DA ETERO A BISEX E A GAY

Ciao Project,

sono le 4.40 del 27 Dicembre 2010, un’ora assolutamente insolita per scrivere una mail, ma dopo aver passato alcune ore a leggere il forum mi sono deciso. In realtà l’input è stato un altro. Ieri sera avevo scoperto il forum, a occhio mi sembrava una cosa molto diversa dal solito, poi ho visto che c’era una chat e sono entrato. I ragazzi mi hanno accolto bene, e soprattutto mi sembrava un posto di gente seria, ragazzi educati che parlano di cose normali per il piacere di stare insieme, pochi minuti dopo mi ha contattato un ragazzo che aveva un nick che ricordo bene gp_000, e abbiamo parlato un po’, lui ha 23 anni e mi ha detto di avere parlato con altri ragazzi della chat e che gli sembrava proprio una cosa seria e mi ha detto che ti avrebbe contattato. Francamente mi sono sentito un po’ spiazzato ma in positivo, non mi sembrava vero poter trovare un ambiente gay dove un ragazzo ti contatta senza altri fini che per scambiare due parole. Poi abbiamo parlato un po’, mi è sembrato un ottimo ragazzo. Sono uscito dalla chat e mi sono messo a leggere il forum e ci sono stato fino alle 4.40. Posso dire che non ho mai visto niente di simile in rete e mi piace molto e allora mi sono deciso a scriverti. Sono di fatto un novellino nel mondo gay e ho bisogno di chiarirmi un po’ le idee perché ti confesso che sono un po’ spaventato e trovare un posto serio per me è essenziale. Ma adesso ti spiego meglio. Sono un ragazzo di 25 anni e il mio vero problema è stata la mia cosiddetta bisessualità. Ho letto certi tuoi articoli che mi hanno chiarito un po’ le idee e mi hanno confermato in una serie di convinzioni alle quali ero arrivato già da solo, ma partiamo dall’inizio. In pratica, fino a 20-21 anni non ho mai avuto dubbi circa il mio orientamento sessuale, mi piacevano le ragazze, solo le ragazze, ho avuto moltissime storie, e molte anche con risvolti sessuali, queste cose mi piacevano molto, soprattutto l’idea di vincere le resistenze di una ragazza, però, col senno di poi, credo di non essermi mai veramente innamorato di una ragazza. Cioè vivevo il rapporto con una ragazza come una cosa solo mia, lei era un po’ un modo per dimostrare a me stesso che in quelle cose ci sapevo fare. Per capirci, fino a 21/22 anni ho avuto rapporti sessuali, meglio sarebbe dire, ho avuto forme di contatto sessuale con una decina di ragazze, con quattro ho avuto rapporti completi, con le altre masturbazione reciproca, le mie fantasie erano tutte etero. Tra i 20 e i 21 anni ad una festa di capodanno ho conosciuto una ragazza Emma (non si chiama così) che mi ha preso sul serio e ha cercato di costruire con me qualcosa di diverso. All’inizio la cosa mi stava bene, quando parlavo di lei dicevo “la mia ragazza” cosa che non avevo fatto con nessuna della altre, mi sentivo cresciuto, gratificato, avevamo anche rapporti sessuali e le cose andavano molto bene. È andata avanti così per qualche mese, nel frattempo ho conosciuto un ragazzo, Marco (non si chiama così), che aveva un paio d’anni più di me, mi stava simpatico, parlavamo spesso su msn, poi siamo usciti insieme qualche volta e siamo rimasti spesso fino a tardi. È arrivata l’estate, Emma è andata in vacanza con i suoi e Marco mi ha proposto di passare una settimana con lui in una casa di montagna che ha sull’Appennino. Premetto che Marco è etero e che al tempo ero etero anche io ma quella settimana è stata certamente la più bella settimana della mia vita, mi sentivo libero, apprezzato da Marco, in un certo senso coccolato, si era creato un rapporto di intimità incredibile, parlavamo dei nostri rapporti con le nostre ragazze e lui mi capiva. La prima notte siamo stati in camere separate, dalla seconda siamo stati nella stessa camera a parlare fino a tardi. Io sono stato benissimo, meglio di come stavo con Emma, con lei alla fine al sesso ci si doveva arrivare, non era male però per lei era una fissa, per me no, con Marco mi sentivo libero, senza obblighi, e così ho sperimentato che in effetti con un ragazzo potevo stare benissimo, come con una ragazza se non addirittura meglio. Abbiamo anche scherzato, giocato, fatto a cuscinate, fatto la lotta, ma senza implicazioni sessuali, almeno io allora credevo che fosse così, in realtà, anche se non lo capivo, mi stavo innamorando di Marco. Dopo la vacanza, quando Emma è rientrata io sono tornato da lei e in pratica da allora la sua compagnia ha cominciato a pesarmi, sentivo certe sottolineature che non mi piacevano, mi sembrano cose non realmente mie, almeno non mie al 100%. Con Emma i rapporti sessuali continuavano ma la cosa per me aveva un sapore strano, non era più come prima, ero svogliato, cercavo di non lasciarmi coinvolgere e lei se ne è accorta, voleva sapere se avevo conosciuto altre ragazze, ma non ne avevo conosciute, insomma io ho cercato di accontentarla ed è stato proprio mentre facevo l’amore con lei che per la prima volta mi è venuto in mente Marco in un altro modo, una specie di sostituzione di persona, immaginavo che con me ci fosse Marco. La sera mi sono masturbato pensando a Marco. Era la prima volta che mi succedeva pensando a un ragazzo. La sensazione era stranissima, non avevo mai fatto una cosa simile ma nello stesso tempo sono stato molto bene, mi sono detto: sono bisex, è evidente. E qui è cominciata la mia follia, ho cercato di ricontattare Marco perché mi aspettavo da lui chissà che cosa, pensavo che magari anche lui potesse essersi innamorato di me, ma l’unica cosa che ho ottenuto è stata una cena in quattro in un ristorante. Lui vedeva solo la sua ragazza, Emma vedeva solo me e io vedevo solo lui, una situazione in cui per la prima volta mi sono trovato a recitare la parte dell’innamorato, ma l’ho recitata bene perché non se ne è accorto nessuno. Non sapevo con chi parlare, che Marco lo dovevo lasciare perdere era ovvio, di parlare chiaro con Emma non ne avevo proprio il coraggio e allora mi sono dato da fare per essere un bravo etero, me lo sono praticamente imposto. Ogni volta che facevo l’amore con Emma mi sembrava che in fondo potevo essere anche etero, poi mi masturbavo pensando a Marco e allora pensavo di essere bisex, in effetti dopo l’estate non mi sono più masturbato pensando a una ragazza, per me c’era solo Marco. Voglio precisare una cosa, per me non c’erano i ragazzi, c’era solo Marco e questo mi portava a pensare che in fondo non ero gay e nemmeno bisex, perché desideravo un ragazzo solo. Evitavo scrupolosamente la pornografia perché sarei finito su quella gay e mi avrebbe dato fastidio, quello che provavo per Marco non lo volevo confondere con la pornografia. Mi immaginavo una bellissima storia d’amore con Marco, ma con un Marco gay capace di condividerla, ho detto con un Marco gay, non bisex, proprio pensando a questo mi sono venuti i primi dubbi circa il fatto che in effetti non avrei mai accettato che Marco fosse bisex, gay mi sarebbe stato bene ma bisex no, non lo avrei voluto condividere con nessuno. Immaginavo di poter avere due amori, quello con Emma e quello con Marco e che entrambi fossero innamorati di me in modo esclusivo, io allora ipotizzavo che una cosa del genere potesse avere senso e comunque mi vedevo bisex, anche perché diciamo così, ce la mettevo tutta per essere bisex, la consideravo una cosa più accettabile, più vicina ad un comportamento corretto, sei innamorato di una ragazza e poi anche un po’ di un ragazzo, mi sembrava una cosa meno anomala. Certe volte ero tentato di masturbarmi pensando a Marco e di dire a Emma che non me la sentivo di fare sesso con lei, ma poi mi imponevo di fare esattamente il contrario, cioè di non pensare nemmeno a Marco e di fare l’amore con Emma perché è una cosa normale. La situazione diventava sempre più assurda e alla fine lei mi ha messo alle strette. All’inizio rispondevo cose vaghe, tipo sono stanco, lo stress e simili, poi siccome non riuscivo proprio ad andare avanti e pensavo che alla fine sarebbe stato meglio rompere le ho fatto capire che mi sentivo bisessuale e la sua reazione non la ho sopportata proprio, voleva sapere chi mi aveva messo in testa queste idee, se avevo conosciuto “qualcuno di quelli”, io le ho detto di no prima di tutto perché era vero e poi non avrei mai tirato in ballo Marco in questa storia anche perché lui non c’entra proprio per nulla. Io speravo che fosse una buona occasione per chiudere con Emma ma non è stato così ed è cominciata la tortura, voleva sapere, voleva capire, ma secondo lei quello che io le dicevo non era vero, erano tutte cose che mi aveva messo in testa “qualcuno di quelli”. Ho provato a fare capire ad Emma che non pensavo affatto fosse una cosa banale, ma lei mi diceva che non potevo essere gay e io le dicevo che difatti non mi sentivo gay ma bisex e lei insisteva dicendo che erano solo stupidaggini e che lei mi conosceva bene, ha cominciato a fare con me un po’ di civetterie, cose che non aveva mai fatto prima, vocine da bambina, atteggiamenti sexy, tutte cose che mi mandavano in bestia e gliel’ho pure detto, lei per un po’ ha continuato, poi le ho fatto capire che non me la sentivo di andare avanti e mi ha gridato contro che stavo solo cercando scuse per piantarla perché me ne ero trovata un’altra, per lei l’idea che potessi non essere del tutto etero era in pratica inconcepibile, Tutto questo è successo tra Natale 2009 e capodanno 2010. In pratica dal gennaio 2010 ero di nuovo solo. Non ti nascondo che i primi tempi sono stati durissimi, mi mancava da matti, ma non mi mancava come ragazza ma come persona che si potesse prendere un po’ cura di me, sono stato parecchie volte sul punto di richiamarla perché non ce la facevo proprio ad andare avanti, nota che allora io mi sentito ancora bisessuale e pensavo perfino di ricominciare una relazione con un’altra ragazza e ci sono andato vicino ma quando si è trattato di mettersi realmente in gioco mi sono detto che stavo per fare un’altra stupidaggine e che dovevo prendermi il mio tempo per capire. Così non se ne è fatto nulla. Ero solo, totalmente solo, i miei non capivano perché avessi lasciato Emma e pensavano che dovessi andare da uno psicologo ma non ne se fece nulla. Non sapevo dove sbattere la testa ma avevo bisogno di capire. Ho cominciato a pensare che in fondo avrei potuto usare dei siti di incontri. Ho girato un po’ su qualcuno di questi siti ma la reazione è stata di rifiuto totale e direi anche di depressione. Mi dicevo che io con quelle persone non avevo proprio niente a che fare, era una logica che sentivo del tutto estranea. Poi ho messo da parte internet per mesi e ho pensato che potevo andare ad un’associazione gay, nella mia città ce ne sono, ho cercato l’indirizzo, ci sono passato davanti più volte. Uscivo di casa col proposito di entrare, poi arrivavo a destinazione e tiravo dritto. Non mi sento sicuro, ho bisogno di riservatezza, capisco quelli che si dichiarano ma non è cosa per me e poi loro si dichiarano gay io avrei dovuto dichiarami bisex, almeno era quello che pensavo allora. Cominciavo a guardare i ragazzi per la strada e mi sembravano belli, desiderabili. Questa estate sono stato al mare in Puglia da solo, mi ero proposto di cercare occasioni per fare esperienza, ero in campeggio, di ragazzi ne ho conosciuti tanti ma di gay nemmeno uno. Ormai dico di gay perché sono almeno sei mesi che non penso più sessualmente a una ragazza e i ragazzi del campeggio in Puglia per me avevano un’attrattiva sessuale fortissima che non posso proprio negare, però si trattava solo di fantasia. Ma perché provarci con una ragazza è cos’ facile e provarci con un ragazzo è difficilissimo? Il perché lo so, però il risultato è deprimente. Finite la vacanze direi è anche finita la mia bisessualità, cioè ho chiuso un’altra fase della mia vita ma in effetti non ho risolto nulla, mi restano mille paure, sono attratto dall’idea di conoscere dei ragazzi gay, almeno per capire come sono realmente, ma non vorrei cacciarmi in brutte esperienze. Dopo un periodo un po’ depresso, ieri sono capitato su progetto gay e il resto lo sai.

Ciao.  Uff25

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=17&t=1096&start=0

GAY E REPRESSIONE INTERIORIZZATA

Questo post è dedicato ai ragazzi per i quali l’accettazione della propria sessualità gay come normalità è stata ed è tuttora problematica. Cercherò di chiarire i meccanismi con i quali la repressione esterna della sessualità gay si interiorizza e genera insicurezze e conflitti interiori.

Parto da un presupposto che è un po’ la somma delle esperienze maturate in Progetto Gay, tutti, ma in particolare i ragazzi giovani, hanno bisogno di vivere una dimensione relazionale-affettiva gratificante, che è la base su cui poggia la vita affettiva e sessuale adulta. Questa dimensione relazionale-affettiva dovrebbe svilupparsi all’interno della famiglia attraverso un volersi bene che sia primario, indefettibile, non collegato ad alcuna condizione. Se questo volersi bene si realizza i ragazzi hanno modo di crescere con dei punti fermi di tipo affettivo, con delle certezze, e di sviluppare se non un dialogo, che non è sempre facile, almeno un rapporto di rispetto e di affetto con i propri genitori. Accade purtroppo che alcuni genitori non siano realmente capaci (non sempre per loro colpa) di costruire e di mantenere un rapporto affettivo con i figli. Tutto questo non è collegato in alcun modo al livello culturale dei genitori. Ci sono genitori coltissimi, anche in questioni di psicologia, che mancano di una carica affettiva adeguata nei confronti dei figli, che prima che amarli e accettarli li giudicano, costruiscono su di loro aspettative e pongono condizioni per concedere il loro affetto e ci sono genitori che non hanno mai letto un libro di psicologia ma che sono istintivamente capaci di trasmettere con un abbraccio una carica affettiva fortissima. L’esigenza di contatto affettivo non si ricuce al solo ambiente familiare ma è la molla di fondo della vita “vera” delle persone. Un contatto affettivo vero è una spinta fortissima verso la vita, ma spesso accade che per un malinteso senso del pudore non si parli di queste cose e le si metta al margine.

L’educazione affettiva e sessuale, non è mai precettistica ma imitativa. Ciò che si interiorizza realmente sono i comportamenti che si osservano da vicino nell’ambiente familiare, è quella la vera educazione affettiva. Vedere i genitori che si scambiano una carezza o un sorriso, che manifestano rispetto l’uno per l’altro, che coinvolgono i figli in una dimensione affettiva calda, in cui si può dire “ti voglio bene!” senza timore che la frase sia considerata stupida, fa stare bene i ragazzi, li fa sentire in un ambiente sereno, vicino a genitori che li amano.

Ci sono dei momenti in cui però scattano tra genitori e figli meccanismi che non hanno nulla a che vedere con l’affettività. Alcuni genitori non pongono sempre e comunque al primo posto il rapporto affettivo con i figli ma lo subordinano ad alcuni “se”. In qualche modo questi genitori non amano i figli in quanto tali ma li amano in quando soddisfano dei requisiti e trasmettono loro in questo modo inconsciamente una scala di valori attraverso una serie di ricatti affettivi. Un campo tipico in cui si realizzano questi meccanismi sono gli studi e in particolare la scelta della facoltà universitaria in cui il genitore lascia “libero” il figlio ma gli suggerisce che lui preferirebbe la scelta di una particolare facoltà, presentando quindi al figlio non la possibilità di scegliere in modo incondizionato ma solo la possibilità di dire di no a quella che ai genitori appare coma la scelta migliore. Spesso la scelta proposta dal genitore non è neppure adeguatamente ponderata ma è per lo stesso genitore un banco di prova della sua autorità nei confronti del figlio. Un discorso analogo si realizza per i ragazzi etero quando i genitori tendono a suggerire al figlio come possibile ragazza una ragazza che i genitori ritengono adeguata, in questo sottintendendo che il figlio è immaturo e incapace di scegliere da sé. Chiaramente i meccanismi di ricatto affettivo e di risposta affettiva condizionata dei genitori si manifestano in forma dirompente nelle questioni concernenti l’orientamento sessuale dei figli. Un genitore dà per scontato che il figlio debba essere etero perché assume a modello la propria sessualità, è socialmente condizionato e non ha la più pallida idea di che cosa significhi essere gay. Su questa base un discorso serio con i figli su tematiche concernenti l’orientamento sessuale non solo è impossibile ma rischia di diventare uno scontro di principio. Se manca alla base del rapporto genitori-figli quella affettività primaria incondizionata e il genitore vive l’omosessualità del figlio come un tradimento delle proprie aspettative, le conseguenze non possono che essere negative. Spesso il rifiuto dei figli in quanto non conformi o ritenuti non conformi alle aspettative dei genitori circa l’orientamento sessuale, avviene in età molto precoce, quando il genitore vede o crede di vedere nel figlio degli atteggiamenti che considera gay. In quel momento la dimensione effettiva si interrompe e subentra la precettistica: “questo è giusto e questo e sbagliato”, “tu devi …” ecc. ecc.. Il genitore tenta di imporre al figlio dei limiti che, secondo lui, potrebbero risposarlo sulla buona strada. Spesso i figli, tanto più se giovanissimi, non si rendono neppure conto che le imposizioni che subiscono da parte dei loro genitori sono manifestazioni di omofobia (“non puoi andare in giro così, sembri un frocio!”). Diciamo pure che in questa fase il genitore coltiva ancora la speranza di orientare la sessualità dei figli correggendo una serie di comportamenti esterni. Vorrei sottolineare che in genere i genitori che hanno dubbi sulla sessualità dei figli evitano di parlare di omosessualità in modo serio e si limitano all’uso di espressioni di condanna per principio e senza appello e parlano con il figlio dando assolutamente per scontato, anche se sono convinti del contrario, che il figlio sia etero e anzi lo incoraggiano a farsi una ragazza. Questi meccanismi scattano molto presto e agiscono su ragazzi di 13-14 anni che, in questo modo, vedono come unica sessualità possibile quella etero. C’è ancora un’altra cosa fondamentale, questi ragazzi che ormai non hanno più un vero dialogo con i genitori si trovano in condizioni di carenza affettiva e quando si avvicinano a una ragazza cercano di instaurare con quella ragazza un rapporto affettivo vero. Questo significa che tra una ragazza etero adolescente ma anche 16/18enne e un ragazzo gay adolescente ma anche 16/18enne possono crearsi rapporti affettivi importanti che tuttavia non sono simmetrici, per la ragazza si tratta di un’affettività che ha una valenza sessuale, per il ragazzo si tratta di un rapporto in cui la sessualità non entra o entra poco, e qui cominciamo gli errori e le forzature. Il ragazzo dice “io la amo profondamente”, dice la verità ma si riferisce a una dimensione affettiva e non sessuale, percepisce che la ragazza vorrebbe da lui anche un contatto sessuale ma non si sente spontaneamente portato a corrispondere a quella richiesta, si sente inadeguato e vive il suo voler bene alla ragazza con un disagio profondo. Talvolta le esigenze affettive sono talmente forti che la presenza dell’erezione nei momenti di intimità con la ragazza viene letta come un segno di chiara eterosessualità o almeno di bisessualità. Va tenuto presente che i ragazzi gay che vivono queste esperienze, salvo che non si tratti di omosessualità latente e quindi non cosciente, vivono comunque in parallelo una sessualità masturbatoria gay e spesso fanno molto uso della pornografia ma lo fanno con profondi sensi di colpa, proponendosi spesso di resistere alla loro sessualità gay in nome dell’amore verso la ragazza alla quale sono disposti a sacrificare la loro sessualità in ragione del calore affettivo che la ragazza può dare loro. Questi ragazzi sono del tutto soli e abbandonati a se stessi, non possono affrontare con nessuno un discorso realistico che riguardi la loro sessualità e oscillano tra la pornografia gay e l’affettività sublimata nei confronti della ragazza. Non è raro il caso che un ragazzo arrivi, per non perdere la ragazza, ad avere contatti sessuali con lei ma si tratta di autentiche forzature perché la vera sessualità di questi ragazzi resta la sessualità masturbatoria gay che però è vissuta come una degradazione e un qualcosa che deve essere assolutamente evitato, anche se di fatto non è possibile evitarla. Ecco come la repressione della sessualità gay si trasforma in auto-repressione e in senso di inadeguatezza e di marginalità. Un ragazzo gay che cresce in queste situazioni faticherà molto a considerare normale la sua sessualità per due diverse ragioni, la prima è l’abitudine a considerarla una cosa da combattere e la seconda è la prevalenza dei modelli della pornografia e la conseguente abitudine a separare affettività e sessualità. Per questi ragazzi è già difficile accettare una sessualità fisica gay senza sensi di colpa ma è certamente molto più difficile pensare di vivere verso un ragazzo una vera forma di innamoramento che unisca la dimensione affettiva con quella più specificamente sessuale. È necessario rendersi conto della realtà, della quotidianità dell’essere gay, della compresenza necessaria di elementi affettivi e sessuali per costruire una rapporto profondo. Uscire dal condizionamento operato dalla repressione della omosessualità non è facilissimo, si tratta di ristrutturare la propria personalità sulla base di una sessualità gay che non deve essere più vista come un elemento negativo ma come un valore. Da qui la paura di essere gay, che deriva proprio dalla non conoscenza della realtà gay e dalla sua errata identificazione con tutto ciò che viene presentato come gay. Nel superamento della paura di essere gay un peso notevolissimo hanno le amicizie gay che possono creare un clima affettivo e di dialogo che permetta ad un ragazzo si sentirsi bene, di sentirsi a suo agio con degli amici gay. L’essere gay, se è vissuto come una cosa seria, coinvolge l’affettività profonda delle persone e permette di vivere una vita di alto profilo morale che può dare grandissime soddisfazioni.

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=17&t=1094&start=0

OMOSESSUALITA’ LATENTE

Questo post è la risposta ad un messaggio comparso sul guest book di Progetto Gay.

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Età 41-45. Salve, vorrei capire di più sull’omosessualità latente e come può rivelarsi.

Mio marito, 43 anni, si sarebbe scoperto recentemente bisessuale ma la costante mutevolezza ed incertezza delle sue scelte culturali e professionali, il suo attaccamento a me (anche sessuale, per anni, ed appassionato) l’involontario ed occasionale interesse estetico per altre donne, la coincidenza, inoltre, del suo outing in concomitanza con l’evidente necessità di assumersi impegni più maturi rispetto ad un passato in cui solo io mi sono fatta carico del progetto di vita comune coinvolgendolo sempre, il suo inseguirmi quando mi allontanavo, mi lasciano molto perplessa. Io rispetterei, dolorosamente, la sua scelta, se potessi credere che è ineluttabile ma sospetto un pretesto semi-consapevole.

Il nostro ambiente è sempre stato libero ed aperto, abbiamo sempre frequentato amici gay, il nostro dialogo era profondo e non aveva motivo di celarsi per quasi un ventennio. Vi sarei molto grata per un’opinione.

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Proverò a risponderti sulla base dell’esperienza maturata nel Progetto, utilizzando una documentazione autentica, costituita da brani di e-mail che sono stato autorizzato a pubblicare.

Partiamo con una premessa. Intanto con l’espressione “omosessualità latente” si intende una omosessualità della quale non si ha consapevolezza. Non si tratta di omosessualità repressa consapevolmente ma di una realtà che opera al di sotto dei livelli di coscienza e che si manifesta attraverso una serie di fenomeni che vengono interpretati da chi li osserva in sé stesso sulla base di categorie del tutto estranee alla omosessualità.

Passiamo all’esame della prima mail che ho ricevuto da un 43enne che chiameremo Marco.

“Ciao Project, vorrei chiederti un parere su alcune questioni che da qualche tempo mi danno da pensare. Devo fare una premessa necessaria, sono un uomo sposato e ho una figlia di quasi 19 anni, sono sempre stato etero, le ragazze mi hanno sempre cercato e stare con loro mi piaceva e molto, purtroppo certe volte sono proprio stressato e forse c’è un po’ di ansia di prestazione, per cui qualche volta vivo la sessualità in modo non proprio sereno, però con mia moglie sto bene, lei a me ci tiene moltissimo, con lei mi sento a mio agio e poi non è una cosa essenzialmente sessuale, ci vogliamo proprio bene. Da quando sto con lei non sento più il bisogno di masturbarmi anche perché con lei facciamo sesso abbastanza spesso, d’altra parte la masturbazione non è mai stata una fissa per me, riuscivo a farne a meno anche prima. Quando mi sono messo con mia moglie non avrei mai creduto di poter vivere la sessualità con lei, cioè la spinta che provavo verso di lei non è stata quella, poi le cose sono venute da sé piano piano, avevo un po’ di timori che si sono sciolti via via e adesso le cose vanno bene. Quanto agli amici, ne ho anche di gay e non ho nessuna preclusione di principio nei loro confronti. Faccio ancora attività sportiva, non agonistica, ho la possibilità di vedere i miei compagni di squadra nudi un sacco di volte ma la cosa mi è del tutto indifferente, non ho mai pensato che avrei potuto fare sesso con un ragazzo. Ho un amico col quale mi trovo benissimo, un amico etero, un compagno di squadra, ci sentiamo spesso e il dialogo tra noi è molto bello, lui mi racconta delle sue emozioni e io con lui parlo di tutto, problemi sessuali compresi, capita che usciamo spesso in quattro, io, lui e le nostre mogli, con questo amico parlo spesso ma per me la sua presenza non ha e non ha mai avuto nessun altro significato, cioè è un amico e basta. Ti dicevo all’inizio che qualche volta mi sento un po’ stanco e penso che questo comprometta un po’ i rapporti con mia moglie, certe volte quando sto con lei mi tornano in mente i problemi di lavoro e questo non mi piace perché mi perdo i momenti più belli, ma passerà, ne sono sicuro”.

Passiamo all’analisi dei contenuti di questo brano che costituisce l’avvio della prima mail che ho ricevuto da Marco.

Fenomenologia in ambito etero (debolezza della sessualità etero)

Marco ha o può avere talvolta problemi di erezione quando si trova in intimità con la moglie, tende a distrarsi durante i rapporti sessuali etero, vive la sessualità etero come risposta alle iniziative della moglie, non si masturbava (o non lo faceva spesso) pensando alla sua ragazza anche se non aveva con lei rapporti frequenti, tende a passare più tempo con i suoi amici o con un suo amico che con sua moglie. Per lui la sessualità etero non ha la valenza di una pulsione primaria ma riveste il ruolo di complemento di un rapporto affettivo, ossia l’interesse sessuale non è la prima spinta alla creazione di un contatto affettivo, ma, al contrario, dalla scelta affettiva primaria deriva anche la disponibilità sessuale. Marco non ha in mente un tipo fisico di ragazza che susciti in lui un interesse sessuale immediato, cioè non ha un archetipo sessuale femminile. In età adolescenziale è stato sempre cercato dalle ragazze (non dice di averle cercate) con le quali ha avuto qualche forma di contatto sessuale ma non ha preso l’iniziativa. La masturbazione in età adolescenziale non era frequente.

Fenomenologia in ambito gay (assenza di una sessualità gay)

Marco non ha mai avuto reazioni sessuali riferibili alla presenza di un altro ragazzo, frequenta palestre, piscine o spogliatoi e fa la doccia insieme con altri senza alcuna risposta sessuale, non prova alcun imbarazzo nell’affrontare discorsi che riguardano l’omosessualità, ha anche amici gay con i quali ha un rapporto del tutto simile a quello che ha con gli amici etero, non è mai stato neppure lontanamente sfiorato dall’idea di potersi masturbare pensando a un ragazzo.

Proseguiamo ora con il testo della mail di Marco.

Elementi di crisi dell’identità etero e accettazione della bisessualità

“Project, tu mi dirai, allora dove sta il problema? E qui comincio a non capire bene. Io voglio bene a mia moglie, con lei ho condiviso tutto, è una donna come si deve e per me ha fatto moltissimo, si è perfino messa contro la sua famiglia per sposarmi, perché la famiglia avrebbe voluto che sposasse un altro (che i genitori conoscevano) ma lei si è imposta e ci siamo sposati. Ci tengo a sottolineare che non è stata affatto una scelta di opportunismo ma un matrimonio d’amore, io specialmente i primi tempi, con lei ho vissuto proprio anni meravigliosi, non mi mancava nulla, quando ci siamo sposati avevo 23 anni e lei 21, l’anno dopo è nata mia figlia e non avrei potuto essere più felice di così. Sono sposato da 20 anni e per 19 di questi 20 anni ho avuto in mente solo mia moglie, non ho mai tradito mia moglie, non mi è mai passato neppure per la mente, poi improvvisamente si è presentata una situazione che mi ha messo in crisi. Abbiamo ospitato a casa nostra un nipote di mia moglie di 22 anni, chiamiamolo Luca, un bel ragazzo, credo che mia figlia se ne sia innamorata e fin qui non ci sarebbe nessun problema. Fatto sta che una notte in cui mia moglie non c’era perché era andata dalla madre, ho fatto uno dei rarissimi sogni erotici (un sogno bagnato) della mia vita e ho sognato Luca, ho sognato che lui voleva essere abbracciato da me e siamo finiti alle carezze intime e io sono arrivato all’orgasmo. Nel sogno era tutto molto bello, ma quando mi sono svegliato e ho fatto mente locale mi è crollato il mondo addosso, mi sentivo sporco sia perché si trattava di un sogno omosessuale sia perché Luca ha 22 anni, quasi l’età di mia figlia. E poi pensavo a mia moglie, mi chiedevo se con lei avrei dovuto parlare oppure no e stavo proprio malissimo. Poi mi dicevo che i sogni non significano niente ma questo mi lasciava perplesso perché nel sogno ho vissuto emozioni sessuali violente che non avevo ma provato prima, come una specie di super-sessualità. La mattina ho visto Luca, che mi chiamava zio, mi sentivo un traditore della fiducia di quel ragazzo, perfino una specie di pedofilo, stavo malissimo ma mi sono fatto forza e non ho fatto trasparire niente di quello che mi portavo dentro. La sera è tornata mia moglie e abbiamo fatto l’amore, è stato bellissimo, direi che mi sembrava di essere tornato ai primissimi tempi del nostro matrimonio, mi sentivo confortato perché tra me e mia moglie non era cambiato nulla e se era cambiato era cambiato in meglio. L’incubo di poter essere omosessuale lo sentivo meno incombente. Quando Luca è tornato a casa sua mi sono sentito sollevato, come se il pericolo fosse passato. Comunque a mia moglie non ho detto nulla, sia perché non la volevo agitare, sia perché pensavo fosse una cosa passeggera. Per due mesi sono tornato alla mia vita di prima, poi, l’estate, in vacanza mi sono trovato con un ragazzo poco più grande di Luca e mi sono accorto che ero portato ad osservarlo, mi sembrava bellissimo, sorridente, con un sorriso che non ho mai visto in una ragazza, ne ricordavo la voce, i gesti, le mani grandi, bellissime, con una pelle perfetta. Questo ragazzo, che chiamerò Silvio, si è affezionato a me, veniva a casa nostra al mare, mia moglie pensava che stesse appreso a nostra figlia ma non era così. Silvio veniva per stare con me e io con lui stavo bene, cercavo tutti i modi per poter passare un po’ di tempo con lui, per un po’ la cosa è stata molto gradevole ma poi ho cominciato ad aver paura di spingermi troppo oltre. Tra noi non c’è stato mai nulla e Silvio mi trattava come un papà però per me le cose non stavano esattamente così. Non pensavo a lui in termini sessuali e questo mi faceva stare tranquillo, cercavo di mettere da parte l’idea di poter essere innamorato di Silvio ma di fatto era così, però ti ripeto, nessuna fantasia sessuale su di lui, proprio mai, non lo so, forse mi reprimevo, però Silvio mi faceva stare bene. Anche questa volta non ho detto niente a mia moglie e in fondo non avevo nulla da dirle, tra me e Silvio non c’era stato niente, nemmeno in sogno. Però con Silvio avevo meno paura di poter scoprire di essere bisex, diciamo che lo mettevo in conto almeno in astratto. Non parlo di essere omosessuale ma bisessuale perché con mia moglie i rapporti sessuali andavano ancora bene o almeno passabilmente. Torna l’autunno e viene nel mio studio un praticante nuovo, sui 25 anni, su di lui sono cominciati i pensieri sessuali e il mio terrore è ricominciato. Sono arrivato a chiedere di essere mandato in un’altra sede, ma poi avevo bisogno di vederlo e sono tornato dove stava lui che non si è mai accorto di niente, anche con questo ragazzo non c’è stato mai nulla ma è stato il primo ragazzo sul quale ho fatto fantasie erotiche, per un verso ero spaventato, ma per l’altro mi dicevo: perché no? Dopotutto una cosa del genere non distrugge il mio matrimonio, questi ragazzi non ne sanno niente, allora perché privarmi di una cosa che in fondo non fa male a nessuno. Sono bisex, ok, ne prendo atto. Tanto poi queste cose restano tutte nella mia fantasia perché non mi viene proprio in mente che potrei mettere in crisi in mio matrimonio e il rapporto con mia figlia per una fantasia sessuale. Diciamo che questo è lo stadio al quale sono adesso, la mia vera paura è quella dell’escalation cioè che queste cose che prima non esistevano proprio e che piano piano ho finito per accettare possano poi evolvere presentandomi il conto e magari spingendomi in qualche avvenuta che mi potrebbe mettere in grosse difficoltà. Fino qui mi sento di accettare quello che mi sta succedendo ma ho il terrore che la cosa non si fermi qui. Mia moglie non sa nulla di tutto questo e tra l’altro non saprei proprio come farle capire una cosa del genere.”

Al di là dell’esempio che ho riportato, si verificano situazioni in cui il mantenimento degli equilibri precedenti all’emergere della omosessualità è di fatto impossibile. L’evoluzione in quei casi non va verso una bisessualità a prevalenza etero in cui è possibile contenere l’omosessualità nel limite della masturbazione gay episodica ma verso forme di omosessualità esclusiva che mettono in crisi il matrimonio e portano inevitabilmente alla separazione.

Nel caso di Marco (quello citato prima) la moglie è del tutto inconsapevole, ma nei casi in cui l’omosessualità latente evolve in omosessualità esclusiva il ruolo della moglie diventa critico perché in queste situazioni il marito intende il matrimonio come una trappola e il rapporto coniugale mantiene solo aspetti negativi. In genere i mariti che escono da situazioni di omosessualità latente parlano con le mogli solo se avvertono l’impossibilità di proseguire il legame matrimoniale e in questi casi, anche se i mariti si qualificano come bisessuali c’è da credere che si tratti invece di omosessualità esclusiva.

Bisogna dire che in genere le mogli ritengono il comportamento del marito oggetto di una scelta, cosa che non corrisponde a verità, si tratta invece dell’emerge di una sessualità latente, cosa che comporta, per chi vive queste situazioni, stati di disagio spesso molto profondi.

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GAY STRESSATI

Ciao Project,

una domenica terribile, proprio vedere bruciarsi così il tempo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, senza nessuna prospettiva. Ho letto i post sui gay anziani, ma per molti giovani come me (ho 27 anni) la vita è già quella. Avevo un ragazzo, adesso sono solo, non ho più voglia di vedere nessuno. Mia madre si preoccupa, lei vede solo gli effetti ma non sa nulla delle cause, mi vede irritabile, strano, mi dice che mi chiudo in camera e sto sempre per i fatti miei, che non esco mai, e poi sempre il solito discorso che dovrei farmi una ragazza, ed è lì che la mando a quel paese. Non è nemmeno depressione, mi sento molto carico ma non faccio nulla. Oggi un amico al quale ero molto affezionato mi ha invitato ad uscire con il suo gruppo, gli ho detto che avevo impegni e che non potevo ma che la prossima volta ci sarò certamente. In realtà non avevo voglia di vedere nessuno. Il mio ragazzo mi manca, lo so che è una cosa stupida e che bisogna passare oltre però mi manca, l’anno scorso stavamo sempre insieme e per natale in pratica ci siamo visti tutti i giorni, adesso tutto questo non c’è più, c’è solo il vuoto. Cercare un altro ragazzo? E per fare che? Per vedere che dopo qualche mese (se va bene) siamo da capo? Mica per colpa sua ma perché io non so vivere. Vorrei buttare all’aria il mio lavoro e fare qualcosa di serio, mettermi a studiare cose importanti e mettercela tutta, oppure fare qualcosa di buono per il prossimo, ma non faccio assolutamente nulla di tutto questo e mi covo dentro la mia rabbia. Passo le ore a non far nulla e di cose da fare ne avrei moltissime, specialmente di lavoro, ma rinvio sempre e poi il carico delle cose da fare mi sembra che mi possa schiacciare da un momento all’altro. Sono ansioso, ho paura di tutto, soprattutto di guai di lavoro. Faccio un lavoro di responsabilità che mi ossessiona, ho scelto questa strada per seguire quello che voleva da me la mia famiglia ma è una cosa che mi provoca solo stress. Guadagno di più che se facessi un altro lavoro ma non in un modo che mi cambi la vita e soprattutto la mia vita mi sembra ormai completamente sacrificata al lavoro. Vorrei buttare tutto all’aria e ricominciare da zero in tutt’altra direzione. In teoria ho anche un po’ di tempo libero, ma il cervello torna sempre lì. Non perdonerò mai alla mia famiglia di avermi portato a fare questo lavoro che odio. Forse è proprio per il lavoro che sono sempre solo e depresso. Il mio ragazzo avrebbe voluto avere un ragazzo vicino che gli volesse bene e invece si è ritrovato un nevrotico irrecuperabile che pensa solo ai suoi problemi, o meglio a quelli del lavoro. Ti dico, Project, ho una rabbia in corpo che spaccherei tutto! Pensa che mi sono ridotto a lamentarmi con te, in pratica con un estraneo, che forse mi ascolterà perché intorno ho fatto il deserto. Io non sono gay, io non sono più niente e rischio di finire proprio male, non ho più sentimenti, il mio ragazzo lo trattavo male, pensavo che fosse lui la causa dei miei guai perché mi faceva perdere tempo quando avrei dovuto lavorare, è assurdo lo so ma è così. Vabbe’ basta, te la mando, vediamo se rispondi. Ciao.

(è solo uno sfogo ma se vuoi pubblicala, magari qualcun altro oltre me mi dirà che sto buttando la vita nel cesso)

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SOGNI GAY E VITA ETERO

Caro Project,

da quando ho trovato progetto gay mi sento meno strano e meno solo. Ho 21 anni, mi dicono che sono un bel ragazzo, a me sembra piuttosto di essere uno come ce ne sono tanti, certo sono almeno tre o quattro anni che le ragazze mi corrono appresso, è successo specialmente questi ultimi tre anni all’università e la cosa per un verso mi fa piacere ma per l’altra mi crea molte difficoltà, da bambino mi piacevano le ragazze, le prime fantasie le ho fatte alle elementari su una mia compagna di classe, poi sono successe delle cose che penso mi abbiano creato un po’ di problemi. A 13 anni sono andato al mare l’estate con i miei genitori. Stavamo in Sicilia, in un posto molto bello e molto selvaggio, dove non c’era niente se non il mare e la macchia mediterranea quasi a perdita d’occhio, lì si è formato un gruppo di ragazzetti 13/14 anni, con loro stavo bene, erano figli di amici di famiglia e i miei mi lasciavano molto libero. Stavamo molto insieme e si finiva spesso a parlare di sesso, naturalmente come se ne parla a quell’età. C’era una ragazzo che aveva solo un anno più di me ma sembrava molto più grande, era alto, biondo, mi piaceva molto, perché io all’epoca ero ancora grassottello e piuttosto basso per la mia età, chiamiamolo Stefano, era molto schivo e con me andava particolarmente d’accordo, certe volte ce ne andavamo al mare insieme su un canotto gonfiabile. Lui nuotava benissimo, io un po’ meno. Ho cominciato ad avere la fissa di vedere Stefano nudo, quando stava con me e parlavamo di ragazze si vedeva che aveva l’erezione, io avrei voluto toccarlo ma volevo che fosse una cosa accettata da lui. Allora gli ho detto che lui ormai era un adulto e che ce l’aveva grosso e che si vedeva, è diventato rosso come un peperone ma era contento di sentire queste cose. Ho cercato di insistere in tutti i modi e di provocarlo, alla fine gli ho chiesto di farmelo vedere, lui si schermiva ma si vedeva che la cosa lo tentava parecchio, io l’ho proprio assillato finché un giorno quando eravamo solo noi nella macchia non ha detto di sì. Quando si è abbassato il costume mi sono sentito proprio eccitatissimo, ero riuscito a portare Stefano dove volevo e potevo vederlo così, me lo ha fatto anche toccare e qualche giorno dopo si è fatto fare anche una sega ma non ha mai voluto fare lui qualcosa a me, credo che la cosa non lo interessasse realmente e che per lui il senso fosse che mi aveva ridotto un po’ a fare lo schiavo sessuale obbligandomi a fargli quello che voleva lui. In realtà era l’esatto contrario, ma ho preferito fargli credere quello che voleva. Ma è durata pochissimo, non più di una settimana in tutto perché poi sono tornato a Milano coi miei. Lui è rimasto in Sicilia perché era di lì. Ci siamo sentiti qualche volta su msn, senza nessun riferimento a quello che era successo tra noi. Ho rivisto Stefano due anni fa, ha la ragazza e ne dice cose favolose, abbiamo parlato molto, mi ha raccontato di lui e della ragazza e di come si sente felice con lei, io gli ho raccontato una storia simile a quella che lui ha raccontato a me, quasi del tutto inventata, almeno per quanto riguarda la soddisfazione di stare con la mia ragazza. Delle cose successe in Sicilia anni prima nemmeno l’ombra. Penso che per lui siano state realmente cose di nessun peso, per me non è stato così, ho cominciato a masturbarmi pensando a Stefano ed è diventata una fissa, la vivevo bene, la parola gay non mi sfiorava nemmeno, almeno fino ai 16 anni, poi, un po’ sulla spinta dei familiari e un po’ sulla spinta degli amici ho cominciato a frequentare anche delle ragazze, una in particolare, chiamiamola Laura, all’inizio era tutto solo platonico, ma quando stavo vicino a Laura avevo l’erezione e mi imbarazzava molto e qualche volta mi si bagnava pure, ho cominciato a masturbarmi anche pensando a Laura, pensavo che Stefano me lo sarei dimenticato del tutto ma non è stato così. Quando avevo 19 anni la situazione è diventata tale che con Laura siamo arrivati ad avere veri rapporti sessuali, da parte mia le cose funzionavano, mi eccitava, avevo l’erezione e arrivavo anche alla fine, però vedere Laura nuda non mi dava quella sferzata di sessualità che mi sarei aspettato, quando avevo visto Stefano nudo il coinvolgimento era stato totale. Ho pensato che fosse solo dovuto al fatto che era la prima volta e che con Laura le cose sarebbero andate meglio. In sostanza il rapporto che avevo con Laura era pure soddisfacente, desideravo vederla e anche fare sesso con lei ma poi, al momento, l’entusiasmo che mi sarei aspettato non c’era ma la mia era una vera sessualità etero. Quando mi masturbavo non pensavo a Laura, qualche volta pensavo a Stefano ma non lo volevo pensare, cercavo di farlo senza pensare a nessuno, così, come una cosa solo fisica. Laura non voleva che mi masturbassi per conto mio, diceva che mi voleva tutto per lei, ma lei dava assolutamente per scontato che io mi masturbassi pensando solo a lei. Io il coraggio di dirle che non era così non l’ho avuto e ho finito per dirle che non mi masturbavo più ma che facevo solo sesso con lei. È stata la prima bugia tra noi. Non le avevo nemmeno raccontato la storia di Stefano in Sicilia, ma non era una bugia, io così la vedevo, non le avevo detto una cosa per un’altra, semplicemente non le avevo detto di un episodio che ormai mi sembrava proprio lontanissimo anche se era ben presente nella mia memoria. A vent’anni ho conosciuto un ragazzo, chiamiamolo Marco, tra l’altro un amico di Laura, cosa che mi imbarazza terribilmente, lui gioca al calcio e mi ha fatto entrare nella sua squadra. Lì per lì ho accettato ma mi sono trovato in situazioni di imbarazzo tremendo negli spogliatoi, in pratica ci sono andato una volta sola, poi mi sono inventato una tendinite e non ci sono andato più. Marco mi ha chiamato tante volte e qui sono cominciati i problemi seri perché con Marco si è creato un rapporto importante e tra l’altro Marco è un bel ragazzo e mi piace, ma non basta, all’inizio di novembre di quest’anno l’ho visto molto giù di tono e ho cercato di capire il perché, alla fine, dopo giorni e giorni di esitazione, mi ha detto che era gay ma che non lo aveva mai detto a nessuno e che pensava di essersi innamorato di me. Per me tegola in testa! Ho parlato molto con lui ma sempre passando per etero (mi sento un vigliacco per questo) e lui su questo non ha alcun dubbio perché sa di me e di Laura che gli racconta tutto, ma proprio tutto di noi, cosa che a me non è piaciuta affatto, tra l’altro lei non sa che Marco è gay. In pratica adesso sono il confidente etero di Marco e l’amante etero di Laura, non credo che mi sarei potuto trovare in una situazione più incasinata. Conoscere Marco, per me, è stato proprio andare in crisi, quando sto con lui lo abbraccerei stretto e lo bacerei per ore per fargli passare quella sua malinconia che lo divora, credo che sarebbe la felicità per tutti e due, ma come posso fare una cosa simile? Laura si aspetta che prima o poi ci si sposi e io continuo ad avere una vita sessuale con lei che però è diventata una specie di obbligo dal quale non riesco a liberarmi e nello stesso tempo vedo Marco che quando esce con me si sente come un intruso, un tollerato da un amico etero che non lo vuole abbandonare allo sbando. Il vero guaio è che Marco racconta a Laura tutto quello che ci diciamo e lei ci tiene che noi ci frequentiamo perché non le passa nemmeno per l’anticamera del cervello che cosa potrebbe succedere. Ecco project, questi sono i casini della mia vita ma io Marco non lo voglio perdere a costo di sputtanarmi a vita davanti a tutta la città. Però credimi è proprio difficile fare un passo senza ritorno perché intorno a me ci sarebbe un terremoto, a casa mia nessuno si aspetta una cosa del genere. Insomma non so dove trovare il coraggio ma lo devo trovare, più vado avanti e peggio è.

Aspetto una tua risposta. Ciao. (se vuoi, pubblica pure questa lettera)

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DIARIO DI UN GAY 65ENNE

Caro progettista,

ti mando una pagina di diario, pubblicala se vuoi. Ho 66 anni, leggo il tuo forum con un certo interesse, di recente ho letto degli articoli che parlano anche dei vecchi e ne parlano con rispetto, così ho pensato di dire la mia.

Giovedì 16 XII 2010

Sveglia alle 6.30, chiudo la sveglia prima che suoni, ormai mi sveglio cinque minuti prima della sveglia, poi non mi alzo, semplicemente aspetto che passi in tempo, è una successione di eventi precisa, alle 6.45 si sente lo scarico dello sciacquone del piano di sopra, poi il rumore della doccia. Alle sette in punto il mio vicino esce e sbatte la porta di casa, poi sento i passi per le scale, ma non mi alzo, io non devo andare a lavorare, ho i ritmi rilassati, esco dal letto alle otto, poi il bagno e qui mi permetto un lusso, la vasca da bagno calda che è veramente un grandissimo conforto, anche se devo stare attento quando scavalco il bordo per non cadere. Resto nella vasca circa mezz’ora, non la misuro ma esco quando l’acqua comincia a raffreddarsi, oggi si è raffreddata prima del solito perché fa un freddo terribile. Amo le pantofole, le vestaglie lunghe e anche il cappellino di lana, perché dentro casa mia la mattina, l’inverno, fa freddo. Mi metto in abiti da casa e vado a sedermi in poltrona davanti al PC. Un occhio alla posta, ma non mi scrive mai nessuno, se non ho nulla da fare mi stendo di nuovo sul letto fino alle nove. Alle nove mi vesto per uscire, praticamente in certe giornate me lo impongo, come è successo oggi, vado al bar a fare colazione, cappuccino e brioche, una di tipo diverso ogni giorno. Quando non fa freddo faccio due passi, sempre negli stessi posti, ma oggi sono tornato subito a casa, ho preso la posta nella cassetta, mi sono rimesso in abiti da casa, ho aperto le fatture da pagare e le ho messe in un cassettino dove metto tutte le cose da evadere, poi sono passato a preparare la lavatrice, che mi tocca il venerdì, poca roba perché io sono solo e non ho molte esigenze, ho eliminato tutti i capi di vestiario che richiedono lavatura e stiratura quotidiana, niente camicie se non per le grandi occasioni, maglioni a collo alto per l’inverno e camicette leggere per l’estate. Alle dieci sono uscito per fare la spesa e anche per muovere un po’ la macchina che per me è un lusso quasi del tutto inutile perché non vado da nessuna parte. Faccio la spesa grossa una volta alla settimana, il venerdì. Gli altri giorni faccio la spesa piccola col carrello con le ruote, nessuno lo nota perché sono vecchio. Ho passato al supermercato più di un’ora. Il supermercato è enorme e la mattina è quasi vuoto. Mi affascinano gli oggetti per la casa, avevo visto un mortaio di marmo che mi piaceva molto e sarebbe stato l’ideale per fare il pesto, che mi piace, ma poi mi sono detto che sarebbe stato l’ennesimo oggetto inutile e ho lasciato perdere. Al supermercato la mattina vado sempre alla stessa cassa, dove c’è un ragazzo che mi sta proprio simpatico e mi tratta bene, sorridendo, si chiama Francesco, lo so perché sta scritto sul cartellino. Francesco c’era anche oggi, lo sa che sono un vecchio solo e che mi impapero a mettere le cose in fretta in fretta nelle buste e allora lo fa lui per me (per gli altri non fa così) io lo ringrazio e finisce lì. Alle 11.30 ero a casa, sono rimasto a cucinare per più di un’ora: cannelloni con gli spinaci e la ricotta, 24 cannelloni, due li ho tolti, gli altri li ho fatti raffreddare e li ho messi nel surgelatore con l’etichetta e la data, poi ho scongelato al microonde la cicoria ripassata e le patate al forno. Il pane lo compro con la spesa grossa il venerdì e lo surgelo e mi basta per tutta la settimana. Non mangio quasi mai carne, la frutta la compro sotto casa giorno per giorno e ne consumo tanta. Vino pochissimo, una bottiglia da 750 mi basta per quattro giorni. Il caffè in genere lo vado a prendere al bar, un’altra occasione per uscire di casa, oggi faceva troppo freddo e ho fatto il caffè a casa. Dopo pranzo i piatti, in genere ne uso uno solo, oggi avevo anche le pentole dei cannelloni e ci ho messo un po’ di tempo. Se sto molto davanti al lavandino mi fanno male le anche e mi devo sedere, ma ho cercato di fare presto. Nel pomeriggio faccio quasi sempre un riposino, massimo un’ora e ho fatto così anche oggi, alle due e mezza ero di nuovo in poltrona. Vedo un po’ di TV, se ci sono cose che mi interessano, altrimenti mi metto al PC e leggo. Un oggetto del tutto secondario a casa mia è il telefono, uso il cellulare e ho anche una linea fissa per internet ma non mi chiama nessuno, se il telefono squilla la cosa più probabile è che abbiano sbagliato numero. Amici veri non ne ho, ognuno vive per conto suo e ha il suo mondo, i parenti, io parenti non ne ho, solo un fratello ma non vive in Italia, in pratica non ho nessuno, mio fratello lo sento raramente, poco più che a pasqua e a natale, lui è più giovane di me di parecchi anni ha mille cose da fare e un fratello vecchio (ha 15 anni meno di me) potrebbe essere per lui solo un impiccio e io d’altra parte, finché dura, non ho nessuna intenzione di essere un peso per nessuno. Oggi un pensiero mi è stato sempre presente, ossia l’idea che prima o poi ci vorrà una badante (o un badante) ma maschio o femmina non cambia nulla, è proprio l’idea che non mi piace. Ho a casa mia le mie cose, cose vecchie certo, i miei libri, il mio computer (quello è l’unica cosa nuova che ho) e tante cianfrusaglie che per me contano molto ma per altri sarebbero solo immondizia, non mi piacerebbe affatto che altri ci mettessero le mani. Dopo che sarò morto potranno anche buttare via tutto, succederà sicuramente così, ma finché sono vivo quelle cose sono mie, sono sacre. Avevo provato a conoscere delle persone tramite internet, non dei gay, perché quando diventi vecchio che siano gay o meno non fa proprio nessuna differenza, ma era gente che voleva andare da tutte le parti, che doveva sempre organizzare qualcosa, insomma avevano la mania di fare, ma io sono uno tranquillo, ho cercato di correre un po’ appresso alle esigenze di queste persone ma mi sono stancato e me ne sono tornato per i fatti miei. Il pomeriggio faceva freddo anche dentro casa e mi sono rimesso a letto con tutta la vestaglia, una sensazione bellissima. Poi si è fatto buio, di questa stagione fa notte subito. Quando sto a letto mi piace ricordare la mia vita passata. Nella mia vita ho conosciuto l’amore (se lo possiamo chiamare così) una volta sola, dai 31 ai 35 anni ho convissuto con un ragazzo, l’unica esperienza sessuale della mia vita, se rileggo le cose che scrivevo allora penso di averla vissuta come una cosa importante però poi la rottura è stata traumatica, faceva il doppio gioco, mi raccontava bugie e poi mi ha piantato. Al tempo ci sono stato male. Adesso non ho la più pallida idea di che fine abbia fatto quel ragazzo (aveva un anno meno di me). Ormai sono passati 31 anni e la cosa mi è del tutto indifferente, come se appartenesse alla vita di un altro. Non è a lui che penso quando sto a letto ma a quando stavo un po’ meglio in salute e me ne andavo in montagna alla casa di mio nonno, una casa antica, isolata in una grande prateria vicino a un bosco. Quella casetta l’ho rimessa tutta a posto, mi ci sono voluti dieci anni di lavoro e di economie, fino a una decina di anni fa ci andavo i fine settimana, quando lavoravo ancora e sognavo di poterci vivere una volta in pensione, poi in pensione ci sono andato ma ho qualche problema di cuore e il medico mi dice che non devo andare in montagna, insomma è finita così, la casa di nonno è rimasta un monumento inutile come tante altre cose. Il pomeriggio sono stato al computer, ho letto il forum di progetto gay e ho pensato di scriverti questa mail. È la vita di un vecchio solo, ormai gay o non gay non conta più niente, essere gay ha condizionato il mio passato e mi ha lasciato adesso la solitudine. Avrei dovuto costruire una coppia pensando alla vecchiaia? Ma io penso che se è andata così è perché così doveva andare. Rimpianti, no, non ne ho. Adesso mi vivo la mia vita giorno per giorno. Dovrei cercare di riempire la vita di altre cose? Darmi da fare? Cercare di costruire chissà che cosa? Ma sono stanco, devo fare una vita tranquilla e devo andare avanti così. Ai giovani ci penso, beati loro, adesso è il tempo che si possono giocare le loro carte, o almeno è quello che sembra, poi come giochi giochi come va a finire la partita non dipende nemmeno da te. Adesso si è fatto tardi, la mail te la mando domani mattina, così la rileggo con calma, adesso vado a scaldare la cena e poi vedo se c’è qualcosa che valga la pena di vedere in TV. Ciao Project. Buonanotte.

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RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Ciao Project,
qui fiocca che è una bellezza, sembra il paese di Babbonatale, bello ma frustrante, non posso nemmeno uscire di casa. Sto a casa e mi deprimo, leggo un po’ su internet poi mi metto a pensare alla mia vita, ormai ho 40 anni, non sono ancora vecchio ma non sono nemmeno giovane, coi giovani veri ho poco da condividere. Ho anche amici ventenni ma lo sento benissimo che è un altro mondo, mi devo adattare alla terrificante quarantina, quando ancora erano 30 e passa la cosa era più accettabile ma adesso sono 40. Guardo avanti al mio futuro e mi piglia la malinconia. Diciamo che è da almeno 25 anni che so di essere gay, ma che è successo in questi 25 anni? Tanti pensieri a vuoto, tanti desideri ma poi in concreto sempre rinvii e nulla di reale e non è stato nemmeno un male, in certi casi, se si fossero realizzati i miei sogni allora, dopo sarei finito nei guai. Le persone vent’anni dopo non sono come te le immaginavi 20 anni prima e allora la solitudine è il male minore e forse è anche per questo che uno alla fine i sogni li mette da parte e cerca di vivere tranquillo. Leggevo su internet di una esecuzione capitale ieri negli usa, queste notizie mi creano una profonda sensazione di disagio. Mi veniva in mente che la vita umana non è tutta quella sequela di meraviglie e di opportunità che si dice, ma è una cosa terribile nella quale si capita per caso e bisogna andare avanti solo perché ci si sta, forse sono pessimista. Oggi ho rivisto un mio vecchio professore di quando andavo al liceo, adesso ha 70 anni, era ed è una brava persona, è stato contento di vedermi, siamo andati a fare colazione insieme al bar e mi ha parlato un po’ dei suoi guai, io me lo ricordavo di 48/49 anni, era una forza della natura, rivederlo adesso mi ha fatto proprio male, è invecchiato, insicuro, ha avuto un sacco di guai, ed è sposato, ha figli grandi e tutto sommato dovrebbe fare una vecchiaia felice ma i guai li ha lo stesso. Mah, io adesso mi sto incamminando per quella strada. Sono gay, sì, è vero, ma in fondo non è affatto la questione fondamentale, il tempo passa per tutti, anche per quelli che pensano di poterne non tenere conto. Oggi non cerco più un compagno ma una tranquillità, che in parte già ho, potrebbe sembrare rassegnazione, ma per parlare di rassegnazione bisognerebbe credere di aver perduto qualcosa. Ci sono persone (ragazzi) ai quali voglio bene e con i quali ho anche vissuto una mezza storia ma non siamo mai stati la scelta definitiva l’uno per l’altro, li stimo, siamo amici e anche qualcosa di più forse, ma non abbiamo una parte di vita in comune e molto probabilmente non l’abbiamo mai avuta. Vedo i sogni di tanti ragazzi e penso che in effetti ci ho messo anni per staccarmi da quei sogni. Non so che pensare di quei sogni ma ho l’impressione che per me quella fase sia archiviata. Adesso penso ad altro, penso al lavoro, nel senso che siccome dovrò lavorare ancora parecchi anni devo cercare di mettermi in una condizione che non mi schiavizzi ma mi lasci la mia liberà che è in fondo il vero valore al quale ancora credo. Mi piace la natura, la montagna, mi piacciono le sensazioni fisiche di quando ti svegli la mattina e intorno sei circondato dalla natura. Il mondo umano lo sento vicino ma solo in un certo modo molto teorico ormai non desidero più di unire la mia vita a quella di un’altra persona. Mi spaventa la vecchiaia, quella sì, la vecchiaia di un gay, quando non sei più autosufficiente e il cervello comincia ad abbandonarti, la vedo proprio con timore, ma è anche inutile pensarci, se ci arriverò verrà tutto da sé.
Ciao Project (se vuoi, pubblica la mail)

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ESSERE GAY IN UN ALTRO MODO

Caro Project,

sono un ragazzo gay di 24 anni ma se fosse solo questo non sarebbe proprio un problema. Anche se mi è particolarmente penoso parlare di certe cose cercherò di farti capire lo stesso quello che ho passato. Da piccolo ho subito molestie sessuali da uno zio, è cominciata da quello che mi ricordo verso gli otto anni ed è andata avanti per circa cinque anni. Ho cominciato a rendermi conto abbastanza presto che si trattava di cose sessuali ma la cosa è andata avanti lo stesso. Non avevo paura, sembrava tutto un gioco, ma sapevo che non era una gioco, era come se mio zio avesse bisogno di quelle cose. Non è stato mai violento con me, qualche volta lui nemmeno mi chiedeva di fare quelle cose, vedevo che era in imbarazzo e cominciavo io. Per me prima all’inizio erano cose solo meccaniche, poi sono diventate anche cose che avevano una valenza sessuale. I miei non si curavano per niente di me e io stavo tutto il tempo con mio zio, non l’ho mai odiato per quello che ha fatto, penso che specialmente quando ero più grande, per lui fosse una cosa anche un po’ penosa, forse aveva paura che io lo potessi raccontare ma non lo avrei mai fatto. Era cominciata come ti ho detto, poi quando io avevo 14 anni mio zio è morto in un incidente di macchina, era ancora giovane, non aveva ancora 35 anni. Quando me lo hanno detto sono rimasto di sasso sia per la cosa in sé che perché avevo fatto quelle cose con uno che adesso era morto, io mi ricordavo tutto di lui e pensare che fosse morto e che io lo ricordassi così distintamente mi faceva stare malissimo, ma ripeto non lo ho odiato, anzi arrivo a compatirlo. Non so che vita abbia fatto quando era ragazzo ma non credo sia stata una vita splendida. Quello che è successo con mio zio penso abbia profondamente influenzato la mia sessualità, adesso riesco ad innamorarmi solo di uomini molto più grandi di me. Non so se sarei stato gay se avessi vissuto un’adolescenza normale, forse sì, ma mi sarei innamorato di altri ragazzi e non di uomini grandi. Non voglio dare colpe a nessuno, meno che mai a uno che non c’è più e che non sono mai riuscito ad odiare. Dopo la morte di mio zio ho passato un paio d’anni di depressione per i motivi che ho detto, ho perso un anno a scuola e ho cominciato a sbandarmi del tutto. Il sesso coi coetanei non mi attraeva per niente, poi ho cominciato a pensare che quello che mi era capitato era proprio una violenza e che ne avrei portato il peso per tutta la vita. A 19 anni ho conosciuto un 50enne e me ne sono innamorato, era una persona come si deve ma non ne ha voluto sapere, forse aveva paura di poter essere ricattato, quando ha capito che non sarebbe successo ha smesso di scappare e si è creato un minimo di rapporto, io lo desideravo anche sessualmente ma lui non ne ha mai voluto sapere. Ci si sentiva ogni tanto, si usciva qualche volta ma di rado a fare due passi e a parlare un po’, con lui ho avuto il coraggio di parlare di mio zio e per me è stato molto importante. Mi trattava con rispetto e sentivo che mi voleva bene. È andata avanti così per tre anni, in pratica i tre anni migliori della mia vita, mi sentivo accettato, rispettato per quello che ero, alla fine gli ho anche detto che mi ero innamorato di lui, era contento del fatto che io gli volessi bene ma pensava che la storia di mio zio mi avesse condizionato molto ma che sarei riuscito comunque ad innamorarmi di un ragazzo della mia età. Un anno e mezzo fa non si è fatto più sentire, ero disperato, non sapevo che fine avesse fatto, sapevo dove abitava e sono andato a cercarlo a casa sua ma era morto di infarto. Ho provato un dolore fortissimo, come se mi fosse morto un familiare. Adesso sono più di 15 mesi e io sono un vegetale, non ho più finito gli studi, non riesco a reagire, non credo potrei innamorarmi di nessun altro, certe volte non ho proprio più voglia di vivere. Anche nel mondo gay mi sento totalmente fuori posto, i miei di me non sanno nulla e per di più sono solo, completamente solo. Che cosa posso sperare? Forse di innamorarmi veramente di un ragazzo o di trovare magari un uomo maturo come quello che ho perso? Io credo nessuna delle due cose. Non ho nessun dialogo con i miei che non mi potrebbero nemmeno capire. Ho conosciuto un ragazzo che penso a me ci tenga veramente ma non sono innamorato di lui e soprattutto non ho proprio il coraggio di raccontargli la mia storia perché se ne scapperebbe via. Cercherò di riprendere gli studi e di pensare a trovare lavoro al più presto, forse così riuscirò a non pensare. Ti ho scritto perché nel blog hai trattato con rispetto cose in un certo simili a quelle che ho vissuto io e penso che lo stesso rispetto potresti provarlo per me. Se vuoi pubblica pure la mia mail.

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