OMOSESSUALI ED EFFEMINATEZZA SECONDO RAFFALOVICH

Il capitolo di “Uranismo e Unisesusalità” di Raffalovich che Vi presento oggi, come preannunciato, è dedicato all’effeminatezza. Ho già anticipato che qui Raffalovich lascia spazio ai suoi spiriti moralistici e ai suoi pregiudizi misogini e dimostra di non possedere gli strumenti culturali adeguati per affrontare il problema della cosiddetta effeminatezza. In buona sostanza, pur manifestando dubbi sul fatto che la forte effeminatezza sia strettamente correlabile con l’omosessualità, non arriva alla fondamentale distinzione tra questioni di orientamento sessuale e questioni di identità di genere, sovrappone ampiamente le due categorie e sposta il discorso su valutazioni moralistiche improprie.

Nella seconda parte del capitolo, che si stacca in modo sostanziale dal tema dell’effeminatezza, il livello morale cambia nettamente, Raffalovich cita un lungo e interessantissimo brano del Fedro di Platone, sui comportamenti di un amante dominato dalla ricerca del piacere. La citazione riguarda un rapporto tipicamente pederastico, ma in essa si delinea un concetto di moralità della pederastia, che consiste nel favorire la crescita e la libertà di un giovane, agendo per il suo bene e non per la ricerca del piacere.

Dalla citazione di Platone Raffalovich prende lo spunto per una digressione sulla omosessualità “immorale” dell’altra società e sulle sue conseguenze, prima fra tutte il matrimonio degli omosessuali. La descrizione di quegli ambienti e di quei comportamenti mette in evidenza che ciò che Raffalovich considera immorale non è l’omosessualità in sé ma il fatto di viverla senza serietà e senza dignità morale. Ma lasciamo a lui la parola.
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EFFEMINATEZZA

Leggendo le biografie degli invertiti effeminati (che si sentono soprattutto donne di fronte all’uomo, o meglio agli uomini), si è colpiti dalla loro inferiorità morale, dalla loro superficialità e dalla loro mancanza di pudore. I loro vizi sono più vili di quelli degli uranisti maschili. Messalina sembra loro un ideale lubrico e una piccola diva da operetta, quasi il loro ideale sentimentale e artistico. Si vantano di avere i vizi della donna come il suo charm. Vorrebbero vestirsi come una donna, e lo fanno spesso; amano tutte le occasioni in cui possono travestirsi; non disdegnano nemmeno i lavori femminili, gli arazzi, ecc. ecc.. Soffrono della vanità femminile allo stato acuto e cronico.

Si sarebbe tentati di considerarli dei degenerati, e spesso lo sono, ma questa spiegazione non è sempre sufficiente. Sono portato a credere che la loro sessualità invertita e la loro effeminatezza abbiano cause diverse, e che sia la mescolanza di effeminatezza e inversione a produrre un risultato così ripugnante, così desolante.

Il giovane uomo effeminato che si lascia andare all’inversione esagera tutti i suoi difetti perché li crede delle qualità, delle attrattive, della armi di civetteria. Non inventa tutti i suoi atteggiamenti ridicoli, ma ne copia parecchi. Se lo si incoraggia, si pavoneggia, diventa fiero delle sue timidezze e dei suoi nervosismi. Se lo si prende in giro, trattiene la sua inquietudine fino al giorno in cui sarà libero di mostrarla, di metterla in piazza.

È una disgrazia quando un uomo ammira troppo o invidia troppo il ruolo della donna,[1] perché l’uomo non invidia affatto il ruolo della donna virtuosa. L’uranista più maschile, così come l’eterosessuale, ha la sua ora di femminilità: Shakespeare ha ragione a far dire a Rosalinda che le donne e i ragazzi sono bestiame dello stesso colore. C’è un tempo (non sessuale) in cui il giovane uomo ha delle sensazioni, degli slanci, dei pudori tipici di una donna più che di un uomo. I Greci eccellevano nel rappresentare questa verginità maschile, e i Tedeschi l’hanno descritta con adorazione nei loro libri. Nell’uranista maschile, nell’adolescente maschio eterosessuale che vale qualcosa, che ha delle aspirazioni verso quello che c’è di buono o di forte (anche molto relativamente), questo periodo di tempo è molto breve. L’esperienza, lo sviluppo intellettuale e fisico, tutto quello che forgia l’uomo, porta via questo fiore della giovinezza, questo desiderio di essere guidato, di essere un po’ apprezzato, di sentire di valere qualcosa in rapporto a qualcuno che si ammira. Nessun uomo veramente virile ha ignorato sentimenti di questa lievità. Solo che nell’effeminato la vanità personale e femminile arriva a rovinare per la maggior parte del tempo questi slanci. Il giovane uomo desidera di essere qualcosa in rapporto a qualcuno nel quale quello che c’è di più essenziale è il sesso maschile. Nel capitolo sull’infanzia degli uranisti virili abbiamo visto la storia del risveglio di questo istinto in un maschio. Nell’effeminato c’è una esagerazione permanente di questi sentimenti di sacrificio sessuale, di desiderio di essere posseduto.[2] Quando questo desiderio esiste, nella forma sessuale, in un uranista maschile, la violenza del desiderio può essere causata da una virilità precoce che si ignora, che vuole imparare, conoscere, imporsi e che non vede altro mezzo che il concedersi, offrirsi, essere posseduto e iniziato. L’effeminato si lascerà più spesso prendere, il maschile invece si offrirà la prima volta, o le prime volte.

L’adolescente si sbaglia facilmente e se ha lo spirito corrotto dalle letture o dalle conversazioni, crederà di essere donna[3] per temperamento e non per giovinezza, per ignoranza. Se ha carattere impara che prima di tutto è uomo; altrimenti coltiva i suoi errori e le sue qualità femminili con cura, e dato che le chiacchiere, la menzogna, la timidezza, l’affettazione non chiedono di meglio che aumentare, l’effeminato a 23 anni (se ha cominciato da giovane) o a ventiquattro anni, è già vittima di una malattia psicologica.

Le avventure galanti, gli innamorati, le scene di gelosia o di seduzione, le stanchezze dovute ad eccessi sessuali verso i quali gli effeminati e i passivi sono tanto attratti, producono questo stato psicologico e lo aumentano. A meno che non si faccia una riforma radicale, è molto difficile fermare tutte queste cattive abitudini, specialmente perché esse rendono improbabile lo sviluppo del carattere, il perfezionamento della individualità. La civetteria, la galanteria di una ragazza galante non permettono affatto a un giovane uomo di diventare uomo. D’altra parte quelli che si legano a simili giovanotti eleganti dai modi raffinati sono o sensuali, o curiosi, o viziosi, o indifferenti, che cercano solo di divertirsi, cercano di tenerseli per loro o di sbarazzarsene passandoli a qualcuno di loro conoscenza. I più saggi insegnano loro con maggiore o minore successo come ci si può difendere dalle maldicenze troppo irrimediabili, a quale nobile vedova bisogna fare la corte, quali conoscenze coltivare, ecc..

Dopo avere scritto quello che precede, risultato di tristi osservazioni che mi sforzo di non rendere ingiuste o satiriche, ho aperto il Fedro di Platone e ho notato un parallelo sconvolgente tra gli effeminati mondani[4] del XIX secolo e quelli di Atene:

“Chi è dominato dal piacere, schiavo del desiderio, deve necessariamente cercare nello stare accanto a colui che ama il più grande piacere possibile. Ora, uno spirito malato trova il suo piacere nella completa condiscendenza alle sue volontà; tutto ciò che lo porta al di sopra di lui o gli resiste gli è odioso. Dunque l’amante non vedrà mai volentieri in colui che ama uno a lui superiore e nemmeno uno a lui uguale; si darà sempre da fare per abbassarlo al di sotto di lui. L’ignorante è al di sotto del sapiente, come l’ignavo è al di sotto del coraggioso… Tutte queste cause di inferiorità, sia naturali che accidentali, faranno piacere all’amante, se le riscontra nell’oggetto del suo amore; altrimenti cercherà di farle nascere o al momento ne soffrirà. Sarà dunque necessariamente geloso, cercherà di impedire a colui che ama tutte le relazioni che potrebbero essergli utili e potrebbero renderlo più uomo; e in questo modo gli provocherà un grave danno, ma soprattutto gli farà un torto irreparabile derubandolo dell’unico mezzo per accrescere le sue conoscenze e le sue capacità di capire.

Questo mezzo è la divina filosofia, dalla quale l’amante cercherà necessariamente di allontanare il suo beneamato, per paura che lì non impari a disprezzarlo. Farà tutti gli sforzi possibili perché il giovane uomo resti nell’ignoranza assoluta, perché non abbia occhi che per il suo amante e sia per lui in questo modo ancora più gradevole proprio nel far torto a se stesso. Sul piano morale non si potrebbe avere guida peggiore né peggiore compagno… Sul piano fisico, chiediamoci che tipo di cura possa dare un amante a colui che egli possiede, costretto come è a cercare in tutto il gradevole a spese dell’utile. Lo vedrete sempre cercare, al posto di un giovane robusto,[5] qualche giovincello senza vigore, nutrito non alla luce del sole ma nell’ombra, estraneo ai lavori maschili e ai nobili sudori, abituato alle delizie di una vita molle, truccato con colori stranieri, carico di ornamenti per supplire alla mancanza dei veri ornamenti, e che, infine, non ha nulla in tutta la sua condotta e nei suoi costumi che non corrisponda a questo ritratto. Tutto questo è così evidente che non vedo la necessità di ribadirlo: diciamo solamente, per riassumere, che con un corpo così delicato il giovane uomo, esposto ai rischi della guerra o a qualche grande pericolo, non ispirerà che audacia ai suoi nemici, e paura ai suoi amici e al suo amante.”

Questo amante, continua Platone con la sua ammirabile psicologia, che non è invecchiata nemmeno di un’ora, vedrebbe colui che ama “con piacere privato di suo padre e di sua madre, dei suoi parenti e dei suoi amici, che egli considera come dei censori inopportuni e come degli ostacoli al dolce commercio che si compiace di intrattenere. Se questo giovane uomo è padrone di una grande fortuna o di una bella proprietà, non ci sono speranze di sedurlo così facilmente né di trovarlo docile dopo averlo sedotto. Egli vedrà dunque la sua ricchezza con uno sguardo doloroso e sarà vicino a gioire della sua rovina. Infine desidererà di vederlo il più a lungo possibile senza figli, senza moglie, senza casa; perché non si preoccuperà che di prolungare il proprio piacere.”

L’amore di questo amante, “che in ogni istante fa entrare il piacere nel suo cuore attraverso l’udito, la vista, il tatto, attraverso tutti i sensi”, per quanto durerà, sarà nocivo, quando non sarà spiacevole e capace di spingere il giovane uomo a trovare una compensazione attraverso capricci e follie: “Ma quando questo amore sarà finito, non contate più sulla fedeltà dell’amante, egli si dimenticherà perfino delle promesse che accompagnava con tanto di giuramenti e di preghiere, .. Il momento di pagare il conto è venuto, ma lui ha cambiato padrone e vive sotto altre leggi. La ragione e la saggezza hanno rimpiazzato l’amore e la follia; non è più lui: è diventato tutt’altro all’insaputa del giovane uomo che amava teneramente. Costui reclama ancora il prezzo delle sue compiacenze passate: ricordati, dice all’infedele, le tue stesse parole e le tue stesse azioni. Come se parlasse sempre allo stesso uomo! Ma lui senza osare ammettere il suo cambiamento, senza potersi sbarazzare ancora dai sentimenti e delle promesse che ha fatto sotto l’impero della sua folle passione, è già comunque abbastanza padrone i se stesso, abbastanza lucido per non voler ricadere nei medesimi sviamenti e non ridiventare quello che era. Per uscire da questa posizione fastidiosa, si vede obbligato ad abbandonare l’oggetto della sua vecchia passione; poi diventa un fuggitivo. Il giovane uomo imbrogliato perseguita allora il suo vecchio amante con la sua indignazione e le sue imprecazioni, crudelmente punito di avere ignorato fin dal principio che al posto di accordare i suoi favori ad un uomo innamorato e necessariamente folle, avrebbe fatto meglio a riservarli ad un amico saggio e padrone di sé; perché altrimenti sarebbe stato costretto a concedersi ad un infedele, a un capriccioso, a un geloso, pernicioso per le sue fortune, pericoloso per la sua salute ma soprattutto pericoloso per la sua istruzione…”

È nel mondo degli effeminati che lo scambio delle due fantasie e il contatto delle due epidermidi sono soprattutto ricercati, così come la vanità delle buone fortune.

Si sono descritte le serate dei pederasti prostituti ma la letteratura può ancora fare conoscere le cene e i pranzi degli invertiti mondani. Lì si beve alla salute del padrone di casa e del suo ultimo favorito. Ci si incontrano uomini seri, decenti, che le donne di mondo che ostentano una vita austera ascoltano con piacere, e anche attori, musicisti, giovani uomini chic che vanno a ballare a tutti i balli chic, uomini sposati giovani o vecchi. Lì si balla dopo pranzo o dopo cena, ci si trovano tutte le cose ridicole, tutte le vanità e tutte le menzogne. Ci sono uomini eterosessuali che vanno a queste cene per divertirsi, per fare delle conoscenze utili, per raccontare quello che hanno sentito, per andare da qualche parte, per intrufolarsi nelle cose intime altrui.

Vengono invitate anche donne, delle lesbiche belle o repellenti, donne che si si divertono di tutto e fanno finta di non sospettare niente di strano o di nascosto, ma anche, qualche volta, donne del tutto rispettabili, e indulgenti, ma questa non è proprio la stessa situazione. Ci si comporta più o meno come ci si comporterebbe in presenza di un uranista che non scherza sui buoni costumi o di un eterosessuale che non deve fare o proseguire la sua strada.

Non parlo delle feste più galanti e più pericolose alle quali si invitano anche persone di classe inferiore.

Si comprende facilmente che i giovani uomini fuorviati in questo mondo con pretese di eleganza, di arte, di musica, di letteratura, non maturano affatto e non tentano affatto l’uranista severo o la donna che desidera guarire. Qualche volta, comunque, un uomo che non vive in questo ambiente, che lo evita, innalza un giovane uomo di merito e lo salva e allora si vede un Vautrin casto e un Lucien de Rubempré che diventa rispettabile. Altre volte una donna si mette in testa di salvare il ragazzo carino che la fa tanto ridere, che canta così bene e che le confida tutti i suoi problemi e le sue disgrazie. Se è una donna di mondo, di buona condizione, se è generosa, se lo aiuta materialmente col suo denaro e coi suoi consigli e se lui soccombe ad un disagio sufficientemente forte, finirà per sposarla e la renderà poco felice. Non vorrà più accompagnarla sempre e dappertutto, si annoierà quando le sta accanto, la trascurerà e dopo un po’ di tempo ci sarà uno di quei tipici rapporti in più: Signora elegante e triste, depressa o dissipata, Signore carino, spendaccione, che si diverte con l’unisessualità. La donna può essere ben felice se ha un figlio o due, perché se non li ha all’inizio della sua vita coniugale è probabile che non ne abbia più l’occasione dopo, dato che più di un invertito, alla lunga, si rifiuta ad ogni intimità.

Una donna molto ricca e gelosa avrà più probabilmente un numero adeguato di figli che la trattenga a casa a fare i suoi doveri. I figli possono essere una garanzia che la donna non farà scandali. E si può essere persuasi che le madri che trascinano davanti ai tribunali un marito unisessuale[6] valgono meno di quanto esse credono.

Ma se la donna guaritrice è anche lei sposata, se è tenera e imprudente, entrerà in un inferno. Immaginatevi una Renée di “La Curée” di Zola, più tenera, meno corrotta, altrettanto mondana, e un Maxime, rimasto in sostanza quello che era in collegio. La situazione è frequente. Le donne si appassionano agli invertiti carini o divertenti, e gli invertiti effeminati fanno soffrire queste donne ancora di più degli eterosessuali, ma hanno una compensazione da offrire loro: ed è che si interessano alle medesime cose. Per un certo mondo è impossibile avere un’intimità più gratificante di quella con un brillante e giovane effeminato, che ha un bel modo di fare, è ricco, carino e di buona famiglia. Le relazioni mondane o semi-mondane tra gli effeminati e le donne vengono fuori più dal romanzo di costume, dagli abbozzi della vita come essa è, che non da questo libro. Non sono state rese banali dalla letteratura inglese, perché i critici non erano uomini degli di mondo o degli osservatori, non le hanno colte nei rari libri che se ne sono occupati, e gli imitatori non sono stati incoraggiati a cominciare e a volgarizzare.

I medici, invece, si sono molto interessati di quello che riguarda gli effeminati e sono stati tentati di prenderli come modello dell’uranismo.

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[1] Alcuni effeminati eterosessuali hanno la mania degli abiti effeminati, vorrebbero portare biancheria meravigliosa e non amano le donne nude.
[2] È praticamente impossibile per il ragazzetto che desidera ardentemente di essere posseduto sapere se desidera essere posseduto per essere in potere di un altro o per imparare a sua volta il mestiere che l’altro conosce. Se desidera uno che lo possieda o un iniziatore.
[3] Il giovane uranista, il cui istinto sessuale lo spinge verso l’uomo più che verso il bambino, può essere votato alla passione della similarità tanto quanto a quella dell’effeminatezza. Vuole sedurre, vuole piacere, vuole essere amato, sceglie una taglia più stretta, si accentua le anche, ammorbidisce la sua camminata, perché crede che sia indispensabile. Una volta fatta luce su questo, l’uranista maschile non si comporterebbe più alla maniera di un eterosessuale. Il vero effeminato si femminilizza per il suo proprio piacere oltre che per quello degli altri, il giovane uranista maschile lo fa soprattutto per cercare un ammiratore. Curioso paradosso, perché più tardi l’effeminato farà di tutto per il pubblico e il maschile invece farà per esso il meno possibile.
[4] Sto parlando del mondo decente, non parlo del mondo basso descritto nelle memorie della polizia.
[5] Soprattutto robusto di carattere, per la virilità, l’indipendenza dell’anima o dell’intelligenza: perché qualcuno di questi “giovincelli”, se non la maggior parte, senza vigore virile nel vero senso della parola, sono giustamente ricercati per il loro vigore fallico.
[6] Come una certa riformatrice inglese.

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EDUCAZIONE MORALE DEGLI OMOSESSUALI SECONDO RAFFALOVICH

Nel breve capitolo sulla “Educazione morale” tratto da ”Uranismo e Unisessualità” di André Raffalovich, che potete leggere qui di seguito, l’autore giunge ad una conclusione fondamentale: tra omosessuali ed eterosessuali non c’è una linea di demarcazione, ma questa frase non significa che esistono tante forme di sessualità intermedia ma che tra omosessuali e eterosessuali non ci sono differenze morali legate all’orientamento sessuale. Ci sono omosessuali ottimi e ce ne sono di pessimi, esattamente come accade tra gli eterosessuali, ma le analogie sono molto più forti, perché situazioni moralmente identiche si possono vivere sia in chiave eterosessuale che in chiave omosessuale. Secondo Raffalovich, i migliori, sia tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali, sono quelli che tengono a freno la loro sessualità. L’autore parte dal presupposto che in ambito sessuale ben poche persone possono realizzare i loro desideri, ammesso che questo sia possibile, e che la categoria dell’accontentarsi è pressoché generale ed è comune ad omosessuali ed eterosessuali. Un’affermazione di Raffalovich può lasciare sconcertati, cioè l’idea che non esiste un diritto di realizzare i propri desideri sessuali, ma su questo si potrebbe anche concordare con l’autore, chiarendo bene i termini della questione. Come corollario a quanto appena detto, Raffalovich afferma che la legge morale impedisce agli epilettici, ai tisici e ai portatori di malattie trasmissibili di realizzare i loro desideri sessuali per impedire la diffusione dei morbi dai quali sono affetti, e afferma che “la stessa legge” impedisce all’omosessuale di seguire le sue tendenze. Qui il salto logico è del tutto gratuito ed incomprensibile, ma Raffalovich glissa e non approfondisce la questione. Lasciamo comunque a lui la parola.
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EDUCAZIONE MORALE

Ho detto che non si poteva biasimare l’invertito che aveva consumato la sua prima caduta – se è intelligente, se vale qualcosa, può rialzarsi, può riprendersi. E nella sua vita, di sicuro, non cederà, cadrà e si rialzerà per una sola volta, succederà parecchie volte; alla lunga, se è intelligente e vale qualcosa, non si lascerà avvilire dai deragliamenti di una giovinezza senza direzione morale.

L’invertito superiore ha le medesime possibilità dell’eterosessuale e corre pericoli analoghi. Può diventare quell’essere morale e degno che un uomo dovrebbe essere, oppure può sprofondare nelle frivolezza, nella lussuria e nella menzogna.

Questa educazione morale gli costerà cara, se ha maledetto suo padre, che lo ha generato, e sua madre, che lo ha concepito, si troverà un giorno schiacciato da queste geremiadi, e se si esaminerà con sincerità, ecco quello che troverà.

La sua serenità e il suo valore morale e sociale dipendono dal freno imposto alle sue tendenze.

Non è facile trovare invertititi dello stesso tipo e spesso non si amano tra loro. Il nostro invertito ha probabilmente amato o degli invertiti inferiori e allora ne ha lo stesso disgusto che una donna leggera e falsa ispira ad un uomo sobrio e retto, – oppure ha amato degli eterosessuali più o meno gentili, fragili e interessati, – in ogni caso la sua esperienza non è stata troppo felice. Se ha conquistato degli eterosessuali di buona caratura, la sua vittoria è stata difficile e di assai breve durata (se ha ceduto ad una donna amata, non è stato per un lungo periodo), e si rende conto che la sessualità non può essere lo scopo di un uomo superiore, omosessuale o eterosessuale.

I grandi uomini rivendicati dalla omosessualità non sono stati grandi che per il fatto che essi non si sono lasciati troppo invadere dalla loro sessualità.

Gli invertiti sublimi sono stati sublimi malgrado la loro inversione o perché si sono elevati al di spora e al di là dell’umanità. L’uomo senza famiglia, senza moglie, senza figli, sottratto dalla continenza o dalla castità a tante piccolezze, a tante noie, a tante menzogne, e il cui cuore non è arido o disseccato, può essere Michelangelo o Newton.

Newton, proprio lui, indica un gran numero di uomini per i quali la domma non sembra avere quel ruolo che l’uranista trova noioso, indifferente, inutile antipatico e, senza volerli rivendicare all’inversione, si chiede se l’eterosessuale casto o indifferente alle donne non possa rappresentare un ideale, un incoraggiamento, così come i grandi uranisti; pensa a Spinosa, a Leibnitz, a Pascal, a Carlo XII di Svezia, a Johannès von Muller, mescolando i grandi uomini, le classi, le epoche.

La Grecia… ma se l’invertito superiore approfondisse veramente la storia dell’omosessualità in Grecia, riconoscerebbe che l’invertito non era affatto più felice di quanto lo sia adesso in Europa. Il giovane uomo di buona famiglia doveva difendere il suo onore e la sua reputazione come una vergine dei nostri giorni. I ragazzi di oggi hanno più libertà dei giovani greci e troverebbero intollerabile doversi comportare mantenendo una simile circospezione. La Grecia non era affatto il paradiso degli invertiti. Molto lontano da lì, presso i popoli esotici, del nord come del sud (perché il clima non influisce affatto sull’omosessualità come si è preteso che fosse), presso gli Esquimesi, gli Annamiti, o i Messicani di prima della conquista, gli invertiti trovavano forse più facilmente la possibilità di soddisfare i loro gusti, ma dovevano forse anche (come accade presso molti popoli) registrarsi in una classe a parte, che godeva di privilegi e di una considerazione paradossali.

L’invertito superiore non ha il diritto di credersi nato fuori della sua epoca o della sua patria. Anche l’Oriente di oggi, dove la pederastia si pratica senza difficoltà, non gli offrirebbe le soddisfazioni intellettuali alle quali è abituato: la musica, il teatro, ecc..

Vedrà con un sorriso che la maggior parte dei neo-greci sarebbero troppo malaticci, troppo mal strutturati per essere allevati dagli Spartiati. Vedrà con più o meno coraggio che la soddisfazione dell’appetito sessuale non può essere il sine qua non dell’esistenza di un uomo moderno, di un uomo civilizzato. L’uomo civilizzato ha anche altre necessità. E quando si parla dell’ingiustizia del destino e della società, quando si chiede un altro modo di trattare gli invertiti, perché non ci si dovrebbe preoccupare di altre ingiustizie riconosciute e ammesse?

Per esempio: un uomo giovane, eterosessuale, povero, lavoratore, che non si può sposare e rifiuta le donnette basse e ripugnanti, perché non ha i mezzi per dare a una donna più decente quello che lei si aspetta, che non può e non vuole essere l’amante prediletto di una donna venale o ricca, e non desidera l’avvilimento dell’adulterio con tutto quello che comporta.

Quest’uomo, dal punto di vista della vita sessuale è da compiangere allo stesso modo dell’invertito. Le loro situazioni si somigliano molto. La cosa migliore che devono fare, e al più presto possibile, è mettere da parte la loro vanità e dire che l’atto sessuale non deve essere il centro della loro esistenza. Parlo di vanità perché la vanità e l’invidia, in certi momenti, sconvolgono l’uomo sessualmente, e l’idea che gli altri hanno i piaceri che egli vorrebbe avere è una delle tentazioni più forti. Krafft-Ebing è il rappresentante di quelli che chiedono giustizia per l’invertito, e non chiedo di meglio; ma bisogna ricordarsi che questa rivendicazione ha come base la teoria secondo la quale ogni uomo ha il diritto di soddisfarsi sessualmente. Se si riconosce questo diritto agli eterosessuali, non vedo come lo si possa rifiutare agli invertiti (soprattutto perché rifiutarglielo non cambia affatto lo stato delle cose). Ma secondo me nessun uomo ha il diritto di pretendere le soddisfazioni sessuali che desidera. La stessa legge morale che impedisce ad un eterosessuale epilettico o tisico, o affetto da una qualsiasi malattia trasmissibile, di perpetuare il suo flagello, quella stessa legge proibisce all’invertito di consegnarsi alla sue tendenze.[1]

L’essere corruttore, uomo o donna, è colui che seduce un altro essere, uomo o donna, è l’essere che diminuisce la somma della purezza e della castità che esiste in questo mondo.

L’essere corruttore deve essere riprovato.

L’essere infame, abietto, che si nutre dei vizi degli altri e li facilita, fonte di pericoli morali e fisici, l’essere che mette in pratica il ricatto dopo aver favorito la dissolutezza, deve essere represso il più severamente possibile.

È un errore (gli autori che scrivono di inversione tendono ad esso) immaginarsi che gli invertiti siano necessariamente fuorviati o sregolati o alla ricerca di sfoghi con qualsiasi uomo di buona volontà. Molti eterosessuali (se si comportano bene) non pensano sempre alla donna.

Bisogna ricordarsi che l’invertito soddisfatto, sazio e senza paura sceglie quello o quelli che preferisce. Ha amanti e amici. Può incapricciarsi brevemente dei suoi amici, può avere delle passioncelle ma molto spesso esse non portano a nessuna conseguenza.

Ci sono collezionisti invertiti, come ci sono collezionisti eterosessuali, che hanno la mania di “conoscere” il più gran numero possibile di partner. L’uranista medico consultato da Krafft-Ebing si vantava di aver conosciuto seicento uranisti. Questa cifra non stupirà nessuno che sia al corrente del numero di depravati che esistono e che si cercano e del numero di uomini senza capacità di resistenza, che cedono qualche volta per curiosità, perché indotti, per cupidigia, per ricordo dell’infanzia, per differenza di età o di casta.

L’invertito meno prospero e più affamato amerà l’uomo o il ragazzo che potrà amare. Non bisogna dimenticare che molti uomini non sono nella condizione di poter scegliere. Amano l’uomo più conveniente, quello di migliore condizione tra quelli che hanno intorno e il più accessibile. Non possono certo realizzare tutte le loro fantasie , non osano forse nemmeno mettersi con un uomo del popolo o con un ragazzo che è ancora giovane, della loro classe, e si accontentano del cameratismo sessuale a loro portata, sognando di qualcuno più giovane o più vecchio.

Molti di questi invertiti meno favoriti non sono dunque più caratteristici degli invertiti che possono soddisfare e loro fantasie. Si troveranno anche tra gli uomini e le donne con propensioni eterosessuali esattamente le stesse categorie. Molti eterosessuali non hanno la persona o le persone che essi avrebbero preferito e si accontentano o imparano l’astinenza. Molti eterosessuali, a forza di quelle che si chiamano ironicamente buone fortune, si sono completamente trasformati, guastati, marciti. Hanno dei vizi analoghi a quelli degli omosessuali incapaci di governarsi.

Tutti i seduttori si rassomigliano.

Se non ci si fermasse sempre alla differenza esteriore tra l’uomo e la donna, se si guardasse un po’ più in profondità, si capirebbe che gli omosessuali e gli eterosessuali non sono molto diversi.

Sono arrivato a questa affermazione, abbastanza paradossale a prima vista: non c’è una linea di demarcazione tra eterosessuali e omosessuali.

Tra l’omosessuale infame e l’eterosessuale scostumato sembra che ci sia una grande distanza, ma comunque sono molto vicini. Allo stesso modo, l’omosessuale di alto valore e l’eterosessuale che lo uguaglia sono anch’essi molto vicini e possono distinguersi molto poco uno dall’altro.
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[1] Rinvio alla Prefazione, in cui chiedo agli unisessuali, agli uranisti come agli eterosessuali, di imparare (o di ricordarsi) i loro doveri reciproci. Non ci sono diritti senza doveri.

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UN PROBLEMA DI ETICA GRECA di JOHN ADDINGTON SYMONDS

Sono felice di annunciarvi la Biblioteca di Progetto Gay si arricchisce di un nuovo volume, UN PROBLEMA DI ETICA GRECA di JOHN ADDINGTON SYMONDS, (traduzione italiana di Project). Si tratta di un’opera di straordinario interesse, che affronta con spirito scientifico la pederastia greca.

Quanti oggi sentono parlare di pederastia o di amore greco sono facilmente indotti a pensare che la pederastia greca fosse in qualche modo analoga all’odierna pedofilia. In realtà i due concetti sono lontanissimi e la lettura di questo saggio lo renderà evidente.

L’“Etica greca” di John Addington Symonds rappresenta una colonna portante degli studi sulla omosessualità nella storia e nella letteratura, che permette al lettore interessato di entrare in modo scientificamente documentato in una dimensione storica molto diversa da quella attuale e di comprendere il senso e il peso che la pederastia ha avuto nella storia, nella letteratura e nella filosofia greca. Il lettore, attraverso il saggio di Symonds, potrà capire che la pederastia nasceva da un codice etico preciso, tipico delle comunità doriche in cui la dimensione del cameratismo militare era indispensabile alla sopravvivenza del gruppo in un tempo in cui la guerra era un evento comune.

Symonds segue l’evoluzione del concetto di pederastia lungo tutta la storia greca attraverso l’analisi di moltissimi testi e ne evidenzia la complessità e allo sesso tempo la centralità, sottolineando che le forme alte di pederastia, alle quali fanno riferimento Socrate e Platone, erano considerate onorevoli ed erano socialmente approvate e che spesso le coppie di amici pederastici erano temute dai tiranni perché erano capaci di suscitare nel popolo l’amore della libertà. Solo le forme più degradare, che sfociavano nella prostituzione, erano oggetto di biasimo e di discredito sociale ma non di pregiudizio. Basti ricordare il caso di Fedone, schiavo di guerra che esercitava la prostituzione ad Atene, che fu poi acquistato da un amico di Socrate e divenne uno dei suoi discepoli più importanti, tanto che a lui Platone intitola il dialogo sull’immortalità.

Il saggio di Symonds, pur essendo stato scritto nel 1873, è un esempio magistrale di approccio serio, cioè senza pregiudizi moralistici, alla storia, alla letteratura e all’arte greca ed è di straordinaria attualità perché mostra a quale livello morale e sociale l’omosessualità possa giungere in una società che non la condanni pregiudizialmente.

Consiglio in particolare la lettura di questo saggio a chiunque si occupi, a qualsiasi tiolo, di storia, di letteratura o di arte greca.

http://gayproject.altervista.org/etica_greca.pdf

Il nuovo volume fa parte della Biblioteca di Progetto Gay che raccoglie testi di particolare interesse sul tema della omosessualità, tutti gratuitamente scaricabili dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/

Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà indicarmi errori od oscurità di qualsiasi tipo rilevate nella lettura del testo.