stato più veramente in ansia per lui, perché sono convinto che saprebbe cavarsela in qualsiasi situazione e anche che alla fine riuscirebbe frenare quella certa tendenza alla depressione che comunque un po’ ha.

Project scrive: Gli sei mai stato vicino nei suoi momenti di depressione?

Paolo scrive: Sì, certo

Project scrive: E con te, in quei momenti c’era dialogo?

Paolo scrive: Sì, c’era, con me non ha mai avuto forme di chiusura totale, l’ho visto piangere tante volte, ma non mi ha mai rifiutato, nemmeno nei momenti peggiori, io lo abbracciavo e gli dicevo che gli volevo bene e che per me era una persona fondamentale e piano piano si sentiva riconfortato, guarda, Project, con me c’è stato sempre un buon rapporto, io non ho mai avuto paura di perderlo veramente. Per me questo tipo di vita potrebbe anche andare bene, anzi, direi che va bene, ma io credo che lui si senta ancora parecchio sbandato, non so se riuscirà mai a costruirsi una storia stabile, perché non credo che per lui l’idea stessa di monogamia sia alla fine possibile. Lui mi chiede spesso che cosa penserebbe la gente se sapesse quali sono i suoi comportamenti sessuali, me lo chiede perché è come se avesse bisogno di degradarsi, di sentirsi addosso il disprezzo della gente e di poterlo sfidare. Ha sempre avuto l’idea di fare sesso trasgressivo, che poi, capiamoci bene, in quello che fa c’è ben poco di trasgressivo, ma è come se avesse bisogno di dire che lui del giudizio degli altri se ne infischia, cosa che, però alla fine è vera solo fino ad un certo punto

Project scrive: Tu hai accennato ad un’infanzia difficile

Paolo scrive: Sì, però preferisco tenere i discorsi troppo personali tra me e lui

Project scrive: E fai benissimo! Anzi penso che questa sia la base di un rapporto serio, perché il vostro lo è, c’è ben poco di standard, ma è un rapporto che va avanti da dieci anni e che se ha perso qualcosa nel tempo è solo il suo carattere standard, adesso è il vostro rapporto, senza riferimento a nessuno schema, e effettivamente funziona

Paolo scrive: C’è una cosa, Project, che mi lascia molto indeciso, cioè dando per scontato che io per lui continuerò ad esserci, che cosa posso fare per farlo stare meglio? Non so se cercare di essere più presente oppure se continuare a rimanere sullo sfondo. Certe volte ho paura che lui possa cercare di fare un bilancio della sua vita e possa sentirsi alla fine del tutto irrealizzato: con me ha un dialogo serio e fa un po’ di sesso, con altri ragazzi ha certamente una vita sessuale ma non credo che abbia un dialogo vero, alla fine gli manca un punto di riferimento vero, e non credo francamente che potrei essere io, noi siamo stati insieme per anni, all’inizio, ma poi la cosa non è andata avanti perché io sessualmente non ero certamente al culmine dei suoi desideri, e lo posso capire benissimo. Il sesso che vive con me ha un altro senso, è una forma di accettazione, di comunicazione senza riserve ma è evidente che tutto questo comunque non è abbastanza per lui. Sia ben chiaro, Project, lui non andrebbe con chiunque, ha bisogno di sentirsi a suo agio, i ragazzi coi quali ha rapporti sessuali, in fondo sono pochi e sono sempre gli stessi, lui di loro si fida abbastanza ma con loro non ha un dialogo veramente aperto, ha paura che se fosse se stesso al 100% lo metterebbero da parte

Project scrive: Vedi, Paolo, se tra voi, con gli anni, si è creato questo rapporto, che è particolarissimo ma che non crolla, vuol dire che è quello possibile, così le cose procedono e tutto sommato stanno bene a te e a lui, pensare a qualcosa di diverso, che però non è nato da sé in dieci anni, vuol dire comunque forzare le cose, e poi io credo che tra voi ci sia un modo serio di capirvi, quando tu dici che lui si fida di te, dici in sostanza che ti considera come un compagno nel senso più profondo del termine. Se con te ha fatto discorsi difficili che non ha fatto con altri, vuol dire che per lui tu sei veramente importante, sesso o non sesso e il fatto che tra voi il sesso sia un modo di manifestare un’accettazione reciproca senza riserve indica che il legame tra voi è molto importante, sesso o non sesso. Tu dici di questo ragazzo cose molto positive e devo dire che anche a me sembra una persona veramente notevole, cioè una persona da non perdere, perché penso che molto difficilmente potresti trovare con altri ragazzi forme di coinvolgimento analoghe a quelle che provi con lui. L’evoluzione delle cose nel tempo è imprevedibile, tu almeno formalmente non sei il suo ragazzo, sei il suo ex, ma allo stesso tempo sei il suo migliore amico e probabilmente manterrai questo ruolo nel tempo. Non so se lui avrà mai un ragazzo nel senso pieno della parola, cioè un ragazzo del quale potrà fidarsi al 100% e col quale potrà avere un dialogo aperto al 100% come fa con te, è possibile, anzi è probabile che questo non accada e quindi la tua posizione potrebbe diventare stabile. Ormai non siete più ragazzi, siete adulti e anche per questo adesso accettate la relazione che c’è tra voi, che è una relazione d’amore tipicamente adulta e non standard

Paolo scrive: Sì, in effetti potresti avere ragione, ma io continuo a pensare a lui, non per rimettermi insieme con lui ma perché vorrei che stesse bene, che fosse felice. Una volta, quando si era messo con un ragazzo che anche io conoscevo, avevo pensato che fosse veramente felice e tutto lo faceva pensare, i rapporti con me erano diventati più rari, senza sesso, ma non meno autentici e vedevo che era felice, poi la storia è finita e quel ragazzo si è allontanato in via definitiva e io ho pensato che fosse successo proprio dopo un discorso chiaro. In pratica quel ragazzo aveva voluto un mondo di bene al mio ex quando non lo conosceva veramente, quando poi lo ha conosciuto più da vicino non se l’è sentita di andare oltre e ha preferito allontanarsi. Project, io gli voglio bene, voglio che lui stia bene perché è l’unico ragazzo che mi ha preso sul serio a quel livello, stare con lui è una cosa che mi mette in crisi ma è una cosa che non cambierei per nulla al mondo, io non cerco un ragazzo, io voglio lui e basta, e poi, lui c’è, non è mai sparito, insomma non mi sono innamorato di un fantasma ma di un ragazzo vero e veramente speciale.

Project scrive: Sì, lo penso anche io!

Paolo scrive: Project, io adesso devo proprio andare a dormire perché domani lavoro e esco di casa alla sei. Ti lascio la mia mail [omissis], e se ti va possiamo approfondire il discorso.

Project scrive: Posso chiederti una cosa?

Paolo scrive: Dimmi.

Project scrive: Mi autorizzi a pubblicare questa mail?

Paolo scrive: Beh, non ci sono elementi riconoscibili, mi pare, se ce ne trovi puoi toglierli, e poi pubblicala pure, se pensi che possa servire a qualcuno.

Project scrive: Penso proprio di sì. Allora grazi e Buonanotte. A presto!

Paolo scrive: Notte Project e a presto!

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CAPODANNO GAY

Caro Project,

oggi è capodanno e io sono solo in casa e non ho proprio niente da celebrare. Ho 74 anni, ho lavorato una vita per comprare un piccolissima casetta e sono stato imbrogliato più volte da gente di infimo livello abituata a speculare su tutto, ma adesso questa casetta mia ce l’ho. Ho fratelli, sorelle  e nipoti, ma ovviamente loro hanno il loro mondo fatto di veglioni, di gite e di sciare sulla neve, perché hanno i soldi per farlo. La vita, per tutti, anche per loro, alla fine sarà comunque uno schifo, ancora adesso non se ne rendono conto e quando parlo con loro vedo che proprio non hanno capito niente e che mi trattano come un mezzo demente. Io sono gay, loro non lo sanno, forse lo immaginano, ma di certo io non ho mai parlato di queste cose e d’altra parte non ho mai avuto un compagno. Di una sola cosa mi sento orgoglioso, cioè di non avere messo al mondo figli destinati comunque a soffrire. La giovinezza, se sei ricco, è una ubriacatura di stupidaggini, corri appresso alle mode, al ruolo sociale, e non ti guardi intorno, non vedi in che squallore si vive, non vedi che c’è tanta gente abbandonata a se stessa che sta scivolando in abissi di miseria e di depressione. Eppure non si fa nulla per queste persone e si continua a mettere figli al mondo in modo del tutto irresponsabile. Io sono gay e ovviamente non ho figli, non ci sarà nessuno condannato a vivere per causa mia. Francamente non ho mai capito a che cosa sia servita a mia vita: niente figli, rapporti familiari falsi o inesistenti, qualche pia illusione tipo la religione, ma è durata poco, e per il resto solo un’attesa penosa che arrivi l’ora. Io in salute sto ancora relativamente bene, ma gli anni passano e ogni capodanno significa scendere uno scalino, altro che attesa del futuro! Io ormai sono in attesa di una cosa sola. Forse i vecchi non possono più capire il mondo dei giovani, i vecchi sono arrivati alla consapevolezza del non senso della vita ma non possono comunicarla a nessuno che sia in grado di capirla. Ieri ho comprato al supermercato due sopra-cosce di pollo, stamattina le ho messe a lessare, col brodo ci farò un po’ di riso, poi mezza sopra-coscia di pollo a pranzo e mezza a cena e un’arancia, questo sarà il mio capodanno. Non vedo l’ora che arrivi domani perché se ho bisogno del dottore almeno lo trovo. I miei tre fratelli e i miei otto nipoti si sono “dimenticati” di farmi gli auguri, e li capisco, perché la mia casetta, spartita tra otto eredi, è una cosa veramente misera e non vale la pena di perdere tempo con un vecchio zio. Ma io sto meglio così. Ho visto la messa del papa, è un vecchio pure lui, ci prova a dire qualcosa di buono, ma non lo ascolta nessuno, chissà che cosa pensa veramente dentro di sé. Ho sempre paura di addormentarmi col fuoco acceso, devo comprarmi una cucina con un sistema di sicurezza che spegna il fuoco se la temperatura si alza troppo, oppure, e forse meglio, una pentola elettrica a tempo, almeno posso stare tranquillo. Non ho comprato il telesalvalavita Beghelli, perché lo dovrei collegare coi telefoni dei miei fratelli e dei miei nipoti… e no, non è proprio cosa. Pensavo di fare testamento a favore di un’associazione benefica, ma sono ancora incerto, tanto i miei nipoti di soldi ne buttano tanti e non hanno certo bisogno dei miei. Alla fine di novembre ho saputo che è morto un signore che mi era molto simpatico, ci salutavamo sempre per le scale, poi non l’ho visto più perché è finito in ospedale e lì dopo tre settimane è morto. Adesso a casa sua è venuta un’agenzia a prendersi cura dell’appartamento (un appartamento molto meglio del mio) e hanno portato via tutti i mobili per fare la ristrutturazione, dal modo come hanno portato via i mobili era evidente che sarebbero finiti tutti in discarica, mobili, ma anche libri e tante altre cose, i ricordi di una vita tutti in discarica. Beh, non la faccio tanto lunga, tanto hai capito, e vado a vedere a che punto sta il brodo.

Non so se augurarti buon anno, perché mi sembrerebbe di prenderti in giro, ti dico solo che leggere qualcosa di Progetto mi tira un po’ fuori dal pozzo della malinconia. Ciao.

Filippo (da Milano)

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TRENTENNI GAY RINUNCIATARI

Sono stanco, certe volte mi sento proprio fuori posto, mi sento agitato, confuso, senza une direzione precisa, cambio parere ogni quarto d’ora, cerco conforto nel giudizio altrui, quasi me ne sento dipendente, se quel giudizio mi è favorevole ne sono contento e lo sopravvaluto, se non è secondo quello che penso io me ne sento depresso. Mi sento un individuo gretto, senza prospettive ideali, molto calcolatore, piccolo di cervello e tutto chiuso su se stesso. Sono incapace di fare cose serie, cose vere, cose che hanno un valore morale. Non sto parlando del lavoro che va più o meno bene sempre con la solita navigazione in acqua bassa. Sopravvivo nel piccolo cabotaggio, rintanato in pensieri e in dubbi gretti, sono incapace di guardare lontano, sono avaro, invidioso, sembra un paradosso ma la lussuria è il minore dei miei vizi, perché del sesso non solo posso fare benissimo a meno, ma di fatto l’ho archiviato, neanche per scelta, solo per debolezza, per fatica, perché ci vorrebbe una partecipazione che non c’è più e forse non c’è mai stata. Quella che invece c’è sempre di più è la paura di lasciarsi andare a cose che possono creare problemi, aspettative, illusioni di vario tipo: la mia regola è: “stando fuori, almeno non si hanno problemi.” E quindi tutto è vissuto dal di fuori, quel poco che è vissuto. Vivo all’insegna del precario, e dire vivo è già esagerare, perché in realtà sopravvivo. Non ho molta stima di me stesso, l’ho avuta in altri tempi ma piano piano la sto perdendo, non parlo di autostima come effetto del successo sociale, perché la gente non mi conosce ma di autostima proprio come valutazione di sé, indipendentemente da altri parametri. Non mi sento un brav’uomo, sono una persona onesta per abitudine, perché non essere onesti è faticoso, la mia onestà ha la lettera minuscola, perché l’Onestà con la lettera maiuscola richiede volontà e impegno. Sono onesto per paura dell’autorità, per evitare guai, non per vocazione. Che effetto mi fanno oggi i ragazzi? Se c’è qualche bel ragazzo mi colpisce, a qualche ragazzo ho voluto e voglio ancora bene (ovviamente tutto e solo nella mia testa), ma sono pochissimi, la stragrande maggioranza dei ragazzi mi è totalmente indifferente, mi hanno detto che non mi concentro sui ragazzi ma su quello che potrei fare con loro, ma la cosa mi sembra proprio grottesca, in realtà di quello che in teoria si potrebbe fare con un ragazzo non mi interessa assolutamente nulla e certe volte mi chiedo perché al sesso fisico si attribuisce tanta importanza. Ho ancora i miei sogni, non cerco più di realizzarli, me li tengo come sogni, come fantasia che non si concretizzerà. Mi dicono che ormai sono vecchio, anche se non ho ancora 30 anni, o che ragiono da vecchio, che sono vecchio dentro, e forse è vero. Mi dicono che sono un po’ depresso, ma in realtà mi sento solo stanco, non stanco di vivere, ma stanco fisicamente e di conseguenza anche mentalmente. La scorsa estate mi hanno proposto di fare le vacanze insieme con gli amici (tutti etero), io sono rimasto a casa, non sono andato con loro ma nemmeno con i miei amici gay (una coppia), me ne sono rimasto a casa, praticamente da solo. Certe volte penso che mi piacerebbe farmi coinvolgere in qualcosa di serio, di moralmente impegnato, ma ogni volta che se ne presenta l’occasione (alcuni amici fanno volontariato) faccio di tutto per schivarla con la massima cura. Sogno un ragazzo, ma oggettivamente non lo desidero, mi basta l’idea, perché so che non funzionerebbe, quando ci ho provato è durata pochissimo ed è finita male. E poi i motivi di incomprensione, che alla fine distruggevano tutto, erano i più incredibili, praticamente sempre legati alla privacy, cioè al fatto che non tolleravano che io volessi tenere almeno un po’ del mio privato solo per me. Mettersi insieme, ok, lo capisco, ma mettere insieme proprio tutto no! Ci sono cose più private perfino del sesso, che non voglio condividere con nessuno, in fondo, coppia o non coppia, ognuno resta se stesso e il mondo suo più intimo se lo tiene ben stretto. Per esempio non sopportavano che io non parlassi mai dei miei ex, se così li posso chiamare, ma tra me e i miei cosiddetti ex c’era un mondo privato in comune che non apparteneva agli altri ragazzi. Gli ex sono ex, e va bene, ma almeno hanno lasciato un ricordo che è solo mio e loro, tutti gli altri non c’entrano. Mi sento debole e lo sono, sia fisicamente che moralmente, e mi piacciono i ragazzi deboli, sogno di abbracciarli e di addormentarmi nel loro calore. Ovviamente non succede niente di tutto questo, ma è meglio il sogno di una brutta realtà piena di condizionamenti assai poco nobili. In fondo ognuno cerca di realizzare il suo sogno, di trasportarlo nella realtà ma questo significa che la coppia non esiste e che ciascuno vuole solo cercare un altro protagonista per la “sua” storia, un secondo protagonista che va bene nella misura in cui recita il suo ruolo in commedia, non conta quello che è, ma come recita la sua parte, solo che anche lui ha i suoi sogni e vuole tirarti dentro il suo sogno e vuole che anche tu reciti la parte che lui ha in testa per te, questa sarebbe la vita di coppia! Meglio sognare, è molto meno impegnativo e poi i sogni non si devono necessariamente condividere con qualcuno.
Project, mi rendo conto che questa mia mail stride parecchio col clima tutto positivo (o quasi) del forum, comunque fanne quello che vuoi. Non ti nascondo che un po’ mi piacerebbe sapere che ne pensano gli altri.
Uno Qualunque
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OMOSESSUALITÀ ACQUISITA E CATTIVI ESEMPI SECONDO ELLIS

Riporto qui di seguito la prima parte del quinto capitolo del trattato di Havelock Ellis sull’Inversione sessuale.

L’autore analizza sotto diversi profili i casi di inversione che ha precedentemente presentato. Si sofferma in particolare a considerare i profili razziali, l’ereditarietà familiare, la salute generale dei soggetti presi in esame. Ellis confuta l’associazione tradizionale tra omosessualità e malattia mentale: “Sembra comunque probabile che le famiglie alle quali appartengono gli invertiti, non presentino normalmente profondi segni di degenerazione nervosa, come eravamo portati a credere in precedenza. Quello che noi chiamiamo genericamente “eccentricità” è comune tra loro; la follia è molto più rara.”

Ma la parte più interessante del capitolo riguarda l’ipotesi che l’omosessualità sia causata da “suggestioni” esterne, i cosiddetti “cattivi esempi”. Ellis arriva, a partire dall’analisi dei casi concreti, all’idea che il ruolo della “suggestione” vada decisamente ridimensionato e che essa possa essere un elemento scatenante dell’omosessualità soltanto in individui già predisposti. Non ha quindi alcun senso impedire ai propri figli di frequentare compagni omosessuali per paura che anch’essi diventino omosessuali seguendo quel “cattivo esempio”, perché l’omosessualità non è un fenomeno culturale ma ha delle basi fisiologiche che ne sono le uniche cause determinanti. Queste riflessioni, che risalgono ormai a cento anni fa, dovrebbero condurre ad un’educazione del tutto priva di omofobia “difensiva”. Non si diventa omosessuali, o lo si è o non lo si è, e l’omosessualità non si contagia.

Buona lettura.

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Prima di definire brevemente le mie conclusioni sulla natura dell’inversione sessuale, mi propongo di analizzare i fatti evidenziati nelle storie, che ho avuto la possibilità di studiare.[1]

RAZZA Tutti i miei casi, nel numero di 80, sono inglesi o americani, 20 vivono negli Stati Uniti, gli altri sono inglesi. La loro ascendenza, per quanto riguarda la razza, non è stata oggetto di specifica investigazione. Appare però chiaro che almeno 44 sono di ascendenza inglese o fondamentalmente inglese; almeno 10 sono scozzesi o di estrazione scozzese; due sono di ascendenza irlandese e altri 4 di ascendenza in gran parte irlandese; 4 hanno padre o madre tedeschi; un altro ha entrambi i genitori tedeschi, mentre altri due sono di remota ascendenza tedesca; due sono parzialmente di ascendenza francese e uno è di ascendenza interamente francese; due hanno ascendenza portoghese e almeno due sono più o meno di ascendenza giudaica. A parte la presenza visibilmente frequente dell’elemento tedesco, non c’è nulla da notare in queste ascendenze.

EREDITARIETÀ È sempre difficile trattare in modo certo con il significato dell’ereditarietà, o anche solo stabilire una ben definita base di fatti. E io non sono sfuggito in nessun modo a queste difficoltà, perché in alcuni casi non ho neppure avuto la possibilità di un esame incrociato dei soggetti le cui storie mi sono pervenute. In ogni caso, i fatti, così come essi emergono, sono di un qualche interesse. Sono in possesso alcune annotazioni sull’ereditarietà in 62 dei casi esaminati. Di questi, non meno di 24, cioè circa il 39%, asseriscono di aver motivo di credere che nelle loro famiglie si siano presentati altri casi di inversione, e, anche se in alcuni casi si tratta solo un forte sospetto, in altri non c’è il minimo dubbio. In un caso c’è motivo di sospettare l’inversione nelle famiglie di entrambi i genitori. Normalmente i parenti invertiti erano fratelli, sorelle, cugini o zii. In un caso un figlio bisessuale sembra avere avuto un padre bisessuale.

Questo carattere ereditario dell’inversione (che è stato negato da Näcke) è un fatto di notevole significato e dato che si presenta in casi che conosco molto bene non posso avere alcun dubbio circa l’esistenza di una tendenza. L’influenza della suggestione può spesso essere del tutto esclusa, specialmente quando le persone sono di sesso diverso. Sia Krafft-Ebing che Moll hanno notato una simile tendenza. Von Römer afferma che in un terzo dei casi c’era inversione in altri membri della famiglia. Anche Hirschfeld ha trovato che c’è una proporzione relativamente alta di casi di inversione familiare.

Venticinque, per quanto si può accertare, appartengono a famiglie ragionevolmente in buona salute: un’indagine più accurata potrebbe probabilmente ridurne il numero ed è degno di nota il fatto che anche in alcune famiglie in buona salute c’era solo un figlio nato dal matrimonio dei genitori. In 28 casi c’è una tendenza più o meno grande alla morbilità o all’anormalità – eccentricità, alcolismo, nevrastenia, pazzia o disturbi nervosi – nelle famiglie di uno o di entrambi i genitori, oltre l’inversione, o indipendentemente da essa. In alcuni di questi casi il sorgere dell’inversione è il risultato dell’unione di un’ascendenza molto sana con una realmente morbosa; in altri casi si trova nelle famiglie di entrambi i genitori un livello minore di anormalità.

SALUTE GENERALE  È possibile parlare con maggior sicurezza della salute del singolo piuttosto che di quella della famiglia. Degli 80 casi, 53 – cioè circa due terzi – si può dire che godano di una buona, e talvolta anche molto buona salute, anche se occasionalmente di deve fare qualche piccola specificazione. In 22 casi la salute è delicata, al meglio solo discreta; in questi casi c’è talvolta la tendenza alla consunzione e spesso una marcata nevrastenia e un temperamento più o meno squilibrato. Quattro casi sono di malattia di grado notevole. Il caso rimanente ha presentato alcuni accessi di delirio folle che hanno richiesto un trattamento in manicomio. Una buona parte di quelli che hanno una salute buona o almeno discreta possono essere decritti come persone di temperamento estremamente nervoso e in molti casi è proprio così che si descrivono. Una certa proporzione di questi combina una grande energia fisica e specialmente mentale con questo nervosismo; tutti questi sono indubbiamente di temperamento nevrotico.[2] Si può dire che quelli che mancano di energia siano veramente pochi. Nel complesso, quindi, una gran parte di questi invertiti sta attraversando nella vita uno stato di salute indebolita, che consente loro di fare almeno la loro parte di lavoro nel mondo: in una notevole proporzione dei casi che ho esaminato, questo lavoro è di alto valore intellettuale. Solo in 5 casi, o al massimo in 6, la salute generale si può considerare marcatamente cattiva.

Questo risultato può forse sembrare sorprendente. Si deve ricordare però che i casi da me esaminati, complessivamente, non rappresentano la categoria che solo il medico più di regola fare emergere: cioè gli invertiti sessuali che soffrono in modo più o meno grave di un completo crollo nervoso.

Non c’è relazione frequente tra omosessualità a pazzia, e l’omosessualità che si trova nei manicomi è in genere di carattere spurio. Questo punto è stato sottolineato in particolare da Näcke (e.g., “Homosexualität und Psychose,” Zeitschrift für Psichiatrie, vol. lxviii, No. 3, 1911). Näcke ha citato le opinioni di diversi famosi psichiatri circa la rarità dei casi di genuina inversione nei quali si erano imbattuti, e citava anche le sue esperienze personali. Non aveva mai incontrato un vero invertito in manicomio durante tutta la sua carriera, anche se era disposto ad ammettere che ci possano essere invertiti non riconosciuti nei manicomi, ed un paziente lo aveva informato, una volta uscito, che lui era invertito e aveva attirato l’attenzione della polizia sia prima che dopo il ricovero anche se nulla era successo in manicomio. Tra i 1500 pazienti in manicomio, nel periodo di un anno, la pedicatio attiva si presentava circa nell’uno per cento dei casi e questi pazienti erano spesso idioti o imbecilli e nello stesso tempo masturbatori, solitari o in coppia. Hirschfeld ha informato Näcke che, tra le persone omosessuali, le condizioni isteriche (di regola non su base ereditaria) sono piuttosto comuni e la nevrastenia di altro grado è decisamente frequente, ma dato che gli stati di depressione sono comuni, non aveva mai visto la vera depressione psichica [melanconia] e molto raramente aveva notato la mania, ma aveva notato frequentemente idee deliranti paranoiche, e concordava con Bryan di Broadmoor che le ossessioni religiose non sono rare. La paralisi generale si riscontra, ma è relativamente rara e si può dire lo stesso della demenza precoce. Nel complesso, anche se Hirschfeld non era in grado di dare cifre precise, non c’era alcuna ragione per supporre una prevalenza anomala di follia. Questo era il parere di Näcke. È abbastanza vero, concludeva, che atti omosessuali si ritrovano in ogni forma di psicosi, specialmente nei dementi congeniti o secondari e nei periodi di eccitazione. Ma qui abbiamo a che fare con “pseudo-omosessualità” piuttosto che con vera inversione. Hirschfeld trova che il 75% degli invertiti è di sana ereditarietà; questa sembra essere una percentuale troppo alta; in ogni caso si deve ammettere una certa elasticità per le differenze nel metodo e i dettagli dell’investigazione.

Sono abbastanza certo che un’indagine completa potrebbe allargare considerevolmente la proporzione dei casi con ereditarietà morbosa. Ma nello stesso tempo questo allargamento sarebbe ottenuto essenzialmente mettendo in evidenza anomalie minori e bisognerebbe anche notare quanto le famiglie delle persone medie o normali sono libere da tali anomalie. Spesso ci si chiede: quale famiglia è libera da qualche tara neuropatica? Al presente è difficile dare una risposta precisa a questa domanda. C’è una buona base per credere che una proporzione piuttosto grande di famiglie siano libere da questa tara. Sembra comunque probabile che le famiglie alle quali appartengono gli invertiti, non presentino normalmente profondi segni di degenerazione nervosa, come eravamo portati a credere in precedenza. Quello che noi chiamiamo genericamente “eccentricità” è comune tra loro; la follia è molto più rara.

IL PRIMO APPARIRE DELL’ISTINTO OMOSESSUALE  In 8 casi su 72, l’istinto si è orientato verso il medesimo sesso in età adulta o comunque dopo la pubertà; in tre di questi  casi c’era stata una delusione amorosa con una donna; nessun’altra causa se non questa può essere individuata per la transizione; ma è significativo che in almeno due di questi casi l’istinto sessuale non è sviluppato o è patologicamente debole, mentre il terzo soggetto è di fisico in qualche modo debole e un altro è stato per lungo tempo di salute cagionevole. In un ulteriore caso, anch’esso in qualche modo patologico, lo sviluppo era ancora più complicato.

In 64 casi, cioè circa nell’88 per cento, l’istinto anormale è cominciato nella prima infanzia, senza nessuna attrazione precedente verso il sesso opposto.[3] In 27 di questi casi, è cominciato nel periodo della pubertà e in particolare a scuola. In 39 casi la tendenza è cominciata prima della pubertà, tra i 5 e gli 11 anni, di norma tra i 7 e i 9, talvolta tanto presto quanto il soggetto può ricordare. Non bisogna assolutamente pensare che, in questi numerosi casi di apparire anticipato dell’omosessualità, le sue manifestazioni fossero di carattere specificamente sessuale, anche se in pochi casi si sono notate erezioni. Per la massima parte le manifestazioni sessuali sia omosessuali che eterosessuali, in un’età così anticipata, sono puramente psichiche.[4]

PRECOCITÀ SESSUALE E IPERESTESIA  È un fatto di notevole interesse e significato che in un così gran numero dei miei casi ci sia stata una chiara precocità delle emozioni sessuali, sia sul piano fisico che su quello psichico. Ci possono essere pochi dubbi sul fatto che, come molti osservatori precedenti hanno rilevato, l’inversione tende fortemente ad essere associata con la precocità sessuale. Penso che si potrebbe aggiungere che la precocità sessuale tende ad incoraggiare l’abitudine invertita, dove essa esiste. Perché debba essere così è evidente, se noi crediamo – e ci sono ragioni per crederlo – che in un’età anticipata l’istinto sessuale sia relativamente indifferenziato nelle sue manifestazioni. L’accentuazione precoce dell’impulso sessuale conduce ad una cristallizzazione ben definita delle emozioni in uno stadio prematuro. Si deve anche aggiungere che l’energia sessuale precoce tende a rimanere debole e che un’energia sessuale debole si adatta più facilmente alle relazioni omosessuali, nelle quali non c’è alcun atto definito che debba essere compiuto rispetto alle normali relazioni. È difficile dire quanti dei miei casi mostrino debolezza sessuale. In 6 o 7 è evidente, e la stessa cosa può essere sospettata in molti altri, in particolare in quelli che sono e spesso si descrivono come “sensibili” o “nervosi”, come in quelli il cui lo sviluppo sessuale è stato molto tardivo. In molti casi c’è iperestesia o debolezza irritabile. L’iperestesia stimola lo sforzo e, mentre ci possono essere pochi dubbi che alcuni invertiti sessuali (e in particolare i bisessuali) possiedano una inusuale energia sessuale, in altri casi essa non è che apparente; la ripetizione frequente di emissioni seminali, per esempio, può essere il risultato di una debolezza oltre che di uno sforzo. Bisogna anche aggiungere che questa irritabilità dei centri sessuali, in una notevole percentuale di invertiti è associata con forti tendenze emotive all’affetto e all’auto-sacrificio. Nella stravaganza del suo affetto e della sua devozione, è stato frequentemente osservato che l’invertito maschio somiglia a molte donne normali.

LA SUGGESTIONE E ALTRE CAUSE CHE STIMOLANO L’INVERSIONE In 18 dei miei casi è possibile che qualche avvenimento o qualche circostanza speciale, nella prima fase della vita abbiano avuto una più o meno grande influenza nel deviare gli istinti sessuali verso i canali omosessuali o nel fare emergere un’inversione latente. In 3 casi una delusione d’amore normale sembra aver prodotto una profonda scossa nervosa ed emotiva, che agisce, come ci sembra di essere costretti ad ammettere, in un organismo predisposto, e che produce una tendenza abbastanza permanente all’inversione. In 8 casi si è rilevata seduzione da parte di una persona più grande, ma in almeno 4 o 5 di questi casi vi era già una predisposizione ben marcata. In almeno 8 altri casi, l’esempio, di solito a scuola, si può ritenere che abbia esercitato una certa influenza. È interessante notare che in pochissimi dei miei casi possiamo rintracciare l’influenza di qualche specifico “suggerimento”, come affermato da Schrenck-Notzing, che crede che tra le cause dell’inversione sessuale (così come, senza dubbio, nel causare il feticismo erotico) dobbiamo dare il primo posto a “fattori accidentali di istruzione e di influenza esterna.” Schrenck-Notzing registra il caso di un bambino che guardava innocentemente con curiosità il pene di suo padre che orinava, e ricette un ceffone, e da lì si originò tutto un seguito di pensieri e di sentimenti che portarono all’inversione sessuale completa. In due dei casi che ho segnalato abbiamo incidenti simili, e qui si vede chiaramente che la tendenza omosessuale già esisteva. Non metto in dubbio il verificarsi di tali incidenti, ma mi rifiuto di accettare che essi siano la causa dell’inversione, e in questo sono supportato da tutte le prove  che sono in grado di ottenere. Sono d’accordo con un corrispondente che ha scritto: –

“Considerando che tutti i ragazzi sono esposti allo stesso ordine di suggestioni (vista degli organi nudi di un uomo, dormire con un uomo, essere toccati da un uomo), e che solo pochi di loro diventano sessualmente pervertiti, penso che sia ragionevole concludere che quei pochi fossero già precedentemente predisposti a recepire quella suggestione. In realtà, la suggestione sembra giocare esattamente la stessa parte sia nel risveglio normale che in quello anormale del sesso.”

Mi spingerei fino al punto di affermare che per i ragazzi le ragazze normali gli organi sessuali sviluppati del uomo adulto o della donna adulta – per le loro dimensioni, la pelosità, e il mistero che li avvolge – esercitano quasi sempre un certo fascino, sia esso di attrazione o di repulsione. [5] Ma questo non ha alcun legame con l’omosessualità, e, direi, con la sessualità nel suo complesso. Così, in un caso a me noto, ad un ragazzo di 6 o 7 anni piaceva accarezzare gli organi di un altro ragazzo, che aveva il doppio della sua età, organi che rimanevano passivi e indifferenti; ma questo bambino è cresciuto senza mai manifestare alcun istinto omosessuale. Il seme della suggestione si può sviluppare solo quando cade su un terreno adatto. Quando agisce su una natura abbastanza normale, la suggestione pervertita deve essere molto potente o iterata, e anche allora la sua influenza sarà probabilmente solo temporanea e scomparirà in presenza dello stimolo normale. [6]

Non solo la “suggestione” non è necessaria per lo sviluppo di un impulso sessuale già radicato nell’organismo, ma quando è esercitata in senso opposto è incapace deviare quell’impulso. Lo vediamo illustrato in molti dei casi dei quali ho presentato le storie. Così, in un caso, un ragazzo è stato sedotto dalla cameriera all’età di 14 anni e ha anche ottenuto piacere dalla ragazza, ma nonostante ciò l’istinto omosessuale nativo si è affermato un anno dopo. In un altro caso le suggestioni eterosessuali erano state offerte e accettate nella prima infanzia, ma, nonostante ciò, l’attrazione omosessuale si è lentamente evoluta dall’interno.

Ho, quindi, ben poco da dire sull’influenza della suggestione, che era in passato collocata in una posizione di primaria importanza nei libri sull’inversione sessuale. Questo non perché io sottovaluto il grande ruolo svolto dalla suggestione in molti campi della vita normale e anormale, ma perché sono stato in grado di trovare, solo poche tracce chiare di essa nell’inversione sessuale. In molti casi, senza dubbio, ci possono essere leggeri elementi di suggestione nello sviluppo l’inversione, anche se non possono essere rintracciati.[7] La loro importanza sembra di solito discutibile anche quando vengono scoperti. Considerate il caso di Schrenck-Notzing del bambino che ricevette un ceffone per quello che suo padre considerava una curiosità impropria. Trovo difficile credere che si possa generare una potente suggestione a meno che non ci sia una forte emozione con cui possa unirsi; in tal caso il seme cade sul terreno predisposto. L’ampia diffusione della sessualità normale è forse dovuta al  fatto che tanti ragazzini hanno ricevuto ceffoni per essersi presi delle brutte libertà con le donne? Se è così, io sono pronto ad accettare la spiegazione di Schrenck-Notzing come un resoconto completo della materia. So di un caso, infatti, in cui può essere rilevato un elemento di ciò che può ragionevolmente essere chiamato suggestione. È quello di un medico che era sempre stato in rapporti molto amichevoli con gli uomini, ma aveva avuto rapporti sessuali esclusivamente con le donne, trovandovi giusta soddisfazione, fino a quando le confessioni di un paziente invertito un giorno furono per lui come una rivelazione; da allora in poi adottò pratiche invertite e smise di trovare qualsiasi attrazione nelle donne. Ma anche in questo caso, a quanto mi pare di capire, la suggestione servì solo a rivelare a quell’uomo la sua stessa natura. Per un medico, adottare le abitudini pervertite che la visita di un paziente qualunque gli suggerisce difficilmente può essere un fenomeno di pura suggestione. Non abbiamo alcuna ragione di supporre che questo medico praticasse ogni tipo di perversione di cui aveva notizia dai suoi pazienti; ha adottato quella che si adattava alla sua natura.[8] In un altro caso, avances omosessuali erano state fatte ad un giovane ed erano state accettate, ma quel ragazzo era già stato attratto da uomini in età infantile. Ancora una volta, in un altro caso, c’erano state influenze omosessuali nella fanciullezza di un soggetto che diventò bisessuale, ma dato che il padre di quell’individuo era di un analogo temperamento bisessuale, non possiamo attribuire alcun potere alle semplici suggestioni. In un altro caso troviamo un’influenza omosessuale durante l’infanzia, ma il bambino era già delicato, timido, nervoso e femminile, in possesso di un temperamento chiaramente predestinato a svilupparsi in una direzione omosessuale.

La potenza irresistibile dell’impulso interiore è ben illustrata in un caso presentato da Hirschfeld e Burchard: “Mia figlia Erna”, ha detto la madre del soggetto, “ha mostrato inclinazioni da maschietto all’età di 3 anni, che sono aumentate di anno in anno, Non ha mai giocato con le bambole, solo con i soldatini di latta, le pistole e i castelli. Poteva arrampicarsi sugli alberi e saltare fossati; faceva amicizia con i conducenti di tutti i carri che venivano a casa nostra e loro la mettevano sulla schiena del cavallo. Il circo annuale era una gioia per lei per tutto l’anno. Fin da bambina piccola di 4 anni, era così spericolata sul dorso del cavallo che quelli che la osservavano le gridavano Brava! e tutti dicevano che era una cavallerizza nata. Il suo più grande desiderio era di essere un ragazzo. Avrebbe indossato abiti di suo fratello maggiore per tutto il giorno, nonostante l’indignazione di sua nonna. Il ciclismo, la ginnastica, il canottaggio e il nuoto erano la sua passione, e mostrava abilità in quelle cose. Quando diventò più grande odiava i cappelli e gli abiti graziosamente ornati. Ho avuto molti problemi con lei perché lei non voleva indossare cose belle. Più cresceva più i suoi modi di fare maschili e decisi si sviluppavano. Questo suscitò molto clamore e anche offese. La gente ritiene mia figlia poco femminile e sgradevole, ma tutte le mie difficoltà e le mie esortazioni non sono assolutamente servite a cambiarla.” Ora questa giovane donna che tutte le influenze di un ambiente femminile normale non sono riuscite a rendere femminile non era assolutamente una donna fisiologicamente. Il caso si è rivelato essere l’unico caso di un individuo che possiede tutte le caratteristiche esteriori di una donna in combinazione con tessuto testicolare interno in grado di emettere vero sperma maschile attraverso l’uretra femminile. Nessuna suggestione dell’ambiente sarebbe stata tale da per superare questo fatto fondamentale della costituzione interna. (Hirschfeld and Burchard, “Spermasekretion aus einer weiblichen Harnröhre,” Deutsche medizinische Wochenschrift, No. 52, 1911.)

Posso qui citare tre casi americani (non pubblicati in precedenza), per i quali sono in debito con il Prof. G. Frank Lydston, di Chicago. Mi sembra che essi illustrino l’unico tipo di suggestioni che svolgono un ruolo importante nell’evoluzione di inversione. Io li riporto nelle parole di Dr. Lydston:

CASO I – Un uomo di 45 anni, attratto dalla allusione al mio saggio sulla “Perversione sociale” contenuta nella traduzione inglese della Psychopathia Sexualis di Krafft-Ebing, mi consultò circa la possibilità di curare la sua condizione. Questo individuo era un uomo molto intelligente finemente colto, era un eccellente linguista, aveva un notevole talento musicale, ed era alle dipendenze di una società la cui attività era tale da esigere da parte dei suoi dipendenti un notevole acume giuridico, oltre a capacità amministrative e alla conoscenza delle transazioni immobiliari. Quest’uomo ha dichiarato che all’età della pubertà, senza alcuna conoscenza della perversione del sentimento sessuale, fu gettato in contatto intimo con maschi di età più avanzata, che usarono vari mezzi per eccitare le sue passioni sessuali, il risultato fu che si svilupparono pratiche sessuali pervertite, che poi proseguirono per un certo numero di anni. Egli da allora in poi notò una certa avversione per le donne. Cedendo alle sollecitazioni della sua famiglia finalmente si sposò, senza alcuna idea veramente chiara di ciò che, semmai, ci si sarebbe potuto aspettare da lui nel rapporto coniugale. L’assoluta impotenza, anzi, la ripugnanza per il congiungimento con la moglie, fu la conseguenza deplorevole. Si stava pensando al divorzio quando, fortunatamente per tutte le parti interessate, la moglie morì improvvisamente. Essendo un uomo di intelligenza più che normale, questo individuo, prima di cercare il mio aiuto, aveva cercato invano qualche rimedio per la sua infelice condizione. Egli ha dichiarato che credeva ci fosse un elemento di ereditarietà nel suo caso, dato che il padre era stato dipsomaniaco e un fratello era morto pazzo. Egli tuttavia precisava che era sua opinione che, nonostante la tara ereditaria, sarebbe stato perfettamente normale dal punto di vista sessuale, se non fosse stato per le impressioni acquisite nella pubertà o intorno al periodo della pubertà. Quest’uomo presentava caratteristiche fisiche tipicamente nevrotiche, si lamentava di essere molto nervoso, era prematuramente ingrigito, era solo di statura media, e aveva un nistagmo incontrollabile, che, a suo dire, esisteva da circa quindici anni. Come era prevedibile, il trattamento in questo caso non ebbe alcuna utilità. Feci in modo che iniziasse l’uso della suggestione ipnotica per mano di un ipnotizzatore professionista esperto. Ma essendo stato il paziente richiamato all’estero, alla fine rinunciò al trattamento, e non ho modo di sapere quale sia la sua condizione attuale.

CASO II – Una signora, mia paziente, che era un’attrice, e di conseguenza una donna di mondo, mi portò per un parere un po’ di corrispondenza che era intercorsa tra il suo fratello più giovane e un uomo che vive in un altro Stato, con il quale il ragazzo aveva rapporti abbastanza intimi. In una di queste lettere si alludeva vari viaggi volanti a Chicago al fine di incontrare il ragazzo, il quale, tra l’altro, aveva solo 17 anni. È emerso anche, come dimostrano le lettere, che in diverse occasioni il ragazzo era stato portato in viaggio in carrozza Pullman dal suo amico, che era un funzionario di primo piano delle ferrovie. Il carattere della corrispondenza era come quello che un uomo medio sano userebbe per rivolgersi ad una donna della quale è innamorato. Sembrava che l’autore della corrispondenza avesse applicato al suo ragazzo il nome di Cenerentola, e le dichiarazioni di appassionato affetto che erano rivolte verso Cenerentola certamente avrebbero soddisfatto la donna più esigente. Il giovane ragazzo in seguito mi fece delle confessioni, e io mi misi in corrispondenza col suo amico di sesso maschile, con il risultato che quello si rivolse a me e io ottenni una storia completa del caso. Il modo di lasciarsi andare al sesso in questo caso era il solito della masturbazione orale, in cui il ragazzo era la parte passiva. Non sono stato in grado di ottenere tutti i dati definitivi riguardanti la storia familiare dell’individuo più anziano, in questo caso, ma capisco che c’era una macchia di follia nella sua famiglia. Lui stesso era un robusto e bell’uomo, intorno alla mezza età, ben educato e molto intelligente, come necessariamente doveva essere, data la posizione di primo piano che occupava in una importante società ferroviaria. Citerò, come una questione degna di interesse, il fato che il ragazzo, che ora ha 23 anni, mi ha recentemente consultato per impotentia coeundi, manifestando frigidità verso le donne, e, dalle dichiarazioni del giovane, sono convinto che sia sulla buona strada della perversione sessuale definitiva.

Un punto interessante a questo proposito è che la sorella del giovane, l’attrice già accennata, ha recentemente avuto un attacco di mania acuta.

Ho avuto altri casi inediti che potrebbero essere di interesse, ma questi due sono alquanto classici e caratterizzano in misura maggiore o minore la maggior parte degli altri casi. Io, però, citerò un altro caso, che si è verificato in una donna.

CASO III – Una donna sposata di 40 anni. È stata abbandonata dal marito a causa della sua sessualità pervertita. Presenta una storia nevrotica su entrambi i lati della famiglia, e diversi casi di pazzia dalla parte materna. In questo caso erano presenti l’affinità per lo stesso sesso e il desiderio pervertito per il sesso opposto, una combinazione tutt’altro che infrequente. Si è provata la suggestione ipnotica, ma senza successo. La causa era evidentemente la suggestione e l’esempio da parte di un’altra donna pervertita con la quale aveva legato prima del matrimonio. Il matrimonio arrivò tardi, a 35 anni. In tutti questi casi c’è stato un elemento di ciò che può essere chiamato suggestione, ma che era veramente molto più di questo; si trattava probabilmente in tutti i casi di seduzione attiva di una persona più giovane, predisposta, da parte di una persona più grande. Si osserverà che in ogni caso c’era, almeno, una base nevrotica organica sulla quale la suggestione e la seduzione potevano lavorare. Non riesco a considerare però questi casi tanto significativi da modificare il nostro atteggiamento verso la suggestione.

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[1] L’analisi che segue si basa su versioni un po’ più complete delle mie Storie rispetto a quanto è stato pubblicato nei capitoli precedenti, nonché su varie altre Storie che non vengono qui affatto pubblicate. Numerose apparenti discrepanze possono così essere spiegate.

[2] Questa frequenza di sintomi nervosi è in accordo con le osservazioni più affidabili di qualsiasi fonte. Così, Hirschfeld (Die Homosexualität, p. 177) afferma che di 500 invertiti, il 62 per cento ha mostrato sintomi nervosi di un tipo o di un altro: insonnia, sonnolenza, tremori, balbuzie, ecc..

[3] Hirschfeld ritiene che il 54 per cento, degli invertiti diventino coscienti della loro anomalia prima dei 14 anni di età. L’anomalia può, comunque, essere presente in questa età precoce, ma non consapevolmente fino ad un’età più adulta. Da qui la maggiore percentuale registrata in precedenza.

[4] A questo proposito posso citare un’osservazione di Raffalovich: “È naturale che l’invertito possa ricordare  molto chiaramente la precocità delle sue inclinazioni. Nell’esistenza di ogni invertito arriva un momento in cui egli scopre l’enigma dei suoi gusti omosessuali. Poi egli classifica tutti i suoi ricordi, e per giustificarsi ai propri occhi, ricorda che è stato quello che è fin dalla prima infanzia. L’omosessualità ha colorato tutta la sua giovane vita. Ha pensato ad essa, ha sognato di essa, ha riflettuto su di essa, molto spesso in perfetta innocenza. Quando era molto piccolo immaginava di essere stato portato via dai briganti, dai selvaggi; a 5 o 6 anni sognava il calore dei loro petti e delle loro braccia nude. Sognò che era loro schiavo e amava la sua schiavitù e suoi padroni. Egli non ha avuto il minimo pensiero che fosse crudamente sessuale, ma ha scoperto la sua vocazione sentimentale “.

[5] Leppmann cita un caso (certamente estremo e anomalo) di una bambina di 8 anni che passava la notte nascosta sul tetto, al solo scopo di essere in grado di osservare la mattina gli organi sessuali di un cugino maschio adulto (Bulletin de l’Union Internationale de Droit Pénal, 1896, p. 118).

[6] Ammetto senza riserve, come tutti gli investigatori devono fare, la difficoltà di rintracciare l’influenza delle prime suggestioni, in particolare nei rapporti con le persone che sono abituate all’auto-analisi. A volte capita, soprattutto per quanto riguarda il feticismo erotico, che, mentre le domande dirette non riescono a raggiungere alcuna suggestione formativa molto anticipata, tale suggestione è casualmente scoperta in un’occasione successiva.

[7] Posso aggiungere che non vedo alcuna inconciliabilità fondamentale tra il punto di vista qui adottato e i fatti presentati (ed erroneamente interpretate) da Schrenck-Notzing. Nel suo Beiträge zur Ætiologie der Conträrer Sexualempfindung (Vienna, 1895), questo autore afferma: “La disposizione neuropatica è congenita, come lo è la tendenza alla comparsa precoce degli appetiti, la mancanza di resistenza psichica e la tendenza ad associazioni imperative; ma non è dimostrato che l’ereditarietà possa estendersi all’oggetto dell’appetito, e influenzare il contenuto di queste caratteristiche. Le esperienze psicologiche sono contro tutto ciò, come lo è la possibilità, che ho dimostrato sperimentalmente, di cambiare questi impulsi rimuovendo così il loro pericolo per il carattere dell’individuo.” Non si deve affermare che “l’ereditarietà si estende all’oggetto dell’appetito”, ma semplicemente che l’ereditarietà culmina in un organismo che è sessualmente più soddisfatto da tale oggetto. È anche un errore supporre che i caratteri congeniti non possano essere, in alcuni casi, ampiamente modificati da processi pazienti e laboriosi come quelli condotti da Schrenck-Notzing. Nello stesso opuscolo questo scrittore si riferisce alla follia morale e all’idiozia a sostegno del suo punto di vista. È curioso che entrambe queste manifestazioni congenite siano state usate da me, in modo indipendente, come argomenti contro la sua posizione. Le esperienze dell’Elmira Reformatory e di Bicêtre – per non parlare delle istituzioni di più recente istituzione – da tempo hanno mostrato che sia il folle morale che l’idiota possono notevolmente migliorare con un trattamento appropriato. Schrenck-Notzing sembra essere indebitamente influenzato dal suo interesse per l’ipnosi e la suggestione.

[8] “Se un invertito recepisce qualcosa, sotto l’influenza di condizioni esterne,” ha scritto Féré dicendo il vero (L’Instinct Sexuel, p 238)., “è perché è nato con l’attitudine a tale acquisizione: attitudine che manca in coloro che sono stati sottoposti alle stesse condizioni senza fare le stesse acquisizioni.”

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=16&t=5405

OMOSESSUALITA’ REPRESSA E NEVROSI SESSUALE

STORIE DI OMOSESSUALI TRA 800 E 900 – parte ottava

Riporto qui di seguito la Storia n. 20, acclusa al trattato di Havelock Ellis sull’inversione sessuale. Questa storia e la successiva (la n. 21, che pubblicherò tra breve) contengono esempi tipici di nevrosi sessuale prodotta dalla repressione dell’omosessualità. Si tratta di fenomeni oggi decisamente più rari, perché la libertà degli omosessuali è molto maggiore di quanto non fosse cento anni fa, in particolare nelle classi sociali alte di allora, ma prima dell’avvento di internet, cioè in pratica ancora trent’anni fa, le cose non erano molto diverse, almeno in alcuni casi, da quanto rappresentato nella storia che state per leggere. Oggi l’educazione sessuale repressiva, seguita da una finale accettazione, per quanto sofferta, dell’omosessualità, induce soprattutto e in tempi brevi alla cosiddetta “fase frenetica” nella quale la paura di perdere il treno e il desiderio di recuperare il tempo perduto, spingono spesso ad una ricerca frenetica e perfino pericolosa di una sessualità gay senza precauzioni. Cento anni fa non c’era l’aids, ma c’era la sifilide, una malattia allora incurabile, che portava alla demenza e alla morte, quindi molte logiche del comportamento omosessuale di fine 800 o dei primi del 900, in termini di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse (allora si diceva veneree), sono comunque molto simili a quelle che si ritrovano anche nei nostri tempi.

Buona lettura.

STORIA 20

Inglese, possidente, 49 anni. Il padre e la famiglia  del padre erano persone robuste, sane e prolifiche. Dal lato materno, sono rintracciabili: tisi, pazzia, e eccentricità. Egli appartiene a una grande famiglia, alcuni dei cui componenti sono morti nella prima infanzia o alla nascita, mentre altri sono normali. Lui stesso era un bambino debole e altamente nervoso, soggetto a terrori notturni e sonnambulismo, di eccessiva timidezza e inquietudine religiosa.

La coscienza sessuale si svegliò prima dell’età di 8 anni, quando la sua attenzione fu rivolta al suo pene. La sua infermiera, mentre fuori camminava con lui un giorno, gli disse che quando i ragazzini crescono ‘i loro peni cadono’. La bambinaia ridacchiò, e lui capì che ci doveva essere qualcosa di particolare a proposito del pene. Soffriva di irritabilità del prepuzio e l’infermiera lo spolverava di talco prima che lui andasse a dormire. Non ci fu nessun passaggio da questo all’auto-abuso.

All’incirca nello stesso periodo andò soggetto a sogni curiosi a metà tra il sonno e la veglia. In essi si immaginava servo di molti marinai adulti nudi; si rannicchiava tra le loro cosce e si faceva chiamare il loro sporco maiale, ai loro ordini faceva servizi ai loro genitali e ai loro glutei, che contemplava e manipolava con gusto. Più o meno nello stesso periodo, in cui queste visioni cominciarono a manifestarsi, casualmente sentì che un uomo aveva l’abitudine di esporre i suo corpo davanti alla finestra di una stanza dove stavano le cameriere; questo lo turbava vagamente. Tra l’età di 8 e 11 anni, per due volte, prese in bocca il pene di un cugino, dopo aver dormito insieme con lui; la sensazione provocata dal pene gli piacque. Quando dormiva con un altro cugino, avevano l’abitudine di stare stesi tenendo le mani tese per coprirsi a vicenda il pene o le natiche. Lui preferiva le natiche, suo cugino il pene. Nessuno di questi cugini era omosessuale, e non ci fu alcun tentativo di masturbazione reciproca. Aveva l’abitudine di giocare con cinque cugini maschi. Uno di questi ragazzi era malvisto dagli altri, che avevano inventato un metodo per punirlo per presunte colpe. Si sedevano intorno alla stanza sulle sedie, ognuno con il suo pene in vista, e il ragazzo che doveva essere punito andava in giro per la stanza in ginocchio e prendeva ogni pene in bocca a turno. Questo doveva umiliarlo. Questo però non portò alla masturbazione. In un’occasione il bambino accidentalmente osservò un ragazzo che sedeva accanto a lui a scuola mentre giocava con il suo pene accarezzandolo. Questo gli provocò una forte sensazione di disagio. Per quanto riguarda tutti questi punti il ​​soggetto osserva che nessuno dei ragazzi ai quali era legato in quel periodo, e che sono stati esposti proprio alle stesse influenze, è diventato omosessuale.

Era da se stesso, fin dall’inizio, indifferente al sesso opposto. Nella prima infanzia, e fino all’età di 13 anni, ha avuto frequenti occasioni di ispezionare da vicino gli organi sessuali delle ragazze, sue compagne di gioco. Questo non gli provocava nessuna eccitazione sessuale. Al contrario, l’odore delle parti femminili lo colpiva sgradevolmente. Una volta, vedere un compagno di scuola che copulava con una ragazzina, gli diede un senso di orrore mistico. Nemmeno la vista degli organi maschili gli suscitava alcuna sensazione particolare. È, tuttavia, dell’opinione che, vivendo con le sorelle durante l’infanzia, si sentiva più curioso di come fossero le persone del proprio sesso perché erano più lontane da lui. Non mostrava alcuna effeminatezza nelle sue preferenze per i giochi o il lavoro.

Andò a una scuola pubblica. Qui fu provocato da ragazzi amici a masturbarsi, ma, anche se vide spesso l’atto mentre si svolgeva,  questo gli ispirò solo con un senso di indecenza. Nel suo quindicesimo anno la pubertà iniziò con le emissioni notturne, e, allo stesso tempo, egli iniziò a masturbarsi, e continuò a farlo circa una volta alla settimana, o ogni quindici giorni, durante un periodo di otto mesi; sempre con la sensazione che quella fosse una ben misera e ripugnante soddisfazione. I suoi pensieri non erano rivolti né ai maschi né femmine mentre si masturbava. Parlò con suo padre di questi segni della pubertà e, su consiglio di suo padre, abbandonò del tutto l’onanismo; riprese la pratica, soltanto,  e in una certa misura, dopo i 30 anni, quando si trovò senza cameratismo maschile.

Dopo aver abbandonato l’auto-abuso, le emissioni notturne diventarono molto frequenti ed estenuanti. Furono trattate farmacologicamente con tonici come la chinina e stricnina. Egli pensa che questo trattamento abbia aumentato la sua nevrosi.

Per tutto questo tempo, nessun tipo di sentimento sessuale per le ragazze si fece sentire. Non riusciva a capire che cosa i suoi compagni di scuola trovassero nelle donne, o le storie che ha raccontavano circa la lascivia e la delizia del coito.

I suoi vecchi sogni di marinai erano scomparsi. Ma ora godeva di visioni di bei ragazzi e di statue squisite; spesso pianse quando pensava a loro. Questi sogni persistettero per anni. Ma un altro tipo di sogno gradualmente usurpò il loro posto in una certa misura. Queste seconde visioni presero la forma di grandi organi sessuali eretti di giovani stallieri o contadini nudi. Queste visioni volgari offendevano il suo gusto e gli facevano male, anche se, allo stesso tempo, evocavano un forte desiderio attivo di possesso; provava uno strano piacere poetico nella bellezza ideale. Ma le perdite seminali che accompagnavano entrambi i tipi di sogni erano una fonte perpetua di disagio per lui.

Non c’è dubbio che in questo momento, cioè, tra il quindicesimo e il sedicesimo anno, la diatesi omosessuale ormai era diventata stabile. Non ha mai frequentato prostitute, anche se a volte pensava che sarebbe stato il modo migliore per combattere la sua inclinazione crescente per i maschi. E pensa che avrebbe potuto spingersi a indulgere liberamente nel piacere puramente sessuale con le donne se avesse fatto prima la loro conoscenza in un costume maschile, come taglialegna, cherubini, paggi di corte, o giovani alabardieri, in quanto solo quando erano così vestite le donne sul palco o in sala da ballo lo hanno eccitato.

Il suo ideale di moralità e la paura del contagio venereo, più dell’incapacità fisica, lo hanno conservato, come si dice, casto. Non ha mai sognato le donne, non ha mai cercato la loro compagnia, non ha mai sentito la minima eccitazione sessuale in loro presenza, non le ha mai idealizzate. Esteticamente, le ritiene molto meno belle rispetto agli uomini. Statue e immagini di donne nude non esercitavano attrazione si di lui, mentre tutti gli oggetti d’arte che rappresentavano bei maschi lo turbavano profondamente.

Nel suo diciottesimo anno si verificò un evento, che egli considera come determinante nel suo sviluppo. Lesse Platone. Un nuovo mondo si aprì davanti a lui, ed egli sentì che la sua stessa natura si era rivelata. L’anno successivo formò un’appassionata ma pura amicizia con un ragazzo di 15 anni. Il contatto fisico con il ragazzo gli causava erezione, estrema agitazione e un piacere dolente, ma non l’eiaculazione. In quattro anni non ha mai visto il ragazzo nudo e non lo ha mai toccato in modo pruriginoso. Solo due volte lo ha baciato. Dice che questi due baci furono le gioie più perfette che avesse mai provato.

A questo punto, suo padre cominciò a preoccuparsi seriamente per la sua salute e per la sua reputazione. Lo avvertì dei pericoli sociali e legali che potevano derivare dal seguire il suo temperamento. Ma non lo incoraggiò a provare il coito con le donne. Egli stesso pensa che il suo senso del pericolo abbia permesso il successo di questo metodo, o che, in ogni caso, l’abitudine del rapporto sessuale con le donne avrebbe potuto diminuire la sua nevrosi e avrebbe deviato la sua mente in una certa misura dai pensieri omosessuali.

Un periodo di grande dolore e ansia si apriva ora per lui. Ma la sua nevrastenia aumentò; soffriva di insonnia, di oscuro disagio cerebrale, di balbuzie, di congiuntivite cronica, di incapacità di concentrare l’attenzione, e di sconforto. Nel frattempo le sue emozioni omosessuali si rafforzarono, e assunsero un carattere più sensuale. Si astenne dall’indulgere in esse, come anche dall’onanismo, ma fu spesso costretto, con vergogna e riluttanza, a frequentare posti come bagni, orinatoi, e così via, dove c’erano opportunità di vedere uomini nudi.

Non avendo alcuna passione per le donne, fu facile per lui evitarle. Eppure le donne non gli ispiravano proprio orrore. Aveva l’abitudine di sognare di trovare una via d’uscita dalla sua situazione dolorosa attraverso la convivenza con ragazze del popolo un po’ grossolane, con atteggiamenti da ragazzo; ma la sua paura della sifilide lo ostacolò. Sentiva, però, di doversi vincere attraverso sforzi di volontà e attraverso un persistente indirizzamento dei suoi pensieri verso le immagini eterosessuali. Cercava la compagnia di donne illustri. Una volta riuscì a mettere su un affetto romantico per una giovane ragazza di 15 anni, che finì in nulla, probabilmente perché la ragazza percepiva l’assoluta mancanza di passione nel suo corteggiamento. Lei eccitava la sua immaginazione, e lui davvero l’amava; ma lei non stimolava affatto il suo appetito sessuale, nemmeno nel contatto più intimo. Una volta, quando lui la baciò appena dopo che lei si era alzata dal letto al mattino, percepì una curiosa ripugnanza fisica, vissuta con un triste sentimento di delusione.

I medici gli consigliarono fortemente di sposarsi. Lui alla fine lo fece. Scoprì che era sessualmente potente, e generò diversi figli, ma scoprì anche, con suo disappunto, che la tirannia degli organi genitali maschili sulla sua fantasia aumentava. Per questa ragione il suo disagio fisico, mentale e morale divenne acuto. La sua salute crollò.

A circa 30 anni, incapace di sopportare più a lungo la sua condizione, cedette finalmente alle sue inclinazioni sessuali. Quando cominciò a fare questo, cominciò anche a riguadagnare la calma e una relativa salute. Formò uno stretto legame con un giovane di 19 anni. Tale relazione era in gran parte sentimentale e caratterizzata da una sorta di sensualità di tipo etereo. La relazione non comportò atti sessuali al di là di baci, del contatto nudo e di rare emissioni involontarie. Intorno ai 36 anni iniziò a seguire liberamente le inclinazioni omosessuali. Dopo di ciò, recuperò rapidamente la sua salute. I disturbi nevrotici si placarono.

Ha sempre amato uomini più giovani di lui. A circa 27 anni aveva cominciato ad ammirare i giovani soldati. Dal momento che si lasciava andare liberamente alle sue inclinazioni, gli uomini che cercò furono invariabilmente persone di un rango sociale più basso del suo. Portò avanti una relazione ininterrottamente per dodici anni, che iniziò senza passione dalla parte dell’amico, ma a poco a poco crebbe fino ad avere quasi uguale forza su entrambi i partner. Non è attratto dalle uniformi, ma cerca qualche figlio incontaminato della natura.

I metodi di soddisfazione per lui sono stati diversi, secondo le diverse fasi della sua passione. All’inizio erano romantici e platonici, quando il tocco di una mano, un raro bacio, o la semplice presenza bastavano. Nel secondo periodo ci furono il dormire uno accanto all’altro, l’ispezione del corpo nudo dell’uomo amato, gli abbracci e le emissioni occasionali dopo un contatto prolungato. Nel terzo periodo la gratificazione divenne più francamente sensuale. Prese ogni forma possibile: la masturbazione reciproca, il coito intercrurale, la fellatio, l’irrumatio, e di tanto in tanto la pedicatio attiva; sempre secondo l’inclinazione o concessione del maschio amato.

Egli stesso interpreta sempre la parte maschile attiva. Non si abbandona mai all’altro ruolo, e afferma che non ha mai avuto la gioia di sentirsi desiderato con un ardore pari al suo. Non si sottrae alla pedicatio passiva; ma è una cosa che lui non richiede mai. Il coito con i maschi, come sopra descritto, gli sembra sempre sano e naturale; lascia un profondo senso di benessere, e ha cementato amicizie durature. Ha sempre cercato di formare legami permanenti con gli uomini che egli ha adorato così eccessivamente.

È di statura media, non robusto, ma dotato di grande energia nervosa, di grande forza di volontà e autocontrollo, in grado di resistere alla fatica e ai cambiamenti delle circostanze esterne.

Nella fanciullezza non aveva simpatia per le occupazioni femminili o per la compagnia delle ragazze, preferendo lo studio e la solitudine. Evitava i giochi e le occupazioni rumorose dei ragazzi, ma non era maschile solo nella sua indifferenza allo sport, non è mai stato femminile nel vestire o nelle abitudini. Non è mai riuscito nei suoi tentativi di fischiare. È un grande fumatore, e a volte ha venuto molto. Gli piacciono l’equitazione, il pattinaggio, e l’arrampicata, ma è un ben misero cavaliere, ed è impacciato con le sue mani. Non ha capacità per le belle arti e la musica, anche se è molto interessato a queste cose, ed è un autore prolifico.

Ha sofferto molto per tutta la vita, grazie alla sua percezione della differenza tra sé e i normali esseri umani. Dichiara che nessun piacere che egli abbia goduto può eguagliare la millesima parte del dolore causato dalla coscienza interna di essere un paria. Il massimo che può invocare a sua difesa, ammette, è l’irresponsabilità, perché riconosce che il suo impulso può essere morboso. Ma si sente assolutamente certo che nella prima parte della sua vita la sua salute è stata rovinata e il suo riposo morale distrutto a causa del perenne conflitto con la propria natura innata, e che sollievo e forza gli sono venute dall’indulgere alla sua natura. Anche se ha sempre davanti a sé il terrore della scoperta, egli è convinto che i suoi rapporti sessuali con gli uomini siano stati totalmente sani per lui, che abbiano aumentato di molto la sua energia fisica, morale e intellettuale e non siano stati dannosi per gli altri. Non ha alcuna percezione di un qualche errore morale nelle sue azioni, e considera l’atteggiamento della società nei confronti di quanti sono nella sua condizione come assolutamente ingiusto e fondato su principi falsi.

Il prossimo caso è, come il precedente, quello di un uomo di lettere di successo, che è anche lui passato attraverso un lungo periodo di conflitto mentale prima di riconciliarsi con i suoi istinti omosessuali. Egli appartiene a una famiglia in cui tutti sono in buona salute e hanno dimostrato marcata capacità in diversi campi di attività intellettuale. Si sente certo del fatto che uno dei suoi fratelli sia come lui un invertito assoluto e che un altro sia attratto da entrambi i sessi. Sono in debito con lui per il seguente racconto dettagliato che descrive le sue emozioni e le sue esperienze durante l’infanzia, che considero di grande interesse, come contributo non solo alla psicologia dell’inversione, ma alla embriologia delle emozioni sessuali in genere. Vediamo qui descritte, in una forma eccessivamente precoce e iperestesica, idee e sentimenti, che, in una forma più leggera e più frammentata, possono essere messi in parallelo con le prime esperienze di molti uomini e donne normali. Ma è certamente raro trovare così tanti punti della psicologia sessuale così definitamente illustrati in un singolo bambino. Si può aggiungere che la narrazione non è priva di interesse come studio dell’evoluzione di un uomo di lettere; un bambino la cui immaginazione era stata così precocemente esercitata e sviluppata era predestinato a una carriera letteraria.

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=5326

E. CARPENTER: “IL SESSO INTERMEDIO” PRIMA PARTE

Dopo aver messo in rete la mia traduzione del saggio giuridico di Jeremy Bentham sulla punibilità penale della omosessualità, ho cominciato a lavorare alla traduzione di un saggio di Edward Carpenter “Il sesso intermedio”. Si tratta di un lavoro pubblicato nel 1921, e divenuto rapidamente uno dei testi più famosi della lotta per i diritti degli omosessuali. Carpenter, che fu oltre che omosessuale uno dei grandi teorici del Socialismo, si ritenne, per quanto riguarda l’omosessualità, il continuatore dell’opera di John Addington Symonds e in effetti gli echi di Symonds si sentono qua e la in modo piuttosto chiaro nell’opera di Carpenter. Il saggio di Carpenter è meno scientifico di quello di Symonds (Una questione di Etica moderna, vedi Biblioteca di Progetto Gay, nella home del forum), ma è indubbiamente più moderno e, per l’anno di pubblicazione, oltre che per il linguaggio molto semplice, era destinato ad un’ampia divulgazione, per quanto potesse essere ampia all’epoca la divulgazione di un libro che tratta di omosessualità. Non c’è dubbio che Carpenter, come il lettore potrà facilmente notare, accredita stereotipi che diverranno dei classici e che ancora è difficile superare, ma la sua descrizione della situazione degli omosessuali ha il pathos di una autodifesa ed ha indubbiamente una capacità di comunicare amozioni veramente rara. La mia traduzione italiana ha cercato di rendere l’immediatezza della lettura, cosa comunque non troppo difficile perché l’Inglese di Carpenter non è certo quello di Bantham.

Evito di dare qui notizie biografiche sull’autore, lo farò, come al solito limitandomi alle questioni relative all’omosessualità quando pubblicherò l’intero saggio. Per il momento potete leggere il primo capitolo del libro di Carpenter, che ha toni di sconcertante modernità.

Project

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PREFAZIONE

Le carte che seguono, ora raccolte in forme di libro, sono state scritte – e alcune di esse pubblicate – in varie occasioni durante gli ultimi dodici o quattordici anni e nelle pause di altri lavori, e questo potrebbe scusarmi delle ripetizioni occasionali e delle sovrapposizioni di materia, che si possono rilevare tra di esse. Tuttavia ho scelto di lasciarle come sono, perché in questo modo ciascuna è più completa in se stessa. Il secondo saggio, che dà il titolo al libro, è già stato pubblicato  nel mio “Il raggiungimento della maggiore età dell’amore” ma è ristampato qui in ragione della sua più specifica appartenenza a questo volume.

Una raccolta di citazioni di autori responsabili, che si occupano in vari luoghi dell’argomento, è stata aggiunta alla fine, per formare un’Appendice che l’autore pensa possa essere utile anche se egli non condivide tutte le opinioni lì presentate.    E.C.

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“Ci sono forme di transizione tra i metalli e i non metalli, tra le combinazioni chimiche e le semplici misture, tra gli animali e le piante, tra le fanerogame e le crittogame e tra i mammiferi e gli uccelli … Si può quindi dare per scontata l’improbabilità di trovare in Natura una netta frattura tra tutto ciò che è maschile da una parte e tutto ciò che è femminile dall’altra; o che qualsiasi creatura vivente sia tanto semplice, sotto questo aspetto, da poter essere messa totalmente da una parte o dall’altra della linea di confine.”     O. Weininger

INTRODUZIONE

L’argomento trattato in questo libro è di grande importanza e si potrebbe dire di importanza via via crescente. Sia che il periodo presente sia un periodo che vede un grande incremento nei numeri degli uomini e delle donne di temperamento intermedio o misto, o sia esso un periodo nel quale più del solito accade che si presti loro attenzione, resta certamente il fatto che l’argomento è di grande attualità e fa pressione si di noi da tutte le parti. È un fatto riconosciuto che comunque il numero di persone che occupano una posizione intermedia tra i due sessi è molto grande, che quelle persone giocano un ruolo importante nella società generale e che quelle persone necessariamente presentano e incarnano molti problemi che, sia per il loro bene che per il bene della società, richiedono una soluzione. La letteratura su questa questione, di conseguenza, è già cresciuta fino ad essere molto estesa, specialmente sul Continente, e include una grande quantità di lavori scientifici, di trattati medici, di saggi letterari, di romanzi, di romanzi storici, si poesia, ecc.. E ora è generalmente ammesso che una qualche conoscenza e una qualche comprensione illuminata dell’argomento è assai necessaria per l’agire di certe categorie – come per esempio: medici, insegnanti, genitori, magistrati, giudici e simili.

Che ci siano distinzioni e gradazioni nelle reazioni spirituali in relazione al sesso – che le affezioni psichiche interne e le affinità siano articolate  e disperse in un vasto ventaglio di possibilità, estremamente differenziate tra maschio e  femmina e non sempre in corrispondenza ovvia col sesso fisico esterno – è una cosa evidente per chiunque consideri l’argomento; né potrebbe una qualche buona finalità essere perseguita ignorando questo fatto – se mai fosse possibile ignorarlo. È ovviamente facile (come fanno alcuni) classificare questi tipi misti o intermedi come cattivi. Ma è altrettanto facile dedurre (come fanno altri) che proprio perché combinano qualità opposte, essi dovrebbero essere buoni e rispettabili. Me le sottigliezze e le complicazioni della natura non possono essere liquidate in modo così generico. È molto probabile che, come in qualsiasi altra categoria di creature umane, ci sia anche qui, bene e male, più e meno, degno e indegno – alcuni forse attraverso il loro doppio temperamento esibiranno un raro e bel fiore di umanità, altri una perversa e ingarbugliata rovina.

Prima dei fatti di Natura noi dobbiamo preservare  una certa umiltà e un certo rispetto, senza andare correndo con le nostre preconcette e ostinate presupposizioni. Anche se queste gradazioni del tipo umano sono state sempre e tra tutti i popoli conosciute e riconosciute, oggi la loro frequenza o anche la concentrazione dell’attenzione su di esse può essere segno di qualche cambiamento importante che si sta realizzando. Noi non sappiamo in realtà quali possibili evoluzioni stiano per realizzarsi o quali nuove forme di consistenza e di valore permanente si siano già lentamente differenziate rispetto alla circostante massa dell’umanità. Può essere che in qualche periodo passato dell’evoluzione l’ape operaia si sia senza dubbio differenziata dai due ordinari sessi delle api, così, nel tempo presente, può darsi che alcuni nuovi tipi del genere umano stiano emergendo, nuovi tipi che avranno una parte importante da giocare nella società del futuro – anche se per il momento il loro apparire è atteso con un bel po’ di confusione e di equivoco. Potrebbe essere così e potrebbe non essere. Noi non lo sappiamo; e il migliore atteggiamento che possiamo adottare e quello di una sincera e imparziale osservazione dei fatti.
Ovviamente ogni volta che questo argomento entra nel campo dell’amore posiamo aspettarci che sorgano domande difficili. È probabile che già ora il lavoro più nobile del sesso intermedio o dei sessi intermedi si possa realizzare, come è anche probabile che gli errori più grossi possano essere commessi. Sembra quasi una legge di natura che nuovi e importanti movimenti possano non essere capiti e siano invece sviliti – anche se dopo essi potranno essere largamente approvati e accettati con onore. Movimenti simili all’inizio sono sempre considerati sulla base di qualche aspetto ridicolo o disprezzabile che essi possono avere. I primi Cristiani, agli occhi dei Romani, erano noti essenzialmente come cultori di riti oscuri e di crimi nelle tenebre delle catacombe. Si credette per lungo tempo che il moderno socialismo fosse una questione di pugnali e di dinamite; e anche adesso ci sono migliaia di brave persone abbastanza ignoranti da credere che esso significhi semplicemente “dividere tutto e prendersi ciascuno la propria fetta da quattro soldi.” Si credeva che i Vegetariani fossero un gruppo di deboli mangiatori di cavoli senza cervello. Il movimento delle Donne, così notevole per il suo scopo e la sua importanza. non era altro che un assurdo tentativo di rendere le donne “le scimmie degli uomini.” E così si può andare avanti all’infinito, l’accusa in tutti i casi consiste in un’etichetta e nell’ultimo mozzicone di un fatto colto per ignoranza e colorito dal pregiudizio, tanto comune da essere frainteso e tanto semplice da essere travisato.

Che il temperamento Uranista, specialmente in riferimento al suo lato affettivo, non manchi di cadute, si deve certamente riconoscerlo, ma è certo che è stato grossolanamente e assurdamente frainteso. Con un bel po’ di esperienza sulla questione, credo che uno possa a ragione dire che il difetto del maschio uranista, o Urning,(1) non è la sensualità ma piuttosto la sentimentalità. Gli Uranisti di più basso livello, quelli più comuni, sono spesso terribilmente sentimentali; quelli di livello superiore, stranamente, quasi incredibilmente, sono emotivi e, di regola (anche se ci sono eccezioni) non sono così sensuali come l’uomo normale medio. L’immensa capacità di amore affettivo rappresenta ovviamente una grande forza trainante. Sia nell’individuo che nella società, l’amore è eminentemente creativo. È proprio la loro forte tendenza all’affettività, che dà ai migliori Uranisti la loro influenza penetrante e la loro capacità di agire e che li rende largamente graditi e bene accetti  da quelli che nulla sanno dello loro sentire interno. Molto probabilmente il mondo non saprà mai quanti cosiddetti filantropi del tipo migliore (non c’è bisogno di nominarli) sono stati coinvolti dal temperamento uranista. E in tutte le strade della vita il gran numero e l’influenza delle persone di questa disposizione e i posti importanti che essi già occupano, si concretizzano solo per quelli che stanno bene o male dietro la scena. Ed è probabile anche che sia proprio questa tendenza all’amore affettivo a dare agli Uranisti la loro notevole giovinezza.

Comunque con le loro straordinarie doti e con la loro esperienza negli affari di cuore (dal doppio punto di vista, sia degli uomini che delle donne) non è difficile rendersi conto che queste persone possono svolgere un lavoro speciale di riconciliatori e interpreti dei due sessi, uno verso l’altro. Di questo ho parlato più largamente nel seguito (capitoli 2 e 5). È probabile che gli Uranisti superiori diventino negli affari di cuore, in notevole misura, degli insegnanti della società futura; e se è così, è possibile che la loro influenza tenda alla realizzazione e all’espressione di un’affettività meno esclusivamente sensuale rispetto alla madia odierna, e alla diffusione di questa affettività in tutte le direzioni.

Anche se non presumo di parlare con autorità a nessun livello in questa materia, mi esprimo a favore di una sua paziente considerazione, per il dovuto riconoscimento dei tipi di carattere coinvolti e perché ci si sforzi per riconoscere loro il giusto posto e la giusta sfera di utilità nello schema generale della società.

Aggiungo un’altra cosa come spiegazione introduttiva. La parola Amore è comunemente usata in modo così generale e indiscriminato per indicare talvolta istinti fisici e atti e altre volte per indicare i sentimenti più intimi e profondi; e in questo modo si genera un bel po’ di confusione. In questo libro (salvo le eccezioni in Appendice) la parola è usata per indicare la devozione interna di una persona verso un’altra; e quando si intenderà usarla in un modo diverso – per esempio come per indicare relazioni sessuali o atti – sarà specificato in modo chiaro ed esplicito.

II

IL SESSO INTERMEDIO

“Gli Urning, uomini e donne, nel cui libro della vita la Natura ha scritto la sua parola nuova che suona così strana per noi, sopportano una tale tempesta e un tale stress dentro di loro, un tale fermento e una tale fluttuazione, un materiale così complicato che vedrà la sua realizzazione solo nel futuro; le loro individualità sono così ricche e multilaterali e per di più così poco capite, che è impossibile caratterizzarle adeguatamente in poche frasi.” Otto de Joux

Negli ultimi anni (e dall’arrivo della Nuova Donna tra noi) sono cambiate molte cose nel rapporto reciproco tra gli uomini e le donne o in qualche modo sono diventate più chiare. Il senso via via crescente di uguaglianza nelle abitudini e nei modi di fare – gli studi universitari, l’arte, la musica, la politica, la bicicletta, ecc. – tutte queste cose hanno portato ad un riavvicinamento tra i sessi. Se la donna moderna è in qualche modo più maschile di quelle che l’hanno preceduta, l’uomo moderno (si spera), anche se per nulla effeminato, è un po’ più sensibile nel temperamento e un po’ più artistico nel sentire dell’originario Jonh Bull. Si comincia a riconoscere che i sessi non formano o potrebbero non formare normalmente due gruppi totalmente isolati l’uno dall’altro nelle abitudini e nei sentimenti, ma piuttosto che essi rappresentano i due poli di un unico gruppo – che è la razza umana; così che anche se certamente le manifestazioni estreme di ciascun polo sono nettamente divergenti, ce n’è un buon numero nella regione intermedia che (anche se differiscono fisicamente come uomini e donne) sono, per emozioni e temperamento, molto prossime le une alle altre.(2) Tutti noi conosciamo donne con qualche forte tratto di temperamento maschile, come conosciamo uomini la cui sensibilità femminile e la cui intuizione sembrano smentire la loto apparenza fisica. La Natura, questo dovrebbe essere chiaro, nel mescolare gli elementi che vanno a comporre ogni individuo, non tiene sempre ben separati i suoi due gruppi di ingredienti – che rappresentano i due sessi – ma spesso li mescola in un certo modo sconcertante, ora in un modo ora in un altro, ma ancora saggiamente, dobbiamo credere, perché se una netta distinzione degli elementi fosse sempre mantenuta, i due sessi scivolerebbero presto a latitudini lontane e smetterebbero del tutto di capirsi reciprocamente.  Stando così le cose, ci sono dei notevoli e (io credo) degli indispensabili tipi di carattere nei quali c’è una tale unione e un tale bilanciamento di qualità maschili e femminili che queste persone diventano in larga misura gli interpreti degli uomini e delle donne. C’è poi un altro punto che è diventato chiaro più tardi. Perché ora che la gente sta cominciando a vedere che i sessi formano in un certo senso un gruppo continuo, ci si comincia a rendere conto che Amore a Amicizia – che sono stati così spesso separati uno dall’altra come cose assolutamente distinte – sono in realtà strettamente correlati e sfumano uno nell’alto. Le Donne stanno cominciano a richiedere che il Matrimonio possa significare Amicizia oltre che Passione; che un’uguaglianza come tra compagni possa essere ricompresa nella parola Amore; ed è riconosciuto che da un stremo costituito dall’amicizia “Platonica”  (spesso tra persone dello stesso sesso) fino all’altro estremo dell’amore appassionato (generalmente tra persone di sesso opposto) non può essere tirata nessuna netta e chiara linea di confine che separi effettivamente i tipi diversi di affetto. Sappiamo infatti di Amicizie così romantiche nel sentimento che sembrano proprio tendere all’Amore; e sappiamo di Amori così intellettuali e spirituali che si collocano a stento nella sfera della Passione.

Basta pensarci un po’ per riconoscere per rendersi conto che le condizioni generali indicate sopra – se sono comunque prossime alla verità – mirano ad una estrema differenziazione del temperamento e del carattere umano in rapporto al sesso e all’amore; ma anche che se questa diversità, probabilmente, è sempre esistita, è solo in tempi relativamente recenti che essa è diventata oggetto di studio.

Più di trent’anni or sono, comunque, uno scrittore Austriaco. K. H. Ulrichs, ha rivolto la sua attenzione in una serie di saggi (Memnon, Ara Spei, Inclusa, ecc.) all’esistenza di una categoria di persone che illustrano in modo forte le osservazioni precedenti e delle quali questi fogli si occupano in modo particolare. Ulrichs ha sottolineato che ci sono persone nate in una tale condizione – come se fossero sulla linea di divisione dei due sessi –  che, anche se appartenenti in modo chiaro ad uno dei due sessi per quanto riguarda i loro corpi, si può dire che appartengano mentalmente ed emotivamente all’altro; che c’erano uomini, per esempio, che potevano essere descritti come anime femminili include in un corpo maschile (anima muliebris in corpore virili inclusa), o in altri casi, donne, la cui definizione potrebbe essere esattamente simmetrica. Ed egli sottolineava che questa doppiezza di natura era in larga misura provata dalla speciale direzione dei loro sentimenti amorosi, perché in questi casi, come infatti ci si può aspettare, la persona (apparentemente) mascolina, invece di creare un rapporto amoroso con una donna, tendeva a stringere un’amicizia affettuosa con uno del suo proprio sesso; mentre la persona apparentemente femminile, invece di sposarsi nel modo solito, si dedicava all’amore di un’altra donna.

Le persone di questo tipo (cioè quelle che presentano una particolare variante del sentimento amoroso) Ulrichs le chiama Urning;(3) e anche se noi non siamo obbligati ad accettare le sue teorie sulle connessioni incrociate tra “anima” e “corpo”, dato che per lo meno queste parole sono in qualche modo vaghe e indefinite; comunque il suo lavoro fu importante perché fu uno dei primi tentativi nei tempi moderni di riconoscere l’esistenza di ciò che può essere chiamato sesso intermedio e di dare in una certa misura qualche spiegazione su di esso.(4)

Dato che allora l’argomento è stato largamente studiato e descritto da scienziati e da altri, specialmente in Continente (mentre in Inghilterra esso è ancora comparativamente sconosciuto),  per mezzo di una estesa osservazione dei casi dei tempi presenti, come delle testimonianze indirette della storia e della letteratura del passato, si è giunti quasi ad un insieme di conclusioni generali delle quali mi propongo di dare un un sintetico rendiconto.

Contrariamente all’impressione generale, uno dei primi punti che emergono da questo studio è che gli “Urnings” o Uranisti, non sono affatto così rari, ma formato, al di sotto della superficie della società, un ben nutrito gruppo. Resta comunque difficile avere un’esatta valutazione del loro numero; e questo per più di una ragione: in parte perché, a causa della mancanza di una comprensione generale della loro situazione, questa gente tende a nascondere i suoi veri sentimenti a tutti, salvo a quelli del loro stesso gruppo e infatti, spesso deliberatamente si comportano in modo tale da portare tutti fuori strada (da ciò deriva che un uomo normale che vive in una certa società spesso rifiuterà di credere che ci sia anche un solo Urning nel circolo di quelli che frequenta, mentre un Urning o uno che ne capisce la natura, che viva nella stessa società, può tenere bene il conto) e in parte perché è certo che i numeri possono variare assai largamente non solo in paesi diversi ma anche tra classi diverse nello stesso paese. La conseguenza di tutto questo è che abbiamo delle stime che differiscono molto sensibilmente le une dalle altre- Il Dott. Grabowsky, autore ben noto in Germania, cita numeri (che noi stimiamo esagerati) di più di un uomo ogni 22, mentre il Dott. Albert Moll (Die Conträre Sexualempfindung, capitolo 3) offre stime che variano da uno ogni 50 ad uno ogni 500.(5) Le cifre  riguardano quelli che sono esclusivamente della citata natura, cioè quelli i cui sentimenti più profondi d’amore e di amicizia si rivolgono solo  a persone del loro stesso sesso. Ovviamente, se oltre questi si includono persone con la doppia natura (che sono molte) che provano interessi affettivi normali con una tendenza omogenica aggiunta di grado maggiore o minore, le stime devono essere largamente aumentate.

In secondo luogo emerge (sempre contro l’impressione generale) che gli uomini e le donne di tipo esclusivamente uraniano non sono in nessun modo necessariamente casi patologici da nessun punto di vista, salvo che, ovviamente il loro peculiare temperamento non sia definito patologico in sé. Un tempo si dava per scontato che il tipo fosse meramente il risultato di una malattia o di una degenerazione; ma ora dall’esame di fatti presenti appare evidente che, al contrario, molti sono individui sani e forti del loro sesso, muscolosi e con un corpo ben sviluppato, di cervello potente e di alto livello di condotta e con nulla di anormale o di patologico di nessun tipo che possa essere rilevato nella loro struttura fisica o nella loro costituzione. Questo ovviamente non è vero per tutti e rimangono ancora un certo numero di casi di tipi deboli che possono supportare il punto di vista neuropatico. È una cosa notevole che questo punto di vista è molto meno sottolineato dagli scrittori più recenti, rispetto a quelli più datati. Vale anche la pena di notare che è riconosciuto che anche nei casi di migliore salute, la speciale predisposizione affettiva dell’”Intermedio” è di regola non sradicabile; e quanto tanto più quando (come in non pochi casi) questi uomini e queste donne, per ragioni sociali o per altre ragioni, si sono forzati al matrimonio e anche all’avere figli, essi non sono stati comunque capaci di dominare la loro tendenza o l’inclinazione al di là di tutto al loro attaccamento vitale a qualche amico del loro stesso sesso.

Questo argomento, per quanto ovviamente sia un argomento di grande interesse e importanza, fino ad ora, come io ho sottolineato, è stato discusso veramente poco in questo paese, in parte  a causa di una certa quantità di dubbio o di disgusto che, forse non del tutto innaturalmente, lo ha circondato. E certamente se gli uomini e le donne nati con la tendenza in questione fossero solo estremamente rari, anche se non sarebbe dignitoso ignorarli in questa analisi, non si potrebbe comunque ritenere strettamente necessario discutere in modo approfondito della loro situazione. Ma dato che la categoria è realmente, in qualsiasi conteggio, numerosa, diventa un dovere per la società non solo capirli ma aiutarli a capirsi.

Perché non c’è dubbio che in molti casi le persone di questo tipo soffrono molto per il loro temperamento e tuttavia, dopo tutto, è possibile che essi possono avere un ruolo importante nell’evoluzione della razza. Chiunque si renda conto di che cosa è l’amore: una dedizione del cuore, così profonda, così coinvolgente, così misteriosa, così imperativa, e sempre e solo nelle nature più nobili così forte, non può non vedere quanto difficile e anche quanto tragico debba spesso essere il fato di coloro i cui sentimenti più profondi sono destinati fin dai primi giorni ad essere un enigma e una pietra d’inciampo, che essi stessi non si spiegano e che è passato sotto silenzio da altri.(6) Chiamare le persone di tale temperamento “malate”, e così via, non è utile. Tale termine è, infatti, assurdamente inapplicabile ai molti, che sono tra i più attivi, i più amabili e i più accettati membri della società; e per di più in questo modo non si ottiene alcuna soluzione del problema in oggetto, ma non si fa che mortificare per disprezzo un proprio simile che ha già notevoli difficoltà a fare i conti con quel disprezzo.

Dice il dottor Moll, “Chiunque abbia visto molti Urnings probabilmente ammette che essi formano senza alcun dubbio un gruppo umano snervato; al contrario, si trovano tra loro individui possenti di aspetto sanissimo; ” ma nella frase successiva dice che “soffrono gravemente” per il modo in cui sono considerati; e nel manifesto di una considerevole comunità di queste persone in Germania si trovano queste parole: “I raggi di sole nella notte della nostra esistenza sono così rari, che siamo sensibili e profondamente grati per il minimo gesto, per ogni singola voce che parla a nostro favore nel forum del genere umano.”(7)

Nel trattare con questa categoria di persone, quindi, mentre non nego che essi presentino un problema difficile, io credo che proprio per questa ragione il loro caso richiesta una discussione. Sarebbe un grave errore supporre che la loro affettività sia necessariamente sessuale o connessa con atti sessuali. Al contrario, come mostrano abbondanti evidenze, essi sono spesso puramente emozionali nei loro caratteri, e confondere gli Uranisti (come si fa tanto spesso) con i libertini, che non hanno altra legge che la curiosità che sfocia in autoindulgenza, è fare loro un grave torto. Allo stesso tempo è evidente che il loro speciale temperamento può qualche volta causare loro dei problemi in riferimento alla loro relazioni sessuali. Non abbiamo bisogno di affrontare adesso questo argomento. Ma possiamo sottolineare quanto sia negativo, specialmente per i giovani tra loro, che un velo di completo silenzio posa essere gettato su questo argomento, un velo che porti ai fraintendimenti, alle perversioni e alle confusioni più penose della mente e che non possa esserci nessun suggerimento capace di guidarli, nessun riconoscimento dei solitari e serissimi sforzi interiori che essi devono affrontare! Se il problema è difficile, come indubbiamente è, il destino di questi individui è molto duro perché devono affrontare all’interno delle loro persone senza loro colpa, un’aggiunta di sofferenza a causa del rifiuto della società di dare loro un qualsiasi aiuto. È in parte per queste ragioni e per gettare un po’ di luce dove può essere necessario che io ho pensato fosse consigliabile in questo libro semplicemente dare poche caratteristiche generali dei tipi intermedi.

Come già indicato, nella struttura corporea, non c’è, di regola nulla che distingua i soggetti della nostra analisi dagli uomini ordinari e dalle donne ordinarie; ma quando consideriamo le caratteristiche mentali generali appare da quasi tutte le testimonianze che il maschio tende ad essere di atteggiamento piuttosto gentile e emotivo con difetti, se esistono, in direzione della sottigliezza, dell’evasività, della timidezza, della vanità, ecc.; mentre la donna è esattamente il contrario: focosa, attiva, coraggiosa, sincera, con difetti orientati verso l’irascibilità e la grossolanità. Si può aggiungere che la mente dell’uomo intermedio è generalmente intuitiva e istintiva nelle sue percezioni, con maggiore o minore gusto artistico mentre la mente della donna intermedia  è più logica, scientifica e precisa di quanto accade si regola tra le donne normali. Queste caratteristiche sono così marcate che qualche volta attraverso di esse (anche se non sono una guida infallibile) la natura del ragazzo o della ragazza può essere scoperta fin dall’infanzia, prima che abbia avuto luogo il pieno sviluppo; e non c’è bisogno di dire che può spesso essere molto importante essere in grado di fare ciò.

Certamente a seguito dell’osservazione di questi segni K. H. Ulrichs propose la sua teoria; e anche se la teoria, come abbiamo detto,  non spiega in nessun modo tutti i fatti, non è comunque priva di meriti e vale la pena di ricordarla.

Nel caso, per esempio, di una donna di questo temperamento (definita, noi supponiamo, come “un’anima maschile in un corpo femminile”) la teoria ci aiuta a capire come sia stato possibile per lei, in buona fede, innamorarsi di un’altra donna. Krafft-Ebing presenta(8) il caso di una signora (A.), di 28 anni, che si innamorò profondamente di una donna più giovane (B.). “L’ho amata divinamente” dice la signora. Vivevano insieme e l’unione durò per quattro anni, ma fu poi interrotta per il matrimonio di B.. A. in conseguenza di questo soffrì di spaventosa depressione; ma in conclusione – quantunque senza vero amore – anche lei si sposò. La sua depressione comunque continuò ad aumentare e si aggravò trasformandosi in malattia. I dottori, quando furono consultati, dissero che tutto sarebbe andato bene solo se lei avesse potuto avere un figlio. Il marito, che amava sinceramente la moglie, non riusciva a capire il suo comportamento enigmatico. Lei si comportava amichevolmente con lui, tollerava le sue carezze, ma poi rimaneva “spenta, esausta, afflitta dall’irritazione della spina dorsale ed era nervosa.” Ora una viaggio della coppia sposata condusse ad un altro incontro con la donna amica amata, che all’epoca era stata sposata (anche lei infelicemente) per tre anni. “Entrambe le signore tremavano di gioia e di eccitazione quando caddero una nelle braccia dell’altra e da quel momento in poi divennero inseparabili. Il marito trovò che questa relazione amichevole era molto singolare e affrettò la partenza. Quando se ne presentò l’occasione, si rese conto, attraverso la corrispondenza tra sua moglie e la sua “amica” che le loro lettere erano esattamente come quelle di due innamorati.

Accade che gli amori di questo tipo di donne siano spesso molto intensi e (come accade anche nel caso degli uomini Urning) durino tutta la vita.(9) Gli individui di entrambi i gruppi si sentono pienamente in paradiso quando amano felicemente. Ciò nonostante, per molti di loro è un fatto penoso che – in conseguenza del loro particolare temperamento – essi sono comunque appassionati di bambini ma non sono in condizioni tale da poter fondare una famiglia.

Fin qui ci siamo limitati a caratteristiche molto generali della razza intermedia. Potrebbe aiutarci a chiarire e a precisare le nostre idee il descrivere adesso più in dettaglio, in primo luogo quelli che possono essere chiamati tipi estremi ed esagerati di questa razza e poi i tipi più normali e perfetti. Così facendo avremo una visione più definita e concreta del nostro argomento.

In primo luogo dunque gli esempi estremi – come accade in molte situazioni estreme – non sono particolarmente attraenti e talvolta sono esattamente l’opposto. Nell’uomo di questo tipo abbiamo il tipo chiaramente effeminato, sentimentale, apatico, affettato nella camminata e nelle maniere, un po’ troppo chiacchierone, abile con l’ago e nei lavori femminili, qualche volta compiaciuto di vestirsi con abiti femminili; la sua figura non di rado tradisce una tendenza verso il femminile, largo di fianchi, flessuoso, non muscoloso, col viso carente di capelli con la voce inclinata a toni alti ecc.; mentre la stanza dove abita è di regola estremamente elegante anche per la scelta delle decorazioni e dei profumi. Anche la sua affettività è spesso femminile nell’atteggiamento, appiccicosa, dipendente e gelosa come di uno che desidera di essere amato anche più di amare.(10)

Dall’altro lato, come tipo estremo della donna omogenica, troviamo una persona piuttosto marcatamente aggressiva, di forti passioni, di maniere e di movenze mascoline, pratica nella condotta della vita, sensuale più che sentimentale in amore, spesso trasandata, stravagante nell’abbigliamento;(11) il suo aspetto è muscoloso, la sua voce di tono piuttosto basso; la stanza dove abita è decorata con scene sportive, pistole, ecc., e non senza qualche sentore di erbaccia nell’aria; mentre il suo amore (rivolto in genere ad esemplari piuttosto morbidi e femminili del suo stesso sesso) è spesso una specie di furore, simile all’amore maschile ordinario, e talvolta anche incontrollabile.

Questi sono i tipi che, a ragione del lor silenzio, ciascuno potrà più o meno riconoscere. Naturalmente quando capita si presta una certa attenzione e non è rara l’impressione che molte persone  di natura omogenica appartengano all’una o all’altra di queste due categorie. Ma nella realtà, ovviamente, questi sviluppi estremi sono rari, e per la maggior parte il temperamento in questione è incarnato in uomini e donne che presentano una esteriorità abbastanza normale e non sensazionale. Parlando di questo argomento e della connessione tra effeminatezza e natura omogenica negli uomini, il Dott. Moll dice: “Bisogna chiare bene in via preliminare che l’effeminatezza non si manifesta in alcun modo in tutti gli Urning. Quantunque si possa trovare questo o quell’indizio in un gran numero di casi, non si può comunque negare che una grande percentuale, forse la grande maggioranza di essi non mostra alcuna pronunciata effeminatezza”. E si può supporre che si possa arrivare alla stessa conclusione rispetto alle donne di questa categoria – specificamente che la maggioranza di loro non mostra pronunciate abitudini maschili.  Infatti, anche se questi casi estremi sono di grandissimo interesse dal punto di vista scientifico perché definiscono le tendenze e i limiti di sviluppo in certe direzioni, sarebbe tuttavia un grave errore considerarli casi rappresentativi di tutte le fasi dell’evoluzione umana interessate.

Venendo a quello che può esse chiamato il tipo più normale di uomo Uraniano, troviamo un uomo che, pur possedendo completamente caratteristiche maschili di mente e di corpo, mescola con esse la più tenera e la più emotiva natura spirituale della donna – e talvolta in grado notevole. Questi uomini, come abbiamo detto, sono spesso muscolosi e ben strutturati fisicamente e indistinguibili per struttura esteriore e portamento del corpo dagli altri del loro stesso sesso; ma emotivamente sono estremamente complessi, teneri, sensibili, pietosi e amabili, “pieni di tempesta e fatica, di fermento e fluttuazione” del cuore; La capacità logica nel loro caso può essere più o meno sviluppata ma l’intuizione è sempre forte: come le donne, essi individuano i caratteri a colpo d’occhio e sanno, non si sa come, quello che passa nella mente degli altri, hanno spesso speciali attitudini per l’infermieristica e per prendersi cura dei bisogni altrui; in fondo giace la natura artistica, con la sensibilità e la percezione dell’artista. Una tale persona è spesso un sognatore di abitudini meditative e riservate, spesso un musicista o un uomo di cultura, corteggiato dalla società che ciò nonostante non lo capisce, o è anche , talvolta, un figlio del popolo senza nessuna cultura, ma quasi sempre con una particolare raffinatezza innata. De Joux, che parla completamente in favore degli uomini uraniani e delle donne uraniane, dice di questa ultima situazione: “Sono entusiasti della poesia e della musica, hanno spesso straordinarie attitudini per le arti  e sono dominati dall’emozione e dalla simpatia alla minima occasione triste. La loro sensibilità, la loro tenerezza senza fine per i bambini, il loro amore dei fiori, la loro grande pietà per i mendicanti e per gli storpi sono veramente femminili.” E in un altro brano indica la natura artistica quando dice: “Il sistema nervoso di molti Urning è il più fine e più complicato strumento musicale a servizio della personalità interiore che si possa immaginare.”

Sembrerebbe probabile che l’affetto si un tale individuo sia di carattere tenero e profondo; infatti è possibile che in questo gruppo di uomini si possa trovare il sentimento amoroso in una delle sue forme più perfette – una forma nella quale, secondo le necessità della situazione, l’elemento sensuale, anche se presente, è totalmente subordinato a quello spirituale. Uno svizzero che si occupa di questo argomento, dice: “È veramente felice quell’uomo che ha come amico un vero Urining- lui cammina sulle rose, senza neppure avere paura delle spine”; e aggiunge: “Ci può mai essere uno che si cura dei malati meglio di un Urning?” E anche se queste sono esternazioni di parte, possiamo ben credere che ci sia un nucleo apprezzabile di verità in esse. Un altro scrittore, citato da De Joux, parla in un modo in certo senso simile e potrebbe forse essere accolto con lo stesso spirito. “Noi formiamo”, ci dice, “una particolare aristocrazia di modesti spiriti, di buone e raffinate abitudini e in molti gruppi maschili siamo rappresentativi  dell’elemento di livello mentale e artistico più alto. In noi, sognatori ed entusiasti, si trova il controbilanciamento alla quota puramente mascolina della società, tendente, come fa sempre, alla mera avidità del guadagno e ai piaceri sensuali materiali.”

Che gli uomini di quel tipo disprezzino le donne, anche se lo credono in molti e è una cosa che difficilmente sembra essere giustificata. Infatti, anche se naturalmente non tendono ad “innamorarsi” in questa direzione, uomini simili sono per loro natura portati piuttosto ad avvicinarsi donne, e sembrerebbe che essi siano particolarmente interessati a capire le necessità emotive e i destini dell’altro sesso, cosa che porta in molti casi ad un affetto genuino che è chiamato amicizia “Platonica”.

Ci sono pochi dubbi che essi siano istintivamente ricercati dalle donne, che, senza sospettare nulla della vera causa, sono coscienti di un accordo simpatetico con l’omogenico, che manca loro con l’uomo normale. Per citare un’altra volta De Juox: “sarebbe un errore supporre che tutti gli Urnungs debbano essere odiatori delle donne. In pratica è vero quasi il contrario. Non è raro che siano i soli fedelissimi amici, i più veri alleati e i più convinti difensori delle donne.”

Per passare ora agli esempi di normali e perfetti di donne omogeniche, troviamo un tipo in cui il corpo è tipicamente femminile e grazioso, con la rotondità e la pienezza della forma femminile e l’equilibrio e l’appropriatezza del suo movimento, ma nel quale la natura interna è in gran parte mascolina; il temperamento attivo, audace, creativo, in qualche modo atto alla decisione, non troppo emotivo, interessato alla vita fuori di casa, ai giochi e agli sport, alla scienza, alla politica  e anche agli affari; capace di organizzare e gratificato da posizioni di responsabilità, qualche volta in realtà capace di incarnare il ruolo di un leader eccellente e generoso. Una tale donna, lo si vede facilmente, per la combinazione speciale delle sue qualità, è spesso adatta per una lavoro importante nella vita professionale oppure come manager di istituzioni, o anche come governatore di un paese. Il suo amore si rivolge  a nature giovani e più femminili della sua; è una passione potente, quasi di tipo eroico e capace di ispirare grandi gesta; e quando è tenuta debitamente sotto controllo, può talvolta diventare una forza smisurata nell’insegnamento e nell’istruzione  di ragazze o nel creare una scuola di pensiero o di azione tra le donne. Molte Santa Chiara e molte badesse fondatrici di case religiose sono state probabilmente donne di questo tipo; e in ogni epoca queste donne – non essendo legate agli uomini dai legami ordinari – hanno avuto modo di lavorare molto più liberamente nell’interesse del loro sesso, una causa alla quale il loro stesso temperamento le spinge a dedicarsi “con amore”.

Ora ho delineato – in realtà molto brevemente e inadeguatamente – tutti e due i tipi estremi e i tipo più normale di uomo intermedio e di donna intermedia: tipi che possono trovare riscontro nella storia e nella letteratura, anche se certamente in modo più soddisfacente nella vita reale intorno a noi. E per quanto l’argomento non sia usuale, comincia ad apparire chiaro che è uno di quelli coi quali il pensiero moderno e la scienza dovranno avere a che fare. Degli ultimi tipi descritti, cioè dei più normali, bisogna dire che esistono e sono sempre esistiti in gran numero, e per questa semplice circostanza c’è una grande probabilità che essi abbiano un ruolo e uno scopo. Come precisato, non c’è nessuna indicazione speciale di malattia che li riguardi, a meno che la particolare natura del loro sentimento amoroso non sia essa stessa considerata patologica; e nella separazione dei sessi uno dall’altro, per la quale ci si lamenta così spesso oggi, bisogna ammettere che essi fanno molto per riempire il vuoto.

La natura artistica istintiva del maschio di questa categoria, il suo spirito sensibile, il suo ondivago temperamento emotivo, combinato col coraggio dell’intelletto e del corpo; e la franca, libera natura della donna, la sua mascolina indipendenza e la sua forza unita a una grazia veramente femminile di forma e di comportamento; si può dire che diano ad entrambi, attraverso la loro doppia natura, il comando della vita in tutte le sue fasi, e una certa frammassoneria di segreti fra i due sessi che può favorire molto la loro funzione di riconciliatori e interpreti. È certamente considerevole il fatto che alcuni dei più importanti leader del modo e dei più importanti artisti sono stati dotati o in tutto in parte di temperamento uraniano – come nei casi di Michelangelo, di Shakespeare, di Marlow, di Alessandro il grande, di Giulio Cesare, o, tra le donne, di Cristina di Svezia, della poetessa Saffo e di altre.

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Note:

1)  Per la derivazione di questo termine vedi oltre, capitolo II, p.90 [dell’edizione originale]

2)  Vedi appendice, pag. 131 e 132 [dell’edizione originale]

3) Da Uranos, cielo; essendo la sua idea che l’amore Uraniano fosse di un livello più alto rispetto al legame ordinario. Per altre informazioni su Ulrichs e le sue teorie, vedi Appendice, pag. 148-151 [dell’edizione originale]

4) Charles G. Leland(“Hans Breitmann”), nel suo libro “Il sesso Alternato (Funk, 1904) insiste molto sulla frequente combinazione delle caratteristiche di entrambi I sessi in uomini e donne importanti e presenta un capitolo su “L’animo femminile nell’uomo” e un altro su “L’intelletto maschile nella donna”.

5) Alcune più recenti indagini statistiche (vedi Statistische Untersuchungen”  del dott. M. Hirschfeld, Leipzig 1904) dallo da 1,5 a 2% come rapporto probabile. Vedi anche Appendice pp. 126-128 [dell’edizione originale]

6) Per alcuni esempi, vedi Appendice, pp. 149-153 [dell’edizione originale].

7) Vedi De Joux, Die des Enterbten Liebesglückes (Lipsia, 1893), p. 21.

8) “Psychopathia Sexualis”, Settima edizione, p. 276.

9) Vedi Appendice, pagine 145-148 [dell’edizione originale]

10) Questa descrizione può richiamare alla mente dei lettori la storia delle abitudini e del carattere di Enrico II di Francia.

11) Forse come la Regina Cristina di Svezia, che viaggiò attraverso l’Europa, nella sua visita in Italia, con stivali da uomo e sedendo a cavalcioni sul suo cavallo. Si dice che abbia stretto la mano del Papa, vedendolo, così energicamente che il dottore dovette occuparsene subito dopo.

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