COPPIE GAY TRA SESSO E AMORE

Caro Project, leggo da anni il forum, che mi piace e mi fa anche riflettere, vorrei dire che in certi casi mi mette in guardia contro problemi e situazioni che non avevo previsto. Ho 30 anni, il mio ragazzo ne ha 33, non siamo più giovanissimi, le cose tra noi vanno abbastanza bene, nel senso che in qualche modo vanno.

Siamo entrambi non dichiarati pubblicamente, io però tengo di più alla mia privacy, lui la sua la trascura un po’ ed è quasi convinto che le mie insistenze su questo tema siano esagerate, ma le accetta perché viviamo in ambienti molto diversi, sia a livello familiare che di lavoro. Noi non conviviamo, e la ragione, o almeno la ragione ufficiale, è essenzialmente una: la salvaguardia della mia privacy, però, anche prima che si parlasse di coming out e di convivenza, lui aveva messo bene in chiaro che l’idea di convivere con me non gli veniva affatto spontanea e che l’avrebbe considerata una forzatura.

Noi ci vediamo spesso, diciamo almeno una volta alla settimana, non di più perché i nostri orari di lavoro non si combinano e perché non viviamo nella stessa città ma in città vicine, collegate della ferrovia. La maggior parte delle volte vado io da lui, lui viene raramente a casa mia. Tra noi c’è una regola non scritta, che a me non piace per niente, cioè che non si resta a dormire a casa dell’altro e si va via in orario tale che permetta di prendere l’ultimo treno della sera, poco prima di mezzanotte. Questa regola non l’abbiamo mai decisa e non ne abbiamo mai parlato, ma l’abbiamo sempre rispettata.

Considera che lui a casa sua ha un letto solo e ne avevo uno solo anche io, poi mi venne l’idea di comprare un secondo letto, e quando lui lo vide mi chiese per chi fosse. Era evidente che era per lui, ma gli ho dovuto dire che nel caso fosse venuto a trovarmi un amico, avrebbe anche potuto restare una sera a casa mia, a lui è venuto in testa che quel letto potesse essere magari per un ragazzo che io potevo vedere quando lui non c’era, questo lo ha pensato, anche se è del tutto assurdo, ma penso che non gli sia nemmeno passato per la mente che quel letto potesse essere stato messo lì per lui e questo, non lo posso negare, mi ha indisposto parecchio, ma ci sono anche altre cose che non riesco a capire.

Un giorno siamo andati fuori insieme in campagna e ci siamo portati il pranzo al sacco ma ciascuno si è portato le provviste per sé, una volta arrivati a destinazione io ho provato a offrirgli un panino fatto da me, basandomi sui suoi gusti, ma non lo ha voluto e mi ha detto che aveva i suoi, che ovviamente non mi ha offerto. Si comporta come se io potessi contagiarlo con chissà che cosa e questo succedeva ben prima del covid. Ultimamente è molto restio a venire a casa mia, e se io insisto, lui preferisce saltare del tutto l’appuntamento per quella settimana, nell’ultimo mese, per esempio sono andato sempre io da lui e mai vice versa. Certe volte mi viene in mente che potrebbe ritenermi repellente per qualche ragione, al punto di attuare una specie di distanziamento sociale, ma poi, quando facciamo sesso, non esiste più nessuna remora, allora io vado bene al 100% e non si fa complessi di nessun genere.

Non so che peso lui dia al sesso ma penso che lo consideri molto importante ma non come elemento comunicativo, almeno quando ne parla sembra che sia così, ma quando stiamo a letto insieme non è affatto così, ma poi finita la serata di sesso (lui non usa mai la parola amore che sente come un vincolo e una limitazione), sembra quasi pentirsi di essersi lasciato andare e tornano gli atteggiamenti di distanziamento sociale e di svalutazione di quello che ha appena fatto e francamente questo atteggiamento mi crea forte disagio. È come se dopo aver fatto sesso con la massima partecipazione, ci ripensasse e si rendesse conto di avere fatto qualcosa che non voleva fare o alla quale avrebbe dovuto resistere, e allora si comporta come se fossi stato io a portarlo a fare sesso con me. Può essere anche vero che io ho favorito la strada verso il sesso, ma lui poteva benissimo dirmi di no.

In altri tempi lui aveva altri ragazzi coi quali aveva un rapporto affettivo che a me sembrava serio, in una situazione simile posso anche capire che lui svalutasse la serata di sesso passata con me, perché magari la vedeva come un tradimento nei confronti del ragazzo di cui allora si sentiva innamorato, ma adesso? Forse ha ancora un ragazzo che lui considera veramente il suo ragazzo e magari è innamoratissimo di quel ragazzo, però dico solo forse, perché non mi sembra che sia così e non posso nemmeno chiederglielo perché ho paura della risposta, e francamente sapere che nel nostro rapporto io conto per quello che faccio e non per quello che sono, mi riesce inaccettabile.

È vero che alla fine si accetta tutto o comunque molto di più di quello che si pensava, però il disagio si sente. Insomma, Project, che senso ha tutto questo? E la risposta non è così semplice, perché lui ha anche atteggiamenti che sembrano smentire del tutto questi comportamenti, con me non tende a prevalere, ha dei momenti di dolcezza e di affettività che non ti aspetteresti assolutamente. È vero che certe volte mi sento a disagio con lui ma certe volte ci sto veramente bene, paradossalmente sto bene con lui quando lui sta peggio perché magari è depresso o frustrato nelle cose che a lui interessano veramente, ma quando la depressione lascia spazio ad altri progetti io mi sento del tutto marginale e penso di staccarmi da lui, cosa che forse non sarebbe nemmeno così difficile, basterebbe non farsi sentire, non rispondere un paio di volte alle sue chiamate e penso che la cosa finirebbe da sé.

Lo penso, però non lo so e qualche volta non lo penso affatto, anzi penso proprio il contrario. Però forse, e sottolineo forse, lo sto svalutando perché magari ho chiuso le porte del mio cervello sulla base delle mie frustrazioni, che potrebbero venire anche dalle mie fisse piuttosto che dai suoi atteggiamenti. Certe volte mi chiedo: “Ma come si fa a dare al sesso solo un valore connesso al fatto in sé senza pensare all’altro in termini anche affettivi?” E penso che io non ci riesco e lui sì, o almeno così mi sembra. Però non è realmente così, lui non si sente a suo agio nemmeno riducendo il sesso a una cosa essenzialmente fisica, in sostanza non è che quei comportamenti lo fanno stare bene, lui in realtà non sta bene in nessun modo.

Dell’affettività ha evidentemente paura, mi allontana e mi scoraggia quando cerco di portarlo sul mio terreno, mi dice che devo parlargli chiaro e che se viglio fare sesso con lui glielo devo dire, ma se gli dico che non vorrei che si riducesse tutto al sesso e basta, lui mi dice che sono ipocrita e che non devo fargli discorsi “appiccicosi” che lo mettono in difficoltà. Però quando gli dico che una sua telefonata mi ha fatto piacere, lui mi risponde: “Anche a me…” e sono convinto che sia vero, cioè un contatto affettivo vero c’è e questo non lo posso negare.

All’inizio non avevo minimamente previsto una involuzione così complicata, pensavo che mi sarei dovuto adattare a lasciarlo libero o addirittura ad incoraggiarlo verso i ragazzi di cui si innamorava, ma alla fine il problema non è stato questo. Lo vedo profondamente diviso, ha paura di finire nei vincoli di una relazione troppo stretta che non gli piacerebbe affatto, ma nello stesso tempo si sente gratificato dall’essere cercato proprio come persona e non solo come partner sessuale. Questa sensazione per lui è nuova e originale ma comincia ad apprezzarla. Una relazione con la convivenza l’avevo anche sognata, ma con lui è una cosa impensabile e forse è impensabile qualsiasi tipo di relazione codificata, e qui mi sarebbe venuto di scrivere “slavo, ammesso che abbia realmente un senso, una relazione di solo sesso”, però devo dire che se per lui le cose codificate non vanno bene, una relazione vera con lui esiste e questo non lo posso negare, sembra che sia basata soprattutto sul sesso e anche lì con la presenza costante di ripensamenti e di malumori e in apparenza senza serenità.

Però lui si merita di più, lo sto denigrando senza un vero motivo. Io ho un difetto di fondo, gioco sempre di rimando, perché tra noi le cose sono complicate, e in tutto questo casino io che faccio? Semplicemente non faccio niente e aspetto che faccia tutto lui, che faccia quello che vuole ma che prenda finalmente una posizione chiara che temo che comunque non ci sarà mai. Non sarà mai il mio ragazzo, o meglio lui non accetterà mai questa definizione, ma sarà di fatto il mio ragazzo. Comincia ad avere paura che resterà solo, anche se sa che non succederà mai, ma allo stesso tempo ha allontanato tutti quelli che forse a lui ci tenevano almeno un po’ e certe volte mi sembra che stia allontanando anche me, ma solo certe volte, perché altre volte, non so se lo fa coscientemente o meno, mi ascolta con attenzione e mi gratifica in modo inatteso quanto desiderato, e forse nemmeno se ne rende conto.

Quando mi gira male, io mi convinco che non faccio che aspettarlo, settimana dopo settimana, e penso che prima o poi si stancherà anche di me, o meglio anche di fare sesso con me, perché di me, da tutti gli altri punti di vista, si è stancato da un pezzo, e forse da prima di cominciare. Ma ci sono momenti in cui credo che non ci sia uomo migliore di lui perché sento proprio la sua presenza accanto a me.

Sono un po’ frastornato, Project, comincio a pensare che cercare di vederlo tutto di una tinta unica sia proprio una partita persa. Non gli do mai colpe, non per mia generosità ma perché probabilmente proprio non ne ha, ma vedo che sta male e questo non mi piace per niente. Se lo vedessi sereno con un altro ragazzo prenderei le distanze senza ripensamenti, ma nella situazione in cui sono oggi, penso che nel suo mondo potrei esserci rimasto solo io, anche qui posso dire che lo penso, ma non lo so, perché di queste cose non parla mai. Vedremo che cosa ci porterà il futuro per il momento posso solo continuare ad a volergli bene.

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FINE DI UNA STORIA GAY

Che cosa porta con sé la fine di una storia, francamente, proprio non lo so, posso dire che cosa ha portato a me la fine di una mia storia, ma ovviamente non è una regola generale.

La fine di una storia non mi ha portato né odio né risentimento nei confronti del mio ex ma mi ha portato un forte senso di impotenza e di frustrazione, come se esistesse un destino ineluttabile contro il quale è inutile combattere. Mi è rimasta anche un’altra sensazione fortissima e cioè quella di essermi creduto onnipotente, capace di cambiare cose che mi sembravano alla mia portata ma erano molto più forti di me.

Non odio il mio ex-compagno, quello che è successo, o meglio che non è successo, non dipende nemmeno da lui, anche lui è una vittima e il fatto che non se ne renda conto non lo rende certo un vincitore. Il nostro dialogo era in effetti un dialogo tra sordi, che hanno certamente parlato tra loro ma ciascuno di essi ha capito quello che ha potuto capire sulla base della sua esperienza. Non c’è stata di fatto nessuna relazione di coppia, eravamo e siamo rimasti due singoli che intendevano proiettarsi nell’altro assumendolo come secondo protagonista della loro storia personale. Qualche forma di comprensione, in certi periodi, c’è pure stata, ma sempre in risposta ad esigenze strettamente individuali, è mancata del tutto, onestamente da entrambe le parti, la volontà di costruire qualcosa in due. I distinguo, il mettere i puntini sulle i, e soprattutto il sottolineare quello che il nostro rapporto non era, sono stati in fondo la nota dominante di tutti i nostri momenti di confronto, nell’ultimo periodo, è venuto meno anche il dialogo, in qualche modo messo da parte dalla sessualità che si presumeva potesse risolvere tutti i problemi, cosa che non è affatto accaduta.

Oggi, a distanza di un po’ di tempo, non riesco ancora a dargli colpe di nessun genere, mi dispiace che soffra. Certe volte penso che lui possa soffrire non tanto della perdita del nostro rapporto, quando dell’orgoglio ferito, ma è difficile interpretare i pensieri di un altro. Quanto a me, mi sono chiesto perché ho voluto pervicacemente andare avanti, nonostante il fatto che il nostro rapporto scricchiolasse da anni. Mi sono domandato se sono andato avanti per mia scelta o perché lui voleva che si andasse avanti. Comunque non ha senso porsi domande del genere. Ci siamo ingannati e strumentalizzati a vicenda e il nostro rapporto è finito per motivazioni in fondo superficiali che non avremmo mai pensato potessero mandarlo in frantumi. L’ordinario e il banale hanno avuto ragione su di noi come su mille altre presunte coppie.

Non provo vero dispiacere per la rottura, quando si prende atto che una cosa è impossibile si smette pure di ragionarci sopra. Ha senso la fine di una storia? Sì, almeno insegna che il fallimento esiste ed è una regola con poche eccezioni. Per evitare di finire male bisogna evitare di cominciare, come se poi cominciare fosse una scelta e non solo un convergere di circostanze, ma queste cosiddette scelte sulle quali il cervello gira a vuoto sono un problema che non mi pongo più da tempo. Non sento più il bisogno di nessuno, di amicizie forse, ma più formali e distaccate, con confini rigidi, non desidero nessuna relazione speciale. Non è un rifiuto, ma proprio l’assenza di un bisogno. Potrebbe essere stata questa, forse, la causa che ha portato alla fine della mia ultima storia, non l’incompatibilità. Anche lui potrebbe essersi logorato in una relazione accettata ma non veramente voluta né da lui né da me, una relazione nata per fare esperienza, per vedere che cosa succede. Finita l’ebbrezza del provare non ci resta più niente.

Mi dispiacerebbe se lui si sentisse ingannato da me, che gli avevo detto cose bellissime alle quali poi non ho dato seguito, ma qui comincerebbe la resa dei conti, che tra noi non c’è mai stata, non siamo mai arrivati a quel livello di meschinità. Io spero che un rispetto reciproco possa rimanere. Noi non ci capiamo e abbiamo probabilmente vite diversissime ma avevo creduto che a qualche livello si potesse costruire qualcosa, mi dispiacerebbe se stesse male. Non capirsi non è una colpa ma solo un fatto. Lui non ha bisogno di altre brutte esperienze, perché ne ha vissute già tante.

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COPPIE GAY E TENEREZZA

Oggi è successa una cosa strana. Mi chiama e mi chiede se mi va che lui passi da me, che in altre parole è una proposta  di fare sesso insieme. Non è questa la cosa strana perché succede e anche piuttosto regolarmente da anni, la cosa strana sarà il modo.  Io ero stanco morto, ma non posso negare che la sua presenza mi mancava e gli ho detto subito di sì. Insomma, quando vedo comparire la sua telefonata sullo smartphone … beh, diciamo che non mi è mai indifferente, mi fa piacere, ma qualche volta mi mette un po’ in ansia, ma ultimamente l’ansia tende a sparire e la reazione è totalmente positiva. Seguendo il solito copione, quindi, sapevo più o meno che cosa potevo aspettarmi, cose comunque gradite e gradevoli ma con qualche dubbio sul come poi la serata sarebbe finita, cioè se sarebbe o meno andato via di cattivo umore, come era successo molte volte, per non dire quasi sempre, salvo forse nell’ultimissimo periodo. Al telefono mi sembrava di umore piuttosto buono e questo mi ha incoraggiato a dire subito di sì, e poi onestamente mi mancava e durante la giornata avevo notato più volte che erano ormai quasi due settimane che non si faceva sentire. È arrivato dopo una mezz’ora ed era sorridente, forse proprio sorridente no, ma sembrava tranquillo, si è comportato con la massima disinvoltura, perché conosce molto bene casa mia, evidentemente anche lui si è sentito rassicurato da me e dal fatto che gli ho detto subito di sì. In effetti, se ci penso bene, devo dire che altre volte ho fatto un po’ troppe storie stupide invece di dirgli subito di sì e questa deve essere stata una delle cause più frequenti che gli facevano cambiare umore. Sentirsi rispondere in modo evasivo ad una proposta di fare un po’ di sesso insieme deve essere veramente sgradevole, comunque questa volta non è capitato. Questa volta ero stanco ma molto ben disposto nei suoi confronti, e in particolare piuttosto ben disposto dai nostri ultimi incontri che mi erano piaciuti molto e avevano lasciato anche a lui un’impressione molto positiva. Insomma, quando arriva, se ne va subito in camera da letto, si spoglia e si mette sotto le coperte, perché effettivamente nella stanza ci fa freddo. Io alzo il riscaldamento ed entro anche io nel letto. Ci abbracciamo, nudo contro nudo, è una sensazione fortissima ma soprattutto dolce. Resto molto impressionato da quell’abbraccio, perché è molto lungo e perché è la prima volta che ci abbracciamo così. In genere non si lascia andare molto facilmente a gesti affettuosi di questo tipo, poi andiamo avanti, nessuno di noi due dice una parola ma lui è molto coinvolto sessualmente, cosa che però, praticamente, gli succede quasi sempre, dopo un po’ comincio a sentirmi stanco e gli dico che ho bisogno di una pausa, lui si mette a sedere nel letto, intanto il condizionatore ha riscaldato un po’ l’ambiente e non si sente più il freddo di prima, anche io mi siedo nel letto e gli chiedo come sta, lui mi risponde: “Bene.” E si vede che non è un modo di dire. Gli prendo la mano e la bacio. In genere non gradisce troppo questi gesti, ma questa volta li accetta, non fa commenti, ha gli occhi un po’ rossi, poi chiude gli occhi e io mi appoggio a lui. Mi chiede: “Ti va di continuare?” Io gli rispondo: “Certo!” E aggiungo che ho desiderato la sua chiamata e che non lo cambierei con nessun altro al mondo e che quando c’è lui mi sento felice, lui non dice nulla, esce dal letto perché comincia a fare caldo, si stende sulla coperta ed è proprio bellissimo.  Esco dal letto anche io. Penso che in quei momenti qualche pensiero molto emotivo gli abbia attraversato la mente, magari ha pensato a persone che io non conosco o conosco solo di nome, o a qualche ricordo di quando era bambino o ragazzo. Io non gli ho fatto domande, gli ho solo detto che aveva gli occhi umidi e lui ha fatto un minimo sorriso, poi li ha richiusi. Dopo che abbiamo finito di fare sesso, in genere, lui guarda il cellulare per vedere che ore sono e mi dice che se ne deve andare subito, questa volta non è successo, ha preso il cellulare, ha guardato l’ora e ha detto: “È tardi ma non mi va di andare via…” Io gli ho detto: “Allora resta qui e te ne vai domani mattina.” Lui mi ha risposto con un’alzata di ciglia possibilista però, poi ha aggiunto: “No, domattina devo essere al lavoro molto presto, devo proprio tornare a casa…”. Ma è stata la prima volta in assoluto che gli è passata per la mente l’idea che avrebbe potuto anche dormire a casa mia. Era tardissimo, molto più tardi delle altre volte, ma non se n’è andato subito comunque. L’ho accarezzato tanto, una cosa di cui comincia a capire il senso, che prima non capiva, lui mi ha risposto con un bacetto leggerissimo, più accennato che altro e mi ha detto: “Fammi andare se no faccio veramente troppo tardi. … Quando arrivo a casa ti mando un sms così non ti preoccupi.” Anche quella dell’sms è stata una assoluta novità. In altri momenti, se gli avessi chiesto io una cosa simile lui mi avrebbe risposto che non ce n’era alcun bisogno e sarebbe finita lì, oggi invece me l’ha proposta lui. Quando è andato via io mi sentivo felice, non del fatto che fosse andato via, è ovvio, ma di tutta la serata passata insieme, mi sembrava un sogno, la realizzazione di qualcosa che avevo desiderato per anni. L’ho sentito vicino come mai era successo prima. Ho sentito più chiaro del solito che anche lui mi vuole bene, in effetti lo sapevo, anche se lui non è mai stato molto espansivo, ma oggi ho avuto l’impressione che si sia lasciato andare a qualche forma di tenerezza in più. Quando si è rivestito di tutto punto per andare via l’ho guardato attentamente ed era proprio bellissimo e mi sono sentito al settimo cielo perché anni fa non avrei mai immaginato una serata come quella di oggi. L’uomo che mi vuole bene è proprio l’unico uomo di cui mi sono veramente innamorato. Con lui non ci avrei mai provato,  mi sembrava un obbiettivo assolutamente irraggiungibile, ma ha fatto tutto lui. Ha capito che probabilmente sarei scappato e me lo ha impedito, ha avuto pazienza e soprattutto si è fidato di me. Prima di conoscerlo ho avuto altre storie ma con lui è stato diverso fin dall’inizio, tutto era molto più problematico ma anche molto più serio, quando l’ho incontrato è cominciato il periodo 2.0 della mia vita, mi ha messo in crisi ma mi ha voluto bene in un altro modo, a modo suo, certo, ma mi ha voluto bene proprio ad un altro livello e soprattutto lui a me ci ha tenuto veramente, non lo ha mai detto con le parole ma lo ha dimostrato coi fatti. Lui ha dovuto affrontare la mia stupidità e la mia ritrosia a credere che tra noi potesse esistere qualcosa di veramente importante, mi ha trattato come uno che a me ci tiene veramente. Non mi ha permesso di lasciare prevalere la mia stupidità, ha allargato i miei orizzonti, ha demolito i miei miti stupidi, mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire che c’erano tantissime cose che io giudicavo ma delle quali non capivo assolutamente nulla e questo vale prima di tutto per il sesso. Fare sesso con lui non era un rito, con gli altri ragazzi era tutto già codificato, con lui no, certe volte mi spiazzava, mi dava risposte che mi gelavano, erano momenti che mi mettevano in crisi e che mi facevano pensare di essere inadeguato, ma tutto questo non lasciava traccia. Il giorno appresso mi chiamava col suo modo di fare un po’ spiccio, per assicurarsi che non l’avessi presa troppo male. Certe volte passava momenti di crisi profonda e voleva rassicurazioni da me e mi chiedeva di andare a prenderlo nei posti più incredibili e alle ore più incredibili, e quelli erano momenti emotivamente intensissimi per lui e per me. Sono cose che non mi sono capitate con nessun altro, probabilmente avevamo un bisogno profondo uno dell’altro, insieme sentivamo di costituire un mondo capace di resistere a tutto. Ora parliamo poco ma non per reticenza, adesso ci capiamo al minimo cenno, non è stato sempre così ma adesso è così. Oggi mi sono sentito felice, non ho la minima paura del futuro perché c’è lui, per me è una certezza, tra noi il sesso ha un significato tutto suo, è qualcosa di rassicurante, di tranquillizzante, e soprattutto di vero, non è mai stato un gioco, ma una forma di dialogo, un modo di capirsi, in certi momenti ci sono degli scambi di sguardi che non hanno bisogno di interpretazioni e che esprimono i sentimenti meglio di tante parole. Oggi, per me, la cosa più bella è stata il dopo-sesso, quei venti minuti in cui puoi dire “ti voglio bene” magari con altre parole e ti senti felice perché ti basta guardarlo negli occhi per capire che questa espressione ha un valore anche per lui. Oggi ho assaggiato per la prima volta che cosa potrebbe essere una convivenza con lui, ma non ci deve essere nessuna pressione, perché la convivenza potrebbe essere anche distruttiva. Oggi va bene così, perché ci vogliamo bene veramente. Non devo desiderare di togliergli la libertà, lui deve essere libero, senza vincoli di nessun tipo. Io lo sento come il mio ragazzo, lui forse non lo è del tutto, ma questo non conta nulla, noi ci vogliamo bene e questa è l’unica cosa che conta. In certi momenti vedo che è proprio contento di stare con me e per me è una soddisfazione grandissima. Se non lo avessi conosciuto la mia vita sarebbe stata molto più vuota. Oggi come oggi non riesco a concepire un futuro senza di lui, e non ho nemmeno paura di perderlo. Anni fa questa paura ce l’avevo, oggi non più, tra noi c’è stima profonda, io non lo vedo come un partner sessuale, ma in un certo senso proprio come un compagno di vita, non un compagno casuale, ma uno che ha scelto di stare con me, e per lui era una scelta tutta in salita, ma l’ha fatta, l’ha voluta fare e ha portato anche me a crederci. So che non se ne andrà e so che non ci stancheremo uno dell’altro. Oggi ho provato momenti di serenità profonda e già sono in attesa di quando ci rivedremo.

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RELAZIONI GAY SERIE MA NON ESCLUSIVE

Il mio ragazzo ha tanti difetti, non è come me lo sognavo, ma per certi aspetti è pure meglio. Ha una sua personalità, non è un’ameba. È uno che mi tiene testa ma con buon senso. È un bel ragazzo, almeno fino ad un certo punto questo è vero, non è bellissimo, cioè non è una statua greca, ma mi piace. Non ho mai pensato di potermi cercare un ragazzo più bello, lui è soprattutto dolce, ma dolce in modo maschile, in modo un po’ ruvido, in certi momenti mi guarda negli occhi e incanta. La sua presenza è ormai una costante della mia vita, non stiamo appiccicati come due fidanzatini che non vedono l’ora di stare insieme, spesso non ci vediamo per lunghi periodi. Io gli voglio bene e lo ammiro perché tutto quello che ha realizzato lo ha fatto con le sue forze, ha passato momenti bruttissimi in cui ho avuto paura che potesse cedere rovinosamente, ma non è successo. Stiamo insieme da anni, più di 10 ormai, le nostre telefonate sono piuttosto rare ma molto significative, ci cerchiamo reciprocamente quando ne abbiamo veramente bisogno. Tra noi non si fanno complimenti, si parla chiaro. Le incomprensioni ci sono ma lui non accetterebbe mai di mettere in crisi il nostro rapporto per queste cose. Le incomprensioni ci sono sempre state e ci saranno sempre, voglio dire tra noi, lui non pretende di prevalere, è quasi sempre più conciliante di me nella sostanza, non sempre nella forma, non vuole vincere la partita a tutti i costi ma vorrebbe che tra noi non ci fossero tensioni, che però sono una cosa rara. Lui mi rimprovera una certa tendenza al fatalismo che, nei rapporti con gli altri, non con lui, mi porta a rinunciare allo scontro non tanto per la sfiducia nella mia capacità di avere successo, quanto per quieto vivere. Lui però mi rimprovera a parole ma alla fine fa come faccio io. Col passare degli anni è cambiato. Prima era fumantino, scattava molto facilmente quando qualcuno gli faceva un torto o quando vedeva qualcosa che non gli stava bene, anche adesso interviene e pure con fermezza, ma non c’è più l’aggressività. I nostri discorsi oscillano tra il serissimo, quando parliamo dei nostri problemi più profondi, e il gioco un po’ standardizzato quando si parla di sesso. Questo tipo di gioco gli piace molto. All’inizio lui era molto disinibito e io ero praticamente bloccato, poi, con gli anni, abbiamo trovato un nostro equilibrio. Il mio problema, se lo vogliamo chiamare problema, è uno, lui ha altri ragazzi, che per lui sono importanti. Il rapporto con me c’è ma c’è anche il resto e non è una cosa marginale. Prima pensavo che fosse marginale ma poi ho dovuto prendere atto che non era marginale per niente e che lui tiene ad uno di questi ragazzi forse più di quanto tiene a me. Me ne ha parlato, non è stato un tradimento, mi ha detto che doveva dirmi una cosa e mi ha detto che mi voleva bene però non voleva bene solo a me. Un po’ me lo aspettavo, ma quando ho capito che l’altro ragazzo per lui era veramente importante ci sono rimasto male e ho pensato di allontanarmi, di sparire in modo tranquillo per non creare traumi, ma poi non ce l’ho fatta e sono rimasto con lui, magari a metà, e adesso con la consapevolezza piena che è una cosa a metà. Però questa cosa a metà esiste veramente. Al principio pensavo, o meglio mi auguravo che sarebbe stato lui a tagliare, dato che aveva una storia più importante della nostra, cercavo di diradare le già rade telefonate, ma lui mi chiamava e non strappava quel filo che ci teneva uniti e il rapporto con me non diventava comunque banale. Questo modo di fare mi ha colpito, perché non me lo aspettavo. Uno in una situazione come la sua, secondo me, prima o poi dovrebbe tagliare i rapporti con me per andarsene con l’altro ragazzo, ma non è successo così. Una volta sola ci siamo andati vicino, io gli ho detto che avremmo fatto bene a tagliare, lui ha detto che non mi avrebbe chiamato più, ma poi, dopo un paio di settimane, mi ha chiamato lo stesso, è venuto a casa mia e abbiamo passato la notte insieme. Avrebbe fatto una cosa del genere se mi avesse considerato un ramo secco da tagliare? Penso proprio di no. Lui dà assolutamente per scontato che la nostra relazione andrà avanti indefinitamente, forse non si rende conto di quanto mi costa dal punto di vista emotivo. Però lui c’è, non è un fantasma e quando facciamo l’amore (o facciamo sesso, come dice lui) sento che lui c’è veramente. In certi momenti di intimità comincio a pensare  a lui che fa l’amore con l’altro ragazzo, e mi viene da allontanarlo, come se io potessi pretendere l’esclusività. Caro Project, queste situazioni sono veramente difficili da gestire, non sai mai che cosa fare, sei sempre contento a metà, realizzato a metà e guardi il futuro senza vederci niente di chiaro. È uno strano modo di volersi bene, che non avrei mai accettato prima di conoscerlo, poi ci siamo conosciuti e, nonostante tutte queste complicazioni, tra noi si è creato un rapporto vero.

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SESSO GAY TRA CONDIVISIONE E INCOMPRENSIONI

Caro Project,

vorrei proporti un argomento che mi pare pressoché inesistente nel forum e anche nel manuale, parlo del fatto che il sesso, che dovrebbe essere motivo di unione, cioè che in fondo dovrebbe costituire un legame forte, nella realtà rischia di essere un motivo di stress nella coppia; parlo però di uno stress che spesso non porta alla rottura della coppia perché c’è da entrambe le parti una forma di adattamento, cioè un tentativo di salvare il salvabile, ma lo stress c’è, le preoccupazioni si fanno sentire da entrambe le parti, perché si capisce che c’è qualcosa che non funziona.

Ti faccio un esempio concreto: in una coppia uno dei due resta nella coppia per motivi affettivi e l’altro solo per motivi sessuali, entrambi finiscono per adattarsi, stanno e restano insieme ma dal punto di vista di entrambi si percepisce che c’è qualcosa che non va. In una situazione del genere si condivide ben poco, ciascuno dei due è bene o male strumentalizzato dall’altro, la cosa è reciproca e si accetta per quello, ma i due viaggiano su binari paralleli che non si incontreranno mai.

Sia ben chiaro, Project, io non tendo a sublimare il sesso, lo considero una componente essenziale di un rapporto di coppia, ma che cosa vuol dire sesso? E non è nemmeno una questione di pratiche sessuali ma di senso e di valore che si dà a quelle pratiche.

Io ho un compagno più o meno fisso da anni, lui ha anche altri partner ma il problema non sarebbe nemmeno questo, io non li ho, cioè, adesso non ne ho, ma non me ne faccio nessun merito, non ne ho semplicemente perché non ne sento il bisogno. Lui lo sente, ok, non crolla il mondo. Il problema vero sta nel fatto che lui dà un peso enorme a certi comportamenti sessuali che per me non hanno nessun significato speciale.

Certe volte mi chiede se mi è piaciuta questa o quella pratica sessuale e in quei momenti è evidente che per lui quelle cose hanno un significato che io non riesco proprio a trovarci. Non è una questione di moralismo, le cose che a lui interessano particolarmente le faccio anche io, ma non ci trovo niente di speciale. Su queste cose si creano spesso dialoghi imbarazzanti, lui mi fa domande e evidentemente si aspetta delle risposte ben precise ma io non capisco dove voglia andare a parare, e così restiamo delusi in due, perché lui non si sente capito (cosa che accade realmente) e io non capisco che tipo di risposta lui voglia da me.

Lui è un brav’uomo, questo è innegabile, e noi in un certo senso ci vogliamo bene ma ci sono molti limiti. Io non lo capisco, cioè non riesco ad entrare nella sua logica quando mi fa domande sulle pratiche sessuali per capire se certe cose mi piacciono o meno, forse lui vorrebbe delle risposte nette: tipo questo mi piace e questo non mi piace ma poi si rende conto che io a quelle cose non attribuisco nessun valore speciale, che per me una cosa vale l’altra.

Aggiungo che lui, stando a quello che penso io, non mi fa tutte quelle domande per assillarmi ma per capire quale comportamento sessuale è considerato da me più eccitante proprio perché vuole venirmi incontro e vuole farmi vivere una sessualità che sia per me quanto più possibile soddisfacente. Lui in sostanza ha una finalità che non è egoistica ma si sente deluso da me, o meglio direi svalutato, perché una cosa che lui fa con la massima buona volontà, di fatto, non viene capita e lui pensa che sia sottovalutata o che non sia stata affatto notata, e qualche volta è realmente così.

Ci vogliamo bene, ma questa espressione per lui e per me significa cose diverse, cerchiamo di fare qualcosa di buono l’uno per l’altro ma il concetto di cosa buona che abbiamo non è lo stesso. Tra noi non c’è nessun problema a letto, se lui avverte che c’è qualcosa che a me non sta bene, la mette da parte e io cerco di fare lo stesso, il problema viene quando ne parliamo, quando cerchiamo di spiegare a parole quello che pensiamo e che proviamo o quando cerchiamo di capire il mondo dell’altro, perché allora le incomprensioni si fanno radicali, anche se comunque la relazione va avanti. Io penso che lui si senta in imbarazzo quando si accorge che io non ho capito il senso di quello che lui ha fatto “per me!” per quanto possa sembrare paradossale.

Lui si ricorda puntualmente quello che abbiamo fatto le ultime volte che siamo stati a letto insieme, e se lo ricorda anche a distanza di mesi e resta stupito che io invece non mi ricordi gran che e si sente trascurato per questo. Io sto bene con lui perché c’è lui, che poi si faccia questo o quello non mi cambia praticamente nulla. Se cerco di allontanare la sua attenzione dai contenuti tipicamente sessuali e di insistere sul fatto che gli voglio bene e gliene vorrei anche se non andassimo a letto insieme, mi dice che sono ipocrita e che non gli dico la verità, il che forse in un certo senso è pure vero. Mi dice che io non parlo mai di sesso in modo esplicito e che questo gli dà fastidio, che deve essere sempre lui a fare il primo passo, ma quando ho provato a fare io il primo passo, dopo mi ha detto che allora io stavo con lui solo per quello.

Comunque, recriminazioni a parte, i problemi arrivano sempre dopo il sesso, quando si tratta di analizzare e interpretare i fatti. Come vorrei che non ci fossero commenti! Ma forse son utili anche quelli. Noi siamo bravi col sesso ma con le parole siamo un disastro. Quando gli dico che è un uomo serio, che non ti pianta per motivi stupidi e che ha una elasticità mentale che non ce l’ha nessuno, lui si adombra, non vuole sentire questi discorsi. Lui preferisce parlare di sesso, o meglio preferisce farlo quando ci vediamo e quando non ci vediamo preferisce parlare al telefono solo di quello spaccando pure il capello.

Noi andiamo d’accordo? Che domanda perentoria! Direi che andiamo avanti, ma l’accordo, l’accordo vero, è più un sogno che una realtà. Non so se riusciremo ad andare avanti per molto. Io ho conosciuto altri ragazzi e li ho anche frequentati per un po’, ma francamente con lui sto meglio, diciamo che con gli altri c’era un apparente andare d’accordo su tutto, ma in fondo ciascuno preferiva pensare ai fatti propri. Con lui è diverso: noi siamo sempre in crisi, diciamo che stare in crisi per noi è una malattia cronica, ma alla fine non c’è mai stata una ragione vera che ci abbia separato definitivamente.

Tra noi il dialogo è difficile, funziona proprio poco. Prima, quando mi chiamava ero contentissimo, adesso sono ancora contento ma sono anche preoccupato: andremo a letto insieme ma poi, e dico proprio subito dopo il sesso, lo vedrò insoddisfatto, frustrato ma frustrato dalle mie mancate risposte verbali e non dal sesso.

Qualche volta mi dice che sono un caso patologico ma non me lo dice come inizio della resa dei conti finale, ma come spunto per farmi capire che secondo lui almeno un po’ è proprio così. E pure io qualche volta penso che lui abbia qualcosa di patologico o forse lo penso solo perché lui non ragiona come me. A me sembra nevrotico, almeno qualche volta, e certe volte comincio a pensare che sarebbe meglio andarcene ciascuno per la propria strada. Lo penso per un po’, ma poi, non saprei dire se per amore o per abitudine cerco di rimuovere tutto quello che non va e di salvare il rapporto con lui e penso che lui faccia più o meno lo stesso con me.

Sono anni che andiamo avanti così: sesso senza problemi, perché proprio non ce ne sono, e frustrazioni derivanti dalla mancanza di vera sintonia. Si può stare con un ragazzo col quale la condivisione è essenzialmente sul piano fisico? Evidentemente la risposta è sì, perché alla fine lui ad avvicinarsi a me e a capire il mio modo di ragionare ci prova, non lo posso negare, ha pazienza, rispetto, non si arrabbia, ma si sente comunque frustrato e per me è più o meno lo stesso. Ecco, quello che condividiamo veramente è lo spirito di adattamento reciproco.

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