LA MIA VISIONE DEL SESSO GAY

Ciao Project,
siccome non so come chiamarti, ti chiamo Project, come fanno tutti. In questo fine settimana, caso rarissimo, non avevo niente da fare. Gli amici sono partiti tutti, i miei genitori se ne sono andati dai parenti e io sono rimasto a casa solo. vado sui social ma su quelli dei miei amici non c’è niente di nuovo, allora me ne vado a cercare qualche sito sessualmente eccitante, così, per passare un po’ di tempo in modo divertente.

In genere non faccio mai troppe ricerche in internet, ho i miei siti porno abituali e vedo sempre quelli, anche questa volta ci ho passato il pomeriggio di venerdì con tutto quello che ti puoi immaginare, poi sabato mattina ho cominciato a cercare altro, insomma, forse cercavo altro porno, vabbe’, parto con una ricerca “gay” , i primi siti non mi attirano proprio, poi capito nel forum di progetto gay, non mi ricordo nemmeno esattamente cercando che cosa e mi metto a leggere una discussione di diversi anni fa e ci resto appiccicato per un’ora buona. Di porno non c’era proprio nulla e ci ritrovavo tante cose che ho vissuto anche io e poi anche le situazioni e i problemi affrontati erano quelli stessi che ho dovuto affrontare pure io.

Ho passato in pratica tutto il sabato a leggere, fino a notte alta, poi verso le 3.00 sono andato a dormire. Stamattina ho ripreso a leggere e mi è venuto in mente che Progetto è un bel posto, con tanti ragazzi veramente notevoli, non avevo mai trovato una cosa simile. Poi ho visto che ormai non si registra quasi più nessuno ma che tu pubblichi delle mail che ricevi di tanto in tanto e allora ho pensato che forse ti potevo scrivere anche io. Intanto grazie per avere creato una cosa che tratta di vita gay in modo serio, devi andare avanti, è un peccato che queste esperienze siano soppiantate dai social, perché si perde di spessore culturale e di serietà.

Ma vengo ai contenuti di cui vorrei parlare: essenzialmente il sesso che, diciamocelo chiaro, non è un gioco, ma qualcosa che permea profondamente la vita dei ragazzi e penso anche delle persone di tutte le età. Io ho 30 anni, ho avuto le mie esperienze sessuali e non proprio minime e mi sono accorto di quanto il sesso sia una questione complicata per tutti. Probabilmente è così perché i condizionamenti sono tanti e pesantissimi fin da quando siamo bambini, e qui lo dico facendomi anche un esame di coscienza: io sono il primo che ha identificato per anni, e identifica ancora oggi il sesso con la pornografia.

Andarsi a cercare un sito porno è facilissimo, mentre andarsi a cercare un ragazzo, per costruirci una relazione seria, è difficilissimo e allora si sceglie la strada più semplice, che però è anche la più stupida, cioè quella che non ti porta a costruire niente. Quella strada è stata la mia e purtroppo penso che lo sia ancora e, da quello che ho visto, è stata la strada di tutti o quasi i ragazzi con cui sono stato. Io mi sento dipendente dal sesso ma non totalmente, faccio una differenza tra il sesso via porno, che purtroppo è la quotidianità, e il sesso come mi piacerebbe, che appartiene al mondo dei sogni.

Il vero problema del sesso vero, cioè di quello con un ragazzo vero e non a fantasia è che il ragazzo deve essere vero, e un ragazzo vero è com’è, non lo puoi plasmare a tua immagine e somiglianza. Innamorarsi di un ragazzo teorico, o meglio innamorarsi in astratto di un ragazzo creato dalla propria fantasia e facilissimo, ma significa innamorarsi di se stessi, è il massimo del narcisismo, ci si innamora della propria fantasia. Un ragazzo vero è un’altra cosa, ha una storia “sua” con la quale tu non c’entri niente, ha avuto le sue esperienze prima di conoscerti, e illuderti che tu sarai per lui l’esperienza definitiva, quella che chiude la serie con una relazione destinata a durare tutta la vita, non ha niente di realistico.

Dalla mia esperienza ho imparato che nelle relazioni con i ragazzi se non hai spirito di adattamento resterai sempre solo. Già a livello fisico il ragazzo perfetto non esiste. Quando mi faccio la doccia la mattina e mi guardo allo specchio mi piaccio, sì, mi piaccio abbastanza, ma ci sono pure tante cosette e non solo cosette che non mi piacciono, un po’ di scoliosi, troppo pelo, il volto non perfettamente regolare, o che almeno mi sembra così, e tante altre cose, con i ragazzi che ho avuto è stato lo stesso: quando ci parli sui social o sui siti di incontri te li immagini bellissimi, poi li vedi da lontano e dici: “beh, niente male!”, ma quando li vedi da vicino, uno è troppo cicciottello e l’altro è tropo secco, uno ha il naso storto e l’altro ha la pelle grassa, per non dire di quando si arriva al dunque e li vedi nudi, e lì possono arrivare anche delusioni profonde, perché sarò pure fissato, ma certe cose, per attirarmi veramente devono essere come dico io.

È vero che la parola d’ordine dei rapporti con i ragazzi è “adattarsi” ma se un ragazzo non ti attira veramente da quel punto di vista, può essere pure Eistein, ma non ti attira dal punto di vista fondamentale. Se dicessi il contrario mi sentirei un ipocrita. E poi, ammesso che ci sia una certa compatibilità fisica, cioè che ci sia un’attrazione sessuale forte e “reciproca”, sì, il primo passo è fatto, ma ci sono ragazzi che ti fanno proprio cascare le palle, ci sono quelli lagnosi, quelli bugiardi, quelli “capisco tutto io” e pure quelli pericolosi, violenti e prevaricatori che è meglio perderli che trovarli. “Adattarsi” sì ma con buon senso.

Nella mia esperienza ho imparato che innamorarsi non è una scelta, ed esclusi i casi di evidente incompatibilità, se cerchi la perfezione non vai da nessuna parte e quindi non puoi che adattarti alla soluzione più accettabile o, forse, meno peggio. Parlo solo sulla base della mia esperienza diretta: pensare che le cosiddette affinità elettive, tipo l’interesse per la musica o per l’arte, per certe tematiche culturali o ambientali siano cose che motivano due ragazzi a mettersi insieme, sono tutte cazzate.

Due ragazzi stanno bene insieme prima di tutto se c’è un desiderio sessuale reciproco molto forte. Se un ragazzo ti piace e lui vuole stare con te, questa è la migliore premessa, forse non l’unica ma quasi. Io alla fine non ho costruito nessuna relazione stabile, ma se una relazione ha avuto un senso, e ha ancora un senso, per quanto debole sia, è stato perché c’era quel desiderio sessuale forte e reciproco, a partire da lì, piano piano c’è stato anche un po’ di contatto affettivo, per niente stupido, ma quando la spinta sessuale era debole o soprattutto non era reciproca, dopo qualche pomeriggio a parlare di cinema e di letteratura, si finiva molto rapidamente per non sentirsi più.

Uno mi ha detto semplicemente: “sei un bravissimo ragazzo ma non riesco a pensare a te per farmi una sega”, è brutale e ci sono rimasto male, ma in fondo aveva ragione, non puoi farti piacere uno che non ti piace. Project, io non ho sempre ragionato così, quando avevo vent’anni sognavo a occhi aperti, adesso penso più al sesso che all’amore, che mi sembra una immensa sovrastruttura culturale. E poi, se la base dell’amore non sta nel desiderarsi sessualmente non ho capito in che altro potrebbe essere. Il sesso vero, condiviso, voluto, è amore, non è un’altra cosa. E poi per vivere veramente il sesso con un altro ragazzo ti devi fidare di lui, cioè non può succedere con uno qualunque, con uno che non stimi proprio come persona.

Uno dei miei ragazzi mi piaceva abbastanza (che è già un modo di dire ambiguo). Lui a me ci teneva moltissimo, ha provato a mettermi alle strette con le parole, cioè parlando quasi per costringermi a dirgli di sì ma io sono stato molto evasivo, perché quando stavo con lui, pure se era più o meno un bel ragazzo non provavo nessuna eccitazione sessuale, un altro invece, pure lui si era cotto di me, ma pure io di lui, anche se allora scappavo e cercavo di evitare di coinvolgermi troppo perché avevo preso parecchie bastonate, lui non ha fatto discorsi, ha capito che aveva un fascino forte su di me e si è dimostrato disponibile a comportamenti molto liberi verso di me, in pratica mi ha fatto capire che stare vicino a me lo eccitava e che su di me ci faceva spesso fantasie. Questi non sono discorsi, è un modo di dire: “io voglio fare sesso con te!” E dopo un po’ ci siamo arrivati.

Quando vedi che un ragazzo sta con te proprio perché vuole te, o in quel momento almeno vuole proprio te, lo capisci subito ma non dalle parole o dalle dichiarazioni d’amore ma dal fatto che non si trattiene, che è eccitato, che è completamente disinibito, e guarda che sono cose molto rare. Io di ragazzi che facessero sesso veramente, cioè partendo veramente in quarta, in pratica ne ho trovato uno solo, con gli altri era una schermaglia, un gioco delle parti, molte chiacchiere e poco sesso e soprattutto sesso imitativo, per loro era ripetere quello che avevano imparato tramite i porno, ma non li vedevi mai veramente partiti.

È da questo che capisci se un ragazzo ti vuole veramente o sta solo giocando con te, e quando ti capita l’esperienza giusta, che forse è capitata anche a me, capisci che cosa vuol dire fare l’amore, cioè vivere il sesso con trasporto vero, senza recite e senza obblighi. Se con un ragazzo trovi un’armonia sessuale, alla fine la trovi anche nelle altre cose, almeno è questo che è capitato a me. Non che poi questo significhi che hai trovato l’amore eterno o cose del genere, però quando stai con quel ragazzo vivi un’esperienza profonda, quella del sesso vero condiviso. Niente è eterno a questo mondo, ma per il tempo che dura, che potrebbe anche essere lunghissimo, beh, vivi proprio ad un altro livello.

Project, non sto facendo l’apologia del sesso, non mi piace fare discorsi teorici, dico quello che ho provato personalmente. Ovviamente non faccio statistica e il mio punto di vista è molto limitato ma è stato una conquista faticosa che mi ha fatto crescere e mi ha fatto capire il senso della sessualità condivisa che resta un valore, nonostante la sua fragilità. Mi sono un po’ sfogato e ho detto la mia. Vedi tu che fare della mia mail, quello che mi auguro comunque lo sai!
Un abbraccio. Fede93

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COPPIE GAY E GIOCO SESSUALE

La coppia nasce dal desiderio condiviso di due persone di creare uno “spazio comune” di interazione e di scambio. Anche due amici costituiscono una “coppia” perché tra loro esiste uno “spazio comune” che può essere più o meno ampio e il rapporto di “coppia amicale” può essere di fondamentale supporto in momenti cruciali della vita.

Comunemente si usa però il termine “coppia”, senza ulteriori specificazioni, quando lo spazio comune include anche la sessualità. Questa definizione di coppia ha due punti deboli il primo risiede nella genericità del termine sessualità, che può essere tanto ristretto da limitarsi alla sola sessualità sublimata, e il secondo sta nel concetto stesso di condivisione che può anche essere molto parziale. È ovvio poi che, al di là delle definizioni astratte e della loro pretesa di oggettività, quello che conta realmente è la percezione che della condivisione della loro sessualità hanno i partner della coppia.

Mettiamo quindi da parte l’elasticità dei concetti di sessualità e di spazio comune e usiamo, da qui in poi, l’espressione “coppia gay” riferendoci ad una coppia gay tipica, in cui la condivisione della sessualità si realizza in modo tendenzialmente completo.

Fermiamoci preliminarmente a riflettere sul “gioco sessuale”. Mi sono interessato più volte del “gioco sessuale” con finalità esplorative, cioè del gioco sessuale volto a capire i livelli di coinvolgimento e le reazioni di un’altra persona di fronte a contenuti più o meno scopertamente sessuali veicolati attraverso modalità giocose che notoriamente abbassano i livelli di autocontrollo. Ho anche analizzato spesso i “gioco sessuale seduttivo” che tende a superare le inibizioni del possibile partner attraverso una progressione di comportamenti sempre più esplicitamente connotati in senso sessuale. Non mi sono però mai soffermato sul “gioco sessuale di coppia”. Possono ovviamente permanere, anche all’interno di una coppia stabile, finalità esplorative o seduttive, ma il gioco sessuale di coppia ha di per sé un significato diverso, si potrebbe dire che ha un significato “confermativo”, come se fosse un modo di dire che “il tempo passa ma il mio coinvolgimento nei tuoi confronti non viene meno”.

Nel gioco sessuale di coppia la memoria della sessualità vissuta col partner ha un ruolo fondamentale. Proprio perché la sessualità di coppia ha una sua storia, mostrare che gli episodi salienti di quella storia non sono stati dimenticati ma restano vividi e vitali anche a distanza di tempo è uno dei modi più diretti per confermare la buona salute della coppia.

Il gioco sessuale di coppia ha delle valenze sessuali molto forti ma è vissuto come un momento distinto dalla sessualità e in qualche modo prodromico rispetto ad essa. Il gioco distrae dall’ansia, scioglie almeno temporaneamente dalle preoccupazioni, porta facilmente al sorriso, permette di valutare la disponibilità dell’altro in modo leggero, riduce l’imbarazzo nel proporre al partner un contatto sessuale e in qualche modo ne sollecita le risposte positive, ma ha anche un’altra funzione fondamentale, serve cioè a ciascuno dei partner a sottolineare all’altro il proprio punto di vista cioè la propria interpretazione degli episodi fondamentali della vita sessuale di coppia. Non va mai dimenticato che la valenza degli eventi della storia di coppia va valutata dal punto di vista soggettivo di ciascuno dei due partner. Alcuni comportamenti che appaiono all’uno come forme molto gradite di tenerezza, possono essere vissute dall’altro come momenti di debolezza o di cedimento. La variabilità delle interpretazioni soggettive dei comportamenti sessuali è così accentuata che l’oggettività perde ogni significato ma in questi casi si può creare una interpretazione condivisa proprio parlando più volte di quei comportamenti e confrontando le letture soggettive di essi, in questo modo piano piano le differenze sfumano e si crea il cosiddetto “ricordo condiviso” ossia il ricordo di un fatto al quale i due partner danno più o meno lo stesso significato.

Una coppia sana, ossia una coppia in cui esiste un rapporto affettivo scambievole, non corre il rischio di andare in crisi, può vivere transitori momenti di conflitto che si superano perché la spinta aggregativa dell’affettività prevale in ogni caso su quella distruttiva dell’orgoglio individuale. In una coppia sana i due partner riconoscono ciascuno i meriti dell’altro e sottolineano i propri difetti e le proprie debolezze, la tendenza individuale a prevalere cede il passo all’idea di dare spazio al proprio partner.

Il gioco sessuale di coppia emerge in due contesti molto diversi, ossia nei momenti di grande distensione e di serenità della vita di coppia, oppure nei momenti in cui l’equilibrio di coppia appare in crisi. Si tratta di contesti sostanzialmente diversi. Esaminiamoli separatamente:

GIOCO SESSUALE DI COPPIA IN MOMENTI DI SERENITA’.
In questi casi la proposta del gioco sessuale dà per scontata la risposta positiva da parte del partner. Il gioco non ha limiti di tempo e tende a protrarsi a lungo o, se è possibile, a trasformarsi, dopo un po’, in piena sessualità. In questi contesti positivi si sottolineano le doti sessuali del partner, il suo sex appeal, il suo fascino e ci si dimostra molto sensibili a quel fascino, si riportano alla memoria i fatti salienti che hanno caratterizzato l’innamoramento e se ne presenta l’interpretazione dal proprio punto di vista, si chiede al partner quale sia la sua interpretazione di quegli stessi fatti e si confrontano senza contrapposizione i due punti di vista. Il gioco sessuale di coppia può anche richiamare alla memoria episodi sessualmente coinvolgenti del passato che possono aver trovato interpretazioni non esattamente simmetriche da parte di entrambi i partner. Il gioco sessuale, in questi casi, permette di focalizzare l’attenzione sul senso e sul valore che sono attribuiti ai fatti sia dall’uno che dall’altro partner. Anche in questi casi, confronto non vuol dire contrapposizione. In genere nel corso di questi chiarimenti che avvengono in un ambito ludico, ciascuno dei partner presenta una esposizione più morbida della propria posizione e tende a sottolineare i punti di possibile contatto e ad evitare o a smussare quelli sui quali le differenze di interpretazione sono più significative. In genere gli atteggiamenti dei due partner tendono ad essere simmetrici ed entrambi concilianti, il che significa che l’interpretazione del fatto esaminato è comunque secondaria rispetto alla conservazione del rapporto. Nei momenti di serenità una proposta di gioco sessuale trova sempre la disponibilità del partner e questo rafforza la vita di coppia. Sottolineo che spesso, in particolare tra due uomini, è difficile usare il linguaggio della tenerezza e lo si sostituisce con il linguaggio del sesso giocoso, questo significa che dietro espressioni che manifestano un forte interesse sessuale è lecito vedere anche un forte coinvolgimento affettivo.

GIOCO SESSUALE DI COPPIA IN MOMENTI DI CRISI.
Il gioco sessuale di coppia ha un ruolo anche nei momenti di crisi, in questo caso equivale ad una richiesta di conciliazione. Se, in questo caso, da parte di chi propone il gioco, la risposta positiva del partner non può essere data per scontata al 100%, essa è ritenuta comunque altamente probabile, al punto che la proposta del gioco sessuale non appare rischiosa, cioè non sembra poter compromettere ulteriormente l’equilibrio di coppia. In questo caso i ruoli non sono però esattamente paritari perché chi propone il gioco lo fa per dissipare incertezze, incomprensioni o malumori, è un modo di manifestare la propria disponibilità purché il partner metta da parte le sue rigidità e suoi atteggiamenti rivendicativi. Per quanto possa sembrare paradossale, è più facile cercare una conciliazione dimostrandosi sessualmente coinvolti e disponibili piuttosto che chiedendo scusa o recedendo esplicitamente da posizioni inopportune assunte in precedenza.

Il gioco sessuale di coppia è in fondo uno dei mezzi più potenti di gratificazione interna della coppia e uno dei rimedi più immediati ed efficienti per evitare di mettere in crisi significativamente l’equilibrio di coppia. L’assenza del gioco sessuale di coppia è un elemento patologico ed è uno dei sintomi più significativi della fragilità della coppia.

Nella maggior parte delle coppie gay non conviventi, che sono molto numerose, il gioco sessuale via telefono o con altri mezzi, anche se ridotto talvolta ad una conversazione breve nelle pause di lavoro, rappresenta un elemento di stabilità, se vogliamo, leggero, ma nello stesso tempo senza i rischi connessi alla convivenza. La progressiva diffusione delle copie gay non conviventi (coppie leggere ma spesso più stabili di quelle formalizzate) dimostra quanto, nella pratica, la convivenza si dimostri molto meno entusiasmante di come appare dalle prospettazioni meramente teoriche.

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STILI SESSUALI GAY

La personalità sessuale, proprio perché è una parte costitutiva fondamentale della personalità, è una caratteristica strettamente individuale legata sia alla costituzione fisica, ossia alla genetica-epigenetica individuale, che al background costituito dall’insieme delle esperienze precedenti, sia in campo affettivo-sessuale che in ambito genericamente relazionale.

La personalità sessuale si manifesta nell’adozione di un particolare stile sessuale, cioè di una particolare modalità di gestione degli approcci sessuali. Lo stile sessuale di un individuo dice molto della personalità profonda di quell’individuo, delle sue aspirazioni, delle sue frustrazioni della sua ricerca di conferme e di stabilità.

La personalità sessuale non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento esterno, socialmente rilevabile, nei confronti della sessualità, che, proprio perché entra in gioco nell’ambito delle relazioni sociali, deve tenere conto delle attese sociali e di quanto è socialmente accettabile o non accettabile. Lo stile sessuale si manifesta esclusivamente nell’ambito di contatti strettamente interpersonali nei quali interviene la sessualità in modo determinante o come pulsione di fondo, o come finalità o con fini strumentali collegati ad aspetti profondi della personalità individuale.

Proprio perché gli stili sessuali sono tipici delle relazioni interpersonali a due, essi possono essere classificati proprio su questa base in tre gruppi:
1) Stile dominante; 2) Stile paritario; 3) Stile remissivo.

Nello stile dominante e in quello remissivo esiste una precisa assunzione di ruolo che può essere definita a priori, ossia indipendentemente dalla persona del partner e dalla storia della relazione, o può essere determinata proprio dalla relazione e dalla personalità del partner. Potremmo quindi specificare la classificazione come segue:

1) Stile dominante a priori;
2) Stile dominante in relazione alla personalità del partner
3) Stile paritario;
4) Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
5) Stile remissivo a priori.

Andrebbe comunque aggiunta una ulteriore categoria detta di Stile variabile, in cui, nell’ambito di una relazione lo stile assunto da uno dei due partner può cambiare, o per motivi dipendenti dalla storia della relazione e dalla storia sessuale dell’individuo, o per ragioni legate all’ansia, allo stress e alle frustrazioni esterne all’ambito della sessualità:

6) Stile variabile relazionale
7) Stile variabile per motivazioni esterne

Una particolare attenzione va riservata al cosiddetto Stile paritario, che non comporta di per sé alcuna assunzione di ruoli. Lo stile paritario rappresenta una condizione di equilibrio nell’ambito di una relazione sessuale. Detto equilibrio, che non è rigido ma deve rispondere alle esigenze di entrambi i partner, viene dal bilanciamento di spinte e controspinte. Esistono situazioni in cui quando ci si sposta dalla posizione di equilibrio intervengono immediatamente dei meccanismi di compensazione che tendono a ricostituire l’equilibrio, e in questo caso si può parlare di Stile paritario stabile, ma esistono anche situazioni in cui l’allontanamento dall’equilibrio non viene immediatamente compensato e l’equilibrio si perde definitivamente, in questo caso si può parlare di Stile paritario instabile.

Riassumendo, possiamo classificare gli stili sessuali come segue:

Stile dominante a priori;
Stile dominante in relazione alla personalità del partner;
Stile paritario stabile;
Stile paritario instabile;
Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
Stile remissivo a priori.
Stile variabile relazionale
Stile variabile per motivazioni esterne

Cerchiamo ora di dare una panoramica dei comportamenti e degli atteggiamenti mentali più tipici di ciascuno stile.

STILE DOMINANTE A PRIORI Lo stile sessuale dominante a priori è spesso il risultato di una educazione che, attraverso i discorsi e gli esempi, tende a identificare la persona con il suo atteggiamento verso la sessualità sottolineando le espressioni che premiano i ruoli dominanti, come “maschio alfa”, “l’uomo che non deve chiedere mai”, ecc. ecc.. In questo campo la sessualità fisica prevale nettamente sull’affettività, vista come caratteristica debole, tendenzialmente femminilizzante. Chi ha uno stile sessuale dominante a priori utilizza il partner più che creare un rapporto interpersonale con lui, tende a creare un rapporto di dominanza-subordinazione, esprime giudizi di svilimento della sessualità del partner: “ti devo svezzare”, “devi crescere”, “ti devo insegnare tutto”, non ammette rifiuti o dilazioni, non ascolta le lamentele del partner, quando si rende conto di non avere più una posizione dominante e di essere stato ormai messo da parte, passa facilmente oltre ritenendo l’altro un debole, uno stupido che si è fatto sfuggire un’occasione d’oro che non si ripeterà più.

STILE DOMINANTE IN REAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Esistono e non sono rari i casi un cui la scelta di un ruolo discende proprio dalla personalità del partner e dalla storia precedente della relazione, o da condizioni oggettive che determinano a priori uno sbilanciamento almeno iniziale degli equilibri, come per esempio una notevole differenza di età o di condizione sociale o economica. In molti casi non si tratta neppure di posizioni dominanti quanto piuttosto protettive che sono destinate a cambiare nel corso del tempo se la relazione resisterà allo scorrere del tempo. Un individuo che presenta un vero stile dominante in relazione alla personalità del partner, tende ad occupare tutti gli spazi che il partener ritenuto più debole gli lascia liberi, in qualche modo parassitandolo, rendendolo succube, almeno fin quando la sua capacità di sopportazione regge.

STILE PARITARIO STABILE Un individuo che presenta uno stile sessuale paritario stabile tende a costruire e a mantenere un rapporto in cui non sono definiti ruoli di nessun genere, né a priori né a posteriori, e in cui la regola di fondo è la parità tra i partner. I ruoli paritari stabili si stabiliscono quasi sempre, con l’andare del tempo, anche nei rapporti intergenerazionali di lunga durata. I partner che adottano uno stile sessuale paritario stabile sono sensibili agli stati di tensione che si manifestano all’interno della coppia e hanno il buon senso di reagire in modo morbido quando le tensioni superano certi limiti. L’obiettivo di fondo dello stile paritario stabile non è il rispetto di un ruolo a priori ma il mantenimento della stabilità della coppia, al quale tutto il resto è subordinato. Ovviamente anche in una coppia caratterizzata da uno stile sessuale paritario stabile da parte di entrambi i partner non c’è comunque identità assoluta nel modo di intendere e di vivere la sessualità, ma le capacità di adattamento reciproco sono notevoli e questo comporta che due sessualità per certi aspetti anche piuttosto diverse possano trovare un punto di equilibrio. È la caratteristica sensazione del “lui è diverso da me ma stiamo bene insieme”. In genere all’interno di una coppia con una sessualità paritaria stabile c’è notevole stima reciproca, cioè si considera il proprio partner veramente alla pari e c’è dialogo sostanziale, ossia non ci sono argomenti tabù o rimossi di nessun genere. Il dialogo, quando è sostanziale, cioè quando mira a una comunicazione seria e non è una semplice sottolineatura del disagio o una rivendicazione di maggiore protagonismo, è il primo meccanismo di riequilibrio dell’armonia di coppia. Non c’è bisogno che il dialogo sia costante ma è necessario che sia autentico.

STILE PARITARIO INSTABILE Lo Stile paritario instabile, si potrebbe anche definire Stile dei patti e degli accordi. In sostanza, i due partner tendono a garantirsi una relazione stabile di coppia definendo di comune accordo un codice di comportamento che, in ipotesi, potrebbe garantire la parità. Il meccanismo dello Stile paritario instabile è per alcuni aspetti analogo al regime matrimoniale, nel quale la legalizzazione del rapporto crea diritti e obblighi che finiscono per avere soltanto una base pattizia e non affettiva. Una relazione affettiva costruita su basi così fragili può anche reggere finché non interviene uno sconvolgimento sufficientemente forte da scuotere e mettere in crisi i fragili fondamenti della relazione. La fragilità dello stile paritario instabile sta proprio nella rigidità formale dei patti espliciti o sottintesi tra i partner.

STILE REMISSIVO IN RELAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Si tratta in buona sostanza di un adattamento che, al fine del mantenimento della relazione, induce uno dei due partner ad accettare una posizione debole in confronto all’altro, nella presunzione, spesso sbagliata, che un tale comportamento possa indurre il partner ad atteggiamenti più protettivi. Spesso, nei matrimoni combinati (tra un uomo e una donna), la donna era indotta ad assumere uno stile sessuale remissivo per evitare conflitti con il marito. È evidente che scelte di questo genere, sono nella sostanza niente altro che imposizioni accettate perché non è possibile o è troppo difficile adottare un comportamento diverso. Situazioni di questo tipo, che erano comunissime nell’Inghilterra vittoriana nelle relazioni tra giovani aristocratici ricchi e ragazzi poveri di estrazione proletaria, esistono anche nel mondo gay di oggi, specialmente quando il livello socio-economico di uno dei due partner è molto diverso da quello dell’altro. Lo stile remissivo di adattamento indica una relazione non sana, in cui uno dei due partner “deve” adeguarsi e l’altro non si accorge del disagio del partner ma approfitta addirittura della sua debolezza. Situazioni del genere sono state comuni in rapporti che benché apparissero come rapporti di coppia, erano di fatto veri rapporti di prostituzione.

STILE REMISSIMO STABILE A PRIORI L’adozione di uno stile sessuale remissivo stabile a priori può essere riferita a situazioni per alcuni aspetti patologiche, non nel senso psichiatrico ma nel senso relazionale, nelle quali uno dei due partner è portato a credere che “in ogni caso” accettare una condizione di remissività possa rappresentare qualcosa di positivo, perché una relazione, per quanto patologica, offre comunque una protezione rispetto ad altri rischi provenienti dall’ambiente sociale. Un po’ come accadeva qualche secolo fa, quando si riteneva che la condizione della donna sposata fosse “in ogni caso” preferibile a quella della donna nubile o della vedova. Ovviamente l’adozione di stili sessuali stabilmente remissivi a priori non ha niente a che vedere con le scelte affettive o con i desideri sessuali, ma risponde soltanto ad esigenze di generica protezione sociale. Situazioni del genere possono esistere anche nel mondo gay, per quanto siano oggi piuttosto eccezionali.

STILE VARIABILE RELAZIONALE Questo stile sessuale è caratteristico di persone il cui equilibrio complessivo è significativamente variabile in relazione al momento emotivo che attraversano, con oscillazioni che vanno da comportamenti altruistici, non possessivi e di grande generosità, nei momenti favorevoli, a reazioni di chiusura e assunzione di posizioni di principio drastiche nei momenti di stress, di frustrazione o di scoraggiamento. Va sottolineato che il comportamento di chiunque è significativamente orientato dal particolare momento emotivo e che anche quando i comportamenti dipendono fortemente dal momento e presentano forti oscillazioni, non è affatto detto che essi possano mettere in crisi una relazione, proprio per il fatto che lo stile variabile relazionale presenta anche picchi di notevole positività che possono compensare in gran parte gli effetti negativi dei momenti grigi. Uno stile sessuale variabile può allarmare il partner solo quando la variabilità non appare in nessun modo correlata con l’andamento della vita di coppia, quando cioè ci si rende conto che il proprio partner ha comportamenti che non appaiono oggettivamente motivati dall’andamento della vita di coppia. In questo caso si ricade nell’ultima categoria cioè quella dello

STILE VARIABILE PER MOTIVAZIONI ESTERNE In questo caso si può arrivare a capire e a giustificare un comportamento instabile se si riesce ad individuare una causa esterna al rapporto di coppia di portata tale da giustificare un cambiamento di comportamento. In situazioni del genere, se non interviene una fase positiva in tempi brevi, si corre il rischio di stressare l’altro partner chiedendogli e quasi pretendendo da lui spirito di adattamento e buona volontà, cosa che può accadere una volta ma che, se si ripete, rischia di mettere seriamente in crisi la relazione.

Gli stili sessuali possono essere caratterizzati, oltre che tramite il modello relazionale, anche tramite il senso e il valore che si attribuisce alla sessualità in rapporto all’affettività e alle modalità con la quale si lancia al partner un segnale che sottintende disponibilità sessuale o bisogno di un contatto sessuale. Va chiarito che anche all’interno di coppie stabili e di lunga esperienza, prendere l’iniziativa sessuale non è affatto una cosa scontata e può creare un certo imbarazzo, perché il rischio della banalizzazione e della ritualizzazione della sessualità è reale. Gli approcci procedurali sono qui di diversi tipi:

APPROCCIO PASSIONALE Uno dei due partner si dimostra particolarmente interessato e coinvolto, portato quasi da una frenesia irresistibile e centrato quasi esclusivamente sulle proprie reazioni e sui propri bisogni, l’attenzione all’altro partner è limitata o assente. Un approccio del genere può servire talvolta a vincere esitazioni e incertezze ma è difficile che possa durare come approccio stabile, perché quanto più è ripetuto tanto meno è credibile e rischia di trasformarsi in una recita.

APPROCCIO AFFETTIVO In genere l’approccio affettivo, per avere successo deve essere condiviso da entrambi i partner, in caso contrario rischierebbe di non incontrare la sintonia dell’altro partner. Quando l’approccio affettivo è condiviso, la sessualità si presenta come il normale sviluppo dell’affettività e non come un’attività staccata e a se stante. L’attenzione alle reazioni del partner è alta e la sessualità non è né ritualizzata né ripetitiva, ma costruita secondo le necessità che si manifestano momento per momento. Il contatto sessuale è diluito nel tempo, mescolato con atteggiamenti affettivi non specificamente sessuali, come lo stare nudi insieme, il ridere, lo scherzare, il distrarsi parlando d’altro. Va sottolineato che questi comportamenti non sono fughe dalla sessualità ma solo modi per inserirla nei ritmi normali della vita quotidiana, evitando di considerarla un’attività separata.

APPROCCIO NORMALIZZANTE Quando l’approccio affettivo non è pienamente condiviso, quello dei due partner che se ne sente maggiormente attratto tende, in modo più o meno cosciente, a sottolineare la dimensione affettiva della sessualità così da farla apparire una componente normale della vita quotidiana. In questi casi, però, i tentativi corrono spesso il rischio di non essere capiti e di essere addirittura controproducenti, perché il partner meno affettivo può considerarli una specie di rifiuto verso il suo modo “più diretto” di concepire la sessualità.

APPROCCIO GIOCOSO L’approccio giocoso può essere relativamente stabile, se condiviso, ma appare come un modo per indurre il partner a superare le proprie inibizioni, se è posto in essere nei confronti di un partner molto inibito. Va sottolineato che il partner più inibito potrebbe considerare aggressivo e sostanzialmente violento, nonostante le apparenze del gioco, il tentativo di indurlo a un coinvolgimento sessuale non pienamente voluto o non ancora completamente accettato, e questo rischio va evitato in ogni caso.

APPROCCIO SPERIMENTALE L’approccio sperimentale è totalmente centrato su quello che si fa e non sulla persona con la quale lo si fa, è un approccio immaturo dovuto più alla curiosità che ad un interesse affettivo verso il partner. Chi segue un approccio sperimentale propone insistentemente al partner nuove esperienze anche se si rende conto che le proposte non incontrano l’entusiasmo quanto la perplessità e nel migliore dei casi, l’acquiescenza passiva del partner, che dopo l’esperienza è bombardato di domande con una risposta implicita contenuta nella domanda stessa, del tipo: “è vero che ti eccita?”.

IL RIFIUTO
Una riflessione a parte va fatta su un concetto delicatissimo che interviene nelle relazioni sessuali e cioè sul concetto di rifiuto più o meno radicale della sessualità del proprio partner. Costruire una relazione interpersonale, a qualunque livello, vuol dire comprendere e rispettare il mondo del partner, i suoi bisogni, le sue debolezze, le sue frustrazioni. Queste cose sono già difficili nelle relazioni che non coinvolgono la sessualità ma possono diventare un elemento critico nelle relazioni sessuali. Quando entra in gioco la sessualità, comprendere e rispettare vuol dire dover necessariamente tenere conto della sessualità del partner e in qualche modo integrarla con la propria, e non va mai dimenticato che il partner è un’altra persona che, per quanto affine, ha una sua concezione della sessualità e un suo modo di viverla. Accettare in teoria la sessualità di un altro è facile quando non ci sono coinvolgimenti sessuali ma può essere difficilissimo quando i coinvolgimenti sessuali ci sono, perché questo significherebbe allargare il proprio orizzonte sessuale ad una diversa visione della sessualità, che non appare sempre condivisibile. In genere a questi aspetti si presta poca attenzione, dando per scontato che una volta arrivati al sesso le cose andranno avanti da sé senza alcun problema, cosa che non è quasi mai vera. Bisognerebbe chiedersi fino a che punto si è veramente disponibili a cambiare i propri punti di vista, prima di avviare una relazione sessuale, ma questa valutazione, dovrebbe basarsi su una conoscenza seria del partner, cosa che è molto difficile che si realizzi prima dell’avvio del rapporto. Quindi, in genere, si procede, dando per scontato che le cose troveranno da sé la loro strada. Una volta avviata una relazione sessuale, però, i nodi vengono al pettine. Da un lato c’è la tendenza a portare comunque avanti la relazione, perché almeno in teoria, essa appare gratificante e sembra che la prospettiva che le cose possano cambiare nel senso da noi voluto sia sempre valida, dall’altro però si avvertono sempre di più le dissonanze tra il proprio modo di intendere la sessualità e quello del partner e cominciano a presentarsi forme di rifiuto più o meno velato nei confronti del partner nel tentativo di portarlo nel nostro mondo. A questo punto, se c’è un rapporto affettivo vero ed è possibile parlare chiaro si può arrivare a superare il problema con un adattamento reciproco e condiviso, che non deve essere neppure dichiarato, ma basta che si realizzi nei fatti. Se la volontà di salvare il rapporto è più forte della tendenza a prevalere nel confronto, la relazione potrà crescere su basi solide, in caso contrario andrà incontro a conflitti più o meno dichiarati, fino alla rottura o ad una prosecuzione sostanzialmente svuotata di significato. Va sottolineato che quando si sta costruendo una relazione sessuale, un rifiuto opposto ad una richiesta cui il partner attribuisce un significato importante equivale ad un rifiuto della persona.

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SESSO GAY E INTIMITA’ SESSUALE

Il sesso non è performance, non si tratta di dare spettacolo o di dare dimostrazioni di vario genere. Il sesso vero non è un film porno. Il sesso, e parlo in particolare del sesso gay, cioè di una dimensione sessuale che non ha nulla a che vedere con la procreazione, è essenzialmente intimità condivisa. Premetto che questo concetto di sessualità è molto largo e comprende tante cose che non sono sesso in senso stretto, ma hanno o possono avere molte implicazioni sessuali. Si raggiunge una intimità sessuale vera quando non si è condizionati dal proprio partner, nel senso che non ci si sente né costretti né artificiosamente indotti a fare sesso, ma lo si fa liberamente, quando chiedere un contatto sessuale al proprio compagno non crea imbarazzo e non può suscitare in nessun caso risposte perplesse o imbarazzate, quando la richiesta di un contatto sessuale da parte del proprio compagno viene accolta come una cosa positiva e di grande significato affettivo, quando lo stare nudi insieme non crea ansia o imbarazzo, quando il contatto fisico è senza riserve e senza tabù. L’unico vero problema, nel sesso gay, è rappresentato dal rischio delle malattie sessualmente trasmesse, ma al di là di questo rischio, che è oggettivo e che bisogna SEMPRE prevenire in modo adeguato, non esistono in pratica altri veri problemi.

Il sesso, tutto il sesso, è assolutamente incompatibile con l’idea del dominio, della sopraffazione o della strumentalizzazione dell’altro. Nei rapporti sessuali gay la regola della parità dei partner è assolutamente fondamentale. Chi cerca di usare il sesso come mezzo di dominio e di controllo di un’altra persona o semplicemente si comporta inducendo anche inconsciamente forme di subordinazione o di timore nell’altro, è bene che capisca che quelle finalità è quei comportamenti sono la negazione della sessualità, che è una partecipazione profonda alla vita dell’altro, alle sue ansie e ai suoi problemi, cioè alla vita dell’altro nel suo complesso, perché nel sesso si riflette l’intera personalità di un individuo. Ed è per questo che vivere bene la sessualità porta benefici grandissimi non solo al tono dell’umore, ma all’equilibrio complessivo della persona e al suo stato di salute generale.

La condivisione della sessualità, quando è autentica e reciproca, abbassa i livelli di ansia e aiuta ad affrontare insieme anche i problemi della vita ordinaria, perché crea un legame solido, un rapporto di fiducia e di stima tra due persone che si sostengono reciprocamente e possono partecipare uno alle decisioni dell’altro esprimendo anche un diverso punto di vista, cosa che non fa mai male.

Accettare l’idea che si debba giungere a compromessi e che la convivenza pacifica è in fondo l’arte del compromesso è un indice di maturità, ma se è facile accettare compromessi su questioni oggettivamente di peso molto relativo, quanto più una scelta implica livelli profondi dell’affettività di una persona, tanto più difficile diventa accettare compromessi. Si può accettare facilmente l’idea di andare una domenica con un amico a vedere un film anche se il film non ci interessa, ma è moralmente riprovevole accettare di sposare una donna invece di un’altra per conseguire vantaggi economici o di carriera. Nel dire moralmente riprovevole, intendo dire che una scelta del genere non è solo teoricamente immorale ma finisce per condizionare negativamente tutta la vita. In sostanza le scelte immorali sembrano portare vantaggi, o forse portano oggettivamente vantaggi nell’immediato, ma a lungo termine si pagano e spesso molto pesantemente. Mescolare l’interesse sessuale con interessi di altra natura, cioè con interessi legati alla ricerca di vantaggi di tipo economico o sociale, significa subordinare una scelta affettiva fondamentale al conseguimento di finalità che appaiono fondamentali ma non lo sono affatto. Chi toglie valore alla sessualità subordinandola a fini non affettivi, nega una parte essenziale di sé in nome di interessi sostanzialmente effimeri, cioè subordina l’essenziale al marginale.

La sessualità non va mitizzata né decontestualizzata, proprio perché è relazionale, non esiste in astratto ma soltanto in situazioni specifiche. Le esperienze legate alla sessualità sono vissute in modo strettamente personale e dipendono dalla relazione con un altro individuo specifico. Ciò che si è vissuto con Tizio non ha niente a che vedere con ciò che si potrà o si potrebbe vivere con Caio. È proprio per questa ragione che definire delle regole del comportamento sessuale non ha sostanzialmente significato. Non esiste alcun manuale della sessualità al di là dell’unica regola fondamentale secondo la quale la sessualità deve essere una forma d’amore. Le uniche regole di comportamento sessuale ammissibili sono in effetti soltanto corollari dell’unica regola fondamentale.

Regole astratte, come la monogamia stretta, la definitività almeno tendenziale del legame e quindi la sua irrevocabilità o la sua difficile revocabilità, la necessità della convivenza, la socializzazione del rapporto, ecc. ecc., non sono che tentativi di incasellare un rapporto affettivo entro categorie analoghe a quelle che si danno per scontate, pur non essendolo affatto, nell’ambito del matrimonio. Che quelle regole possano non avere alcuna utilità e possano essere addirittura di intralcio nell’ambito del matrimonio, ovviamente eterosessuale, è stato già riconosciuto a livello sociale, attraverso l’introduzione del divorzio, che tra l’altro è un istituto antico come il mondo, almeno nei paesi in cui la legge ha conservato una sua sostanziale laicità, cioè è stata vista come una organizzazione dell’esistente e non come una forma di imposizione indiretta di comportamenti ritenuti giusti a priori. In ambito eterosessuale esiste il problema oggettivo della tutela dell’interesse dei figli e una regolamentazione del matrimonio ha comunque una motivazione. In buona sostanza il vero problema, in quell’ambito, è costituito dalla definizione dei limiti entro i quali il legislatore può operare. Nell’ambito dei rapporti omosessuali, se ci si riferisce alla tutela dei figli, laddove ce ne sono, non si può che fare riferimento alla stessa disciplina che regola i rapporti eterosessuali, perché l’interesse da tutelare è quello dei minori e non quello degli adulti, ma quando non ci sono figli, come ancora oggi accade nella stragrande maggioranza dei casi, in uno stato laico non è ammissibile alcuna intromissione restrittiva da parte del legislatore, mentre è doveroso ogni intervento volto a garantire la parità di trattamento con le coppie eterosessuali per i partner delle unioni omosessuali che intendono formalizzare legalmente il loro rapporto.

Ovviamente una cosa è la sostanza del rapporto di coppia e un’altra cosa è la sua formalizzazione legale, che non è un obbligo ma un diritto che deve essere oggetto di scelta condivisa da parte dei due partner, ma, va ribadito, deve essere solo la formalizzazione di qualcosa di già esistente. Il rapporto di coppia non si costituisce col matrimonio o con qualsiasi altro strumento giuridico e, anzi, si può affermare che la formalizzazione del rapporto non costituisce in nessun caso un puntello per mantenere in piedi una unione traballante o per creare un vincolo affettivo. In una coppia gay la condivisione dell’intimità sessuale è un fatto assolutamente primario e libero, non è una scelta o una decisione razionale che tenga conto di prevedibili vantaggi e svantaggi. La condivisione dell’intimità sessuale, se non è assolutamente spontanea e istintiva, è il risultato di una forzatura o di un’auto-forzatura più o meno violenta e proprio per questo nasce viziata dalla mancanza di spontaneità ed è destinata a non produrre effetti positivi.

L’esperienza insegna che come un ragazzo etero non è attratto verso tutte le donne, così un ragazzo gay non è attratto verso tutti gli uomini e, anzi, la stragrande maggioranza degli uomini gli è del tutto indifferente, perché l’attrazione sessuale scatta soltanto nei confronti di poche o pochissime persone. È solo con quelle persone che si sperimenta una vera forma di coinvolgimento sessuale, su quelle persone soltanto, se si ha modo di conoscerle meglio, è possibile vivere forme di vera eccitazione sessuale. Se l’attrazione è reciproca allora l’idea di condividere la propria sessualità diventa una possibilità concreta.

Va sottolineato che la formula tradizionale secondo la quale le coppie bene assortite, che sarebbe meglio definire coppie stabili, devono essere formate da individui tra loro molto simili, è un classico preconcetto che non trova alcuna corrispondenza nella realtà. Non esistono parametri a priori che consentano di prevedere la maggiore o minore stabilità di una ipotetica coppia sulla base della sola osservazione dei due ipotetici partner separatamente uno dall’altro. La sessualità è relazionale e spesso le coppie stabili trovano “la loro motivazione” in cose che viste dal di fuori hanno ben poco significato o non ne hanno affatto. Le motivazioni per le quali una coppia dura nel tempo sono inerenti a quella singola coppia e non sono generalizzabili.

Un elemento si registra però quasi costantemente all’atto della formazione di un nuovo e vero legame di coppia: quando un ragazzo si sente attratto da un altro e si rende conto che l’altro condivide gli stessi sentimenti, il coinvolgimento è totale e entrambi provano la sensazione di cominciare una “vita nuova” una vita in due. Non è detto che queste sensazioni siano destinate a durare nel tempo, perché l’interesse istintivo nasce spesso sulla base non di una conoscenza reciproca seria ma di proiezioni di ciò che si desidera, proiezioni che si rischia talvolta di confondere con la realtà. Il ragazzo che mi attira sessualmente è bellissimo, serissimo, buonissimo, bravissimo, innamoratissimo di me, ecc. ecc.. Naturalmente queste assunzioni di principio dovranno poi fare i conti con la realtà, ma, se, anche ridimensionate, rimarranno sostanzialmente in piedi, portando magari a una conclusione del tipo: “Lui ha i suoi difetti, ma io non lo scambierei con nessun altro!” e simili valutazioni saranno state fatte anche dall’altro partner, non si potrà che prendere atto che una coppia si è di fatto costituita.

Coppia significa libertà reciproca, stima reciproca, conoscenza reciproca senza tabù e condivisione della sessualità, è qui comincia il difficile, perché, lo sottolineo, in questo caso condivisione significa condivisone senza riserve, senza zone d’ombra, senza omissioni. Non c’è una vera stima del proprio partner se non lo si ritiene all’altezza di capire integralmente il nostro punto di vista e il nostro vissuto, parlo di capire, non necessariamente di condividere, ma, sia ben chiaro, per capire i comportamenti di un individuo bisogna non porsi in atteggiamento giudicante e avere quantomeno rispetto per quello che non si condivide. Non condividere non significa giudicare negativamente ma soltanto non vivere in prima persona le stesse cose.

La condivisione della sessualità è una forma di affidamento reciproco. Ciascun partner confida all’altro aspetti privatissimi della sua persona, cosa questa che è possibile solo quando c’è una stima reciproca profonda. Ovviamente questo affidamento presuppone l’assoluta riservatezza da parte del partner. La violazione della riservatezza è sempre un comportamento da irresponsabile, ma quando si tratta di sessualità risulta particolarmente sgradevole per il partner e se la violazione della riservatezza è pienamente consapevole e voluta, rappresenta una forma odiosa di aggressività che rende impensabile la prosecuzione del rapporto. Ciò che si è saputo nell’ambito di un rapporto di coppia, e non di un generico rapporto di tipo sociale, deve rimanere strettamente nell’ambito di quella relazione di coppia. La violazione di questo principio di riservatezza, anche nei confronti dei genitori o dei fratelli risulta intollerabile e non ammette alcuna giustificazione. Allo stesso modo, i problemi di coppia devono essere risolti all’interno della coppia, possono anche essere chiamate ad intervenire altre persone ma esclusivamente nel caso in cui entrambi i partner siano d’accordo, altrimenti la privacy della coppia ne resterebbe violata e uno dei due partner vedrebbe pesantemente tradita la fiducia che riponeva nel partner.

Condivisione della sessualità significa ricerca di un equilibrio, ossia di un compromesso tra diversi modi di vivere la sessualità. Quanto meno le visioni della sessualità dei due partner sono compatibili, tanto più sarà complessa la ricerca dell’equilibrio. Sottolineo che non ho parlato di identità o di somiglianza ma di compatibilità. Due persone possono avere visioni distinte della sessualità che, tuttavia, sono perfettamente compatibili. Il mantenimento dell’equilibrio non è sempre facile e i momenti di crisi esistono. Una coppia solida non è una coppia immune da momenti di crisi, ma una coppia che riesce a trovare al suo interno motivazioni sufficienti per superare la crisi e procedere oltre.

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AUTOBIOGRAFIA SESSUALE di John Addington Symonds

Vi comunico che oggi ho messo in rete un mio nuovo lavoro:

“AUTOBIOGRAFIA SESSUALE DI JOHN ADDINGTON SYMONDS ”.

Si tratta di un testo di una sessantina di pagine, che è anche corredato di note che richiedono l’impaginazione tipica di un libro, e che, quindi, non può essere riportato in un post di un forum.

Il testo è basato su una recente e importante pubblicazione “The Memoirs of John Addington Symonds”, in the critical edition edited by Amber K. Regis for Palgrave Macmillan, 2016, in the Genders and Sexualities in History series, dalla quale ho tratto i testi di Symonds che cito nel mio saggio.

Non si tratta di un qualsiasi libro di Memorie ma della autobiografia sessuale dell’autore, scritta con assoluta aderenza ai fatti e con assoluta trasparenza per lasciare un documento della vera evoluzione sessuale di un Inglese colto nato nel 1840 e morto nel 1893. Ho tradotto in Italiano per la Biblioteca di Progetto Gay  due importanti libri di Symonds, e penso sia veramente utile pubblicare ora, sia in Inglese che in Italiano un testo che illustra l’evoluzione della sessualità di Symonds.

I Memoires di Symonds sono un unicum, perché sono e restano ancora oggi l’unica seria autobiografia sessuale (assolutamente libera da interessi commerciali di qualsiasi genere) che sia stata pubblicata. Va sottolineato che il testo non era originariamente destinato alla pubblicazione perché in Inghilterra, patria dell’autore, l’omosessualità era punita dalla legge criminale e il testo che vi presento sarebbe stato certamente  considerato osceno e la sua pubblicazione sarebbe stata quindi un vero crimine. Non si tratta di un romanzo. Symonds oltre a raccontare i fatti fa esplicitamente i nomi dei protagonisti. Il libro, che ha richiesto all’autore uno sforzo notevolissimo e lo ha allontanato dalla possibilità di perseguire un maggiore successo nel campo della storia dell’arte e della cultura classica, di cui si occupava a livello accademico, è quindi un contributo unico allo studio della omosessualità che al suo tempo muoveva i primi e incerti passi. Va sottolineato che Symonds si sposò ed ebbe quattro figlie, e la storia del suo matrimonio, portato avanti nonostante alcune importanti e serie storie omosessuali, è una testimonianza unica nel suo genere.

Sarò immensamente grato a chiunque leggerà il mio lavoro e vorrà farmi conoscere il suo pensiero in proposito.

Potete leggere il libro semplicemente cliccando sul seguente link:

http://gayproject.altervista.org/johh_addington_symonds_omosessuale.pdf

Ricordo che tutto il materiale di Progetto Gay è sempre e assolutamente gratuito e Progetto Gay non chiede mai dati personali e non conserva alcun dato relativo agli accessi.

COPPIE GAY E PAUSE DI ATTESA

Caro Project, ti è mai capitato di sentirti distrutto da un’attesa? Distrutto no, ma malinconico parecchio? Perché è quello che mi sta succedendo. Ho 27 anni e il mio lui ne ha 25, ci vogliamo bene però io ho sempre paura di poter essere troppo invadente, di pretendere che lui sia mio e questa è probabilmente una pretesa stupida. Se vuole stare con me ci deve voler stare lui, ma senza sentirsi costretto o anche solo vagamente tenuto a stare con me, per questo io non lo cerco, o meglio lo faccio molto raramente e mi limito in genere a manifestargli il mio entusiasmo quando mi cerca lui.

In altri tempi gli ho manifestato un po’ di possessività e ho rischiato di mettere seriamente in crisi il nostro rapporto. In fondo non posso pretendere che lui non abbia una vita sessuale al di là di quella che ha con me. Lui mi vuole bene e anche sessualmente è proprio entusiasta di stare con me. Una certa preoccupazione ce l’ho per via delle malattie sessualmente trasmesse ma tra noi il sesso è veramente a bassissimo rischio e non è nemmeno una cosa frequente, perché ci vediamo poco e comunque lui non è uno sprovveduto.

Io so che lui vede altri ragazzi, lo so perché me lo ha detto lui ma, almeno fino adesso, questo fatto non ha mai messo in crisi i nostri rapporti. Non sono geloso ma mi pesano molto le pause lunghe che, però, tante volte potrebbero benissimo derivare e penso che derivino da impegni di studio o di lavoro. Io lo vorrei sempre con me, o almeno vorrei stare con lui quanto più frequentemente possibile. Mi dico che dovrei chiamarlo, ma poi ne faccio a meno e mi dico che se volesse stare con me sarebbe lui a chiamarmi come è successo quasi sempre.

Francamente non ho paura di perderlo, anzi penso che il rapporto con lui non si perderà proprio, ma lo devo lasciare anche libero. In effetti, fino adesso, anche se con pause lunghe pure due settimane o più, non ci siamo mai persi realmente di vista. Quando ci vediamo stiamo bene insieme, anche se io vorrei che ci vedessimo, o almeno ci sentissimo di più.

Qualche volta penso di avere di lui un’immagine piuttosto mitica e poco realistica ma, quando ci incontriamo, il rapporto tra noi è talmente sciolto e gradevole, da entrambe le parti, che i dubbi mi passano del tutto, salvo poi a tornarmi quando cominciano a passare alcuni giorni e mi torna in testa che forse potrebbe aver cominciato a mettermi da parte. In un certo senso io do per scontato che prima o poi succederà. Tutte le cose umane hanno un inizio e una fine e di cose che non si perdono col passare del tempo ce ne sono certamente, ma sono pochissime.

Però anche la consapevolezza che prima o poi lo perderò non mi smonta. Quando succederà succederà, ma fino allora con lui ci voglio stare bene, perché ci sto bene e vedo che anche lui sta bene con me. Il problema sono le pause, quando diventano troppo lunghe. Lui non è uomo di messaggini e di regaletti, queste cose non le capisce e lo infastidiscono pure. Anche se è giovane ha mille impegni e, secondo me, è destinato ad un futuro notevole e glielo auguro di cuore.

Non è un perditempo giramondo, non è discotecato, niente del genere, studia molto, prende le cose sul serio, prende sul serio anche me, ma non come obbligo, perché mi vede soprattutto come un momento di evasione, come una parte riservatissima della sua vita in cui può finalmente essere se stesso e sa di essere accettato e amato per quello che è e non per quello che fa. Io penso proprio che in me lui trovi la possibilità, probabilmente l’unica possibilità che ha, di essere accettato senza riserve.

Con altri ragazzi ai quali vuole bene certe volte arriva allo scontro o alle incomprensioni, con me non è mai successo. Ecco questa è una cosa che ho notato spesso, con me non entra mai in competizione, mi sta ad ascoltare e penso si senta gratificato dal fatto che gli dico che è una delle persone migliori che ho conosciuto, proprio moralmente, perché non mi ha mai raccontato balle, non so se lo ha fatto con altre persone, ma con me non è mai successo.

Quando non c’è, dopo qualche giorno mi manca, gli voglio bene, non so dire se ne sono innamorato, forse no, ma gli voglio bene, quando lo vedo preoccupato o ansioso vorrei poterlo fare stare meglio ma so che non posso fare gran che. Lui da me si aspetta un comportamento forte, non mi vede debole o esitante, se mi lascio andare mi rimprovera. Ci sono stati periodi in cui pensavo che stesse con me solo per il sesso, ma adesso non lo penso più. Non riesco a capire che cosa lui pensa veramente di me, cioè come mi giudica, e per cercare di capirlo mi devo basare sui fatti.

Di me si fida e d’altra parte io mi fido di lui, non mi ha mai messo in difficoltà con altre persone, non fa pettegolezzi e ha un rispetto sostanziale degli altri e con me, col passare del tempo, ha creato un rapporto veramente molto bello, anche se decisamente fuori schema per moltissimi aspetti. Io ho un mio ruolo, che è un ruolo serio che può sembrare limitato, perché in qualche modo è parziale, ma è autentico.

Nella mia vita mi è capitato di trovare altri due ragazzi che per me sono stati importanti, loro erano innamorati di me ma io avvertivo qualche nota dissonante e alla fine mi sono allontanato. Non so come dire, forse a me ci tenevano troppo, o a me sembrava che ci tenessero troppo. Loro dicevano cose splendide ma in qualche modo eccessive. Lui invece non ha mai fatto dichiarazioni, anzi mi ha sempre messo in guardia perché io non vedessi in lui quello che non c’era. Non ha promesso la luna, anzi non ha promesso proprio nulla, ma di fatto il rapporto con lui ha avuto fin dall’inizio un altro spessore. Con me non ha mai recitato.

Insomma, Project, mi manca, questo non lo posso negare, ma forse queste pause hanno anche un senso perché il nostro rapporto non si logora nel quotidiano e quando ci vediamo c’è veramente il piacere di stare insieme, anche se io penso che tutto potrebbe funzionare altrettanto bene in una dimensione quotidiana di convivenza. Comunque sarà quello che dovrà essere, senza forzature, il punto fermo è che ci vogliamo bene.

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COPPIE GAY TRA SESSO E AMORE

Caro Project, leggo da anni il forum, che mi piace e mi fa anche riflettere, vorrei dire che in certi casi mi mette in guardia contro problemi e situazioni che non avevo previsto. Ho 30 anni, il mio ragazzo ne ha 33, non siamo più giovanissimi, le cose tra noi vanno abbastanza bene, nel senso che in qualche modo vanno.

Siamo entrambi non dichiarati pubblicamente, io però tengo di più alla mia privacy, lui la sua la trascura un po’ ed è quasi convinto che le mie insistenze su questo tema siano esagerate, ma le accetta perché viviamo in ambienti molto diversi, sia a livello familiare che di lavoro. Noi non conviviamo, e la ragione, o almeno la ragione ufficiale, è essenzialmente una: la salvaguardia della mia privacy, però, anche prima che si parlasse di coming out e di convivenza, lui aveva messo bene in chiaro che l’idea di convivere con me non gli veniva affatto spontanea e che l’avrebbe considerata una forzatura.

Noi ci vediamo spesso, diciamo almeno una volta alla settimana, non di più perché i nostri orari di lavoro non si combinano e perché non viviamo nella stessa città ma in città vicine, collegate della ferrovia. La maggior parte delle volte vado io da lui, lui viene raramente a casa mia. Tra noi c’è una regola non scritta, che a me non piace per niente, cioè che non si resta a dormire a casa dell’altro e si va via in orario tale che permetta di prendere l’ultimo treno della sera, poco prima di mezzanotte. Questa regola non l’abbiamo mai decisa e non ne abbiamo mai parlato, ma l’abbiamo sempre rispettata.

Considera che lui a casa sua ha un letto solo e ne avevo uno solo anche io, poi mi venne l’idea di comprare un secondo letto, e quando lui lo vide mi chiese per chi fosse. Era evidente che era per lui, ma gli ho dovuto dire che nel caso fosse venuto a trovarmi un amico, avrebbe anche potuto restare una sera a casa mia, a lui è venuto in testa che quel letto potesse essere magari per un ragazzo che io potevo vedere quando lui non c’era, questo lo ha pensato, anche se è del tutto assurdo, ma penso che non gli sia nemmeno passato per la mente che quel letto potesse essere stato messo lì per lui e questo, non lo posso negare, mi ha indisposto parecchio, ma ci sono anche altre cose che non riesco a capire.

Un giorno siamo andati fuori insieme in campagna e ci siamo portati il pranzo al sacco ma ciascuno si è portato le provviste per sé, una volta arrivati a destinazione io ho provato a offrirgli un panino fatto da me, basandomi sui suoi gusti, ma non lo ha voluto e mi ha detto che aveva i suoi, che ovviamente non mi ha offerto. Si comporta come se io potessi contagiarlo con chissà che cosa e questo succedeva ben prima del covid. Ultimamente è molto restio a venire a casa mia, e se io insisto, lui preferisce saltare del tutto l’appuntamento per quella settimana, nell’ultimo mese, per esempio sono andato sempre io da lui e mai vice versa. Certe volte mi viene in mente che potrebbe ritenermi repellente per qualche ragione, al punto di attuare una specie di distanziamento sociale, ma poi, quando facciamo sesso, non esiste più nessuna remora, allora io vado bene al 100% e non si fa complessi di nessun genere.

Non so che peso lui dia al sesso ma penso che lo consideri molto importante ma non come elemento comunicativo, almeno quando ne parla sembra che sia così, ma quando stiamo a letto insieme non è affatto così, ma poi finita la serata di sesso (lui non usa mai la parola amore che sente come un vincolo e una limitazione), sembra quasi pentirsi di essersi lasciato andare e tornano gli atteggiamenti di distanziamento sociale e di svalutazione di quello che ha appena fatto e francamente questo atteggiamento mi crea forte disagio. È come se dopo aver fatto sesso con la massima partecipazione, ci ripensasse e si rendesse conto di avere fatto qualcosa che non voleva fare o alla quale avrebbe dovuto resistere, e allora si comporta come se fossi stato io a portarlo a fare sesso con me. Può essere anche vero che io ho favorito la strada verso il sesso, ma lui poteva benissimo dirmi di no.

In altri tempi lui aveva altri ragazzi coi quali aveva un rapporto affettivo che a me sembrava serio, in una situazione simile posso anche capire che lui svalutasse la serata di sesso passata con me, perché magari la vedeva come un tradimento nei confronti del ragazzo di cui allora si sentiva innamorato, ma adesso? Forse ha ancora un ragazzo che lui considera veramente il suo ragazzo e magari è innamoratissimo di quel ragazzo, però dico solo forse, perché non mi sembra che sia così e non posso nemmeno chiederglielo perché ho paura della risposta, e francamente sapere che nel nostro rapporto io conto per quello che faccio e non per quello che sono, mi riesce inaccettabile.

È vero che alla fine si accetta tutto o comunque molto di più di quello che si pensava, però il disagio si sente. Insomma, Project, che senso ha tutto questo? E la risposta non è così semplice, perché lui ha anche atteggiamenti che sembrano smentire del tutto questi comportamenti, con me non tende a prevalere, ha dei momenti di dolcezza e di affettività che non ti aspetteresti assolutamente. È vero che certe volte mi sento a disagio con lui ma certe volte ci sto veramente bene, paradossalmente sto bene con lui quando lui sta peggio perché magari è depresso o frustrato nelle cose che a lui interessano veramente, ma quando la depressione lascia spazio ad altri progetti io mi sento del tutto marginale e penso di staccarmi da lui, cosa che forse non sarebbe nemmeno così difficile, basterebbe non farsi sentire, non rispondere un paio di volte alle sue chiamate e penso che la cosa finirebbe da sé.

Lo penso, però non lo so e qualche volta non lo penso affatto, anzi penso proprio il contrario. Però forse, e sottolineo forse, lo sto svalutando perché magari ho chiuso le porte del mio cervello sulla base delle mie frustrazioni, che potrebbero venire anche dalle mie fisse piuttosto che dai suoi atteggiamenti. Certe volte mi chiedo: “Ma come si fa a dare al sesso solo un valore connesso al fatto in sé senza pensare all’altro in termini anche affettivi?” E penso che io non ci riesco e lui sì, o almeno così mi sembra. Però non è realmente così, lui non si sente a suo agio nemmeno riducendo il sesso a una cosa essenzialmente fisica, in sostanza non è che quei comportamenti lo fanno stare bene, lui in realtà non sta bene in nessun modo.

Dell’affettività ha evidentemente paura, mi allontana e mi scoraggia quando cerco di portarlo sul mio terreno, mi dice che devo parlargli chiaro e che se viglio fare sesso con lui glielo devo dire, ma se gli dico che non vorrei che si riducesse tutto al sesso e basta, lui mi dice che sono ipocrita e che non devo fargli discorsi “appiccicosi” che lo mettono in difficoltà. Però quando gli dico che una sua telefonata mi ha fatto piacere, lui mi risponde: “Anche a me…” e sono convinto che sia vero, cioè un contatto affettivo vero c’è e questo non lo posso negare.

All’inizio non avevo minimamente previsto una involuzione così complicata, pensavo che mi sarei dovuto adattare a lasciarlo libero o addirittura ad incoraggiarlo verso i ragazzi di cui si innamorava, ma alla fine il problema non è stato questo. Lo vedo profondamente diviso, ha paura di finire nei vincoli di una relazione troppo stretta che non gli piacerebbe affatto, ma nello stesso tempo si sente gratificato dall’essere cercato proprio come persona e non solo come partner sessuale. Questa sensazione per lui è nuova e originale ma comincia ad apprezzarla. Una relazione con la convivenza l’avevo anche sognata, ma con lui è una cosa impensabile e forse è impensabile qualsiasi tipo di relazione codificata, e qui mi sarebbe venuto di scrivere “slavo, ammesso che abbia realmente un senso, una relazione di solo sesso”, però devo dire che se per lui le cose codificate non vanno bene, una relazione vera con lui esiste e questo non lo posso negare, sembra che sia basata soprattutto sul sesso e anche lì con la presenza costante di ripensamenti e di malumori e in apparenza senza serenità.

Però lui si merita di più, lo sto denigrando senza un vero motivo. Io ho un difetto di fondo, gioco sempre di rimando, perché tra noi le cose sono complicate, e in tutto questo casino io che faccio? Semplicemente non faccio niente e aspetto che faccia tutto lui, che faccia quello che vuole ma che prenda finalmente una posizione chiara che temo che comunque non ci sarà mai. Non sarà mai il mio ragazzo, o meglio lui non accetterà mai questa definizione, ma sarà di fatto il mio ragazzo. Comincia ad avere paura che resterà solo, anche se sa che non succederà mai, ma allo stesso tempo ha allontanato tutti quelli che forse a lui ci tenevano almeno un po’ e certe volte mi sembra che stia allontanando anche me, ma solo certe volte, perché altre volte, non so se lo fa coscientemente o meno, mi ascolta con attenzione e mi gratifica in modo inatteso quanto desiderato, e forse nemmeno se ne rende conto.

Quando mi gira male, io mi convinco che non faccio che aspettarlo, settimana dopo settimana, e penso che prima o poi si stancherà anche di me, o meglio anche di fare sesso con me, perché di me, da tutti gli altri punti di vista, si è stancato da un pezzo, e forse da prima di cominciare. Ma ci sono momenti in cui credo che non ci sia uomo migliore di lui perché sento proprio la sua presenza accanto a me.

Sono un po’ frastornato, Project, comincio a pensare che cercare di vederlo tutto di una tinta unica sia proprio una partita persa. Non gli do mai colpe, non per mia generosità ma perché probabilmente proprio non ne ha, ma vedo che sta male e questo non mi piace per niente. Se lo vedessi sereno con un altro ragazzo prenderei le distanze senza ripensamenti, ma nella situazione in cui sono oggi, penso che nel suo mondo potrei esserci rimasto solo io, anche qui posso dire che lo penso, ma non lo so, perché di queste cose non parla mai. Vedremo che cosa ci porterà il futuro per il momento posso solo continuare ad a volergli bene.

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FINE DI UNA STORIA GAY

Che cosa porta con sé la fine di una storia, francamente, proprio non lo so, posso dire che cosa ha portato a me la fine di una mia storia, ma ovviamente non è una regola generale.

La fine di una storia non mi ha portato né odio né risentimento nei confronti del mio ex ma mi ha portato un forte senso di impotenza e di frustrazione, come se esistesse un destino ineluttabile contro il quale è inutile combattere. Mi è rimasta anche un’altra sensazione fortissima e cioè quella di essermi creduto onnipotente, capace di cambiare cose che mi sembravano alla mia portata ma erano molto più forti di me.

Non odio il mio ex-compagno, quello che è successo, o meglio che non è successo, non dipende nemmeno da lui, anche lui è una vittima e il fatto che non se ne renda conto non lo rende certo un vincitore. Il nostro dialogo era in effetti un dialogo tra sordi, che hanno certamente parlato tra loro ma ciascuno di essi ha capito quello che ha potuto capire sulla base della sua esperienza. Non c’è stata di fatto nessuna relazione di coppia, eravamo e siamo rimasti due singoli che intendevano proiettarsi nell’altro assumendolo come secondo protagonista della loro storia personale. Qualche forma di comprensione, in certi periodi, c’è pure stata, ma sempre in risposta ad esigenze strettamente individuali, è mancata del tutto, onestamente da entrambe le parti, la volontà di costruire qualcosa in due. I distinguo, il mettere i puntini sulle i, e soprattutto il sottolineare quello che il nostro rapporto non era, sono stati in fondo la nota dominante di tutti i nostri momenti di confronto, nell’ultimo periodo, è venuto meno anche il dialogo, in qualche modo messo da parte dalla sessualità che si presumeva potesse risolvere tutti i problemi, cosa che non è affatto accaduta.

Oggi, a distanza di un po’ di tempo, non riesco ancora a dargli colpe di nessun genere, mi dispiace che soffra. Certe volte penso che lui possa soffrire non tanto della perdita del nostro rapporto, quando dell’orgoglio ferito, ma è difficile interpretare i pensieri di un altro. Quanto a me, mi sono chiesto perché ho voluto pervicacemente andare avanti, nonostante il fatto che il nostro rapporto scricchiolasse da anni. Mi sono domandato se sono andato avanti per mia scelta o perché lui voleva che si andasse avanti. Comunque non ha senso porsi domande del genere. Ci siamo ingannati e strumentalizzati a vicenda e il nostro rapporto è finito per motivazioni in fondo superficiali che non avremmo mai pensato potessero mandarlo in frantumi. L’ordinario e il banale hanno avuto ragione su di noi come su mille altre presunte coppie.

Non provo vero dispiacere per la rottura, quando si prende atto che una cosa è impossibile si smette pure di ragionarci sopra. Ha senso la fine di una storia? Sì, almeno insegna che il fallimento esiste ed è una regola con poche eccezioni. Per evitare di finire male bisogna evitare di cominciare, come se poi cominciare fosse una scelta e non solo un convergere di circostanze, ma queste cosiddette scelte sulle quali il cervello gira a vuoto sono un problema che non mi pongo più da tempo. Non sento più il bisogno di nessuno, di amicizie forse, ma più formali e distaccate, con confini rigidi, non desidero nessuna relazione speciale. Non è un rifiuto, ma proprio l’assenza di un bisogno. Potrebbe essere stata questa, forse, la causa che ha portato alla fine della mia ultima storia, non l’incompatibilità. Anche lui potrebbe essersi logorato in una relazione accettata ma non veramente voluta né da lui né da me, una relazione nata per fare esperienza, per vedere che cosa succede. Finita l’ebbrezza del provare non ci resta più niente.

Mi dispiacerebbe se lui si sentisse ingannato da me, che gli avevo detto cose bellissime alle quali poi non ho dato seguito, ma qui comincerebbe la resa dei conti, che tra noi non c’è mai stata, non siamo mai arrivati a quel livello di meschinità. Io spero che un rispetto reciproco possa rimanere. Noi non ci capiamo e abbiamo probabilmente vite diversissime ma avevo creduto che a qualche livello si potesse costruire qualcosa, mi dispiacerebbe se stesse male. Non capirsi non è una colpa ma solo un fatto. Lui non ha bisogno di altre brutte esperienze, perché ne ha vissute già tante.

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COPPIE GAY E TENEREZZA

Oggi è successa una cosa strana. Mi chiama e mi chiede se mi va che lui passi da me, che in altre parole è una proposta  di fare sesso insieme. Non è questa la cosa strana perché succede e anche piuttosto regolarmente da anni, la cosa strana sarà il modo.  Io ero stanco morto, ma non posso negare che la sua presenza mi mancava e gli ho detto subito di sì. Insomma, quando vedo comparire la sua telefonata sullo smartphone … beh, diciamo che non mi è mai indifferente, mi fa piacere, ma qualche volta mi mette un po’ in ansia, ma ultimamente l’ansia tende a sparire e la reazione è totalmente positiva. Seguendo il solito copione, quindi, sapevo più o meno che cosa potevo aspettarmi, cose comunque gradite e gradevoli ma con qualche dubbio sul come poi la serata sarebbe finita, cioè se sarebbe o meno andato via di cattivo umore, come era successo molte volte, per non dire quasi sempre, salvo forse nell’ultimissimo periodo. Al telefono mi sembrava di umore piuttosto buono e questo mi ha incoraggiato a dire subito di sì, e poi onestamente mi mancava e durante la giornata avevo notato più volte che erano ormai quasi due settimane che non si faceva sentire. È arrivato dopo una mezz’ora ed era sorridente, forse proprio sorridente no, ma sembrava tranquillo, si è comportato con la massima disinvoltura, perché conosce molto bene casa mia, evidentemente anche lui si è sentito rassicurato da me e dal fatto che gli ho detto subito di sì. In effetti, se ci penso bene, devo dire che altre volte ho fatto un po’ troppe storie stupide invece di dirgli subito di sì e questa deve essere stata una delle cause più frequenti che gli facevano cambiare umore. Sentirsi rispondere in modo evasivo ad una proposta di fare un po’ di sesso insieme deve essere veramente sgradevole, comunque questa volta non è capitato. Questa volta ero stanco ma molto ben disposto nei suoi confronti, e in particolare piuttosto ben disposto dai nostri ultimi incontri che mi erano piaciuti molto e avevano lasciato anche a lui un’impressione molto positiva. Insomma, quando arriva, se ne va subito in camera da letto, si spoglia e si mette sotto le coperte, perché effettivamente nella stanza ci fa freddo. Io alzo il riscaldamento ed entro anche io nel letto. Ci abbracciamo, nudo contro nudo, è una sensazione fortissima ma soprattutto dolce. Resto molto impressionato da quell’abbraccio, perché è molto lungo e perché è la prima volta che ci abbracciamo così. In genere non si lascia andare molto facilmente a gesti affettuosi di questo tipo, poi andiamo avanti, nessuno di noi due dice una parola ma lui è molto coinvolto sessualmente, cosa che però, praticamente, gli succede quasi sempre, dopo un po’ comincio a sentirmi stanco e gli dico che ho bisogno di una pausa, lui si mette a sedere nel letto, intanto il condizionatore ha riscaldato un po’ l’ambiente e non si sente più il freddo di prima, anche io mi siedo nel letto e gli chiedo come sta, lui mi risponde: “Bene.” E si vede che non è un modo di dire. Gli prendo la mano e la bacio. In genere non gradisce troppo questi gesti, ma questa volta li accetta, non fa commenti, ha gli occhi un po’ rossi, poi chiude gli occhi e io mi appoggio a lui. Mi chiede: “Ti va di continuare?” Io gli rispondo: “Certo!” E aggiungo che ho desiderato la sua chiamata e che non lo cambierei con nessun altro al mondo e che quando c’è lui mi sento felice, lui non dice nulla, esce dal letto perché comincia a fare caldo, si stende sulla coperta ed è proprio bellissimo.  Esco dal letto anche io. Penso che in quei momenti qualche pensiero molto emotivo gli abbia attraversato la mente, magari ha pensato a persone che io non conosco o conosco solo di nome, o a qualche ricordo di quando era bambino o ragazzo. Io non gli ho fatto domande, gli ho solo detto che aveva gli occhi umidi e lui ha fatto un minimo sorriso, poi li ha richiusi. Dopo che abbiamo finito di fare sesso, in genere, lui guarda il cellulare per vedere che ore sono e mi dice che se ne deve andare subito, questa volta non è successo, ha preso il cellulare, ha guardato l’ora e ha detto: “È tardi ma non mi va di andare via…” Io gli ho detto: “Allora resta qui e te ne vai domani mattina.” Lui mi ha risposto con un’alzata di ciglia possibilista però, poi ha aggiunto: “No, domattina devo essere al lavoro molto presto, devo proprio tornare a casa…”. Ma è stata la prima volta in assoluto che gli è passata per la mente l’idea che avrebbe potuto anche dormire a casa mia. Era tardissimo, molto più tardi delle altre volte, ma non se n’è andato subito comunque. L’ho accarezzato tanto, una cosa di cui comincia a capire il senso, che prima non capiva, lui mi ha risposto con un bacetto leggerissimo, più accennato che altro e mi ha detto: “Fammi andare se no faccio veramente troppo tardi. … Quando arrivo a casa ti mando un sms così non ti preoccupi.” Anche quella dell’sms è stata una assoluta novità. In altri momenti, se gli avessi chiesto io una cosa simile lui mi avrebbe risposto che non ce n’era alcun bisogno e sarebbe finita lì, oggi invece me l’ha proposta lui. Quando è andato via io mi sentivo felice, non del fatto che fosse andato via, è ovvio, ma di tutta la serata passata insieme, mi sembrava un sogno, la realizzazione di qualcosa che avevo desiderato per anni. L’ho sentito vicino come mai era successo prima. Ho sentito più chiaro del solito che anche lui mi vuole bene, in effetti lo sapevo, anche se lui non è mai stato molto espansivo, ma oggi ho avuto l’impressione che si sia lasciato andare a qualche forma di tenerezza in più. Quando si è rivestito di tutto punto per andare via l’ho guardato attentamente ed era proprio bellissimo e mi sono sentito al settimo cielo perché anni fa non avrei mai immaginato una serata come quella di oggi. L’uomo che mi vuole bene è proprio l’unico uomo di cui mi sono veramente innamorato. Con lui non ci avrei mai provato,  mi sembrava un obbiettivo assolutamente irraggiungibile, ma ha fatto tutto lui. Ha capito che probabilmente sarei scappato e me lo ha impedito, ha avuto pazienza e soprattutto si è fidato di me. Prima di conoscerlo ho avuto altre storie ma con lui è stato diverso fin dall’inizio, tutto era molto più problematico ma anche molto più serio, quando l’ho incontrato è cominciato il periodo 2.0 della mia vita, mi ha messo in crisi ma mi ha voluto bene in un altro modo, a modo suo, certo, ma mi ha voluto bene proprio ad un altro livello e soprattutto lui a me ci ha tenuto veramente, non lo ha mai detto con le parole ma lo ha dimostrato coi fatti. Lui ha dovuto affrontare la mia stupidità e la mia ritrosia a credere che tra noi potesse esistere qualcosa di veramente importante, mi ha trattato come uno che a me ci tiene veramente. Non mi ha permesso di lasciare prevalere la mia stupidità, ha allargato i miei orizzonti, ha demolito i miei miti stupidi, mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire che c’erano tantissime cose che io giudicavo ma delle quali non capivo assolutamente nulla e questo vale prima di tutto per il sesso. Fare sesso con lui non era un rito, con gli altri ragazzi era tutto già codificato, con lui no, certe volte mi spiazzava, mi dava risposte che mi gelavano, erano momenti che mi mettevano in crisi e che mi facevano pensare di essere inadeguato, ma tutto questo non lasciava traccia. Il giorno appresso mi chiamava col suo modo di fare un po’ spiccio, per assicurarsi che non l’avessi presa troppo male. Certe volte passava momenti di crisi profonda e voleva rassicurazioni da me e mi chiedeva di andare a prenderlo nei posti più incredibili e alle ore più incredibili, e quelli erano momenti emotivamente intensissimi per lui e per me. Sono cose che non mi sono capitate con nessun altro, probabilmente avevamo un bisogno profondo uno dell’altro, insieme sentivamo di costituire un mondo capace di resistere a tutto. Ora parliamo poco ma non per reticenza, adesso ci capiamo al minimo cenno, non è stato sempre così ma adesso è così. Oggi mi sono sentito felice, non ho la minima paura del futuro perché c’è lui, per me è una certezza, tra noi il sesso ha un significato tutto suo, è qualcosa di rassicurante, di tranquillizzante, e soprattutto di vero, non è mai stato un gioco, ma una forma di dialogo, un modo di capirsi, in certi momenti ci sono degli scambi di sguardi che non hanno bisogno di interpretazioni e che esprimono i sentimenti meglio di tante parole. Oggi, per me, la cosa più bella è stata il dopo-sesso, quei venti minuti in cui puoi dire “ti voglio bene” magari con altre parole e ti senti felice perché ti basta guardarlo negli occhi per capire che questa espressione ha un valore anche per lui. Oggi ho assaggiato per la prima volta che cosa potrebbe essere una convivenza con lui, ma non ci deve essere nessuna pressione, perché la convivenza potrebbe essere anche distruttiva. Oggi va bene così, perché ci vogliamo bene veramente. Non devo desiderare di togliergli la libertà, lui deve essere libero, senza vincoli di nessun tipo. Io lo sento come il mio ragazzo, lui forse non lo è del tutto, ma questo non conta nulla, noi ci vogliamo bene e questa è l’unica cosa che conta. In certi momenti vedo che è proprio contento di stare con me e per me è una soddisfazione grandissima. Se non lo avessi conosciuto la mia vita sarebbe stata molto più vuota. Oggi come oggi non riesco a concepire un futuro senza di lui, e non ho nemmeno paura di perderlo. Anni fa questa paura ce l’avevo, oggi non più, tra noi c’è stima profonda, io non lo vedo come un partner sessuale, ma in un certo senso proprio come un compagno di vita, non un compagno casuale, ma uno che ha scelto di stare con me, e per lui era una scelta tutta in salita, ma l’ha fatta, l’ha voluta fare e ha portato anche me a crederci. So che non se ne andrà e so che non ci stancheremo uno dell’altro. Oggi ho provato momenti di serenità profonda e già sono in attesa di quando ci rivedremo.

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RELAZIONI GAY SERIE MA NON ESCLUSIVE

Il mio ragazzo ha tanti difetti, non è come me lo sognavo, ma per certi aspetti è pure meglio. Ha una sua personalità, non è un’ameba. È uno che mi tiene testa ma con buon senso. È un bel ragazzo, almeno fino ad un certo punto questo è vero, non è bellissimo, cioè non è una statua greca, ma mi piace. Non ho mai pensato di potermi cercare un ragazzo più bello, lui è soprattutto dolce, ma dolce in modo maschile, in modo un po’ ruvido, in certi momenti mi guarda negli occhi e incanta. La sua presenza è ormai una costante della mia vita, non stiamo appiccicati come due fidanzatini che non vedono l’ora di stare insieme, spesso non ci vediamo per lunghi periodi. Io gli voglio bene e lo ammiro perché tutto quello che ha realizzato lo ha fatto con le sue forze, ha passato momenti bruttissimi in cui ho avuto paura che potesse cedere rovinosamente, ma non è successo. Stiamo insieme da anni, più di 10 ormai, le nostre telefonate sono piuttosto rare ma molto significative, ci cerchiamo reciprocamente quando ne abbiamo veramente bisogno. Tra noi non si fanno complimenti, si parla chiaro. Le incomprensioni ci sono ma lui non accetterebbe mai di mettere in crisi il nostro rapporto per queste cose. Le incomprensioni ci sono sempre state e ci saranno sempre, voglio dire tra noi, lui non pretende di prevalere, è quasi sempre più conciliante di me nella sostanza, non sempre nella forma, non vuole vincere la partita a tutti i costi ma vorrebbe che tra noi non ci fossero tensioni, che però sono una cosa rara. Lui mi rimprovera una certa tendenza al fatalismo che, nei rapporti con gli altri, non con lui, mi porta a rinunciare allo scontro non tanto per la sfiducia nella mia capacità di avere successo, quanto per quieto vivere. Lui però mi rimprovera a parole ma alla fine fa come faccio io. Col passare degli anni è cambiato. Prima era fumantino, scattava molto facilmente quando qualcuno gli faceva un torto o quando vedeva qualcosa che non gli stava bene, anche adesso interviene e pure con fermezza, ma non c’è più l’aggressività. I nostri discorsi oscillano tra il serissimo, quando parliamo dei nostri problemi più profondi, e il gioco un po’ standardizzato quando si parla di sesso. Questo tipo di gioco gli piace molto. All’inizio lui era molto disinibito e io ero praticamente bloccato, poi, con gli anni, abbiamo trovato un nostro equilibrio. Il mio problema, se lo vogliamo chiamare problema, è uno, lui ha altri ragazzi, che per lui sono importanti. Il rapporto con me c’è ma c’è anche il resto e non è una cosa marginale. Prima pensavo che fosse marginale ma poi ho dovuto prendere atto che non era marginale per niente e che lui tiene ad uno di questi ragazzi forse più di quanto tiene a me. Me ne ha parlato, non è stato un tradimento, mi ha detto che doveva dirmi una cosa e mi ha detto che mi voleva bene però non voleva bene solo a me. Un po’ me lo aspettavo, ma quando ho capito che l’altro ragazzo per lui era veramente importante ci sono rimasto male e ho pensato di allontanarmi, di sparire in modo tranquillo per non creare traumi, ma poi non ce l’ho fatta e sono rimasto con lui, magari a metà, e adesso con la consapevolezza piena che è una cosa a metà. Però questa cosa a metà esiste veramente. Al principio pensavo, o meglio mi auguravo che sarebbe stato lui a tagliare, dato che aveva una storia più importante della nostra, cercavo di diradare le già rade telefonate, ma lui mi chiamava e non strappava quel filo che ci teneva uniti e il rapporto con me non diventava comunque banale. Questo modo di fare mi ha colpito, perché non me lo aspettavo. Uno in una situazione come la sua, secondo me, prima o poi dovrebbe tagliare i rapporti con me per andarsene con l’altro ragazzo, ma non è successo così. Una volta sola ci siamo andati vicino, io gli ho detto che avremmo fatto bene a tagliare, lui ha detto che non mi avrebbe chiamato più, ma poi, dopo un paio di settimane, mi ha chiamato lo stesso, è venuto a casa mia e abbiamo passato la notte insieme. Avrebbe fatto una cosa del genere se mi avesse considerato un ramo secco da tagliare? Penso proprio di no. Lui dà assolutamente per scontato che la nostra relazione andrà avanti indefinitamente, forse non si rende conto di quanto mi costa dal punto di vista emotivo. Però lui c’è, non è un fantasma e quando facciamo l’amore (o facciamo sesso, come dice lui) sento che lui c’è veramente. In certi momenti di intimità comincio a pensare  a lui che fa l’amore con l’altro ragazzo, e mi viene da allontanarlo, come se io potessi pretendere l’esclusività. Caro Project, queste situazioni sono veramente difficili da gestire, non sai mai che cosa fare, sei sempre contento a metà, realizzato a metà e guardi il futuro senza vederci niente di chiaro. È uno strano modo di volersi bene, che non avrei mai accettato prima di conoscerlo, poi ci siamo conosciuti e, nonostante tutte queste complicazioni, tra noi si è creato un rapporto vero.

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