BUON ANNO – DIALOGO GAY FRA GENERAZIONI

Dedico di cuore questo post ad Antonio che ha aggiunto un commento che apprezzo moltissimo al post “Vecchi Gay e dialogo”, richiamandoci tutti ai valori più belli della solidarietà. Grazie Antonio!
Quanto è difficile il dialogo! Finché non c’è, è una splendida utopia, quando comincia ad esistere e cominci a comprendere che cosa può essere realmente. Alla fine, al di là delle apparenze, gli ostacoli sono tali e tanti da portare allo scoraggiamento anche chi pensa che oltre gli ostacoli ci sia qualcosa che valga la pena trovare. Credi ingenuamente che un dialogo tra gay possa essere più facile, lo poni per ipotesi alla base del tuo teorema, ancora tutto da dimostrare. Ho usato spesso come tag in questo blog parole come dialogo e confronto, parole di cui, come ho fatto anch’io, si fa uso troppo facilmente. Il senso di isolamento che ho sempre provato mi ha indotto a fare del dialogo una bandiera, un presupposto del tutto irrazionale ad ogni tentativo di uscire da me stesso. Ma qualche volta il dialogo si realizza nonostante tutto e nelle condizioni più improbabili. Tutto questo conforta. Vale comunque la pena di provare.
Ieri Ho pubblicato l’intervista a un signore 81enne, Vincenzo, registrata la vigilia di Natale. Ho avuto modo di parlare con Loki poco dopo aver pubblicato l’intervista a Vincenzo. Loki mi ha chiesto: “Chi è questo personaggio che hai intervistato?”, gli ho detto che era un amico 81enne, un po’ sul depresso, anzi parecchio, ma che dice cose che sembrano molto sagge, che si chiama Vincenzo ed è del 1926. Loki mi ha domandato se Vincenzo è gay, gli ho detto di sì e ho aggiunto: “Pensa un po’ … succedeva anche allora! … ma non è molto entusiasta della vita.” Loki mi ha chiesto come mai è così depresso, gli ho detto che è vecchio, che è praticamente solo, che sopravvive con una badante… che, poveretta, lo tratta benino, lui non se ne lamenta, ha cento malanni… e poi c’è l’attesa… eh…
Loki mi dice: “Sarebbe stato bello se fosse stato disposto a raccontare qualcosa della sua vita”. Gli rispondo che io qualche cosa della sua vita la so, e pure più di qualche cosa, che lo sono andato a trovare alla vigilia di Natale, come faccio ogni tanto, ma proprio ogni tanto. Dico a Loki che conosco Vincenzo da molto tempo e che non pensavo che fosse gay ma avevo sempre creduto che fosse vedovo perché porta due fedi, sì… la sua e quella che aveva dato al ragazzo… Loki mi dice: “Quindi ha avuto una storia importante che si porta appresso nei ricordi”. Gli parlo di Vincenzo. Subito dopo la guerra aveva conosciuto un ragazzo di Milano, nel 47/48 e con tutte le difficoltà che ci potevano essere allora, c’è stato bene fino al 1961, perché il ragazzo e morto in un incidente aereo in Africa e lui è rimasto solo, allora aveva 35 anni e il ragazzo forse due o tre di meno. Da allora Vincenzo non ne ha voluto più sapere, a casa sua ci sono le foto di quando stavano insieme e sono cose belle. Gli anni ’50 sono stati il suo momento d’oro, ma poi è finita male. La casa l’ha trasformata in un museo o quasi. Insomma… questa è la storia e le lettere sono tutte le lettere che scambiava con il ragazzo che faceva l’elicotterista per grandi compagnie. Le lettere me le ha fatte leggere. Loki mi dice: “Sarebbe stato bello poterle leggere.” Gli dico che sono una cosa tenerissima perché si volevano molto bene, una lettera al giorno o quasi, tu vedi proprio l’amore di due ragazzi, cioè come hanno bisogno l’uno dell’altro. Quando Vincenzo rimaneva solo viveva giorni di paura, per lunghi periodi comunicavano solo per lettera, avevano un altro modo di dirsi le cose, molto sublimato, molto affettuoso, ma come se avessero paura di dire troppo… e poi la posta poteva essere letta da altri. Loki aggiunge: “E’ un peccato che non abbia voluto condividere questo suo ricordo, ma lo capisco perché in qualche modo al momento è tutto quello che ha di più prezioso: il ricordo del suo amore.” Gli dico che, quanto alle lettere, Vincenzo non sa che fare e che pensa che se ci dovesse lasciare la pelle improvvisamente sarebbero buttate via, ma non se ne vuole distaccare finché vive perché sono sue e non le vuole dare a nessuno. Per Vincenzo quelle lettere sono cose sacre perché il ragazzo le ha scritte di pugno, a mano, e l’ultima proprio il giorno prima di morire, sono cose belle ma molto malinconiche. Poi con Loki parliamo d’altro. Prima di chiudere mi dice: “Comunque ho un favore da chiederti, la storia di Vincenzo mi ha colpito molto sai? E mi piacerebbe che, la prossima volta che lo vedi gli dicessi che tra i tuoi ragazzi, a cui lui pensa che non gliene freghi niente, qualcuno ha trovato la sua storia magnifica e che davvero lo ammira. Ammiro il suo costante amore, il ricordo affettuoso che porta con sé…”. Gli ho risposto: ”Io penso che potrei ripassare da Vincenzo prima della fine della settimana, mi ricopio quello che hai scritto e glielo faccio leggere e mi sa che gli potrebbe fare pure molto piacere”. Loki mi dice: “Mi faresti un favore grandissimo.” Dico a Loki che allora cercherò di andare da Vincenzo domattina, ci salutiamo a concludiamo la conversazione.
Stamani sono andato a trovare Vincenzo e gli ho fatto leggere quello che ha detto Loki. La prima reazione è stata di incredulità, pensava che fosse solo una cosa inventata per fargli piacere. Mi ha fatto giurare che la cosa era autentica e poi mi ha permesso di registrare un brevissimo messaggio che trascrivo qua sotto.
“Loki io ti voglio dire grazie perché questo vecchio stamattina tu l’hai fatto felice, e te lo dico sinceramente. Si vede che sei un bravissimo ragazzo e adesso mi commuovo pure perché cose come quelle che fai tu, cioè queste cose affettuose come quella che ha hai fatto a me, le faceva pure “lui”, e tu lo sai chi è! Loki, io ti auguro di vivere un amore grande, io l’ho vissuto, pure se ai tempi miei era difficile, poi il Signore se l’è preso. Sono passati 46 anni ma è come se stesse sempre con me. Adesso tu e gli altri ragazzi mi dovete scusare per quello che ho detto l’altra volta, che io sono un vecchio che tante volte dice le cose che non deve dire e non deve nemmeno pensare. Vi auguro un anno buono, che vi porti tanta felicità. E a te, Loki, proprio una cosa speciale, che tu col ragazzo tuo devi vivere una vita bellissima come quella che ho vissuto io per 15 anni! E vi dovete volere bene tutti quanti, che se alla vita ci togliete questo non ci resta proprio niente… Vi abbraccio a tutti quanti. Auguri, auguri, auguri!”
E agli auguri di Vincenzo aggiungo di cuore i miei perche l’anno nuovo vi permetta di vedere realizzati i vostri desideri più profondi. BUON ANNO RAGAZZI! UN ABBRACCIO FORTISSIMO DAL VOSTRO PROGETTISTA. VI VIGLIO BENE!!!

COME NASCE UN AMORE GAY – terza e ultima parte

– L’altra volta avevamo finito dopo il pomeriggio passato in macchina quando lui m’aveva dato l’appuntamento all’università… Insomma, tanto avete capito Chicco che tipo è… io me ne vado l’indomani all’università … insomma vabbe’ io m’aspettavo che si sciogliesse proprio bene, cioè, non dico tanto, però un po’ di complicità me l’aspettavo, io onestamente desideravo molto di più… pensavo: Chicco si scioglie e poi me lo posso godere come si deve. Oh! Niente di assurdo eh! Io al Chicco gli voglio bene… ma una cosa tenera, vabbe’, lo sapevo che erano cose impossibili, però, sai, la fantasia ogni tanto ci tornava e poi mi chiedevo se si sarebbe masturbato pensando a me, mi dicevo: ma no! Però poi il cervello sempre lì tornava! Si vergognava tanto, sì… però alla fine non è che ci vuole molto e io mi immaginavo che mentre lo facevo io lo faceva anche lui e poi al limite che lo facevamo insieme… per me essere innamorato di Federico era così… cioè come fai… ti innamori di un ragazzo e non lo pensi in termini di sesso? … No! Non è possibile! … Vabbe’ adesso queste erano tutte fantasie mie… da lui, dato il tipo, non sapevo che aspettarmi – Chicco è inutile che mi fai segno di stare zitto e che diventi rosso… se gliela dobbiamo dire gliela dobbiamo dire come sta – Vabbe’ … Lo aspetto all’uscita della lezione e mi schiva, io lo seguo scodinzolando e lui manco mi guarda… io insisto e gli metto una mano sulla spalla e mi guarda come se mi volesse fulminare, io ritiro la mano… ma non lo mollo esce e va al parcheggio, ha la macchina, mi fa segno di salire e mi attacca uno dei suoi sproloqui, dice che è stato tutto un errore, che ci ha pensato bene, che non mi vuole fare soffrire perché lui tanto non riesce mai a innamorarsi di nessuno, mi chiede scusa cento volte e mi dice che la nostra storia non ha futuro. Apparentemente sembra deciso, io sono imbarazzato. Gli dico: dammi un motivo serio, uno solo! Non sa che dire, ripete che non se la sente ma nel discorso ogni tanto si lascia andare a dei flash sulla sua vita e non sembrano cose casuali e sfuggite per distrazione, sono cose volute e spesso raccontate con un visibile imbarazzo, cioè il discorso che cerca di fare è serio e lui ci si impegna in modo fortissimo. Mentre parla io lo guardo fisso e lui invece fissa lo sguardo nel vuoto davanti a sé. Mi dice che i suoi sono molto religiosi e che per lui sentirsi in pace con la propria coscienza è fondamentale, poi mi attacca tutta una solfa sul fatto che lui le posizioni della chiesa sui gay le conosce benissimo “e le accetta!” … Sì hai capito bene: le accetta! … così ha detto!… Io mi dicevo: “Ma che dice questo? Ma io lo strozzo!” Ma lui il discorsetto se l’era preparato tutto e me lo stava sciorinando bello bello… proprio tipo pappa fatta… Oh… a me Chicco mi piaceva e pure parecchio… ma quando uno ti fa una tirata del genere lo molli! Mica puoi diventare matto appresso a lui… Io che dovevo fare, due più due fa quattro e gli dico che mi dispiace di tutto quello che è successo e apro lo sportello per scendere. Si gira verso di me e mi fa: “No! Ti prego! Ti prego! Non te ne andare!” Ho richiuso lo sportello e gli ho detto: “Senti Federico… ma sei tu che mi stai dicendo che me ne devo andare!” Mi dice che non è vero, che non vuole che io me ne vada ma non vuole nemmeno che una bella amicizia come la nostra possa essere rovinata da “altre cose”… Altre cose?! … In quel momento m’ha fatto rabbia ma m’ha fatto pure pena, vedevo che si tratteneva in un modo spaventoso, quasi si violentava per auto-controllarsi, stavamo al parcheggio dell’università, era mattina e c’era gente, ma io ho avuto la precisa sensazione che se fossimo stati soli e l’avessi baciato lui si sarebbe abbandonato completamente… ma non si poteva fare. Non sapevo che fare… l’ho fatto parlare… ma ha detto una marea di stupidaggini tali che alla fine non ce l’ho fatta più e gli ho detto. “Federico, ma tu della vita non hai capito proprio un cavolo!” E lui m’ha guardato, occhi rossi, lacrimuccia, e m’ha detto: “Penso che tu abbia ragione… io vorrei vivere come te… ma non ci riesco, proprio non ci riesco.” Abbiamo mandato in malora tutte le lezioni della mattina e pure quelle del pomeriggio e ce ne siamo andati fuori città, due panini e una cosa da bere e poi sempre a parlare e abbiamo parlato pure di sesso, m’ha detto che il giorno prima s’era masturbato di nuovo pensando a me e che poi non si era sentito in colpa. Perché per lui, dopo, ti “devi” sentire in colpa! Io gli ho detto che m’ero masturbato pure io immaginando che lo facessimo nello stesso momento e gli ho detto che avevo fantasticato sul fatto che l’avremmo potuto fare insieme e mi ha risposto che era un pensiero bellissimo e che la sera stessa si sarebbe masturbato pensando a me e sognando di farlo con me. Io una cosa del genere da Federico non me la sarei sognata manco dopo vent’anni di matrimonio gay! Io ero sconvolto… la mattina mi dice che c’ha gli scrupoli di coscienza e il pomeriggio mi fa discorsi del genere. Mi dico: “Che faccio? Ci provo?” Alla fine gli prendo la mano, prima lascia fare ma non partecipa, poi mi stringe la mano, l’accarezza. La mia mano è secca e calda, la sua è fredda e umida, quasi insensibilmente cerco di sentirgli il posto: è molto frequente, è ansioso, ansiosissimo. Penso di fare bene e gli dico: “Fede, dai, adesso ti riaccompagno a casa”, mi guarda sconvolto: “Ma perché? Che ho fatto? … io adesso mi sto lasciando andare ma mi costa moltissimo… stiamo qua, ti prego… non mi riportare a casa… voglio stare con te… Ti prego Sandro, non mi congelare così! Se ce n’è bisogno insisti con me, io non sono abituato a queste cose ma le voglio, ti giuro che le voglio e non voglio rovinare tutto… non voglio rovinare tutto… abbracciami, ti prego, abbracciami! Perché non lo fai? Perché non capisci che ne ho bisogno?” Ci siamo seduti sul sedile di dietro e l’ho abbracciato strettissimo, di baciarlo non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello. Io lo stringevo e il mio Chicco tremava, tremava e batteva i denti, non diceva una parola. Io ero scioccato, avevo avuto le mie avventure ma non avevo mai visto nessuno che avesse un bisogno fisico di essere abbracciato me violento come quello di Federico. Era stressatissimo. Gli ho accarezzato e capelli ma non l’ho baciato. Dopo qualche minuto l’ho guardato negli occhi e gli ho detto: “Chicco… Ti voglio bene!” Mi ha detto: “Adesso se vuoi possiamo andare”. Siamo passati sui sedili anteriori e ho guidato io fino a casa sua, mi ha detto che aveva temuto che io lo rifiutassi e che mi voleva bene perché io avevo capito che aveva bisogno di tempo. Gli ho detto: “Solo per questo?” e mi ha risposto: “Per questo ancora di più!” Ogni tanto mentre guidavo gli passavo la mano tra i capelli e lui mi diceva: “Dai, dai… non fare così…” ma lo diceva con una voce dolcissima… Lungo la strada gli avrò chiesto mille volte come stava e lui diceva: “Bene! Sandro, bene!” Poi ho azzardato un discorso più difficile, gli ho detto: “Chicco ti devo dire una cosa… mi imbarazza molto ma te la devo dire… quando ci siamo abbracciati io ti ho desiderato… cioè sono andato proprio in erezione fortissima, pensavo che non sarei riuscito a trattenermi.” Mi ha detto: “Sì, l’ho notato…”. Gli faccio la domanda esplicita: “Ti dà fastidio?”. Mi risponde: “No… è successo pure a me…”… Chicco, ma tu non dici niente?
– E’ che devo dire? Hai già detto tutto tu… io però c’ho una paura… che se questa storia finisce in internet io ci passo proprio per deficiente totale… comunque mi piacerebbe sentire come la pigliano quelli che la leggono, tanto dovrebbero essere tutti gay… ammazza! Che figuraccia!… vabbe’ che questa chi la legge… questa non la legge nessuno!

VECCHI GAY E DIALOGO

– Sì, la depressione… ma non è nemmeno quello… sai, certe volte è proprio la misantropia. Quanta gente c’è al mondo! Una folla infinita! Tu pensi che in questa folla infinita ci sarà qualcuno non dico come te ma almeno compatibile… e ci metti la vita intera per capire che non è così. Adesso tu ti sei messo in testa quest’altra cosa… di fare qualche cosa di buono con questa storia del blog… ma alla fine vedrai come ci resti! Quelli sono ragazzi e devono fare la vita loro, mah… ti ci vuoi mettere… fai quello che vuoi tu… Le cose che m’hai detto sono belle sì, ma quelli sono ragazzi e tu no! E mo’ che devo fare io qua, con quest’affare? No, no! Togli, togli! Non stiamo a fare pagliacciate… quando avranno l’età mia capiranno, mo’ lasciali giocare… che tu quando eri ragazzo che facevi? Ti credevi che il mondo era il tuo e che tutti stavano aspettando a te… e mo’ è il tempo loro. Ma non ci devi restare male… e mo’ che devo fare? … dai… va bene, va bene… lascia, se dobbiamo fare la pagliacciata… non mi guardare così… una pagliacciata è… tu la metti bene a livello di chiacchiere ma a me non mi convinci… pagliacciata era e pagliacciata resta… tu dici che mettersi in piazza serve a qualche cosa… e io mica ti voglio smentire che poi ci resti pure male… facciamo quello che dici tu… e basta… però io dei cavoli miei non ne parlo! … E’ inutile che fai quella faccia… te l’ho detto a te, così, e mo’ pure mi dispiace che te l’ho detto, che tu ti senti il paladino… bello mio, qua pane al pane e vino al vino… sei un poco ridicolo …dai! … E scusa eh… se sei ridicolo per me figurati per quelli che tengono vent’anni! … Che devo dire? … non ho capito… ah… tu dici le lettere… no… quelle non le leggo, quelle sono roba mia… niente, niente! Roba vecchia è di gente che manco ci sta più… mi stai facendo tanti segni ma proprio non capisco niente…
– Ma com’è adesso la tua vita?
– Com’è la mia vita adesso? E’ quella di un povero vecchio… e basta… Tu mi conosci a me, sono tanti anni che mi conosci… e che vita ho fatto … tiri a campare e basta… e mo’ che stai scrivendo? Passami gli occhiali, va’…. dunque: che cosa vorresti dire ai ragazzi gay di oggi? … Io niente… non c’ho proprio niente da dire e che ne so io dei ragazzi di oggi, ogni tanto me ne parli un poco tu… una volta ogni morte di papa quando ci vediamo… e poi non ne so proprio niente… che è qua? … La mia esperienza? … Quelli se la fanno a brodo l’esperienza mia, quelli tengono la vita loro.
– Mannaggia, a con te un dialogo è impossibile… sei proprio un vecchio bizzoso…
– Bravo! Mo’ l’hai detta giusta… ma che me ne frega a me dei ragazzi di oggi… a loro non gliene frega niente di me e a me non me ne frega niente di loro…
– Ma sono ragazzi gay…
– E allora?
– Che c’ho da spartire io con questi qua, loro non possono capire a me e io non posso capire a loro…
– Ma tu l’hai mai provata la felicità?
– Mah! … ma come te le esci con queste cose! Non mi fare ridere, va’, che mi fa pure male… e tu? Tu che ti pensi che hai trovato chissà che cosa… tu che felicità hai trovato eh?
– Quando sto coi ragazzi del blog mi sento felice…
– Ah … mi fa piacere… e che ti devo dire… se a te ti piace così… a me non mi basterebbe proprio… per me stare bene significa altre cose, che tu pure pure al limite ancora staresti in tempo e invece fa finta di essere felice… tu mo’ ti sei abituato a dirlo, e dillo una volta, e dillo due, poi finisce che ci credi e ti pare tutto vero… ma che vuoi prendere per scemo a me? … Chi lo sa quello che ti porti dentro… magari non è proprio nera nera come la vedo io ma tu non ti puoi mettere coi ragazzini… e non ti puoi pigliare in giro da solo… quando dici certe cose io mi chiedo se lo capisci o no quello che stai dicendo… Mo’ lo vedi che è successo? … Mo’ qua ci siamo scambiati le parti… e com’è mo’? Le domande le faccio io? Eh! E’ un’intervista o no? … Tu una cosa non ti vuoi mettere in testa, e non me la volevo mettere in testa nemmeno io, che ci siamo fatti vecchi, che non è gay o non gay che conta ma quanta strada c’hai ancora davanti… a me me n’è rimasta poca, tu magari un pezzettino di più ce l’hai ma poi dove vai a finire? … Vai a finire in una casa di riposo o in mano a una badante… Pure tu ci finisci! … non ti preoccupare… io mo’ sto a casa mia … e tutto sommato sto bene, aspetto la morte serenamente, mi sono fatto una ragione… e che gli posso dire io ai ragazzi? Hai capito? Non è che uno non gli vuole bene, quelli ragazzi sono… ma che vuoi fare oramai il mondo è il loro e noi non c’entriamo più niente… nemmeno tu c’entri più niente tu fai, fai, ma prima o poi ti renderai conto e allora ti ricorderai che questo cretino te l’aveva detto alla vigilia di Natale del 2007. Mo’ basta va’! Togli sta cosa che mi devo stendere un poco sul letto…

LETTERA AI LETTORI GAY di PROGETTO GAY

Carissimi,
rivolgo questa lettera a voi, ai lettori gay di Progetto Gay, perché da alcuni recenti commenti ho l’impressione che si possa scivolare in una forma di difesa d’ufficio dell’omosessualità mirante a “dimostrare” la normalità dell’omosessualità stessa o, anche, in una discussione teorica circa le cause, le reazioni della società, i tentativi di inquadramento teorico, ecc. ecc. Cose del genere, anche se comprensibili, perché manifestano un senso di frustrazione, sono comunque molto rischiose e a mio parere assolutamente inutili. In questo blog vorrei mettere da parte ogni preoccupazione circa la reazione degli “altri” di fonte alla realtà del mondo gay, basta con le questioni relative all’accettazione, all’integrazione… chi vuole capire capisca e gli altri facciano quello che vogliono! Viviamo per noi stessi e non per essere accettati! La vita vera dei gay può essere condizionata da mille cose ma, nella quasi totalità dei casi, con tutte queste cose non ha assolutamente nulla a che vedere. La vita vera dei gay, quella sostanziale, se si ha un minimo di indipendenza mentale, non cambia qualunque sia l’origine dell’omosessualità, qualunque sia l’atteggiamento della Chiesa, qualunque sia la reazione sociale e qualunque spiegazione sociologi, psicologi o chiunque altro voglia darne. Tutte queste cose, almeno da noi, in Italia, e per persone non profondamente condizionate, rappresentano solo una cornice, tutto sommato molto marginale, rispetto alla vita affettiva gay, che il centro e l’essenziale del nostro mondo. Quando parlo in chat con i ragazzi – e lo faccio per moltissime ore ogni giorno – nessuno si sogna di chiedersi se l’omosessualità sia di origine genetica o culturale o come si possa interpretare l’atteggiamento della Chiesa nei nostri confronti. Francamente tutte queste cose nella vita vera di un ragazzo gay hanno un peso molto relativo. Un ragazzo gay si sente felice quando entra in un rapporto d’amore vero con un altro ragazzo. Questo non vale solo per i ragazzi gay, ma è vero a qualunque età. Un rapporto vero d’amore non significa necessariamente una relazione a livello sessuale. Un rapporto d’amore è fatto anche o addirittura soprattutto di tenerezza, di affetto, di interesse profondo verso un’altra persona, è fatto dello scambiarsi la buonanotte in modo affettuoso al termine di una giornata, del dirsi “ti voglio bene” che non è una dichiarazione a fini sessuali, ma una dichiarazione d’amore nel senso profondo del termine. Amare vuol dire volere il bene di un’altra persona che non è necessariamente il tuo ragazzo. Amare sentendosi corrisposti, a qualunque livello, riempie l’anima di una felicità indicibile. E’ di queste cose che parlo in chat e sono cose meravigliose! Non so se queste cose sono tipiche anche del mondo etero e non mi importa nulla di saperlo. Dell’ottica globale, dei discorsi generali, del pensare all’umanità in grande ho imparato a fare a meno. Non so se i sentimenti che percepisco fortissimi quando parlo con ragazzi gay siano universali… sono questioni che non mi interessano. Non voglio fare apologia dei gay, non voglio difendere nessun principio, meno che mai preoccuparmi di quello che possono pensare gli altri. Pensate quello che vi pare, ma io la mia scelta l’ho fatta, io spendo le mie giornate per i ragazzi gay e il motivo è uno solo: perché tra loro mi sento veramente nel mio mondo, perché ci capiamo, perché se queste cose mi mancassero ci starei malissimo. Non passo la mia vita sul blog o in chat per dovere ma perché ci sto bene, ci sto benissimo, ed è la prima volta che posso dire di avere trovato qualcosa che mi arricchisce veramente… siete voi che mi sostenete dall’interno. Ragazzi, vi voglio bene! Pensiamo a noi stessi e al nostro mondo che è un mondo di affetti veri e se qualcuno non lo capisce sono affari suoi.

AMORI IMPOSSIBILI – dialogo gay liberamente ispirato a fatti reali (o quasi)

– Impossibile? E che vuol dire impossibile? … Certo, se parti con un modello per la testa… e ti fissi su quello, tutto il resto ti sembra impossibile.
– Mah… tu puoi dire quello che vuoi ma certe cose vanno proprio al di là del buon senso… ma scusa… ma sei uscito di cervello?
– Può darsi… scusa eh… ma per te che cos’è l’amore?
– Senti… io non sono in vena di chiacchiere stasera… si vede che qualcosa ti frulla nel cervello… fai troppo bla bla e quel bla bla è sospetto… cioè manco sospetto, me l’hai detto proprio tu… ma scusa… ma che vuoi che gliene freghi a quello… quello la vita sua ce l’ha… mettitelo in testa!
– E se non ce l’ha?
– Se non ce l’ha adesso stai sicuro che se la trova… uno come lui… non ti preoccupare che ho capito perfettamente di chi stai parlando, uno come lui non c’ha proprio bisogno di stare a cercare a te! Ma ti sei visto allo specchio? Io a lui l’ho visto … Ma che tu ti vuoi mettere con lui? Ma lascia perdere…
– Sì, vabbe’, però ci stanno pure tante cose che tu non consideri…
– E sarebbe?
– Mi dice che quando sta con me si sente sereno…
– Embe! … questo lo dicevo pure io a mia nonna!
– E tu che gli dici?
– Io gli dico che le chiamate sue le aspetto!
– Vedi! Tu lo provochi! Tu la rispostina dolce dolce la vai cercando e lui te la dà… Mi vuoi bene nonna? … Sì bello, ti voglio tanto bene! … a me mi sa tanto che il tono è questo…
– Mah! … ma tu devi sempre distruggere tutto, lo so che vista razionalmente c’hai ragione tu, però delle cose di fondo in comune ci stanno… io lo sento che ci stanno…
– Ah… tu sì… tu parti sempre in quarta! Il problema è che a lui non gliene frega niente… e a te ti sembra un problema da poco…
– Ma non è vero che non gliene frega niente! … quando parliamo stiamo benissimo non solo io, pure lui… m’ha detto che m’ha pure sognato…
– Che t’ha detto? Ma sei sicuro che c’ha tutte le rotelle a posto? Perché se dice cose del genere mi sa che sbarella proprio…
– E m’ha detto pure che quando sta con me si sente come quando stava col suo ex.
– Appunto! Il suo ex l’ha piantato e farà così pure con te!
– E allora, scusa che mi chiama a fare?
– E che ne so… starà solo, non lo so, non c’ha dove sbattere la testa… tutto può essere…
– Ma non è che per caso su di me ci potrebbe avere fatto un pensierino?
– Ma vattene! Ma che stai a dire… ma solo a te ti possono passare per la testa cose del genere…
– Ma lui il sogno me l’ha raccontato… era bellissimo…
– Ma ti sta prendendo per i fondelli! … e svegliati! Mannaggia… ma con che razza di broccolo mi dovevo mettere io!
– Ma tu dici così perché sei geloso…
– Io? … ma magari ti si piglia!
– Adesso se dici così mi offendi…
– Scusa, dai, era una cosa detta per darti una sveglia… tanto lo so che non mi molli… magari tu scappi pure per un po’ ma poi torni sempre all’ovile… ma dove scappi! … Tu ci provi… e vabbé! E poi sempre qua torni… Comunque non ti ci fissare… poi passa… e lo sai pure tu che poi passa… Senti… che ti faccio per cena? Spaghetti al tonno o spaghetti col pesce?
– Scusa e che differenza c’è? … No, no, no! Non me lo spiegare…
– Te l’ho spiegato mille volte ma tanto tu non lo capisci… oh… vai! … Il telefono!
Due ore dopo
– Mannaggia… era ora! Qui s’è gelato tutto…
– Scusa, scusa, scusa, ma non potevo chiudere prima…
– Mh! Vabbe’, abbiamo capito… io domande non te ne faccio tanto ti si legge in faccia!
– Tu dici che sono cose impossibili eh? … A me mi sa proprio di no!
– Almeno ti vedo sorridere un poco… che tu stai sempre di cattivo umore … poi quando ti telefona quello… vabbe’…
– Però ci sto proprio bene… e pure lui, non è una cosa a senso unico…
– Adesso una cosa sola ti voglio dire… ma te la devo dire con tutto il cuore perché non voglio correre dopo a raccattare i cocci… non ti illudere! … Vabbe’ è un bravo ragazzo… me ne hai riempito la testa… tu ci stai bene… lui ci sta bene… ma non credere alla befana, bello mio! Lascia perdere prima che ti cacci in qualche altro pasticcio… e non te lo dico per gelosia, tanto oramai tra noi certe cose sono morte e sepolte… e poi…ricordati che non gli devi dare corda! Che non gli devi fare perdere tempo! Che il tempo lo più impiegare molto meglio in tante altre cose e con tante altre persone! devi avere un po’ di senso di responsabilità che magari quello ci crede pure a tutte le stupidaggini che gli dici tu… si crede chissà che cosa e alla fine che cosa si ritrova?
– Che cose si ritrova? Si ritrova a me…
– Eh! … come avessi detto il principe azzurro… eh sì… proprio a te si ritrova… e mangia che è tutto freddo! … dai… sempre a chiacchierare, sempre a chiacchierare! Mo’ questo te lo sei messo in testa e chi te lo toglie più?
– Ma sei geloso?
– Beh… eh! Un pochetto sì… ma non ti credere sai… poco poco… mo’ vattene va’, non fare così… non c’è bisogno che mi dai lo zuccherino… ormai lo so come sei fatto… basta basta! Ma tu una cosa me la devi promettere…
– Che cosa?
– Che tu a lui lo tratti bene, perché è un bravo ragazzo… e guai a te se ti permetti di fare il cretino con lui come fai con me! Se tu non lo tratti bene… quando è vero Iddio… ti cavo gli occhi!
– Ma non è che niente niente… eh?
– Scusa, non ho capito! Tu si e io no? E mica te lo sei comprato!
– Ah! Mo’ ho capito come stanno le cose! … ma non era impossibile? O no?
– Adesso basta! Abbiamo chiacchierato pure troppo! … Però ricordatelo, bello mio… piedi per terra… lo dico per lui mica per te… se tu caschi ti raccolgo io… ma se casca lui chi lo raccoglie? Hai capito?

CIAO MARCO

Ciao Marco,
ho letto con la massima attenzione il tuo commento. La prima cosa che mi sono chiesto è stata quanti anni puoi avere, se tua madre ricorda di avere visto soldati nazisti coinvolti in attività omosessuali, tenendo presente che in ogni caso deve averli visti non dopo il 1945, data in cui poteva essere giovanissima ma, per conservare un ricordo del genere, non poteva essere una bambina, posso ipotizzare che tua madre possa essere al massimo del 1935. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe avere adesso poco più di 70 anni, il che significa che tu non puoi essere giovanissimo, non puoi avere assolutamente meno di 30 anni e, se tua madre fosse del 25 invece che del 35, potresti averne anche 60, cioè essere sostanzialmente mio coetaneo. Ma andiamo avanti. Sulla sostanza del tuo commento mi sento totalmente d’accordo, ma su molti elementi di dettaglio non credo tu abbia ragione. Che i padri possano sentirsi attratti vero i loro figli mi sembra estremamente improbabile. Mi potresti giustamente obiettare che io ho occasione di parlare in pratica solo con omosessuali e che di omosessuali sposati e con figli ce ne sono decisamente pochissimi. Aggiungo che sono certamente di più di quanto si pensi e aggiungo un’altra cosa. Mi è capitato diverse volte, non molto frequentemente per la verità, di parlare con bisessuali che erano o erano stati sposati e avevano avuto figli, i loro conflitti erano tra la tipica vita familiare e gli affetti omosessuali che vivevano parallelamente alla loro vita familiare. Non mi è mai capitato di sentire di un padre bisex che abbia provato un interesse di natura sessuale per i figli. Non nego che posa accadere, ma cose del genere non ne ho mai incontrate. Ammetto d’altra che occupandomi io di omosessuali, che in genere non si sposano e non hanno figli, non sono la persona più adatta ad esprimere pareri informati in materia. Che i ragazzi si masturbino “fra loro”, francamente, non mi sembra affatto corrispondere al comportamento della stragrane maggioranza dei ragazzi. Masturbarsi è una cosa che implica solo un rapporto con la propria fantasia e non richiede nessuna particolare disinibizione La masturbazione reciproca è invece una vera e propria attività sessuale di coppia, talvolta di gruppo, se condotta da ragazzi giovanissimi a livello di gioco e di esplorazione sessuale, situazione in cui tra l’altro non sono così propenso a pensare che ci sia necessariamente una dimensione omosessuale, che invece mi sembra evidente quando si tratta di attività volute in modo esplicito all’interno di una coppia gay vera e propria, anche di ragazzi molto giovani. In ogni caso, che queste attività si realizzino prima dei 12/13 anni (scuola media) è decisamente poco credibile. Quanto alle abitudini sessuali degli animali non sono certo la persona più competente a parlarne perché sono questioni delle quali non mi sono mai occupato. Quanto al comandamento evangelico dell’amore che appare lontanissimo dalle condanne che la Chiesa esprime, mi sento di convenire con te al 100%… Nel formulare le mie critiche all’operato della Chiesa non intendo minimamente scalfire la figura di Gesù che, anche solo sotto il profilo schiettamente umano, è decisamente ad un altro livello, ben al di sopra delle polemiche che la Chiesa suscita. Quanto alle tue considerazioni sui Romani avrei moltissime cose da dire. Che i ragazzini fossero mandati tra le truppe romane per tenerne alto il morale non mi risulta affatto e meno che mai che fossero allevati per questo scopo, anche se l’omosessualità era sicuramente praticata e tollerata anche nell’esercito romano. Più vicino alla realtà mi sembra quello che dici dei Greci, bisognerebbe però esaminare le cose nel dettaglio. Fatto sta che il Simposio e il Fedro di Platone sono dei veri e propri inni all’amore omosessuale anche se tra i dialoghi di Platone e la vita reale dei suoi contemporanei doveva esserci uno scarto enorme. Carissimo Marco… una sola cosa mi chiedo: ma perché dobbiamo sforzarci di argomentare a difesa della normalità della omosessualità? Io credo che al di là di qualunque argomentazione, la cosa sia evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi. Concludo questo post riportando le bellissima chiusura del tuo commento.
E pensare che un abbraccio è un abbraccio….
Le differenze dove sono? Io non ne vedo… L’unica cosa che vedo è una colossale montagna di ignoranza…
Un grande abbraccio.
gayproject

COME NASCE UN AMORE GAY – seconda parte

Allora riprendo da dove avevo lasciato… Uno che la sente fino a lì che pensa? Questi l’indomani vanno a letto insieme! … E invece no! Sai che mi combina questo? … – e dai, e che sto dicendo… – Si fa venire le crisi pazzesche, nemmeno mi dice niente… piglia e sparisce! Io lo chiamo al cellulare e non mi risponde. Gli mando una marea di sms e non mi risponde. Gli mando 20 mail al giorno e non mi risponde… ma m’ha fatto stare proprio male questo… mah lasciamo perdere! Insomma gli erano prese le crisi di coscienza… esattamente! Non è che lui non si sentisse attratto, magari se non si fosse sentito attratto ci sarebbe pure stato per punirsi… No! Lui si sentiva attratto eccome… ma la cosa proprio non riusciva a mandarla giù -“Io gay? Ma quando mai… sì una fantasia capita… ma solo quello…”- … Diciamo che lui magari all’idea che gli piacevano i ragazzi c’aveva pure fatto l’abitudine… ma a modo suo! … – Sì… e dai! – … Lui i ragazzi li guardava e ai ragazzi ci pensava… ci pensava e basta! Hai capito! … cioè, scusa eh… ma chi è che se vede un ragazzo che gli piace alla fine non si masturba fantasticandoci sopra? … lui no! Non lo faceva mai! … o quasi mai… quando lo faceva gli pareva che avesse ammazzato qualcuno… si andava a confessare, al prete gli diceva solo che s’era masturbato… ma che stava pensando a un ragazzo non glielo diceva mica… Adesso, quando gli succedeva, poi la cosa moriva lì… perché erano tutte cose di fantasia… ma io c’ero… insomma per tutto il tempo che abbiamo fatto il conto alla rovescia fino agli esami, in biblioteca, lui a me mi guardava solo, e pure poco, però s’era messo in mente che l’amore che provava per me non lo doveva sporcare col sesso! … Proprio così! … insomma lui per tutto il periodo che avevamo passato insieme, se si può dire così, prima della storia dell’abbraccio fuori dalla macchina, saranno stati una ventina di giorni almeno, non s’era mai masturbato pensando a me! Sì è così! … Io invece… che te lo dico a fare… stavo sempre lì… ma lui pensava che così mi offendeva, che voleva dire che non mi amava veramente… insomma cazz… del genere! Vabbe’ io manco lo sapevo… e come mi poteva passare per la testa una cosa simile… Mo’ ti dico quello che era successo… perché tanto lui non te lo direbbe mai… la sera dell’abbraccio se ne torna a casa e si masturba pensando a me! … E gli è piaciuto pure! … e poi… – me l’ha raccontato lui, ma me l’ha raccontato serio serio -… poi si sentiva uno disonesto… non si sentiva degno di me… mannaggia, se avesse saputo quello che combinavo io! … Vabbe’… lo vado a spettare sotto casa sua… giorno e notte eh! … Ho pensato di tutto… che avesse avuto un incidente… magari che i genitori c’avessero visto dalla finestra… ma mai mi sarei pensato le cose come stavano veramente… Mi fa aspettare sotto casa sua due giorni e due notti intere… – poi m’ha detto che mi vedeva da dietro una finestra e lo sapeva che stavo là – … insomma, al terzo giorno gli ho fatto pena… ha detto: “Questo se no… me lo trovo imbalsamato qua sotto” … insomma è sceso… Io stavo in macchina al freddo, mezzo rintontito… mi bussa al vetro e mi fa cenno che vuole salire… a me non mi sembrava vero… Ho pensato: “Questo s’è deciso!” … Ero stravolto un po’ dal sonno, un po’ dal freddo ma pure dalla felicità… Si siede, serio serio, che gli avrei spaccato la faccia… e mi dice tutte le cose che t’ho detto prima. Io pensavo: “Ma questo c’è o ci fa? Ma questo lo devono mandare proprio da qualche psicologo serio!” Lui andava avanti a raccontare con la faccia di uno che si sotterrerebbe dalla vergogna e manco mi guardava mai in faccia, non dico un sorriso, per carità. Io mi sono detto: “Ma che ci sto a fare qua con questo? … e sono stato sotto casa sua due giorni e due notti! … Ma io a questo lo mando dritto dritto a farsi fott…!”. E gli ho detto: “Senti a me di tutte queste stro… non me ne frega un cavolo, scendi e vattene!” Ma non voleva scendere e io mi stavo incaz… di brutto! In quel momento l’avrei menato… ma mi s’è messo a piangere e ha rivoltato completamente la frittata, m’ha detto che avrebbe fatto qualunque cosa per me, che si sentiva stupido, insomma cose così… poi se ne esce che se volevo poteva fare l’amore con me pure subito. E lo sai che gli ho detto io? “Bello mio, ma tu sei matto! … così, dopo, se ti butti sotto al treno, la colpa è pure la mia!”… C’è rimasto male, piangeva alla disperata… allora ho messo in moto e siamo andati a fare un giro. Ti giuro, non sapevo che fare, io uno così non l’avrei mai voluto, ma mi s’era attaccato proprio e la cosa mi piaceva pure… sai che tu dici: “Questo me lo svezzo io… questo non è mai stato con nessuno”… insomma non è mica una cosa da poco… Vabbe’, ce ne andiamo fuori città io non sapevo che fare… No! … sul serio! Io pensavo: “A questo lo violento!”… ma mica per me, per lui! Guarda che l’ho pensato veramente… però, vabbe’, dato il tipo, la reazione un po’ mi spaventava… Però io lo volevo sciogliere un pochetto… insomma siamo stati tutta la giornata in giro… Era contento eh! … e beh! … e poi sai che mi dice: “Sono contento perché non c’hai provato!”… L’animaccia tua! … poi m’ha guardato e m’ha detto: “Non t’arrabbiare… oggi sono stato benissimo…” e m’ha fatto pure un sorriso, che quando sorride… beh… insomma, valeva la pena… Allora io gli chiesto: “Ma senti attratto da me?” Ha cominciato a rispondere sul filosofico e io gli ho detto. “No! Aspetta! … voglio sapere se ti senti attratto da me sessualmente…” E’ diventato rosso come un peperone e ha detto: “… anche sessualmente… sì” … allora gli ho detto: “E allora oggi perché non ti masturbi pensando a me…” Questa battuta finale l’ha presa malissimo, non per la cosa in sé ma perché pensava che lo stessi prendendo in giro, gli si sono fatti gli occhi rossi e m’ha detto: “Tu queste cose non le puoi capire… non ti devi permettere di prendermi in giro, io sto facendo una fatica terribile per adattarmi a te e tu neanche lo capisci!” Gli ho chiesto scusa nel modo più sincero e mi sono sentito come se gli avessi dato una coltellata a tradimento. Mi ha detto: “Le scuse non sono necessarie… lo so che mi vuoi bene.” Io in quel momento ho pensato: “Io questo lo amo! Io a questo gli dedico la vita!” Volevo chiedergli qualcosa di lui, volevo capire qualcosa di più di quelle cose “che non potevo capire” ma non era il momento… Aveva capito che gli volevo bene ma non sapevo se mi avrebbe dato un altro appuntamento, non sapevo se chiederglielo io, avevo paura di andare troppo veloce… ormai mi sarei adattato ai suoi ritmi comunque… Insomma… per tutta la strada fino a casa sua mi sono chiesto come avrei dovuto salutarlo, cioè a che livello di … insomma se gli potevo prendere la mano o gli potevo fare una carezza. Quando siamo arrivati sotto casa sua mi sentivo congelato… lui ha fatto un gesto che non mi sarei mai aspettato, mi ha preso la mano destra tra le sue e l’ha baciata… poi mi ha detto: “Ci vediamo domani all’università…” e m’ha fatto cenno di non scendere dalla macchina.

COMMENTO di Loki AL POST: GAY A SCUOLA E IN FABBRICA

Loki, a causa del famigerato ERRORE 404, non è riuscito a postare un commento e mi ha pregato di farlo per lui, io non ci sono riuscito per la stessa ragione e allora lo inserisco come post.
“La storia di quest’uomo è molto significativa perché è importante sottolineare come, per noi ragazzi, è molto più semplice incontrare e avere contatti con altri ragazzi gay.
Santo Internet, santi locali, si potrebbe dire. E’ vero, non si può negare che allora c’era un altro modo di vivere, non esistevano mezzi di comunicazione così dedicati… Diciamo però che c’era più semplicità e le cose erano viste molto di più sotto l’aspetto emozionale che sessuale.
Oggi per incontrare un ragazzo ci vuole poco: ci sono le community dove, un po’ come al supermercato, sfogli i profili e vedi il tipo che più ti piace. Poi ci si scambia il contatto e ci si dà appuntamento. Da lì, se sono rose…
Una volta non si pensava al coming out. Questo oggi a me fa pensare quanto quest’ultimo sia per noi necessario. Lo è davvero?
Ci sono pro e contro in proposito… Oggi siamo molto informatizzati, la vita caotica ci permette di creare diversivi molto artificiosi per nascondere la nostra gaiezza agli occhi dei nostri genitori… C’è un timore di essere scoperti pari a quello di allora. Ma c’è anche la consapevolezza che essere gay non significa essere malati, deviati, pervertiti o quant’altro l’opinione comune divulga e ha divulgato nel tempo.
E quindi questo "coming out", questo "uscire allo scoperto", è come una affermazione che prima di tutto facciamo noi stessi: "io dopotutto sono normale, ne meno, ne più degli altri"
Una affermazione che non dovrebbe contenere toni di protesta, rivendicazioni di piazza, sfilate di "orgoglio". Perché secondo me, dopotutto, devo dimostrare prima a me stesso l’orgoglio che provo di me, relazionandomi col resto del mondo nel rispetto del prossimo e nell’onestà.
Tutti e anche noi meritiamo rispetto. Ma il coming out è questione di rispetto per se stessi innanzitutto. Non è necessario, si può pensare… Forse…
Alcuni hanno affermato che è più una questione di comodo. E molte volte è vero: è comodo far sapere che sono gay, almeno non mi faccio problemi a vedermi con il mio ragazzo e magari dormirci assieme.
Questione di chiarezza: per me il coming out è strumento di chiarezza e sincerità, ma diretta non al mondo intero. Diretta alla famiglia. Non mi serve che lo sappia tutto il mondo che sono gay… Mi serve che lo sappiano i miei genitori che, essendo nel mio caso stati abbastanza presenti, dovrebbero conoscermi bene. In sostanza per loro sarebbe una conferma. Una conferma in segno di correttezza e chiarezza. Giusto per non mentire a chi ci ha dato la vita e ci ha cresciuto e, anche se a volte non lo dimostra (o a noi non sembra dimostrarlo), ci vuole bene.”

CRONACHE DI PROGETTO GAY 4

1) ReMindZ augura a tutti feste tanto serene
Ho parlato ieri sera con ReMindZ, è in procinto di partire ed è molto dispiaciuto perché per qualche giorno non potrà sentire i ragazzi che ha appena conosciuto, mi ha pregato di scriverlo in un post e mi ha detto: “Per favore se puoi manda un saluto da parte mia a tutti i ragazzi, e dì che auguro loro delle feste tanto serene! … e che li ringrazio per avermi accettato tra loro!”
Questo post è dedicato a ReMindZ a nome di tutti noi perché possa godersi le sue vacanze. Noi siamo qui ad aspettarlo!
2) Come ho già detto nel post “Ciao Guidotto”, ribadisco qui che il fatto che Guidotto ci prenda sul serio è una cosa estremamente positiva. Lui ha inserito il suo commento a mezzanotte e io sono stato al computer fino alla 3.30 per scrivere la mia risposta. Come al solito, lo ribadisco, apprezzo moltissimo parlare con persone serie che non condividono, almeno parzialmente, i miei punti di vista e mi sento onorato della serietà dei commenti di Guidotto al quale vorrei dire che, anche se quello che scrive sul suo blog può non soddisfarlo a pieno, si tratta comunque di cose veramente belle che mi comunicano emozioni e sentimenti, ben al di là di qualunque discorso di carattere teorico o di principio. Leggendo quelle cose, lo dico chiaramente, sento Giudotto molto vicino, anche se di lui non so assolutamente nulla.
3) Informo gli amici di Progetto Gay che hanno letto il post “Come nasce un amore gay”, e soprattutto Davide, che della storia d’amore tra Sandro e Federico, di cui nel post è presentato l’inizio, pubblicherò oggi la seconda parte. Sandro e Federico mi hanno raccontato al microfono la loro storia, permettendomi di registrarla e di pubblicarla, il 28 Luglio del 2007. Come vedrete (e avete già visto) in pratica parla solo Sandro, Federico interverrà ma solo in misura minima nel seguito. Ci tengo a sottolineare che la storia di Sandro e Federico, nella parte che pubblicherò oggi, si ricollega strettamente alla tematica del rapporto gay-religione ed è per questo che ho scelto di pubblicarla adesso. Preciso che la pubblicazione mi costa un lavoro enorme perché del racconto ho solo i file audio e devo quindi trascriverli integralmente, lavoro che, come potete immaginare, è molto gravoso, ma sono sicuro che ne vale la pena.

CIAO GUIDOTTO

Ciao Guidotto,
comincio col dirti che leggere un tuo commento (e che commento!) mi riempie di gioia e spero francamente che la tua presenza su questo blog possa divenire abituale, nel senso che confrontarsi con te è decisamente stimolante e il dialogo è di livello molto alto, ma non ti nascondo che ci sono delle cose che mi stupiscono non poco.
Se per un lato vedo me stesso profondamente laico (non nel senso riduttivo che la Chiesa dà a questo termine) nel senso che non riesco a pensare sulla base di categorie tipiche del pensiero religioso, vedo invece in te, da quello che scrivi, più che altro un eretico, cioè un Cristiano che, pur restando profondamente legato alla categorie del pensiero religioso, intende in sostanza creare un’altra (l’ennesima) forma di Cristianesimo. Un Cristianesimo in cui comunque il bisogno di Scrittura e di Autorità resta dominante.
Individui in Agostino una delle autorità fondanti della tua forma di Cristianesimo, ma Agostino (non uso dare patenti di santità a nessuno), che è stato proclamato Dottore di quella Chiesa gerarchica che tu non accetti, ha detto circa gli omosessuali cose del tutto conformi a quelle del Catechismo della Chiesa Cattolica: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Agostino, Confessioni, c. III, p. 8).
Agostino non ha mai difeso, nonostante le apparenze, un criterio di liberà di coscienza. Ma bisogna aggiungere, per debito di chiarezza, che Agostino scrive anche cose che lasciano molte perplessità: “Mi ero fatto un amico, che la comunanza dei gusti mi rendeva assai caro. Mio coetaneo, nel fiore dell’adolescenza come me, con me era cresciuto da ragazzo. […] Con me ormai la mente del giovane errava, e il mio cuore non poteva fare a meno di lui” (Confessioni, Libro 4, 6-8). La morte dell’amico purtroppo li separò. “L’angoscia – ricorda Agostino – avviluppò di tenebre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte. Era per me un tormento la mia patria, la casa paterna un’infelicità straordinaria. Tutte le cose che avevo avuto in comune con lui, la sua assenza aveva trasformate in uno strazio immane. I miei occhi se lo aspettavano dovunque senza incontrarlo, odiavo il mondo intero perché non lo possedeva e non poteva più dirmi: “Ecco, verrà”, come durante le sue assenze da vivo. Io stesso ero divenuto, per me un grande enigma. Chiedevo alla mia anima perché fosse triste e perché mi conturbasse tanto, ma non sapeva darmi alcuna risposta” (Le Confessioni, Libro 4, 10). Enigma?
Ancora, il giovane Agostino racconta: “Giunsi a Cartagine, e dovunque intorno a me rombava la voragine degli amori peccaminosi […] inquinavo la polla dell’amicizia con le immondizie della concupiscenza, ne offuscavo il chiarore con il Tartaro della libidine”. (Confessioni. 3, 1).
Ma su questo Agostino, che i gay potrebbero apprezzare, finisce per prevalere il messaggio di Paolo, Rm 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».
Le interpretazioni decontestualizzate di Agostino in chiave moderna mi lasciano molto perplesso.
Diverso è il discorso se ci riferiamo ai Vangeli la cui saggezza umana consiste nel parlare per parabole, senza contaminazioni di filosofie varie e senza preoccupazioni di coerenza dogmatica. L’intelligenza dei Vangeli consiste nel “non dire mai troppo”, ciò che è invece, in termini laici, il peccato di fondo della Chiesa di tutte le epoche, che vuole comunque salvare l’idea di Cristianesimo come sistema onnicomprensivo ed esaustivo del mondo.
Caro Guidotto, tu tendi a riformare una istituzione millenaria che ha avuto miriadi di riformatori in più o meno buona fede, ma rivendichi comunque una appartenenza “ribelle” a quella tradizione, anche se, parzialmente almeno, ne sei fuori. La sottolineatura che il sesso viene troppo spesso sopravvalutato, in particolare da noi gay, sa di derivazione larvatamente ecclesiastica.
Distingui tra la Chiesa storica (mutevole e perdonabile perché mondana) e la Scrittuta, scritta con la S maiuscola, ma anche della sacra scrittura hai un’idea molto personale, perché è proprio la sacra scrittura che ha dato alla sessualità una coloritura incredibile. Riposto qui di seguito alcune concezioni di Mosè in materia di sesso.
[Mosè disse] non mangerai la lepre [cfr. Lv 11,5]. Perché? Per non diventare, egli disse, un molestatore di ragazzi, e per non essere trasformato in questa. Infatti alla lepre cresce ogni anno una nuova apertura anale, cosicché quanti anni essa ha vissuto, tanti buchi anali possiede.
Neppure mangerai la iena, egli disse, per non diventare un adultero o un seduttore, né per diventare come loro. Perché? Perché questo animale cambia il sesso ogni anno e un anno è maschio e l’altro è femmina.
Ed egli giustamente disprezzava anche la donnola [cfr. Lv 11,29]. Non diventerai, egli disse, come questa che noi sentiamo commettere atti impuri con la bocca, né ti congiungerai con quelle donne che hanno commesso atti illeciti con la bocca impura. Infatti, quest’animale concepisce attraverso la bocca.
Queste cose sono sacra scrittura, sono considerate parola di Dio! Non so se abbia realmente senso creare un Cristianesimo individuale o se sia l’ennesimo disperato, anche se rispettabile, tentativo di salvare comunque la parola Cristianesimo.
Certo è che, anche con tutti gli adattamenti e le rivisitazioni del caso, per un gay, sentirsi Cristiano è comunque problematico.