MASOCHISMO, SADISMO E COITO ANALE OMOSEX SECONDO RAFFALOVICH

I due capitoletti di “Uranismo e Unisessualità” che vi presento oggi sono dedicati al sadismo e al masochismo il primo e al coito anale omosessuale il secondo.Circa il sadismo e il masochismo Raffalovich tende a distinguere molto nettamente il vero sadismo, che è una manifestazione criminale, dal sadismo letterario, cioè da un comportamento nel quale ci si limita a dei pizzicotti o poco più, in questo ultimo caso si tratta in sostanza una reminiscenza infantile non risolta e non di una vera tendenza sadica. Una distinzione analoga vale per Raffalovich anche tra vero masochismo e masochismo letterario. I riferimenti operati da Raffalovich presuppongono che il lettore conosca certi argomenti e certi personaggi, ben noti nell’età vittoriana, ma ormai decisamente poco conosciuti; proprio per questo è stato necessario ricorrere a note esplicative che possono risultare pesanti.

Per quanto riguarda il coito anale omosessuale, la posizione di Raffalovich è particolarmente interessante, afferma senza ombra di dubbio che non fa parte dei desideri spontanei degli omosessuali e che è una deviazione delle sessualità “etero”. Cita gli psichiatri e le opere degli stessi omosessuali per confermare che il coito anale non è praticato “in Europa” se non per depravazione, ma aggiunge che quelli che se ne sdegnano, se invece che essere vissuti in Europa, fossero vissuti in altri paesi, probabilmente non disdegnerebbero questa pratica. In sostanza ritiene il coito anale una pratica non spontanea ma appresa culturalmente, assai poco praticata in Europa, con la curiosa eccezione dell’Italia, ma certamente diffusa in paesi non europei.

La conclusione del discorso lascia però perplessi. Raffalovich ritiene che, in Europa, la grande maggioranza degli omosessuali incoraggi apertamente la legge contro la sodomia a patto che si lascino in pace gli omosessuali non sodomiti, come dire che le persecuzioni contro gli omosessuali in genere non sono giustificabili, ma quelle contro gli omosessuali che praticano il sesso anale sì!

Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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MASOCHISMO, SADISMO

Per creare una corrispondenza col sadismo, cioè con la crudeltà sessuale di Gilles de Rais[1] o del marchese de Sade,[2] si è chiamato masochismo (nome derivato dal romanziere galiziano Sacher Masoch[3]) il desiderio di esporsi a un’apparenza di crudeltà sessuale. Si potrebbe accusare di sadismo lo stupratore e di masochismo la novizia che chiese all’abbadessa quando ci sarebbe stato lo stupro? Rousseau è un masochista storico, che desierò sempre di essere frustato e violentato da una donna.

Si è molto abusato in psicopatologia del sadismo e del masochismo. Da quanto è stata scoperta la strana familiarità tra la voluttà sessuale, saziata o non saziata, e la crudeltà, la rabbia distruttrice che si impossessa di certi esseri umani dopo il piacere sessuale o che proprio ne prende il posto, si è creduto di possedere una delle chiavi del problema della sessualità. Ma il vero sadismo è una follia criminale che secondo me è solo illusoriamente collegata al falso sadismo letterario o psicologico.

L’uomo che infila aghi o spilli nel corpo delle sue amanti non può assolutamente essere interpretato nello stesso modo dell’uomo ironico o irritabile che dà delle punzecchiature di amor-proprio alle donne che lo amano. Anche l’uomo che si diverte a fare un po’ di male, che dà dei pizzicotti, che ha conservato certi istinti infantili, non mi sembra affatto poter spiegare l’uomo che usa aghi e spilli. L’uomo degli spilli, al contrario, ha solo bisogno di tempo, potere e ossessione per arrivare da lì al vero sadismo mostruoso, a Tiberio che rompeva le gambe del bel ragazzo che aveva appena posseduto, a Gilles de Rais, a Zastrow.[4]

Tra la crudeltà esercitata con piacere e il desiderio di esercitare una parvenza di crudeltà c’è una differenza fondamentale che gli osservatori clinici tendono a trascurare. L’uomo che chiede alle sue amanti non di concedersi ma di lasciarsi prendere non dovrebbe essere confuso con il rapitore di ragazzine campagnole, di bambine parigine o altre, col minotauro della “Pall Mall Gazette”.[5] L’uomo che cerca una falsa conquista che sa che raggiungerà o che si diverte coi simboli della vittoria, è un falso sadico, un umo stanco, affaticato, che chiede ai rapporti sessuali un interesse diverso da quello fisico; il rapitore di campagna o di fortezza è invece un uomo brutale; il minotauro, il mostro che divora i bambini, che non può avere voluttà sessuale senza la sofferenza vera e non simbolica della sua vittima; quello è il vero sadico.

In questo culto infernale, colui che cerca la sofferenza morale o il suo simbolo è solo un idolatra, che non ha nulla a che vedere con i veri credenti; i veri credenti non possono mettere da parte la vera sofferenza fisica. Non bisogna confondersi e scambiare l’idolatra per il credente. L’uno è dispettoso, villano, egoista, senza cuore, incapace di simpatia; l’altro è crudele, cattivo, malvagio con una violenta forza di immaginazione distruttrice. Tra il codardo, il vile tra i vili e il nervoso, il timido capace di tutte le belle azioni, c’è meno distanza che tra il vero e il falso sadico.

Una distanza simile separa il vero masochista da quello falso, dal masochista letterario, immaginato, illusorio. Io chiamo masochista colui che ama la sua propria sofferenza, come certi sodomiti passivi, nel piacere sessuale di un altro, o colui che ha bisogno di essere maltrattato, malmenato per arrivare ad un orgasmo sufficiente (come pensava Rousseau). È possibile che Rousseau si sbagliasse, che non avrebbe affatto amato essere fustigato. È possibile che ogni vero masochista finisca per ottenere quello che desidera, ma è una cosa meno frequente di quanto non si creda. Non bisogna confondere l’uomo che ceca il simbolo del dolore e dell’umiliazione con colui che assapora la voluttà del dolore in quanto tale.

Secondo me il masochismo non chiarisce nulla che riguardi l’inversione. Non ci insegna nulla sugli ultra-virili e i virili sani di copro e di spirito; non è affatto usuale tra gli effeminati e i passivi, dolci come le donne anche quando a loro piace essere trattati in modo rude. L’astinenza, l’abuso del sesso e la dissolutezza spingono gli squilibrati verso il masochismo o il sadismo, sia che siano eterosessuali sia che siano unisessuali.

I falsi, gli pseudo-masochisti e gli pseudo-sadici sono fino a un certo punto così poco eccentrici che queste etichette non vanno più bene per loro. Ogni crudeltà, ogni cattiveria di un essere sessuale e sensuale non è automaticamente una forma di pseudo-sadismo; ogni abbassamento volontario, ogni forma di umiliazione non è automaticamente una forma di pseudo-masochismo. Questi termini, più letterari, più allegorici che psicologici, portano le persone meno serie di Krafft-Ebing dritte al lombrosianesimo.

Mac Donald[6] stesso cita Manon Lescaut con la parentesi (masochismo). Ma è un errore psicologico.

Tutto quello che accentua la sensazione di personalità, di individualità, la coscienza di sé (sensazione del corpo o coscienza del pensiero e della percezione) interessa naturalmente l’individuo innamorato, affascinato, voluttuoso, appassionato. Se è debole, vanitoso, la sua debolezza e la sua vanità, portate all’estremo, gli daranno un piacere estremo e nuovo. Mentre se egli è forte, tutto ciò che aumenta la sua sensazione di essere forte, potente e padrone, lo affascinerà.

Così un uomo esagererà la sua vanità, la sua affettazione; un altro la sua brutalità e riceverà tanto maggior piacere nella sua affettazione quanto più essa sarà la caricatura di una tendenza vera e quanto più essa avrà effetto sull’altro, sul partner.

Altri uomini si divertiranno in certi momenti della loro vita di far credere ad altri, e forse a loro stessi, che possiedono anche le doti opposte alle loro debolezze o alla loro forza. Si sa quale piacere dia ai tranquilli e ai timidi un’ora turbolenta di chiasso e di enfasi. E allo stesso modo, un rude, un turbolento troverà una profonda soddisfazione in un’ora di asservimento, di obbedienza e di dolcezza.

Essendo l’amore una mescolanza di emozioni, di sensazioni, di pensieri così personali e che interessano così vivamente colui che li prova anche solo debolmente, non ci si può stupire di trovarci un po’ di tutto, anche nei sani.
Questo capitoletto comporta degli sviluppi che non possono essere svolti in questo volume.

SODOMIA, COITO ANALE

Questo coito, a quanto si afferma nei libri degli psichiatri e degli invertiti, è raro negli invertiti d’Europa. Abbiamo già visto che si tratta di una deviazione dai desideri fisici abituali dell’uranista. Se si continua a stupirsi che questo coito non sia una delle finalità naturali dell’uranista, basta ricordarsi che, nello stato naturale e non istruito, il coito vaginale non è lo scopo naturale, indispensabile, del desiderio del ragazzo e della ragazza. Si rilegga Dafni e Cloe. E tra gli uomini civilizzati, molto civilizzati d’Asia e d’Europa, non è sempre quello che gli uomini chiedono alla donna amata o quello che sognano di avare soprattutto da lei. E poi, essendo il coito anale contrario al punto di vista dell’Europeo, proprio in quanto Europeo, si capisce che non appare nemmeno all’invertito come lo scopo del suo amore, del suo desiderio, a meno che non sia molto giovane, molto ignorante, molto passivo, molto innamorato di tutto ciò che è maschio, e non creda in qual modo di rivaleggiare col sesso della donna.

Io non nego che gli uranisti che hanno in Europa questo senso di rivolta contro l’idea di sodomia e che per ciò stesso si credono molto superiori ai sodomiti, forse non proverebbero questo stesso senso di rivolta se fossero nati in Cina, in Africa, in Turchia, in Persia, in Afganistan, per non dire in Italia.

Quello che resta in termini di verità indiscutibile è che gli invertiti d’Europa (forse perché la sodomia è stata trattata duramente, perché è stata la scusa per certe punizioni, perché essa è generalmente e comunemente considerata come la finalità degli invertiti, perché è spesso dolorosa da mettere in pratica, sia per il passivo che per l’attivo, e perché le persone rozze, ignoranti e di poca educazione, non esitano a darsi a questa pratica) non commettono l’atto di intromissione anale o non lo subiscono che per dissolutezza, rozzezza, brutalità e ignoranza (perché credono che sia quello l’amore greco) perché si immaginano che sia quello l’amore unisessuale completo, non sapendo che si tratta di una deviazione dell’amore eterosessuale.

Per gli uranisti effeminati o passivi che, per un motivo o per l’altro, non amano compiere la suzione peniena, o che in seguito alla loro conformazione fisica (estrema magrezza, verga dolorante o troppo sensibile, ecc. ecc.) non sono adatti al coito perineale anteriore, la sodomia passiva rappresenta un ideale fisico, si accorda col loro desiderio cerebrale, con il calore della loro estrema vanità. E perfino questi si accontenterebbero del coito usuale tra le natiche, se la loro vanità, la loro passività non li mettesse in potere di dissoluti soddisfatti solo dal provare tutto, e che usano della loro docilità.

Noi siamo arrivati qui ai confini della follia e del crimine; la sodomia passiva confina con la follia e quella attiva col crimine.[7] L’ignoranza, la vanità, la grossolanità, come anche le abitudini locali, spingo a questo uomini che non sono né folli né criminali.

Mi si potrà obiettare che, dato che i depravati non hanno motivo per dire la verità a questo proposito, e che la sodomia senza violenza non lascia le tracce indelebili che si erano enumerate, la questione è e resterà oscura.

La cosa essenziale è che tutti gli invertiti concorderebbero nell’incoraggiare la legge a non incrudelire se non contro i sodomiti, escludendo gli altri unisessuali, e che essi non si considererebbero lesi nei loro piaceri, nei loro diritti e nei loro amori. Questo è certamente di una grande importanza pratica.
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[1] Nota di Project: – Gilles de Montmorency-Laval, barone di Rais, 1405-1440, partecipa alla guerra dei cent’anni combattendo contro gli Inglesi, insieme con Giovanna d’Arco. Pari di Francia e ciambellano di Carlo VII, che lo nomina Maresciallo di Francia prima della sua incoronazione, Rais fu presente all’incoronazione del re nel 1429. Nel 1432 ereditò da nonno una immensa fortuna (aveva perso i genitori in giovane età). Abbandonò la vita militare e si diede ad uno stile di vita dispendiosissimo. In breve tempo dissipò l’intero patrimonio. La moglie lo abbandonò e Carlo VII lo dichiarò interdetto in modo che i contratti di vendita da lui sottoscritti fossero considerati nulli, ma il vescovo di Nantes, interessato all’acquisto delle proprietà di Rais, ignorò l’interdetto e nominò Rais luogotenente generale di Bretagna. Rais, ormai a corto di denaro, cominciò a dedicarsi all’occultismo e alle evocazioni sataniche. Nel frattempo tentò di riprendersi con le armi le sue vecchie proprietà, dopo averle vendute, violando anche luoghi sacri. Fu arrestato e processato e otto testimoni parlarono di rapimenti di bambini ordinati da Rais, la cui colpa era stata fatta ricadere su una sua serva, che era già in prigione. Dalle testimonianze risultò che Rais aveva fatto rapire 140 bambini e li aveva torturati e uccisi in modo atroce. Messo alle strette, anche con la tortura, Rais confessò un numero enorme di delitti atroci. Fu dichiarato colpevole di apostasia e invocazione demoniaca; a nome del solo vescovo fu dichiarato colpevole anche di sodomia, sacrilegio e violazione dell’immunità della Chiesa. Dopo aver ricevuto l’assoluzione per i suoi peccati, fu impiccato e bruciato sul rogo. Carlo VII, a seguito delle pressioni dei familiari, scrisse una lettera ai procuratori penali competenti per avviare un’indagine sulle circostanze del processo, ma la lettera non fu mai spedita.

[2] Nota di Project: – Il marchese de Sade (1740-1814), fu un aristocratico, scrittore, filosofo, drammaturgo, saggista e politico, delegato alla Convenzione nazionale, ma fu anche un criminale. Propugnatore del libertinismo e dell’illuminismo più radicale e materialista. I suoi romanzi sono trasgressivi e “sadici” cioè pervasi da una sessualità accompagnata atti di vera crudeltà. Fu accusato di violenza sessuale, di sodomia, di tentato omicidio, di condotta immorale, ma fu condannato solo per libertinaggio, e produzione di materiale pornografico. Trascorse lunghi periodi della vita in carcere e poi all’albergo dei pazzi.

[3] Nota di Project: – Leopold von Sacher-Masoch (1836-1895) giornalista e scrittore austriaco, nei suoi romanzi erotici è descritta la parafilia che Krafft-Ebing chiamerà masochismo proprio da Masoch.

[4] Nota di Project: – Riporto direttamente il testo di Krafft-Ebinh, tratto dall’edizione inglese della sua Psicopatia Sessuale (1933), pag. 439, con la premessa che si tratta di un caso di chiaro interesse psichiatrico: “Owing to the circumstance that abnormally increased sexuality is almost a regular accompaniment of antipathic sexual feeling, acts of lustful sadistic cruelty in the satisfaction of libido are easily possible. A remarkable example of this is the case of Zastrow ( Casper-Liman , 7. Auflage, Bd. i., p. 160; ii., p. 487), who bit one of his victims (a boy), tore his prepuce, slit the anus, and strangled the child. Z. came of a psychopathic grandfather and melancholic mother. His brother indulged in abnormal sexual pleasures, and committed suicide. Z. was a congenital urning, and in habitus and occupation masculine. There was phimosis. Mentally, he was a weak, perverse, socially useless man. He had horror feminae, and, in his dreams, he felt himself like a woman toward a man. He was painfully conscious of his want of normal sexual feeling and of his perverse instinct, and sought satisfaction in mutual onanism, with frequent desire for pederasty.”

[5] Nota di Project: – La “Pall Mall Gazette” è una rivista londinese fondata nel 1865. “Pall Mall” è una strada di Londra dove sono nate molte persone note in età vittoriana. La rivista ottenne notevole successo a seguito della pubblicazione, nel 1883, di una serie di articoli sulla prostituzione minorile. Nell’85 la stessa rivista presentò il caso di una ragazza povera venduta per cinque sterline ad un bordello. Ma del rapimento della ragazza fu accusato proprio un giornalista della “Pall Mall Gazette”, che finì in carcere per tre mesi e poi fu scagionato. La Pall Mall Gazette ebbe nuovi picchi di vendite nel 1888, in occasione dei delitti del serial killer Jack lo squartatore.

[6] Nota di Project: – Arthur Mac Donald, Professore alla Clark University, membro dell’Ufficio dell’Educazione degli Stati Uniti.

[7] In Europa.

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OMOSESSUALI E EDUCAZIONE SESSUALE; QUALE EDUCAZIONE SESSUALE

Sul sito dell’ANSA (sezione Salute & Benessere), in data 28 Ottobre 2016, è stato pubblicato un articolo intitolato “Genitori disorientati da temi gender, ‘disgregano’ famiglie – Pediatri Simpe, 1 mln di omosessuali ma adulti non parlano con figli”.

“Sono circa un milione, afferma la Simpe (Società Italiana Medici Pediatri), gli italiani che si dichiarano omosessuali o bisessuali, a cui si aggiungono altri due milioni che hanno sperimentato attrazione per persone dello stesso sesso. In maggioranza si tratta di giovani, perché i primi segni di un diverso orientamento di genere compaiono prima dei 18 anni nell’80% dei casi. I genitori sono però poco preparati a capire i ragazzi: fino a 1 su 3 non sa come affrontare le problematiche dell’identità di genere, il 46% però capisce che i figli attraversano l’adolescenza con evidenti incertezze e dubbi di orientamento. Solo 1 su 5 tenta di comprendere, 1 su 2 ritiene che il dialogo sia difficile. Idee confuse anche sulle nuove forme di famiglia: un genitore su 2 accetta solo quella tradizionale e 2 su 3 ritengono che le tematiche gender possano disgregare la famiglia. ‘No’ alla fecondazione eterologa, inoltre, da 1 su 2, ma ‘sì’ alle coppie di fatto per i due terzi degli intervistati.”

Secondo Giuseppe Mele, presidente della Simpe, riporta il sito dell’Ansa, “Sono moltissimi i ragazzi che devono affrontare dubbi circa l’orientamento sessuale durante il difficile periodo della adolescenza. I genitori se ne rendono confusamente conto, ma sembrano incapaci di affrontare il tema con un obiettivo educativo. Al Nord l’apertura è maggiore, ma ovunque c’è disorientamento e poca conoscenza del problema”. Sempre più spesso, dunque, “i pediatri si trovano di fronte a sistemi familiari inediti, frutto di un cambiamento culturale inarrestabile di cui dobbiamo prendere coscienza, riconoscendo la diversità e le tematiche gender – conclude – indipendentemente dal giudizio personale che ognuno può avere sull’argomento”.

Perfino papa Francesco ha avuto parole di condanna per la teoria del gender, sembra che sia veramente una cosa terribile in grado di minare le famiglie alle fondamenta. Ma qualcuno ha mai spiegato al presidente della Società italiana del medici pediatri e a papa Francesco che la cosiddetta teoria del gender è un’invenzione di Mons. Tony Anatrella? «La teoria del “gender” ci prepara un mondo dove nulla sarà più percepito come stabile», dice lo psicanalista Tony Anatrella. «I danni provocati dal divorzio non sono nulla rispetto a quelli che può causare l’ideologia Lgbt» (http://www.tempi.it/e-vietato-dirlo-ma- … BRzvPmLSUl).

Aggiungo solo per inciso che Mons. Anatrella è accusato di abusi sessuali e l’articolo di Mediapart : «De nouveaux témoignages accablent Mgr Anatrella et ses thérapies sexuelles» fornisce ampi ragguagli in proposito.

Mi chiedo come sia possibile dare spazio alle estemporanee teorie di Tony Anatrella e trascurare del tutto quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità va ripetendo ormai da diversi decenni. Mi chiedo a quali fonti facciano ricorso papa Francesco e il dott. Mele in tema di orientamento sessuale e di problematiche di genere per arrivare ad avallare espressioni e concetti del tutto privi di fondamento. Il dott. Mele dice che “Sono circa un milione gli italiani che si dichiarano omosessuali o bisessuali, a cui si aggiungono altri due milioni che hanno sperimentato attrazione per persone dello stesso sesso” e non fa che riportare, praticamente con le sesse parole, un dato dell’ultimo censimento istat del 2012.

Il dato potrebbe fare pensare che gli omosessuali in Italia siano circa un milione, valore che appare assolutamente sottostimato a chiunque abbia anche una minima conoscenza della realtà omosessuale. In realtà, dopo aver detto che “Secondo i risultati della rilevazione, circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale (pari al 2,4% della popolazione residente), il 77% dei rispondenti si definisce eterosessuale, lo 0,1% transessuale.” Il documento dell’Istat prosegue così: “Il 15,6% non ha risposto al quesito, mentre il 5% ha scelto la modalità “altro”, senza altra specificazione. I dati raccolti, quindi, non possono essere considerati come indicativi della effettiva consistenza della popolazione omosessuale nel nostro Paese, ma solo di quella che ha deciso di dichiararsi, rispondendo ad un quesito così delicato e sensibile, nonostante l’utilizzo di una tecnica che rispettava appieno la privacy dei rispondenti (busta chiusa e sigillata e impossibilità per l’intervistatore di verificare le risposte).”

Non c’è bisogno di aggiungere che non ci si può lamentare che la gente non capisca di che cosa si sta parlando quando le semplificazioni e il linguaggio giornalistico finiscono per prevalere sui dati scientifici e quando a Mons. Anatrella (inventore del gender) è dato maggior credito che all’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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OMOSESSUALI E AMOR PLATONICO

I capitoli di “Uranismo e Unisessualità” che vi presento oggi costituiscono il nucleo del pensiero di Raffalovich sulla omosessualità ma hanno anche una notevole importanza storica perché permettono di capire le lontane radici delle posizioni che saranno poi fatte proprie dalla chiesa cattolica sullo stesso argomento.

Raffalovic chiarisce che cosa sia l’amor platonico secondo Platone, si sofferma poi ad esaminare gli amori platonici della sua epoca e cerca anche di darne una spiegazione non priva di interesse.

Per descrivere che cosa sia l’amor platonico secondo Platone, Raffalovich cita ampi passi del Fedro, nei quali si definiscono due tipi di amore, uno filosofico e l’altro onorevole, naturalmente entrambe le forme d’amore si riferiscono all’amore pederastico (rinvio per chiarire il concetto di pederastia a John Addigton Symonds “Un problema di erica greca” http://gayproject.altervista.org/etica_greca.pdf): l’amore filosofico mira al miglioramento di sé e del proprio amato, si basa sul sentimento dell’attrazione verso il simile, prevede forme di affettività come le carezze o il condividere il letto, ma esclude le carezze sessuali e, ovviamente, qualsiasi forma di rapporto sessuale o di masturbazione; l’amore onorevole, prevede anche la possibilità di rapporti sessuali “di tanto in tanto, ma il meno possibile”, purché finalizzati a realizzare un bene metafisico. In questo caso, siccome a detta di Platone, il rapporto nasce dalla passione, c’è un elemento caratterizzante che distingue l’amore onorevole dall’amore comune, finalizzato al piacere, ed è la “fedeltà” anche quando la passione viene meno (una specie di matrimonio indissolubile).

Platone descrive anche i destini delle anime degli amanti filosofici e di quelli onorevoli. I primi, dopo la morte, metteranno le ali e voleranno subito verso la verità, i secondi, non avranno subito le ali ma solo qualche piuma, e gireranno nel cielo, sopra la terra, per novemila anni e soltanto dopo, metteranno “insieme” le ali, perché sono stati amanti fedeli, e voleranno verso la verità. Gli uomini comuni, invece dovranno rimanere sulla terra o sotto di essa, perché hanno ceduto alle passioni vili.

Va detto che una visione simile del destino ultraterreno delle anime si trova anche nel Somnium Scipionis di Cicerone, ma per Cicerone sono le virtù civili e militari che innalzano gli uomini alla felicità eterna, per Platone, invece, e l’amor platonico, cioè la continenza sessuale e non va sottolineato che Platone non si riferisce affatto all’amore coniugale, che non è nemmeno preso in considerazione, ma solo all’amore pederastico. Per avere un esempio lampante di amor platonico ci si può riferire alla vicenda di Fedone.

Diogene Laerzio, nel secondo libro delle Vite dei filosofi, ci fornisce qualche notizia su Fedone, in realtà ben poco sulle opere e meno ancora sulla sua biografia, dice che era di Elide (l’estremo occidente del Poloponneso), lo considera un eupatride, quindi un nobile, sappiamo da altre fonti che sarebbe stato catturato in guerra in uno scontro tra Elei e Spartani, probabilmente nell’ambito della battaglia di Manitinea (418 a.C.) All’epoca poteva avere più o meno vent’anni, fu poi venduto ad un mercante di schiavi. Diogene Laerzio afferma che fu costretto a stare in una casa di prostituzione, riuscì comunque a prendere contatto con Socrate e questi, insieme con Alcibiade e Critone, trovarono il denaro necessario e lo riscattarono, da qual momento Fedone, divenuto uomo libero, fu uno dei discepoli di Socrate e si dedicò alla filosofia.

Altre fonti affermano che dovette servire nella casa del mercante di schiavi, ma un giorno, mentre Socrate era ospite di quel mercante, rispose ad una domanda di Socrate, il quale colpito dalla bellezza e dell’intelligenza del ragazzo, lo riscattò e ne fece un suo discepolo. Le due versioni della storia sono comunque sostanzialmente conciliabili. All’epoca dell’incontro Socrate poteva avere 52 o 53 anni e Fedone poteva averne 21 o 22.

Platone intitola a Fedone il dialogo sull’immortalità e mostra Fedone accanto a Socrate al momento della morte del maestro. Direi che questo è un esempio emblematico di amor platonico, anche se non segue alla lettera il modello tracciato da Platone.

È ben noto che il pensiero filosofico cristiano affonda le sue radici nel platonismo e chiaramente, anche se paradossalmente, la teoria dell’amor platonico contenuta nel Fedro diventa un sostegno importante per la teorizzazione della castità come ideale del matrimonio. Si tratta in realtà di contenuti inconciliabili, che hanno in comune solo la dimensione metafisica e l’ideale della castità, ma che si riferiscono a dimensioni storiche e a fatti concreti che non hanno nulla in comune. Piace tuttavia a Raffalovich svolgere sulla base del Fedro di Platone la sua personale apologia della castità. C’è in Raffalovich ben chiara l’idea che sarà poi fatta propria dalla chiesa cattolica in tema di omosessualità: l’omosessualità in sé è un dato di fatto ma è comunque una inclinazione disordinata, l’omosessuale può far parte della chiesa solo se è casto.
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L’amor platonico

Prima di parlare degli amori platonici e della decentralizzazione sessuale, citerò un brano di Platone sull’amor platonico. Non bisogna confonderlo con gli amori platonici.

L’amore platonico è o filosofico o onorevole. Quando è filosofico o quando è onorevole, comprende, sottintende l’amicizia-passione, il desiderio virtuoso di essere migliore e di rendere qualcuno migliore, a qualsiasi costo.

La soddisfazione fisica dell’amor platonico è la condivisione del letto dell’amato. Nell’amore filosofico questa intimità fisica comporta tutte le carezze, salvo quelle sessuali; nell’amore onorevole essa comporta di tanto in tanto la pratica dei piaceri sessuali, il meno possibile, e bisogna che questi piaceri siano comunque ricercati, desiderai, cari, e siano in ogni caso l’espressione, mal scelta forse, di virtù e tenerezze immateriali.

Gli uranisti hanno un ideale, un dio, dice Platone, ed essi “cercano un giovane uomo della stessa natura, e quando lo trovano, allora, imitando il loro dio, e spingendo questo giovane ad imitarlo, fanno in modo che si avvicini per quanto possibile al modello la cui idea è sempre presente nella loro mente. Si applicano a questo con tutte le loro forze, senza mai abbandonarsi all’invidia o ad alcuna malevolenza poco generosa verso i loro amati, per renderli simili a se stessi e alla divinità che onorano, ecco il fine costante dei loro desideri e dei loro sforzi.”

“Questo è lo zelo di quelli che amano veramente; il loro successo è una sorta di iniziazione; e per colui che ne è l’oggetto, una tale passione non può che essere motivo di onore e di felicità, quando egli è sensibile e si lascia soggiogare… E alla fine accade che il giovane uomo naturalmente disposto ad amarlo arriva a condividere i sentimenti di colui da cui riceve atti di adorazione… Il tempo che scorre, l’età, la necessità lo persuadono infine ad ammetterlo alle dolcezze di una dolce familiarità; perché non è mai stato scritto nel libro del destino che due malvagi possano amarsi né che due uomini onesti possano non amarsi. Appena questo giovane uomo è in rapporto col suo amante, ha accettato i suoi discorsi e la sua persona, la passione dell’amante riempie di ammirazione l’oggetto amato che capisce che l’affetto dei genitori e di tutti gli amici insieme non è nulla in confronto con quello di un amante ispirato. Dopo qualche tempo, a forza di vedersi e di toccarsi, sia nei ginnasi, sia negli altri luoghi di incontro, … ecco dunque che anche il giovane uomo ama, ma non sa chi; non conosce la natura del suo affetto, e non saprebbe esprimerla; come colui la cui vista è indebolita per avere guardato degli occhi malati cerca in vano la causa del suo male, senza saperlo, egli vede la propria immagine negli occhi del proprio amante come in uno specchio. In sua presenza, come lui, non sente più il dolore, in sua assenza lo rimpiange tanto quanto lui stesso è rimpianto; ha un Antieros, immagine di Eros.”

“Ma egli non crede affatto che la sua affezione sia amore; la chiama, la crede amicizia. Allo stesso tempo egli desidera quasi altrettanto che il suo amante, anche se un po’ meno, di vederlo, di toccarlo, di abbracciarlo di condividere il suo letto…”

“Il giovane uomo, trascinato dal desiderio che pure non conosce, stringe il suo amante tra le sue braccia, lo abbraccia, lo accarezza nel modo più tenero, e ogni volta che riposano così vicini uno all’altro, è incapace di rifiutare al suo amante i favori che questo gli domanda… Se dunque la parte più nobile dell’intelligenza riporta una così bella vittoria[1] e li guida verso la saggezza e la filosofia, i due amanti passano nella felicità e nell’unione delle anime la vita di questo mondo, padroni di se stessi, regolati nei loro costumi, perché hanno asservito quello che portava il vizio e liberato quello che ispirava la virtù. Dopo la fine della vita riprendono le loro ali, e si innalzano con leggerezza, vincitori in uno dei tre combattimenti che noi posiamo veramente chiamare olimpici… Ma se hanno scelto un genere di vita meno nobile, contrario alla filosofia ma non all’onore, accadrà certamente che, per mezzo dell’ubriachezza o di qualche altra negligenza, i loro due corsieri sfrenati, non trovando le anime in guardia, le condurranno insieme verso una stessa finalità; e allora, faranno la scelta più degna di invidia agli occhi della moltitudine, e mireranno solo al piacere.”

“E quando si saranno soddisfatti, rinnoveranno più e più volte i loro piaceri, ma soltanto di tanto in tanto. Le loro azioni non sono approvate dall’intelligenza tutta intera. Il loro legame è ancora dolce, benché meno forte di quello dei puri amanti, finché dura la loro passione; e quando essa è cessata, dato che credono di essersi scambiati il pegno più prezioso ossia una mutua fedeltà, non si permettono di scioglierne i nodi per fare spazio all’odio. Alla fine della loro vita le loro anime escono dal copro senza ali verso la verità, ma avendo già messo qualche piuma, in modo da essere ancora ben ricompensati per essersi abbandonati al delirio dell’amore: perché non è nelle tenebre e sotto terra che la Legge invia quelli che hanno già cominciato il viaggio celeste; al contrario essa assicura loro una vita brillante e piena di felicità e, quando ricevono le loro ali, le ricevono nello stesso momento a causa dell’amore che li ha uniti. Questi sono, o giovane uomo, i grandi, i divini vantaggi che ti procurerà la tenerezza di un amante. Ma il commercio di un uomo senza amore, temperato da una saggezza mortale, occupata da preoccupazioni frivole, non facendo germogliare nell’anima dell’oggetto amato se non una prudenza servile, che può ben apparire una virtù agli occhi della moltitudine, fa vagare l’anima, privata di ragione, per novemila anni sulla terra e sotto terra.”

Questa sublime visione della gerarchia dell’amore unisessuale termina col desiderio di essere liberati dall’incertezza per consacrare tutta un’esistenza all’amore approvato dalla filosofia.

Si comprendono i pericoli di questa gerarchia per l’invertito effeminato, per l’eterosessuale curioso;[2] ma soltanto essa classifica e giustifica gli uranisti. In alto l’eroe casto, anche se fervente, poi l’amante fervente, fedele e appassionato; gli altri appartengono alla morale corrente, all’andamento della giornata.
Il rimprovero di immoralità che certi lettori hanno forse già sulle lor labbra sarebbe facilmente respinto da Platone e dalla scienza. Dato che l’uranismo esiste, dato che l’inversione può essere acquisita, non è forse meglio scoprire una morale unisessuale? Essa aiuterà almeno i filosofi e gli uomini degni d’onore. La morale (o l’immoralità) comune servirà agli altri. Ho citato questo brano anche per mostrare la grande differenza tra l’amore platonico unisessuale e l’amore coniugale o casto eterosessuale. L’uomo che volesse forgiare la donna seguendo il suo dio, seguendo lui, sarebbe un infelice, un insensato. La donna non può diventare un uomo moralmente, intellettualmente, psichicamente. Non c’è spazio sufficiente nell’amore eterosessuale per l’amore della similarità ideale. Ed è proprio lì che l’uranismo trova la sua spiegazione superiore, metafisica.

Amori platonici

Gli amori degli uranisti sono molto frequentemente senza soddisfazione sessuale. Bisogna ricordarsi che le passioni che non finiscono in un atto sessuale o in una serie di atti sessuali, sono più violente e più durevoli. Il desiderio riveste così tante forme che spesso non lo si riconosce, e ci vuole del tempo perché l’uomo innamorato si accorga che il suo amore casto è legato a un desiderio fisico. Se l’affetto casto è sufficientemente forte e sviluppato, il desiderio fisico si smusserà poco a poco. Ci sono così dei solidi rapporti tra uomini i cui corpi non si sono abbastanza compresi ma le cui anime si comprendono molto meglio. Un uranista superiore e convinto e un eterosessuale casto, o diventato o ridiventato casto, possono in questo modo arrivare ad un amore assolutamente puro, essendo passati attraverso ogni tipo di fasi curiose. Da sempre un uomo sa astenersi dal possedere una donna che ama se nessun altro la possiede. Succede lo stesso nell’amore unisessuale per un eterosessuale, o per un asessuale o per un asceta.
L’uranista e l’eterosessuale arrivano così a gustare questo affetto platonico che è l’ideale di certi uomini e di certe donne, senza la preoccupazione che produce la differenza sessuale dal punto di vista sociale e mondano, e con in più un pudore che non è mai abbastanza tra gli uomini. E questo finisce nell’amicizia e nella devozione.

Tutte la passioni uraniste che sono state innocenti e infantili, non finiscono affatto sempre così bene, ma spesso in un modo diverso. Gli amori uranisti, come gli altri, si esasperano quando vengono compressi, e si vedono amori di questo tipo spiritualizzarsi man mano che le difficoltà diminuiscono, e sessualizzarsi quando aumentano. Così talvolta degli uomini (soprattutto giovani) calunniati a torto e costretti a separarsi hanno solo allora ceduto a capricci sessuali uno per l’altro e hanno rovinato ciò che restava loro di affetto.

Si notano costantemente ragazzi giovani o anche giovani uomini che camminano allacciati, e io penso che si farebbe loro più male che bene, si si volessero costringere le loro attitudini, le loro espressioni di affatto. Gli uomini più corretti hanno avuto nella loro infanzia o nella loro giovinezza delle vere passioni di entusiasmo o di ammirazione o di infatuazione, e le si sarebbe rese pericolose ostacolandole. Ebbene, certi invertiti dal cuore tenero, ingenuo, sensuali più che sessuali, continuano ad amare con questa tenera, ingenua, infantile, affettuosa, voluttuosa amicizia amorosa. Per loro l’ideale consiste nello stringersi la mano, nel camminare faccia a faccia con l’amico, ecc. ecc.. I loro slanci sessuali allora si spengono, ed essi non si sentono più asserviti alla loro sessualità, hanno tutte le gioie di un primo amore idillico e senza sesso. È questo che perseguono per tutta la vita e trovano altrettante difficoltà, altrettante insidie, altrettante calunnie che se ricercassero dei coiti illegali. Sono comunque uranisti, uranisti soprattutto casti, soprattutto fraterni o paterni, eccellenti se non li si perseguita fino a farli rifugiare nel vizio. Quando sono intelligenti, lavorano e arrivano a risultati significativi. Quando sono deboli si sacrificano agli altri, oppure si buttano nelle turpitudini che si avvicinano a loro e si suicidano fisicamente o moralmente. Ci sono uomini che possono prendere in considerazione il vizio ma che non possono abituarsi ad esso. Sono loro che soffrono di più dell’ipocrisia, dell’ignoranza, della stupidità dei non invertiti come degli invertiti. Qualche volta imparano una bontà quasi apostolica.
Quando non hanno la forza di astenersi dalla carezze simboliche (dato che per loto tutto diventa simbolico, ogni contatto, ogni sfioramento, qualsiasi intimità verbale anche insignificante), a meno che non trovino un compagno il cui cuore è ben saldo, sono esposti a tutte le delusioni, meritate e immeritate. In cambio del loro pudore, della loro castità, del loro amore, ricevono il ridicolo di tutte le accuse possibili. E si meravigliano, non sapendo che l’amore unisessuale senza unione corporale non è visto meglio dagli uomini dell’amore unisessuale con unione corporale.

Non sarebbe esatto o saggio confondere con questi amori esaltati le amicizie entusiastiche, o giovanili o tenere; questi amori e queste amicizie si somigliano, ma l’eterosessuale conosce solamente l’amicizia appassionata e non l’amore-amicizia appassionato. Non bisogna dunque spaventarsi di ogni piccola stravaganza, di tutti i pudori del sentimento e neanche delle infatuazioni. Si vedono uomini molto seri interessarsi ardentemente ad altri uomini meno seri; le cause e i risultati di queste simpatie, invece di essere biasimati, possono essere desiderabili, lodevoli e utili. Quando non si ha né il diritto né il potere di sapere, non si dovrebbe sospettare.
Oggi, che si parla tanto di unisessualità in tanti ambienti, bisognerebbe scrivere un lungo capitolo sulla maldicenza e la persecuzione. Gli indipendenti e i timidi devono soffrire molto; ma soffrire di meno dipende solo da loro. Ecco alcune semplici regole di condotta: non ascoltare le maldicenze, non permettere certe conversazioni in loro presenza, certi scherzi, non fingere vizi che non hanno, in una parola un’attitudine ferma e intelligente, e molte lamentele taceranno.

Localizzazione sessuale e decentralizzazione sensuale

Non potrei nemmeno indicare le lacune della nostra conoscenza della psicologia sessuale, senza parlare di quello che chiamerò localizzazione sessuale e decentralizzazione sensuale. Io so che rasento zone pericolose, trappole, ma credo sia utile che io non mi spaventi.

Nell’infanzia (dicono certi uranisti) c’è una decentralizzazione sessuale, per così dire. Il bambino non ha affatto, in molti casi, una sensazione sessuale localizzata, quando ha le braccia intorno al corpo del suo piccolo amico o quando tiene la mano del suo domestico. Certi bambini possono avere più precocemente di altri degli slanci sessuali localizzati, in quei momenti che riempiono di delizie o di pace un piccolo uranista. La sessualità, la sensualità, non è ancora localizzata a otto, nove, dieci o undici anni. Più tardi queste carezze, questi contatti, questa mano del domestico, produrranno nel bambino appena pubere un desiderio virile, in quanto fallico, femminile in quanto egli aspira a donarsi, a prestare il suo copro all’uomo, non importa dove, non importa come. Quando sopravviene l’adolescenza, questi desideri fisici si possono di nuovo ridurre, possono decentralizzarsi. Tutto quello che diverte, interessa, accattiva, occupa l’adolescente, riduce il dominio del pungiglione fallico. Con il loro amico prescelto, le conversazioni, le tenerezze, le lunghe intimità incatenano, sopprimono, annientano quasi questa pungente insurrezione della carne. Tra ragazzi giovani le intimità sospette possono non aver fatto neppure un passo in avanti rispetto alle intimità dell’infanzia; essi si producono reciprocamente la sensazione di essere tornati all’innocenza infantile. È questo che impedisce a tanti uomini di dimenticare le loro amicizie adolescenziali. In collegio, spesso, c’è più unisessualità fisica tra indifferenti che non si parlano nemmeno che tra dei teneri. La tenerezza sembra arrestare lo slancio sessuale. Più tardi ancora, se essa non si interrompe, lo fa passare addirittura inavvertito. Alcuni uranisti affermano che in uomini già grandi o anche la maturi, la tenerezza, se essa fosse opportuna e consentita, continuerebbe a rallentare, a nascondere lo slancio sessuale, a disseminarlo fra tutti i sensi. Il rilassamento sessuale non sarebbe più un atto sessuale breve o vietato o difficile, ma sarebbe un’emozione cerebrale che si distilla più che gocciolare. Questi uranisti assicurano che la pace che i sessuali localizzati provano dopo aver raggiunto la voluttà, arriva per loro senza essere passata attraverso il cammino della voluttà fisica locale, e che questa pace è assolutamente comparabile con quella e comporta anzi una felicità in più. E questi sono uomini completamente virili, fallici, sensuali, e che hanno amato fisicamente e probabilmente ameranno ancora in questo modo. Non è dunque l’impotenza che li fa parlare così.

E non si tratta di una semplice amicizia. C’è o una paralisi della sensazione sessuale localizzata, o una decentralizzazione, perché questi uomini, mentre dura questa tenerezza diffusa non hanno rapporti sessuali né con uomini né con donne e non hanno il desiderio di onanizzarsi. Ma quando sono gelosi o vengono ingannati o pensano di esserlo, la sensazione sessuale locale si risveglia imperiosa.

Si darebbe una spiegazione alle passioni platoniche, fiammeggianti, e che comunque lasciano l’apparato sessuale quasi completamente quiescente, se si utilizzassero queste osservazioni. Si capirebbero le devozioni irresistibili e le imprudenze di certi uranisti. Essere casti quando amano o far durare tanto quanto il loro amore il rilassamento amoroso e l’esaltazione, ecco la loro aspirazione. Gli uomini la ostacolano, sia creandole impedimenti sia calunniandola, sia assimilandola a tutte le altre aspirazioni sessuali. La sua base è indubbiamente unisessuale, ma le sue soddisfazioni sono così disperse che sfuggono all’analisi e non si possono riconoscere.

La morale ufficiale inglese perseguita questa manifestazione, portata alla quintessenza, dell’uranismo con una pazienza e un odio inimmaginabili se non si conosce il terrore inglese di essere vittima di un’ipocrisia. L’ipocrisia intellettuale e sentimentale degli Inglesi (così fantasiosa, così inverosimile, così basilare per il loro protestantesimo e il loro agnosticismo, il Moloch al quale immolano i loro bambini e i loro atteggiamenti pubblici) li lascia molto sospettosi, paurosi tanto di apparire ingannati quanto di avere ingannato. Il giornalismo inglese e la letteratura corrente dimenticano solo raramente il possibile rischio di confondere l’uranismo casto con il comune cameratismo.

Ci sono dei momenti in cui questa ammirevole e pudica Inghilterra mi fa l’effetto di un giovane uomo (di un romanzo di Catulle Mendès) che non tralasciava mai di recitare le litanie della Vergine quando i suoi amici lo masturbavano o quando una donna lo riceveva.
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[1] Grazie al pudore e alla ragione l’amante ideale non accetta.
[2] Nota di Project: – Si tratta di una delle primissime volte in cui viene usata questa espressione: “eterosessuale curioso” che avrà in seguito molta fortuna.

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=5722

PRATICHE E FANTASIE OMOSESSUALI SECONDO RAFFALOVICH

Il capitolo di “Uranismo e Unisessualità” che Vi presento oggi, “Soddisfazioni sessuali”, esamina le pratiche e le fantasie sessuali degli omosessuali e cerca di spiegarne la genesi. Il coito anale non è sostanzialmente trattato. Raffalovich sostiene che è una cosa piuttosto rara tra gli omosessuali. Molto spazio è dedicato invece al sesso orale e alla masturbazione. Va sottolineato che oggi si tende a considerare masturbazione e onanismo come sinonimi. Raffalovich distingue un onanismo psichico, in cui la fantasia sessuale è lasciata libera ma non si arriva all’orgasmo, e un onanismo fisico, questo sì equivalente alla masturbazione, in cui invece si arriva all’orgasmo. È significativo che, secondo un modello già da lui sperimentato, Raffalovich usi paragonare e mettere sullo stesso livello comportamenti analoghi sia in campo omosessuale che in campo eterosessuale. Il brano riportato di seguito si conclude con un’analisi del significato degli odori nell’ambito della sessualità, l’argomento è trattato con i mezzi tipici della fine dell’800 ma non è privo di interesse.
Ma lasciamo la parola all’autore.
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SODDISFAZIONI UNISESSUALI

Non basta enumerare le diverse soddisfazioni unisessuali; solo il loro studio psicologico spiegherà come la sodomia estrema e criminale, il coito anale completo, il vero crimine contro natura (due o tre parole di cui ci si è tanto serviti a sproposito) risulti raramente compiuto dagli uranisti. Il coito anale attivo non presuppone affatto necessariamente la tendenza verso il maschio, e lo stesso discorso vale per un uomo che si lasci soddisfare da un fellator; mentre l’uomo che reclama che ci si soddisfi su di lui con il coito anale, o che rivendica la voluttà di praticare su un altro uomo la suzione peniena, è un invertito, quando non agisce esclusivamente per venalità, ambizione, riconoscenza, debolezza di carattere (non lottando contro l’affetto, l’ammirazione, le minacce, le promesse) o per inferiorità di età, o di classe, tutte cause degli atti più inverosimili.

Si sa che le donne sono completamente abituate a favorire o a sedurre i loro clienti o i loro amanti in questi due modi, per cupidigia, obbedienza, passività, o per gusto o per vanità. Tutte le donne che fingono di non soddisfarsi completamente se non lasciando che l’atto sessuale si compia al modo di Sodoma, o rivestendo il ruolo di Oscar Wilde,[1] probabilmente non dicono la verità; il desiderio di farsi pagare meglio, di stupire il cliente, di strangolarlo, di risparmiarsi una maggiore fatica e si tutelare anche lo stato stesso della loro salute o del loro corpo, le spingerebbe a parlare così. Ma anche scartando ed eliminando queste cause, è sicuro che per molte donne, soprattutto se amano l’uomo nel suo sesso, o un uomo in particolare, questi atti devono procurare loro un godimento complicato e violento paragonabile (anche se abbastanza inferiore) al godimento degli invertiti. Oscar Wilde è stato condannato a due anni di lavori forzati per questo genere frequente di sessualità.

Si dovrebbe spostare una parte della severità che ispirano gli atti unisessuali dirigendola su tutti gli uomini che praticano con le donne delle voluttà fellatrici o sodomitiche.

Lasciando da parte il coito anale, i rapporti unisessuali sono i seguenti: l’amor platonico di Platone, il platonismo intenso dei moderni, l’esaltazione virtuosa, lo stringersi le mani, gli accostamenti sentimentali, il braccio intorno al collo, alla vita, alle spalle, carezze timide, sfioramenti, baci da padre, da fratello[2] o da amante, baci sugli abiti più esterni con la stessa devozione che sulle pieghe più riposte del corpo nudo, baci privilegiati che si credono casti; notti passate insieme, all’aria aperta, o alla finestra, o in una camera, a parlare, quasi toccandosi, o in un letto;[3] il contatto di due corpi, il contatto non localizzato, la decentralizzazione della sessualità corporea, scopo dichiarato dell’amor platonico, cosa che lo distingue facilmente dall’amicizia; il coito perineale, tra le cosce, anteriore o posteriore; il coito tra le natiche, molto usato e che non bisogna sospettare di intenzione sodomitica; l’onanismo di uno da parte dell’altro, o dell’uno e dell’altro, o condiviso e reciproco, successivo o simultaneo, con tutti i preliminari, tutte le raffinatezze o senza nulla di tutto questo, semplicemente l’atto sessuale, senza carezze, senza parole, senza dichiarazioni, col il silenzio dopo e prima, – o anche questo stesso atto che diventa il momento definitivo di una grande possessione, equivalente al coito degli amanti eterosessuali appassionati; il coito orale, attivo o passivo, completo o incompleto; il contatto di un corpo nudo contro un corpo nudo con baci “di colomba”. – Interrompo qui la lista avendo indicato le principali soddisfazioni unisessuali. Le altre sono solo variazioni. Ho omesso tutti gli atti dettati dalla follia o dall’astinenza che conduce all’ossessione, il desiderio morboso di secrezioni o escrezioni, tutte le copromanie, che non appartengono né all’amore fisico, né alla dissolutezza, né al vizio. È un difetto delle osservazioni cliniche esagerare queste ossessioni, queste miserie, che si riscontrano sia negli eterosessuali che negli unisessuali malati o alienati.

Certi uomini sembrano cercare sempre uno o più di questi piaceri, sempre lo stesso o sempre gli stessi; altri li ricercano tutti, nello stesso periodo o successivamente; ma malgrado la complessità dell’argomento, è possibile, senza troppi dettagli, identificare delle differenze psicologiche e delle cause fisiche e sociali che spiegano questi diversi gusti.

Gli amori appassionati condivisi, che non finiscono platonicamente, dopo essere passati per le diverse fasi dell’amore-passione, si soddisferanno in un modo che dipenderà dalle circostanze esterne. Se i due uomini dispongono liberamente del loro tempo, passeranno la notte o le notti insieme e non faranno ricorso alla masturbazione[4] reciproca. Si ameranno certamente col massimo del contatto e con la maggiore comodità possibile, e secondo la loro costituzione fisica, la loro configurazione sessuale e l’influenza che l’una avrà sull’altra, le loro soddisfazioni avranno la semplicità di un contatto, di un allacciarsi, di una pressione voluttuosa dei due corpi, oppure si daranno ai coiti che preferiscono. E se provano l’uno per l’altro l’amicizia passione virtuosa, saranno gli amanti platonici scusabili, se non casti, secondo Platone. Se sono sensuali senza essere dissoluti, potranno benissimo lasciare perdere il coito orale: molti invertiti non lo trovano degno del loro amore, molti non ci trovano una voluttà naturale e spontanea.

Se non sono liberi, se non vivono soli né l’uno né l’altro, se sono sposati i vivono con degli amici, dei parenti, se per loro è impossibile isolarsi per un periodo lungo, soddisfarsi completamente, ripiegheranno su delle carezze più brevi, sulla masturbazione, sull’onanismo, in carrozza, in calesse, dovunque è possibile, quasi perfino nei luoghi pubblici, di giorno o di sera.[5] Se per caso si trovano per un po’ più di tempo in una camera o in una carrozza chiusa, uno di loro, esasperato dalle costrizioni sociali o domestiche, probabilmente praticherà il coito orale con passione; e questo sarà probabilmente per l’uno o per l’altro o per entrambi, l’inizio di un ardore durevole per questo genere di sessualità, attiva o passiva o mutua. Saranno le difficoltà della vita sociale che avranno insegnato ad uno di lor o a tutti e due a cercare il coito. È stato scritto che la suzione peniena è il modo abituale della soddisfazione unisessuale, ma solo l’amore delle categorie può continuare a farcelo credere, perché tutti i modi unisessuali dipendono da una quantità di circostanze. L’amore contrastato spinge a tutto proprio come la lussuria libera di agire.

Questi appassionati, questi innamorati, desidereranno con trasporto di procurarsi più tempo per loro, di passare delle ore, delle notti, una notte, insieme, e questo desiderio potrà portarli alla loro rovina, potrà far fare loro delle imprudenze crudeli; oppure alla lunga si separeranno, cercheranno o troveranno un altro amico più libero o il cui genere di vita gli permetta certe ore li libertà e di isolamento. Sto parlando qui di uomini che rispettano le decenze della vita, che non andrebbero mai con un prostituto, che si guardano bene dall’entrare nella cricca unisessuale del miglior mondo aristocratico, e che se ne guardano a seconda dei casi, per non compromettersi, per non compromettere i loro amici, o per sdegno e disgusto. Si vede chiaramente quanto la loro “virtù” assomiglia a quella di una donna di mondo sposata, e i loro rapporti assomigliano agli adulteri mondani. Essi si interessano anche a un romanzo come Peints par eux-mêmes, di
Paul Hervieu,[6] nel quale si trovano rappresentati.

Questi unisessuali considerano la costanza e le fedeltà come un modo per riscattare ciò che ci può essere di reprensibile nel loro amore; simili in questo agli eroi e alle eroine di Hervieu. Ed hanno verso gli unisessuali che amano sempre e chiunque, lo stesso disprezzo che ha la donna che ha un marito o un amante verso quelle verso quelle che ne hanno parecchi tutti in una volta.

Gli incostanti, i capricciosi, i leggeri, se maturano, hanno spesso una soddisfazione speciale. Spesso il loro genere di soddisfazione varia a seconda del tipo fisico, della casta, dell’età dell’altro, dell’amato o dell’amante. Coi bei soldati, con gli uomini di classe inferiore, ci sarà quello che è possibile fare all’angolo della strada, all’ombra di un parco, in una folla compatta, cioè una mano complice, una mano esploratrice.[7]

Con gli uomini del loro mondo, o della classe sociale vicina, ma al di sotto della loro, ci sarà probabilmente di più o una cosa diversa. L’ora, il momento e l’occasione decidono quando la sessualità è più legata alla sensualità che all’affetto. Se hanno la possibilità o il coraggio (che deriva dall’abitudine ancora più che dal desiderio fisico) di isolarsi sufficientemente con un soldato o con un uomo del popolo, dopo essersi accertati del suo stato di salute, potrebbero bene praticare su di lui il coito orale, per desiderio di sedurre, per vanità, per procurargli un piacere nuovo, un piacere che le donne che non sono troppo costose o troppo a buon mercato non gli hanno procurato o non gli procurerebbero. Il coito orale è uno dei modi di persuasione dell’unisessuale nei confronti dell’eterosessuale; e più di un eterosessuale si è lasciato conquistare da questo. Il coito orale può diventare un’abitudine, una mania per l’unisessuale, un bisogno sessuale e cerebrale che gli è necessario per eccitarsi. Altri si dedicano a questo esercizio per convincere il loro compagno (quando non è stato brutalmente comparto) a restituirgli l’equivalente della loro compiacenza.

In questo modo, il coito orale degli appassionati che può essere il risultato della costrizione sociale, quando è praticato dai dissoluti è al contrario il risultato della loro libertà e della loro licenza. I primi lo adottano per avere una compensazione, come un simbolo della loro devozione, della loro servitù; i secondi per eccitarsi.

Onanismo e masturbazione. –

Il ruolo dell’onanismo e della masturbazione è tra i più difficili da caratterizzare. I danni fisici dell’onanismo dei puberi sono stati molto esagerati e probabilmente esistono soltanto nei depravati, nei viziosi, nei malati, negli squilibrati. L’onanismo dei sobri e dei temperanti non può essere più pericoloso per un uomo di buona costituzione fisica, degli altri piaceri sessuali. Per quanto riguarda l’aspetto intellettuale e morale, la questione si complica. Io parlo degli onanisti sensati, le cui soddisfazioni sessuali non sono troppo ripetute o legate a una mania o a una malattia.

Una volta passata la lascivia giovanile, il loro onanismo ha un lato psichico e cerebrale molto importante. Il momento stesso dello spasmo a loro non basta, non li interessa abbastanza, lascerebbe loro troppe delusioni senza una impalcatura romantica.

Alcuni si immaginano degli incontri con delle persone che hanno visto durante la giornata e si inventano dei casi fortunati, molto sentimentali, ma che portano a qualsiasi tipo di soddisfazioni, con degli individui giovani o maturi, a seconda delle inclinazioni di spirito dell’amante solitario. Altri hanno il desiderio di dare agli altri i piaceri che provano essi stessi, ed è così che il masturbatore che ha cominciato solamente per lo spasmo, senza immaginarsi un essere femminile o maschile, può andare a finire nell’unisessualità, nella passione di masturbare gli altri.

Quelli che onanizzandosi (questi si masturbano meno di quanto non si onanizzino: si è troppo confusa la masturbazione con l’onanismo) pensano soprattutto al piacere di un essere immaginario, al punto che essi si illudono di sentirlo accanto a loro; se se ne presenta l’occasione, possono arrivare alla passività, all’offerta delle voluttà callipigie,[8] alla suzione peniena, ma senza provarci gusto, o in tutti i casi senza perdere il gusto dei piaceri attivi, perché la solitudine, sdoppiandoli, avrà
insegnato loro dei desideri doppi: sono questi gli unisessuali docili ma esigenti.

Quelli che onanizzandosi pensano soprattutto al loro piacere, reclameranno invece, quando l’occasione si presenta, tutte le soddisfazioni attive complete possibili.
Alcuni individui, abbastanza freddi o abbastanza robusti fisicamente e sessualmente hanno soprattutto bisogno dell’eccitazione di un altro (sia essa vista o sentita o vivamente immaginata o indovinata) per eccitarsi.

Qualche volta è meno la freddezza fisica che la pudicizia o il pudore o il rifiuto morale, che svanisce davanti al godimento di un altro. Per i più freddi ancora, i più stanchi o più impotenti, l’eretismo dell’altro è sufficiente, li turba e li soddisfa.[9]
Altri amano le tenerezze malaticce, impotenti e profonde, i baci di eunuchi, le voluttà che non finiscono mai, e si credono molto casti e molto serafici.

L’onanismo fisico (molto confessato e molto incriminato), la contemplazione sensuale, congiunta all’immaginazione sentimentale, consolidano le tenerezze erotiche (platoniche o altre). Molti invertiti guardano con attenzione gli uomini o gli adolescenti grandi che passano per la strada o che vedono al teatro, nel mondo, e ne conservano uno nella loro immaginazione per evocarlo senza fretta, per mescolarlo a delle fantasticherie di cui egli sarà l’elemento interessante, l’eroe.

Che queste fantasie, sia di giorno che di notte, non scivolino mai dall’onanismo psichico all’onanismo fisico, come qualcuno pretenderebbe, non sta a me negarlo o affermare il contrario. Ma anche ammettendo l’onanismo esclusivamente psichico negli individui continenti o molto sobri, che conducono una vita ascetica o che vivono con una donna per prudenza o per dovere, o che hanno abbastanza volontà per resistere, bisogna riconoscere che l’onanismo fisico di tutti gli invertiti che non sono dei bruti deve essere più o meno unito all’onanismo psichico. Il coito con una donna è per loro probabilmente il punto culminante dell’onanismo fisico, meccanico.

L’odorato e l’unisessualità.

Molti uomini trovano sgradevole l’odore della donna mentre il sudore di un uomo sano e pulito per loro è attraente, gradevole o indifferente.

Ci sono uomini che non hanno mai avuto rapporti con altri uomini, che hanno delle amanti e le amano, e che nonostante tutto non amano l’odore particolare della donna quando questo odore si manifesta in modo sensibile. Ci sono pochi studi conosciuti sulla precocità dell’associazione tra odorato e sessualità.

Si capisce facilmente che un ragazzo o un giovane uomo invertito che si ricorda l’odore del suo copro in alcune crisi sessuali solitarie, associa il profumo maschile con i piaceri sessuali. Le emozioni erotiche (anche quelle severe e caste) si manifestano attraverso una intensificazione e una modificazione delle secrezioni, del sudore, per esempio, i sentori così prodotti agirebbero come auto-afrodisiaci, e ritrovati, percepiti in un altro, sveglierebbero e ricorderebbero delle emozioni erotiche.

L’argomento non è più scabroso di un altro, ma lo si è spesso trattato con quella disinvoltura e con quella superficialità che si riserva agli argomenti scabrosi. Così non si è ancora osservato e compreso sufficientemente se anche nei loro rapporti con le donne molti uomini non si lascino esaltare dall’odore del loro proprio corpo.

Gli onanisti, i masturbatori, lo si capisce, man mano che il loro senso olfattivo si raffina e diventa iperestesico, si innamorano naturalmente di più degli odori maschili, così numerosi, misteriosi e diversi. Ho sentito dire ad un osservatore di se stesso che ogni individuo che lo interessava era rappresentato più vivamente, per lui, da due elementi: la temperatura e l’odore.

Ci sono degli uomini così nervosi che hanno talmente abusato della sessualità o che si sono così staccati da essa, che dicono di essere sensibili al sentore di ciascun individuo. San Filippo Neri, il fondatore degli Oratoriani, distingueva a quanto hanno raccontato, la castità virile dall’odore del corpo. Gli antichi, che sapevano che lo stesso corpo ha parecchi odori diversi , avevano differenti profumi per le diverse parti del corpo.

Altri personaggi molto seri, che non sono mai stati accusati o sospettati di inversione, hanno descritto l’intossicazione prodotta su un uomo normale dal sudore di uomini ben portanti e poco vestiti.
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[1] Praticava la suzione peniena e pagava dei galoppini che si lasciavano adorare in questo modo.
[2] Nei romanzi tedeschi gli uomini si abbracciano sulla fronte, sulle guance, sulla bocca, seguendo la gradazione dell’amicizia: e questi tre baci si danno in pubblico. Nel libro dell’amicizia di Paul Heyse, un giovane uomo non permette al suo casto amico che gli ha salvato la vita di abbracciarlo, perché, essendo stato un ragazzo molto bello e giovane, aveva ricevuto troppe carezze.
[3] Dormire nel letto dell’amato, con carezze, ma senza atti sessuali, è lo scopo fisico dell’amor platonico secondo Platone. Secondo lui, alcuni atti sessuali molto distanziati, sono degli errori deplorevoli ma non criminali.
Alcuni seri Inglesi, hanno citato, in riviste inglesi serie o in libri seri, che si lascia che nelle raccolte di brani scelti sia inserito anche il brano di Walt Whitman, l’Americano, sulle delizie di condividere il letto dell’amico. Nel processo Wilde, uno dei suoi giudici ha dichiarato apertamente che sulle persone di buona educazione, che per la loro condizione economica potevano avere letti separati, e dormivano insieme per loro scelta, non si poteva che giungere alle conclusioni più severe, affermando la loro unisessualità. Questa è l’opinione che sembra predominare in Inghilterra.
Sarebbe interessante studiare il cambiamento dei nostri costumi che questo punto di vista indica. In altri tempi, nel medioevo, gli uomini dormivano insieme nudi. Più tardi, nell’ultimo secolo, nessuno si vergognava di avere dormito con un uomo, amico o sconosciuto. Goethe e Lavater hanno dormito più di una volta nello stesso letto. L’amor platonico casto ricerca la notte con l’amico amato, mentre l’amicizia più appassionata si accontenta di sopportare pazientemente questo accostamento quando le circostanze lo comportano. Oggi il pudore (parlo soprattutto dell’Inghilterra, ma accade probabilmente lo stesso negli altri paesi) è tale tra noi che gli uomini fanno finta (a meno che non si fidino di colui al quale stanno parlando) di credere che un uomo deve preferire dormire completamene vestito sul pavimento che sotto la medesima coperta con un amico d’infanzia. Se ci si occupasse seriamente di questa questione, si arriverebbe a degli approfondimenti molto importanti. Questa delicatezza, questa pudibonderia moderna, contribuisce all’inversione tanto quanto la promiscuità di altre epoche. Tutto quello che è proibito con sottigliezze esagerate, tutto quello che rende più suggestiva un’azione che non ha in sé niente di reprensibile, tutto quello che separa con enfasi due persone dello stesso sesso, come tutto quello che le avvicina troppo, agisce sulle giovani immaginazioni.
La letteratura inglese non è ancora così delicata come sono delicati gli Inglesi e le Inglesi, e i poveri bambini sono spesso colpiti da questa carenza.
[4] Vorrei riservare la parola onanismo per tutti gli atti sessuali che non sono né della masturbazione né un coito qualsiasi. Sembra che (preso in questo senso) l’onanismo risponda all’ideale di molti uranisti perché non imita in nulla un’unione con una donna.
[5] Un uomo timido o prudente, anche invertito, non potrebbe immaginare tutto quello che succede.
[6] Nota di Project: – Paul Hervieu (1857-1915), accademico di Francia dal 1900, scrittore e commediografo di successo, scrive nel 1893 il romanzo epistolare “Peints par eux-mêmes”.
Paul Hervieu, come ha detto Jules Lemaître [Les Contemporaines. Études et portraits littéraires (1888-89)] “è il pittore più realistico di quello che si chiama il mondo, ma dato che il mondo è in fondo un harem libero, sparso, nascosto, inconfessato, la vernice della vita cosiddetta elegante deve per forza ricoprire delle sorde brutalità.”
“Eccelle nel dipingere queste eleganze e nello stesso tempo i vizi che si nascondono sotto questo grazioso decoro. Ha reso a meraviglia il contrasto che esiste tra la superficie luccicante e lo sfondo cupo, in questa società che vive per le corse, le acqueforti e le prime. Lui non si scompone, Dipinge soprattutto i soggetti attraverso loro stessi senza declamazione e senza insistenza… Peints par eux-mêmes (frode, aborto, ricatto, suicidio, amori sfrenati; ma la faccia è salvata perché la nobile vedova non ha visto e non ha capito niente.)”[ Romans à lire et romans à proscrire – Louis, Abbé Bethleem, Ligaran.]
[7] Ci si può ricordare dei pantaloni che hanno delle aperture al posto delle tasche, che sono state trovati presso Alfred Taylor (nel processo a Wilde).
[8] Nota di Project: – Delle belle natiche.
[9] Si veda nelle confessioni di Arthur W… , in Legludic: Attentats aux mœurs.

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OMOSESSUALITA’ COME CULMINE DI UNA NEVROSI ETEROSESSUALE

Nel breve capitoletto di “Uranismo e Unisessualità” di Raffalovich dedicato all’affettività omosessuale come culmine di una nevrosi eterosessuale, l’autore riporta l’ultima parte del capitolo IX di “À Rebours” di Huysmans.

Raffalovich ritiene che se Des Esseintes fosse stato meno nevrotico avrebbe portato avanti una relazione con un ragazzo che aveva incontrato per strada e che era durata per qualche tempo.

Ma parlare di Des Esseintes come di uno che non prosegue un legame omosessuale solo perché è fortemente nevrotico, significa non tenere conto del fatto che nel capitolo VI del romanzo è presentato un episodio che lascia molto perplessi su qualsiasi ipotetico sentimento omosessuale del protagonista.

Des Esseintes incontra per strada un ragazzo sedicenne, Auguste, di bassa condizione sociale, che lo ferma perché aveva finito gli zolfanelli e non poteva accendere una sigaretta, quell’incontro lo porta a costruire rapidamente un progetto su quel ragazzo: lo vuole corrompere per trasformarlo in un ladro se non addirittura in un assassino, lo porta in un bordello di alto livello, e lo lascia agli abbracci delle prostitute, mentre lui si trattiene a parlare con al tenutaria.

La donna pensa che il ragazzo sia il divertimento segreto di Des Esseintes ma lui la lascia di stucco esponendole il suo piano per fare del ragazzo un delinquente. Il ragazzo deve abituarsi alle prostituite di alto bordo che poi non potrà pagarsi e quindi per non staccarsi dalla casa di appuntamento sarà spinto a rubare e, se necessario, anche ad uccidere.

Des Esseintes si mette d’accordo con la tenutaria perché per tre mesi il ragazzo possa frequentare quel posto una volta ogni quindici giorni, poi quando il ragazzo scende di nuovo in sala lo saluta e i due non si vedranno più.

Des Esseintes si aspetta, col tempo, di trovare notizie di Auguste sulle pagine della cronaca nera, ma non accade niente di simile: forse la tenutaria si è presa per sé il denaro, o forse una della ragazze si è innamorata del ragazzo e gli ha permesso di soddisfarsi a suo piacimento senza pagare. Resta solo che il piano di Des Esseintes è fallito.

Il tentativo di corrompere Auguste dimostra che Des Esseintes è del tutto incompatibile con l’omosessualità; le sue azioni manifestano un disprezzo di casta verso Auguste. Nessun omosessuale avrebbe agito in un modo simile.
Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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Affettività unisessuale, punto culminante della sentimentalità di una nevrosi eterosessuale

“Un giorno che passeggiava solo sul viale Latour-Maubourg rimasticando fra di sé la sua nausea, fu avvicinato nei pressi degli Invalidi da un adolescente che lo pregò d’insegnargli la via più corta per recarsi in Rue de Babylone.
Des Esseintes gliela indicò; e, siccome era diretto anche lui da quelle parti, fecero insieme un tratto di strada.

“Allora” insisteva colui camminandogli a fianco “allora lei crede che se prendessi a sinistra la farei più lunga. Eppure m’avevano detto che tagliando pel viale scorcerei.”

La sua voce era supplichevole, timida; sommessa insieme e carezzevole. Sorpreso da quella insistenza, Des Esseintes lo guardò meglio.

Pareva scappato di collegio; indossava una giacchetta strimenzita di lana scozzese che, oltrepassando di poco le reni, gli modellava le anche ed i calzoni aderenti; il colletto rovesciato s’apriva su una cravatta a sboffo, d’un blu chiaro a vermicelli bianchi, di foggia La Vallière. Aveva in mano un libro di scuola, rilegato in cartone, ed in capo una bombetta scura a falde piatte.

Il viso era inquietante; pallido e tirato, abbastanza regolare, incorniciato da lunghi capelli neri, lo illuminavano dei grandi occhi umidi cerchiati, vicini al naso punteggiato di rossori; sotto cui si schiudeva una bocca piccola, ma di labbra carnose, segnate in mezzo da un solco come ciliegie.

Si fissarono in faccia un minuto; sotto lo sguardo dell’altro, l’adolescente abbassò gli occhi e gli si fece più presso. Presto il suo braccio sfiorò quello dell’uomo, che rallentò il passo e prese ad osservare pensoso l’andatura dondolante dell’altro.
E dal casuale incontro era nata una diffidente amicizia che si protrasse per mesi.

Des Esseintes ancora adesso non poteva pensarci senza fremere, mai egli aveva subìto un più attirante e dispotico ascendente; mai aveva conosciuto rischi come quelli; mai s’era sentito più dolorosamente appagato. Dei ricordi erotici che lo assediavano nella solitudine questo era il più pungente. Per esso tutto il lievito di perversità che può in sé contenere un cervello sovreccitato dalla nevrosi, fermentava; e per crogiolarsi in quei ricordi, in quella dilettazione morosa come i teologi chiamano questo rimuginare vecchi obbrobri, egli mescolava alla rievocazione fisica ardori mistici, ravvivati dall’antica lettura dei casisti, dei Busembaum e dei Diana, dei Liguori e dei Sanchez, dov’essi trattano dei peccati contro il sesto ed il nono Comandamento.

La religione facendo nascere in quell’anima che essa aveva cresciuto e predisposta forse da un’eredità che datava dal regno di Enrico III, un ideale trascendente, v’aveva pure fatto fermentare l’illecito ideale della voluttà; ossessioni libertine e mistiche che confondendosi insieme, gli assediavano il cervello assetato d’una perenne brama di fuggire alla volgarità, di perdersi, lontano dalle consuetudini consacrate, in estasi nuove, in crisi celesti o maledette, del pari spossanti per la dispersione di fosforo che portano seco.

Ora egli usciva da quelle fantasticherie annientato, spezzato, quasi boccheggiante; ed accendeva lampade e candele, s’inondava di luce, nella speranza di percepire così meno distintamente che al buio, il batter sordo, persistente, intollerabile delle arterie che gli pulsavano frenetiche sotto la pelle del collo.” (Joris-Karl Huysmans – À Rebours [ – Traduzione di Camillo Sbarbaro – Fine del capitolo IX.])

Se Des Esseintes fosse stato meno nevrotico, meno malato, avrebbe probabilmente continuato ad amare il suo “amico” o ne avrebbe amato un altro. Ma non si creda che sia stata la sua nevrosi a creare quel rapporto, se mai la sua nevrosi l’ha interrotto.

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ISOLAMENTO E SEDUZIONE OMOSESSUALE – BIRIBI

“Biribi”, ossia il titolo dato da Raddalovich al capitoletto di “Uranismo e Unisessualità” che Vi presento oggi, richiede qualche chiarimento: è il titolo del secondo romanzo di Geoges Darien (1862-1921), un libro sostanzialmente autobiografico.

Darien perde la madre da bambino ed è educato da una matrigna rigidamente cattolica che gli ispirerà, per reazione, l’anticlericalismo radicale dell’età adulta.
Entra nell’esercito il 16 marzo del 1881, pochi giorni prima di compiere 19 anni, ma il 23 maggio del 1883, da poco ventunenne, è accusato di insubordinazione ed è condannato a trascorrere 33 mesi in un campo militare di disciplina nel sud della Tunisia, questo campo era detto “Biribi” nel gergo dei soldati.

L’esperienza di quei 33 mesi porterà Darien 26enne, nel 1888, a scrivere un romanzo (“Biribi”, appunato), sulla base dei suoi ricordi personali, ma l’editore lo pubblicherà solo nel ’90, perché il libro, a parte l’omosessualità, metteva in evidenza i modi di procedere violenti e arbitrari dell’esercito francese, sostanzialmente sconosciuti all’opinione pubblica e quindi era potenzialmente in grado di suscitare uno scandalo e il conseguente sequestro del libro stesso.

La finalità del campo di punizione era in teoria quella di ricondurre comunque il soldato alla disciplina militare, ma nella realtà i militari subivano abusi e violenza sia fisica che psicologica di tutti i generi.

Ovviamente l’omosessualità dei soldati francesi rinchiusi nel campo di disciplina non si poteva ridurre solo ad uno sfogo fisico ma rappresentava qualche volta una vera ricerca d’amore e di attenzione in una condizione in cui l’omosessualità poteva rappresentare l’unico barlume di umanità per ragazzi richiusi per lunghi periodi in condizioni di brutalità e di totale privazione affettiva.

Il dott. Saint-Paul (“Dr. Laupts”), come chirurgo dell’esercito che ha servito a lungo in Africa testimonia (come anche Rebierre nel suo Joyeux et demifous) la frequenza dell’omosessualità tra i battaglioni africani dell’esercito francese (Dr. Laupts, L’Homosexualité, 1910, pp. 413, 420.). Havelock Ellis, nel suo trattato “Inversione sessuale”, riporta un’ampia testimonianza sulla omosessualità tra i militari, alla quale faccio rinvio (“Inversione sessuale” Edizione online della Biblioteca di Progetto Gay, pp. 29-31: http://gayproject.altervista.org/inversione_sessuale.pdf)

I gay della mia generazione, nel leggere i brani del libro da Darien, citatati da Raffalovich, si ricorderanno probabilmente di brani per parecchi aspetti analoghi che hanno letto nei romanzi Jean Genet. Non voglio qui aprire un discorso su Jaen Genet, che richiederebbe approfondimenti seri e spazio adeguato, mi limito a sottolineare l’aspetto epico e anche romantico dell’omosessualità presente sia in Genet che in Darien.

Invito il lettore a leggere anche le note, man mano che procede nella lettura del testo, che non è sempre immediatamente comprensibile.

Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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A Biribi – Isolamento e Seduzione

La seduzione di un eterosessuale per noia, isolamento, lussuria, è violentemente descritta in Biribi, un Romanzo di Geroges Darien.

Quello che è notevole in questo romanzo è la contraddizione tra la rivolta che precede l’unisessualità e la passione d’amore che la segue. A priori ci si aspetterebbe piuttosto il contrario.

“Ah! Sì, vorrei che si nascondessero, gli infami che, vicino a me, si prestano alla soddisfazione dei desideri che la mancanza di donne ha sovreccitato. Vorrei che si nascondessero perché è già da molto tempo che il mio sangue ribolle in loro presenza, e sono stato colto, troppe volte, dal desiderio terribile di ucciderli o di amarli. Non vedo più loro, non è più la loro fisionomia che guardo con sdegno; sono le intonazioni femminili che io vado cercando nella loro voce, sono i tratti femminili che spio in modo febbricitante – e che scopro – sui loro volti; sono facce di donne appassionate, profili di innamorate che io ricavo da queste figure la cui ignominia viene meno.”

“Questa cristallizzazione [concentrazione della passione amorosa] infame mi riempie di una gioia acre che mi distrugge.”

“Oh! I sogni che faccio, sonnambulo lubrico, in queste interminabili giornate in cui il mio corpo si infiacchisce a poco a poco sotto l’azione dell’idea che mi turba! Oh! Le allucinazioni che mi stringono in queste notti senza sonno …, queste notti piene di accessi frenetici, di speranze ardenti, di convulsioni dolorose, di attese insensate e di ansie angosciose, in cui il mio cuore cessa di battere improvvisamente a un minimo soffio di vento come se fosse un sussurro d’amore, in cui mi sorprendo, trasalendo di vergogna, a tendere le mie mani tremanti di desiderio verso i pagliericci dove i pallidi raggi della luna, penetrando la tela, mi facevano intravedere nei copri distesi dei dormenti della libidinose escrescenze.”

“Ah! Non voglio proprio cedere alla tentazione! Qualsiasi cosa, piuttosto… In fede mia, sì, qualsiasi cosa! Sono sceso al burrone dove passano gli asini che il mio vicino chiama suoi marmocchi, e ho fatto la corte anche io a mademoiselle Pelle d’Asino[1] … Sarebbe stato lo stesso fermare la mia sete con l’aceto.”

“Adesso è finita … sono preda del sogno malsano … Vedo una cosa sola, … qualcosa di mostruoso, di vago, di innominabile, il brutto risultato della fantasia infame: due cosce aperte e nell’allargarsi attraente del compasso di carne, il vuoto senza forma, senza nome, la cosa qualsiasi, ma vivente, intelligente, umana, consolante, la sola che può dare soddisfazione … Chi mi strapperà davanti agli occhi questa immagine che mi esaspera, questa i greca di carne…”

“Non ho un uomo di fatica, me ne serve uno. – Sergente, non ho un uomo di fatica. – Te ne scelgo uno, il primo che uscirà dalla sua tenda. Gabriele. Vieni qui…”

“Resto incollato al mio posto, Gabriele, Lui! Lei! … e all’improvviso sento le mie mani che si gelano, tutto il sangue che mi ritorna al cuore. Lui mi ha appena guardato sorridendo …”

“Lo adoro…”
“Ah! Se potessi passarli qui in questo modo i nove mesi che mi restano da fare…!”

Quest’uomo, evidentemente, non reclamava solamente lo spasmo dell’onanismo, della masturbazione, della bestialità, della sodomia, ma qualcosa di umano, di appassionato, di amoroso. Tra tutti quelli che in circostanze simili non si sono accontentati né di se stessi, né di Pelle d’Asino, alcuni di questi appassionati che non lo sono solo fisicamente, che hanno resistito e lottato, che cosa sono diventati dopo, hanno potuto tornare completamente alla donna? Mi sembrerebbe che quelli che hanno preso il maschio semplicemente, senza dare alla cosa troppo significato, solo per rimpiazzare la donna assente, hanno avuto meno difficoltà a dimenticarsi di questi intermezzi sessuali; ma quelli nei quali una cristallizzazione amorosa si è formata intorno al maschio, che cosa diventeranno? Lo si indovinerebbe se non lo si sapesse già. Acquisteranno un certo grado di inversione, dopo il massimo, l’uranismo acquisito, l’inversione acquisita, fino ad un minimo: delle velleità unisessuali persisteranno malgrado la loro eterosessualità riconquistata.

Si piange ancora nel sonno,
a Biribi.
A Birbi si respira affannosamente,
si respira così quando si è eccitati.
La notte si sente il maschio urlare,
il maschio che non avrebbe creduto
che un giorno sarebbe stato forzato a conoscere
la signorina Bibi,[2]
perché prima o poi bisogna stare
a Biribi [3]

Dopo tutto, non bisogna forse fare un po’ di spazio anche per l’ideale, in quelli che non si accontentano come gli altri della masturbazione e dell’onanismo? Non cercano forse un affetto, una consolazione più che un piacere? Non cercano forse la devozione e la sincerità? E la trovano, si sa.
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[1] Il testo usa il termine “mômes” (marmocchi) tipico del gergo familiare. Dire che “gli asini sono i miei marmocchi” indica che chi lo dice ha avuto rapporti sessuali con un’asina. Peau-d’Âne è il titolo di una fiaba francese, una versione della quale si deve a Perrault. Peau-d’Âne è un bellissima principessa che, per sfuggire ad un possibile incesto, fugge dal regno di suo padre coperta soltanto di una pelle di asino. La fiaba ha molte analogie con la storia di Cenerentola, ma l’espressione Peau-d’Âne, qui usata, indica che nei rapporti con l’asina ci si poteva immaginare, paradossalmente, che sotto la pelle dell’asino ci fosse una bellissima principessa.
[2] “Conoscere mam’zelle Bibi” è espressione gergale che significa essere omosessuale.
[3] Bruant. [Canzone di Aristide Bruant, 1891 dedicata a Biribi.]

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SEDUZIONE DI UN ETEROSESSUALE DA PARTE DI UN OMOSESSUALE

Il capitolo di “Uranismo e Unisessualità” che Vi presento oggi è tratto integralmente dal “Romanzo di un invertito nato”, un documento molto interessante, in pratica una lunga confessione che un omosessuale italiano 23enne fece a Zola sperando che questi ne facesse un romanzo di successo. Zola, temendo le reazioni del pubblico e della critica (a quanto lui stesso sostiene) o forse per più profonde ragioni legate a una celata omofobia, si limitò a trasmettere il testo ad un suo amico medico, che lo fece pubblicare negli Archivi di antropologia criminale.

Il testo del capitolo di Raffalovich è un condensato della narrazione contenuta nell’originale. A Raffalovich interessa fare risaltare, attraverso la lettura, l’assoluta superficialità della seduzione del ragazzo eterosessuale da parte dell’“invertito nato”. La storia tra i due, in apparenza una vera storia d’amore, termina non solo nella banalità ma in un modo allo stesso tempo tragico e squallido. Il giovane militare sedotto, che sembrava essere destinato a diventare il compagno inseparabile del suo seduttore, viene ucciso da un suo commilitone per questioni banali inerenti al servizio e il suo vecchio seduttore non dà nemmeno molto peso a quella morte, che ormai non lo interessa più. La storia dimostra una terribile mancanza di senso morale da parte dell’”invertito nato” che è volubile e sostanzialmente disinteressato alle persone, anche a quelle che sembravano aver suscitato in lui il massimo dell’entusiasmo.

Mi sono sempre chiesto quanto, nell’ambito di un rapporto affettivo-sessuale, sia riferibile ad una forma di vero amore per l’altro o l’altra come persona, nella sua realtà umana, nelle sue debolezze, nella sua libertà, e quanto sia invece dovuto solo all’idea di sentirsi protagonista di un sostanziale monologo, in cui l’altro o l’altra sono solo comparse, che contano perché recitano un ruolo, e in quel ruolo potrebbero essere benissimo sostituiti da altri. La brevità delle relazioni affettive dei nostri tempi sembra indicare che il peso dei legami affettivi profondi è in realtà assai ridotto. È proprio per questo che il senso di frustrazione è così comune.

In ogni caso, con buona pace di Raffalovich, il racconto dell’”invertito nato” non è certamente il modello, almeno a livello teorico, di un rapporto tra un etero e un gay, Vorrei aggiungere che la vera causa del cinismo dell’”invertito nato” verso il suo ex-amante andrebbe ricercata in territori che hanno poco a che vedere con la sessualità, e cioè nella grande differenza di rango sociale tra i due, differenza che nell’800 rappresentava quasi una differenza ontologica.

Mi sono chiesto se possano ancora oggi trovarsi forme di seduzione analoghe a quelle descritte in questo capitolo, onestamente credo di no. Seduzioni di un eterosessuale da parte di un omosessuale sono pensabili, e accadono realmente, solo se l’omosessuale è ricco, o potente e se l’eterosessuale è un arrampicatore sociale, ma in casi del genere, anche se si parla impropriamente di seduzione di un eterosessuale da parte di un omosessuale, bisognerebbe parlare di una corruzione reciproca, perché assegnare all’eterosessuale arrivista e interessato il ruolo della vittima è oggettivamente molto riduttivo. Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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Seduzione di un eterosessuale da parte di un invertito

Testo preso dall’autobiografia di un invertito effeminato comparsa negli Archivi di antropologia criminale. Si noterà la differenza di casta sociale, la leggera differenza di età (l’invertito è più giovane) e l’ardore amoroso del seduttore che facilita o rende possibile la caduta di un giovane uomo onesto.[1]

“Mi sentivo pieno di amicizia per questo ragazzo che faceva così tristemente il suo dovere, era sobrio e usciva poco. Ma io non avevo comunque nessun desiderio su di lui e non pensavo che avrebbe mai avuto la capacità di capirmi. Spesso la sera mi sedevo al suo fianco e mi piaceva fargli raccontare qualche cosa del suo paese, della sua vita di prima, della sua famiglia. Non aveva madre e suo padre aveva avuto parecchi figli da un’altra donna e questo lo aveva spinto a continuare la vita militare. Suo padre era un piccolo impiegato che gli aveva dato una qualche educazione.”

“Cominciai via via a sentirmi sempre più compiaciuto della sua compagnia provai molto presto per lui la più tenera amicizia. Lo invitavo molte volte a venire al teatro con noi e questo non parve contrariare i miei compagni che avevano anche loro simpatia per questo ragazzo. Venne anche a cena con noi qualche volta ma si mostrava sempre molto freddo e riservato. Aveva molti compiti da svolgere e la sera, la maggior parte delle volte, era così stanco che preferiva non uscire dalla caserma. Avrei voluto offrirgli del denaro ma temevo che non lo avrebbe accettato.”

“In poco tempo non potei più fare a meno di lui e cercavo tutte le occasioni per essere gentile con lui. Mi accontentavo di toccare la sua mano e di passare qualche volta la mia sulla sua testa che era bella e seria, con i capelli fini, lisci, castano scuro. Notavo e ammiravo la bellezza dei suoi denti e della sua piccola bocca ornata, ma non nascosta, da piccoli baffetti castani. Rivedevo in lui tutti i miei eroi favoriti, quando lui passava con la sua bella uniforme nera e gialla su un bel cavallo, io lo paragonavo ad Ettore o ad Achille.”

“Ero geloso di lui ma mi piaceva fargli raccontare le sue avventure di guarnigione e i suoi amori passeggeri. Benché dotato di un fisico notevole, non andava a cercare donne se non al massimo due volte al mese perché erano molto care e lui aveva poco denaro.”

“D’altra parte si corrompeva poco con donne e amori, essendo stato sotto le armi dall’età di diciassette anni, aveva poco tempo libero per raffinare i suoi sensi. Io invidiavo furiosamente tutte le donne che, anche una sola volta, avevano tenuto nelle loro braccia e avevano reso felice questo bel ragazzo che io consideravo adesso come un dio! Avrei dato tutta una vita di gioie per poter avere questa soddisfazione almeno una volta.”

”E poi non avrei mai osato dirgli una parola di tutto questo. Sarei morto di vergogna prima di aver finito l’orribile frase. Ma quello che doveva succedere successe. Una sera noi eravamo stati a cena tutti insieme e il nostro amico era della partita. Tutti avevano bevuto e molto. Al rientro agli alloggi parecchi di noi si sentirono ignobilmente male. I soldati non dormivano con noi ma in una sala vicina. I nostri otto o dieci letti si perdevano nell’immensità della sala buia, illuminata da una piccola lampada che si spegneva nel mezzo della notte.”

“Noi eravamo più o meno eccitati e i nostri giochi chiassosi si prolungarono parecchio prima della notte. Il furiere, che dormiva in una piccola camera vicina, ubriaco fradicio anche lui, ronfava in modo orribile. Il mio letto era nell’angolo più scuro di fronte a quello di un giovane sottufficiale che, anche lui, era allegro grazie al vino generoso che aveva bevuto e al quale non era affatto abituato per ragioni di vario tipo. I miei compagni erano addormentati da molto tempo quando noi non ci eravamo ancora spogliati. Alla fine mi decisi e sbarazzandomi dell’uniforme mi rannicchiai nella mia camicia di baptiste ed entrai nel mio piccolo letto sul quale avevo fatto sedere il mio giovane amico al quale, nella nostra eccitazione e nell’intossicazione causata dal vino e dal chiasso che avevamo appena fatto, prodigai come per scherzo le più dolci carezze e la parole più adulatrici. Ero steso a metà sul cuscino che ci permettevano di tenere sul nostro letto, lui era mezzo spogliato, sedeva sulle mie cosce piegato verso di me. Io gli parlavo come nel rapimento di una mezza ubriachezza dovuta al sonno e al calore del letto che stavano cominciano ad aver ragione di me, quando lui si abbassò completamente su di me, mi strinse tra le braccia e mi baciò sul volto e contemporaneamente infilò le mani sotto le coperte e afferrò a piene mani la mia carne. Io mi sentii morire e come una gioia immensa mi rapì di colpo. Così per un piccolo momento ci stringemmo, poggiando le teste una accanto all’altra, mentre le gote bruciavano e la mia bocca era attaccata alla sua bocca, sul dolce cuscino. Io non sono stato mai così felice!!”

“La lampada poggiata a terra mandava dei raggi incerti nell’immenso dormitorio dove nei letti lontani i miei compagni dormivano e lasciava nella più profonda oscurità questo angolo dove noi eravamo così felici. Ebbi comunque paura che qualcuno ci vedesse e volendo gioire completamente di quell’abbandono del mio amico, gli dissi all’orecchio baciandolo: “Vai a spegnere la lampada e torna, ma presto”: si alzò inciampando e andò a bere alla brocca che era poggiata a terra vicino alla lampada; spense molto dolcemente la fiammella che stava già per spegnersi da sé. Il dormitorio non fu più rischiarato che dalla lampada del dormitorio vicino, cioè, ci si vedeva un po’ al centro della sala ma tutto il resto era nelle tenebre più dense.”

“Lo vidi nella penombra che ritornava al suo letto di fronte al mio. Lo sentii spogliarsi in fretta e tornare verso di me trattenendo il respiro. Quel piccolo momento mi sembrò un secolo e quando lo sentii vicino a me tra le coperte calde, lo abbracciai alla vita.”
“ “Mai ho provato un piacere così forte con una donna.”, disse, i loro baci e le loro carezze non sono né così caldi né così pieni d’amore” Queste parole mi inondarono di gioia e di orgoglio. Lo avevo dunque conquistato quest’uomo così desiderato, e che uomo affascinate! Qualsiasi donna me lo invidierebbe.”

“Alla fine ci separammo. Promettendoci di amarci sempre e di fare il possibile per restare sempre insieme.”

“L’indomani, quando ci alzammo, non osavamo scambiarci un solo sguardo, la vergogna era subentrata momentaneamente ai nostri folli ardori e l’aria fresca del mattino ci aveva fatto smaltire la sbornia. Per tutta la mattina non scambiammo che qualche parola ma la sera, dopo che andammo a letto, soli nell’oscurità profonda, il desiderio mi assalì di nuovo, mi alzai trattenendo il respiro e andai a trovarlo. Era sveglio e mi aspettava, così mi disse.”

“Da quella notte venne meno ogni freno, e passammo quasi tutte le notti uno nel letto dell’altro ad abbracciarci e a coccolarci. “Che belle guance hai, mi diceva, sono più dolci di quelle delle donne, e i piedi, si direbbero quelli di un bambino”.

“Questi discorsi mi facevano trasalire dalla gioia ; non desideravo più di essere una donna, perché trovavo questa passione terribile molto più saporosa e gradevole, superiore a quello che può offrire l’amore più conosciuto, che d’altra parte non mi attirava affatto. Mi innamorai talmente di questo bel ragazzo che arrivai ad amarlo più di qualunque cosa al mondo e non ebbi pensieri che per lui.”

“Il nostro anno di servizio militare volgeva ormai al termine e (cosa che un anno prima avevo creduto impossibile) vedevo approssimarsi la mia partenza con un vero terrore, l’idea di dovermi separare per parecchio tempo, se non per sempre, dal mio amico, mi era insopportabile, e spesso la notte ne piangevamo insieme. Lui doveva ancora fare parecchi anni e vedeva con dolore il momento di restare solo e isolato lì dove aveva avuto un amico così fortemente attaccato a lui.”

“… io ritardai la mia partenza per poter godere una volta ancora del mio caro ed amato amico. Gli lasciai tutto il denaro che avevo e anche molti oggetti come ricordi e gli raccomandai di scrivermi il più spesso possibile, lui me lo promise e alla fine partii.”

“Al ritorno nella mia casa paterna, provai una spaventosa sensazione di vuoto e le abitudini della famiglia mi sembrarono insopportabili. Tutti mi accolsero nel modo più caloroso e fui coccolato nel modo più tenero.”

“Comunque, dopo tre mesi tornai perfettamente in salute e cominciai ad occuparmi di nuovo di pittura e di letteratura, cose che mi interessavano molto. L’immagine del mio amico si sbiadì ben presto e perse tutto il suo charme e la sua vivacità. Mi scriveva ancora qualche volta ma io non rispondevo che a lunghi intervalli con lettere via via più fredde. Smise ben presto di scrivere e io non ne fui gran che dispiaciuto. Sei mesi dopo la mia partenza, il suo reggimento cambiò guarnigione e lui fu ucciso con un colpo di pistola da uno dei suoi compagni ubriachi che aveva avuto una discussione con lui su una faccenda relativa al servizio. Morì sul colpo sulla strada bordata di abeti che si stende tra la città e la fortezza. Il suo assassino fu condannato al carcere a vita. Non ho rimpianto quella morte, che ho appreso dai giornali e della quale ho saputo dei dettagli da un sottufficiale che ho incontrato più tardi.”[2]
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[1] Uso qui la mia traduzione del Romanzo di un invertito nato, pubblicata nella Biblioteca di Progetto Gay: http://gayproject.altervista.org/romanzo.pdf]

[2] Si vede che l’amore meno vizioso di un effeminato non vale più di quello di una donna leggera e frivola. Questo invertito disse di avere avuto rapporti sessuali piuttosto semplici con questo giovane uomo.

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SEDUZIONE OMOSESSUALE

Vi presento oggi il capitolo di “Uranismo e Unisessualità” intitolato: “Seduzione di un eterosessuale da parte di un unisessuale, seduzione di un eterosessuale da parte di un eterosessuale, inversione per orgoglio, noia o ideale.”

Nella prima parte del capitolo Raffalovich porta come primo esempio di seduzione il rapporto tra Vautrin e Lucien de Rubempré, come presentato da Balzac. È necessario però fare alcune precisazioni. Raffalovich vede nel rapporto Vautrin-Rebempré “il simbolo dell’uranismo maschile che si impossessa dell’eterosessuale attraente e impressionabile e lo induce alla unisessualità sicura, segreta e utile” ma, va sottolineato, non c’è nulla di esplicito in Balzac che faccia pensare ad una relazione omosessuale tra i due. Balzac non è un verista e i suoi personaggi sono spesso caricati dei colori più forti e inseriti in modo esplicito in situazioni di aperta corruzione ma, nonostante la possibilità “facile” di calcare sull’omosessualità, in questo caso Balzac tace. La lettura in chiave omosessuale del rapporto tra i due, ammesso che sia giustificata, sarebbe però quanto mai significativa, perché di fatto presenterebbe Vautrin, l’omosessuale (e probabilmente lo era veramente), come non soltanto un criminale, ma come un corruttore di giovani. Non va dimenticato che Rubempré si impicca in carcere ancora giovanissimo.
Ma le cose non sono così semplici, perché il giovane Lucien è rappresentato come l’androgino, dal lunghi capelli biondi boccoluti e dalle mani femminili, ma anche come un arrampicatore sociale che vuole arrivare con ogni mezzo a “possedere” Parigi. Che tra Vautrin e Rubempré ci sia un rapporto dominatore-dominato in cui però il dominato è anche se non soprattutto un opportunista, è evidente al lettore, ma che questo rapporto possa essere considerato un modello di seduzione di un eterosessuale da parte di un omosessuale, appare indubbiamente una forzatura, anche se Raffalovich lo dà per scontato.

C’è però un argomento di un certo peso a favore della lettura di Raffalovich: nel romanzo di Balzac “La fille aux yeux d’or” del 1835 c’è un personaggio, Margherita, che sembra incarnare al femminile lo stesso cliché di Vautrin. Margherita è lesbica, si innamora della protagonista Paquita, ma il suo amore folle è in realtà piuttosto una desiderio di dominio, che porta Margherita a consumarsi di gelosia. Le analogie tra Vautrin, letto alla maniera di Raffalovich, e Margherita sono decisamente significative.

Il capitolo prosegue citando due personaggi della storia francese, certamente noti al pubblico omosessuale ottocentesco destinatario del libro ma probabilmente poco conosciuti in Italia oggi, si tratta del cavaliere di Lorena e del marchese di Cinq-Mars, le loro vicende, più che un emblema dell’omosessualità, rappresentano il segno del cinismo politico e della strumentalizzazione delle persone alla corte di Francia.

Il cavaliere di Lorena, Filippo di Lorena, bellissimo e assolutamente privo di scrupoli, fu dal 1658 l’amante di Monsieur Duca di Orléans e fratello di Luigi XIV; ordì intrighi sia contro Enrichetta d’Inghilterra, prima moglie di Monsier che contro la principessa del Palatinato, sua seconda moglie. Fu sospettato di aver fatto avvelenare Enrichetta d’Inghilterra nel 1670 ed esiliato a Roma. Monsieur accettò di risposarsi solo a condizione che il cavaliere di Lorena fosse richiamato a corte. Il cavaliere risultò anche compromesso nell’uccisone di un giovane mercante che rifiutava di farsi abusare dalla cricca del Lorena. Nell’82 fu accusato di avere iniziato all’omosessualità Luigi di Borbone, allora 12enne, figlio di Luigi XIV, il re andò su tutte le furie ma poi utilizzò i buoni uffici del Lorena per indurre Monsieur ad acconsentire alle nozze del figlio maggiore, Filippo, con una figlia illegittima del Re, Mademoiselle de Blois.

Co passare degli anni il cavaliere di Lorena si mantenne nelle grazie di Monsieur procurandogli giovani amanti. Pare che il duca di Orléans sia stato effettivamente innamorato del Lorena, che però, ben lungi dal condividere quei sentimenti, sarebbe stato solo un abilissimo manipolatore.

Decisamente più tragica è la storia di Enrico di Cinq-Mars. Il padre, maresciallo di Francia e marchese di Effiat, molto amico del cardinale Richelieu, alla sua morte, lascio il figlio Enrico, allora dodicenne, alle cure del cardinale, che lo prese sotto la sua protezione. Lo stesso Richelieu, nel 1639, presenterò Cinq-Mars, appena 19enne, a Luigi XIII, allora 38enne e di note simpatie omosessuali, nella speranza che diventasse il favorito del re. Cinq-Mars ottenne rapidamente notevoli onori ma i rapporti col Re si interruppero perché Luigi XIII era malinconico, paternalista e troppo austero per i gusti del giovane, che si diede quindi alla bella vita, agli amori femminili e anche a lamentarsi del re, che, comunque, gli lasciò fare qualsiasi cosa. L’arroganza del ragazzo crebbe al punto che egli arrivò a pretendere la mano di Maria Gonzaga-Nevers, di dieci anni più grande di lui e di rango sociale nettamente più alto. Richelieu gli si schierò contro e il progetto andò a monte. Da quel momento Cinq-Mars concepì un vero odio contro Richelieu, promosse quindi ad una congiura filospagnola che prevedeva l’assassinio di Richelieu, ma le guardie del cardinale intercettarono la corrispondenza segreta tra i congiurati. Il re è informato. I congiurati, catturati, furono condannati e giustiziati. Il 12 settembre 1642 Cinq-Mars, che aveva allora 22 anni, venne decapitato e il re non fece nulla per salvarlo.

Le storie di questi personaggi sono indubbiamente il segno di una vita civile molto degradata, ma c’è da chiedersi se le loro vicende possano essere considerate veramente esempi di seduzione omosessuale. Francamente l’interpretazione appare forzata.
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Seduzione di un eterosessuale da parte di un unisessuale, seduzione di un eterosessuale da parte di un eterosessuale, inversione per orgoglio, noia o ideale.

Seduzione. – Non bisogna trascurare l’influenza di un individuo su un altro individuo, di una personalità su un’altra personalità. La seduzione morale, intellettuale può portare a qualsiasi risultato. Vautrin si impossessa di Lucien al momento propizio e lo porta poco a poco ad appartenergli e lo tiene legato con tutti i vincoli possibili; un uomo meno forte non avrebbe asservito Lucien. Balzac ha vigorosamente simboleggiato l’uranismo maschile (Vautrin) che si impossessa dell’eterosessuale attraente e impressionabile e lo induce all’unisessualità sicura, segreta e utile. Anche se Vautrin non aveva amato molto Lucien, avrebbe potuto comunque asservirlo alla sua sessualità, per sua propria soddisfazione o anche per avere Lucien più in suo potere. Ma sarebbe difficile immaginarsi Lucien che ha rapporti con un uomo diverso da Vautrin o che si priva di donne brillanti, appassionate e che gli sono necessarie. Ogni uomo forte, ogni Vautrin, sembra che ricrei il mondo che lo circonda per colui che è sotto la sua influenza. I Lucien non possono proprio reagire e neppure desiderare per lungo tempo di sfuggire. D’altra parte è nel carattere dell’uomo di non vedere somiglianze tra gli atti che si commettono con una persona, gli atti che quella persona commette con un’altra e gli atti che commettono altri. Un eterosessuale che ha un unico legame unisessuale non si considererebbe mai come uno che fa parte della truppa degli unisessuali. Se ha cominciato con l’abbandonare la sua anima, la sua volontà, gli atti che derivano da questo abbandono non avrebbero affatto la fisionomia di atti di quel genere senza la preventiva cessione dell’anima e della volontà.

Non è solo la forza di un uomo che ricrea un mondo, ma è anche il suo grande patrimonio.

Il cavaliere di Lorena, eterosessuale come Lucien, coglie l’occasione per farsi amare da Monsieur, fratello di Luigi XIV, invertito effeminato, ma non gli si attribuiscono altre relazioni unisessuali ad di fuori di quelle con Monsieur. Si prestava a tutti i capricci fisici e non solo, comportandosi come un favorito senza pregiudizi (non si può certo restare il favorito se si hanno pregiudizi), ma senza Monsieur avrebbe potuto passare tutta la vita in intrighi con le donne. L’uranista maschile e l’invertito al livello di un principe possono sempre impossessarsi di un eterosessuale e legarlo, asservirlo e trattenerlo senza lasciarsene dominare. Il debole, anche se è un re come Luigi XIII, non potrà che amare e trattenere il suo favorito, farà dormire con lui Cinq-Mars, lo amerà platonicamente e lascerà che gli si rivolti contro e che muoia.

Ci sono parecchi di questi rapporti (Lucien, il cavaliere di Lorena, Cinq-Mars) in tutte le classi sociali. I sovrani hanno sempre potuto e possono ancora persuadere brillanti eterosessuali a prestarsi e ad abituarsi all’unisessualità; e lo stesso vale per i principi, per i grandi, per i ricchi e per quelli che, di qualunque rango e livello siano, a partire dal principe di sangue o dal fratello di un re o di un sovrano fino al padrone di una casa, fino al piccolo coltivatore, hanno la forza, il potere e la capacità di persuasione in grado sufficiente.

Molte famiglie illustri, molti uomini che hanno fatto buona riuscita, hanno ottenuto aiuto e successo grazie alla loro obbedienza, alla loro docilità, alla loro discrezione.
Il signore ricco, che secondo Strindberg ogni giovane uomo incontra almeno una volta, ha molte incarnazioni e molte forme differenti.

E chi oserebbe dire che tutti gli eterosessuali che cedono, per ambizione, subordinazione, inferiorità, riconoscenza, vanità lusingata, amor proprio, non si creino delle scuse, delle illusioni? È probabile che se non fossero stati suscettibili in qualche modo a farsi trascinare o non avessero avuto una tendenza verso il seduttore, se non verso la seduzione, questi rapporti non sarebbero mai esistiti. Un primo ministro che promuove il suo segretario, un uomo ricco che garantisce il destino del suo impiegato o che spinge un attore verso il successo, ecc. ecc., stanno probabilmente scegliendo qualcuno le cui qualità intellettuali o anche morali danno loro un senso di sicurezza che la bellezza, la giovinezza, lo spirito, non sarebbero sufficienti a produrre. Questi uomini hanno troppo l’abitudine di essere padroni di sé per decenza o onore o ipocrisia, per il rispetto che essi hanno per se stessi o per la loro posizione o per la società, per innamorarsi follemente. Possono probabilmente fare a meno dei capricci sessuali senza troppe difficoltà, ma se vogliono qualcosa di più durevole, di più onesto ai loro occhi, hanno il tempo libero per scegliere.

Se una ragazza virtuosa può essere sedotta, può esserlo anche un giovane uomo ambizioso se il suo protettore se ne fa carico; e a questo giovane uomo, accasato, sposato, padre e marito felice, una volta morto il protettore, che cosa resterà di questo passato nascosto? Tutto dipenderà da tante cose. Sarà forse molto severo con gli altri, oppure indulgente per le debolezze dell’ambizione e della decenza, o solamente per quelle della passione, oppure scettico. Sorveglierà forse i suoi figli un po’ più strettamente o, meglio, insegnerà loro che l’onore, la rispettabilità e la decenza non devono lasciarsi mai intaccare. E alcuni di questi padri, di questi uomini che hanno avuto successo, arrivati a un’età matura, a una posizione solida, si lasceranno tentare o interessare da un uomo giovane che ricorderà loro lo loro stessa giovinezza. La generosità, la magnanimità farà in modo che essi aiutino questo giovane uomo, come essi stessi sono stati aiutati ma senza pretendere le medesime compiacenze, e anche senza neppure desiderarle. Si diranno che in questo modo espiano la loro condotta di altri tempi. Altri uomini invece sentiranno la tentazione di agire come altri hanno agito nei loro confronti, e tra di loro alcuni cederanno a quella tentazione, ma forse senza arrivare tutti allo stesso risultato, allo stesso risultato del loro protettore di un tempo; perché quello aveva probabilmente amato con convinzione, con determinazione e nei suoi imitatori potrebbe non esserci che spirito di imitazione, depravazione, noia, ritorno ad una giovinezza ormai passata.

Ci sono parecchie cose che non si fanno e che non si capiscono che quando ci si trova in una situazione analoga. Così, molti eterosessuali sedotti non saranno tentati di sedurre se non si troveranno completamente nella situazione del seduttore; altri al contrario fuggiranno questo momento con particolare paura e determinazione.

Nei casi indicati qui, si arriva a un risultato curioso: la seduzione di un eterosessuale da parte di un altro eterosessuale.

Questo eterosessuale è stato lui stesso sedotto, è vero, ma la seduzione di un eterosessuale da parte di un altro eterosessuale spesso non ha avuto un prologo del genere.

Non parlo delle prigioni, della caserme e dei collegi, dove l’assenza di donne sarebbe sufficiente per mettere insieme due maschi o almeno per avvicinarli l’uno all’altro, perché la seduzione è una questione di scelta, non di necessità (fino al momento in cui un uomo non si sia decisamente lanciato alla ricerca del successo), non di carenza. Parlo di uomini liberi che vivono in paesi civili.

Per avventurarsi in questa analisi, la più delicata e difficile di questo volume, bisognerebbe possedere qualità contrastanti, il libertinaggio di Crébillon figlio [Claude-Prosper Jolyot de Crébillon, detto Crébillon fils, 1707- 1777] e il buon senso di Diderot, quando era insensibile, e bisognerebbe disporre di documenti inaccessibili allo stesso Krafft Ebing. Alcuni poeti e romanzieri contemporanei hanno provato questo tipo di analisi, essa era più facile per loro che per un autore più metodico perché a costui si potrebbe fare a torto questa obbiezione, che uno almeno dei suoi eterosessuali appartiene agli uranisti con tendenze eterosessuali o agli eterosessuali con tendenze uraniste, oppure agli eterosessuali con inversione acquisita. Questa allettante obbiezione è falsa. Un eterosessuale non diventa invertito per il solo fatto che viene sedotto, che commette uno o qualche atto unisessuale, così come qualche assaggio di haschisch non compromette l’integrità di un uomo. Se questi atti unisessuali giocano un ruolo più che effimero nella vita sessuale di questo individuo, se portano a pensieri, fantasie unisessuali, ad atti, a una modificazione della sua condotta, allora le cose sono diverse. Ma un eterosessuale non sarà né un invertito né uno pseudo-ermafrodita né niente altro che un eterosessuale se un tale episodio isolato ha luogo nella sua vita.

Molti eterosessuali hanno ceduto a degli invertiti, ma se questi invertiti fossero stati in realtà degli eterosessuali che per una ragione o per un’altra, o piuttosto per molte ragioni, si erano fatti convincere a vedere di che si trattava, si può affermare che essi non avrebbero affatto ceduto. Si rilegga nel Romanzo di un invertito (trasmesso da Zola agli Archivi di antropologia criminale) l’episodio del giovane militare; se l’invertito fosse stato eterosessuale fino ad allora il giovane militare avrebbe agito in un altro modo? E poi non è comunque proprio l’idea di compiere un atto qualunque seguita quasi immediatamente da questo atto, non è comunque l’atto commesso senza un’intenzione precedente che gli fa accettare l’atto compiuto come il primo di una serie di una nuova situazione e che dà importanza generale ad un atto isolato? L’eterosessuale che, una volta compiuto un atto unisessuale, si riprende, si salva dalla memoria di quell’atto, lo cancella, lo raschia via, è forse psicologicamente molto diverso da prima, è diverso da come sarebbe se un sogno assurdo lo avesse stupito o svegliato?

L’eterosessuale non è al riparo dai sofismi, dalle frasi di quelli che pretendono che l’unisessualità prepari piaceri più vivi della sessualità abituale, dal contagio, dall’infiltrazione per così dire, dalla curiosità,[1] da tutti gli argomenti in favore dell’unisessualità, e da tutti gli argomenti contrari, ogni argomento contro conferma l’argomento a favore, in uno stato di curiosità, perché c’è (così ci si dice) minor rischio quando si conosce l’antidoto.

L’analisi indicata qui è incompleta, merita più tempo e più spazio.

In un romanzo tedesco[2] che fece il suo clamore una cinquantina d’anni fa, un uomo sposato con una donna seducente, si lascia invadere dall’amore dell’arte, della bellezza greca, pagana, e arriva a voler cedere la sua donna al suo bello e giovane amico che ne è innamorato, a condizione di possedere l’amico stesso.
È un esempio un po’ violento della tentazione unisessuale subita da un eterosessuale, che lo spinge verso un altro eterosessuale.[3]

Dato che ho avviato questa esplorazione di un terreno molto più psicologico che patologico, non dimenticherò la tentazione dell’orgoglio, dell’orgoglio che dice all’uomo che nulla di ciò che è umano gli deve essere estraneo, che egli ha il diritto di gustare tutte le voluttà dell’anima e del corpo. Quest’uomo può cominciare dal non voler gustare se non quelle dell’anima, dell’intelligenza, del dominio; può anche non andare mai oltre o al di fuori di questo, ma può ugualmente trovare un momento di complicità del corpo che reclama la sua parte, il momento in cui l’atto del copro sembra solo un’espressione del cervello, dello spirito, dell’anima.

Il paradosso spinto ad oltranza, la vanità (perché l’orgoglio di cui parlavo sarebbe piuttosto segreto, personale, e non si darebbe in pasto al mondo) condurrebbe anche l’eterosessuale a imitare il modo di camminare dell’invertito che si mette in primo piano, a copiarlo, a difenderlo a lasciarsi compromettere da lui (sia per la pretesa della giovinezza che si crede al di sopra del buon senso e della maldicenza, sia per una ingenua devozione). Se nessuno gli presta attenzione l’eterosessuale guarirà probabilmente dalle sue affettazioni, ma se la calunnia lo attacca, se lo si perseguita, di due cose l’una: l’ingiustizia lo renderà quasi maniaco contro l’unisessualità di cui è stato accusato a torto, ma non senza verosimiglianza, oppure si dirà: Perché no? Dato che mi si accusa, perché non avere anche i privilegi oltre che gli orrori della situazione?[4]

Lascio agli invertiti o ai romanzieri l’ampiezza degli argomenti in favore dell’inversione: si possono leggere in molte opere filosofiche, in tutte le diatribe contro le donne, in tutti i capitoli sulle donne, in Alfred de Vigny come in La Bruyère, in tutti i moralisti.

La donna non realizza del tutto la felicità dell’uomo sensato o sensibile. Certi uomini hanno più facilmente certe qualità che la maggior parte delle donne non possiede o non impara o non gradisce affatto, ecc. Tutte queste massime, prese dall’invertito ragionatore, inducono a delle conclusioni più rigorose che logiche.

M. Trade diceva che il numero di persone capaci di provare e di ispirare un amore duraturo, un’amicizia duratura e superiore, era veramente piccolo rispetto a quello delle persone che cercavano questo amore, questa amicizia, che se ne ritenevano capaci, o capaci di ispirarli, ed è da questa sproporzione che nascono gli uranisti, ci si stupirebbe di non trovarne e ci si potrebbe considerare ciechi non vedendoli.

In effetti, quando si pensa a tutto quello che è stato detto, scritto e pensato contro le donne di tutti i tempi, in tutte le epoche, a tutto quello che gli uomini hanno sognato, desiderato vicino a loro o al di fuori di loro, ci si sorprenderebbe di non trovare un certo numero di uomini indirizzarsi verso la continenza, il celibato o la sentimentalità unisessuale, la lussuria unisessuale. È in questo modo che si forma l’uranista per ideale, per convinzione.

Se la donna non interessa le facoltà superiori di un uomo tenero, gli resta più di un’alternativa: amare una donna per il piacere che dà la sua pelle fine, il suo grazioso balbettio, amarla come un gingillo, come un animale domestico, come una selvaggia di Pierre Loti, senza lasciarsene dominare e invadere e dunque fino al punto di ribellarsi o di non ribellarsi, fino al punto di rivoltarsi con l’aiuto della continenza, del celibato, dell’indifferenza, o coi i cambiamenti di moglie o di amante o amando un fratello Yves [Mon frère Yves, opera di Pierre Loti del 1883, che suscitò sospetti di omosessualità sull’autore] rivolgendosi verso l’unisessualità platonica o no, in un modo o in un altro.

È per questo che il matrimonio porta inevitabilmente certi uomini all’unisessualità. Hanno creduto, hanno sperato che la donna-sposa li avrebbe consolati dei guai che avevano avuto accanto a donne-ragazze, a donne-amanti capricciose o corrotte o a donne che li arpionano; è inutile descrivere tutti i fastidi di tutte le relazioni su base poco onesta o poco solida. La donna-sposa, addobbata di tante qualità (di tutte le qualità non ancora colte al punto giusto) non corrisponde alla aspettative. È come per la Marthe di “Charles Demailly” [Romanzo di Edomond de Goncourt, 1860], come tante donne che la letteratura ha modellato così spesso. Il marito non vuole l’adulterio perché è contro le sue concezioni, contro la sua idea di quello che è dovuto anche a una donna sgradevole, o perché il fastidio della relazione sarebbe un peso per lui come prima lo era la noia, o perché è a corto di pazienza e non si interessa più alle donne; e se non ha ancora l’età o l’inclinazione spirituale che fanno vivere senza interessi sentimentali, o se le numerose occupazioni, manie, ecc. ecc. della vita mondana non lo assorbono e se possiede certe qualità gradevoli, si avvicinerà all’unisessualità. Gli unisessuali lo scopriranno, lo cercheranno, oppure lui ne troverà uno stranamente simpatico, oppure ci sarà ancora una volta la seduzione di un eterosessuale da parte di un altro eterosessuale.[5]

All’età della ragione, quando l’età della prima lascivia, della prima impazienza dei sensi è passata, l’amore non più esclusivamente sessuale all’inizio, o non è più di origine genitale. Così, dopo una certa età, la vista di una qualsiasi ragazza carina o attraente non eccita più il desiderio, o al momento stesso in cui nasce, il desiderio è strangolato da altre considerazioni. Questo non impedisce che un altro sentimento di un’altra origine, alla lunga, diventi genitale, sessuale.

Non è il desiderio dell’altro sesso che si sostituisce al desiderio del sesso femminile negli eterosessuali, ma è una cosa più complessa, è un isolamento di fronte alle donne, unito a un distacco sentimentale che permette al desiderio di trovarsi senza oggetto e poi di precisarsi basandosi sull’immagine o sull’idea di un individuo maschio, per arrivare poco a poco a un rapporto comparabile con quello che c’è tra compagni di scuola o tra prigionieri. Questo isolamento psichico conduce là dove conduce l’isolamento fisico.

L’uomo imprigionato nel mondo femminile si scopre un compagno sentimentale, intellettuale, sessuale. E come accade nelle agglomerazioni forzate di uomini, anche qu la prima scelta e lunga, lenta e complicata.

Ideale. – Un uranista con tendenze eterosessuali o un eterosessuale possono entrambi scegliere l’unisessualità per ideale, perché essi pensano di trovare in questo stato intellettuale e fisico, in questa espressione della loro individualità il summum della felicità o della soddisfazione o della virtù o dell’equilibrio. A chi ritenesse questi uomini degli imitatori risponderei che non esiste nulla che l’uomo non imiti, che “l’uomo imita soprattutto quello che ha.” L’ideale greco e l’ideale cristiano (espressi nel libro che Dugas non vorrebbe mettere nelle mani dei giovani uomini), dell’amore non pederastico, sodomitico, ma tra simili, tra uguali, tra discepolo e allievo, o per il giovane dio sofferente, lo slancio d’amore per il dolce simbolo maschile e divino, così come il culto della purezza, potrebbero trascinare un ragazzo, un giovane uomo. Poco a poco questo ideale senza donna morirebbe in lui per il fatto che lo allontana dagli approcci fisici con una donna.
Nel frattempo l’ideale della donna come fidanzata, amante o moglie, l’ideale delle poesie d’amore, dei romanzi di ogni tempo, potrebbe strutturare un uomo in modo da fargli considerare il ruolo dell’amante amoroso di una donna come il più ammirevole. Se diventa un buon marito, un buon padre di famiglia, questo ideale sarà stato utile ed egli potrà non capire affatto la possibilità di amare sentimentalmente o voluttuosamente un essere di sesso maschile, che non può avere figli e che non ha bisogno di protettori.

Altri ancora potrebbero considerare come cosa molto moderna (e lo è sempre stata) il non seguire che i loro modi di fare, la loro complicazione, il poter amare indifferentemente l’uomo o la donna e tutte le sfumature psico-sessuali. Si sono forgiati l’ideale di un piacere sottile, artistico, molto esigente.

Sono più rari perché l’ermafroditismo morale permanente conduce a ogni tipo di complicazioni sociali. Le gelosie tra un uomo e una donna in rapporto ad un uomo sono di una violenza inaudita anche presso le persone mondane. Che si siano osservate o meno quelle gelosie, si capisce la causa della loro intensità. I gelosi nell’odiare un individuo odiano tutto un sesso. La maggior parte delle donne gelose sono gelose di una donna rivale o di una donna che rappresenta una classe rivale (quella delle donne leggere, o delle donne di mondo o delle ragazze o delle donne del popolo) che però non rappresenta un intero sesso.

Torno all’uranista per ideale, bisogna fare i conti con lui, senza relegarlo tra le invenzioni degli psicologi o tra gli ingannatori che dissimulano così una disposizione naturale viziosa.

Immaginiamoci un giovane uomo dotato di qualità morali e fisiche che si faccia dell’unisessualità un ideale altrettanto romantico dell’ideale eterosessuale acquisito da un altro giovane uomo. Si sa che gli ideali sono pericolosi per tutti gli uomini, che chiedono loro l’irrealizzabile; e come il giovane eterosessuale si uccide per un’attrice, allo stesso modo il giovane unisessuale per ideale può perdersi o perdere la sua credibilità.

Io penso che più giovani uomini siano stati gettati nell’inversione dalla sentimentalità che dal vizio, più dal desiderio di amare e di essere amati che per conoscere il piacere dello spasmo.

Sono quelli che Stafanowsky chiama erotomani, sono quelli che restano uranisti per convinzione, che lo sono o congenitamente o per evoluzione del loro ideale.

L’istinto sessuale, malgrado la sua tirannia, si presta alle esigenze del carattere e della volontà e una intelligenza precoce può essersi forgiata un ideale prima del risveglio dei sensi o un ideale che ad essi si impone; come il bambino che vorrebbe essere soldato prima di sapere se ha la salute indispensabile, questo bambino si è detto che l’amicizia, l’eroismo greco, la superiorità maschile o che so io sarebbero stati lo scopo della sua vita. L’istinto sessuale non è abbastanza potente per cancellare questa vocazione e si piega, si tira indietro, si nasconde: e c’è un uranista in più, un uomo di forte temperamento ma con il pungiglione del sesso proprio come gli altri. Quando non si sa distinguere, nella propria giovinezza, il piacere fisico dai sentimenti nobili, quando si ha un’anima forte e fiera e poco malleabile, pertinace nel conservare le impressioni profonde, l’uomo rischia di diventare un platonico – un erotomane, come dicono gli scienziati.

È una nuova preoccupazione per quelli che si occupano di educazione: è meglio vedere un ragazzo che cresce diventare un platonico, un erotomane, come si dice, disposto a qualsiasi sacrificio e forse a qualsiasi eroismo, oppure diventare un amante delle voluttà facili? Il problema sarebbe troppo crudo se non trovasse la sua soluzione radicale al di fuori dell’educazione e delle scelte di quelli che educano.
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[1] L’eterosessuale sarebbe più facilmente colpito dalla curiosità rispetto all’uranista, perché l’uranista, avendo (grazie alle condizioni sociali e legali di oggi) una inimicizia o una repulsione concreta verso le donne, sarà meno tentato di essere curioso dell’eterosessuale ignorante, indifferente. L’ignoranza è più vicina alla curiosità di quanto l’antipatia non sia vicina alla curiosità. D’altra parte lo studio dell’effeminato insegnerebbe all’uranista tutti i difetti della donna, e lui ne troverebbe le qualità nei maschi.
[2] Eritis sicut deus.
[3] Il possedere un uomo che possiede una donna ha occupato molti cervelli e la lussuria, la vendetta, non si sono fermate prima della messa in pratica di questa idea. L’eroe del romanzo tedesco comunque non voleva due possessioni simultanee.
[4] Pe molti uomini il punto di vista è una cosa importante, per altri poco o nulla.
[5] Gli uomini per i quali un’idea non è seguita da un’altra idea, i sentimenti di affetto, i sentimenti di amicizia, possono un giorno o l’altro essere esposti all’unisessualità.

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OMOSESSUALI ED EFFEMINATEZZA SECONDO RAFFALOVICH

Il capitolo di “Uranismo e Unisesusalità” di Raffalovich che Vi presento oggi, come preannunciato, è dedicato all’effeminatezza. Ho già anticipato che qui Raffalovich lascia spazio ai suoi spiriti moralistici e ai suoi pregiudizi misogini e dimostra di non possedere gli strumenti culturali adeguati per affrontare il problema della cosiddetta effeminatezza. In buona sostanza, pur manifestando dubbi sul fatto che la forte effeminatezza sia strettamente correlabile con l’omosessualità, non arriva alla fondamentale distinzione tra questioni di orientamento sessuale e questioni di identità di genere, sovrappone ampiamente le due categorie e sposta il discorso su valutazioni moralistiche improprie.

Nella seconda parte del capitolo, che si stacca in modo sostanziale dal tema dell’effeminatezza, il livello morale cambia nettamente, Raffalovich cita un lungo e interessantissimo brano del Fedro di Platone, sui comportamenti di un amante dominato dalla ricerca del piacere. La citazione riguarda un rapporto tipicamente pederastico, ma in essa si delinea un concetto di moralità della pederastia, che consiste nel favorire la crescita e la libertà di un giovane, agendo per il suo bene e non per la ricerca del piacere.

Dalla citazione di Platone Raffalovich prende lo spunto per una digressione sulla omosessualità “immorale” dell’altra società e sulle sue conseguenze, prima fra tutte il matrimonio degli omosessuali. La descrizione di quegli ambienti e di quei comportamenti mette in evidenza che ciò che Raffalovich considera immorale non è l’omosessualità in sé ma il fatto di viverla senza serietà e senza dignità morale. Ma lasciamo a lui la parola.
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EFFEMINATEZZA

Leggendo le biografie degli invertiti effeminati (che si sentono soprattutto donne di fronte all’uomo, o meglio agli uomini), si è colpiti dalla loro inferiorità morale, dalla loro superficialità e dalla loro mancanza di pudore. I loro vizi sono più vili di quelli degli uranisti maschili. Messalina sembra loro un ideale lubrico e una piccola diva da operetta, quasi il loro ideale sentimentale e artistico. Si vantano di avere i vizi della donna come il suo charm. Vorrebbero vestirsi come una donna, e lo fanno spesso; amano tutte le occasioni in cui possono travestirsi; non disdegnano nemmeno i lavori femminili, gli arazzi, ecc. ecc.. Soffrono della vanità femminile allo stato acuto e cronico.

Si sarebbe tentati di considerarli dei degenerati, e spesso lo sono, ma questa spiegazione non è sempre sufficiente. Sono portato a credere che la loro sessualità invertita e la loro effeminatezza abbiano cause diverse, e che sia la mescolanza di effeminatezza e inversione a produrre un risultato così ripugnante, così desolante.

Il giovane uomo effeminato che si lascia andare all’inversione esagera tutti i suoi difetti perché li crede delle qualità, delle attrattive, della armi di civetteria. Non inventa tutti i suoi atteggiamenti ridicoli, ma ne copia parecchi. Se lo si incoraggia, si pavoneggia, diventa fiero delle sue timidezze e dei suoi nervosismi. Se lo si prende in giro, trattiene la sua inquietudine fino al giorno in cui sarà libero di mostrarla, di metterla in piazza.

È una disgrazia quando un uomo ammira troppo o invidia troppo il ruolo della donna,[1] perché l’uomo non invidia affatto il ruolo della donna virtuosa. L’uranista più maschile, così come l’eterosessuale, ha la sua ora di femminilità: Shakespeare ha ragione a far dire a Rosalinda che le donne e i ragazzi sono bestiame dello stesso colore. C’è un tempo (non sessuale) in cui il giovane uomo ha delle sensazioni, degli slanci, dei pudori tipici di una donna più che di un uomo. I Greci eccellevano nel rappresentare questa verginità maschile, e i Tedeschi l’hanno descritta con adorazione nei loro libri. Nell’uranista maschile, nell’adolescente maschio eterosessuale che vale qualcosa, che ha delle aspirazioni verso quello che c’è di buono o di forte (anche molto relativamente), questo periodo di tempo è molto breve. L’esperienza, lo sviluppo intellettuale e fisico, tutto quello che forgia l’uomo, porta via questo fiore della giovinezza, questo desiderio di essere guidato, di essere un po’ apprezzato, di sentire di valere qualcosa in rapporto a qualcuno che si ammira. Nessun uomo veramente virile ha ignorato sentimenti di questa lievità. Solo che nell’effeminato la vanità personale e femminile arriva a rovinare per la maggior parte del tempo questi slanci. Il giovane uomo desidera di essere qualcosa in rapporto a qualcuno nel quale quello che c’è di più essenziale è il sesso maschile. Nel capitolo sull’infanzia degli uranisti virili abbiamo visto la storia del risveglio di questo istinto in un maschio. Nell’effeminato c’è una esagerazione permanente di questi sentimenti di sacrificio sessuale, di desiderio di essere posseduto.[2] Quando questo desiderio esiste, nella forma sessuale, in un uranista maschile, la violenza del desiderio può essere causata da una virilità precoce che si ignora, che vuole imparare, conoscere, imporsi e che non vede altro mezzo che il concedersi, offrirsi, essere posseduto e iniziato. L’effeminato si lascerà più spesso prendere, il maschile invece si offrirà la prima volta, o le prime volte.

L’adolescente si sbaglia facilmente e se ha lo spirito corrotto dalle letture o dalle conversazioni, crederà di essere donna[3] per temperamento e non per giovinezza, per ignoranza. Se ha carattere impara che prima di tutto è uomo; altrimenti coltiva i suoi errori e le sue qualità femminili con cura, e dato che le chiacchiere, la menzogna, la timidezza, l’affettazione non chiedono di meglio che aumentare, l’effeminato a 23 anni (se ha cominciato da giovane) o a ventiquattro anni, è già vittima di una malattia psicologica.

Le avventure galanti, gli innamorati, le scene di gelosia o di seduzione, le stanchezze dovute ad eccessi sessuali verso i quali gli effeminati e i passivi sono tanto attratti, producono questo stato psicologico e lo aumentano. A meno che non si faccia una riforma radicale, è molto difficile fermare tutte queste cattive abitudini, specialmente perché esse rendono improbabile lo sviluppo del carattere, il perfezionamento della individualità. La civetteria, la galanteria di una ragazza galante non permettono affatto a un giovane uomo di diventare uomo. D’altra parte quelli che si legano a simili giovanotti eleganti dai modi raffinati sono o sensuali, o curiosi, o viziosi, o indifferenti, che cercano solo di divertirsi, cercano di tenerseli per loro o di sbarazzarsene passandoli a qualcuno di loro conoscenza. I più saggi insegnano loro con maggiore o minore successo come ci si può difendere dalle maldicenze troppo irrimediabili, a quale nobile vedova bisogna fare la corte, quali conoscenze coltivare, ecc..

Dopo avere scritto quello che precede, risultato di tristi osservazioni che mi sforzo di non rendere ingiuste o satiriche, ho aperto il Fedro di Platone e ho notato un parallelo sconvolgente tra gli effeminati mondani[4] del XIX secolo e quelli di Atene:

“Chi è dominato dal piacere, schiavo del desiderio, deve necessariamente cercare nello stare accanto a colui che ama il più grande piacere possibile. Ora, uno spirito malato trova il suo piacere nella completa condiscendenza alle sue volontà; tutto ciò che lo porta al di sopra di lui o gli resiste gli è odioso. Dunque l’amante non vedrà mai volentieri in colui che ama uno a lui superiore e nemmeno uno a lui uguale; si darà sempre da fare per abbassarlo al di sotto di lui. L’ignorante è al di sotto del sapiente, come l’ignavo è al di sotto del coraggioso… Tutte queste cause di inferiorità, sia naturali che accidentali, faranno piacere all’amante, se le riscontra nell’oggetto del suo amore; altrimenti cercherà di farle nascere o al momento ne soffrirà. Sarà dunque necessariamente geloso, cercherà di impedire a colui che ama tutte le relazioni che potrebbero essergli utili e potrebbero renderlo più uomo; e in questo modo gli provocherà un grave danno, ma soprattutto gli farà un torto irreparabile derubandolo dell’unico mezzo per accrescere le sue conoscenze e le sue capacità di capire.

Questo mezzo è la divina filosofia, dalla quale l’amante cercherà necessariamente di allontanare il suo beneamato, per paura che lì non impari a disprezzarlo. Farà tutti gli sforzi possibili perché il giovane uomo resti nell’ignoranza assoluta, perché non abbia occhi che per il suo amante e sia per lui in questo modo ancora più gradevole proprio nel far torto a se stesso. Sul piano morale non si potrebbe avere guida peggiore né peggiore compagno… Sul piano fisico, chiediamoci che tipo di cura possa dare un amante a colui che egli possiede, costretto come è a cercare in tutto il gradevole a spese dell’utile. Lo vedrete sempre cercare, al posto di un giovane robusto,[5] qualche giovincello senza vigore, nutrito non alla luce del sole ma nell’ombra, estraneo ai lavori maschili e ai nobili sudori, abituato alle delizie di una vita molle, truccato con colori stranieri, carico di ornamenti per supplire alla mancanza dei veri ornamenti, e che, infine, non ha nulla in tutta la sua condotta e nei suoi costumi che non corrisponda a questo ritratto. Tutto questo è così evidente che non vedo la necessità di ribadirlo: diciamo solamente, per riassumere, che con un corpo così delicato il giovane uomo, esposto ai rischi della guerra o a qualche grande pericolo, non ispirerà che audacia ai suoi nemici, e paura ai suoi amici e al suo amante.”

Questo amante, continua Platone con la sua ammirabile psicologia, che non è invecchiata nemmeno di un’ora, vedrebbe colui che ama “con piacere privato di suo padre e di sua madre, dei suoi parenti e dei suoi amici, che egli considera come dei censori inopportuni e come degli ostacoli al dolce commercio che si compiace di intrattenere. Se questo giovane uomo è padrone di una grande fortuna o di una bella proprietà, non ci sono speranze di sedurlo così facilmente né di trovarlo docile dopo averlo sedotto. Egli vedrà dunque la sua ricchezza con uno sguardo doloroso e sarà vicino a gioire della sua rovina. Infine desidererà di vederlo il più a lungo possibile senza figli, senza moglie, senza casa; perché non si preoccuperà che di prolungare il proprio piacere.”

L’amore di questo amante, “che in ogni istante fa entrare il piacere nel suo cuore attraverso l’udito, la vista, il tatto, attraverso tutti i sensi”, per quanto durerà, sarà nocivo, quando non sarà spiacevole e capace di spingere il giovane uomo a trovare una compensazione attraverso capricci e follie: “Ma quando questo amore sarà finito, non contate più sulla fedeltà dell’amante, egli si dimenticherà perfino delle promesse che accompagnava con tanto di giuramenti e di preghiere, .. Il momento di pagare il conto è venuto, ma lui ha cambiato padrone e vive sotto altre leggi. La ragione e la saggezza hanno rimpiazzato l’amore e la follia; non è più lui: è diventato tutt’altro all’insaputa del giovane uomo che amava teneramente. Costui reclama ancora il prezzo delle sue compiacenze passate: ricordati, dice all’infedele, le tue stesse parole e le tue stesse azioni. Come se parlasse sempre allo stesso uomo! Ma lui senza osare ammettere il suo cambiamento, senza potersi sbarazzare ancora dai sentimenti e delle promesse che ha fatto sotto l’impero della sua folle passione, è già comunque abbastanza padrone i se stesso, abbastanza lucido per non voler ricadere nei medesimi sviamenti e non ridiventare quello che era. Per uscire da questa posizione fastidiosa, si vede obbligato ad abbandonare l’oggetto della sua vecchia passione; poi diventa un fuggitivo. Il giovane uomo imbrogliato perseguita allora il suo vecchio amante con la sua indignazione e le sue imprecazioni, crudelmente punito di avere ignorato fin dal principio che al posto di accordare i suoi favori ad un uomo innamorato e necessariamente folle, avrebbe fatto meglio a riservarli ad un amico saggio e padrone di sé; perché altrimenti sarebbe stato costretto a concedersi ad un infedele, a un capriccioso, a un geloso, pernicioso per le sue fortune, pericoloso per la sua salute ma soprattutto pericoloso per la sua istruzione…”

È nel mondo degli effeminati che lo scambio delle due fantasie e il contatto delle due epidermidi sono soprattutto ricercati, così come la vanità delle buone fortune.

Si sono descritte le serate dei pederasti prostituti ma la letteratura può ancora fare conoscere le cene e i pranzi degli invertiti mondani. Lì si beve alla salute del padrone di casa e del suo ultimo favorito. Ci si incontrano uomini seri, decenti, che le donne di mondo che ostentano una vita austera ascoltano con piacere, e anche attori, musicisti, giovani uomini chic che vanno a ballare a tutti i balli chic, uomini sposati giovani o vecchi. Lì si balla dopo pranzo o dopo cena, ci si trovano tutte le cose ridicole, tutte le vanità e tutte le menzogne. Ci sono uomini eterosessuali che vanno a queste cene per divertirsi, per fare delle conoscenze utili, per raccontare quello che hanno sentito, per andare da qualche parte, per intrufolarsi nelle cose intime altrui.

Vengono invitate anche donne, delle lesbiche belle o repellenti, donne che si si divertono di tutto e fanno finta di non sospettare niente di strano o di nascosto, ma anche, qualche volta, donne del tutto rispettabili, e indulgenti, ma questa non è proprio la stessa situazione. Ci si comporta più o meno come ci si comporterebbe in presenza di un uranista che non scherza sui buoni costumi o di un eterosessuale che non deve fare o proseguire la sua strada.

Non parlo delle feste più galanti e più pericolose alle quali si invitano anche persone di classe inferiore.

Si comprende facilmente che i giovani uomini fuorviati in questo mondo con pretese di eleganza, di arte, di musica, di letteratura, non maturano affatto e non tentano affatto l’uranista severo o la donna che desidera guarire. Qualche volta, comunque, un uomo che non vive in questo ambiente, che lo evita, innalza un giovane uomo di merito e lo salva e allora si vede un Vautrin casto e un Lucien de Rubempré che diventa rispettabile. Altre volte una donna si mette in testa di salvare il ragazzo carino che la fa tanto ridere, che canta così bene e che le confida tutti i suoi problemi e le sue disgrazie. Se è una donna di mondo, di buona condizione, se è generosa, se lo aiuta materialmente col suo denaro e coi suoi consigli e se lui soccombe ad un disagio sufficientemente forte, finirà per sposarla e la renderà poco felice. Non vorrà più accompagnarla sempre e dappertutto, si annoierà quando le sta accanto, la trascurerà e dopo un po’ di tempo ci sarà uno di quei tipici rapporti in più: Signora elegante e triste, depressa o dissipata, Signore carino, spendaccione, che si diverte con l’unisessualità. La donna può essere ben felice se ha un figlio o due, perché se non li ha all’inizio della sua vita coniugale è probabile che non ne abbia più l’occasione dopo, dato che più di un invertito, alla lunga, si rifiuta ad ogni intimità.

Una donna molto ricca e gelosa avrà più probabilmente un numero adeguato di figli che la trattenga a casa a fare i suoi doveri. I figli possono essere una garanzia che la donna non farà scandali. E si può essere persuasi che le madri che trascinano davanti ai tribunali un marito unisessuale[6] valgono meno di quanto esse credono.

Ma se la donna guaritrice è anche lei sposata, se è tenera e imprudente, entrerà in un inferno. Immaginatevi una Renée di “La Curée” di Zola, più tenera, meno corrotta, altrettanto mondana, e un Maxime, rimasto in sostanza quello che era in collegio. La situazione è frequente. Le donne si appassionano agli invertiti carini o divertenti, e gli invertiti effeminati fanno soffrire queste donne ancora di più degli eterosessuali, ma hanno una compensazione da offrire loro: ed è che si interessano alle medesime cose. Per un certo mondo è impossibile avere un’intimità più gratificante di quella con un brillante e giovane effeminato, che ha un bel modo di fare, è ricco, carino e di buona famiglia. Le relazioni mondane o semi-mondane tra gli effeminati e le donne vengono fuori più dal romanzo di costume, dagli abbozzi della vita come essa è, che non da questo libro. Non sono state rese banali dalla letteratura inglese, perché i critici non erano uomini degli di mondo o degli osservatori, non le hanno colte nei rari libri che se ne sono occupati, e gli imitatori non sono stati incoraggiati a cominciare e a volgarizzare.

I medici, invece, si sono molto interessati di quello che riguarda gli effeminati e sono stati tentati di prenderli come modello dell’uranismo.

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[1] Alcuni effeminati eterosessuali hanno la mania degli abiti effeminati, vorrebbero portare biancheria meravigliosa e non amano le donne nude.
[2] È praticamente impossibile per il ragazzetto che desidera ardentemente di essere posseduto sapere se desidera essere posseduto per essere in potere di un altro o per imparare a sua volta il mestiere che l’altro conosce. Se desidera uno che lo possieda o un iniziatore.
[3] Il giovane uranista, il cui istinto sessuale lo spinge verso l’uomo più che verso il bambino, può essere votato alla passione della similarità tanto quanto a quella dell’effeminatezza. Vuole sedurre, vuole piacere, vuole essere amato, sceglie una taglia più stretta, si accentua le anche, ammorbidisce la sua camminata, perché crede che sia indispensabile. Una volta fatta luce su questo, l’uranista maschile non si comporterebbe più alla maniera di un eterosessuale. Il vero effeminato si femminilizza per il suo proprio piacere oltre che per quello degli altri, il giovane uranista maschile lo fa soprattutto per cercare un ammiratore. Curioso paradosso, perché più tardi l’effeminato farà di tutto per il pubblico e il maschile invece farà per esso il meno possibile.
[4] Sto parlando del mondo decente, non parlo del mondo basso descritto nelle memorie della polizia.
[5] Soprattutto robusto di carattere, per la virilità, l’indipendenza dell’anima o dell’intelligenza: perché qualcuno di questi “giovincelli”, se non la maggior parte, senza vigore virile nel vero senso della parola, sono giustamente ricercati per il loro vigore fallico.
[6] Come una certa riformatrice inglese.

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GAY E AUTOCOMMISERAZIONE

Presento oggi ai lettori il breve capitolo intitolato “Autobiografie”, tratto da “Uranismo e Unisessualità” di Raffalovich. Per capire esattamente il senso di questo capitolo bisogna tenere presente che poco prima di scriverlo, Raffalovich ha avuto modo di leggere il “Romanzo di un invertito nato”, un libro-documento che ho tradotto e pubblicato nella biblioteca di Progetto Gay (http://gayproject.altervista.org/romanzo.pdf). Si tratta in pratica delle confessioni di un ragazzo omosessuale italiano di 23 anni, inviate a Zola perché ne facesse un romanzo di successo. Zola non prese in considerazione la proposta ma passò il manoscritto ad un medico suo amico che ne curò la pubblicazione sugli Annali di antropologia criminale. La vicenda è complessa, ma molto interessante, mi limito a rinviare alla prefazione del libro sopra citato della biblioteca di Progetto Gay.
Effettivamente la lettura del “Romanzo di un invertito nato” non è una lettura edificante per gli omosessuali ed è il ritratto di un individuo di alto livello sociale, che si vanta e si compatisce dimostrando una grave immaturità personale.

Raffalovich lesse questa autobiografia e ne fu molto male impressionato, cosa che non fece che confermare che l’auto-commiserazione rappresenta una delle categorie tipiche non degli omosessuali, ma delle persone prive di energia morale, siano essere omosessuali o eterosessuali.

Va sottolineato che ancora oggi esiste tra gli omosessuali la tendenza a considerarsi vittime. Sottolineo che la lotta per i diritti civili è una cosa e il sentirsi vittime e cercare la commiserazione altrui è una cosa radicalmente diversa.

Secondo Raffalovich gli uomini superiori (non solo i gay superiori) sono quelli che non si fanno sovrastare dalle circostanze ma cercano con spirito positivo di realizzare la loro missione nel mondo.

Le riflessioni di Raffalovich sono ampiamente condivisibili anche oggi. Lo dico un po’ malinconicamente perché nel capitolo successivo, dedicato agli effeminati, Raffalovich tirerà fuori il peggio di sé e dimostrerà che lo spirito autenticamente morale emerso nel capitolo sulle autobiografie si mescola in lui con un moralismo di bassa lega, spesso aggressivo e denigratorio. Ma di questo avremo modo di parlare. Ora lasciamo la parola a Raffalovich.
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AUTOBIOGRAFIE

Gli invertiti, nelle loro biografie, raccontano spesso di non essersi resi conto della loro inversione. Si sono innamorati dei loro amici, si forse amati sessualmente, ecc. ecc., poi hanno avuto relazioni con donne, poi a poco a poco hanno scoperto che non era l’ignoranza che li aveva tenuti lontani dalle donne, che la loro scarsa tendenza verso le donne non era un fatto casuale, ecc., – ma che erano sempre stati uranisti, invertiti. Allora hanno amato con terrore, ardore ed entusiasmo un soldato qualunque, non importa chi fosse, – hanno forse lottato contro la loro tendenza, poi si sono arresi ad essa.

Tutti quelli che hanno letto le opere specialistiche dedicate all’inversione riconosceranno le storie alle quali faccio allusione.

Mi sembra che non sia opportuno approfondire troppo su queste biografie né dare ad esse troppa importanza. Se si collezionassero biografie di donne adultere si sarebbe colpiti dalle somiglianze: stessa logica, stessa mancanza di logica, stesso egoismo feroce, stessi rimorsi, stessa apologia. E comunque gli scienziati non ci chiedono di assolvere e di compiangere le donne adultere in quanto adultere.

Allo stesso modo io chiedo che non ci si abitui a compiangere gli invertiti in quanto invertiti. Gli uranisti entusiasti non vorrebbero cambiare. Con chi lo potrebbero fare? I veri omosessuali, quelli che hanno la passione della similarità, se fossero donne, amerebbero le donne.

Io non penso affatto che gli invertiti debbano essere compatiti, come pensa Ktafft-Ebing – se sono invertiti superiori non soffrono se non quello che soffrono ogni giorno gli uomini superiori; la lotta tra la coscienza e le tendenze, tra la saggezza e il mondo, non è peggiore per l’invertito superiore che per l’uomo eterosessuale superiore.

Compatiamo gli uomini superiori, se vogliamo, ma la lotta contro le passioni è più o meno la stessa qualsiasi siano le passioni e il lottatore, se egli è un grande. Quanto agli invertiti ordinari e abietti, non sono e non si credono da compatire più degli ubriaconi per piacere o per abitudine, o degli uomini che si attaccano alle prostitute o alle donne leggere o interessate.

Compiangiamo pure l’umanità intera, se vogliamo, compiangiamola amaramente se non abbiamo religione, niente di meno o niente di più, ma non scegliamo gli invertiti per la nostra pietà estrema. Questo avvertimento non sarà mai ripetuto troppo.

Gli invertiti abietti o entusiasti non ritengono affatto di dover essere campatiti. Gli invertiti superiori non sono da compatire più degli eterosessuali superiori.

Quanto agli invertiti che si compiangono e si lamentano e che si rivolgono agli scrittori, sono nella maggior parte dei casi individui che si sarebbero compatiti e si sarebbero lamentati anche se fossero stati eterosessuali. Non si trova facilmente una persona del sesso opposto che sia in grado di soddisfare insieme, sia il sesso, sia l’anima, sia la società che la famiglia. Perché l’invertito dovrebbe avere quello che l’eterosessuale trova con tale difficoltà? Quanti eterosessuali sono infelici a causa ella loro vita sessuale? La sifilide, le malattie nervose, la perdita di credito sociale, lo scioglimento di tanti legami, e anche tante altre cose, perseguitano l’eterosessuale infelice o senza carattere.

L’individuo che non è né casto, né sobrio, né vigoroso, né ragionevole, né moto coraggioso, né molto illuminato, né molto pio sarà sempre da compiangere, sia che si tratti di un invertito sia che si tratti di un eterosessuale. I grandi invertiti si sono sempre fatti perdonare la loro inversione, essa non ha mai impedito loro di essere se stessi, di portare a termine il loro lavoro su questa terra. Pensate forse che Platone, Walt Whitman, Michelangelo, il gran Condé, Winckelmann e tutta la legione degli altri abbiano il diritto o il desiderio di compiangersi per la loro omosessualità?

I grandi uomini sono grandi perché lo sono nonostante tutte le infermità e di tutti gli accidenti di questa esistenza.

I geni omosessuali, o eterosessuali, o indifferenti, ci dimostrano chiaramente che non bisogna separare gli uomini dalle tendenze della loro sessualità, ma da ben altre considerazioni, di un ordine completamente diverso.

Si i grandi uomini o gli uomini di gran cuore o di grande spirito si collocano al di fuori della pietà che si vuole organizzare per venire in soccorso agli invertiti, gli uomini ordinari che sono uranisti[1] e che sono malati, degenerali, squilibrati, malaticci, infelici e ipocriti, dovrebbero essere giudicati come malati, infelici, deboli o rammolliti; ma perché incitare la nostra simpatia verso di loro? Leggete attentamente le loro autobiografie e ditemi sinceramente, scavando nella vostra coscienza, sarebbero stati uomini di maggior valore, sarebbero stati più felici, più virtuosi, se fossero stati eterosessuali altrettanto inclini alla sessualità?[2]
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[1] Sono sicuro che il Dott. Koch de Zwiefalten, l’eminente autore di Minderwertigkeiten [Inferiorità (psicopatica): Koch, J.L.A. Die psychopathischen Minderwertigkeiten. (1891-93) Ravensburg: Maier] sarebbe dell’avviso che senza religione non si saprebbe guarire dall’uranismo.
[2] Quanto ai prostituti, ai ricattatori, agli sfruttatori, si sia giusti con loro, ma indulgenti proprio no! Parlo dei prostituti a tutti i livelli della gerarchia sociale, anche quelli che si vendono con piacere e che amano il loro mestiere e il loro sostenitore, che si dedicano al ricatto e al furto. L’uomo di mondo che si rivolge ad uno di loro sa quello che rischia e non merita affatto la pietà che gli si accorderebbe volentieri si si pensasse esclusivamente alle conseguenze della sua follia.
Gli ipocriti o i debosciati cinici, che tentano di corrompere o corrompono i bambini, i ragazzi giovani o gli uomini molto giovani sono trattati dall’opinione pubblica con una giustizia e un disprezzo meritato. Non bisogna certo diminuire questa severità e questo disprezzo.

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