UNA RELAZIONE GAY COMPLICATA MA AUTENTICA

Caro Project,
ho 37 anni, non sono più un beginner e dopo molte perplessità e molti dubbi sul che cosa fare, dovuti soprattutto al fatto che ho collezionato parecchie delusioni, mi sono deciso, se si può dire così, ad imbarcarmi in una relazione con un ragazzo che adesso ha 35 anni. La relazione è cominciata alla fine del 2020 in piena pandemia.

Tutto è cominciato su un social, come era successo anche le altre volte, ma questa volta mi sono trovato di fronte a un ragazzo che mi piaceva moltissimo e che, cosa strana a dire, mi faceva la corte in un modo molto delicato anche se insistente. Quando dico che mi piaceva moltissimo non intendo dire soltanto che era un bel ragazzo ma anche che la sua parte sessuale mi piaceva molto, perché somigliava moltissimo alla mia, sia anatomicamente, se possiamo dire così, che come risposte fisiologiche. E forse anche per questo tra noi non c’è mai stato imbarazzo sessuale e nemmeno competizione.

Sul piano affettivo le esperienze accumulate in precedenza mi avevano insegnato a temere in particolare alcuni segnali di sostanziale indifferenza affettiva, ma con lui non avevo avvertito alcun segnale di allarme, forse anche perché, dato che mi piaceva molto, avevo abbassato la guardia. Sul piano sessuale era la prima volta che mi sentivo totalmente a mio agio.

Dopo un paio di mesi ero passato dall’essere perplesso all’essere innamorato perso di Ezio (così lo chiamavo anche se non era il suo nome). Pochi giorni dopo quello che allora chiamavo il nostro secondo comple-mese, siamo arrivati al sesso. Non posso negare che i primi giorni ero entusiasta, mi sentivo voluto, apprezzato, e non mi era mai capitato niente di simile prima. Il sesso con Ezio era assolutamente spontaneo, lo era lui e lo ero io, mi sembrava una specie di paradiso terrestre.

Non avevamo segreti fisici uno per l’altro conoscevamo ogni centimetro del corpo dell’altro. Lui è più alto e più forte di me, ma la nostra costituzione fisica è molto simile, stessa tipologia di mani e piedi, stessa forma della testa, stesso colore di capelli, insomma, non so da parte sua, ma da parte mia avere un ragazzo come lui che voleva stare con me mi sembrava un sogno, ed era felice di starci e lo vedevo ogni giorno.

Poi col passare del tempo ha cominciato a propormi forme di sesso, diciamo così, più disinibito, e la cosa mi sembrava un po’ fuori luogo. Mi dicevo: “Ma se sta veramente bene con me, così come sembra, perché andare a cercare cose strane?” Mi sentivo un po’ spiazzato, lui insisteva e insisteva troppo, a qualche richiesta alla fine ho acconsentito, ma altre mi sembravano proprio assurde, mentre lui le vedeva molto coinvolgenti, o meglio, come diceva lui: “eccitanti”.

Qualche volta (è successo di rado ma è successo) mi sono chiesto perché lui insistesse tanto. Avevo avuto l’impressione che, in fondo, a lui di quella particolare pratica sessuale importasse piuttosto poco e che quello che gli interessava veramente era vedermi cedere e, alla fine, dirgli comunque di sì. In qualche modo pensavo che volesse mettere alla prova il potere che aveva su di me attraverso il sesso. Una volta accettata la sua proposta, e messa in pratica magari una sola volta, poi passava al dimenticatoio e arrivava la proposta di qualcosa di diverso.

Francamente ero di nuovo molto perplesso. In teoria pensavo che avrei fatto meglio a dire addio a Ezio e ad andarmene per la mia strada, ma non l’ho fatto perché il nostro rapporto, a parte questa questione relativa al sesso, aveva tutte le caratteristiche di un rapporto vero e importante. Lui parlava con me di tutto e con la massima sincerità e pure io, che non lo avevo mai fatto, ho cominciato a fare esattamente lo stesso con lui. C’era stima reciproca e ci volevamo bene, di questo non ho dubbi. Nel complesso i lati positivi erano di gran lunga più significativi di quelli, diciamo così, problematici.

Un giorno mi propone di fare sesso mentre il telefonino filma la scena. Qui perdo la pazienza e rispondo in modo drastico e allora lui mi dice che vuole che io veda un video che ha registrato mentre stava facendo sesso con un altro ragazzo. Al che perdo la pazienza peggio di prima e cerco di fargli capire che sta passando i limiti del buon senso. Allora smette di insistere e cambia del tutto tono, mi chiede se ho qualcosa da mangiare e un succo di frutta da bere. Io tiro fuori qualcosa dal frigo e parliamo d’altro per una mezz’ora, poi se ne va apparentemente tranquillo.

Non lo sento per una quindicina di giorni e penso che sia sparito definitivamente, ma alla fine si fa risentire, arriva a casa mia in piena notte, mi chiede se mi va, e sa che non gli direi comunque di no. Facciamo sesso in un modo molto tranquillo che mi piace moltissimo, nessuna stranezza ed è veramente coinvolto. Se ne va che è quasi mattina e io sono felice, penso che i nostri problemi siano definitivamente risolti, ma non è così.

Il sabato successivo è di nuovo a casa mia e mi propone di chiamare un amico comune mentre lui nel frattempo avrebbe cercato di eccitarmi e di fare sesso con me. Gli dico chiaramente di no e temo che se ne possa andare per sparire definitivamente, ma non succede così. Non se ne va. Si siede sul bordo del letto mentre io sto su una poltroncina e parliamo. Parliamo seriamente. Il mio rifiuto non ha cambiato nulla.

Parliamo per molto tempo con lunghe pause di silenzio, poi si spoglia, si sdraia sul letto, sopra la coperta, e mi fa cenno con la mano di andarmi a sdraiare accanto a lui. Mi spoglio anche io a vado a stendermi accanto a lui anche io sopra la coperta. Restiamo così per diversi minuti in silenzio, poi mi prende la mano e la strige forte, io rispondo con tutta la forza che ho. Facciamo sesso senza stranezze e, dopo, restiamo nudi sul letto. L’atmosfera è serena, mi giro verso di lui e lui mi sorride, mi sembra un momento assolutamente magico. Resta con me tutta la notte. La mattina della domenica vado a prendere la colazione al bar e la porto a casa, apparecchio in cucina mentre lui è in bagno, quando esce mi sorride e va a sedersi per fare colazione.

Le volte successive che ci vediamo, con me è prudente e non mi fa proposte strane o meglio, se si accorge che non sono disponibile cambia subito discorso, ma non assume atteggiamenti difensivi, non si chiude in se stesso, non fa discorsi rivendicativi, niente di tutto questo, continua a parlare con me con la massima sincerità anche di cose scabrose che possono rischiare di metterlo in cattiva luce, e questo mi colpisce molto. Lo ascolto con la massima attenzione per cercare di capire che cosa si porta veramente dentro e piano piano comincio a rendermi conto della sua storia, di quello che ha passato prima di conoscermi e, se mai fosse possibile, gli voglio bene più di prima.

Le stranezze ci sono ma lui si controlla e a me chiede solo quello che sa che posso dargli, però di me si fida, si rende conto che parlare chiaro non mi ha allontanato da lui ma ha fatto esattamente il contrario. Io ho cercato di venirgli incontro, almeno nei limiti in cui mi è stato possibile, e lui lo ha notato, ha capito che ci ho messo tutta la mia buona volontà e ha cercato di venire lui incontro a me, evitando insistenze e cercando lui di conformarsi al mio modo di vedere le cose.

Certe volte è drastico e mi dice delle cose tremende che hanno comunque un nucleo di verità. Si tratta di discorsi che in genere si fanno al momento della resa dei conti finale, lui quei discorsi me li fa ma non ne segue nessuna resa dei conti, e mi dice anche una cosa che io non avrei mai immaginato e cioè che si sente gratificato quando fa sesso con me perché non gli dico mai di no in modo radicale e aggiunge che certe cose le dico a parole ma certe altre gliele faccio capire attraverso il sesso, perché non avrei il coraggio di dirgliele a parole. In pratica penso che si riferisca al fatto che mi vede coinvolto molto più di quanto dico di esserlo.

Noi non siamo dipendenti uno dall’altro, lui ha la sua vita, che io rispetto, ci vediamo tutto sommato abbastanza poco, più o meno una volta ogni dieci o quindici giorni, ma adesso, quando ci vediamo passiamo veramente delle ore bellissime insieme e non solo di sesso, prima non accadeva, e i momenti di scontro (non distruttivo) erano frequenti. Il nostro è uno strano rapporto ma penso sia un rapporto importante per entrambi. Vorrei che lui fosse sereno, che trovasse una serenità vera e profonda. Non sono io che potrò dargliela ma posso almeno cercare di creare un clima favorevole, perché gli voglio bene e lui ha dato un senso (un senso complicato ma autentico) alla mia vita.

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STILI SESSUALI GAY

La personalità sessuale, proprio perché è una parte costitutiva fondamentale della personalità, è una caratteristica strettamente individuale legata sia alla costituzione fisica, ossia alla genetica-epigenetica individuale, che al background costituito dall’insieme delle esperienze precedenti, sia in campo affettivo-sessuale che in ambito genericamente relazionale.

La personalità sessuale si manifesta nell’adozione di un particolare stile sessuale, cioè di una particolare modalità di gestione degli approcci sessuali. Lo stile sessuale di un individuo dice molto della personalità profonda di quell’individuo, delle sue aspirazioni, delle sue frustrazioni della sua ricerca di conferme e di stabilità.

La personalità sessuale non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento esterno, socialmente rilevabile, nei confronti della sessualità, che, proprio perché entra in gioco nell’ambito delle relazioni sociali, deve tenere conto delle attese sociali e di quanto è socialmente accettabile o non accettabile. Lo stile sessuale si manifesta esclusivamente nell’ambito di contatti strettamente interpersonali nei quali interviene la sessualità in modo determinante o come pulsione di fondo, o come finalità o con fini strumentali collegati ad aspetti profondi della personalità individuale.

Proprio perché gli stili sessuali sono tipici delle relazioni interpersonali a due, essi possono essere classificati proprio su questa base in tre gruppi:
1) Stile dominante; 2) Stile paritario; 3) Stile remissivo.

Nello stile dominante e in quello remissivo esiste una precisa assunzione di ruolo che può essere definita a priori, ossia indipendentemente dalla persona del partner e dalla storia della relazione, o può essere determinata proprio dalla relazione e dalla personalità del partner. Potremmo quindi specificare la classificazione come segue:

1) Stile dominante a priori;
2) Stile dominante in relazione alla personalità del partner
3) Stile paritario;
4) Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
5) Stile remissivo a priori.

Andrebbe comunque aggiunta una ulteriore categoria detta di Stile variabile, in cui, nell’ambito di una relazione lo stile assunto da uno dei due partner può cambiare, o per motivi dipendenti dalla storia della relazione e dalla storia sessuale dell’individuo, o per ragioni legate all’ansia, allo stress e alle frustrazioni esterne all’ambito della sessualità:

6) Stile variabile relazionale
7) Stile variabile per motivazioni esterne

Una particolare attenzione va riservata al cosiddetto Stile paritario, che non comporta di per sé alcuna assunzione di ruoli. Lo stile paritario rappresenta una condizione di equilibrio nell’ambito di una relazione sessuale. Detto equilibrio, che non è rigido ma deve rispondere alle esigenze di entrambi i partner, viene dal bilanciamento di spinte e controspinte. Esistono situazioni in cui quando ci si sposta dalla posizione di equilibrio intervengono immediatamente dei meccanismi di compensazione che tendono a ricostituire l’equilibrio, e in questo caso si può parlare di Stile paritario stabile, ma esistono anche situazioni in cui l’allontanamento dall’equilibrio non viene immediatamente compensato e l’equilibrio si perde definitivamente, in questo caso si può parlare di Stile paritario instabile.

Riassumendo, possiamo classificare gli stili sessuali come segue:

Stile dominante a priori;
Stile dominante in relazione alla personalità del partner;
Stile paritario stabile;
Stile paritario instabile;
Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
Stile remissivo a priori.
Stile variabile relazionale
Stile variabile per motivazioni esterne

Cerchiamo ora di dare una panoramica dei comportamenti e degli atteggiamenti mentali più tipici di ciascuno stile.

STILE DOMINANTE A PRIORI Lo stile sessuale dominante a priori è spesso il risultato di una educazione che, attraverso i discorsi e gli esempi, tende a identificare la persona con il suo atteggiamento verso la sessualità sottolineando le espressioni che premiano i ruoli dominanti, come “maschio alfa”, “l’uomo che non deve chiedere mai”, ecc. ecc.. In questo campo la sessualità fisica prevale nettamente sull’affettività, vista come caratteristica debole, tendenzialmente femminilizzante. Chi ha uno stile sessuale dominante a priori utilizza il partner più che creare un rapporto interpersonale con lui, tende a creare un rapporto di dominanza-subordinazione, esprime giudizi di svilimento della sessualità del partner: “ti devo svezzare”, “devi crescere”, “ti devo insegnare tutto”, non ammette rifiuti o dilazioni, non ascolta le lamentele del partner, quando si rende conto di non avere più una posizione dominante e di essere stato ormai messo da parte, passa facilmente oltre ritenendo l’altro un debole, uno stupido che si è fatto sfuggire un’occasione d’oro che non si ripeterà più.

STILE DOMINANTE IN REAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Esistono e non sono rari i casi un cui la scelta di un ruolo discende proprio dalla personalità del partner e dalla storia precedente della relazione, o da condizioni oggettive che determinano a priori uno sbilanciamento almeno iniziale degli equilibri, come per esempio una notevole differenza di età o di condizione sociale o economica. In molti casi non si tratta neppure di posizioni dominanti quanto piuttosto protettive che sono destinate a cambiare nel corso del tempo se la relazione resisterà allo scorrere del tempo. Un individuo che presenta un vero stile dominante in relazione alla personalità del partner, tende ad occupare tutti gli spazi che il partener ritenuto più debole gli lascia liberi, in qualche modo parassitandolo, rendendolo succube, almeno fin quando la sua capacità di sopportazione regge.

STILE PARITARIO STABILE Un individuo che presenta uno stile sessuale paritario stabile tende a costruire e a mantenere un rapporto in cui non sono definiti ruoli di nessun genere, né a priori né a posteriori, e in cui la regola di fondo è la parità tra i partner. I ruoli paritari stabili si stabiliscono quasi sempre, con l’andare del tempo, anche nei rapporti intergenerazionali di lunga durata. I partner che adottano uno stile sessuale paritario stabile sono sensibili agli stati di tensione che si manifestano all’interno della coppia e hanno il buon senso di reagire in modo morbido quando le tensioni superano certi limiti. L’obiettivo di fondo dello stile paritario stabile non è il rispetto di un ruolo a priori ma il mantenimento della stabilità della coppia, al quale tutto il resto è subordinato. Ovviamente anche in una coppia caratterizzata da uno stile sessuale paritario stabile da parte di entrambi i partner non c’è comunque identità assoluta nel modo di intendere e di vivere la sessualità, ma le capacità di adattamento reciproco sono notevoli e questo comporta che due sessualità per certi aspetti anche piuttosto diverse possano trovare un punto di equilibrio. È la caratteristica sensazione del “lui è diverso da me ma stiamo bene insieme”. In genere all’interno di una coppia con una sessualità paritaria stabile c’è notevole stima reciproca, cioè si considera il proprio partner veramente alla pari e c’è dialogo sostanziale, ossia non ci sono argomenti tabù o rimossi di nessun genere. Il dialogo, quando è sostanziale, cioè quando mira a una comunicazione seria e non è una semplice sottolineatura del disagio o una rivendicazione di maggiore protagonismo, è il primo meccanismo di riequilibrio dell’armonia di coppia. Non c’è bisogno che il dialogo sia costante ma è necessario che sia autentico.

STILE PARITARIO INSTABILE Lo Stile paritario instabile, si potrebbe anche definire Stile dei patti e degli accordi. In sostanza, i due partner tendono a garantirsi una relazione stabile di coppia definendo di comune accordo un codice di comportamento che, in ipotesi, potrebbe garantire la parità. Il meccanismo dello Stile paritario instabile è per alcuni aspetti analogo al regime matrimoniale, nel quale la legalizzazione del rapporto crea diritti e obblighi che finiscono per avere soltanto una base pattizia e non affettiva. Una relazione affettiva costruita su basi così fragili può anche reggere finché non interviene uno sconvolgimento sufficientemente forte da scuotere e mettere in crisi i fragili fondamenti della relazione. La fragilità dello stile paritario instabile sta proprio nella rigidità formale dei patti espliciti o sottintesi tra i partner.

STILE REMISSIVO IN RELAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Si tratta in buona sostanza di un adattamento che, al fine del mantenimento della relazione, induce uno dei due partner ad accettare una posizione debole in confronto all’altro, nella presunzione, spesso sbagliata, che un tale comportamento possa indurre il partner ad atteggiamenti più protettivi. Spesso, nei matrimoni combinati (tra un uomo e una donna), la donna era indotta ad assumere uno stile sessuale remissivo per evitare conflitti con il marito. È evidente che scelte di questo genere, sono nella sostanza niente altro che imposizioni accettate perché non è possibile o è troppo difficile adottare un comportamento diverso. Situazioni di questo tipo, che erano comunissime nell’Inghilterra vittoriana nelle relazioni tra giovani aristocratici ricchi e ragazzi poveri di estrazione proletaria, esistono anche nel mondo gay di oggi, specialmente quando il livello socio-economico di uno dei due partner è molto diverso da quello dell’altro. Lo stile remissivo di adattamento indica una relazione non sana, in cui uno dei due partner “deve” adeguarsi e l’altro non si accorge del disagio del partner ma approfitta addirittura della sua debolezza. Situazioni del genere sono state comuni in rapporti che benché apparissero come rapporti di coppia, erano di fatto veri rapporti di prostituzione.

STILE REMISSIMO STABILE A PRIORI L’adozione di uno stile sessuale remissivo stabile a priori può essere riferita a situazioni per alcuni aspetti patologiche, non nel senso psichiatrico ma nel senso relazionale, nelle quali uno dei due partner è portato a credere che “in ogni caso” accettare una condizione di remissività possa rappresentare qualcosa di positivo, perché una relazione, per quanto patologica, offre comunque una protezione rispetto ad altri rischi provenienti dall’ambiente sociale. Un po’ come accadeva qualche secolo fa, quando si riteneva che la condizione della donna sposata fosse “in ogni caso” preferibile a quella della donna nubile o della vedova. Ovviamente l’adozione di stili sessuali stabilmente remissivi a priori non ha niente a che vedere con le scelte affettive o con i desideri sessuali, ma risponde soltanto ad esigenze di generica protezione sociale. Situazioni del genere possono esistere anche nel mondo gay, per quanto siano oggi piuttosto eccezionali.

STILE VARIABILE RELAZIONALE Questo stile sessuale è caratteristico di persone il cui equilibrio complessivo è significativamente variabile in relazione al momento emotivo che attraversano, con oscillazioni che vanno da comportamenti altruistici, non possessivi e di grande generosità, nei momenti favorevoli, a reazioni di chiusura e assunzione di posizioni di principio drastiche nei momenti di stress, di frustrazione o di scoraggiamento. Va sottolineato che il comportamento di chiunque è significativamente orientato dal particolare momento emotivo e che anche quando i comportamenti dipendono fortemente dal momento e presentano forti oscillazioni, non è affatto detto che essi possano mettere in crisi una relazione, proprio per il fatto che lo stile variabile relazionale presenta anche picchi di notevole positività che possono compensare in gran parte gli effetti negativi dei momenti grigi. Uno stile sessuale variabile può allarmare il partner solo quando la variabilità non appare in nessun modo correlata con l’andamento della vita di coppia, quando cioè ci si rende conto che il proprio partner ha comportamenti che non appaiono oggettivamente motivati dall’andamento della vita di coppia. In questo caso si ricade nell’ultima categoria cioè quella dello

STILE VARIABILE PER MOTIVAZIONI ESTERNE In questo caso si può arrivare a capire e a giustificare un comportamento instabile se si riesce ad individuare una causa esterna al rapporto di coppia di portata tale da giustificare un cambiamento di comportamento. In situazioni del genere, se non interviene una fase positiva in tempi brevi, si corre il rischio di stressare l’altro partner chiedendogli e quasi pretendendo da lui spirito di adattamento e buona volontà, cosa che può accadere una volta ma che, se si ripete, rischia di mettere seriamente in crisi la relazione.

Gli stili sessuali possono essere caratterizzati, oltre che tramite il modello relazionale, anche tramite il senso e il valore che si attribuisce alla sessualità in rapporto all’affettività e alle modalità con la quale si lancia al partner un segnale che sottintende disponibilità sessuale o bisogno di un contatto sessuale. Va chiarito che anche all’interno di coppie stabili e di lunga esperienza, prendere l’iniziativa sessuale non è affatto una cosa scontata e può creare un certo imbarazzo, perché il rischio della banalizzazione e della ritualizzazione della sessualità è reale. Gli approcci procedurali sono qui di diversi tipi:

APPROCCIO PASSIONALE Uno dei due partner si dimostra particolarmente interessato e coinvolto, portato quasi da una frenesia irresistibile e centrato quasi esclusivamente sulle proprie reazioni e sui propri bisogni, l’attenzione all’altro partner è limitata o assente. Un approccio del genere può servire talvolta a vincere esitazioni e incertezze ma è difficile che possa durare come approccio stabile, perché quanto più è ripetuto tanto meno è credibile e rischia di trasformarsi in una recita.

APPROCCIO AFFETTIVO In genere l’approccio affettivo, per avere successo deve essere condiviso da entrambi i partner, in caso contrario rischierebbe di non incontrare la sintonia dell’altro partner. Quando l’approccio affettivo è condiviso, la sessualità si presenta come il normale sviluppo dell’affettività e non come un’attività staccata e a se stante. L’attenzione alle reazioni del partner è alta e la sessualità non è né ritualizzata né ripetitiva, ma costruita secondo le necessità che si manifestano momento per momento. Il contatto sessuale è diluito nel tempo, mescolato con atteggiamenti affettivi non specificamente sessuali, come lo stare nudi insieme, il ridere, lo scherzare, il distrarsi parlando d’altro. Va sottolineato che questi comportamenti non sono fughe dalla sessualità ma solo modi per inserirla nei ritmi normali della vita quotidiana, evitando di considerarla un’attività separata.

APPROCCIO NORMALIZZANTE Quando l’approccio affettivo non è pienamente condiviso, quello dei due partner che se ne sente maggiormente attratto tende, in modo più o meno cosciente, a sottolineare la dimensione affettiva della sessualità così da farla apparire una componente normale della vita quotidiana. In questi casi, però, i tentativi corrono spesso il rischio di non essere capiti e di essere addirittura controproducenti, perché il partner meno affettivo può considerarli una specie di rifiuto verso il suo modo “più diretto” di concepire la sessualità.

APPROCCIO GIOCOSO L’approccio giocoso può essere relativamente stabile, se condiviso, ma appare come un modo per indurre il partner a superare le proprie inibizioni, se è posto in essere nei confronti di un partner molto inibito. Va sottolineato che il partner più inibito potrebbe considerare aggressivo e sostanzialmente violento, nonostante le apparenze del gioco, il tentativo di indurlo a un coinvolgimento sessuale non pienamente voluto o non ancora completamente accettato, e questo rischio va evitato in ogni caso.

APPROCCIO SPERIMENTALE L’approccio sperimentale è totalmente centrato su quello che si fa e non sulla persona con la quale lo si fa, è un approccio immaturo dovuto più alla curiosità che ad un interesse affettivo verso il partner. Chi segue un approccio sperimentale propone insistentemente al partner nuove esperienze anche se si rende conto che le proposte non incontrano l’entusiasmo quanto la perplessità e nel migliore dei casi, l’acquiescenza passiva del partner, che dopo l’esperienza è bombardato di domande con una risposta implicita contenuta nella domanda stessa, del tipo: “è vero che ti eccita?”.

IL RIFIUTO
Una riflessione a parte va fatta su un concetto delicatissimo che interviene nelle relazioni sessuali e cioè sul concetto di rifiuto più o meno radicale della sessualità del proprio partner. Costruire una relazione interpersonale, a qualunque livello, vuol dire comprendere e rispettare il mondo del partner, i suoi bisogni, le sue debolezze, le sue frustrazioni. Queste cose sono già difficili nelle relazioni che non coinvolgono la sessualità ma possono diventare un elemento critico nelle relazioni sessuali. Quando entra in gioco la sessualità, comprendere e rispettare vuol dire dover necessariamente tenere conto della sessualità del partner e in qualche modo integrarla con la propria, e non va mai dimenticato che il partner è un’altra persona che, per quanto affine, ha una sua concezione della sessualità e un suo modo di viverla. Accettare in teoria la sessualità di un altro è facile quando non ci sono coinvolgimenti sessuali ma può essere difficilissimo quando i coinvolgimenti sessuali ci sono, perché questo significherebbe allargare il proprio orizzonte sessuale ad una diversa visione della sessualità, che non appare sempre condivisibile. In genere a questi aspetti si presta poca attenzione, dando per scontato che una volta arrivati al sesso le cose andranno avanti da sé senza alcun problema, cosa che non è quasi mai vera. Bisognerebbe chiedersi fino a che punto si è veramente disponibili a cambiare i propri punti di vista, prima di avviare una relazione sessuale, ma questa valutazione, dovrebbe basarsi su una conoscenza seria del partner, cosa che è molto difficile che si realizzi prima dell’avvio del rapporto. Quindi, in genere, si procede, dando per scontato che le cose troveranno da sé la loro strada. Una volta avviata una relazione sessuale, però, i nodi vengono al pettine. Da un lato c’è la tendenza a portare comunque avanti la relazione, perché almeno in teoria, essa appare gratificante e sembra che la prospettiva che le cose possano cambiare nel senso da noi voluto sia sempre valida, dall’altro però si avvertono sempre di più le dissonanze tra il proprio modo di intendere la sessualità e quello del partner e cominciano a presentarsi forme di rifiuto più o meno velato nei confronti del partner nel tentativo di portarlo nel nostro mondo. A questo punto, se c’è un rapporto affettivo vero ed è possibile parlare chiaro si può arrivare a superare il problema con un adattamento reciproco e condiviso, che non deve essere neppure dichiarato, ma basta che si realizzi nei fatti. Se la volontà di salvare il rapporto è più forte della tendenza a prevalere nel confronto, la relazione potrà crescere su basi solide, in caso contrario andrà incontro a conflitti più o meno dichiarati, fino alla rottura o ad una prosecuzione sostanzialmente svuotata di significato. Va sottolineato che quando si sta costruendo una relazione sessuale, un rifiuto opposto ad una richiesta cui il partner attribuisce un significato importante equivale ad un rifiuto della persona.

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RELAZIONI GAY SENZA COPPIA GAY

Caro Project,

il tuo forum mi ha accompagnato in tante fasi grigie della mia vita, adesso le cose vanno meglio e penso di poter dare anche io il mio contributo, questa volta almeno un po’ positivo.

Ho 36 anni, qualche esperienza con i ragazzi nel passato, ma senza entusiasmo, erano meteore che arrivavano e passavano oltre, ma alla fine ho trovato un ragazzo diverso, è di poco più giovane di me, lavora pure lui da qualche anno. Ci siamo conosciuti per motivi di lavoro e la simpatia è stata reciproca e immediata: scambi di sorrisi e di gentilezze, poi piano piano abbiamo cominciato a fidarci uno dell’altro e lì la storia è diventata importante. C’è stato sesso ma c’è stato molto altro, c’è stato rispetto, sincerità, piano piano abbiamo capito che eravamo importanti uno per l’altro, almeno fino a un certo punto. Lui è bello, o comunque a me piace molto proprio fisicamente, un po’ sovrappeso ma in modo molto relativo. Non è il ragazzo che avevo sempre sognato, non ero preparato a incontrare uno come lui, razionale e emotivo nello stesso tempo, solido come una roccia ma fragile come un cristallo, pieno di contraddizioni, o forse proprio di quelli che in genere si chiamano difetti, ma non lo cambierei con nessun altro. Ha una cosa che mi ha sempre affascinato, la fedeltà, non nel senso di monogamia ma nel senso che non ti abbandona e non ti imbroglia, ti dice quello che pensa anche nel modo più brutale, se gli capita, ma accetta di tornare indietro e di cambiare opinione. Lui è una presenza, o meglio la presenza nella mia vita. So che lui ha avuto e ha anche adesso altri ragazzi ma io non sono mai stato geloso, lo sarei se pensassi di poterlo perdere, ma è una paura che non ritengo fondata. Lui mi conosce ormai piuttosto bene e sa che pure io, anche se mi faccio sentire poco, a lui ci penso eccome, e allora è lui che mi cerca, perché sa che la cosa a me fa piacere e in fondo fa piacere anche a lui. Lui non è prevaricatore, è insistente ma con buon senso e sa come prendermi. Qualche mese fa ho passato dei brutti momenti a livello di salute e lui c’è stato eccome, non si è tenuto a distanza, mi ha dato una mano seria, forte, sia operativamente che come sostegno psicologico. Poi le cose si sono risolte bene e lui ne è stato quasi più felice di me. Gli voglio bene perché non è egoista. Mi sono chiesto tante volte che cosa lui possa avere trovato in me di attraente. Penso che l’unica cosa che può averlo attratto sia stata il fatto che  mi vedeva coinvolto in modo serio, come non mi era mai capitato prima. Non siamo più ragazzini ma in un certo senso stiamo vedendo crescere la nostra relazione giorno dopo giorno. Non viviamo insieme, ma lui viene parecchie volte a stare a casa mia qualche giorno oppure io vado da lui. Insieme stiamo bene, non abbiamo mai litigato, tra noi non ci sono tentativi di prevalere e abbiamo deciso di tenere il nostro privato esclusivamente per noi. Nessuno sa che stiamo insieme. In pubblico siamo ottimi colleghi di lavoro e niente di più, ma il privato è tutto nostro e solo nostro! Io piano piano ho imparato a capire la differenza tra un sogno, diciamo un mito, e un ragazzo vero. Non mi è facile accettare che lui non è il mio ragazzo e che ha una sua vita affettiva e sessuale di cui io, di fatto, so poco o nulla, cioè so che ha altri ragazzi perché me lo ha detto lui, ma niente di più di questo. In effetti io non l’ho mai visto come il mio ragazzo, anzi questo modo di inquadrare le cose in termini di fidanzati e simili, mi sembra mille miglia lontano da me. Certe volte mi chiedo che cosa c’è che ci tiene insieme, nella misura in cui in qualche modo stiamo pure insieme. In ogni caso lui, per quanto parzialmente, c’è, e quando ho avuto veramente bisogno di lui non si è defilato, poi ha ripreso la sua vita ordinaria, in cui ci sono anche io e adesso stiamo andando avanti così. Finirò per dimenticarmi di lui? Penso che sia possibile. In qualche modo ci vogliamo bene ma non siamo uno per l’altro una opzione irrinunciabile. Mi fa piacere vederlo, si passa qualche ora insieme, e poi si torna alla solita vita. Certe volte con lui mi sento in imbarazzo, ci sto bene, non lo nego, ma il senso di precarietà è forte, anche se non posso negare che di fatto si tratta più di paure  che di timori fondati. Certe volte penso che a questo mondo siamo veramente tutti soli e che è solo anche lui e che più che cercare un compagno con cui condividere la vita, cerchiamo un modo per spezzare la solitudine. In qualche modo ci si riesce pure, almeno per un po’, ma poi si ripiomba in un quotidiano che è l’ossatura stessa della nostra vita.

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AUTOBIOGRAFIA SESSUALE di John Addington Symonds

Vi comunico che oggi ho messo in rete un mio nuovo lavoro:

“AUTOBIOGRAFIA SESSUALE DI JOHN ADDINGTON SYMONDS ”.

Si tratta di un testo di una sessantina di pagine, che è anche corredato di note che richiedono l’impaginazione tipica di un libro, e che, quindi, non può essere riportato in un post di un forum.

Il testo è basato su una recente e importante pubblicazione “The Memoirs of John Addington Symonds”, in the critical edition edited by Amber K. Regis for Palgrave Macmillan, 2016, in the Genders and Sexualities in History series, dalla quale ho tratto i testi di Symonds che cito nel mio saggio.

Non si tratta di un qualsiasi libro di Memorie ma della autobiografia sessuale dell’autore, scritta con assoluta aderenza ai fatti e con assoluta trasparenza per lasciare un documento della vera evoluzione sessuale di un Inglese colto nato nel 1840 e morto nel 1893. Ho tradotto in Italiano per la Biblioteca di Progetto Gay  due importanti libri di Symonds, e penso sia veramente utile pubblicare ora, sia in Inglese che in Italiano un testo che illustra l’evoluzione della sessualità di Symonds.

I Memoires di Symonds sono un unicum, perché sono e restano ancora oggi l’unica seria autobiografia sessuale (assolutamente libera da interessi commerciali di qualsiasi genere) che sia stata pubblicata. Va sottolineato che il testo non era originariamente destinato alla pubblicazione perché in Inghilterra, patria dell’autore, l’omosessualità era punita dalla legge criminale e il testo che vi presento sarebbe stato certamente  considerato osceno e la sua pubblicazione sarebbe stata quindi un vero crimine. Non si tratta di un romanzo. Symonds oltre a raccontare i fatti fa esplicitamente i nomi dei protagonisti. Il libro, che ha richiesto all’autore uno sforzo notevolissimo e lo ha allontanato dalla possibilità di perseguire un maggiore successo nel campo della storia dell’arte e della cultura classica, di cui si occupava a livello accademico, è quindi un contributo unico allo studio della omosessualità che al suo tempo muoveva i primi e incerti passi. Va sottolineato che Symonds si sposò ed ebbe quattro figlie, e la storia del suo matrimonio, portato avanti nonostante alcune importanti e serie storie omosessuali, è una testimonianza unica nel suo genere.

Sarò immensamente grato a chiunque leggerà il mio lavoro e vorrà farmi conoscere il suo pensiero in proposito.

Potete leggere il libro semplicemente cliccando sul seguente link:

http://gayproject.altervista.org/johh_addington_symonds_omosessuale.pdf

Ricordo che tutto il materiale di Progetto Gay è sempre e assolutamente gratuito e Progetto Gay non chiede mai dati personali e non conserva alcun dato relativo agli accessi.

COPPIE GAY E PAUSE DI ATTESA

Caro Project, ti è mai capitato di sentirti distrutto da un’attesa? Distrutto no, ma malinconico parecchio? Perché è quello che mi sta succedendo. Ho 27 anni e il mio lui ne ha 25, ci vogliamo bene però io ho sempre paura di poter essere troppo invadente, di pretendere che lui sia mio e questa è probabilmente una pretesa stupida. Se vuole stare con me ci deve voler stare lui, ma senza sentirsi costretto o anche solo vagamente tenuto a stare con me, per questo io non lo cerco, o meglio lo faccio molto raramente e mi limito in genere a manifestargli il mio entusiasmo quando mi cerca lui.

In altri tempi gli ho manifestato un po’ di possessività e ho rischiato di mettere seriamente in crisi il nostro rapporto. In fondo non posso pretendere che lui non abbia una vita sessuale al di là di quella che ha con me. Lui mi vuole bene e anche sessualmente è proprio entusiasta di stare con me. Una certa preoccupazione ce l’ho per via delle malattie sessualmente trasmesse ma tra noi il sesso è veramente a bassissimo rischio e non è nemmeno una cosa frequente, perché ci vediamo poco e comunque lui non è uno sprovveduto.

Io so che lui vede altri ragazzi, lo so perché me lo ha detto lui ma, almeno fino adesso, questo fatto non ha mai messo in crisi i nostri rapporti. Non sono geloso ma mi pesano molto le pause lunghe che, però, tante volte potrebbero benissimo derivare e penso che derivino da impegni di studio o di lavoro. Io lo vorrei sempre con me, o almeno vorrei stare con lui quanto più frequentemente possibile. Mi dico che dovrei chiamarlo, ma poi ne faccio a meno e mi dico che se volesse stare con me sarebbe lui a chiamarmi come è successo quasi sempre.

Francamente non ho paura di perderlo, anzi penso che il rapporto con lui non si perderà proprio, ma lo devo lasciare anche libero. In effetti, fino adesso, anche se con pause lunghe pure due settimane o più, non ci siamo mai persi realmente di vista. Quando ci vediamo stiamo bene insieme, anche se io vorrei che ci vedessimo, o almeno ci sentissimo di più.

Qualche volta penso di avere di lui un’immagine piuttosto mitica e poco realistica ma, quando ci incontriamo, il rapporto tra noi è talmente sciolto e gradevole, da entrambe le parti, che i dubbi mi passano del tutto, salvo poi a tornarmi quando cominciano a passare alcuni giorni e mi torna in testa che forse potrebbe aver cominciato a mettermi da parte. In un certo senso io do per scontato che prima o poi succederà. Tutte le cose umane hanno un inizio e una fine e di cose che non si perdono col passare del tempo ce ne sono certamente, ma sono pochissime.

Però anche la consapevolezza che prima o poi lo perderò non mi smonta. Quando succederà succederà, ma fino allora con lui ci voglio stare bene, perché ci sto bene e vedo che anche lui sta bene con me. Il problema sono le pause, quando diventano troppo lunghe. Lui non è uomo di messaggini e di regaletti, queste cose non le capisce e lo infastidiscono pure. Anche se è giovane ha mille impegni e, secondo me, è destinato ad un futuro notevole e glielo auguro di cuore.

Non è un perditempo giramondo, non è discotecato, niente del genere, studia molto, prende le cose sul serio, prende sul serio anche me, ma non come obbligo, perché mi vede soprattutto come un momento di evasione, come una parte riservatissima della sua vita in cui può finalmente essere se stesso e sa di essere accettato e amato per quello che è e non per quello che fa. Io penso proprio che in me lui trovi la possibilità, probabilmente l’unica possibilità che ha, di essere accettato senza riserve.

Con altri ragazzi ai quali vuole bene certe volte arriva allo scontro o alle incomprensioni, con me non è mai successo. Ecco questa è una cosa che ho notato spesso, con me non entra mai in competizione, mi sta ad ascoltare e penso si senta gratificato dal fatto che gli dico che è una delle persone migliori che ho conosciuto, proprio moralmente, perché non mi ha mai raccontato balle, non so se lo ha fatto con altre persone, ma con me non è mai successo.

Quando non c’è, dopo qualche giorno mi manca, gli voglio bene, non so dire se ne sono innamorato, forse no, ma gli voglio bene, quando lo vedo preoccupato o ansioso vorrei poterlo fare stare meglio ma so che non posso fare gran che. Lui da me si aspetta un comportamento forte, non mi vede debole o esitante, se mi lascio andare mi rimprovera. Ci sono stati periodi in cui pensavo che stesse con me solo per il sesso, ma adesso non lo penso più. Non riesco a capire che cosa lui pensa veramente di me, cioè come mi giudica, e per cercare di capirlo mi devo basare sui fatti.

Di me si fida e d’altra parte io mi fido di lui, non mi ha mai messo in difficoltà con altre persone, non fa pettegolezzi e ha un rispetto sostanziale degli altri e con me, col passare del tempo, ha creato un rapporto veramente molto bello, anche se decisamente fuori schema per moltissimi aspetti. Io ho un mio ruolo, che è un ruolo serio che può sembrare limitato, perché in qualche modo è parziale, ma è autentico.

Nella mia vita mi è capitato di trovare altri due ragazzi che per me sono stati importanti, loro erano innamorati di me ma io avvertivo qualche nota dissonante e alla fine mi sono allontanato. Non so come dire, forse a me ci tenevano troppo, o a me sembrava che ci tenessero troppo. Loro dicevano cose splendide ma in qualche modo eccessive. Lui invece non ha mai fatto dichiarazioni, anzi mi ha sempre messo in guardia perché io non vedessi in lui quello che non c’era. Non ha promesso la luna, anzi non ha promesso proprio nulla, ma di fatto il rapporto con lui ha avuto fin dall’inizio un altro spessore. Con me non ha mai recitato.

Insomma, Project, mi manca, questo non lo posso negare, ma forse queste pause hanno anche un senso perché il nostro rapporto non si logora nel quotidiano e quando ci vediamo c’è veramente il piacere di stare insieme, anche se io penso che tutto potrebbe funzionare altrettanto bene in una dimensione quotidiana di convivenza. Comunque sarà quello che dovrà essere, senza forzature, il punto fermo è che ci vogliamo bene.

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COPPIE GAY TRA SESSO E AMORE

Caro Project, leggo da anni il forum, che mi piace e mi fa anche riflettere, vorrei dire che in certi casi mi mette in guardia contro problemi e situazioni che non avevo previsto. Ho 30 anni, il mio ragazzo ne ha 33, non siamo più giovanissimi, le cose tra noi vanno abbastanza bene, nel senso che in qualche modo vanno.

Siamo entrambi non dichiarati pubblicamente, io però tengo di più alla mia privacy, lui la sua la trascura un po’ ed è quasi convinto che le mie insistenze su questo tema siano esagerate, ma le accetta perché viviamo in ambienti molto diversi, sia a livello familiare che di lavoro. Noi non conviviamo, e la ragione, o almeno la ragione ufficiale, è essenzialmente una: la salvaguardia della mia privacy, però, anche prima che si parlasse di coming out e di convivenza, lui aveva messo bene in chiaro che l’idea di convivere con me non gli veniva affatto spontanea e che l’avrebbe considerata una forzatura.

Noi ci vediamo spesso, diciamo almeno una volta alla settimana, non di più perché i nostri orari di lavoro non si combinano e perché non viviamo nella stessa città ma in città vicine, collegate della ferrovia. La maggior parte delle volte vado io da lui, lui viene raramente a casa mia. Tra noi c’è una regola non scritta, che a me non piace per niente, cioè che non si resta a dormire a casa dell’altro e si va via in orario tale che permetta di prendere l’ultimo treno della sera, poco prima di mezzanotte. Questa regola non l’abbiamo mai decisa e non ne abbiamo mai parlato, ma l’abbiamo sempre rispettata.

Considera che lui a casa sua ha un letto solo e ne avevo uno solo anche io, poi mi venne l’idea di comprare un secondo letto, e quando lui lo vide mi chiese per chi fosse. Era evidente che era per lui, ma gli ho dovuto dire che nel caso fosse venuto a trovarmi un amico, avrebbe anche potuto restare una sera a casa mia, a lui è venuto in testa che quel letto potesse essere magari per un ragazzo che io potevo vedere quando lui non c’era, questo lo ha pensato, anche se è del tutto assurdo, ma penso che non gli sia nemmeno passato per la mente che quel letto potesse essere stato messo lì per lui e questo, non lo posso negare, mi ha indisposto parecchio, ma ci sono anche altre cose che non riesco a capire.

Un giorno siamo andati fuori insieme in campagna e ci siamo portati il pranzo al sacco ma ciascuno si è portato le provviste per sé, una volta arrivati a destinazione io ho provato a offrirgli un panino fatto da me, basandomi sui suoi gusti, ma non lo ha voluto e mi ha detto che aveva i suoi, che ovviamente non mi ha offerto. Si comporta come se io potessi contagiarlo con chissà che cosa e questo succedeva ben prima del covid. Ultimamente è molto restio a venire a casa mia, e se io insisto, lui preferisce saltare del tutto l’appuntamento per quella settimana, nell’ultimo mese, per esempio sono andato sempre io da lui e mai vice versa. Certe volte mi viene in mente che potrebbe ritenermi repellente per qualche ragione, al punto di attuare una specie di distanziamento sociale, ma poi, quando facciamo sesso, non esiste più nessuna remora, allora io vado bene al 100% e non si fa complessi di nessun genere.

Non so che peso lui dia al sesso ma penso che lo consideri molto importante ma non come elemento comunicativo, almeno quando ne parla sembra che sia così, ma quando stiamo a letto insieme non è affatto così, ma poi finita la serata di sesso (lui non usa mai la parola amore che sente come un vincolo e una limitazione), sembra quasi pentirsi di essersi lasciato andare e tornano gli atteggiamenti di distanziamento sociale e di svalutazione di quello che ha appena fatto e francamente questo atteggiamento mi crea forte disagio. È come se dopo aver fatto sesso con la massima partecipazione, ci ripensasse e si rendesse conto di avere fatto qualcosa che non voleva fare o alla quale avrebbe dovuto resistere, e allora si comporta come se fossi stato io a portarlo a fare sesso con me. Può essere anche vero che io ho favorito la strada verso il sesso, ma lui poteva benissimo dirmi di no.

In altri tempi lui aveva altri ragazzi coi quali aveva un rapporto affettivo che a me sembrava serio, in una situazione simile posso anche capire che lui svalutasse la serata di sesso passata con me, perché magari la vedeva come un tradimento nei confronti del ragazzo di cui allora si sentiva innamorato, ma adesso? Forse ha ancora un ragazzo che lui considera veramente il suo ragazzo e magari è innamoratissimo di quel ragazzo, però dico solo forse, perché non mi sembra che sia così e non posso nemmeno chiederglielo perché ho paura della risposta, e francamente sapere che nel nostro rapporto io conto per quello che faccio e non per quello che sono, mi riesce inaccettabile.

È vero che alla fine si accetta tutto o comunque molto di più di quello che si pensava, però il disagio si sente. Insomma, Project, che senso ha tutto questo? E la risposta non è così semplice, perché lui ha anche atteggiamenti che sembrano smentire del tutto questi comportamenti, con me non tende a prevalere, ha dei momenti di dolcezza e di affettività che non ti aspetteresti assolutamente. È vero che certe volte mi sento a disagio con lui ma certe volte ci sto veramente bene, paradossalmente sto bene con lui quando lui sta peggio perché magari è depresso o frustrato nelle cose che a lui interessano veramente, ma quando la depressione lascia spazio ad altri progetti io mi sento del tutto marginale e penso di staccarmi da lui, cosa che forse non sarebbe nemmeno così difficile, basterebbe non farsi sentire, non rispondere un paio di volte alle sue chiamate e penso che la cosa finirebbe da sé.

Lo penso, però non lo so e qualche volta non lo penso affatto, anzi penso proprio il contrario. Però forse, e sottolineo forse, lo sto svalutando perché magari ho chiuso le porte del mio cervello sulla base delle mie frustrazioni, che potrebbero venire anche dalle mie fisse piuttosto che dai suoi atteggiamenti. Certe volte mi chiedo: “Ma come si fa a dare al sesso solo un valore connesso al fatto in sé senza pensare all’altro in termini anche affettivi?” E penso che io non ci riesco e lui sì, o almeno così mi sembra. Però non è realmente così, lui non si sente a suo agio nemmeno riducendo il sesso a una cosa essenzialmente fisica, in sostanza non è che quei comportamenti lo fanno stare bene, lui in realtà non sta bene in nessun modo.

Dell’affettività ha evidentemente paura, mi allontana e mi scoraggia quando cerco di portarlo sul mio terreno, mi dice che devo parlargli chiaro e che se viglio fare sesso con lui glielo devo dire, ma se gli dico che non vorrei che si riducesse tutto al sesso e basta, lui mi dice che sono ipocrita e che non devo fargli discorsi “appiccicosi” che lo mettono in difficoltà. Però quando gli dico che una sua telefonata mi ha fatto piacere, lui mi risponde: “Anche a me…” e sono convinto che sia vero, cioè un contatto affettivo vero c’è e questo non lo posso negare.

All’inizio non avevo minimamente previsto una involuzione così complicata, pensavo che mi sarei dovuto adattare a lasciarlo libero o addirittura ad incoraggiarlo verso i ragazzi di cui si innamorava, ma alla fine il problema non è stato questo. Lo vedo profondamente diviso, ha paura di finire nei vincoli di una relazione troppo stretta che non gli piacerebbe affatto, ma nello stesso tempo si sente gratificato dall’essere cercato proprio come persona e non solo come partner sessuale. Questa sensazione per lui è nuova e originale ma comincia ad apprezzarla. Una relazione con la convivenza l’avevo anche sognata, ma con lui è una cosa impensabile e forse è impensabile qualsiasi tipo di relazione codificata, e qui mi sarebbe venuto di scrivere “slavo, ammesso che abbia realmente un senso, una relazione di solo sesso”, però devo dire che se per lui le cose codificate non vanno bene, una relazione vera con lui esiste e questo non lo posso negare, sembra che sia basata soprattutto sul sesso e anche lì con la presenza costante di ripensamenti e di malumori e in apparenza senza serenità.

Però lui si merita di più, lo sto denigrando senza un vero motivo. Io ho un difetto di fondo, gioco sempre di rimando, perché tra noi le cose sono complicate, e in tutto questo casino io che faccio? Semplicemente non faccio niente e aspetto che faccia tutto lui, che faccia quello che vuole ma che prenda finalmente una posizione chiara che temo che comunque non ci sarà mai. Non sarà mai il mio ragazzo, o meglio lui non accetterà mai questa definizione, ma sarà di fatto il mio ragazzo. Comincia ad avere paura che resterà solo, anche se sa che non succederà mai, ma allo stesso tempo ha allontanato tutti quelli che forse a lui ci tenevano almeno un po’ e certe volte mi sembra che stia allontanando anche me, ma solo certe volte, perché altre volte, non so se lo fa coscientemente o meno, mi ascolta con attenzione e mi gratifica in modo inatteso quanto desiderato, e forse nemmeno se ne rende conto.

Quando mi gira male, io mi convinco che non faccio che aspettarlo, settimana dopo settimana, e penso che prima o poi si stancherà anche di me, o meglio anche di fare sesso con me, perché di me, da tutti gli altri punti di vista, si è stancato da un pezzo, e forse da prima di cominciare. Ma ci sono momenti in cui credo che non ci sia uomo migliore di lui perché sento proprio la sua presenza accanto a me.

Sono un po’ frastornato, Project, comincio a pensare che cercare di vederlo tutto di una tinta unica sia proprio una partita persa. Non gli do mai colpe, non per mia generosità ma perché probabilmente proprio non ne ha, ma vedo che sta male e questo non mi piace per niente. Se lo vedessi sereno con un altro ragazzo prenderei le distanze senza ripensamenti, ma nella situazione in cui sono oggi, penso che nel suo mondo potrei esserci rimasto solo io, anche qui posso dire che lo penso, ma non lo so, perché di queste cose non parla mai. Vedremo che cosa ci porterà il futuro per il momento posso solo continuare ad a volergli bene.

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FINE DI UNA STORIA GAY

Che cosa porta con sé la fine di una storia, francamente, proprio non lo so, posso dire che cosa ha portato a me la fine di una mia storia, ma ovviamente non è una regola generale.

La fine di una storia non mi ha portato né odio né risentimento nei confronti del mio ex ma mi ha portato un forte senso di impotenza e di frustrazione, come se esistesse un destino ineluttabile contro il quale è inutile combattere. Mi è rimasta anche un’altra sensazione fortissima e cioè quella di essermi creduto onnipotente, capace di cambiare cose che mi sembravano alla mia portata ma erano molto più forti di me.

Non odio il mio ex-compagno, quello che è successo, o meglio che non è successo, non dipende nemmeno da lui, anche lui è una vittima e il fatto che non se ne renda conto non lo rende certo un vincitore. Il nostro dialogo era in effetti un dialogo tra sordi, che hanno certamente parlato tra loro ma ciascuno di essi ha capito quello che ha potuto capire sulla base della sua esperienza. Non c’è stata di fatto nessuna relazione di coppia, eravamo e siamo rimasti due singoli che intendevano proiettarsi nell’altro assumendolo come secondo protagonista della loro storia personale. Qualche forma di comprensione, in certi periodi, c’è pure stata, ma sempre in risposta ad esigenze strettamente individuali, è mancata del tutto, onestamente da entrambe le parti, la volontà di costruire qualcosa in due. I distinguo, il mettere i puntini sulle i, e soprattutto il sottolineare quello che il nostro rapporto non era, sono stati in fondo la nota dominante di tutti i nostri momenti di confronto, nell’ultimo periodo, è venuto meno anche il dialogo, in qualche modo messo da parte dalla sessualità che si presumeva potesse risolvere tutti i problemi, cosa che non è affatto accaduta.

Oggi, a distanza di un po’ di tempo, non riesco ancora a dargli colpe di nessun genere, mi dispiace che soffra. Certe volte penso che lui possa soffrire non tanto della perdita del nostro rapporto, quando dell’orgoglio ferito, ma è difficile interpretare i pensieri di un altro. Quanto a me, mi sono chiesto perché ho voluto pervicacemente andare avanti, nonostante il fatto che il nostro rapporto scricchiolasse da anni. Mi sono domandato se sono andato avanti per mia scelta o perché lui voleva che si andasse avanti. Comunque non ha senso porsi domande del genere. Ci siamo ingannati e strumentalizzati a vicenda e il nostro rapporto è finito per motivazioni in fondo superficiali che non avremmo mai pensato potessero mandarlo in frantumi. L’ordinario e il banale hanno avuto ragione su di noi come su mille altre presunte coppie.

Non provo vero dispiacere per la rottura, quando si prende atto che una cosa è impossibile si smette pure di ragionarci sopra. Ha senso la fine di una storia? Sì, almeno insegna che il fallimento esiste ed è una regola con poche eccezioni. Per evitare di finire male bisogna evitare di cominciare, come se poi cominciare fosse una scelta e non solo un convergere di circostanze, ma queste cosiddette scelte sulle quali il cervello gira a vuoto sono un problema che non mi pongo più da tempo. Non sento più il bisogno di nessuno, di amicizie forse, ma più formali e distaccate, con confini rigidi, non desidero nessuna relazione speciale. Non è un rifiuto, ma proprio l’assenza di un bisogno. Potrebbe essere stata questa, forse, la causa che ha portato alla fine della mia ultima storia, non l’incompatibilità. Anche lui potrebbe essersi logorato in una relazione accettata ma non veramente voluta né da lui né da me, una relazione nata per fare esperienza, per vedere che cosa succede. Finita l’ebbrezza del provare non ci resta più niente.

Mi dispiacerebbe se lui si sentisse ingannato da me, che gli avevo detto cose bellissime alle quali poi non ho dato seguito, ma qui comincerebbe la resa dei conti, che tra noi non c’è mai stata, non siamo mai arrivati a quel livello di meschinità. Io spero che un rispetto reciproco possa rimanere. Noi non ci capiamo e abbiamo probabilmente vite diversissime ma avevo creduto che a qualche livello si potesse costruire qualcosa, mi dispiacerebbe se stesse male. Non capirsi non è una colpa ma solo un fatto. Lui non ha bisogno di altre brutte esperienze, perché ne ha vissute già tante.

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RELAZIONI GAY SERIE MA NON ESCLUSIVE

Il mio ragazzo ha tanti difetti, non è come me lo sognavo, ma per certi aspetti è pure meglio. Ha una sua personalità, non è un’ameba. È uno che mi tiene testa ma con buon senso. È un bel ragazzo, almeno fino ad un certo punto questo è vero, non è bellissimo, cioè non è una statua greca, ma mi piace. Non ho mai pensato di potermi cercare un ragazzo più bello, lui è soprattutto dolce, ma dolce in modo maschile, in modo un po’ ruvido, in certi momenti mi guarda negli occhi e incanta. La sua presenza è ormai una costante della mia vita, non stiamo appiccicati come due fidanzatini che non vedono l’ora di stare insieme, spesso non ci vediamo per lunghi periodi. Io gli voglio bene e lo ammiro perché tutto quello che ha realizzato lo ha fatto con le sue forze, ha passato momenti bruttissimi in cui ho avuto paura che potesse cedere rovinosamente, ma non è successo. Stiamo insieme da anni, più di 10 ormai, le nostre telefonate sono piuttosto rare ma molto significative, ci cerchiamo reciprocamente quando ne abbiamo veramente bisogno. Tra noi non si fanno complimenti, si parla chiaro. Le incomprensioni ci sono ma lui non accetterebbe mai di mettere in crisi il nostro rapporto per queste cose. Le incomprensioni ci sono sempre state e ci saranno sempre, voglio dire tra noi, lui non pretende di prevalere, è quasi sempre più conciliante di me nella sostanza, non sempre nella forma, non vuole vincere la partita a tutti i costi ma vorrebbe che tra noi non ci fossero tensioni, che però sono una cosa rara. Lui mi rimprovera una certa tendenza al fatalismo che, nei rapporti con gli altri, non con lui, mi porta a rinunciare allo scontro non tanto per la sfiducia nella mia capacità di avere successo, quanto per quieto vivere. Lui però mi rimprovera a parole ma alla fine fa come faccio io. Col passare degli anni è cambiato. Prima era fumantino, scattava molto facilmente quando qualcuno gli faceva un torto o quando vedeva qualcosa che non gli stava bene, anche adesso interviene e pure con fermezza, ma non c’è più l’aggressività. I nostri discorsi oscillano tra il serissimo, quando parliamo dei nostri problemi più profondi, e il gioco un po’ standardizzato quando si parla di sesso. Questo tipo di gioco gli piace molto. All’inizio lui era molto disinibito e io ero praticamente bloccato, poi, con gli anni, abbiamo trovato un nostro equilibrio. Il mio problema, se lo vogliamo chiamare problema, è uno, lui ha altri ragazzi, che per lui sono importanti. Il rapporto con me c’è ma c’è anche il resto e non è una cosa marginale. Prima pensavo che fosse marginale ma poi ho dovuto prendere atto che non era marginale per niente e che lui tiene ad uno di questi ragazzi forse più di quanto tiene a me. Me ne ha parlato, non è stato un tradimento, mi ha detto che doveva dirmi una cosa e mi ha detto che mi voleva bene però non voleva bene solo a me. Un po’ me lo aspettavo, ma quando ho capito che l’altro ragazzo per lui era veramente importante ci sono rimasto male e ho pensato di allontanarmi, di sparire in modo tranquillo per non creare traumi, ma poi non ce l’ho fatta e sono rimasto con lui, magari a metà, e adesso con la consapevolezza piena che è una cosa a metà. Però questa cosa a metà esiste veramente. Al principio pensavo, o meglio mi auguravo che sarebbe stato lui a tagliare, dato che aveva una storia più importante della nostra, cercavo di diradare le già rade telefonate, ma lui mi chiamava e non strappava quel filo che ci teneva uniti e il rapporto con me non diventava comunque banale. Questo modo di fare mi ha colpito, perché non me lo aspettavo. Uno in una situazione come la sua, secondo me, prima o poi dovrebbe tagliare i rapporti con me per andarsene con l’altro ragazzo, ma non è successo così. Una volta sola ci siamo andati vicino, io gli ho detto che avremmo fatto bene a tagliare, lui ha detto che non mi avrebbe chiamato più, ma poi, dopo un paio di settimane, mi ha chiamato lo stesso, è venuto a casa mia e abbiamo passato la notte insieme. Avrebbe fatto una cosa del genere se mi avesse considerato un ramo secco da tagliare? Penso proprio di no. Lui dà assolutamente per scontato che la nostra relazione andrà avanti indefinitamente, forse non si rende conto di quanto mi costa dal punto di vista emotivo. Però lui c’è, non è un fantasma e quando facciamo l’amore (o facciamo sesso, come dice lui) sento che lui c’è veramente. In certi momenti di intimità comincio a pensare  a lui che fa l’amore con l’altro ragazzo, e mi viene da allontanarlo, come se io potessi pretendere l’esclusività. Caro Project, queste situazioni sono veramente difficili da gestire, non sai mai che cosa fare, sei sempre contento a metà, realizzato a metà e guardi il futuro senza vederci niente di chiaro. È uno strano modo di volersi bene, che non avrei mai accettato prima di conoscerlo, poi ci siamo conosciuti e, nonostante tutte queste complicazioni, tra noi si è creato un rapporto vero.

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SESSO GAY TRA CONDIVISIONE E INCOMPRENSIONI

Caro Project,

vorrei proporti un argomento che mi pare pressoché inesistente nel forum e anche nel manuale, parlo del fatto che il sesso, che dovrebbe essere motivo di unione, cioè che in fondo dovrebbe costituire un legame forte, nella realtà rischia di essere un motivo di stress nella coppia; parlo però di uno stress che spesso non porta alla rottura della coppia perché c’è da entrambe le parti una forma di adattamento, cioè un tentativo di salvare il salvabile, ma lo stress c’è, le preoccupazioni si fanno sentire da entrambe le parti, perché si capisce che c’è qualcosa che non funziona.

Ti faccio un esempio concreto: in una coppia uno dei due resta nella coppia per motivi affettivi e l’altro solo per motivi sessuali, entrambi finiscono per adattarsi, stanno e restano insieme ma dal punto di vista di entrambi si percepisce che c’è qualcosa che non va. In una situazione del genere si condivide ben poco, ciascuno dei due è bene o male strumentalizzato dall’altro, la cosa è reciproca e si accetta per quello, ma i due viaggiano su binari paralleli che non si incontreranno mai.

Sia ben chiaro, Project, io non tendo a sublimare il sesso, lo considero una componente essenziale di un rapporto di coppia, ma che cosa vuol dire sesso? E non è nemmeno una questione di pratiche sessuali ma di senso e di valore che si dà a quelle pratiche.

Io ho un compagno più o meno fisso da anni, lui ha anche altri partner ma il problema non sarebbe nemmeno questo, io non li ho, cioè, adesso non ne ho, ma non me ne faccio nessun merito, non ne ho semplicemente perché non ne sento il bisogno. Lui lo sente, ok, non crolla il mondo. Il problema vero sta nel fatto che lui dà un peso enorme a certi comportamenti sessuali che per me non hanno nessun significato speciale.

Certe volte mi chiede se mi è piaciuta questa o quella pratica sessuale e in quei momenti è evidente che per lui quelle cose hanno un significato che io non riesco proprio a trovarci. Non è una questione di moralismo, le cose che a lui interessano particolarmente le faccio anche io, ma non ci trovo niente di speciale. Su queste cose si creano spesso dialoghi imbarazzanti, lui mi fa domande e evidentemente si aspetta delle risposte ben precise ma io non capisco dove voglia andare a parare, e così restiamo delusi in due, perché lui non si sente capito (cosa che accade realmente) e io non capisco che tipo di risposta lui voglia da me.

Lui è un brav’uomo, questo è innegabile, e noi in un certo senso ci vogliamo bene ma ci sono molti limiti. Io non lo capisco, cioè non riesco ad entrare nella sua logica quando mi fa domande sulle pratiche sessuali per capire se certe cose mi piacciono o meno, forse lui vorrebbe delle risposte nette: tipo questo mi piace e questo non mi piace ma poi si rende conto che io a quelle cose non attribuisco nessun valore speciale, che per me una cosa vale l’altra.

Aggiungo che lui, stando a quello che penso io, non mi fa tutte quelle domande per assillarmi ma per capire quale comportamento sessuale è considerato da me più eccitante proprio perché vuole venirmi incontro e vuole farmi vivere una sessualità che sia per me quanto più possibile soddisfacente. Lui in sostanza ha una finalità che non è egoistica ma si sente deluso da me, o meglio direi svalutato, perché una cosa che lui fa con la massima buona volontà, di fatto, non viene capita e lui pensa che sia sottovalutata o che non sia stata affatto notata, e qualche volta è realmente così.

Ci vogliamo bene, ma questa espressione per lui e per me significa cose diverse, cerchiamo di fare qualcosa di buono l’uno per l’altro ma il concetto di cosa buona che abbiamo non è lo stesso. Tra noi non c’è nessun problema a letto, se lui avverte che c’è qualcosa che a me non sta bene, la mette da parte e io cerco di fare lo stesso, il problema viene quando ne parliamo, quando cerchiamo di spiegare a parole quello che pensiamo e che proviamo o quando cerchiamo di capire il mondo dell’altro, perché allora le incomprensioni si fanno radicali, anche se comunque la relazione va avanti. Io penso che lui si senta in imbarazzo quando si accorge che io non ho capito il senso di quello che lui ha fatto “per me!” per quanto possa sembrare paradossale.

Lui si ricorda puntualmente quello che abbiamo fatto le ultime volte che siamo stati a letto insieme, e se lo ricorda anche a distanza di mesi e resta stupito che io invece non mi ricordi gran che e si sente trascurato per questo. Io sto bene con lui perché c’è lui, che poi si faccia questo o quello non mi cambia praticamente nulla. Se cerco di allontanare la sua attenzione dai contenuti tipicamente sessuali e di insistere sul fatto che gli voglio bene e gliene vorrei anche se non andassimo a letto insieme, mi dice che sono ipocrita e che non gli dico la verità, il che forse in un certo senso è pure vero. Mi dice che io non parlo mai di sesso in modo esplicito e che questo gli dà fastidio, che deve essere sempre lui a fare il primo passo, ma quando ho provato a fare io il primo passo, dopo mi ha detto che allora io stavo con lui solo per quello.

Comunque, recriminazioni a parte, i problemi arrivano sempre dopo il sesso, quando si tratta di analizzare e interpretare i fatti. Come vorrei che non ci fossero commenti! Ma forse son utili anche quelli. Noi siamo bravi col sesso ma con le parole siamo un disastro. Quando gli dico che è un uomo serio, che non ti pianta per motivi stupidi e che ha una elasticità mentale che non ce l’ha nessuno, lui si adombra, non vuole sentire questi discorsi. Lui preferisce parlare di sesso, o meglio preferisce farlo quando ci vediamo e quando non ci vediamo preferisce parlare al telefono solo di quello spaccando pure il capello.

Noi andiamo d’accordo? Che domanda perentoria! Direi che andiamo avanti, ma l’accordo, l’accordo vero, è più un sogno che una realtà. Non so se riusciremo ad andare avanti per molto. Io ho conosciuto altri ragazzi e li ho anche frequentati per un po’, ma francamente con lui sto meglio, diciamo che con gli altri c’era un apparente andare d’accordo su tutto, ma in fondo ciascuno preferiva pensare ai fatti propri. Con lui è diverso: noi siamo sempre in crisi, diciamo che stare in crisi per noi è una malattia cronica, ma alla fine non c’è mai stata una ragione vera che ci abbia separato definitivamente.

Tra noi il dialogo è difficile, funziona proprio poco. Prima, quando mi chiamava ero contentissimo, adesso sono ancora contento ma sono anche preoccupato: andremo a letto insieme ma poi, e dico proprio subito dopo il sesso, lo vedrò insoddisfatto, frustrato ma frustrato dalle mie mancate risposte verbali e non dal sesso.

Qualche volta mi dice che sono un caso patologico ma non me lo dice come inizio della resa dei conti finale, ma come spunto per farmi capire che secondo lui almeno un po’ è proprio così. E pure io qualche volta penso che lui abbia qualcosa di patologico o forse lo penso solo perché lui non ragiona come me. A me sembra nevrotico, almeno qualche volta, e certe volte comincio a pensare che sarebbe meglio andarcene ciascuno per la propria strada. Lo penso per un po’, ma poi, non saprei dire se per amore o per abitudine cerco di rimuovere tutto quello che non va e di salvare il rapporto con lui e penso che lui faccia più o meno lo stesso con me.

Sono anni che andiamo avanti così: sesso senza problemi, perché proprio non ce ne sono, e frustrazioni derivanti dalla mancanza di vera sintonia. Si può stare con un ragazzo col quale la condivisione è essenzialmente sul piano fisico? Evidentemente la risposta è sì, perché alla fine lui ad avvicinarsi a me e a capire il mio modo di ragionare ci prova, non lo posso negare, ha pazienza, rispetto, non si arrabbia, ma si sente comunque frustrato e per me è più o meno lo stesso. Ecco, quello che condividiamo veramente è lo spirito di adattamento reciproco.

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=7013

PREGIUDIZI E RIPENSAMENTI GAY

Caro Project,
leggere il forum a pezzettini, cioè andare a scavare nei vecchi post e leggerli uno per volta, perché molti sono pure lunghi, è diventato uno dei miei sport serali preferiti. Alcuni mi lasciano quasi indifferente, ma altri sono proprio belli, nel senso che mi ci ritrovo. Vedo ragazzi che ragionano come me e vivono cose che, salvo qualche condizione esterna di contorno, sono molto simili a quelle che vivo o che ho vissuto io. Apprezzo molto i post di quei ragazzi che ammettono di aver cambiato atteggiamento e non credono che la coerenza sia sempre una virtù. Quando sei molto giovane hai comunque le tue idee in testa che per te sono oggetto di fede, sono cose nelle quali tu credi, alle quali dai un valore assoluto. Tutto quello che non è in linea con le tue idee ti sembra sbagliato o comunque estraneo. Spari giudizi assoluti e senza appello e soprattutto presumi che non cambierai mai atteggiamento. È capitato così anche a me. A vent’anni sognavo di trovarmi un ragazzo che per me fosse tutto, che vivesse solo per me in un rapporto assolutamente esclusivo che avrebbe dovuto rappresentare la felicità perfetta per lui e per me. Ho provato ad approcciarmi al mondo gay con queste idee per la testa. Immaginavo che una coppia gay fosse un analogo della coppia etero, magari senza ruoli o con ruoli piuttosto sfumati, che le mie fantasie sessuali fossero identiche a quelle di tutti gli altri ragazzi e che tutti gli altri ragazzi ragionassero esattamente come me. Credevo che essere innamorati significasse stare ore al telefono, mandarsi messaggini, farsi regaletti, dirsi tutto e per contro trovare anche una risposta adeguata, sentirsi gratificati dal proprio ragazzo e mettere da parte malumori e sofferenze di qualsiasi genere, in pratica pensavo che innamorarsi fosse la felicità perfetta. Mi sentivo in grado di giudicare, pensavo di capire tutto e di essere pienamente padrone di me stesso. Ero molto propenso a dare credito a chiunque mi promettesse amore e fedeltà totale, davo molto peso alle parole e ai buoni propositi e avevo in mente un mio modello di innamorato, totalmente altruista e dominato dai buoni sentimenti. Per contro davo giudizi molto netti e taglienti sui ragazzi che davano molto valore al sesso, che non erano “fedeli” al loro partner, che non erano propensi a parlare d’amore con trasporto lirico e ne parlavano solo in termini di sesso. Mi sentivo in qualche modo moralmente migliore, diciamo così, uno scalino più in alto, mi sentivo un gay di altro profilo morale e umano. In realtà ero uno che non sapeva nulla del mondo e credeva di sapere tutto. Ho incontrato ragazzi che mi sono sembrati il coronamento dei miei sogni, ai quali avrei dato anche l’anima, che poi si sono dimostrati l’esatto contrario di quello che apparivano, ho incontrato altri bravi ragazzi come me (e lo dico con ironia) che si sono rivelati fragilissimi e i cui “fortissimi” sentimenti sono svaniti di fronte alla prima difficoltà. A 25 anni ho incontrato Livio (nome di fantasia), che aveva un anno meno di me e mi piaceva molto. Per la prima volta, con lui, mi sono trovato di fronte alle mie contraddizioni. Proprio perché istintivamente mi piaceva molto, ho messo da parte ogni forma di prudenza e ho provato subito a contattarlo, un comportamento del tutto al di fuori della mia teoria dell’amore. Livio è stato gentile con me ma penso che mi abbia considerato anche con enorme distacco, perché mi sentiva molto diverso da sé. Non lo vedevo gran che coinvolto. Un po’ sì, ma non si comportava affatto come il mio innamorato ideale avrebbe dovuto. Io non l’ho mollato, ho insistito, con la mia tecnica di approccio: sms, mezze paroline affettuose, ecc. ecc.. A un certo punto mi ha detto: “Se vuoi venire a letto con me, dillo subito, senza tante smancerie, per me si può anche fare.” Io gli ho detto: “Ma prima bisogna conoscersi bene, perché mettersi in coppia è una cosa impegnativa.” Lui mi ha guardato perplesso e mi ha detto: “Io ho parlato di andare a letto insieme, non di vivere la vita insieme. Conoscersi … sì, e come? No! .. Le cose troppo serie non sono per me. Sei un bel ragazzo, se vuoi fare un po’di sesso con me si può fare ma non ti mettere in testa idee assurde.” Ricordo che lo trovai estremamente sgradevole, aggressivo e volgare, assolutamente incapace di sentimenti profondi. Non ci misi molto a trovarmi un ragazzo che mi piaceva e che corrispondeva al mio modelli di innamorato ideale. Si chiamava Bruno (nome di fantasia), non era bello come Livio ma era il classico bravo ragazzo, parlava poco di sesso e molto di grandi sentimenti. Mi piaceva quello che diceva, ci ritrovavo lo stesso mio modo di ragionare. Bruno mi affascinava perché mi gratificava dicendomi che per lui io ero tutto, e che lui non poteva vivere senza di me, era diventato il mio mito. Non era delle mia regione e passavamo ore al telefono come due innamorati. Poi ci siamo anche incontrati dal vivo. Di persona era meglio che in chat, lui non parlava di sesso, o meglio, diceva che quello è l’ultimo dei problemi e non il primo, mi sorrideva in modo dolcissimo e io mi scioglievo nei suoi occhi. Poi a un certo punto, da un giorno all’altro, è sparito e non si è fatto più vivo, cioè ha proprio bloccato i miei contatti, mi ha isolato, e ho saputo da un amico comune che si era trovato un altro ragazzo e ci sono rimasto malissimo, cioè ho saputo che se lo era trovato ben prima di incontrarmi di persona. Non capivo come si potesse dire a un ragazzo le cose che mi diceva lui e nello stesso giorno dire le stesse cose pure ad un altro, eppure era proprio quello che era accaduto. Io l’ho paragonato a Livio e ne ho concluso che erano della stessa specie, una specie che non mi piaceva affatto. Qui ho commesso il mio primo errore grave, ho pensato di poter dire a Bruno quello che pensavo di lui, io, che pensavo di avere il pieno controllo su me stesso, ho fatto una cosa veramente incredibile, mi sono fatto dire dal nostro amico comune come ritrovare Bruno all’università (ma proprio in una città a più di 200 km dalla mia), ci sono andato in treno e l’ho aspettato alla fine delle lezioni. Quando mi ha visto ha cercato di cambiare strada ma io l’ho inseguito e lui non ha potuto sgattaiolare da nessuna parte ed è stato costretto a parlare con me. Gli ho detto, anzi meglio, gli ho vomitato addosso tutto il livore che mi portavo dentro per essere stato tradito e lui mi ha guardato come se fossi un mentecatto e mi ha detto: “Ma chi ti credi di essere? Sei proprio fuori dal mondo… Lasciami in pace che ho da fare!” L’incontro è finito così e io sono tornato nella mia città con un senso terribile di rabbia repressa. Avevo finito male le mie due prime storie e mi sono messo alla ricerca di un altro ragazzo, questa volta tramite un’Ap, e così ho trovato Paolo, che a prima vista mi piaceva molto ed era pure della mia città. Le chiacchierate in chat sono durate molto poco, ci siamo incontrati dopo pochissimi giorni. Era veramente un bel ragazzo, diciamo così, il mio tipo. Non c’è voluto molto per arrivare a parlare anche di sesso, non aveva mai avuto un ragazzo e questo fatto mi tranquillizzava molto, allora non pensai che era una cosa un po’ strana per un gay 25enne. Sicuramente lo avevo già incontrato all’università ma incredibilmente non mi aveva colpito particolarmente e non sapevo spiegarmi il perché. Esco con Paolo, mi sembra timido, imbranato, anche se fisicamente è proprio bello, non sembra vantarsene molto. Parliamo degli studi, io gli racconto di Livio e di Bruno e lui mi sta a sentire e mi dà ragione su tutta la linea, mi dice che ragazzi come quelli è meglio perderli che trovarli, che quelli non sanno niente dell’amore, ecc. ecc.. Con Paolo sto bene, non corre troppo col sesso, dice cose molto tenere, mi manda sms affettuosi agli orari più incredibili del giorno e della notte, io mi aspetto che prima o poi mi faccia qualche proposta anche di tipo sessuale, ma anche minima, anche di coccole, o anche solo di tenersi la mano, ma non succede, Paolo non mi tocca, discorsi ne fa tanti e da manuale ma mi chiedo dove sia il suo interesse sessuale verso di me, lui dice che le cose devono venire da sé ma i giorni passano e non succede nulla. Un sabato sera lo vedo da lontano per strada, potrei chiamarlo, fermarlo, ma non lo faccio, comincio a seguirlo, vedo che si ferma in piazza e si siede su una panchina da solo, io penso che sia una cosa strana e continuo ad osservarlo da lontano. Lui è di spalle e certamente non mi vede. Dopo 10 minuti tira fuori il cellulare e fa una chiamata al telefono, poi va in una pasticceria e ne esce con un pacchetto, poi suona il citofono ad un portone sotto i portici e sale su. Dal comportamento è ovvio che non è salito a casa sua. Vado a vedere il citofono ma ci sono tanti nomi e non ho praticamente nessuna possibilità di capire dove sia andato. Decido di aspettarlo, ma non esce si fanno le undici, poi mezzanotte e Paolo non esce. Io mi trovo una panchina che sia un punto di osservazione riparato, che nello stesso tempo consente di tenere sotto osservazione un lungo tratto di strada davanti al portone dove lui era entrato. Per fortuna era estate e non faceva freddo. Ho cercato di resistere anche alla necessità di andare a fare pipì, che si faceva sentire, e non ho perso d’occhio il portone. Ho passato lì tutta la notte perché dovevo capire e quando mi ci metto vado fino in fondo. La mattina della domenica, poco prima delle nove, Paolo è uscito dal portone insieme con una ragazza e l’ha accompagnata fino ad un altro portone non molto lontano, dove la ragazza ha suonato ed è salita. Si sono salutati “molto” affettuosamente, poi Paolo è andato a prendere il tram della linea che prende sempre, probabilmente per tonare a casa. In sintesi: la ragazza non era sua sorella né una sua parente, lui c’è andato portando il pacchettino della pasticceria, ci ha passato tutta la notte e poi l’ha riaccompagnata a casa dei genitori. La mia logica mi diceva che Paolo mi aveva detto la verità quando mi aveva detto che non aveva avuto nessun ragazzo, ma non me l’aveva detta tutta perché non mi aveva detto che aveva una ragazza e se uno ha una ragazza e passa la notte con lei, poi è ovvio che non si senta tanto trasportato dall’idea di fare sesso con un ragazzo! Il quadro sembrava decisamente coerente. Faccio mente locale e mi ricordo di avere visto Paolo all’università, ho proprio un flash e rivedo la scena, lui sta scherzando con una ragazza e lo sta facendo talmente di cuore che, pure se lui è un bel ragazzo, lo mette del tutto fuori dei miei possibili interessi. Tiro le conclusioni: è meglio prendere le distanze da Paolo, non voglio fare scenate con lui, scelgo una via soft, quando mi chiama gli dico che non me la sento di andare avanti e lui non mi sembra affatto sconvolto e anzi mi sembra piuttosto sollevato che il problema della pseudo-relazione con me si sia risolto in modo spontaneo. Non gli ho nemmeno detto che sapevo della ragazza e che lui mi aveva detto solo la metà della verità. Abbiamo chiuso la telefonata dicendoci che saremmo rimasi amici ma io non l’ho più chiamato e lui si è guardato bene dal farlo lui. Così era finita anche la mia terza storia e avevo messo anche Paolo nella lista dei fallimenti. Tempo dopo ho conosciuto Leone, bello, forte, di classe, è stato il primo ragazzo col quale sono andato a letto, era un seduttore, non proprio quello che avrei sognato, ma mi piaceva molto, aveva però un difetto che io ho potuto notare solo a distanza di tempo, pensava di essere il mio padrone, mi teneva legato col suo fascino e con una serie di comportamenti che io non potevo ricambiare, era ricco, molto educato, formalmente, ma era intimamente convinto di poter fare tutto quello che voleva con i ragazzi. All’inizio sembrava un ragazzo assolutamente normale ma poi, piano piano ha cominciato ad alzare il tiro delle sue proposte che sono finite rapidamente fuori della mia portata, ma evidentemente non della sua. Quando gli dicevo che su quel terreno non lo potevo seguire, perché proprio non me lo potevo permettere, lui mi rispondeva: “Ma non è un problema.” Io le prime volte davo a questa risposta un senso tutto mio, cioè che lui avrebbe rinunciato ai suoi progetti, per fare qualcosa che fosse accessibile pure per me, ma mi sbagliavo, lui non rinunciava ai suoi progetti e pensava che il problema fosse solo nel fatto di trovare i soldi e non capiva che io mi sentivo a disagio a pensare che le spese le doveva pagare lui, anche se, in effetti le spese non le pagava nemmeno lui, perché non lavorava, e quindi le spese le pagava la sua famiglia. La prima volta mi sono adattato, la seconda volta l’ho vissuta proprio come una forzatura, mi sono sentito come una mantenuta che va appresso al suo protettore, una sensazione veramente sgradevolissima. Ma la terza volta non c’è stata. Gli detto: “Mi sono sentito a disagio per tutto il tempo, è meglio che io torni nel mio mondo…” Lui ha cercato in tutti i modi di farmi cambiare idea, c’è rimasto malissimo, non era abituato all’idea che un ragazzo potesse dirgli di no, si è addirittura messo a piangere e a dire che avrebbe cambiato modo di fare ma se uno non si accorge nemmeno che tu stai a disagio e che ti sta mettendo i piedi in testa, non è credibile che possa cambiare cervello da un momento all’altro. Sono stato irremovibile e devo dire che ne avevo proprio le scatole piene delle storie coi ragazzi. Ne ho conosciuti altri, comunque, ma mi vedevano molto diffidente e ironico se non addirittura cinico con loro e se ne andavano quasi subito. Poi ho conosciuto casualmente un ragazzo che conosceva Livio e che era anche stato con lui, gli avrei raccontato volentieri la mia storia con Livio anche solo per sfogarmi, ma ho preferito aspettare e vedere che cosa mi avrebbe raccontato lui e sono rimasto stupito, mi ha detto che lui voleva bene a Livio, che si vedevano ancora qualche volta, il che nel suo linguaggio voleva dire che qualche volta andavano a letto insieme, era evidente che stimava Livio, che lo considerava uno come si deve. Gli ho chiesto: “Ma è il tuo ragazzo?” e mi ha risposto: “No! Non è il tipo che si mette stabilmente con qualcuno…” Ho insistito: “Ma ti ha tradito?” Lui mi ha guardato sorridendo e mi ha detto: “Che cosa? … No! Io lo sapevo benissimo, me lo aveva detto lui…” Qui mi sono cadute le braccia è ho insistito: “Come, te lo aveva detto lui? E tu che hai fatto?” Mi ha risposto: “Io gli voglio bene perché è uno come si deve ma se ha bisogno anche di altro, bisogna che segua la sua strada…” Io ho insistito: “Ma vi sentite ancora?” E lui mi ha risposto: “Sì, perché? Ti sembra strano?” Io gli ho detto: “Ma se lui ha un ragazzo?” E mi ha risposto: “Ma il ragazzo lo sa…” Io ero proprio frastornato da questi discorsi e gli ho detto: “Ma in che mondo vivete?” E lui mi ha risposto: “Ma in che mondo vivi tu?” Gli ho chiesto: “Ma riesci ad essere felice così?” e mi ha risposto: “Beh, sì, abbastanza, Livio mi vuole bene, non è che mi vuole bene di meno perché qualche volta sta con un altro ragazzo, perché Livio vuole bene anche a lui. Quel ragazzo non mi sta rubando niente…” Allora mi è venuta in mente una domanda assurda ma non mi sono trattenuto e gliel’ho fatta: “Ma, puta caso, io mi mettessi con Livio, o meglio se Livio facesse un po’ di sesso anche con me, tu come la prenderesti?” Mi ha risposto: “E come la devo prendere? Se almeno un po’ vi volete bene, ok, dove sta il problema? Non credo che Livio troncherebbe i contatti con me per questo, quindi sentiti libero… dico sul serio, non mi crolla proprio nulla!” Io gli ho detto che avevo conosciuto Livio e che tra noi tutto era finito prima che cominciasse, e lui mi ha detto che Livio gli aveva detto di un ragazzo che non voleva stare con lui se non ci fosse stato un rapporto tipo fidanzamento, che gli aveva parlato pure bene di quel ragazzo (cioè di me) e che gli era dispiaciuto che io mi fossi allontanato del tutto. Dopo una quindicina di giorni ho fatto una cosa che pensavo non avrei mai fatto. Ho ricontattato Livio e ci siamo rivisti. Devo dire che è stato molto contento di vedermi, siamo andati a prendere un caffè e abbiamo parlato un po’, non ci sono state proposte di nessun genere né da parte sua né da parte mia, però ci siamo lasciati con un abbraccio molto caloroso. Che cosa potrà succedere non lo so, in effetti è stato l’unico ragazzo che non mi ha raccontato balle, nei prossimi giorni dovrò prendere una decisione, o forse no, però il mio giudizio su Livio è radicalmente cambiato e le mie prospettive si sono molto allargate. Tutto qui.