LA BIBLIOTECA DI PROGETTO GAY

La Biblioteca di Progetto Gay nasce allo scopo di raccogliere le pubblicazioni di Progetto Gay e di renderle facilmente accessibili a titolo assolutamente gratuito e chiunque fosse ad esse interessato.
Le pubblicazioni di Progetto Gay sono di tre tipi:1) Studi di carattere scientifico (psicologico, sociologico) sull’omosessualità,
2) Studi storici sull’omosessualità,
3) Traduzioni, con introduzione e commento, di opere sull’omosessualità dei pionieri degli studi in questo settore,
4) Testi “originali”, di narrativa o di poetica legati alla tematica omosessuale.

Eccezion fatta, ovviamente per le traduzioni dei grandi Studi classici sull’omosessualità, Progetto Gay pubblica sono materiale originale, non precedentemente pubblicato.

Tutti i testi sono pubblicati in formato PDF per garantire la migliore formattazione possibile, questo fatto rende assai meno agevole la lettura da smartphone o da tablet. Stiamo prendendo in considerazione l’ipotesi di una pubblicazione anche in e-pub ma il progetto si presenta al momento assai complicato.

Saranno molto graditi consigli, suggerimenti e segnalazioni di errori di qualsiasi genere.

ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DI PROGETTO GAY

1) ESSERE GAY – Testo di riferimento sulla omosessualità
Testo integrato e aggiornato in data 15-4-2017.
Aggiunto il documento: “Storia di un gay sposato” (cap.: Gay sposati)

2) GAY E STORIA – I Gay nella Storia
Una raccolta di saggi sulla storia dell’omosessualità da Omero al XX secolo. Testo aggiornato in data 18/1/2017 con il capitolo “BYRON OMOSESSUALE. (molto interessante e specifico)

3) INVERSIONE SESSUALE – Havelock Ellis
Il famoso trattato di HAVELOCK ELLIS sull’Omosessualità,
nel testo della terza edizione del 1927. Traduzione di Project – Una vera miniera di informazioni e di fatti.

4) IL SESSO INTERMEDIO – Edward Carpenter
La mia traduzione italiana del libro di Edward Carpenter “The Intermediate Sex” del 1908, uno tra i più bei saggi sulla omosessualità, una pietra miliare e una “speranza” per tante generazioni di gay. Ancora oggi è un libro affascinante!

5) UNA QUESTIONE DI ETICA MODERNA – John Addigton Symonds
Si tratta della mia traduzione in Italiano del famoso Saggio di John Addington Symonds “sulla omosessualità” scritto nel 1891 e pubblicato nel 1896 in sole 10 copie. Il saggio, attraverso la critica dei preconcetti pseudo-scientifici, giunge a conclusioni straordinariamente moderne.

6) IL ROMANZO DI UN INVERTITO NATO – Documento storico
Non si tratta di un “romanzo” ma di un documento storico contenete il testo integrale della confessione (in pratica una autobiografia esplicita anche in tema di sessualità) di un omosessuale italiano 23-enne della seconda metà dell’Ottocento, inviata ad Émile Zola. Aggiunto capitolo 3 in data 25/11/2014.

7) UN PROBLEMA DI ETICA GRECA – John Addigton Symonds
Un saggio scritto nel 1873 sul problema della pederastia in Grecia. Attraverso un’analisi scientifica delle fonti si ricostruisce il significato sociale e morale della pederastia nella Grecia antica.

8) OFFESE CONTRO DI SÉ: PEDERASTIA – Jeremy Bentham
“Stupisce che nessuno ancora abbia immaginato che sia peccaminoso grattarsi dove prude, e che non sia mai stato definito che l’unico modo naturale di grattarsi è con questo o quel dito e che è innaturale grattarsi con qualsiasi altro.” Jeremy Bentham 1785.

9) ANNALI DELL’UNISESSUALITÀ – André Raffalovich
Il progetto e il primo numero di una pubblicazione scientifica periodica interamente dedicata all’omosessualità (dal dibattito scientifico alla cronaca). Le matrici del pensiero cattolico sull’omosessualità nelle posizioni di Raffalovich.

10) IL NIDO DI VALSIGIARA – Romanzo gay
La storia di due ragazzi di buona famiglia dai tempi della scuola alla vita adulta, alle prese con il senso del peccato e con un amore esaltante, prima temuto e rifiutato e poi inopinatamente ritrovato. Si tratta di una storia in cui l’esperienza dell’essere gay è esemplificata in modo autentico nelle sue caratteristiche più tipiche.

11) CARTE SEGRETE – Romanzo gay
Si raccontano, in forma di annali, le storie di ipotetici patriarchi di Alessandria d’Egitto tra il IV e il V secolo, nelle cui vicende l’omosessualità gioca un ruolo importante. Il romanzo si conclude con la Santa Regola, una raccolta di precetti morali dell’ultimo Patriarca, Dioscoro l’Epicureo, che rappresenta una difficile sintesi di Paganesimo e Cristianesimo.

12) SE SONO ANCORA UMANO – Poesie
Edizione accresciuta, aggiornata alla data del 10 Gennaio 2017.
Una raccolta di Poesie di rara intensità che illustrano le ansie e le speranze di una vita che reclama una sua identità al di là delle negatività e dei problemi contingenti di una sofferta storia individuale.

13) IL DIRETTORE – Romanzo gay
La storia di un’amicizia amorosa tra un cinquantenne gay e un ventiseienne in carriera, probabilmente etero. Una solidarietà autentica e senza condizioni in un cammino difficile nella lotta per la vita.

14) GENDER E GENETICA
La traduzione italiana di Project di “GENDER AND GENETICS” una pubblicazione del “Genomics Resource Centre” della Organizzazione Mondiale della Sanità. Il testo permette di avere una panoramica seria della questione del Gender, al di là di qualsiasi strumentalizzazione.

15) PROPOSTA DI DECLASSIFICAZIONE DELLE CATEGORIE DI MALATTIA RELATIVE ALL’ORIENTAMENTO SESSUALE nella International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si muove verso l’eliminazione totale dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere da qualsiasi diagnosi di disturbo mentale.

16) URANISMO E UNISESSUALITÀ – Marc-André Raffalovich
Uno studio sulle diverse manifestazioni dell’istinto sessuale, pubblicato da Marc-André Raffalovich nel 1896. Traduzione italiana e note di Project.
Traduzione completata in data 1/2/2017 con il capitolo: “Platen o l’uranista superiore”.
Mi ripropongo di riscrivere l’introduzione.

17) QUESTI LEONI – Romanzo gay NUOVO!!
L’avvincente storia d’amore e d’amicizia di due ragazzi, che cercano la loro strada.
Si tratta di una storia vera.

18) ANDY – Romanzo gay NUOVO!!
La vera storia d’amore di due ragazzi gay, ricostruita nelle sue dinamiche psicologiche e nella sua complessità sulla base di documenti originali (lettere e diari) e sulle testimonianze dirette dei protagonisti. Non è un romanzo a tesi, ma un documento di vita reale in cui ha largo spazio il rapporto genitori-figli.
Edizione online completata in data 4/4/2017. Buona lettura!

19) ONLY SEVEN DAYS – Gay Novel NEW!!
A novel about an older man who meets by chance two young guys. It’s a love story, a story about how difficult could be for everyone of them to accept what’s happening because everyone needs to get used to love.

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Link alla Biblioteca di Progetto Gay:
http://progettogayforum.altervista.org/viewforum.php?f=112

ANDY – ROMANZO GAY 17

Qui di seguito potete leggere il capitolo 17 di Andy – Romanzo gay.

Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli già pubblicati sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.

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La mattina Andy si svegliò per primo, si rese subito conto che la luce non veniva dalla parte dei piedi del letto, come alla piccionaia, ma dal lato destro, ed era una luce diversa, le persiane di metallo lasciavano filtrare il chiarore dell’esterno, ma non si vedevano le classiche linee delle di luce delle tapparelle. Anche l’aria era strana, il volume della stanza era diverso, e soprattutto la sensazione di silenzio era assolutamente inusuale, dopo qualche minuto passato a godersi quelle sensazioni, Andy si alzò, il letto scricchiolò leggermente ma Marco non si svegliò. Andy aprì la finestra e rimase abbagliato dalla luce fortissima, aveva il sole in faccia e l’aria era straordinariamente tersa, Andy provò un attimo di intensa emozione per quel contatto così diretto con la natura poi, vedendo che Marco non si era alzato, uscì fuori, Massimiliano stava ancora appallottolato nella sua bacinella e sotto la sua copertina.

– Ciao, micio! Hai dormito bene?

Andy cominciò ad accarezzare il micio che si alzò sulle zampette, si stiracchiò vistosamente e poi saltò in grembo a Andy che non ci pensò due volte, lo portò dentro casa e lo poggiò sul letto di Marco, il micio si muoveva con destrezza e con estrema lievità si accostò al viso di Marco e cominciò a strofinarglisi contro.

– Cucciolo! Hai visto quanto è bello questo micetto! Guarda come ti vuole bene…

– Bello! Massimiliano! …. Ma come sei tenero!

Mentre Marco si alzava Andy si portò il gatto in cucina.

– Micio, micio, micio… vieni qui… guarda che c’è qui! C’è il lattuccio di Massimiliano.

Il micio bevve tutto il latte senza complimenti, Andy preparò la colazione e Marco lo raggiunse, cominciarono mangiare senza dire una parola, guardavano soltanto Massimiliano con facce di compiacimento, poi il micio salì in grembo a Marco.

– Hai visto! Viene pure da me!

– Certo, tu sei il papà!… Cucciolo, io spiccio tutto in pochi minuti e dopo ce ne andiamo fare una passeggiata qui intorno… che dici?

– Sì, certo! E vedrai che Massimiliano ci viene appresso come un cagnolino…

– Ecco, faccio in un minuto…

Un minuto dopo erano fuori, camminavano appaiati, Massimiliano non li seguiva ma camminava davanti a loro allontanandosi anche un po’.

– Lo vedi, Cucciolo, ormai si è abituato a noi… che dici… ce lo portiamo?

– Io me lo porterei… ma mi sa che lo stanno cercando e poi secondo me è scappato da qualche parte.

– Sì, lo so, forse è così ma è troppo caruccio… lo sai Cucciolo, qualche volta ieri sera, quando si è appisolato sulle mie gambe mi è venuta pure una reazione di tipo sessuale… insomma mi veniva l’erezione a forza di accarezzare Massimiliano… strano eh?

– No! È ovvio!

– Ma succede pure a te?

– Eh… sì!

– Ma perché succedono queste cose?

– Birillo, la sessualità è una cosa così complicata che di cose ovvie ce ne sono veramente poche… no! Mi sto contraddicendo… boh! Comunque queste cose succedono!

– Ma tu dici che Massimiliano se ne è accorto?

– Be’, questo proprio non lo so, non sono mai stato un gatto, ma da come si comportava penso che si trovasse perfettamente a suo agio.

Arrivati al termine della strada battuta si girarono per tornare indietro, Massimiliano con una rapida manovra si portò di nuovo davanti a loro, girarono tutto l’oliveto che non era poi piccolissimo e andarono a sedersi su una panca di pietra sotto un albero, il Micio salì in grembo a Andy.

– Miciotto! Bellissimo miciotto! Mh! Ma che bel micio che sono io! … Mannaggia, Cucciolo, mi sa che mi risuccede!

– E allora?

– No, allora niente…

– Però da te ci viene di più! Si vede che sei più sexy!

– Cucciolo… ma tu l’hai visto come è bello? Ma è proprio un capolavoro della natura!

– E sì, pensa che se vai indietro nella sua genealogia c’è una linea ininterrotta fino dalle origini della vita sulla terra…

– Quindi un po’ siamo pure parenti!

– Eh, sì!… questo cuccioletto prova delle sensazioni, sta bene o sta male come noi, riconosce le persone che gli vogliono bene… pure quello come noi, come si fa a non affezionarsi a un cuccioletto così?

– Cucciolo, ce ne andiamo a fare due passi qui intorno, ci devono essere dei posti bellissimi…

– E Massimiliano?

– Ce lo portiamo… me lo porto io in braccio…

Andy chiamò il micio che si avvicinò senza nessuna paura, poi lo prese in braccio, Massimiliano rimaneva tranquillo come se fosse abituato ad essere portato in braccio.

– Lo vuoi portare tu, Cucciolo?

– E come te lo tolgo un piacere così? E poi mi pare che lui stai meglio con te… guarda là, sembri la sua mamma! … Birillo, se ti va di camminare possiamo andare alla mola vecchia, ma ci vuole una mezz’oretta, però è un posto bello, c’è una specie di fiumiciattolo, con una specie di stagno e i pesci…

– Andiamo dove vuoi tu, se dici che è bello…

– Pochissimo tempo dopo che avevano cominciato a scendere verso valle incontrarono una signora sulla sessantina, la signora vide il gatto a distanza.

– Scusate, è vostro il gatto?

– No, l’abbiamo trovato in campagna…

– Puccio!

Il micio appizzò le orecchie e cominciò ad agitarsi, Andy lo poggiò a terra e il micio corse dalla padrona a coda alta.

– Puccio! Bello di mamma sua! Quanto l’ho cercato, tutto ieri sono stata in giro a cercarlo, avevo una paura che me lo avessero ammazzato, che fosse finito sotto una macchina… ma invece eccolo qua… ma voi quando l’avete trovato?

– Ieri pomeriggio, poi gli abbiamo dato qualche cosa da mangiare e gli abbiamo messo una copertina fuori di casa in un cesto e lui si è addormentato lì e stamattina c’era ancora, non se ne era mica scappato!

– Ma lui quando sta bene non se ne scappa mai!

– Però da quello che si vede il gatto le è affezionato!

– Lui è della quinta generazione tutta la sua famiglia è vissuta a casa mia, sono quasi trent’anni che prima la nonna e poi la mamma di adesso questo cucciolo sono stati a casa mia… ma lui non scappa, è che è un maschietto, sta crescendo e comincia diventare un po’ intraprendente, qualche volta si è allontanato pure prima ma all’ora di cena tornava sempre a casa, poi ha trovato voi che gli avete dato da mangiare e si è dimenticato della mamma… Puccio! Bello di mamma!… Ma voi dove abitate?

– Su, alla croce, ma veniamo qui solo qualche volta, noi viviamo a Roma…

– Ma che siete i figli di Rocco?

Marco rispose subito per trarre di impaccio Andy.

– Sì, perché lei conosce papà?

– Be’ Rocco l’ho visto solo qualche volta ma ne avevo sentito parlare da Mario… quel pezzo di terra l’aveva comprato lui..

– Zio Mario, il fratello di mamma… ma lei lo conosceva bene?

– Be’, qualche volta parlavamo, lui era stato qui per qualche anno ma è roba degli anni ’50 o ’60, poi, dopo qualche anno, si è comprato la terra… lì prima c’era un deposito di travertino…

– Lo so, papà ce l’ha detto tante volte…

– Io mi chiamo Silvana, casa mia è quella lì in fondo, quella vicino ai quei tre alberi grossi… quando volete rivedere Puccio potete venire a trovarmi… ragazzi… io me ne torno a casa… quando vedere papà gli dite che lo saluta Silvana, Silvana “dell’ombrosa”, mi sa che lui mi conosce…

Marco e Andy risposero quasi in coro:

– Arrivederla signora!

Poi proseguirono per la mola vecchia.

– Mannaggia, Cucciolo, Peccato! Lo so che Massimiliano era della signora però era così bello… mannaggia adesso mi manca mi ci ero affezionato proprio…

– Lo so, Birillo, pure io… però che possiamo fare… e poi mi sembra che la signora i gatti li tenga bene, a vedere da come le andava appresso…

– Sì, lo so… però…

– Hai visto che ci ha preso per fratelli?

– E tu sei stato al gioco… altro che magliette per uscire allo scoperto!

– Ma che le dovevo dire: Andy è il mio ragazzo?

– Be’, perché no?

– E perché non glielo hai detto tu?

– Perché hai parlato solo tu!

– Sì?! Secondo me tu non avresti nemmeno saputo che dire…

– Dai, Cucciolo, lasciamo perdere… ma è ancora molto lontano?

– No, guarda, è in fondo alla discesa…

– Ma in pratica è al fondo di questo canalone…

– Sì… ma è bello, vedrai, se non c’è gente si sta benissimo…

– Perché? Ci potrebbe pure essere gente?

– Sì, qualche volta ci vanno anche  a fare il picnic, l’inverno non c’è nessuno ma di questa stagione la gente c’è… però il posto è bello, guarda, di qua si vede bene…

– In mezzo a tutti quegli alberi?

– Sì, li in mezzo…

– Be’ non c’è male, il posto promette bene, ma ci sono pure le macchine posteggiate… Cucciolo, lì c’è gente…

– E va be’, noi diamo un’occhiata e ce ne andiamo.

– Ma è molto incassato nella vallata! Qui è tutto umido è tutto verde, si sente pure il rumore dell’acqua, ma l’acqua non si vede… ma si può scendere fino in fondo? Fino al fiume?

– Sì, ma adesso non ti aspettare un fiume, d’inverno magari di acqua ce ne è tanta ma di questa stagione non è un gran che…

– Ma guarda che è bello, c’è tanta ombra, è tutto verde… il laghetto è quello?

– Sì, ci sono pure i pesci, vieni a vedere…

– Sì ma c’è pure gente… Cucciolo, facciamo solo un giretto e ce ne andiamo…

– Ok… non ti preoccupare…

– Ammappete, ma è bello veramente, sembra un posto delle favole, si sente solo il rumore dell’acqua e delle foglie… vedi! I pesci! E ce ne sono tanti! … Cucciolo e la gente dove sta? Qui non ci sta nessuno!

– Stanno più sopra, c’è uno spiazzo attrezzato, ci sono i tavolini e un piccolo bar che funziona solo d’estate… Che pensi, Birillo?

– Non ti offendi se penso che bisognerebbe tornare indietro e andare a studiare un po’?

– No, mi sa che è ora…

– Però lo sai che adesso, senza Massimiliano, mi sento solo… non è una cosa stupida…

– Birillo, manca pure a me…

– Ma tu che dici che ci ritorna da noi?

– E perché no! Dopo tutto l’abbiamo trattato bene…

– Sì, ma non l’abbiamo fatto stare la notte dentro casa… forse sarebbe stato meglio…

– Dai, va’, adesso cominciamo ad avviarci perché siamo venuti qui per studiare…

– Mh! Che brutta cosa! Era più bello giocare con Massimiliano!

– Lo so, ma adesso ci tocca studiare… e poi quando contiamo di tornare a Roma?

– Oggi no, domani sera, forse domani sera o anche dopodomani sera…

– E le piante alla piccionaia?

– Se chiamiamo papà ci potrebbe anche pensare lui…

– Dai, Birillo, adesso fatti coraggio perché a scendere è stata facile ma a salire la strada è molto più faticosa!

– È vero, si fatica proprio!

– Dai, tu sei mio fratello e non dovresti sentire la fatica…

– Fratello? …

– Perché non potrebbe essere?

– Certo che potrebbe essere ma non è… aspetta, Cucciolo, sono stanco… non correre, faccio fatica a correrti appresso…

– Dai! Che mollaccione che sei! Certe volte sembri tanto forte e poi…

– Io sono forte ma non ho tanta resistenza…

Dopo circa mezz’ora di buon passo erano ormai di nuovo a casa.

– Cucciolo, che brutto stare qui senza Massimiliano!

– Lo stavo pensando anch’io…

– Dai, va’, andiamo a lavorare e non perdiamo tempo! … Aspetta, aspetta… prendi il libro e ci mettiamo sotto un olivo…

– Ti porto pure la sedia comoda, così dopo non ti fa male la schiena! Vado!

– Aspetta, arrivo subito, ci portiamo qualche cosa da mangiare…

– Birillo… qui, ecco, così, bello tranquillo e io sto vicino a te… così… il sedile di pietra fa da tavolino e noi stiamo sulle sedie comode… tutto bene Birillo?

– Sì, tutto bene… ma adesso viene il peggio… Cucciolo! Non ho voglia di studiare! Si sta così bene qui a fare niente!… Sì, lo so, ma non ce lo possiamo permettere…

– Su, dai attacca…

– Allora… eravamo… ma Birillo, il registratore?

– Te lo vado a prendere io, tu stai qua…

– Hai fatto in un lampo!

– Dai adesso cominciamo, se no mi passa pure quella pochissima voglia che ho!

– Allora… siamo qui… L’evoluzione del diritto penale dopo l’introduzione del nuovo codice di rito…

Andy cercava di prestare attenzione, ma l’ambiente esterno sembrava fatto apposta per creare distrazioni: prima un’ape, poi un po’ di vento che disturbava la registrazione, quindi la sedia che cambiava posizione sul terreno ancora morbido per la pioggia. Andy cercò di resistere ma l’attenzione veniva meno, fece cenno di chiudere il registratore.

– Cucciolo, qui si sta bene ma non si riesce a studiare bene, forse dovremmo andare dentro…

– Mi sa che è meglio… dai, forza e coraggio e cerchiamo di non perdere troppo tempo…

– Magari facciamo così: studiamo, poi dopo tre ore ci mettiamo fuori e ce ne stiamo un po’ a guardare le piante… che dici?

– Mi sa che è l’unica cosa da fare… su adesso dentro, le sedie le lasciamo fuori per dopo, ma adesso dentro a studiare!

Ripresero la lettura dentro casa, l’ambiente era tranquillissimo, il silenzio quasi irreale, la luce naturale era forte e gradevole, Andy si sentì più concentrato ma nonostante tutto non riusciva a seguire tanto bene il discorso, alla fine del capitolo lo disse a Marco.

– Cucciolo io non ho capito quasi niente! Sono cose di un tecnicismo assurdo… è la scienza che si confonde con la scemenza! È uno spaccare un capello in quattro che mi sembra che sia proprio campato per aria e poi mi mancano proprio i riferimenti…

– Birillo… questo è … e bisogna cercare di digerirlo così com’è… in effetti bisognerebbe lavorare col codice… ma ci vorrebbe troppo tempo… Che facciamo, Birillo? Che dici?

– Dico che non mi piace per niente e che se va avanti così ci mettiamo una vita e non capiamo assolutamente niente… però… mh! Che storiaccia! Quando trovi il libro bello va tutto bene ma ci sono pure gli elenchi telefonici come questo… Cucciolo, se andiamo avanti finiamo per non capire più nulla… dai, su, ricominciamo da capo…

– Mannaggia, quando le pagine non scorrono mi viene il panico!

– Dai, non facciamo storie e mettiamoci a lavorare, che fai… leggi tu?

– No, forse è meglio se leggi tu… se lo sento leggere forse mi fa un altro effetto…

– Però Cucciolo, santa pazienza e ci cerchiamo pure tutti i riferimenti…

– Per forza… vai!

La seconda lettura fu molto più analitica, i richiami del codice vennero tutti esaminati, ogni tanto passavano alla discussione, poi tornavano a leggere, ma i riferimenti erano molti, troppi!

– Cucciolo… un po’ si capisce ma ci mettiamo una vita!

– Dai, non fare storie e continua a leggere!

All’una non avevano letto nemmeno venti pagine.

– Cucciolo! Che pippa! Ma è uno strazio! Ma quanto ce n’è ancora fino alla fine del capitolo?

– Più o meno altre venti pagine… Birillo, qui ci vuole tutta la giornata! E poi non è che abbiamo capito gran che!

– Be’, meglio di niente…, ma … insomma almeno un’idea ce l’abbiamo… dai, ricominciamo!

Andarono avanti fino alla sera, senza pranzo ma con la volontà caparbia di chiudere il capitolo. Alle otto, il capitolo era finito.

– Cucciolo! Uffa! Adesso lo rileggiamo tutto al registratore…

Marco lo guardò con una faccia distrutta!

– Adesso?

– Sì, dai, quando l’abbiamo finito l’abbiamo finito! Senti, quando c’è la citazione tu intervieni e leggi gli articoli del codice… e registriamo pure quelli…

– Ma ci mettiamo una vita!

– Cucciolo, se non facciamo così non ci si capisce niente!

– Dai, allora sotto!

La lettura questa volta risultava molto più chiara e le puntualizzazioni che venivano dal codice fornivano elementi di riferimento molto precisi, il lavoro procedeva con lentezza ma la logica del capitolo ormai era chiara. Lavorarono senza sosta quasi fino a mezzanotte, verso la fine contavano entrambi le pagine mentalmente, alle undici e tre quarti chiusero finalmente il libro e il registratore.

– Cucciolo! Mamma mia che strazio! È proprio una cosa terribile!

– Però ce lo siamo tolto e abbiamo capito quello che voleva dire e un senso ce l’aveva!

– Sì, è vero, ma se i libri fossero tutti così sarebbe meglio spararsi… Cucciolo, abbiamo fatto 45 pagine in una giornata e non abbiamo mica perso tempo!

– Lo so, ma le abbiamo fatte.

– Ma il resto del libro è tutto così? … Passamelo, un po’… Mh! Qui mi sa che non c’è trippa per gatti! … Mannaggia questo sembra tutto così… sono 350 pagine e ne abbiamo fatte solo 45, a questi ritmi non basta una settimana!

– Birillo, ci vogliamo immalinconire? … Su, adesso è ora di cena e non abbiamo nemmeno pranzato… che ti faccio?

– Che c’è?

– Qua! Ecco, il frigo è quasi pieno, c’è tutto quello che vuoi…

– Dai, tira fuori qualche cosa di consistente perché la fame non mi manca…

– Tu mettiti tranquillo che faccio presto presto!

– Lo sai che mi fa un effetto strano pensare che non c’è la televisione… niente telegiornale…

– Ci dovrebbe essere una radiolina nella stanza di papà…

– La porto qui?

– Sì, sì…

– No, dai stiamo così, è più intimo e poi qui è già notte fonda… Cucciolo, le sedie le abbiamo lasciate fuori… che faccio? Le vado a prendere?

– Magari! E quando esci accendi la luce fuori, l’interruttore sta a destra della porta…

Andy uscì e tornò dopo qualche minuto con le sedie, le depositò vicino all’ingresso e se ne tornò in cucina.

– Cucciolo, si sta bene fuori, poi ci mettiamo fuori!

– Sì e non ci sono nemmeno le zanzare, qui non ci sono quasi mai…

– Però ci vorrebbe un divano fuori… stare seduto su una sedia vicino a te non è lo stesso, mi piace proprio il contatto fisico, ma qui divani non ce ne sono… io questa cosa gliela devo dire a papà.. chissà che non ci si possa mettere un divano… lo spazio c’è, si potrebbe mettere lì, su quella parete lì, un divano leggero che si possa pure portare fuori la sera… che dici?

– Lo diciamo a papà… e mi sa che… non dovrebbe essere tanto difficile… ma adesso vieni a mangiare, che è tutto pronto…

– Senti che profumino! Cucciolo prima un bacetto! Te lo meriti!

Andy strinse Marco fortissimo per quasi un minuto, poi spostò il suo piatto, il bicchiere e le posate e si sedette vicino a Marco, non dall’altra parte del tavolo.

– Cucciolo, così mi posso appoggiare alla tua spalla… ti posso carezzare un pochettino…

– Lo sai Birillo che stiamo ancora ampiamente nei tempi previsti… e se andiamo avanti così la storia dei tre esami potrebbe anche diventare realtà…

– Lo so, il conto l’ho fatto anch’io ma cerchiamo di non gasarci troppo… però lo so e mi fa piacere e non poco… ma poi lo sai benissimo che mi fa piacere… Cucciolo e poi cucini bene!

– Queste cose le ha fatte mamma, io le ho solo scaldate!

– Ah!

– Però qualche cosa buona la so fare pure io!

– Lo so, Cucciolo, lo so e poi quando ci sei le cose sono più buone…

– Dai, tu finisci di mangiare che io cerco di sistemare fuori in un modo più comodo…

Marco entrò e uscì due o tre volte, Andy non poteva vederlo ma sentiva solo il rumore della porta, poi, finalmente Marco rientrò definitivamente.

– È tutto pronto, Birillo!

– Andiamo va’! … ma che hai fatto Cucciolo, un’amaca a due piazze!

– No, non è a due piazze ma a una piazza e mezza, ma per noi può andare benissimo, è una invenzione di papà, i ganci d’acciaio sotto il portico al punto giusto li ha messi lui, qualche volta prima si metteva fuori la sera, adesso non lo fa più ma prima lo faceva…

– Ma non c’è pericolo di cadere, cioè proprio di cappottare?

– No, Birillo, sopra l’amaca c’è una staffa larga, l’amaca dondola ma è appesa ai quattro vertici e non c’è pericolo di cadere nemmeno se ti metti al bordo… poi aspetta c’è un’altra cosa, se ti sembra troppo bassa o troppo alta c’è la carrucola, si può alzare o abbassare…

– Ma come l’avete pensata?

– L’ha pensata papà… e poi si sta comodi perché ci si può dondolare… sali prima tu?

Andy si arrampicò sull’amaca e Marco lo seguì, sul fondo c’era un materassino leggero ma non c’erano cuscini perché la posizione a barca manteneva già la testa nella posizione giusta.

– Cucciolo… che bella pensata! Qui stiamo proprio a letto insieme… sarebbe bellissimo se l’amaca fosse dentro casa…

– Sì, ma c’è solo qui…

– Come stai Cucciolo?

– Bene… abbiamo lavorato tanto e adesso stiamo qui vicini vicini… è bellissimo, Andy! Non si può sognare di stare meglio di così.

– Cucciolo, ma questa vita gay, alla fine dei conti, non è proprio niente male, ma tu ti credi che gli altri riescano a sentirsi bene così? … Io sto col mio Cucciolo ma io al mio Cucciolo gli voglio bene con tutta l’anima, c’è anche il sesso, ma non è solo quello, è proprio che sto bene vicino a te, ti sento complementare… un Cucciolo che mi vuole bene… quando ci siamo incontrati la prima volta non me lo sarei nemmeno immaginato, pensavo che se fosse andata proprio benissimo sarei riuscito a fare l’amore con te, ma tutto il resto non me lo aspettavo, onestamente non pensavo che mi avresti sconvolto la vita fino a questo punto… e poi mi preoccupavo del fatto che tu avessi una famiglia, se fossi stato solo al mondo mi sarebbe sembrato più facile amarti ma tu una famiglia ce la dovevi avere per forza e io non sapevo come l’avrebbero presa, pensavo che saremmo rimasti sempre a livello di amanti segreti, un po’ di sesso… e poi in sostanza basta… l’idea di vivere insieme… per me era proprio una cosa folle, una assurdità totale… non me la sognavo nemmeno e quella di essere accettato dai tuoi poi… quando dicevo che mi sarebbe piaciuto essere adottato mi sarei contentato di molto meno e invece mi ci sono trovato in mezzo fino in fondo, coinvolto, cioè non coinvolto ma assorbito nel tuo mondo…

– Birillo… ma avresti voluto un mondo più tuo, cioè avresti preferito che il mondo nostro ce lo costruissimo insieme…

– No, Cucciolo, io un mondo mio da offriti non ce l’avevo, doveva finire così per forza… cioè, anzi, non per forza… voglio dire che tu in un mondo mio non ci potevi entrare proprio perché un mondo mio esisteva solo nella mia fantasia… e poi io stavo scappando e mi sarei aggrappato a qualunque cosa, anche molto al di sotto di quello che ho trovato, non ero proprio in condizione di discutere, quando me ne sono andato di casa non avevo niente, solo i vestiti che avevo addosso… ormai questa è anche casa mia, dico sul serio, papà e mamma sono la mia famiglia vera, quella affettiva, quella che conta… adesso tutte queste cose sono mie… Cucciolo, è successo tutto perché ci siamo piaciuti… è strano… uno s’innamora e gli cambia la vita… e adesso c’è pure l’idea del futuro… con te… un futuro senza di te non riseco nemmeno ad immaginarlo… e poi stiamo lavorando… Cucciolo, è bello! … Non so che altro dire ma sto bene qui, sto bene con te, mi sento coccolato da te, da papà e mamma… Cucciolo… e tu?

Marco gli strinse fortissimo la mano.

– Birillo! Tu pensa che io nei tuoi confronti avevo un problema…

– E cioè?

– Mi sembravi uno di livello sociale troppo alto per me, uno troppo ricco, con una casa troppo bella, all’inizio, ma proprio all’inizio, pensavo che non sarebbe durata in ogni caso e che la difficoltà sarebbe stata quella…

– Ammappete… io troppo ricco! Bello! E quando ti sei reso conto di come stavano veramente le cose che hai pensato?

– In effetti è passata quasi subito, però io una certa coda di paglia per le questioni sociali e di quattrini ce l’ho sempre avuta, mi sento condizionato da queste cose…

– Quando sono venuto a stare alla piccionaia… pensa Cucciolo, adesso stavo dicendo “a casa tua!” però mi sono fermato a tempo… Insomma quando sono venuto a vivere alla piccionaia mi sentivo un mantenuto… lo sai Cucciolo, io mi sento abbastanza autonomo nel mio modo di pensare ma certi stereotipi mi li sono portati appresso per tantissimo tempo, anche certi stereotipi di vita gay, certi modelli di comportamenti… quando sognavo certe cose le segnavo per schemi, molto più stupide di come sono state poi veramente… poi piano piano cresci e ti rendi conto che l’unica categoria veramente gay è il fatto di innamorarsi di un ragazzo e il resto sono solo fesserie… però il fatto è innamorarsi, quello è essenziale, non è un problema di sesso… per me un gay vero è solo uno che si innamora di un ragazzo, non uno che ci va a letto, se si innamora e ci va a letto va bene, ma se ci va solo a letto quello non è un gay, è uno che si perde il meglio… Cucciolo, adesso mi sento così bene che non ho bisogno di sesso, mi sento sereno proprio in modo profondo, mi pare di avere trovato una stabilità…

– Ah… Birillo…

– Che pensi?

– Penso alla stabilità…

– Io ti ho detto tante volte che del futuro non so nulla però adesso mi sembra che il mio futuro possa essere uno solo…

– No, Birillo, non pensavo a questo… pensavo al fatto che si può andare in crisi per motivi che adesso non ci immaginiamo nemmeno, pensavo, che ne so, a cose veramente brutte…

– Dai, Cucciolo, stasera niente malinconie… guarda un po’! Adesso devo essere io a cacciare le tue malinconie… Che pensi, Cucciolo?

– Penso che mi piace starti a sentire… è per questo che non parlo, la tua felicità di questi momenti la percepisco benissimo e non la voglio disturbare con troppi discorsi…

– Ma tu sei felice, Cucciolo?

Marco si voltò verso Andy, lo abbracciò e gli passò una mano tra i capelli.

– Andy! E che ci manca a noi?

– Niente, Cucciolo, … se morissi adesso morirei felice, sì…

– E mi lasceresti solo?

– No, per carità! … Cucciolo, noi dobbiamo morire insieme… sì, il Padre Eterno ci deve fare questo piacere, ci deve fare morire insieme, se io avessi da campare più di te alla differenza ci rinuncio… e che ci faccio io senza il Cucciolo? Cucciolo, se noi siamo così legati adesso pensa tu quando saremo vecchi! … Cucciolo, quanti pensieri! … Ma sono pensieri belli… anche da vecchi, Cucciolo, anche da vecchi noi non saremo soli!

– Speriamo, Birillo, speriamo!

– Cucciolo che ore sono?

– È passata l’una…

– Io sento un po’ di fresco, c’è aria mossa… un po’ di fresco si sente… che facciamo? Torniamo dentro?

– Sì, è meglio… certo ci vorrebbe anche l’amaca dentro perché stare vicini in questo modo è bellissimo… però ci sono solo i due lettini…

– Cucciolo e se dicessimo a papà di metterci un letto matrimoniale?

– Alla fine lo potrebbe pure accettare ma mi sembrerebbe una forzatura…

– Io credo di no, credo che non farebbero nessun problema… quando vedo papà glielo dico… che dici? Lo faccio?

– Be’… non lo so, veramente sono un po’ perplesso…

– Allora non glielo dico, Cucciolo, come vuoi tu, forse è meglio non fare forzature… però del divano glielo diciamo?

– Sì, del divano sì, è diverso…

– Però, Cucciolo, mi sa che tu li sottovaluti…

– Birillo, tu potresti avere anche ragione… prova a dirglielo… perché no, potrebbe pure essere la cosa migliore…

– Cucciolo io glielo dico! Io penso che non ci dobbiamo preoccupare di papà e mamma, loro tanto stanno sempre dalla parte nostra…e poi, scusa, ma che c’è di male?

– Eh! Potresti anche aver ragione… anzi forse hai proprio ragione non ci dobbiamo preoccupare di papà e mamma, in effetti ce l’hanno detto chiaro in tutti i modi…

– Rientriamo, Cucciolo?

– Sì.

– Qui che facciamo? Togliamo tutto?

– No, l’amaca è tutta di legno verniciato e di nylon e può stare fuori, togliamo solo il materassino perché se lo lasciamo fuori si bagna…

Rientrarono e andarono a prepararsi per la notte, non ci furono ritualismi di nessun genere, erano stanchissimi e soddisfatti, quando furono a letto si presero per mano…

– Andy…

– Che c’è?

– Mi sa che a papà glielo dobbiamo dire… mi sembra una cosa più onesta anche nei loro confronti e poi non la prenderanno male…

– Ma certo che non la prenderanno male! Tu sei troppo bacchettone e moralista! Papà e mamma certe volte hanno i piedi per terra molto più di noi…

– Mh! Forse hai ragione…

– Cucciolo…

– Che c’è?

– Che stai pensando?

– Non penso… provo delle sensazioni…

– E cioè?

– Boh! Non so come dirlo ma mi sento sereno, il corpo non lo sento quasi, mi piace il tocco delle lenzuola fresche… e la mano calda di Andy…

– Cucciolo…. vengo nel letto tuo?

– Vieni!

Marco scostò la copertina e Andy entrò nel suo letto.

– Cucciolo è bello stare così… quanto le avevo sognate queste cose, mi sembravano impossibili, assurde, sogni solo miei, un po’ fantasie che non si sarebbero mai realizzate… però io prima ero più stupido, mi immaginavo che in una situazione del genere avrei solo fatto sesso con te, allora era una cosa che mi mancava tantissimo ma adesso non mi manca più e adesso mi posso godere proprio la tenerezza… Cucciolo… come mi sai coccolare tu… mi sarebbe piaciuto che mi coccolassero così quando ero bambino ma non è successo mai, stavo praticamente sempre solo… sì, avevo la stanza mia, era mia… sì, era mia… però era un po’ come stare in quarantena, se uscivo mi ributtavano dentro, quando c’era gente non volevano che uscissi, non andavo mai in giro con mia madre, lei si voleva fare passare per signorina, io andavo sempre con la tata di turno, all’asilo, a scuola… sempre in qualche altro posto, mai dove andava mia madre, quando sono diventato più grandicello, 10-11 anni, mi hanno fatto uscire allo scoperto, ma  sempre ai margini… i regali sì, quelli me ne facevano tanti… però con me non ci giocava mai nessuno… quando mi sono accorto di essere gay ho pensato che non sarei mai riuscito a uscire dalla gabbia, all’inizio mi sembrava quasi naturale, mi sentivo quasi un caso patologico, i miei parlavano dei gay come se fossero… non so nemmeno come dire… insomma come se fossero solo merda… ma credo che loro un gay vero non lo abbiano mai conosciuto, era tutto per sentito dire… però erano convinti… io pure non è che avessi le idee tanto chiare però non mi sentivo affatto un pezzo di merda e pensavo che come me di ragazzi ce ne dovevano essere tanti, per anni… praticamente da quando mi sono accorto di avere una sessualità… cioè da quando mi sono accorto di essere gay, che poi le due cose sono venute insieme… insomma da allora ho solo sognato e realmente non credevo che sarebbe mai successo niente di vero… mi masturbavo pensando a come sarebbe stato… però mi immaginavo cose belle, non mi veniva la paura… cioè non pensavo che il ragazzo di cui mi sarei innamorato mi potesse trattare male… mh! In effetti è per quello che mi sono buttato quando ci siamo conosciuti… per me era veramente il tutto per tutto in tutti i sensi, all’inizio, proprio i primi giorni ero complessatissimo, non sapevo che fare, avevo paura che tu ti potessi stancare, mi piacevi tantissimo ma avevo quasi paura di te, ti volevo compiacere il più possibile, mi dicevo che dovevo fare tutto quello che volevi tu, specialmente in cose di sesso… se non lo avessi fatto ti saresti stancato di me… cose del genere… Cucciolo, non sghignazzare! Io allora non ti conoscevo bene… grazie! Mi piace tanto quando mi passi una mano tra i capelli! … Ti scoccio, Cucciolo?

– E io ti scoccio, Birillo?

– Non mi prendere in giro!

– Ma io sto solo giocando…

– Mh! Però se ti scoccio me lo devi dire… No! No! Niente! Non ho detto niente! … E va be’, su, mi è scappata! …

– Birillo…

– Che c’è?

– Ti andrebbe di fare l’amore adesso?

– Sì, però fai tutto tu… mi piace sentirmi desiderato… Mh! Cucciolo! … che bello! Così Cucciolo, così!

– Andy… ma perché sei così bello?

– Non lo so, mamma mi ha fatto così, anche se non l’ha fatto apposta! Cuuucciolo! Mh!

– Birillo… e se ci stiamo zitti zitti?

– Ti sto scocciando eh? … No, niente! Come non detto!… Però pure tu… mh! Che Cucciolone che sei. Cuuucciolo! Buono…

– Ma che bel Birillo!

– Ma adesso lo conosci bene… ma perché ti interessa tanto? Buono, Cucciolo! Aspetta, tranquillo!

– Non lo so, forse mi permette di capire meglio le tue reazioni, se a un certo momento non ti tirasse più avrei una brutta impressione, … ma adesso lasciamo perdere la teoria… Birillo, ma lo sai che potresti fare benissimo l’attore porno… ci sono dei ragazzi grandi e grossi che ce l’hanno piccolissimo, tu invece sei bello secco secco ma ce l’hai grosso… chissà perché in genere i ragazzi magri ce l’hanno più grosso… [e certi ragazzini di sedici o diciassette anni c’hanno certi piselli da fare invidia ai campioni di body building…] ma tu sei bello per natura… è proprio tutta reazione fisiologica, è tutta salute… un bacetto, Birillo! Così, bravo…

– Non mi dire “bravo”, mi sembrano le cose solite che si dicono alle puttane… sai quelle cose come: Quanto sei brava! … che significano solo che fa bene i [pompini]… Cucciolo, ma come fa una ragazza a fare bene [un pompino]? Credo che non si possa rendere proprio conto… è come se io volessi capire che cosa vuol dire [masturbarsi] per una ragazza… però, Cucciolo, essere gay ci dà una forma di partecipazione completamente diversa… Buono! Piano!

– Mannaggia, sei troppo bello! Ma come faccio a fermarmi… è una cosa compulsiva e poi vedo che ci stai… Birillo ci pensi a quelli che violentano la gente… ma che ci trovano? … È bello perché tu ci stai e ci vuoi stare, se non fosse così non mi interesserebbe proprio… e poi mi piace la tua voce, è sexy, mi piace tutto quello che dici quando facciamo l’amore… lo paragono con quello che penso io, con quello che provo io…, in genere, di sesso in termini espliciti, di quello che provi quando lo fai non parli con nessuno, come di quando ti [masturbi], ma è bello parlarne… è intimo… Birillo… io ti mangerei tutto intero… Buono! Adesso ti sei svegliato! Birillo… mannaggia, cerca di fare piano se no me lo stacchi… il birillo ce lo dobbiamo conservare a lungo, non lo possiamo mettere a rischio così… lo sai Birillo che ormai mi sono talmente abituato a te, proprio dal punto di vista fisico, che ti riconoscerei al buio tra mille… proprio al tatto… non avrei nessun dubbio… e poi sei così scattante… tu non sei mollaccione come me, tu sei un fascio di nervi… sei una potenza della natura…

– Be’, non esageriamo… e poi tu non sei per niente mollaccione, io te lo dico tante volte  ma non è vero, sei un po’ più robustello, ma solo un po’… non sei ciccione, Cucciolo, nemmeno grosso, ma non sei magrissimo e su di te mi posso appoggiare, sei un po’ il mio cuscino, però senti qua! Hai dei muscoli d’acciaio… Cucciolo… noi dovremmo fare un po’ di sport… mi sa che ci servirebbe a tenerci in forma…

– E che stiamo facendo? Birillo, più sport di questo! È tutta adrenalina, e poi lo sport è solo esercizio fisico ma fare l’amore è più bello, è più globale… Birillo…

– Che c’è?

– Ma come ho fatto a trovarti?

– È stato un caso… stavamo lì e a te t’è venuto duro a guardarmi…

– E a te?

– Lo sai benissimo e l’hai anche visto!

– Birillo, ma perché a un certo punto scattano certi meccanismi? Cioè quando ti si drizza è come se il birillo sapesse prima che ragazzo hai di fronte, è una cosa istintiva, non hai più paura, passi i limiti… e se poi trovi una risposta come vuoi tu… eh! Allora entri proprio in un mondo diverso, il sesso la cambia la vita!

– Be’, a noi ce l’ha cambiata in meglio… però in tante situazioni è esattamente il contrario, c’è gente che è uscita di cervello per cose del genere…

– E ci sono quelli che si sono rovinati anche fisicamente…

– Lo so… Lo sai, Cucciolo, io non capisco l’idea del tradimento, della infedeltà… mi sembra assurda…

– Ma, Birillo, anche solo tre mesi fa non facevi questi discorsi…

– Sì, ma adesso mi sembrano cose assurde… pensare di tradirti… no! Non mi verrebbe proprio in mente!

– Birillo! Mai dire mai!

– Ma no, Cucciolo, che c’entra, se mi sentissi deluso da te mi passerebbe completamente la fantasia… non ne cercherei un altro… cioè se finisce male con te con un altro non ha proprio nessun senso… no! Io non ti tradirei mai! … Penso che al limite potrei trovarmi deluso da te, che tu potresti tradirmi, lo so che è un paradosso, ma al limite si può pensare, ma io non credo proprio che ti tradirei, cioè l’idea di andare a cercare un altro ragazzo… no! … Sì, può essere bello e pure bellissimo… ma non mi verrebbe nemmeno l’idea di andarci a letto! … Ma di innamorarmi no! Non mi passerebbe nemmeno per l’anticamera del cervello! Ma come si fa a essere innamorato di uno e a cercarne un altro? Per me è pazzesco!

– Birillo, quelli che lo fanno non sono innamorati… sono cose diverse, quelli stanno insieme solo per fare l’amore, cioè per fare un po’ di sesso ma non si vogliono bene, Birillo, c’è tanta gente che di sesso ne fa ma che cos’è l’amore non lo ha mai provato… noi siamo stati fortunati… io ho trovato in mio Birillo, ma avrei potuto trovare cose molto diverse e allora che avrei fatto? … Mi sarei tenuto quello che c’era magari storcendo il naso o avrei cercato qualche altra cosa? Forse, se proprio non mi fosse stata bene la situazione avrei cercato qualche alternativa… Birillo, innamorarsi purtroppo non è la regola… anzi!…

– Però, Cucciolo, come siamo fatti noi così possono benissimo essere fatti tanti altri ragazzi… e perché quelli non si dovrebbero innamorare? Non sarebbe nemmeno giusto, una esperienza del genere ti cambia dentro, sono cose belle… a un certo punto … ma perché a tanta gente no?

– Birillo… la vita non è fatta di cose giuste… è così e basta… senza quella benedetta festa io sarei rimasto solo, malinconico, depresso, senza sesso, senza amore, senza prospettive… sì, è così! Noi, Birillo, abbiamo meno possibilità degli altri, il non poter uscire allo scoperto ci mette in una specie di ghetto… Birillo… non mi guardare con quella faccetta… è così! È così ancora oggi, noi abbiamo rischiato ed è andata bene… ma se quando ci siamo conosciuti tu avessi reagito male, se mi avessi sputtanato in giro… Birillo… io la vita me la sarei rovinata…

– Mh! Che brutta cosa! … Però io lo sentivo che sarebbe andata bene! Non so come ma lo sentivo, uno le antenne ce le ha!

– Birillo! Se uno vince alla roulette pensa di essere un veggente… ma è solo perché gli è andata bene… ma in genere si perde!

– Ma così è brutto!

– Lo so, Birillo, ma è così…

– Ma non è giusto! Ma perché deve essere così e basta? Ma scusa, se noi… no, niente.

– Se noi… che cosa?

– No, dico, se fossimo la maggioranza… ma tanto non è… che fai, Cucciolo, che fai? Ti giri dall’altra parte?

Marco si era girato dall’altra parte senza nemmeno riflettere, i discorsi di Andy lo avevano distratto e aveva smarrito la partecipazione giocosa al contatto sessuale con lui, di fatto si era dimenticato che stavano facendo l’amore perché l’atmosfera e i discorsi erano effettivamente di tutt’altro segno.

– Be’ adesso un po’ mi sono distratto… scusa…

– No, ve be’, se non ti va… lasciamo perdere…

La voce di Andy in qual momento sembrava diversa, più formale, più in difesa, Marco si accorse di aver commesso un errore e cercò di rimediare.

– Ma sei pollo! Io ti faccio un giochetto così e tu ci caschi subito… Andy… abbracciami stretto stretto!

– Ma sei sicuro che ti va? … Buono! Piano! Ma che cavolo fai? Cucciolo! Mi fai male! … Ma guarda questo… ma che ti prende?

– Mi piace tanto quando fai così… mi piace tanto spettinarti tutto, mi piace quando ti difendi… lo so che ti piace! … Birillo! Mh! Che bel birillo che hai!

– Cucciolo… ti stai un po’ buono?

– No!

– Dai su, non fare così, coccolami un po’ ma con dolcezza… adesso non mi va di giocare… quando ti sei girato dall’altra parte non mi è piaciuto per niente! Cucciolo, non mi è piaciuto, è inutile che fai quella faccia strana… non mi è piaciuto proprio… io non lo so se l’hai fatto solo per prendermi in giro, mi viene da pensare che poi hai cercato di recuperare e di tornare indietro ma l’hai pensato dopo e hai fatto la commedia con me come se stessi giocando… Cucciolo, tu non stavi giocando, tu ti sei girato dall’altra parte e basta… Lo vedi… te lo avevo letto in faccia… Cucciolo, no, no, non ti preoccupare, non è successo niente… ma guai a te se lo fai un’altra volta! …

– Birillo ma io ero solo stanco!

– No! Non fare finta di non capire… se ti giri dall’altra parte perché non ti va, va tutto bene, non mi crolla niente, ma non mi devi dire una cosa per un’altra in nessun modo… guai a te se ci riprovi!

– Hai ragione Andy, non lo dovevo fare…

– Cucciolo, guarda che adesso non sei tenuto a fare l’amore per forza… se non ti va me lo devi dire onestamente, senza trucchi…

– Be’ adesso non mi va tanto di fare l’amore, dopo probabilmente la voglia mi tornerà ma adesso stiamo così abbracciati…

– Cucciolo… tu non devi fare quello che piace a me ma quello che piace a te…

– Ma è quello che voglio fare io…

– E allora com’è che sembravi così carico cinque minuti fa?

– Be’, stavo facendo la commedia… mh… sì, un po’ stavo facendo la commedia pure prima… se la verità la vuoi è questa… è così, non mi guardare come se avessi ammazzato qualcuno, ho fatto una cosa stupida… una cosa falsa…

– Dai, Cucciolo, stringiti a me… così…

– Sei arrabbiato, Birillo?

– No! Non è successo niente… Cucciolo…. mi dispiace quando ti dico cose sgradevoli… però che dovevo fare? Io l’avevo capito che stavi facendo la commedia, proprio all’inizio all’inizio non era tutta commedia ma dopo un po’ si sentiva… dovevamo andare avanti così?

– No, Birillo, hai fatto benissimo… che stai pensando?

– Penso che aderisco a te completamente e non solo in senso fisico… mi piace pure quando ammetti di avere fatto una stupidaggine… lo ammetti subito… Cucciolo…

– Che c’è?

– Ti sei arrabbiato?

– No! Neanche un po’.

– Però dimmelo onestamente…

– Be’ un po’ mi sono sentito piccato che mi hai sputtanato subito… quando faccio una stupidaggine mi piacerebbe potere tornare indietro senza essere sputtanato subito… è questo che mi brucia un po’…

– Lo vedi che ci sei rimasto male…

– Un po’ sì, ma con me stesso… Birillo cose del genere succedono…

– Io ne ho fatte di molto più grosse di queste e lo sappiamo tutti e due benissimo… quindi sono proprio l’ultima persona che può dare lezioni… però, Cucciolo, ce l’hai con me?

– Andy! Facciamo una cosa?

– Che cosa?

– Ci alziamo e ci mettiamo a studiare un po’… così mettiamo da parte tutte queste storie… che ne dici?

– Mh! Tu dici?

– Sì !

– E allora… forza! Qui non abbiamo nessun problema né di orario né di niente io in effetti mi sento piuttosto carico…ci facciamo una bella tazza di caffè e ci mettiamo a lavorare… però, Cucciolo, un bacetto me lo devi dare! E se c’è qualche cosa di me che non ti sta bene me lo devi dire… capito?

Il bacetto fu lungo, intenso, autentico, Andy si staccò strizzando gli occhi come nei momenti di felicità. Erano passate le due, Marco preparò il caffè.

– Birillo, il caffè! È caldo caldo!

– Bello! È profumato! … Ci mettiamo in sala o stiamo qui?

– Come vuoi…

– Allora stiamo qui, chi legge sta sulla sedia a sdraio e l’altro sta sul letto…

– Ok! Chi comincia?

– Vai, Cucciolo, comincia tu!

– Allora… mannaggia quel libro… ma non ne possiamo leggere un altro?

– No, Cucciolo, tu vai e io tengo pronto il codice, quando c’è la citazione la leggiamo subito.

– Ok. Il registratore?

– Già, il registratore… ecco, la cassetta c’è… vai Cucciolo!

– … È tradizione che lo studio della disciplina penalistica…

Andy si mise a sedere nel letto evitando di stare sdraiato per non addormentarsi, Marco leggeva in modo cadenzato, con toni da conferenza, per le prime pagine almeno lo studio andò avanti in modo tranquillo, il discorso si seguiva abbastanza bene, in un paio di casi Andy fece segno di chiudere il registratore e di rileggere, ma questo non creò alcun impaccio, dopo le prime venti pagine Andy propose di darsi il cambio nella lettura ma Marco non volle.

– Perché Cucciolo?

– Perché ogni tanto alzo gli occhi e vedo il mio Birillo sdraiato sul letto in pantaloncini ed è una cosa bella da vedere… Andy… sei sexy… veramente…

– Ecco perché mi sembravi un po’ distratto… Vieni, Cucciolo!

– Andy adesso solo un bacetto, poi dobbiamo fare altre 31 pagine e ci si potrebbe pure riuscire, non sono nemmeno così complicate…

– Però dopo le 31 pagine… eh? Che dici?

– Dopo le 31 pagine ci facciamo una doccia calda insieme… aspetta, vado ad accendere lo scaldabagno, tanto l’acqua fa a tempo a scaldarsi… e adesso sotto a lavorare…

– Cucciolo… lo sai che comincio a pensare che ci laureeremo veramente e pure in tempo…

– Si vede, Birillo, adesso davanti allo studio non scappi più… preferisci studiare che fare l’amore!

– Che battutaccia! … Va be’…dai, su, non perdiamo tempo!

Questa volta il lavoro fu più complesso e più faticoso, le citazioni del codice erano numerose ma non si fecero scoraggiare e ad ogni riferimento seguì la lettura del codice, in questo modo i tempi si allungavano  di molto ma il lavoro risultava proficuo, Marco due o tre volte fece scorrere le pagine da leggere tra le dita, ogni volta faceva cenno ad Andy per indicargli quante ne mancavano, quando girarono l’ultima pagina erano quasi le cinque.

– Cucciolo, faccio un caffè e poi andiamo a fare la doccia… se ti va… se no ne possiamo fare pure a meno…

– Guardami negli occhi, Birillo! Stai penando anche tu quello che sto pensando io?

– Sì, però adesso prima facciamo il caffè… e poi ci facciamo la doccia!

– No!

– No che cosa?

– Guarda che faccia allarmata! La doccia la facciamo eccome! “No” significa solo niente caffè, facciamo il tè! Ci stanno pure due pacchi di biscotti…

– Mannaggia ma tu sfotti sempre! …Allora, Cucciolo, facciamo prima la doccia e tutto quello che segue e poi facciamo colazione regolarmente e poi ce ne andiamo a fare una passeggiata fuori che tra un po’ fa giorno…

– Birillo, ti voglio portare in braccio, come facevano gli antichi romani quando portavano dentro casa la sposa, la prendevano in braccio e io ti devo portare in bagno in braccio e ti devo far fare un bagno memorabile, come non lo facevano nemmeno i satrapi orientali… Così! Mannaggia quanto pesi! … No! Tu non pesi tanto… è il birillo che pesa!

– Non mi fare cadere, Cucciolo!

– Ma guarda che io un po’ di forza ce l’ho… allora… Birillo… vuoi tu entrare con me sotto la doccia di questa casa ed essermi fedele, amarmi e rispettarmi per tutta la vita?

– Sì, lo voglio! E vuoi tu, Cucciolo, essermi fedele, amarmi e rispettarmi per tutta la vita?

– Sì, lo voglio! … E adesso possiamo fare la doccia insieme!… però ti voglio spogliare io, tanto che c’è li sotto lo so e comunque si vede benissimo… Ma come sei bello! Io lo so benissimo come sei fatto, ma sei proprio bellissimo!

– Dai, Cucciolo, adesso ti spoglio io…. Sì sì… Ma che bel Cucciolotto! Proprio bellissimo! Eccitatissimo!… Ma lo sai che quando ti ho visto la prima volta io già lo sapevo come ce l’avevi [il pisello]?

– Bum!…

– No c’è niente da fare bum! Lo sapevo e basta… Ah! Cucciolo è gelata!…

– Aspetta, adesso arriva quella calda… dai sediamoci sul fondo…

– No, adesso nessuna dilazione, adesso tutto sesso e basta!

Rimasero a fare l’amore sotto il getto caldo della doccia, [poi vennero entrambi] e si sedettero esausti sotto il getto dell’acqua.

– Bella… Cucciolo! Una cosa così mi mancava!

– Mannaggia! Che bomba! È stata una cosa intensissima….

– Cucciolo, adesso ci prepariamo e ce ne andiamo a fare una passeggiata prima nell’oliveto e poi saliamo verso monte… o andiamo al paese a fare una colazione come si deve… che dici?

– Birillo, dopo quello che abbiamo fatto mi sento leggero leggero, andrei dovunque, anche volando… Verso monte o in paese?

– Prima in paese, colazione come si deve al bar e poi verso monte per i boschi…

– Che ore sono, Birillo?

– È prestissimo, sono le sei meno un quarto, mi sa che a quest’ora i bar non sono nemmeno aperti…

– Il bar centrale del paese apre alle sei, finché ci prepariamo arriviamo giusti giusti…  però un caffè ce lo facciamo qui e subito perché se no crolliamo dal sonno… e poi quando torniamo a casa ci mettiamo a dormire… Birillo, però i capelli te li devi asciugare bene! … così, ecco… e adesso vieni qui che ti voglio dare un bacetto fresco fresco… mh! Ma che bel ragazzo!… e poi è mio!

– Oggi sei in vena poetica…

– Sì, Birillo, tutta poesia erotica!

– Che facciamo? Dobbiamo chiudere casa completamente?

– No, papà non lo fa mai, chiude la porta a chiave e il cancello fuori… tanto non succede niente.

Uscirono di casa, il fresco della mattina si faceva sentire, Andy voleva prendere un maglioncino o almeno una camicetta più pesante ma poi ne fece a meno, salirono in macchina e andarono in paese, ma il bar era chiuso per turno.

– Peccato, Cucciolo, e adesso?

– Facciamo una cosa andiamo a quello dell’autostrada!

– Ma bisogna entrare in autostrada?

– No, si può entrare anche dalla strada comune che fiancheggia un tratto dell’autostrada, c’è un parcheggio separato dall’altra parte dell’autogrill, ci va tanta gente anche dei pendolari che non prendono l’autostrada, con papà ci sono stato tante volte, tanto sono pochissimi chilometri, tre o quattro al massimo…

Arrivarono all’autogrill dell’autostrada in pochi minuti.

– Che strana sensazione, Cucciolo, mi pare che stiamo per partire per un viaggio, l’autostrada fa una certa impressione e questi locali non sono come i bar, è tutta un’altra atmosfera… ma questo è nella direzione verso Roma?

– Sì, credo che sia l’ultimo o il penultimo grill prima della città.

– Però non c’è quasi nessuno…

– Ma è estate ed è pure presto… Che prendi Birillo?

– Cappuccino e cornetto… anzi e due cornetti…

– Allora due cappuccini e quattro cornetti…

Pagata la colazione si avvicinarono al banco, a servirli c’era un ragazzo bruno più o meno della loro età, lo notarono entrambi ma cercarono di fare gli indifferenti, poi entrò tanta gente tutta insieme, probabilmente una comitiva di gitanti scesi da un pullman, Marco e Andy uscirono dal locale.

– Cucciolo, l’hai visto quello che ci ha fatto i cappuccini?

– L’ho visto sì!

– Ammappete! Era notevole, proprio un bel ragazzo!

– È vero, Birillo, era proprio un bel ragazzo, poi tranquillo, dolce nei modi e aveva pure una bella voce…

– Cucciolo, quello secondo te come ce l’ha?

– Piccolo, Birillo, piccolo piccolo e brutto…

– Non sfottere!

– E che ti devo dire… non lo so! … E poi quello che sa sempre queste cose e le prevede sei tu!

– Non sfottere! … Secondo me quello ce lo deve avere bello… hai visto che sorriso che aveva?

– Sì, va be’, ma non vedo il nesso…

– Be’, anche tu hai un bel sorriso…

– Mh! Mi sa che è meglio che qui non ti ci porto più!

– Non ti preoccupare, non scappo col ragazzo del bar! Stamattina ci siamo sposati… ricordatelo!

– Io me lo ricordo, ma mi sa che tu sei un po’ troppo farfallone…

– Dai, ho solo detto che era un bel ragazzo…

– Birillo… e adesso dove andiamo?

– Torniamo nel bar!

– Non sfottere!

– Ma io non sto sfottendo, dico sul serio…

– Ma va’…

– Allora, dove vogliamo andare?

– Mi sa che è meglio che torniamo a casa e ci mettiamo a dormire perché non mi reggo proprio in piedi!

– Cucciolo, mi sa che hai ragione, forse ieri sera abbiamo tirato troppo la corda… io mi sento addosso una debolezza… no, un sonno terribile, mi sento stonato, stordito… e tu?

– Io un po’ mi reggo ancora ma credo che da qui a un’ora non ce la farò a stare in piedi… Birillo… allora a casa?

– Sì, è meglio… però poi non è bello mettersi a dormire quando fuori c’è il sole… e se ci mettessimo sull’amaca?

– Be’, in due e di giorno non mi sembrerebbe proprio il caso…

– Dici che ci tanano eh?

– Eh… be’, credo di sì, forse no, ma credo di sì, il porticato di casa si vede pure da fuori…

– Ma quando ce la mettiamo una bella siepe intorno? Un po’ di privacy sarebbe indispensabile… ma qui è tutto aperto…

– Lo vedi, Birillo, anche tu ti vuoi nascondere…

– Ma che stupidaggini dici… noi se decidiamo di uscire fuori per un motivo serio poi lo facciamo e allora forse vale la pena ed ha senso ma se ci mettiamo nella merda per disattenzione facciamo proprio la figura degli imbecilli… Cucciolo, che non è un gioco l’hai detto tu!

– E non è un gioco… va be’ tanto la siepe non ce la possiamo mettere e se pure ce la mettessimo ci metterebbe anni per crescere, quindi tanto vale stare attenti e non fare stupidaggini di nessun genere…

– Così va meglio… Cucciolo… ma quando torniamo a casa a Roma?

– Quando vuoi…

– Facciamo così, stamattina dormiamo… il pomeriggio studiamo e poi la sera ce ne andiamo a dormire presto, domani mattina facciamo colazione al bar del paese e poi facciamo un po’ di cose in campagna… se è bella giornata… poi dopo pranzo torniamo a Roma…

– Va bene, almeno ce ne andiamo dopo avere fatto una scorpacciata di luce…

– Tanto, Cucciolo, anche con lo studio stiamo bene…

– Sì, ho fatto un po’ di conti, siamo circa una settimana avanti, però poi bisogna vedere come si mette il calendario degli esami… quella settimana bisogna che ce la conserviamo di anticipo perché ce li potrebbero mettere pure tutti nella prima settimana…Birillo, del libro brutto ce ne sono ancora 250 pagine e sono tante ma poi i mattoni grossi li abbiamo letti tutti… poi ci sono i quattro volumetti piccoli, ma sono 800 pagine in tutto e poi bisogna ripetere… per finire la prima lettura ci mancano 1050 pagine, ma quando la lettura scorre se ne fanno anche 120 al giorno, quindi se tutto va liscio finiamo la prima lettura entro dieci giorni, e poi non dobbiamo nemmeno rileggere perché ci sono le cassette registrate, si possono sentire mentre cuciniamo, mentre mettiamo a posto la casa…

– Mentre facciamo l’amore…

– No, va be’… non esageriamo…

– Lo sai, Cucciolo, tutti questi conti me li sono fatti anch’io e penso che ci si può riuscire, e se ce la facciamo dopo siamo arrivati al terzo anno vero! Cioè abbiamo praticamente finito gli esami del primo biennio! Non mi sembra malaccio… Cucciolo, noi abbiamo cominciato a lavorare insieme alla metà di marzo, se riusciamo a fare i tre esami ne abbiamo fatti 7 tra marzo e novembre… sono tanti! Tantissimi! Non credo che ci sia gente che fa 7 esami in 9 mesi e poi alle lezioni del terzo anno ci possiamo andare, possiamo frequentare, non siamo autodidatti…

– Sì, ma poi non è che conti molto, fino adesso non abbiamo frequentato e le cose sono andate bene lo stesso…

– Sì, lo so, ma frequentare significa potere fare un po’ di lecchinaggio con i professori  senza ammazzarsi di fatica, insomma poi non dobbiamo più recuperare, tanto, prima di altri due anni non ci possiamo laureare… basta fare quello che fa uno studente in corso… la rincorsa è finita, poi andiamo a passo normale…

– Sì, in un certo senso è vero, ma bisogna fare in modo di discutere la tesi a giugno del quarto anno, se ce la facciamo non perdiamo il biennio di pratica e lo cominciamo subito, quindi anche nel terzo bisogna anticipare tutto quello che si può anticipare in modo da tenersi liberi per la tesi… e poi, Birillo, bisogna lavorare tantissimo perché c’è lo scoglio dell’abilitazione… e quello non è una cosa da niente… e lì bisogna cercare di passare tutti e due al primo colpo e statisticamente è una cosa molto difficile, la gente che passa al primo colpo è poca e passare tutti e due non sarà facile per niente… quello sarà uno scoglio vero…

– Cucciolo, però non ci buttiamo giù prima del tempo… di difficoltà ne troveremo tante ma intanto se riusciamo a passare i tre esami entro novembre abbiamo già fatto molto…

– Sì, è vero… è meglio che affrontiamo i problemi uno alla volta…

– … Cucciolo e se trovassimo di nuovo Massimiliano?

– Non fantasticare, Birillo, quello sta bene dove sta… e ormai di noi se ne è dimenticato…

– Ma perché, Cucciolo, mi sa che lo ritroviamo…

– Birillo, non mi dire che questa è un’altra delle tue famose preveggenze…

– No, queste sono di un altro tipo, ma potrebbe essere benissimo… scommettiamo?

– Sì, scommettiamo, se c’è cucino e faccio i piatti io, se non c’è cucini e fai i piatti tu…

– Ok! … Allora scommesso!

– Scommesso!

Quando rientrarono all’oliveto Andy scese dalla macchina e si mise a cercare Massimiliano da tutte le parti, lo chiamò, fece richiami e salti in mezzo alle piante ma del micio non c’era nemmeno l’ombra.

– Mannaggia! Non c’è… mi sa che quello se ne è dimenticato veramente… io i gatti profittatori… quello è venuto, si è fatto coccolare e poi via di nuovo… quello non si è affezionato veramente, era bellino, sì, però… mh!

– Birillo! Ma quello era solo un cuccioletto di pochi mesi…

– Sì ma i gatti crescono presto…

– Dai, adesso non te la prendere con Massimiliano, era un bel gattino, anzi un gattino molto bello ma era un gattino con la sua vita…

– Sì, però non mi piace tanto che adesso non ci sia… non è che penso che si sia dimenticato di me… non sono mica cretino… però mi piacerebbe che ci fosse…

– Se la mettiamo in questi termini ti posso anche dare ragione… ma, Birillo, noi che cosa gli possiamo dare? Lui una casa ce l’ha, è la casa della sua famiglia, della mamma, della nonna e via di seguito, noi saremmo solo due paparini… no! Massimiliano deve stare a casa sua…

– Va be’, va’…

– Birillo, i piatti li faccio io e cucino io lo stesso…

– No, io la scommessa l’ho persa… io che lo avrei trovato qui ci credevo almeno un po’… va be’, lasciamo perdere e adesso che facciamo, Cucciolo? Se potessimo stare qui un bel po’ di giorni mi metterei a lavorare un po’ in campagna ma se dobbiamo andare via domani non ha senso… che facciamo?

– Ti va di lavorare, Birillo?

– Mannaggia, ma si va a finire sempre là… Uffa, Cucciolo, io vorrei giocare un po’…

– Cioè fare che cosa?

– Farmi coccolare un pochino, ma non c’è nemmeno un divano… l’amaca fuori di giorno non si può mettere… mannaggia quante restrizioni! … Facciamo una cosa… ce ne andiamo a letto per un po’… No! Non mi piace, fuori c’è il sole… Che dici Cucciolo? Che facciamo?

– Io la mia proposta te l’ho fatta…

– Ma sempre studiare? … Cucciolo, io adesso voglio essere coccolato, facciamo così, tra un’ora ricominciamo a studiare ma adesso non mi va, adesso dobbiamo pensare a noi… Cucciolo, non fare quella faccia, ce la dobbiamo pure godere un po’, noi non siamo macchine solo per studiare… Cucciolo, ma non c’è un posto un po’ riparato che non si vede da fuori?

– No, completamente riparato no… Birillo, non c’è!

– Quando avremo un pezzo di terra tutto nostro ci dobbiamo fare intorno un muro alto tre metri e la siepe impenetrabile agli sguardi, ci dobbiamo potere camminare pure nudi… ma perché deve essere tutto visibile, tutto in piazza? Io un pezzo mio privato lo voglio, non ci deve mettere becco nessuno… Uffa! Va be’… andiamocene a studiare… però non tiriamo troppo la corda e poi a papà del divano glielo dobbiamo dire… e pure del letto! Dai su, andiamo, tanto la tortura non si può allontanare di molto… forza, che se finiamo veramente la prima lettura in dieci giorni siamo a buon punto… su, Cucciolo, coraggio! Mi sa che non ti va nemmeno a te…

– Lo faccio perché si deve fare ma farei molto più volentieri un’altra cosa…

– Che cosa?

– Resterei a coccolarti per ore…

– Mannaggia… e invece niente! Però quando torniamo a Roma ci dobbiamo rifare, lì c’è tutto il mobilio necessario… Allora, questo è il registratore… vai tu?

– No, forse è meglio che cominci tu…

Andy cercò con tutta la buona volontà di cui era capace di impegnarsi nonostante non si sentisse assolutamente in vena, Marco se ne accorse.

– Ti va di lavorare Birillo?

– No, proprio no! Almeno adesso no, Cucciolo… mannaggia, ma perché ci deve essere questa tortura dello studio?

– Perché la vita è così…

– Ma tu pensi che vivere in questo modo abbia senso… non per noi, per noi lo so che il senso c’è, ma non è per lo studio in sé, è che siamo in due… ma dico proprio per tutti, si vive solo per studiare, poi per lavorare… poi aspettando la pensione e continuando a lavorare e nel frattempo la salute si rovina e quando avresti finalmente il tempo libero non hai più la salute per godertelo… Cucciolo, noi ci preoccupiamo degli esami, e mi sta bene, ma è la vita come tale che non ha senso… è tutta e solo una corsa e alla fine della corsa non c’è niente…

– Però noi ci siamo!

– Lo so, Cucciolo, ma noi siamo stati fortunati, ma la stragrande maggioranza delle persone non ha nulla nemmeno sotto il profilo affettivo, sono proprio soli… quella che vita è? In due c’è meno disperazione, almeno si parla, ci si vuole bene, ma da soli non c’è nemmeno bisogno di parlare… e poi quando diventi vecchio… Cucciolo, la vecchiaia mi spaventa…non quella anagrafica ma la vecchiaia come decadenza fisica lenta e inesorabile… quando vai in pensione quanto ti resta da campare? Tutta la vita l’hai passata a lavorare… e la maggior parte della gente non fa nemmeno un lavoro gratificante, tirano la carretta e basta, Cucciolo, se ci pensi è spaventoso…

– Va be’, ma noi lavoriamo per costruire un futuro nostro e fino adesso sembra che la cosa funzioni…

– Lo so, Cucciolo, ma è sempre tutto a termine… è importante come vuoi tu, ma si tratta di lavorare per avere qualche anno di stabilità, chiamiamola pure felicità, ma è solo questione di tempo…

– Birillo, adesso mi pare che la stai mettendo un po’ troppo sul filosofico…

– Macché filosofico! Sono cose spaventosamente vere, il fatto è che non ci si pensa, non ci pensano nemmeno i vecchi, figurati quelli della nostra età! Cucciolo, adesso è una bella giornata, c’è sole… adesso io vorrei stare fuori, non so a fare che cosa ma sicuramente a fare qualche cosa… no, non lo so nemmeno io ma mi sento irrequieto, è vero che stiamo lavorando, questi valori me li hai insegnati tu… però… Cucciolo, il nostro tempo noi lo stiamo bruciando in funzione del futuro… ce lo avremo pure un futuro… lo so, ha pure senso costruire perché se no dopo è peggio, ma noi il tempo nostro lo stiamo bruciano così… Cucciolo, noi siamo giovani ma non siamo ragazzini, un pezzo di giovinezza se ne è già andata… e quella se ne è andata proprio in niente, adesso noi stiamo insieme ma prima il tempo passava e basta… io adesso questi discorsi li posso fare e tu li stai a sentire ma prima non c’era proprio niente, praticamente noi i primi otto anni di vita adulta li abbiamo buttati via… quelli non ce li ridarà più nessuno… tu almeno sei stato con i tuoi che ti hanno voluto bene, io li solo buttati via… sono tutte possibilità perse… anche adesso io vorrei stare con te nel senso più profondo possibile, mi vorrei fondere con te… lo so che sembra assurdo ma avrei quasi l’impressione di non morire… e invece noi dobbiamo studiare e tutte queste cose sembrano solo chiacchiere… Cucciolo, non sono chiacchiere! Adesso c’è luce, è giorno… bisognerebbe studiare di notte, almeno si avrebbe l’impressione di non buttare via le ore di luce… non mi va di lavorare, Cucciolo, mi sento strano, mi vengono le malinconie…

Marco ebbe un attimo di panico, si avvicinò a Andy e lo abbracciò senza dire una parola…

– Lo  vedi, Cucciolo, queste cose sono importanti, è la sensazione fisica che conta tantissimo, noi in fondo siamo animali… hai visto come stava bene Massimiliano quando gli facevamo le coccole… per noi è lo stesso. Sono le carezze, è il calore fisico che ti fa stare meglio, se no certe volte non sai dove sbattere la testa… certe volte quando comincia ad avanzare il pomeriggio e la luce cambia mi vengono dei momenti strani di malinconia brutta… ti ricordi tutta quella storia della sera e della morte che ci facevano studiare a scuola? … Ma è vero! Sono delle sensazioni strane ma  ti condizionano eccome… poi dicono che si deve restare razionali… ma non è possibile! … Cucciolo, noi siamo animali… siamo emotivi… è proprio la natura che è così… stringimi, Cucciolo… è bello così… mannaggia, mi viene da piangere e non so nemmeno perché… mannaggia, Cucciolo, ma che mi piglia? Non sono capace di mantenere un comportamento adulto. Mi comporto come un ragazzino… Cucciolo…

Marco cominciò ad accarezzargli i capelli, poi lo prese per mano.

– Vieni Andy! Adesso lasciamo perdere i libri e cerchiamo di stare vicini il più possibile.

Se avessero avuto un divano Marco avrebbe fatto stendere Andy in modo che posasse il capo sulle sue ginocchia come avevano fatto spesso alla piccionaia ma non c’erano divani.

– Andy, stenditi sul letto…

– Non chiudere la finestra, lascia entrare il sole!

– Non la chiudo… girati dalla parte del sole…

– Cucciolo il sole è bello, lo senti che ti entra dentro, è una cosa fisica, una cosa forte…

– Io mi metto qui, vicino a te… dammi la mano, Birillo…

Andy gli diede la mano e Marco la tenne sotto la sua.

– È bello, Cucciolo, si sente il calore vivo…

Con l’altra mano Marco ricominciò ad accarezzargli i capelli.

– Lo sai, Birillo, che io un ragazzo come te non l’ho mai conosciuto, forse non l’ho nemmeno sognato… tu hai una personalità tua, sei una persona… non so come dire, non sei una copia in serie di un modello, hai i tuoi equilibri, le tue reazioni emotive forti, io di te in mente ho un’idea ma tu mi sorprendi parecchie volte, le cose che dici non sono monologhi vuoti… certe volte ti sto a sentire incantato… i monologhi di Andy mi fanno pensare, certe volte penso che tu abbia una capacità di capire certe cose che io non ho… io mi sento razionale, questo sì, ma tu vedi le cose più nel profondo… io un po’ la mia emotività l’ho rimossa, non l’ho messa da parte del tutto, ma la lascio un po’ da parte, poi quando ti sto a sentire in certi momenti… così, nei momenti più intensi come adesso… insomma mi sento coinvolto, affascinato, come se tu parlassi una lingua che io in qualche modo ho dimenticato, però le cose che dici… quando le dici, mi sembrano mie, cioè sono mie, tu me le hai fatte ritornare a galla, è un po’ come se ci fosse un inconscio e tu svegliassi certi contenuti e certe situazioni, ma il mio inconscio non è sessuale… è l’inconscio della solitudine, della paura del tempo che passa… tu invece di queste cose hai un’idea presente, tu non le hai rimosse e quando ne parli mi sento affascinato dalle tue parole e penso che siamo simili anche nelle cose più profonde, io le ho rimosse, tu no, ma le cose sono le stesse, quando tu mi ci fai ripensare, anche a me viene in testa il senso della solitudine… ma non è nemmeno quello, il senso della paura delle privazioni affettive… Birillo… è proprio quel senso di insicurezza di fondo… come si può dire? È un po’ l’idea di dovere creare un mondo da sé, senza punti di riferimento…

– Sai, Cucciolo, una volta, a scuola era San Valentino, i ragazzi compravano le rose alle ragazze, si scambiavano i regaletti, tutte queste cose qui, poi si appartavano dietro la colonna per scambiarsi un bacetto… a me tutte queste cose facevano un effetto terribile, quelli erano contenti, le loro storielle d’amore per loro erano importanti e in fondo erano cose accettate e incoraggiate, pure i professori dicevano che erano cose belle… quei ragazzi all’idea dell’amore non ci sono arrivati tramite la sofferenza ma tramite una spinta sociale… praticamente era una cosa che facevano tutti, per loro aveva anche un interesse erotico ma era una cosa approvata da tutti, anche dalle famiglie… ma che vuoi di più? … Si sentivano felici… io non c’entravo affatto, a me nessuno faceva regaletti, e io non ne potevo fare, se avessi fatto qualche cenno a quello che mi passava per la testa sarei finito non soltanto non capito ma sputtanato e emarginato sia a scuola che in tutti gli altri posti… in casa ero già abbondantemente sputtanato… Insomma, Cucciolo… ma perché deve funzionare così? È questo che non capisco! Ci fosse almeno un senso… ma non c’è… adesso per noi il peggio è passato, ma di gente che rimane sola ce ne deve essere tantissima… però è assurdo… perché quello che per tutti gli altri è normale per noi non lo deve essere? È proprio assurdo!

– Andy! Non mi fare troppo il rivendicativo! Dai, non ci lamentiamo!

– Lo so che può sembrare stupido, ma almeno avremmo potuto non buttare via otto anni della vita e del tempo migliore… e invece… cioè per gli altri ragazzi c’è subito la possibilità di innamorarsi, per noi no! Cucciolo, noi viviamo un pezzo di vita di meno…

– Questo in un certo senso è vero…

– Ma non è nemmeno questo… è che proprio la vita stessa non ha senso, è che nessuna conquista è stabile, è che siamo fatti di carne e la carne col tempo invecchia, è che si decade comunque… cioè il non senso è molto più generale… a scuola mi piaceva tanto Leopardi… l’ho sentito sempre molto vicino… forse era pure gay… anzi probabilmente… e poi che fine ha fatto… anche quello è un esempio tipico!

– Andy, ma noi non possiamo cercare di goderci quello che abbiamo adesso? Dopo tutto non è così male… è vero che è tutto precario, è vero che è una cosa più unica che rara, ma adesso noi una nostra felicità in fondo ce l’abbiamo, le malinconie esistenziali ci possono essere benissimo ma noi abbiamo ancora la vita davanti, è vero che un po’ della giovinezza è già passata, è vero che si diventa vecchi, tutte queste cose sono vere ma noi adesso siamo ancora giovani e possiamo essere felici, non dico in assoluto, ma almeno felici di stare vicini, di essere in due… perché dobbiamo svalutare tutte queste cose in nome di cose che sono pure verissime ma non sono la vita nostra di adesso? … Birillo, io adesso vorrei che tu non fossi di cattivo umore, ci sono stati momenti in cui ti andava di giocare, di ridere… adesso vorrei che tornassero quei momenti, allora mi sembravi più felice…

– Forse lo ero di meno, Cucciolo… mi sa che forse hai ragione… però restami vicino, stringimi le mani… così, così è bellissimo… hai detto che abbiamo tutta la vita davanti… in effetti è vero… perché dobbiamo pensare che possa finire tutto male da un momento all’altro? … Mh! Forse hai ragione… però non ci mettiamo a studiare, adesso non mi va… lo so che dovremmo studiare ma adesso non mi va… e mi manca tanto un divano… io adesso sto sul letto ma tu stai seduto scomodo e non stiamo insieme veramente, alla piccionaia è meglio… mi piace tantissimo quando mi sdraio e metto la testa sulle tue ginocchia, è una cosa che mi rilassa tantissimo… è parlare stando vicini, mentre ci si può accarezzare… lo sai, Cucciolo, mi sento più calmo… mi hai fatto ragionare piano piano e mi sono passate le malinconie… tu sei un maestro nel farmi ragionare, anche nel tuo modo di dire non sei mai aggressivo… e questo è bello, le cose me le dici chiare ma piano piano… Cucciolo…

– Che c’è?

– Ti volevo chiedere se mi vuoi bene… la risposta la so e un po’ mi vergogno di farti questa domanda… però mi piace sentirmi dire cose belle…

– Vuoi essere coccolato, Birillo?

– Sì!

– Che bei capelli che ha il mio Birillo… sono morbidi, sono bellissimi e poi hai due occhi che innamorano… lo sai Birillo che hai veramente occhi bellissimi? … Sono chiari, limpidi, ci si vede l’anima e un’anima dolcissima… ci sono persone che sono nate per fare soldi o per fare chissà che cosa ma il mio Andy è nato per farsi amare… in questo sei straordinario… sei un ragazzo bellissimo ma la cosa conta molto all’inizio, ma poi potrebbe non bastare, ma Andy mi affascina da tanti altri punti di vista, certe volte penso che sei tu a reggermi dall’interno, tu le mie giornate le riempi di cose meravigliose, di tenerezza, di amore vero… Birillo… dirlo a parole è difficile ma mi sento innamorato nel senso più vero del termine, io non voglio solo il corpo di Andy, io voglio l’anima di Andy… poi in certi momenti quando ti vedo sorridere mi sembri proprio un bambino, un bambino felice e mi sento pure un po’ papà, poi penso che sei tu che mi reggi dall’interno… in fondo io vivo perché ci sei tu, la mia vita è tutta orientata su di te, è un modo di sentirsi vicinissimi, di non perdere nemmeno un respiro del mio Birillo, e in effetti, Birillo, a me la felicità l’hai data tu …e la felicità l’hai data anche a papà e mamma, li hai proprio portati ad un’altra intensità di vita, loro ti vogliono bene veramente…

– Cucciolo, stasera ci mettiamo sull’amaca?

– Io non vedo l’ora.

– Nemmeno io, Cucciolo… è bello stare proprio vicini vicini, aderire l’uno all’altro, voglio mettere la testa tra la tua spalla e il tuo collo, e sentire il respiro del Cucciolo e il cuore che batte… ci portiamo anche una copertina così possiamo stare lì finché non ci viene proprio il sonno… Cucciolo… senti qua! Hai un po’ di barba… ma d’altra parte sei un Cucciolo grande… non sei un cuccioletto… e nemmeno io… però ancora non siamo due vitelloni…

– In che senso?

– Come nel film di Fellini…

– Vitelloni come ragazzi un po’ troppo cresciuti?

– E sì…

– Be’ noi non siamo nemmeno vitelli, siamo torelli…

– No, siamo cuccioli, Cucciolo, siamo ancora cuccioli, a me le cose tipiche dei grandi non interessano affatto, a me i soldi, il potere… non mi interessano proprio, a me piacciono le coccole… e poi io non voglio crescere… pensa un po’ tutto questo periodo dell’università… è stressante, tutto quello che ti pare, però è bello, si sta bene, si costruisce in due… e che vuoi di più, certe volte mi viene da pensare che poi passa e allora mi viene un po’ di malinconia… quando dovremo lavorare… i clienti, le cause e tutta quella roba lì… come faccio, Cucciolo, a farmi fare le coccole a quarant’anni suonati? … Perché anche i quarant’anni arrivano… però io le coccole le voglio lo stesso… e quando avremo una  casa tutta nostra ci sarà una sola camera da letto con un letto matrimoniale e di quello che dicono gli altri ce ne dovremo infischiare… sai un’altra cosa che mi è venuta in testa…

– Che cosa?

– Ho pensato che potremmo trovare dei ragazzi giovani e magari pure gay che possono credere in noi, come avvocati intendo, ma forse non solo… lo so che di queste cose abbiamo già parlato, ma fantasticare non costa niente… io credo che noi li prenderemmo seriamente, molto seriamente…

– Lo vedi, Birillo, lo sapevo… lo sai che cosa significano questi discorsi?

– No, che significano?

– È il desiderio di paternità… Birillo, noi stiamo cercando di fantasticare sull’idea di avere figli in questo modo, penso che un cucciolo che crede in noi mi sembrerebbe veramente un coronamento delle vita… Birillo, in una situazione del genere il nostro amore potrebbe essere un modello di moralità, noi a un ragazzo giovanissimo possiamo insegnare quali sono le cose che valgono veramente…

– Però, Cucciolo, papà non mi ci sento ancora, in quel senso, non mi dispiacerebbe sicuramente ma non  è una cosa che può succedere a breve termine, mi sento ancora troppo insicuro… io in effetti adesso mi sento figlio… quando sto con papà lo sento che ha un’altra età, in qualche modo mi rassicura, lo fai pure tu ma lui lo fa in un altro modo, papà è più autorevole, mamma mi dà altre cose… mi coinvolge in modo più immediato, adesso mi piace quando mi bacia così energicamente e quando mi chiama Bello! Prima mi imbarazzava un po’. Fa di tutto per mettermi a mio agio… papà è un po’ più distaccato ma quando si fa infervorare e gli viene un po’ di entusiasmo mi piace tantissimo… come quando mi fa la predica, sono prediche sentite, prediche morali nel senso vero della parola… tu in effetti hai preso moltissimo dai tuoi… anche qui in campagna c’è tutta un’atmosfera tipica.. ci si sente la mano di papà e di mamma, la dispensa in cantina, le tendine, la cura dei dettagli, le piante vicino alla casa… l’amaca… Cucciolo… che ore sono?

– Sono quasi le undici.

– Ti va di studiare un po’?

– Prima un bacetto… Birillo!

Ricominciarono a studiare senza fare pausa per il pranzo, Andy ce la mise tutta per non deludere, ebbero la fortuna di incontrare un capitolo piuttosto scorrevole e andarono avanti fino alle cinque del pomeriggio, poi Andy chiuse il registratore e fece cenno che non ne poteva più.

– Quante ne abbiamo fatte Cucciolo?

– Una novantina… esattamente novantaquattro… non c’è male, siamo in regola con la tabella di marcia.…

– Cucciolo, ci mettiamo un po’ fuori? Questo ultimo scorcio di sole non me lo voglio perdere…dopo tutto siamo venuti in campagna per stare fuori…

– Lo sai Birillo, che qui ci sono anche altri animali oltre i gatti?

– E cioè?

– Io una volta ho trovato due ricci, uno grosso e uno piccolo, madre e figlio forse, una volta ho visto una talpa… qualche volta qualche serpentello e papà dice che qualche volta nel bosco hanno visto pure i cinghiali, lui non li ha mai visti, ma qui qualche cacciatore qualche cinghiale lo ha preso… e poi ci sono le tortore…

– Allora quei richiami un po’ lamentosi erano le tortore…

– Sì.

– E altri animali?

– Per esempio?

 – Che ne so, lupi, volpi, faine…

– Be’ adesso non credo che ce ne siano più ma i vecchi del paese dicono che c’erano eccome, non qui, un po’ più verso monte, ma c’erano…

– E pesci? … Solo quelli del fosso?

– Be’, sì, qui fiumi veri non ce ne sono, dicevano che al fosso c’erano i gamberi di fiume e dicono pure che i gamberi di fiume dove ci sono indicano che l’acqua e pulitissima, ma adesso non ci sono più… ah! Mi viene in testa una cosa, sulla parte scoscesa del canalone c’è un contadino che ha nel terreno una sorgente, non una fontana, proprio una sorgente, c’è una specie di masso enorme, grande quanto una casa, che spunta dal terreno, da sotto quel masso esce l’acqua, ci hanno scavano una specie di laghetto che è sempre pieno d’acqua, ci sono i pesci, l’acqua scola via costantemente in un rigagnoletto piuttosto consistente, d’estate meno ma d’inverno sembra un fiumicello in miniatura…

– Bello! Quell’acqua che esce di là chissà quanto tempo è stata a girare per la montagna… lo sai Cucciolo noi faremo gli avvocati ma a me sarebbe piaciuto anche fare il botanico, il naturalista…

– … l’ornitologo…

– No, quello meno…

– Si! … Ma a chi vuoi prendere in giro?

– Cucciolo! Ma tu prendi tutto a scherzo! … Io dicevo seriamente, la natura è bella…

– Sì, ma è selvaggia, il pesce grosso mangia quello piccolo…

– Già, si torna sempre lì… è tutto un nascere per essere mangiati… o prima o dopo… e anche per mangiarsi il prossimo o prima o dopo… anzi se non te lo mangi non sopravvivi… mannaggia, lo vedi da dove viene l’aggressività… in questo senso mi sento proprio contro natura…

– Vieni, dai, Birillo, ti metto l’amaca fuori così ti ci puoi mettere…

– E tu?

– Io mi ci metterei ma non mi pare il caso…

– Allora non mi ci metto nemmeno io… Cucciolo, una cosa o si fa insieme o non si fa…

– Allora che facciamo?

– Non lo so, se qui ci dovessimo rimanere di cose da fare ce ne sarebbero tante ma così….

– Ci raccogliamo un po’ di verdura fresca per la cena?

– Eh!

– E poi, Birillo, quando torniamo a Roma?

– Domani sera?

– Andy se vogliamo stare qui possiamo pure stare qui…

– No, domani sera torniamo e allora la verdura da portare a mamma la raccogliamo domani al momento di partire…e a mamma portiamo pure qualche rosa, ce ne sono di belle, appena sbocciate… però adesso che si fa? … Cucciolo, mi sa che ho capito… si torna a studiare fino all’ora di cena… ceniamo per le nove così alle nove e mezza, quando è tutto buio ci possiamo mettere fuori sull’amaca… adesso possiamo studiare per tre ore e mezza… dai, Cucciolo, non fare quella faccia, dopo tutto stiamo lavorando e se lavoriamo adesso la possibilità di fare i tre esami e di arrivare a finire il programma dei primi due anni entro novembre non è poi così remota…

– Forza e coraggio! Tre ore e mezza e poi la sera è tutta nostra!

Cominciarono a lavorare  a forza di volontà, nessuno dei due aveva realmente voglia di studiare, ma si facevano forza reciprocamente, dopo i primi minuti però l’argomento si fece interessante e la lettura diventò scorrevole, più che un trattato universitario sembrava di leggere il testo trascritto di una conferenza, molti erano i richiami e le ripetizioni, molti gli artifici della retorica tipica del parlato. Andy si sciolse e cominciò a leggere enfaticamente, man mano che andava avanti e vedeva scorrere la pagine l’entusiasmo cresceva. Fecero una sola pausa per prendere un tè e poi andarono avanti stoicamente fin dopo il tramonto. Intorno alle otto e mezza il capitolo era finito.

– Cucciolo, basta!

– Lo sai quante ne abbiamo fatte oggi pomeriggio?

– Quante?

– Più di 80! Birillo…. Siamo in anticipo sulla tabella di marcia di quasi 200 pagine, se andiamo avanti così finiamo la prima lettura di tutte le materie tra sei giorni…

– Cucciolo…

– Che c’è?

– Fuori è tutto pronto?

– Sì è tutto pronto… ma adesso mangiamo ancora qualche cosa così nel frattempo finisce di fare buio… Che ti do Birillo?

– Poca roba… facciamo solo un’insalata con le olive e con la mozzarella… peccato che non c’è il pane fresco…

– Quello che c’è lo taglio a fette e lo metto al forno, così facciamo la bruschetta con l’olio e poi ci sono le verdure fresche… prendiamo pure un barattolo di melanzane di papà…

– Basta così, Cucciolo, così va benissimo…

– Siediti lì che faccio in un attimo… però il lavoro è andato avanti… te l’avevo detto io che ci saremmo riusciti… Birillo, se a novembre va tutto bene siamo già nella seconda metà del giro… comincia il girone di ritorno… Andy! Che pensi? Sei perplesso? Io penso che ce la facciamo…

– Cucciolo, il materassino l’hai già messo fuori?

– No.

– Allora lo porto fuori io.

Andy se ne andò in camera da letto e oltre il materassino per l’amaca portò anche due cuscini e una copertina più pesante, quando rientrò, Marco avrebbe voluto chiedergli che intenzioni avesse ma si limitò a parlare ancora di università.

– Andy… stiamo lavorando bene…

– Cucciolo, adesso non mi ammorbare con l’università, mi hai già torturato tutta la giornata ma adesso cerchiamo di pensare a noi… dai su, non fare quella faccia, lo so che tu lo fai a fin di bene però io adesso non voglio pensare all’università…e  dopo tutto non è l’unico argomento che mi interessi e nemmeno il più importante…

– Zitto, zitto! Ho capito! … però non mi tirare le orecchie!

– Io ti vorrei tirare qualche altra cosa! … E poi, Cucciolo, noi non ci dobbiamo drogare con l’università… studiare, va bene! Ma impazzire per l’università no! Cucciolo io adesso voglio stare un po’ con te… io questi momenti li ho aspettati e me li sono meritati, ma adesso me li voglio godere… dai, non fare quella faccia, non ho in mente niente di strano… un po’ di sesso se viene da sé… ma se no va bene pure stare abbracciati insieme… Cucciolo io voglio un po’ di tenerezza…

– Birillo, senti questa bruschetta! … Aspetta, prima un po’ di aglio, poi l’olio, poi due melanzane e due olive…

– Mh! È una cosa squisita!

– Ma tu non eri quello che faceva i toast meglio di me?

– I toast… ma questa è bruschetta.

– Birillo, adesso se ti bacio so di aglio!

– Be’, pure io!

– Questa è l’insalata, è solo di lattuga, cetrioli e pomodori, c’è anche un po’ di basilico…

– È buona, è profumata e poi è buono il sughetto finale… aspetta che mi lecco il piatto… non si dovrebbe però… lasciare tutto questo ben di Dio mi sembra un peccato… allora lo fai pure tu!

– Io l’ho fatto solo perché tu non ti sentissi a disagio!

– Cucciolo, ce lo beviamo un bicchiere di vino? … O papà ci spara perché gli apriamo tutte le bottiglie… dai fai tu così io sparecchio e ce ne andiamo fuori.

Marco scese a prendere il vino, quando risalì dalla cantina Andy stava finendo di passare la scopa.

– Dai su, stappa e brindiamo… lo sai Cucciolo che sono cinque mesi che ci siamo conosciuti! Sono cinque mesi esatti… cinque mesi fa a quest’ora stavamo andando alla festa… ne sono cambiate di cose in cinque mesi… Grazie Cucciolo, un bacetto mi ci voleva, ma adesso brindiamo e ce ne andiamo fuori…

– Allora! Alla felicità nostra!

– Alla nostra, Cucciolo! … Senti che vino!

– È quello delle grandi occasioni!

– E adesso l’amaca è tutta nostra.

Uscirono, era buio, salirono sull’amaca, e si stesero uno a fianco all’altro. L’amaca dondolava leggermente.

– Cucciolo, così! Zitti zitti! Senza pensare a niente voglio solo sentire che ci sei…

– Birillo… io…

– Zitto! Stai così! Non dire niente! Non c’è niente da dire…

Andy prese la mano di Marco e se la pose sotto le narici, il respiro di Andy si riverberava sulla mano di Marco e la sensazione del respiro è la sensazione della vita, poi appoggiò il volto sul dorso della mano di Marco, si girò completamente verso di lui, non erano in grado di vedersi distintamente perché era già molto buio ma il fiato di Andy sulla mano e la sensazione provocata dalla sua barba facevano a Marco una fortissima impressione, Marco percepì che Andy voleva trasmettergli la sensazione di essere vivo, del respiro, del calore, di una guancia morbida un po’ ispida per la barba non rasata, Andy voleva essere percepito come una presenza vivente, voleva che Marco non lo considerasse solo un’immagine, ma un corpo vivo, caldo, che percepisse la sua fisicità, la sua precarietà ma anche la sua forza. Andy non diceva nulla e Marco non voleva perdere l’intensità di quei momenti. Erano entrambi sereni, l’università in quei momenti per loro non contava più nulla, percepivano reciprocamente la loro fisicità e la loro presenza, poi Andy passò una mano tra i capelli di Marco e gli accarezzò leggermente la guancia, il gesto era lentissimo, delicato, Andy stava attento a non accarezzare la guancia di Marco contro pelo e Marco se ne accorse ma non disse nulla, si aspettava che di lì a non molto Andy avrebbe tentato un approccio sessuale più diretto, ma non accadde nulla del genere, Andy si strinse a Marco, cercò di aderire a lui il più possibile, poi lentamente e insensibilmente scivolò nel sonno, Marco se ne accorse dal mutato ritmo del fiato di Andy che gli sollecitava in parte il dorso della mano ma non si mosse, non avrebbe voluto svegliare Andy per nulla al mondo, il fatto che Andy si addormentasse così, cercando di aderirgli totalmente, faceva a Marco una tenerezza totale, il sesso sarebbe stato una scelta meno significativa, Andy voleva essere protetto, riscaldato, amato nella sua più totale semplicità, oltre il sesso, senza bisogno di nulla che non fosse la presenza calda di Marco in un contatto avvolgente, venne in mente a Marco che, in questo, Andy aveva conservato una fisicità quasi di tipo infantile, sembrava che per lui l’adolescenza non fosse mai venuta, tanti ragazzi, col crescere conquistano la sessualità ma perdono la fisicità, Andy non l’aveva certo perduta, Andy non aveva un briciolo di egoismo nella sua fisicità, si sentiva fisicamente libero quando stava con Marco, libero di scegliere un contato più direttamente sessuale o di mantenere un contatto di tipo più genericamente fisico. Marco cercò di coprire meglio Andy perché, anche se non c’era vento, l’aria non era veramente ferma; nel muoversi, involontariamente, svegliò Andy.

– Che c’è, Cucciolo?

– Niente, ti voglio sistemare meglio la coperta, perché se no mi prendi un po’ freddo…

– Mh! Mi sa che è meglio perché si sta bene ma mi sa che se ci addormentiamo fuori senza coperta ci prendiamo un malanno… Cucciolo, ci vai tu a prendere una coperta più consistente, così ci mettiamo dentro tutti e due, avvolti stretti stretti… ci vai tu?

– Sì … ma poi ti devo dire delle cose…

– Che cosa?

– Cose belle! …Però adesso vado e vengo subito!

Dopo pochissimi minuti Marco aveva sistemato sull’amaca una grande coperta matrimoniale di lana sopra un copriletto, anch’esso matrimoniale, di cotone, aveva rimboccato le coperte e si era infilato di nuovo nel letto.

– Grazie Cucciolo!

– Niente!

– Cucciolo, qual è la cosa bella che mi dovevi dire?

– Che quando ti sei addormentato mi facevi una tenerezza enorme… lo sai, Birillo, che ti voglio bene?

– Lo so, lo so… forse non me lo merito ma lo so…

– Birillo, se non te lo meriti tu… io che devo dire?

– Niente non devi dire niente, devi solo stare zitto e stringerti a me… così, sì, così… e la coperta ce la tiriamo fin sopra la testa… Cucciolo, sembra di stare sotto una tenda… il mondo sta fuori ma noi stiamo qui dentro… è bello così, si sente più forte che cosa significa essere due… Cucciolo, sotto una tenda come questa non c’è la solitudine… lo sai, Cucciolo, che tu non prevarichi mai? È come un flash, mi è venuto in mente adesso, io a stare tranquillo l’ho imparato da te, tu sei dolce Cucciolo, non sei aggressivo… prima pensavo che fosse un difetto ma dopo che ho visto che tu non cercavi di prevalere mi… non mi vengono le parole… insomma mi hai messo in crisi… se una cosa la fai tu per me è automaticamente una cosa giusta e se non è quella che avrei fatto io vuol dire che quella che avrei fatto io era sbagliata… Cucciolo, tu hai la forza della debolezza, tu non ti atteggi e poi non mi contraddici mai… forse qualche volta sì ma solo quando ce ne è bisogno e quando succede hai ragione tu… però solo tu ti comporti così, gli altri vivono di violenza, di prevaricazione, di trucchi di tutti i generi… pure io facevo così…

– Non è vero, Birillo, tu cercavi un contatto vero, Birillo, tu eri diverso perché avevi la disperazione dentro… Ma adesso noi stiamo qui, insieme, soli, sotto questa coperta…

– Cucciolo, adesso non siamo soli, è strano il modo di dire ma siamo più soli quando stiamo in mezzo alla gente, qui siamo noi due, non noi due “soli”, se mai soltanto noi due…

– Birillo, tu dovevi fare il filosofo, non l’avvocato! … Però hai ragione, solo non mi ci sento nemmeno un pochettino…

– Cucciolo, ti piace quando arriva il sonno e cominci a perdere il controllo?

– Mi piace sì!

– Chissà se la morte è così…

– No, non credo proprio…

– Chissà come sarà…

– Birillo, cambiamo discorso…

– Allora questo tabù ce l’hai pure tu…

– Sì, è l’unica cosa che mi mette in crisi… non l’unica forse ma la più terribile… ma mi mette in crisi anche l’idea della sofferenza, neanche della mia, anzi non tanto della mia ma della sofferenza dei bambini, quella è una cosa che mi sembra terribilmente ingiusta, un adulto la può sopportare… ma un bambino non dovrebbe mai soffrire…

– Mh! … i bambini che soffrono… è una cosa brutta…

– E ce ne sono tanti…

– Cucciolo, ma noi riusciremo mai a fare qualche cosa di buono?

– Adesso stiamo studiando e mi pare che funziona…

– No, ma non in quel senso, quella in fondo è una scelta egoistica… dico proprio fare qualche cosa di buono veramente, qualche cosa per gli altri… certe volte penso che partire per andare a fare il missionario in qualche posto dove si vive male non sarebbe poi tanto male, quelli fanno una vita seria, al prossimo ci si dedicano veramente… e deve essere pure una soddisfazione grossa, tu lavori tutta la giornata per gli altri, hai una spinta diversa… quelle cose mi piacerebbero, forse anche più del sesso… ci vuole tanto coraggio ma sono cose serie… certe volte penso che quando andremo all’altro mondo, cioè quando andrò all’altro mondo il Padre eterno mi potrebbe chiedere che cosa ho fatto di buono nella vita… non penso che mi chiederebbe niente del sesso o di cose del genere, però che cosa ho fatto di buono nella vita me lo potrebbe chiedere eccome… e allora che gli potrei rispondere? … Mi sentirei in imbarazzo… non so nemmeno se ho fatto qualche cosa di buono per te e se l’ho fatto l’ho fatto anche per me perché sapevo che ci sarei stato meglio anche io… però per quelli che stanno male veramente io non ho fatto niente, io non dico che vorrei essere come madre Teresa, quelle sono cose di un’altra dimensione… però qualche cosa di buono la vorrei fare anch’io… chissà quanta gente potrebbe avere bisogno di noi…  e noi invece continuiamo a pensare solo ai fatti nostri… Cucciolo… certe volte mi sento un verme, dopo tutto penso solo ai cavoli miei… cioè io degli altri me ne frego in senso sostanziale, non lo dico ma lo faccio… forse faccio solo chiacchiere, anzi certamente, sono tutte cose che tanto resteranno come sono adesso… Cucciolo, io sono un vigliaccone che predica predica e non conclude mai niente…

– Ma dai, Birillo, tu sei veramente uno come si deve… e ce ne sono pochi…

– Vedi, Cucciolo, è per questo che ci portiamo sempre delle insoddisfazioni di fondo, io almeno, cioè tu ti senti più soddisfatto perché ti dedichi a me ma io non mi dedico a te, io prendo e basta…

– Ma che dici? Birillo!

– No, è così! Forse se tu avessi bisogno veramente di me e io potessi fare per te qualche cosa che mi costa veramente… non lo so, ma allora forse mi sentirei meglio…

– Birillo, sai che cosa penso?

– Che cosa?

– Che stai cominciando ad arzigogolare un po’ troppo la faccenda e noi non dobbiamo fare giochi psicologici…

– Ma non sono giochi psicologici!

– Birillo, se tu ti vuoi sentire in colpa puoi trovare centomila ragioni… ma noi dobbiamo costruire… senza pestare i calli a nessuno, senza cercare scorciatoie… ma dobbiamo costruire e non solo per noi, per papà e mamma e anche perché se ci sono due persone oneste in più è un bene per tutti… il resto per noi è fuori portata… tu scavi troppo, vai troppo alla ricerca di cose impossibili… e poi, scusa, tutto quello che hai fatto tu per me… ma ti rendi conto di quello che hai fatto?

– Ma io non ho fatto niente!

– Non è vero, Birillo, tu ci sei stato, tu non sei scappato dietro chissà quali sogni, tu ci sei stato pure quando ti è costato caro… tu mi avresti potuto sbattere tante volte la porta in faccia e non l’hai mai fatto…

– Ma io l’ho fatto per me, non per te!

– Birillo, questo non è vero… sei tu che mi… Birillo, io ti voglio bene e basta! I ragionamenti d’ora in poi li dobbiamo fare in prospettiva, guardando al futuro… devono essere ragionamenti costruttivi, progetti…

– Insomma, dobbiamo parlare solo di università…

– No, noi possiamo avere anche i “nostri” progetti di vita…le nostre ambizioni…

– Che brutta parola, Cucciolo! … Scusa, ma mi sembra una cosa stupida…

– Mh! Hai ragione, mi sa che sto cambiando mentalità… già! Prima facevo altri discorsi, chi lo sa, forse l’affettività vera ce l’hanno solo i disperati, quelli che un abbraccio lo vogliono a tutti i costi, quelli che invece un contatto affettivo vero ce l’hanno la cosa la svalutano e cominciano a parlare di ambizioni… Mannaggia, Birillo! Hai ragione… piano piano sto cominciando a vendermi l’anima… però tu non lo fai… mi sa che tu sei ancora un po’ disperato… tu non vai cercando le ambizioni…

– Forse mi bastano i sensi di colpa… ne ho tanti… anche nei tuoi confronti… Cucciolo, certe volte penso che per te potrei essere una palla al piede… non dico adesso, ma magari tra qualche anno… io le tue ambizioni le posso frenare e forse tu potresti essere più felice cercando di realizzarle… queste cose mi vengono in mente spesso… c’era una canzone di fondo nel film Querelle di Fassbinder…ognuno uccide sempre colui che ama… io non vorrei finire per rovinarti veramente la vita…

– Stai un po’ zitto Birillo?

– Sì, mi sa che è meglio!

– Si sente che le malinconie te le porti ancora dentro… ma passeranno, Birillo, passeranno e adesso tu stai vicino a me e noi abbiamo la vita davanti… non la sprecheremo, Birillo, non la sprecheremo… qualche cosa di buono la faremo anche noi… senza correre dietro alle ambizioni stupide… Andy, mi piace tanto quando mi richiami all’ordine e mi rimetti sulla buona strada, le cose che dici in fondo sono anche mie… io le metto da parte più facilmente… tu sei un po’ la mia coscienza…

– Il grillo parlante…

– No! … E poi senza il grillo parlante la coscienza si addormenta troppo facilmente… come stai Andy?

– Non lo so, mi sento carico, non so come dire… mi sembra come se dovesse succedere qualche cosa di importante da un momento all’altro, ma voglio dire qualche cosa di negativo… è una sensazione vaga ma ce l’ho…

– Ci pensi più al sesso?

– No, cioè, non lo so, forse meno o forse addirittura per niente…

– Ti senti frustrato, Birillo?

– In che senso?

– Non lo so, magari avresti voluto altre cose che non hai trovato…

– No, … no, dopo tutto non riuscirei a sognare niente di meglio che stare qui con te… no, Cucciolo, frustrato no, realmente no…

– E allora che cos’è?

– Mi sento insicuro, … non di te o della vita che faccio… mi sembra di non sapere che cosa voglio veramente, mi sembra di avere un po’ assimilato la tua vita… io una vita mia non l’ho mai avuta, io sono stato adottato in tutti i sensi, anche da te… mi ci sto abituando, ma ci vogliono anni… io adesso la sensazione di vivere una vita che è mia solo relativamente ce l’ho… è strano… è una vita che voglio vivere ma è una vita che per me è senza passato, senza abitudini, è tutta da scoprire…

Marco si rese conto che Andy stava di nuovo scivolando nella malinconia, gli infilò una mano sotto la maglietta e cominciò ad accarezzargli il petto.

– Andy! Io ti darei l’anima, ma certe volte non so che fare…

– Lo vedi che ti sto rovinando la vita…

– No, Birillo! Tu la vita me la stai facendo vivere, io adesso con te voglio un contatto totale, io la malinconia te la voglio portare via…

Marco lo abbracciò strettissimo e Andy si lasciò andare alla sensazione fisica del contatto ma era evidente che il valore di quell’abbraccio per Andy non aveva nulla a che vedere con il sesso, Andy voleva essere salvato dalla marea della vita, dall’angoscia montante che non riusciva a controllare, l’abbraccio di Marco gli dava forza, indicava una presenza morale forte, se quell’abbraccio avesse dimostrato una valenza sessuale, in quel momento Andy lo avrebbe rifiutato. Andy per un attimo ebbe la sensazione che questo potesse accadere, se fosse successo avrebbe odiato Marco almeno per un attimo, lo avrebbe sentito lontanissimo da sé e assolutamente incapace di capire, Andy non sapeva se esprimere questo timore per cercare di esorcizzarlo o rimanere in silenzio e aspettare passivamente, in un caso come nell’altro temeva di rovinare tutto, temeva che il suo abbraccio con Marco potesse fargli sentire Marco lontanissimo. Andy sarebbe stato disposto a fingere per non deludere Marco, ma il loro rapporto profondo ne sarebbe stato minato gravemente. Rimase in silenzio. Marco si rese conto che qualche cosa non andava per il verso giusto e ritirò la mano.

– Scusa, Birillo! Sono stato aggressivo, perdonami certe volte non riesco a controllarmi e mi sembra di potere fare qualsiasi cosa…

– No, tu lo fai a fin di bene… Cucciolo… grazie… non mi andava proprio di metterla sul piano sessuale… stasera no! Non lo so perché, ma stasera no… non ti sto rifiutando ma sono contento che lo hai capito…

– Birillo, vuoi che ti faccio una tazza di tè?

– No, resta qui, adesso devi stare qui, ci devi stare perché il tuo calore è importante… Cucciolo, che hai pensato?

– Che vorrei farti stare bene veramente… ma non ci riesco…

– No, Cucciolo… in effetti, se non ci fossi stato tu chissà adesso dove sarei andato a finire… io devo crescere piano piano, mi devo abituare alla vita nuova… se avrai pazienza mi vedrai crescere piano piano, io voglio abituarmi alla vita nuova, alla tua vita, che adesso è anche la mia… ma, Cucciolo, non è facile.. lo so che ti sto chiedendo molto ma mi devi volere bene, Cucciolo, mi devi aiutare, devi avere pazienza…

– Birillo! … Ti voglio bene!

– Anche se non mi va di fare l’amore con te?

– Certo, anche!

– E anche se io ti rompo sempre le scatole e pretendo da te cose assurde?

– Quando qualcuno pretende da te qualche cosa come tu fai con me vuol dire che per quel qualcuno conti veramente molto…

– Cucciolo, e se di fare l’amore con te non mi andasse più?

– Ti vorrei bene esattamente nello stesso modo…

– Ma tu lo dici per dire…

– No, Birillo, … e poi non c’è bisogno di sesso per fare l’amore, noi adesso ci stiamo comportando come due innamorati che si dicono tutto… anzi in genere gli innamorati non lo fanno o non lo fanno fino a questo punto…

– Tu dici che questo è fare l’amore?

– Sì… Birillo, tu stai cercando una forma di tenerezza e la stai cercando da me…

– Sì, ma senza sesso…

– Birillo, ma il sesso è un mezzo per volersi bene, non è un fine…

– Sì, ma è importante…

– No, Birillo, per te in questo momento non è importante, altrimenti con me lo faresti, in tante altre situazioni non hai avuto nessuna inibizione e poi, Birillo, se tu non mi volessi bene non staresti qui adesso, in effetti tu questi momenti te li sei preparati per tutta la sera…

– Cucciolo, in effetti è vero… io adesso dal punto di vista sessuale mi sento meno carico, ma non solo verso di te, proprio meno carico in generale…se lo facessi lo farei per te, non per me e alla fine non piacerebbe nemmeno a te…

– Birillo, ti posso accarezzare?

– Certo! … E adesso non mi punire per quello che ho detto… Cucciolo, non mi devi tenere a distanza!

– Non ne ho la minima intenzione! …

– E poi farsi accarezzare da te è bellissimo, la sento la tua esitazione e mi piace tantissimo… ma, Cucciolo, a te capita mai di avere periodi in cui il sesso ti interessa meno?

– Birillo, il fatto è che adesso non mi succede da parecchio tempo, prima di conoscerti qualche volta mi è successo ma erano situazioni particolari, erano momenti di frustrazione, momenti di ansia… queste cose le ho vissute anch’io, non come te ma le ho vissute anch’io… quando mi capitava il periodo nero avevo altre idee per la testa, nei momenti neri le fantasie sessuali non mi venivano proprio, qualche volta dormivo poco la notte e mi sembrava che non sarei riuscito a portare avanti le cose che volevo fare … insomma quando le cose mi andavano male il sesso non mi attirava proprio… adesso, alla fine di tutto questo ragionamento, mi viene da pensare che non ti passino per la testa cose buone…

– In un certo senso è così, ma non so nemmeno io che cosa mi passa per la testa… Cucciolo, ma tu pensi che io sono maturo?

– Se non lo pensassi con te non mi ci metterei proprio… io voglio un confronto vero, una cosa che stia bene anche a me, se non fosse così non ci troverei la mia soddisfazione…

– Lo sai, Cucciolo, che certe volte ho pensato che forse ti facevo un po’ pena… sì, esattamente, e mi veniva in mente che tu forse stavi con me proprio per quello…

– Andy! … E allora io sarei stato l’imbecille di turno che dice sempre sissignore? … Ma come ti vengono in mente certe cose? Birillo… mamma mia! …

– Lo vedi! Pensi che io sono stupido e non lo vuoi dire…

– Me lo fai un piacere, Birillo?

– Che cosa?

– Ti stai un po’ zitto?

– Lo vedi che mi zittisci perché mi consideri un po’ un caso patologico…

– Birillo! Non mi costringere a reagire male!

– E cioè… che faresti?

– Non lo so… anzi lo so! … Birillo, farei quelle cose che tu non vuoi fare… e poi me ne pentirei…

– Perché te ne pentiresti?

– Perché tu la prenderesti male…

– E chi te lo dice?

– … Mh! … Birillo! … Basta!… Lasciamo stare!

– Che cosa volevi dire, Cucciolo?

– Voglio dire che non mi devi provocare, Birillo! Non mi devi mettere in difficoltà mandandomi messaggi contraddittori, io sono sempre disposto a fare quello che vuoi tu e anche a non farlo se a te sta bene così, ma non mi devi mettere in crisi, non mi devi mettere nella posizione di quello che tanto alla fine sbaglia comunque… questo non è giusto, Birillo, che diresti tu se io ti dicessi una cosa diversa ogni cinque minuti?

– Scusa, Cucciolo, … alla fine le orecchie me le hai tirate anche oggi… ma io me lo sono meritato… ti sembro stupido, Cucciolo?

– Be’, quando fai questi giochetti tipo “mamma Ciccio mi tocca… toccami Ciccio che mamma non c’è!”… insomma, allora non mi sembri stupido ma mi sembra che tu mi voglia stressare tenendomi sulla corda e la cosa non mi piace… Birillo, devi essere più autentico, se vuoi una cosa dimmelo, ma non mi mettere in imbarazzo…

– Scusa, Cucciolo, … non ci ho fatto caso ma hai ragione… sono quei meccanismi di seduzione come dominio che mi porto ancora dentro… però anch’io in realtà non lo so se voglio fare l’amore con te oppure no, non lo so veramente, non ci posso fare niente… Cucciolo, io onestamente non ho le idee chiare, lo so che ti può dare fastidio che io cambi idea ogni cinque minuti ma non è per te… è una cosa che mi capita, non è una cattiveria per tenerti sulla corda ma è che proprio non so che fare e nemmeno che cosa desiderare… tanti ragazzi sono cresciuti con la loro mitologia, loro lo sapevano che cosa dovevano desiderare… io non l’ho mai saputo… è anche per quello che mi può venire in testa di essere bi, adesso non mi viene in testa da parecchio tempo ma potrebbe tornarmi in mente ma non per reazione contro di te… Cucciolo, se anche fossi bi, tu per me saresti sempre il mio Cucciolo.

– Birillo…

– Che c’è?

– Mi sa che hai ragione tu anche su questo, in fondo lo penso anch’io che tu non sai veramente quello che vuoi…

– Cucciolo, lo dici con un tono di voce un po’ aspro…

– No, ognuno è com’è!

– Mi stai rimproverando, Cucciolo?

– No, e poi non mi sento per niente inquieto, in fondo tutte queste cose le abbiamo dette tante altre volte… lo so che di cose per la testa te ne possono passare tante… ma so pure che alla fine dei conti non cambierai strada… Birillo, tu non sei un ragazzino, tu la tua scelta l’hai fatta…

– Adesso mi sembri proprio papà! … Fai le prediche nello stesso modo!

– Perché mi sfotti, Birillo?

– Non mi permetterei mai… lo dico nel senso buono, in fondo io ho bisogno di certezze … io mi voglio sentire libero ma voglio pure essere incoraggiato… Cucciolo… mannaggia, adesso mi verrebbe in mente di fare l’amore però non so come potresti prenderla… no, va’, è meglio di no! … Però la voglia mi comincia a venire… Cucciolo… mi sa che sto ricominciando a dire fesserie incoerenti… Cucciolo, tu ne hai voglia?

– Be’ veramente adesso avrei più che altro voglia di dormire… però… ma forse è meglio di no!

– Cucciolo, non fare come faccio io, non mi imitare, mi da fastidio! … Sono stato stupido ma non me lo fare rimarcare, l’ho capito da solo!

– E a te ti va, Birillo?

– Mannaggia, ti risponderei di no per farti dispetto però mi va troppo…

– Va be’ però ci pensiamo domani!

– Cucciolo! Ancora a sfottere!

– Lo facciamo alla piccionaia, lì c’è il letto adatto… veramente, Birillo, adesso non mi va troppo…

– Cucciolo, mi da un fastidio quando fai così che ti spaccherei la faccia! Brutto stronzo! Ma perché devi giocare così con me? … O adesso o niente!

– Be’ allora adesso, ma dentro perché qui rischiamo di dare spettacolo perché sta per sorgere la luna…

– Dai, Cucciolo, … allora dentro!

– Nella doccia?

– Per forza! È il posto più sexy che esiste perché qui non c’è nemmeno il letto… Vieni su…

Portarono dentro i materassini e le coperte ma nessuno dei due prendeva l’iniziativa di avviarsi verso la doccia: dopo qualche minuto Andy uscì allo scoperto.

– Se non ti va più, va bene lo stesso, tanto pure io mi sento scarico…

– Andy! Mamma mia quanti complessi ci stiamo facendo! … Birillo, un po’ di sesso non vale tutte queste complicazioni e tutti questi giri di parole… Birillo: basta coi giochi psicologici! Allora?

– Cucciolo, che io lo voglio fare mi sembra evidente ma tu non l’hai capito…

– Ti sembra evidente? Va be’, lasciamo perdere…

Marco cominciò ad avviarsi verso il bagno, entrarono insieme e cominciarono a spogliarsi. Marco riprese il discorso.

– Mettici un po’ di calore, Birillo! … È anche un gioco! Me l’hai insegnato tu ed è vero!

– Ci sediamo nel box, Cucciolo?

– Sì.

– Cucciolo, se ti dico una cosa non mi ammazzi vero?

– Che cosa mi devi dire, Birillo?

– Ti voglio dire che adesso casco dal sonno e magari se lo facciamo domani viene un po’ meglio… eh? … Che dici?

– Allora una doccia rapida rapida e poi dritti a letto e domani prima si studia e poi la sera ci teniamo liberi dalle sei e ne facciamo di tutti i colori…

– Promesso!

– Non promettere, Birillo! Tanto poi alla fine le promesse non le mantieni!

– Quando fai così ti comporti come uno stronzo! Non mi piace per niente quando fai così!

– Scusa, Birillo, mi è scappata…

Marco aprì il getto a tutta forza, in pochi secondi erano fuori, si asciugarono in fretta, poi se ne andarono a letto.

– Come va, Cucciolo?

– Mi sento in paradiso Birillo!

– Anch’io, Cucciolo! Allora non sei arrabbiato?

– L’unica cosa che mi manca è che non posso dormire con te… adesso non sono più abituato a dormire solo… Ti voglio bene! … Notte Birillo!

– Anch’io! … Notte, Cucciolo!

 

RIVIVERE LE PRIME ESPERIENZE GAY

Ciao Project,

spero tutto bene.

Io bene, ho passato gli ultimi mesi abbastanza tranquilli, nulla di nuovo da raccontare, almeno fino a ieri…

Ieri infatti è successa una cosa che ti voglio raccontare. È successo che mi sono imbattuto in un libro francese uscito recentemente: Arrète avec tes mensonges, di Philippe Besson.

Il libro, non ancora tradotto in italiano, è in testa alle classifiche di vendita in Francia, ed è un libro autobiografico in cui Besson racconta della sua adolescenza a metà anni 80.

È scritto benissimo (occorre conoscere un po’ di francese per capirlo ed apprezzarlo).

Ma soprattutto, quello che mi ha sconvolto (e sono arrivato solo a metà) è che la storia che racconta si sovrappone quasi alla perfezione con l’esperienza che ho avuto io!

Il protagonista (che è l’autore, gay dichiarato, scrittore di successo in Francia), nel 1984 ha 17 anni, vive in una cittadina di provincia e frequenta il locale liceo. È il classico ragazzo intelligente e sensibile, bravo a scuola, poco amante degli sport, cui piace leggere più che giocare a calcio. Il padre era il preside della sua scuola elementare ed è sempre stato un po’ freddo ed esigente nei suoi confronti. Philippe capisce che gli piacciono i ragazzi a 11 anni, quando ha le primissime esperienze pre-adolescenziali (le classiche toccatine reciproche) con un amico di due anni più grande di lui.

Quando è al liceo i compagni di classe cominciano a sfotterlo per i suoi modi non proprio rudi e lo apostrofano con i classici nomignoli che si affibbiano ai ragazzi ritenuti omosessuali (frocio, fighetta, ecc.). Philippe non reagisce a queste prese in giro, ne soffre, fa finta di nulla (lui scrive: non reagivo come avrebbe reagito un ragazzo etero, prendendo a pugni chi lo offendeva, ma facevo finta di non sentire, mi atteggiavo a ragazzo normale, ben sapendo di essere omosessuale).

Poi nel 1984, a 17 anni, nota un ragazzo di un’altra classe e se ne invaghisce. Il ragazzo si chiama Thomas, è bello, di una bellezza un po’ selvaggia, diversa dall’aspetto da bravo ragazzo di Philippe. Philippe se ne invaghisce, pur pensando che Thomas sia etero.

Un giorno però Thomas lo avvicina, e gli propone di vedersi. I due si incontrano e Thomas chiede a bruciapelo a Philippe se vuole fare sesso con lui. Philippe non crede alle proprie orecchie e senza starci troppo a pensare accetta. Il primo incontro avviene in una stanza della palestra della scuola, ed è descritto benissimo. A questo incontro ne seguono altri anche a casa di Philippe, mentre i genitori sono fuori per lavoro. Dopo aver fatto sesso Philippe e Thomas assumono in pubblico (a scuola, alle feste tra amici) un atteggiamento completamente freddo e distaccato. Soprattutto Thomas (che è considerato da tutti come assolutamente etero) è molto freddo con Philippe, che ne soffre e si ingelosisce quando vede le ragazze flirtare con Thomas.

Sono arrivato a questo punto del libro e ne sono completamente sedotto. Ho rivissuto pagina per pagina, parola per parola, la mia adolescenza. La descrizione delle prese in giro dei compagni di classe e la sofferenza nascosta di Philippe sono identiche a ciò che ho vissuto io.

Il primo contatto sessuale con Thomas, la descrizione delle emozioni provate da Philippe nell’abbracciare Thomas, nello sbottonargli i jeans, nel vedere il suo sesso, sono, parola per parola, quello che ho provato io alla stessa età, con un mio compagno di classe. Ricordo perfettamente il momento in cui ci siamo tolti la maglietta (il colore della sua maglietta!), in cui ci siamo sbottonati i jeans. Ricordo il momento in cui ho visto il suo sesso e ho pensato: eccolo, che bello che è. Ricordo gli sforzi per non venire subito, il chiedergli di togliere la sua mano dal mio sesso per non farmi venire troppo presto. E poi l’eccitazione che cresce, e poi l’orgasmo e la sensazione di scombussolamento che dura alcuni minuti dopo l’orgasmo.

La storia di Philippe è una storia con due ragazzi, ma soprattuto con Thomas; la mia storia è con tre ragazzi: il primo, a 14 anni, quello che mi ha reso cosciente di essere gay, il secondo a 17 anni appunto, e il terzo a 18 anni, un ragazzo con cui non ho fatto sesso, ma di cui mi ero invaghito come Philippe si era invaghito di Thomas. La descrizione che Philippe fa di Thomas e del suo innamoramento per Thomas, è identica (identica!) alla mia storia con quest’ultimo ragazzo. La prima volta che lo avevo notato, a scuola, ne avevo guardato il sedere, bello, proporzionato, dentro un paio di jeans attillati che ne esaltavano le forme, mentre si alzava dal banco. Poi avevo cominciato a guardare tutto il suo fisico, e lo cercavo durante l’intervallo per poterlo guardare, un po’ di nascosto, senza che altri compagni potessero accorgersene.

Avevo anche cercato di fargli capire che mi piaceva e forse lo aveva capito, ma né io né lui abbiamo avuto il coraggio di farci avanti, di fare il primo passo. Però, però quante volte mi sono masturbato pensando a lui! E quando mi masturbavo pensavo le stesse identiche cose che sono descritte nel libro per raccontare gli incontri tra Philippe e Thomas.

Ecco, per me i tre ragazzi (due con cui sono stato e uno di cui mi sono innamorato) sono fusi insieme nella figura di Thomas descritta nel libro. Ma la storia è incredibilmente identica.

Sono a metà del libro e non vedo l’ora di finirlo, anche se immagino che non ci sarà un lieto fine, anzi.

Non avrei ma pensato di trovare, per caso, un libro che raccontasse così bene la mia storia.

Questo libro mi ha fatto tornare adolescente, mi ha fatto rivivere quei momenti nei minimi particolari. Mi sono persino masturbato ieri sera, tanta era l’emozione e i ricordi che suscitava in me.

Questo libro, che non è un libro pornografico, ma è un vero capolavoro ed è il numero uno nelle classifiche francesi, è stupendo.

Se volevo la prova di cosa vuol dire essere omosessuale, e se volevo capire se ero davvero omosessuale quando, da adolescente, vivevo le mie prime esperienze con i ragazzi, questo libro mi ha levato ogni dubbio.

In altre occasioni ti avevo chiesto di aiutarmi a capire se ero o meno gay; se ero etero e semplicemente avevo avuto qualche esperienza “di passaggio” come tanti ragazzi 100% etero nel periodo adolescenziale.

Tu mi avevi giustamente messo di fronte alla realtà del mio essere omosessuale senza se e senza ma.

Questo libro è stato, come direbbero i francesi, “boulversant” per me. La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di tutto quello che pensavo di me, di tutto quello che mi avevi detto di me.

Appena ho finito il libro ti racconto il resto delle mie impressioni ed emozioni. Intanto mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi. Comunque è incredibile, le stesse identiche esperienze, sensazioni ed emozioni che ho provato io! Potrei averlo scritto io.

Un abbraccio,

Marco

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Caro Marco,

non ho letto il libro, ma da quello che tu ne scrivi penso possa essere proprio un ottimo libro. D’altra parte un libro è bello non quando tenta di dimostrare una tesi ma quando è vero, quando racconta cosa vere, quando è autobiografico, ed è ovvio che un libro crei una continuità tra autore e lettore non per questioni culturali e di stile, ma perché attraverso il libro si coglie una stretta analogia di esperienze reali. Vorrei allargare il discorso su un punto, quello che tu hai descritto non è solo esperienza tua  e dell’autore del libro, che così bene la rappresenta, ma, credimi, è l’esperienza comune di moltissime persone di tutte le età, che hanno vissuto turbamenti analoghi nella loro adolescenza. Il successo del romanzo è dovuto proprio al fatto che ci si sono ritrovati in tanti e che la risposta emotiva di tantissimi lettori è strettamente simile alla tua. I gay ce l’hanno eccome un patrimonio comune di esperienze, di emozioni, di sensazioni, e sono cose fondamentali, che magari si vivono a 13-14 anni, ma che poi non si dimenticano più per tutta la vita. Tu manifesti un così vivo interesse per il libro perché ti permette di tornare indietro negli anni e di rivivere esperienze che sono state intensissime. In effetti l’essere gay non è una cosa qualunque, un gay può vivere esperienze molto forti, nello stesso tempo profonde e coinvolgenti, che hanno certo una fondamentale componente sessuale ma che vanno molto al di là di questo. Innamorarsi ed essere ricambiati, cosa certo non comune, vuol dire arrivare a condividere l’intimità sessuale perché si sa che si condivide anche l’intimità affettiva e addirittura quella spirituale. L’innamorarsi, specialmente quello delle prime esperienze, ha una sua intima purezza, legata la fatto di non risentire di complicazioni intellettualistiche. Gli amori adolescenziali sono immediati e totali e non si scordano più, diventano gli archetipi della sessualità. Il primo contatto con la sessualità condivisa è travolgente, su questo non ci sono dubbi e se ne conserva distintamente memoria per tutte la vita.

Ti faccio una proposta, se te la senti: perché non mettere la tua mail nel forum? Penso che potrebbe essere utilissima a fare riflettere tanti ragazzi che faticano a riconoscere l’evidenza.

Un forte abbraccio e grazie della mail!

Project

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=6006

ANDY – ROMANZO GAY 16

Qui di seguito potete leggere il capitolo 16 di Andy – Romanzo gay.

Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli già pubblicati sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.

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Andy si svegliò pochi minuti prima che la sveglia suonasse, si alzò senza chiamare Marco e se ne andò a preparare la colazione, quando suonò la sveglia Marcò ebbe un sussulto, Andy non era vicino a lui! Il cuore di Marco cominciò a battere velocemente ma dopo pochi secondi alcuni rumori di tazze e di piatti provenienti dalla cucina lo rassicurarono, si alzò in fretta e andò in cucina, abbracciò Andy e si baciarono teneramente.
– Come va, Cucciolo?
– Io bene e tu?
– Pure io, Cucciolo, e stamattina dobbiamo lavorare tantissimo per recuperare il tempo perso di ieri.
– Adesso non sono nemmeno le sette, alle sette cominciamo e finiamo a mezzogiorno, il pranzo ce l’abbiamo già e possiamo andare avanti come un treno!
– Birillo, mentre tu finisci di preparare la colazione io preparo la stanza per studiare… le cassette nuove dove stanno?
– Stanno in camera da letto nel primo cassetto del comò, ce ne dovrebbero essere parecchie… una dozzina almeno…
In pochi minuti la colazione fu in tavola. Andy innaffiò rapidamente le piante.
– Cucciolo, hai visto che belle! Ci sono due roselline che si stanno aprendo…
– Belle! Sono vive vive! Birillo, queste le abbiamo salvate noi!
– Sì, stavano per fare una brutta fine… mi piace tanto quando una pinta che era stata buttata via poi viene curata e rifiorisce, mi ricorda tanto il caso mio…
– Ma tu non sei una rosellina!
– Sì, però la sostanza è quella! Cucciolo, adesso basta con le chiacchiere e studiamo!
– Quasi mi stupisci, Birillo!
– Dai, su, non perdiamo tempo, quante pagine abbiamo oggi in calendario?
– Per recuperare veramente tutto al meglio 145!
– Allora cominci tu?
– Ok! Passami il libro…
– Allora: … Lo sviluppo della discipline amministrativistiche…
Il lavoro procedeva abbastanza speditamente, Quando leggeva, Marco diverse volte si accostava a Andy e gli dava un buffetto sulla guancia, quando leggeva Andy, Marco gli accarezzava per un attimo la mano, questi gesti erano evidentemente molto graditi e il sorriso luminoso di Andy in quei momenti portava Marco alle stelle. Non c’era distrazione sostanziale, la volontà di procedere con rigore era di entrambi e la determinazione li sosteneva anche in quei tratti della lettura nei quali, specialmente all’inizio, si perdeva il filo del discorso. Man mano che la lettura procedeva il libro sembrava assumere un significato sempre più concreto e anche condivisibile, Andy sembrava addirittura entusiasta e con la voce sottolineava i tratti essenziali del discorso, l’argomentazione non era pignola né troppo puntuale, diversi concetti avevano una vaga ispirazione di tipo filosofico e Andy ci si trovava particolarmente a suo agio, Marco si lasciava trasportare dalla logica dell’argomentazione e ne era compiaciuto. Talvolta il testo sembrava addirittura un po’ ripetitivo ma proprio per questo la fissazione dei concetti nella mente era largamente facilitata e il senso generale era ulteriormente sottolineato. Le note erano relativamente poche, la lettura risultava veloce oltre che gradevole. Lavorarono ininterrottamente fino alle undici, poi, al termine della cassetta, Andy fece cenno che potevano fermarsi.
– Pausa Cucciolo, adesso facciamo merenda, vieni in cucina e facciamo presto presto, due toast e un po’ di frutta… ma hai visto quanto è bello questo libro?
– È di un professore che adesso ha più di ottant’anni, gente così adesso non ce n’è più, per questi la legge era una cosa che doveva avere una moralità, era una cosa alta, dignitosa… insomma è bello, mi piace…
– Anche a me, ma è un peccato che poi il sistema giuridico con tutte queste cose ha ben poco a che vedere… questi ci credevano! Questi stavano cercando di costruire qualche cosa di buono, qui di tecnicismi estremi non ce ne sono proprio… però quelli di queste generazioni erano professori in un altro modo, ti insegnavano pure a vivere, adesso è solo una questione di formalità e di tecnicismi… vedendo questa gente che non c’è più mi sembra che ora siamo caduti veramente in basso, adesso le cose serie non si fanno più, adesso se ti ci metti con impegno morale passi solo per imbecille… mannaggia, Cucciolo, mi sa che noi dovevamo nascere parecchi anni fa, forse il mondo degli anni 50 mi sarebbe piaciuto di più.
– Cucciolo, allora i gay se non li mandavano al rogo ma ci mancava poco…
– Mi sa che sono tutti pregiudizi, mi sa che allora si poteva fare molto più di quello che si fa oggi, c’era anche tanta meno intolleranza…
– E tu che ne sai?
– Ho letto Pasolini…
– E ne hai dedotto che allora i gay campavano bene?
– Almeno in un certo senso sì, però non lo so, credo… Dai, Cucciolo, adesso la merenda e poi al lavoro di nuovo, voglio vedere come va a finire il libro perché è avvincente…
– Questo è vero, ha una dignità! Oggi sarebbe controcorrente!
– Però i toast ci mettono cinque minuti… che facciamo in questi cinque minuti? Birillo, siediti sulle mie ginocchia così ti posso baciare… e non solo…
– Mh! Mi tenti ma ci dobbiamo andare piano!
– Bravo così… ma lo sai che hai le spalle da atleta?
– Spalle con la s?
– Che battutaccia! No, Birillo, quello con le spalle da atleta sei tu, io al massimo posso avere le spalle da avvocato e forse nemmeno quelle…
– Non è vero, Cucciolo, sei veramente un bel ragazzo, ma proprio tanto… almeno per me è così, la prima volta che ti ho visto mi hai fulminato… bacetto, bacetto! Bravo così! … E adesso i toast sono pronti… prendi la frutta nel frigo…
– Birillo, e se il libro ce lo finissimo tutto oggi?, sarebbero solo altre 55 pagine…
– Ma adesso non ci allarghiamo troppo! Se ci si arriva bene, se no bene lo stesso, basta pure a 145… su, Cucciolo, non cominciamo a perdere tempo, adesso leggi tu perché se no ti distrai…
– Ok, allora tu metti il registratore…
– …La sostanziale tenuta del sistema si fonda sull’attitudine…
La lettura, ricominciata sotto i buoni auspici di finire il libro al più preso, andò avanti spedita e senza intoppi sostanziali ben oltre l’ora solita di pranzo, né Andy né Marco proposero una sosta, il malloppo delle pagine da trattare andava diminuendo a vista d’occhio e il discorso era sostanzialmente chiaro, poco dopo le cinque avevano finito la lettura delle 145 pagine che avevano prefissato come programma di minima e, in sostanza, avevano recuperato tutto il tempo perduto.
Si guardarono in faccia con un senso di profonda soddisfazione, non solo per il numero delle pagine fatte ma anche perché entrambi ritenevano che quella lettura avesse veramente un senso, si sentivano più spinti allo studio che in fondo, in alcuni casi almeno, aveva per loro un riconosciuto valore formativo.
– Cucciolo, adesso mangiamo perché ho una fame da lupo e penso pure tu ma dopo ricominciamo e lo finiamo perché è bello e mi piace veramente.
– Sì, è bello! È una cosa seria, dignitosa, è un fare l’avvocato in modo serio, non in modo ipocrita, è fare l’avvocato onesto!
– Cucciolo, allora un’ora per il pranzo, … no, mezz’ora e mangiamo solo qualche cosa di leggero e poi ci rimettiamo a lavorare finché non abbiamo finito e poi stasera ceniamo come si deve… ma adesso non ci appesantiamo… ok?
– Ok! Dai vieni, cinque minuti di grill ed è pronto… prendi l’acqua e il succo d’arancia in frigo… Birillo, lo sai che oggi mi sei piaciuto tantissimo?
– Vuoi dire che ieri non ti sono piaciuto per niente?
Marco lo abbracciò e lo sollevò da terra.
– Ma ti rendi conto, Birillo, se finiamo il libro siamo in anticipo di quasi sessanta pagine e… ci potremmo prendere un giorno di pausa…
– Ma quale pausa? Il libro era bello e tutto sommato facile, ma non ti credere che gli altri siano tutti così, ci sono pure quelli che sono piccoli, anzi no, grossi elenchi telefonici…
– Su, non cominciamo a portare sfiga! Ecco, è tutto pronto…
– Però è buono, è veramente buono, mamma cucina proprio bene!
– Se glielo dici è contenta…
– Sai che faccio? Glielo dico adesso.
Andy prese il telefono sotto gli occhi sgranati di Marco e chiamò a casa di Rocco, Rosa rispose.
– Pronto.
– Ciao mamma, sono Andy, ti volevo dire che adesso abbiamo finito di studiare, ci siamo messi mangiare le cose hai cucinato tu, che sono buonissime… non è un complimento, sono veramente buonissime e poi ci sentiamo coccolati e fa un certo effetto…
– Andy, Bello, ma che cosa mi dici, mo’ mi fai diventare rossa!
– Adesso torniamo a studiare ma te lo volevo dire… ti passo un attimo Marco…
– Ciao mamma, vedessi quello che combina Andy, oggi abbiamo fatto 145 pagine e con quelle che faremo dopo finiamo il libro grosso… insomma abbiamo fatto 200 pagine in un giorno e si sono anche capite!
– Hai visto! Quando state insieme, voi altri sapete fare cose speciali… salutamelo a Andy e adesso andatevene a studiare, io intanto mi metto a preparare il pranzo per domani e dopodomani e dopo quello che mi ha detto prima Andy non posso sfigurare… mo’ andate a studiare e non perdete tempo, Rocco è andato a fare la spesa se no ve lo passavo… Ciao Marco e salutami Andy…
– Ciao mamma!
– Che dici, Cucciolo, abbiamo fatto male?
– No, credo che mamma si sia sentita esaltata.
– Be’ in effetti se lo merita e non solo come cuoca, ma anche come donna perché è una persona veramente come si deve e soprattutto come mamma perché ha fatto un figlio come te!
– Birillo, sei in vena di complimenti?
– Un po’… ma tu non sai stasera che ti faccio! Ma adesso andiamo a finire il libro… prima il piacere e poi il dovere!
– Come sarebbe, Birillo?
– No, volevo dire il contrario: prima il dovere e poi il piacere! Ti giuro… non era una battutaccia!
– Allora Birillo, questa volta leggi tu… pronto? … Aspetta un attimo che la cassetta è finita… ecco, siamo pronti!
– …La sostanza del procedimento…
La stanchezza si faceva sentire ma la volontà di arrivare al termine era tanta, Marco non trascurava i piccoli segnali di natura affettiva lanciati ad Andy di tanto in tanto e Andy rispondeva con un sorriso. L’ultima parte del libro era costituita da esempi concreti in applicazione di quanto detto in precedenza. All’atto di un cambio di cassetta del registratore Andy fece il suo commento.
– Ma è un libro serio anche dal punto di vista didattico, quando hai letto un libro così, alla fine, hai capito veramente qualche cosa!
– Ma è che noi ormai siamo intelligenti per due! Non è tutto merito del libro…
– Vai Cucciolo adesso leggi tu…
Andarono avanti fino alla fine e poco dopo le otto chiusero finalmente il libro.
– Bello, Cucciolo, se la cultura fosse tutta così varrebbe la pena di studiare, peccato che di professori così non se ne trovino più…
– Però, Birillo, il professore nostro questo libro l’ha adottato e questo è già un buon segno…
– Cucciolo, adesso sei mio… e dove scappi più? Dai adesso ti voglio coccolare un po’ io, in genere lo fai sempre tu, ma non è nemmeno giusto, è una cosa bella e la devi provare pure tu… Cucciolo, vieni, qui, mettiti sul divano, così, sdraiati sulle mie gambe, come faccio sempre io… bravo così e adesso la copertina… e il Cucciolo è tutto mio… ed è bellissimo, è bellissimo proprio! E adesso ti voglio raccontare un po’ dei miei sogni, non dei desideri, proprio dei sogni… Cucciolo, lo sai che quando stai vicino a me come adesso, cioè quando sento il tuo calore mi sento felice veramente, in fondo la felicità non è una cosa spirituale ma una cosa fisica, la felicità ha la temperatura di una mano affettuosa … il Cucciolo vicino è la felicità!
– Birillo… il sogno?
– Ah! Giusto… be’, è un po’ difficile perché è un sogno erotico però ti riguarda e te lo devo raccontare, è di qualche giorno fa… insomma mi sembrava di stare in un posto conosciuto o che somigliava a un posto conosciuto ma conosciuto non era, cose del genere ne ho sognate tante, io li chiamo i sogni della confusione, giravo per la strada senza sapere dove andare e senza nemmeno orientarmi troppo, poi ho visto da lontano un ragazzo bellissimo che ti somigliava tantissimo, cioè aveva la tua fisionomia, camminava come te…, insomma hai capito… era pure vestito come te, io pensavo che fossi tu, era lontano, mi sono avvicinato, veniva di fronte a me ma non si è girato verso di me, più mi avvicinavo e più mi dicevo che non eri tu ma solo perché quello non si girava verso di me e tirava avanti, ma eravate identici, quel ragazzo mi piaceva tantissimo, proprio da rimanere magneticamente attratto da lui, abbiamo continuato a camminare e mi è passato vicino senza girarsi, io l’avrei fermato ma non ho avuto il coraggio e l’ho seguito, l’ho seguito a distanza ma l’ho seguito, in modo che non potesse notare che lo seguivo, è andato all’università, non era proprio la nostra ma somigliava molto, in qualche momento mi sembrava la stessa ma non era, sai quelle sensazioni strane, quelle cose tipiche del sogno, insomma l’ho seguito anche lì dentro, poi si è seduto come ti siedi tu quando ti appoggi alla spalliera della sedia e butti indietro la testa… sì, così, esattamente così… si metteva a posto i capelli come fai tu, poi l’ho sentito parlare e parlava come te, proprio la stessa voce, mi sentivo in imbarazzo e mi sono seduto all’altro capo del corridoio per osservare senza essere troppo notato, mi stavo per decidere a fermarlo poi è arrivata una ragazza bellissima, alta slanciata, con un sorriso smagliante, bionda naturale, molto sorridente, insomma una ragazza che… cioè… non ti so dire a che livello ma piaceva anche a me, forse non come il tuo sosia, no, certo, non allo stesso modo, ma mi piaceva eccome… voglio dire che forse se mi ci fossi trovato insieme… be’ forse il fattaccio ce l’avrei fatto, cioè mi tirava proprio, con il ragazzo, se fosse stato possibile, credo avrei avuto una familiarità più diretta, dalla ragazza ero attratto ma anche intimorito… insomma, quella ragazza si è avvicinata al tuo sosia e si sono salutati teneramente, poi è uscito un altro ragazzo e si sono messi a parlare in tre, il tuo sosia si era appoggiato alla ragazza da dietro e le aveva strette le braccia intorno alla vita, ma il gesto non era aggressivo, era tenero, era bello, non solo non mi suscitava rabbia ma mi faceva tenerezza, quel ragazzo mi piaceva ancora di più, mi sembrava che tu con una ragazza ti saresti comportato più o meno nello stesso modo, con dolcezza, poi si sono baciati ma in modo lieve e si sono allontanati, per un attimo camminando mano nella mano, quando stavano per uscire dalla facoltà li ho fermati con una scusa, non mi ricordo quale, ma cose di appelli, di libri, non mi ricordo… si sono fermati a parlare con me e si stava bene anche in tre, erano gentili, parlavano con me educatamente ma io mi rendevo conto che con loro non avevo nulla a che fare, la ragazza si chiamava Patrizia ed era veramente bella, il ragazzo si chiamava Marco, vedi la combinazione! … Ed era bello come te… quasi più di te, ma erano presi l’uno dall’altra e io mi sentivo fuori, ho salutato e me ne sono andato e mi sono sentito solo, quei due erano solo una bella immagine e con me non avevano niente a che vedere… allora mi sono messo a camminare e ho camminato tantissimo e sono capitato sotto la piccionaia e mi sono seduto davanti al portone ad aspettare… poi ti ho visto a distanza, mi hai visto anche tu e mi sei corso incontro e ti ridevano gli occhi e ci siamo abbracciati in mezzo alla strada, mi hai abbracciato tanto forte che mi hai sollevato da terra, visto da vicino eri meno bello del tuo sosia, meno curato… ma eri mio… Cucciolo, tu eri contento di stare con me, siamo saliti su alla piccionaia e abbiamo fatto l’amore in un modo dolcissimo e poi mi sono svegliato… di come abbiamo fatto l’amore non mi ricordo niente ma lo abbiamo fatto perché a me è rimasta una sensazione fortissima di prossimità, di contatto fisico totale, però non mi ricordo altro, Cucciolo, questo è il sogno, che ne pensi?
– È bello, Birillo, molto bello, è un sogno tenero, è un sogno tuo…
– Che pensi che significa?
– Che non sono più tanto bello…
– Ma no, dai, non scherzare…
– Ma come si fa a interpretare queste cose, danno una sensazione di tenerezza, ma francamente non penso di poter capire che cosa possa significare… il cervello va dove vuole… secondo me però il sogno significa che con me tu stai bene, forse mi vorresti meglio di come sono ma alla fine con me stai bene, è questo che penso, Birillo.
– E la ragazza che cosa significa?
– Non lo so, non credo tu abbia paura che io scappi con una ragazza, la ragazza in qualche senso può essere per te, una specie di modello alternativo, ma alla fine non è il modello che hai finito per scegliere… Birillo… te la posso fare una domanda un po’ strana?
– Quale?
– Se al posto mio, a quella benedetta festa, ci fosse stata quella ragazza con lei avresti vissuto la stessa storia che hai vissuto con me?
– Cucciolo, con una ragazza non si può vivere un rapporto analogo a quello che si vive con un ragazzo, sono cose totalmente differenti…
– E tu che ne sai?
– Veramente non lo so, però mi pare che gli schemi tipici e i comportamenti non siano alla fine molto affini… no, Cucciolo, sono due mondi…
– E tu quale preferisci?
– Be’ adesso preferisco stare con te, quello che succederà dopo non lo so, certo che se avessi avuto con una ragazza comportamenti non dico come quelli che ho avuto con te, ma anche solo molto meno fuori bordo, mi avrebbe preso a calci nelle palle senza pensarci una seconda volta, in un certo senso non penso che una ragazza possa capirmi come mi capisci tu, e poi io a te dico tutto quello che penso e non sarei capace di dirlo a una ragazza…
– Birillo, ma tu hai mai avuto una ragazza?
– Nel senso di andarci a letto?
– No, anche solo nel senso che ti sarebbe piaciuto stare con una ragazza concreta, non una cosa ipotetica ma una ragazza reale…
– Sì, forse qualche volta ho pensato che avrei potuto provare ma francamente non ho mai desiderato una ragazza specifica, tante mi piacevano pure ma molto a livello teorico, quando sto con te credo tu possa essere felice di stare con me, cioè ne sono sicuro, forse non sempre al cento per cento ma praticamente quasi sempre, con una ragazza non succederebbe lo stesso, mi chiederei più volte come comportarmi… io a te racconto di queste cose come mi vengono in mente e non ti cambiano nulla, ma a una ragazza non potrei dire che mi sono innamorato di un ragazzo…
– Birillo, ma io non ho alcun merito, il fatto è che io la concorrenza di una ragazza in concreto non la posso temere, ma una ragazza la concorrenza mia la sentirebbe eccome… è ovvio che lei ci potrebbe rimanere male … che non ci resti male io mi sembra ovvio perché il rischio che tu possa preferire una ragazza è solo teorico…
– Sì, lo so… ma desso non pensiamo a cose teoriche… io sto qui e ho il mio Cucciolo sulle ginocchia e francamente adesso non ti cambierei con la venere di Milo e nemmeno con l’Apollo del Belvedere… tu non sei l’Apollo del Belvedere, sei il Cucciolo della Piccionaia, è una cosa più popolare ma più vera, il Cucciolo esiste, Apollo no! E poi il Cucciolo è tenero, è caldo, si fa coccolare da me e forse è pure contento di stare con me…
– Birillo, non provocare!
– No, no, non provoco, lo so che sei contento di stare con me… che pensi, Cucciolo?
– Non penso, sto bene e basta…
– Io invece penso che “adesso” sto bene ma le cose potrebbero cambiare… aspetta… no, no, non è il solito discorso… voglio dire che le cose possono cambiare ma non per questioni psicologiche ma proprio per problemi oggettivi, non so, una malattia, ma non solo nostra, anche di papà o di mamma, una cosa che non sappiamo come affrontare, capisci, Cucciolo… una cosa di quelle che ti sconvolgono la vita… se succede una cosa del genere ci troviamo scombussolati, siamo sempre noi due, ma non siamo più in questa atmosfera di vacanze che viviamo adesso, adesso noi problemi per il presente non ne abbiamo, per il passato io ho avuto i miei ma tutto sommato li sto mettendo da parte, qualche volta tornano a galla, ma quella non è più la mia vita…e il futuro, se non ci capita qualche cosa di imprevedibile, ce lo stiamo costruendo, cioè adesso noi mentalmente siamo liberi di pensare solo a noi stessi e al nostro futuro… è questo stato di cose che vorrei che durasse, ma la vita tante volte è molto diversa da come ce la sogniamo… quando ci penso mi vengono le paure… certe volte mi sveglio la notte e non riseco a riprendere sonno, specialmente verso la mattina presto, guardo la serranda e non si vede un filo di luce, non mi riaddormento più, penso che è tutto precario e che potrebbe crollare o almeno che potrebbe cambiare molto rapidamente se cambiassero le circostanze, certe volte penso che cosa succederebbe se papà o mamma si ammalassero… Dio mio! Credo che una cosa del genere mi distruggerebbe! Cucciolo noi la nostra felicità ce la stiamo costruendo, ma se non ci fossero stati loro noi dove saremmo andati a finire? In effetti il mondo nostro, … ma non solo in termini economici ma anche in termini di serenità interiore dipende da loro, io ci ho pensato tante volte, prima tu mi dicevi che io cercavo le rassicurazioni di papà e che volevo la sua approvazione… ma in un certo senso è vero, ma ci pensi se fossero stati come i miei? Sarebbe stato terribile, noi la possibilità di crescere non l’avremmo avuta affatto, non avremmo avuto nessun appoggio… e poi le feste che ci fanno…
– Birillo, ma anche loro ormai vanno verso la vecchiaia e credo che pure per loro la nostra presenza sia una cosa molto importante…
– Sì, questo è vero ma ci sono persone che invecchiando inacidiscono, magari neanche per colpa loro ma perché il cervello non funziona tanto bene, ma papà e mamma sono proprio persone come si deve…
– Ma erano così pure prima, certo il problema di un figlio gay o di due figli gay non se lo ponevano ma sono sempre stati così, una tenerezza di fondo l’hanno sempre avuta…
– E io penso che tra loro si vogliano bene…
– Sì, di questo non ho nessun dubbio…
– Cucciolo, lo sai che loro sono un po’ il modello della nostra vita di coppia, pure io piano piano sto cercando di imitare i loro modi di fare perché mi piacciono, prima mi sembravano invadenti, un po’ troppo napoletani, quasi prevaricatori a forza di complimenti, però è durata poco, poi ho capito quello che c’era dietro… ma secondo te loro di noi che cosa pensano?
– Ma loro non pensano, ci vogliono bene e basta.
– Mh! Sì… Io adesso ai miei genitori veri non ci penso proprio più, prima mio padre lo avrei ammazzato ma adesso mi fa pena, in fondo si è perso il meglio della vita e non è stato nemmeno in grado di capirlo, mia madre forse il lavaggio del cervello l’ha subito dai nonni da quando era bambina e non se ne è nemmeno accorta. Mah!
– Birillo, ho notato che quando parli dei tuoi dici “mio padre” e “mia madre”, quando parli dei nostri dici “papà” e “mamma”…
– E non è un caso, non ci avevo mai fatto attenzione ma è proprio così, sono due tipi di rapporto molto diversi… e poi adesso io una famiglia vera ce l’ho, i miei mi fanno solo pena perché pure loro sono stati stritolati… però in qualche modo la volevano fare pagare a me… va be’, lasciamo perdere… adesso voglio pensare a vivere questa splendida vacanza col mio Cucciolo, lo sai Cucciolo, che adesso non ho più paura di perderti?
– Ci mancherebbe altro… Birillo… mh! Come mi coccoli bene, mi piace quando mi accarezzi i capelli così, adesso capisco perché piace tanto anche a te, è veramente bellissimo… Birillo…
– Sì…
– Ti va di fare l’amore?
– Sì… Cucciolo sono già eccitato…
– Pure io!
– Sai una cosa…
– Che cosa?
– Prima, quando giravo sui siti gay, ne avevo trovato uno veramente carino, ci ero arrivato tramite selfipics, era il sito di un ragazzo americano di ventun’anni, si chiamava angelsurfer2000, il suo sito era bellissimo ed era vero, c’erano le fotografie, le storie della famiglia, dei ragazzi che aveva avuto, della scuola, e poi c’era una parte sulla omosessualità, ma molto bella, molto seria, non ti nascondo che a quel ragazzo avrei mandato una mail, quando era giovanissimo aveva avuto un amico col quale aveva avuto un rapporto importante. Forse l’amico pensava che la faccenda sarebbe stata solo una questione di sesso, poi quello lo ha cominciato a chiamare con i peggiori appellativi e lui c’è rimasto malissimo, ma alla fine l’amico si è ammazzato, la ragazza dell’amico lo ha pianto, ma lui non poteva nemmeno piangerlo, va be’, insomma, sul sito di questo ragazzo c’erano dei link molto interessanti, uno di younggayamerica, un sito veramente interessante, mi ricordo che c’era una foto di un ragazzo con una maglietta con sopra scritto “nobody knows I’m gay”, la cosa mi era piaciuta ma quella era la “nobody knows I’m gay” shirt, una maglietta che i ragazzi gay non dichiarati si mettono quando vogliono uscire allo scoperto, sembra una buona idea, ma francamente mi lascia molto perplesso, una cosa del genere potrebbe andare più a vantaggio del movimento in generale che dei singoli ragazzi, i quali la potrebbero pagare veramente cara… comunque sul sito c’erano tante storie vere di ragazzi gay sia dichiarati che non e ne avevo lette alcune, loro facevano le cosiddette closet interview… molti ragazzi si dichiarano al primo anno di college, portando la maglietta durante le lezioni… pensa tu che succederebbe se qui noi facessimo una cosa del genere!
– Be’… forse ci lincerebbero ma forse no…
– No? Secondo me ci farebbero a tocchi! … La maggior parte dei racconti dei ragazzi che erano venuti allo scoperto era quasi entusiasmante, tutto bello! Tutto facile! Mah!? Francamente non credo proprio che sia così, forse in America… ma qui proprio no! Cucciolo, qui il mondo com’è lo sappiamo, di com’è in America lo leggiamo solo su internet ma sono cose di parte, quelli che dopo che si dichiarano fanno una brutta fine non scrivono a Young Gay America… Una volta avevo letto proprio su un sito di un ragazzo gay un consiglio che lì per lì mi sembrava assurdo: state attenti e pensate bene a quello che fare, le associazioni gay possono essere le vostre peggiori nemiche perché vi possono spingere a mettervi nei guai grossi a forza di presentare tutto facile… e può anche essere vero…
– Eh! Sì, probabilmente è vero, Birillo, ormai noi non abbiamo più sedici anni, ormai un bel po’ di strada l’abbiamo fatta ma francamente l’idea di mettermi allo scoperto per il momento non l’ho proprio avuta, non so tu, ma io proprio no.
– Nemmeno io Cucciolo, noi l’identità nostra la conosciamo bene e non c’è bisogno di metterla in piazza… però… eh no! Cucciolo non è vero che noi non siamo usciti allo scoperto! I nostri lo sanno eccome!
– Sì, va be’, ma uscire allo scoperto non è quello!
– Non è vero, noi siamo usciti allo scoperto almeno in famiglia, per te è stata una cosa che è venuta da sé, ma per me non è stato così facile… però adesso sono contento, se non lo avessi fatto non so adesso come farei ad andare avanti…
– Birillo, ma tu non potevi non farlo!
– Potevo eccome! Potevo non uscire allo scoperto nemmeno con te e cominciare un tira e molla di frasi mezze mezze e di appuntamenti ambigui… e invece mi sono buttato, il mio primo coming out l’ho fatto con te, in un certo senso poteva essere rischiosissimo ma si capiva che non era poi così pericoloso… e poi coi tuoi… anche lì tutto per tutto! Tu invece sempre passivo, sempre come il ragno nella tana che aspetta che la mosca caschi nella ragnatela…
– Ma quando mai, quel benedetto giorno tu hai avuto da me una marea di segnali di incoraggiamento! Dì di no?
– È vero, questo è vero, ma queste cose forse non sono come mettersi la maglietta col nobody knows I’m gay! No, c’è una differenza enorme! Io questo uscire allo scoperto proprio tanto per il gusto di farlo non lo accetto, se esco allo scoperto, in un certo senso, coinvolgo anche delle persone che mi potrebbero volere bene… voglio dire che tanti ragazzi etero e gay possono volere bene a un gay non dichiarato, ma quando si dichiara sono forzati pure loro a fare una scelta e la cosa non mi piace troppo, a parte che può essere molto pericoloso, non mi piace proprio il fatto che in sostanza siano costretti… Con il ragazzo che ti piace tanto capisco pure che si possa rischiare e io l’ho fatto, ma con la gente che non c’entra niente, solo per il gusto di dichiararsi… no! È un modo di creare un ghetto! Un aut aut che non mi piace. E poi il rischio di rimanere soli è altissimo, qui almeno, da noi, tanta gente ti girerebbe le spalle, magari con garbo e con i tempi giusti ma lo farebbero perché a stare vicino a te ci sfigurerebbero pubblicamente, la gente su certe questioni ha veramente due modi di vedere le cose, uno pubblico molto conformista e uno privato, molto più tollerante e con meno pregiudizi ma tanto quello che prevale è il modello di comportamento pubblico… Cucciolo, lo sai che a forza di parlare di queste cose mi sento molto più gay di prima… mi sembra che sia la mia unica identità possibile…
– Però, Birillo, non bisogna sentirsi coinvolti per ragioni sbagliate e magari solo umanitarie…
– Ma quali ragioni umanitarie! Cucciolo, noi adesso stiamo parlando di queste cose ma non è un discorso accademico… io volevo fare l’amore con te dal primo momento che ti ho visto, quella è stata la molla di fondo, non ho subito nessuna pressione, mi sei piaciuto subito ed è per questo che mi piaci pure adesso, è una questione ormonale, tu a livello fisico per me sei un po’ un altro me stesso, è per questo che mi sento completamente libero con te e non credo che possa succedere con nessun’altra persona…
– Birillo!!! Io già prima ti avrei divorato di baci ma adesso voglio fare di più… Andiamo a farci una bella doccia come piace a noi e così c’è anche tutto il contatto fisico che vogliamo perché con i vestiti addosso non è facile… Birillo! Ma come si può campare senza di te? Io sono completamente dipendente…
– Dai vieni, ci chiudiamo in bagno… sai, non si sa mai… no? Va be’, non chiudiamo a chiave la porta… tanto a quest’ora non viene nessuno. Vieni Cucciolo… mh! Mamma mia che cosa bella che sei! Cucciolo noi esistiamo! Non ti sto sognando! Non è un sogno erotico, qui sei veramente tu!
– Zitto, Birillo, non parlare se no mi deconcentro perché certe cose si fanno in silenzio e a occhi chiusi.
Andy rimase in silenzio, si spogliarono vicendevolmente, lentamente, scambiandosi baci e carezze, quando giunsero agli slip Marco disse:
– Insieme.
…omissis… (Marco e Andy entrano insieme nella doccia, passano diverso tempo in una esplorazione reciproca che li conferma nell’idea di essere profondamente simili, poi arrivano a fare l’amore in modo molto coinvolgente)
– Mannaggia Cucciolo è bello ma è pure stressante… io penso che è come fare una fatica fisica grossa… però è bello…
– Dai, Birillo, ci asciughiamo un po’ rapidamente e ce ne andiamo a mangiare qualche cosa perché ho una fame da lupo…
– Pure io… poi, sai, quando finisce la fame di sesso comincia quella di cose da mangiare… è vero è così… Cucciolo, asciugati bene la testa se no ti prendi un malanno… non fare così, che ti costa asciugarti bene? …
– Ma quante premure hai per me stasera!
– Ma io le premure per te le ho avute sempre, che ti credi?… Cucciolo, e se studiassimo un altro po’?
– Dici sul serio?
– Sì, adesso mi andrebbe, mi sono scaricato bene e adesso si potrebbe pure fare e poi si tratta di cominciare l’altro libro, quello medio…
– Tu dici?
– Sì, dai proviamoci!
– Ok, però prima mangiamo qualche cosa, non possiamo stare digiuni…
– Vado io, Cucciolo, tanto sono già pronto, ma tu asciugati bene… mi raccomando…
– Sì… va bene…
Andy si precipitò in cucina, mise a scaldare nel grill due porzioni piccole di lasagna, due pezzi di pollo e un po’ di patatine fritte e poi preparò di nuovo la stanza per studiare, per ultimo, mentre Marco si asciugava i capelli col fon, mise su una caffettiera piccola.
– Ma come mai tu non ti asciughi mai col fon e hai sempre i capelli asciutti e io invece devo perdere tempo col fon?
– Cucciolo, tu non ti asciughi bene con l’asciugamano, forse per paura di rovinare la tua capigliatura e allora ci vuole anche il fon, se facessi come me ne faresti a meno…
– Sì però così i capelli non si rovinano…
– Questo lo dici tu… ci passi l’asciugamano più pesantemente ma non ci passi il fon caldo!
– Mh… forse è vero…
– Dai su, adesso a tavola e facciamo presto perché il libro ci aspetta, ecco, dai c’è tutto, pure le patate… e il pollo.
– Grazie Birillo, tu saresti un perfetto cameriere!
– Tu sfotti sempre!
– No, io dico seriamente…
– Cucciolo, quante ne facciamo stasera?
– Di che?
– Mh! Che battutaccia! Di pagine!
– Tu quante dici?
– Ho guardato il libro e ne dovremmo fare una sessantina, se le cose vanno bene si dovrebbe finire prima dell’una di notte…
– Mh… che bella notizia… va bene Birillo, tanto sono nelle tue mani! Però se poi del libro non ci si capisce niente ci fermiamo a quaranta, facciamo così: quaranta minimo e sessanta massimo…
– Ok, ma non perdiamo tempo, è già tutto pronto.
– Va be’ però fammi mangiare! Non mi posso mica ingozzare…
– Su, non fare tante storie, io vado a vedere le piante…
Marco si sbrigò a finire di mangiare e uscì sul balcone dove Andy stava spazzando il pavimento.
– A te scopare ti piace proprio tanto!
– Un’altra battuta da deficiente!
– Scusa! Chiedo venia!
– Perdonato, ma per punizione di pagine ne facciamo proprio sessanta…
– No! Non ricominciamo coi ricatti!
– Tie’ questo è il libro, la cassetta è già nel registratore, vai, leggi!
– …Fin dalla firma del trattato di Roma…
Marco leggeva e cercava di capire ma in realtà il libro era estremamente tecnico e sembrava un lungo e puntiglioso elenco di cose tutte più o meno generiche e più o meno simili tra loco. La lettura continuò nonostante tutto ma più si andava avanti più le cose si ingarbugliavano, il libro sembrava non avere un senso unitario ma essere in buona sostanza un lungo elenco di citazioni di sentenze della corte europea e di cosiddetti principi ai quali era per altro difficilissimo attribuire un significato preciso. Marco era perplesso ma continuò a leggere e anche con una certa lentezza per dare comunque un senso alla lettura, alla fine del capitolo introduttivo, fece cenno a Andy di spegnere il registratore.
– Birillo, qui se è tutto così c’è da spararsi, sembra una massa di banalità senza capo né coda e forse non abbiamo capito proprio niente e siamo solo a pagina tredici…
– Allora facciamo così, arriviamo solo fino a 40!
– Sì, mi pare logico…
– Ma poi rileggiamo tutto…
– Ma così diventano 80! Birillo, no! È una tortura!
– No! È solo studiare seriamente, su vai non perdere tempo!
– Ok! …Capitolo II. Le nuove prospettive di riforma del sistema monetario europeo…
Il secondo capitolo sembrava più accessibile, era più che altro una specie di excursus storico e si poteva seguire piuttosto agevolmente, alla pagina 27 il capitolo finì.
– Birillo, il capitolo II si capiva abbastanza…
– Sì, per fortuna, se fosse stato tutto come il capitolo introduttivo ci sarebbe stato da spararsi, ma adesso mi sembra che si cammini più spediti… Cucciolo, vuoi che ti dia il cambio nella lettura? No, va’, no, è meglio che continui a leggere tu, così ti distrai di meno…
– Allora… Capitolo III – Il valore sostanzialmente normativo delle sentenze della corte di giustizia europea…
Anche il terzo capitolo tutto sommato era abbastanza scorrevole ma era lungo 23 pagine, Marco continuò a leggere per le prime tredici, poi chiese il cambio, Andy lo sostituì e cercò di vivacizzare la lettura. Poco dopo l’una le quaranta pagine erano finite, Andy pretendeva che si leggesse di nuovo il primo capitolo, Marco cercò di dribblare, ma non ci fu mezzo, scaldarono il caffè e ripresero a leggere, questa volta leggeva Andy e commentava vivacemente secondo quello che aveva capito, la lettura fatta in questo modo cominciava ad avere un senso e poco prima delle due il lavoro era terminato.
– Cucciolo, abbiamo finito! E tu lo sia quante pagine abbiamo letto da stamattina alle sette fino adesso?
– Sì, lo so, sono 240! Un libro intero!
– Ma molte erano pagine di note e di pagine intere di testo non ce n’erano poi troppe…
– Sì, però una faticata tremenda l’abbiamo fatta… Birillo, se non mi coccoli adesso ti picchio! Mi hai fatto fare tutto quello che volevi tu e adesso mi devi ricompensare, voglio essere coccolato almeno per un’ora!
– E quando dormiamo? La sveglia per domani è alle sei!
– Tra quattro ore? No! Birillo, io devo pure dormire!
-Va be’, ti coccolo mezz’ora e domani ci alziamo alle sette ma non dopo le sette… ok?
– Be’ già è meglio, ma desso la promessa la devi mantenere…
– Va be’, coccolato come?
– A letto, sì, così mi addormento e te la cavi solo in cinque minuti, tanto finisce così! Non mi reggo in piedi!
– Dai non mi fare la vittima… Cucciolo, se andiamo avanti così gli esami li facciamo veramente…
– Se non ci piglia l’esaurimento nervoso…
– Non ti piglia, non ti piglia!… E poi sai papà e mamma come sarebbero contenti! E sono altri passi verso la sistemazione… Cucciolo, prima me lo dicevi tu che queste sono cose importanti!
– Ma lo so che sono cose importanti e mi fa piacere che abbiamo studiato, ma pure dormire è importante!
– Qua, così, bravo… e adesso fatti baciare… perché quando protesti tanto sei ancora più dolce… Mannaggia Cucciolo, mi sento di nuovo una certa frenesia…
– Sì, ma devi fare tutto tu, io sto crollando!
– Adesso sei bellissimo, tutto mezzo addormentato, tutto così passivo, che ti fai fare qualunque cosa… guarda un po’, nemmeno reagisce… Cucciolo! Non fare finta di dormire!
– Ma io non faccio finta… Sto proprio crollando… Notte Birillo!
– Va be’. Notte Cucciolo!
All’inizio Andy riuscì ad addormentarsi ma poi si svegliò verso le quattro, era molto agitato e non capiva perché, pensò subito che prima di farsi aggredire dalla malinconia avrebbe dovuto svegliare Marco e questa volta lo fece.
– Cucciolo! Cucciolo! Ti posso svegliare?
– Che c’è Birillo? Che ore sono?
– No, non è ora di alzarsi, è notte fonda ma io non riseco a dormire.
Marco sentì un’ansia insolita nelle espressioni di Andy e cercò di essere totalmente vigile, si girò verso Andy e lo abbracciò
– Andy! Non c’è nessuna ragione di stare agitati, va tutto bene, noi ci vogliamo bene… Dai, Birillo! Non voglio che tu stia male per nessun motivo… Andy… ti voglio bene… che c’è che non va? Non me lo vuoi dire? O non me lo sai dire? Adesso cerca di stare tranquillo e vedrai che il sonno ti ritorna, Birillo, siamo stanchi e dobbiamo dormire… non c’è nessuna ragione per stare agitati… quando ti accarezzo i capelli e quando ti stringo a me so che senza di te non potrei stare… io voglio un Andy felice, un Andy realizzato dentro, un Andy che non ha paura di niente e di nessuno, io voglio il mio Andy sorridente… Come stai Birillo? … Stare vicino a te è una cosa tenerissima… Birillo, ti stai addormentando accanto al tuo Cucciolo, che sta qui per te, al tuo Cucciolo che ti vuole bene… Andy, respiro il tuo respiro, sento il tuo calore… Andy il tuo Cucciolo vive per te… Marco continuò a parlare e ad accarezzare i capelli di Andy e lentamente Andy riprese sonno, Marco continuò a parlare per diversi minuti, anche quando vide che Andy si era addormentato, poi lentamente cominciò a parlare più piano e ad accarezzare in modo sempre più lieve i capelli di Andy e alla fine si ritirò nella propria parte del letto ma rimase girato verso Andy che ormai aveva ripreso sonno in modo piuttosto tranquillo. Due cose avevano colpito Marco, la prima era la fragilità di Andy, la seconda era la capacità che lo stesso Marco, e forse solo lui, aveva di fare stare bene il suo Birillo. Andy si tranquillizzava perché Marco restava qualche minuto a parlare con lui e ad accarezzarlo e così sparivano tutti i fantasmi che si potevano risvegliare nella sua mente. Marco deliberatamente prese una mano di Andy e la strinse… Andy non si svegliò. Piano piano anche Marco ricadde nel sonno.
Al mattino Marco si alzò prima della sveglia ma non andò subito a preparare la colazione, preferì invece svegliare Andy con un bacio.
– Andy, Birillo… È ora di alzarsi!
Poi si sedette al bordo del letto e cominciò ad accarezzare il volto e i capelli di Andy.
– Cucciolo! È bello risvegliarsi così, è molto bello! … Cucciolo, stanotte ti ho dato fastidio?
– Birillo, quando ho visto che avevi ripreso sonno mi sono sentito felice, in qualche modo riesco a farti stare bene…
– È vero… e se mi ricapita ti sveglio di nuovo, quando ci sei tu io nel buco della malinconia non ci finisco più, un potere su di me ce l’hai veramente, un po’ come una droga… no! Un po’ come uno scacciapensieri! Mi dai tanta serenità… tu ne hai tanta e me la puoi trasmettere… Cucciolo io stanotte sono stato felice perché ci sei stato tu… ma se io fossi stato solo, cioè se proprio non ci fossimo mai incontrati, pensa che fine avrei potuto fare… spaventoso… ma tu ci sei! Cucciolo, tu ci sei!
– Tu mi dici sempre cose bellissime!
– Lo sai che mi viene in mente, Cucciolo?
– No, che cosa?
– Che in fondo noi ci ripetiamo sempre, che per noi tutte le giornate in fondo sono uguali… studiare, studiare e poi ancora studiare… Io qualche diversivo te l’ho dato, anche un po’ pericoloso, te l’ho dato ma credo almeno sia servito a vivacizzare l’ambiente…
– Be’, insomma…
– Su, dai, adesso non mi rimproverare…
– Non lo farei mai, Birillo! Ti voglio troppo bene…
– Allora ti posso mettere i piedi in testa! No scherzo! Cucciolo, lo sai che noi veramente diciamo sempre le stesse cose anche tra noi, proprio a livello affettivo, in fondo ci ripetiamo…
– Lo so, ma la vita è anche questo, in fondo lo fanno tutti, se non fosse così sarebbe una corsa nevrotica…
– Sì, in un certo senso sì… però non sarebbe male vivacizzare un po’…
– Ma noi dobbiamo studiare, Birillo, se no ad avere un mondo nostro non ci arriviamo mai…
– Sì, io tutte queste cose le so… però… be’, lasciamo perdere tanto sono tutte cose campate in aria… Dai, va’, facciamo colazione e rimettiamoci a studiare… però, Cucciolo, quando arriverà il tempo nostro? Cioè il tempo per vivere alla grande e non pensare solo a studiare?
– Adesso studiamo per l’università, dopo studieremo per la professione ma in fondo non cambierà nulla…
– E allora un po’ di libertà non ce l’avremo mai?
– No, al cento per cento no! Però avremo per noi almeno i ritagli di tempo…
– Mannaggia, Cucciolo, che schifezza! Per noi solo i ritagli? Non mi piace proprio! Ma sei sicuro che abbiamo scelto la strada giusta?
– Be’, non lo so… comunque mi viene in testa una frase che avevo letto da qualche parte: “To plant a garden is to believe in tomorrow”!
– Bella! La frase è bella però… Cucciolo e le piante? Ieri non le abbiamo innaffiate!
Andy uscì sul terrazzo ma nulla di secco si vedeva da nessuna parte, prese comunque l’annaffiatoio e le bagnò un po’, specialmente quelle più esposte al sole.
– Le piante stanno bene, non è successo niente! E le roselline stanno crescendo ancora, sono proprio belle!
– Birillo, quando parli di diversivo che intendi?
– Perché me lo chiedi?
– Perché a vivacizzare la cosa ci si potrebbe pure pensare, come non lo so ma ci si potrebbe pure pensare, si potrebbe andare da qualche parte…
– Cucciolo perché non ce ne andiamo un paio di giorni all’oliveto di papà? Da soli non ci siamo mai andati.
– Questa è una cosa facile da fare, quando ci vuoi andare, Birillo?
– Oggi! Ci possiamo andare portandoci tutto appresso, lo mettiamo in macchina e partiamo… eh?
– Va bene e se vuoi ci possiamo rimanere più di due giorni…
– Be’ vediamo che effetto fa e poi decidiamo…
– Ok, Birillo… certo non è come andare a Parigi, però, nel nostro piccolo credo che questo ce lo possiamo permettere… su adesso due toast e subito la colazione…
– Però, Cucciolo, se non ci vuoi andare non ci andiamo… Non lo devi mica fare per me!
– Birillo… ma ti devo picchiare per forza?
– Su, non te la prendere dicevo per dire…
– Ma con me non devi dire le cose tanto per dire!
– Scusa, Cucciolo, vuol dire che per autopunizione i toast li faccio io!
– No! Se lo devi fare per autopunizione allora li faccio io…
– No, dai preferisco farli io… e poi tu i toast non li sai fare!
– Birillo, ma che mi fai?
– Perché, che ho fatto?
– Se vuoi fare tu i toast perché io li faccio male sei liberissimo di farlo, ma non dire che lo fai per autopunizione… è una piccola ipocrisia!
– Mannaggia, non te ne scappa una! Però questa volta hai ragione, niente comportamenti strani e discorsi stupidi… ho capito la lezione, di disastri ne ho fatti già abbastanza! Però i toast li faccio io!
– E falli buoni, mi raccomando, … perché a me i miei piacevano! Comunque se ti piace tanto te li faccio fare pure quando andiamo in campagna…
– E poi lì c’è tanta roba buona…
– Questo lo puoi dire!
– Ecco qua, questo è il succo di frutta e i toast sono a secondi… senti quel profumino di pane tostato?
– Sì, ma quello non è merito tuo…
– Aspetta… ecco, una goccia di olio a crudo… uno e due!
– Mh! Birillo, sono buoni! Altro che avvocato, tu dovevi fare il cuoco! Che ci hai messo?
– Pomodoro, mozzarella, origano e un mio ingrediente segreto…
– Cioè?
– Se è segreto!
– Ma che ci hai messo? Perché sono veramente buoni?
– Ci ho messo un po’ d’amore, Cucciolo! E poi oggi ce ne andiamo in campagna… vai, adesso una tazza di caffè e poi via a studiare, tanto non se ne può fare a meno e allora tanto vale darsi da fare come si deve… leggi tu, Cucciolo?
– Pronto! Quando vuoi posso partire.
– Vai Cucciolo!
– …L’allargamento dell’Unione Europea ad altri paesi…
La lettura andò avanti spedita, al termine della cassetta Andy fece cenno che si facesse una pausa.
– Cucciolo… lo so che abbiamo lavorato solo mezz’ora… però adesso mi voglio fermare un momento…
– Ok, Birillo, però solo dieci minuti!
– Va bene… Cucciolo…
– Che stai pensando, Birillo? Tu stai rimuginando qualche cosa… quella è la faccia tipica di Andy che ha avuto un’intuizione geniale…
– No! Anzi! … la cosa ti sembrerà stupida e ne abbiamo parlato tante volte… ma tu perché mi vuoi bene?
– Non lo so, Birillo, io questi problemi non me li sono mai posti. Io ti voglio bene e questo mi basta a che serve cercare un perché? Si potrebbero trovare cento ragioni, ma sarebbero solo parole mentre secondo me di ragioni vere che si possono spiegare a parole non ce ne sono proprio… forse è proprio una cosa fisiologica… anzi probabilmente è proprio così, non dipende da un ragionamento, quando ci sei sto bene e quando non ci sei sto male… questo è l’unico motivo serio per cui ti voglio bene, perché per me sei essenziale…
– Ma essenziale in che senso?
– Non te lo so spiegare, Birillo, è proprio una reazione fisiologica, anche sessuale, se vuoi, …
– Ma tu pensi mai a come sarebbe se non fosse così?
– Ma Birillo, io penso a quello che esiste e a come si può cercare di non perderlo… le cose che potevano essere e non sono state non mi interessano affatto…
– Be’, ma possono servire a capire il senso delle cose che esistono…
– Sì, va be’, però io cerco di preoccuparmi delle cose che possono succedere da adesso in poi, quelle passate le ho già capitalizzate, quelle che sono esistite intendo, le altre sono solo ipotesi…
– Sai che mi sono chiesto tante volte che fine avrei fatto se non ci fossi stato tu?
– E che fine avresti fatto?
– Non lo so, ma una diversa da questa…
– Sì, va be’, e allora? Quando hai detto che “a è diverso da b” sei convinto di avere detto qualche cosa di a, ma in effetti di a non sai niente e poi sono tutte cose campate per aria…
– Mh! In un certo senso hai ragione… però tu sei troppo razionalista, troppo legato alla logica, la fantasia… no! Lasciamo perdere!
– Perché “lasciamo perdere!”?
– Cucciolo, hai una faccia strana…
– Birillo, ma io non ti voglio mica zittire…
– Lo so, lo so, in fondo hai ragione tu, sono tutte cose stupide e bisogna fare progetti da adesso in avanti… in effetti… cioè… ve be’, hai ragione, hai ragione tu… perché poi tu anche se ragioni così una vita affettiva ce l’hai eccome… cioè tutte le mie fantasie non servono veramente a niente… mi sa che faremmo meglio a rimetterci subito a studiare… hai ragione, però aspetta, non mi fare la faccia perplessa, Cucciolo… adesso ti voglio abbracciare… così… stiamo così per un minuto solo…com’è bello stare così! In effetti ha senso cercare di conservare queste cose perché ci si sta bene e non ha senso chiedersi nulla di quello che avrebbe potuto essere… sei razionale, Cucciolo, e la razionalità ha un senso, è vero, ha un senso… un bacetto conta più di tanti ragionamenti… è vero, Cucciolo, le parole sono la rovina dell’amore, troppi distinguo, troppi se e troppi ma che con l’amore non hanno nulla a che vedere e poi è vero che è una cosa essenzialmente di tipo fisiologico, prima mi sembrava una cosa negativa… ma perché dovrebbe essere negativa? È solo un fatto! E che fatto! Mh! Ho capito un’altra cosa…, pensa che prima mi sembrava assurda, io ho sempre avuto bisogno di sublimazioni…
– No! Birillo, non è vero, ma quali sublimazioni? Abbiamo fatto l’amore in un modo così libero che non me lo sarei mai sognato!
– Sì, ma io non dico di sublimazioni per scappare dal sesso ma per accettarlo con auliche motivazioni teoricamente più nobili… Dire “mi piace Marco” mi sembrava stupido, mentre arzigogolarci sopra mi sembrava intelligente… ma le cose sono sempre meno complicate di come te le immagini… e poi i “se” sono cose pericolose, è vero, sono pericolosi! Mi ricordo quando studiavo a scuola il periodo ipotetico… il periodo ipotetico della irrealtà era la chiave della retorica… e pure della mia vita… Mh! Lo sai, Cucciolo, mi hai messo KO con la tua logica, cioè con la logica perché in effetti… va be’, adesso andiamo a studiare… però prima facciamoci un caffè, se no rischio che mi riprenda la sonnolenza…
Dopo il caffè ripresero lo studio, tutto sommato di buona lena, l’idea di andare in campagna il pomeriggio galvanizzava Andy e la cosa si riverberava su Marco, il libro procedeva piuttosto agevolmente e le pagine scorrevano senza grossi intoppi, arrivarono all’ora di pranzo con un buon vantaggio sulla tabella di marcia.
– Adesso basta, Cucciolo… che facciamo? Mangiamo qui o ci portiamo direttamente tutto fuori anche per il pranzo, se mangiamo alle tre non fa niente e tanto lì i piatti alla fine li dobbiamo lavare comunque e quindi tanto vale che ci portiamo tutto…
– Birillo, dei piatti non c’è bisogno, ci sono quelli di carta nell’armadio, pure per le posate e per i bicchieri non c’è problema, se vuoi andiamo via adesso ma per i piatti non c’è problema…
– Meglio! … Però cerchiamo di fare in fretta, se riusciamo a fare in fetta ci possiamo godere ancora un po’ di luce in campagna… Io prendo le provviste, tu prendi i libri, le penne, il registratore e tutto quello che può servire…. Cucciolo, pensi che dobbiamo avvisare papà?
– Be’, se ci cercano non ci trovano e si potrebbero preoccupare, ci sono i telefonini, è vero, però è meglio avvisarli…
– Li chiamo io…
Andy compose il numero.
– Ciao Mamma…
– Ciao Bello, come state?
– Bene, bene… vi volevano dire che oggi pomeriggio, praticamente adesso, ce ne andiamo in campagna, quindi se ci cercate e non ci trovate non vi dovete preoccupare…
– Va benissimo Andy e divertitevi, pensate e godervela un po’ la campagna che vi fa bene!…
– Mamma, ti passo Marco…
– Grazie, Bello, vi saluta pure papà, ciao…
– Pronto mamma, Andy ti ha già detto tutto…
– Statevi bene e divertitevi, Marco, se ti ricordi, quando tornate, mi potete portare un po’ di patate e un po’ di verdura, fate voi, quello che c’è di maturo… tanto tu lo sai… va bene?
– Sì, ok! Non ti preoccupare…
– Senti ripassami un attimo Andy…
– Andy! Mamma vuole parlare con te…
– Andy, senti, quando arrivate a destinazione ce lo mandate un sms?
– Non ti preoccupare, me lo ricordo io…
– Grazie, Bello, e andate piano!
– Ciao mamma, e saluta papà.
Dopo la telefonata, in pochi minuti prepararono tutto il necessario.
– Cucciolo, allora siamo pronti?
– Sì, mi pare che abbiamo preso tutto, ma comunque lì c’è tutto quello che ci serve, noi ci portiamo le cose già pronte perché ci stanno ma si potrebbe pure preparare tutto lì…
– Dai, allora, chiudi tu o chiudo io? … Forse è meglio che chiudo io…
Scesero in strada, sistemarono i bagagli in macchina, poi Marco si mise al volante, dei due era sicuramente il più tranquillo alla guida e Andy quando Marco portava la macchina si sentiva anche lui tranquillo più che se l’avesse guidata lui stesso. In strada Marco avrebbe voluto avviare il registratore per risentite le ultime cassette registrate, ma Andy non era dello stesso parere.
– Cucciolo, dai, godiamocelo questo viaggetto, non stiamo andando in Sud America ma solo all’oliveto di papà… dai, adesso chiacchieriamo un po’… ti va?
– Mi va sì! Certo mi piace molto più che studiare… Birillo, sai che sono contento che stiamo andando in campagna?
– Sì, lo so, in fondo noi siamo contenti più o meno delle stese cose… sai una cosa Cucciolo?
– Che cosa?
– Mi sta venendo in mente che quando stavo a scienze politiche, ogni tanto c’era qualche bel ragazzo…
– E me lo dici così!
– Dai, su, non fare lo stupido e stammi a sentire!
– Mh…
– Insomma, c’era qualche ragazzo proprio caruccio, io qualche volta su uno di questi ci avevo fatto i miei pensierini e non solo, però lui non se ne era nemmeno accorto… era un bel ragazzo e questo te l’ho detto… ma proprio bello parecchio, di quelli che ti attirano proprio parecchio, uno come te… più o meno… insomma, io avevo cercato di attaccare bottone, qualche volta ci siamo anche fermati a fare quattro chiacchiere e non era malaccio, cioè partecipava alla conversazione in modo interessante; per un po’, ma pochissimo, ci siamo sentiti praticamente tutti i giorni, lui mi chiedeva delle cose… cioè voleva appunti, libri, cose così, io i libri glieli davo, quando non ce li avevo li compravo per poterglieli dare e dicevo che ce li avevo già, ma gli appunti io non li avevo proprio, allora non studiavo granché… però siccome lui li voleva e io non volevo dire di no li andavo a chiedere a qualcuno e poi li fotocopiavo e glieli portavo a casa, non glieli davo all’università ma proprio glieli portavo a casa, lui in genere mi trattava piuttosto bene, anche con qualche riguardo… cioè con rispetto… apparentemente anche in modo affettuoso, anche se molto a modo suo… insomma a me la cosa in un certo senso piaceva ma in un altro senso mi sentivo un po’ asservito a questa situazione, io finivo per passare i pomeriggi in giro per cercare le cose che servivano a lui… non abbiamo mai studiato insieme, non ti nascondo che mi sarebbe piaciuto, ma non è mai successo…
– Ma tu gliel’hai proposto?
– No… pensavo che mi avrebbe scaricato con qualche scusa e la cosa mi avrebbe dato fastidio… insomma ci vedevano all’università e poi a casa sua ma solo quando andavo a portare le cose che mi chiedeva …certe volte mi sentivo un po’ la Cenerentola della situazione però la cosa continuava così, è durata qualche mese questa storia…
– E poi com’è finita?
– È qui è il bello… una volta ci siamo fermati a chiacchierare un po’ più disinvoltamente ma non di sesso o chissacché… proprio delle cose comuni della vita e già le cose che mi diceva non mi piacevano troppo, erano cose lontane dal mio modo di pensare, poi ha cominciato a dire che gli appunti che gli avevo portato due settimane prima non erano chiari, che non si capiva niente e che se gli dovevo dare degli appunti dovevano essere battuti al computer… insomma, facciamola breve, io pure quella volta gli ho detto di sì e ho passato tre nottate a trascrivere al computer delle dispense per lui, ma mi sono sentito talmente cretino che ho detto: Basta! Io di questo non ne posso più! Me ne devo liberare! Ma me ne volevo liberare senza dare troppo nell’occhio, con disinvoltura… insomma, ho finito di battere le dispense e gliele ho portate, naturalmente non le ha nemmeno guardate, del lavoro enorme che mi erano costate non ha capito assolutamente nulla… io sorridevo, come al solito, ma dentro contavo mentalmente i secondi… quello doveva essere l’ultimo incontro… e poi: Basta! L’ho salutato in apparenza calorosamente come al solito, ma non sono più andato a scodinzolargli intorno, mi sono tenuto alla larga, ho cominciato a frequentare corsi diversi dai suoi, ammesso e non concesso che il mio bighellonare per l’università fosse un frequentare le lezioni. Quando è finito il nostro ultimo colloquio io mi sentivo come uno che è riemerso dal mare in tempesta, no, meglio, come uno che è scappato da un campo di prigionia… eppure, guada, era un bel ragazzo… però era “solo” un bel ragazzo, quando apriva la bocca lo avrei preso a pugni, se io pensavo una cosa ero quasi certo che per lui sarebbe stata una cosa stupida…
– Birillo, ma come si chiamava questo ragazzo?
– Si Chiamava Massimiliano ma si faceva chiamare Max.
– Ma era gay?
– Questo non l’ho mai capito e all’inizio è stata una questione cruciale, ma poi, gay o non gay, quando apriva la bocca lo avrei preso a sganassoni lo stesso perché mi sembrava uno un po’ stronzo… no, nemmeno, … comunque uno che non può andare d’accordo con me… però sai Cucciolo, quando me ne sono liberato non ho avuto proprio nessun rimpianto, ma proprio nessuno, in inglese si dice “let’s get reed of someone!” proprio nel senso di scaricarsene, di liberarsene e passare oltre, no, neanche, non provavo indifferenza ma proprio soddisfazione di averla fatta finita, fosse stato anche Brad Pitt lo avrei mandato a quel paese lo stesso… mi veniva proprio da fare l’apologia della solitudine, cioè in quei momenti stavo veramente molto meglio solo… mi godevo i momenti in cui non stavo con lui… ti sembra strano?
– No… mi sembrerebbe strano il contrario… ma poi vi siete rivisti?
– Sì, qualche volta ma solo formalmente, lui non mi ha chiesto più niente e io mi sono tenuto alla larga…
– Ma tu, Birillo, l’apologia della solitudine nei miei confronti l’hai mai fatta?
– Cucciolo, per arrivare a una cosa come quella ci vuole una umiliazione pesante e continuata nel tempo, con te io ho provato qualche momento di disappunto e di esitazione, questo sì, qualche momento di non sapere che cosa fare, ma tu non mi hai dato mai il tempo di pensarci troppo e la situazione è durata al massimo qualche ora e poi i tuoi tentativi di recupero erano così entusiastici che alla fine mi sentivo più innamorato di prima… no… io con te mi sento sulla stessa lunghezza d’onda, realmente non ho mai avuto da te impressioni starne… anzi… be’, qualche cosa di strano qualche volta, cioè qualche cosa che non mi è piaciuta forse l’ho avvertita, ma nel senso che in qualche momento ti mettevi troppo nel ruolo di quello che sta facendo qualche cosa di buono per gli altri e questo mi dava fastidio…
– Birillo! Ma che mi stai dicendo! Ma tu hai pensato veramente che io stessi facendo una buona azione nei tuoi confronti?
– … Be’, Cucciolo, io qualche volta l’ho pensato… eri troppo remissivo… cioè eri con me un po’ come ero io con quel ragazzo e questo non mi piaceva, poi, quando hai cominciato a mettermi i puntini sulle i, mi sono sentito più a mio agio… eri più vero…almeno mi sembravi meno finto… E tu Cucciolo l’apologia della solitudine nei miei confronti l’hai mai fatta?
– Sì, una volta è successo…
– Quel giorno che ti volevo mettere sotto? …
– Sì, esattamente, in quei momenti mi sembravi proprio violento, cattivo, uno di quelli che io non posso sopportare… poi quando ho visto come hai reagito ho cambiato subito idea, però allora ti avrei scaricato definitivamente e senza rimpianti…
– Senza rimpianti?
– Be’ questo non lo posso dire… anzi un po’ in crisi mi ci avresti messo eccome, però allora non ti sopportavo proprio… cioè sul momento… mh! No, forse non è esattamente così… mi sa che il teorema è più complicato di come lo faccio io… Birillo, meno male che le cose sono andate in tutto un altro modo…
– Sai, Cucciolo, io penso che tu in effetti hai una forza grandissima che è quella di fare il primo passo verso di me nonostante tutto… e l’hai fatto, anche allora l’hai fatto, cioè tu ti sei abbassato per venirmi incontro e una cosa del genere la fanno solo le persone che ti vogliono bene…
– E poi c’è una cosa di te che mi ha sempre affascinato tantissimo, tu da me non cercavi sesso o un’avventura, all’inizio parlavi poco ma avevi voglia di parlare, avevi voglia di farti conoscere di farti amare per quello che sei veramente… a parte quella volta che mi volevi mettere sotto, ti sei comportato sempre da cucciolo e questo mi piace tantissimo… se tu stai con uno solo per sesso, poi quello ne può trovare un altro… ma se ci stai perché ci stai bene e perché quella persona ti piace proprio per com’è, perché si sta bene insieme… allora è proprio un’altra cosa… e poi certe volte tu sei stato veramente un cucciolo dolcissimo…
– Cucciolo… adesso non rivoltiamo le carte in tavola… il Cucciolo non sono io, il Cucciolo sei tu!
– Sì, ma di nome, di fatto il Cucciolo sei tu!
– Cucciolo, se potessi adesso ti bacerei, ma devi guidare e ti bacerò a destinazione… vuoi che risentiamo una cassetta?
– Ti va?
– Sì, adesso sì… allora metto quella che comincia dall’inizio…
– Ok! Vai!
Per il resto del viaggio ascoltarono la rilettura del libro più grosso di diritto penale; ascoltarono senza commenti in totale silenzio, con attenzione, la lettura era piuttosto lenta e i concetti tornavano alla mente in modo ordinato, lungo la strada il tempo cominciò a cambiare e il cielo si coprì di nuvole nere, quando arrivarono al cancello Andy scese per aprire e poi non risalì in macchina. Marco parcheggiò e poi si avviarono verso casa.
– Cucciolo! Che senso di libertà c’è qui! È bellissimo, puoi camminare sulla terra, c’è il vento, ci sono le piante, quelle vere, non quelle in vaso come ce le abbiamo sul balcone… Cucciolo! È bellissimo!
Andy chiuse il cancello e poi si avviò verso la casa.
– Cucciolo, io faccio il giro dell’oliveto, arrivo subito! … Vieni pure tu!
– Andy, sta per piovere! Guarda che ti prendi una bella sgrullata…
Andy non ascoltò e si mise a fare il giro dell’oliveto camminando vicino alla rete di recinzione, cercava di mettersi in mente la posizione delle singole piante. All’improvviso cominciò a piovere fortissimo, Marco uscì di casa con l’ombrello per andare incontro a Andy che però fece a tempo a bagnarsi ben bene. Cinque minuti dopo erano entrambi in casa, Marco relativamente asciutto e Andy con i capelli bagnati e con i vestiti non proprio zuppi ma certo importabili.
– Mannaggia! Non mi ha dato nemmeno il tempo di finire il giro…
– Birillo, adesso cambiati e non mi restare bagnato…
Marco fece una pausa, avrebbe continuato dicendo “in camera mia” ci sono dei vestiti asciutti, ma fece a tempo a correggersi.
– In camera nostra ci sono dei vestiti asciutti, se vuoi fare una doccia la puoi fare ma l’acqua è fredda e forse non è il caso…
– No! Non è il caso… quella la facciamo dopo, con l’acqua calda e insieme… adesso mi cambio subito.
Andy se ne andò in camera, si cambiò in un minuto e tornò da Marco con i capelli tutti arruffati.
– Ecco fatto!
– Birillo, c’è il fon in bagno… asciugati i capelli…
– Ma non ce n’è bisogno!
– Be’, almeno asciugateli con un pezzo di carta-casa, sta lì, nella credenza… ecco, così, dai asciugali bene… bravo.
– Cucciolo, lo sai che mi stai trattando un po’ come un bambino piccolo…
– E allora?
– Allora niente… va bene così! … Come piove! Si è fatto tutto scuro, c’è vento forte, … la manda giù a catinelle… ma noi stiamo qui al sicuro… è bello così… Cucciolo, noi stiamo qui soli… insieme… mh! Che dici?
Marco lo guardò con una tenerezza totale. Si gettarono insieme sulla panca di legno e cominciarono a baciarsi e a toccarsi.
– Cucciolo… mannaggia com’è bello stare qui con te! … Ma tu pensi che papà e mamma l’abbiano mai fatto qui?
– Sì, credo di sì…
– Cucciolo… ma pensi che si arrabbierebbero se usassimo il loro letto, almeno non è così duro…
– Non credo che se la prenderebbero per questo…
– Allora andiamo in camera loro…
Se ne andarono nella camera di Rocco e Rosa ma rimasero fermi a guardare il letto.
– Cucciolo, papà da che parte dorme?
– A sinistra…
– Allora lì ti ci metti tu!
– Ma quanto sei stupido!
– No, dai, è giusto così, io mi sento virile a tutti i livelli ma quello è il posto tuo… e poi io mi voglio fare coccolare…
– Andy… sei felice?
– Sì, Cucciolo, adesso sì, non mi manca più nulla.
– Allora, ci buttiamo?
– No, Cucciolo, mi sento in imbarazzo a fare l’amore in questa stanza, mi sembra di invadere una intimità che noi non dobbiamo invadere… torniamocene nella nostra stanza… il letto è piccolo ma è nostro, almeno tuo!
– Ok, Birillo, mi sa che facciamo bene a fare così…
– In fondo a noi non piacerebbe se invadessero il nostro campo e noi non dobbiamo invadere il loro, non sarebbe giusto… Cucciolo… che pensi?
– Che qui con te si sta bene… peccato che qui non c’è un divano… lo sai Birillo che quando ti sei bagnato mi hai fatto una tenerezza grandissima? E poi lo sai che quando ci sei tu io penso solo a te e non riesco a distarmi nemmeno per un istante…
– Cucciolo, qui a parte il letto di papà e mamma non ci sono letti adatti a fare l’amore come si deve… facciamo una cosa, appena spiove usciamo un po’ fuori e ci facciamo il giro tutto intorno e mi fai vedere le piante… mi piacciono tanto le piante in piena terra, sono bellissime perché si sostengono da sé, come vuole madre natura… lo vedi, il cielo si sta aprendo e poi è così bello subito dopo che ha piovuto, c’è proprio l’odore della terra bagnata, ci sono le foglie bagnate, le ragnatele con tutte le goccioline appese e poi la terra è più molle…
– Birillo, sei un poeta!
– Non sfottere! Dai usciamo… Lo vedi, non piove più, adesso è bellissimo, subito dopo la pioggia… Cucciolo… st! Lo vedi lì?
– Sì!
– Cerchiamo di non farlo scappare…
Acquattato tra le piante, in un piccolo avvallamento del terreno, c’era un gattino rosso, Andy non si mosse e cominciò a fare richiami al gatto.
– Ps! Ps!Ps! Mao, mao, mao… sss, sss, sss…
Il gattino aveva appizzato le orecchie e non era scappato, Andy continuò a fare richiami senza avvicinarsi troppo, poi si accucciò a terra per non farsi vedere dal gatto e continuò con i richiami, il gatto pareva sempre più interessato, si nascondeva meno, piano piano si alzò sulle quattro zampe e si fece vedere, Andy continuava a fare richiami, Marco lo osservava senza muoversi a debita distanza, Andy si avvicinò al gattino ma con movimenti lenti e naturali, mantenendosi basso sul terreno, si sporcava i jeans ma l’idea di non fare scappare il gattino gli sembrava troppo importante, quando fu a un metro dal gatto si getto spalle a terra, il gatto lo osservava incuriosito, poi Andy tentò una lenta manovra di allontanamento sempre camminando carponi, il gatto lo seguì con circospezione, ma lo seguì, Andy continuava con i suoi richiami e il gatto piano piano gli andava dietro sempre con minor timore, poi Andy provò qualche balzo di tipo felino nel terreno mosso e il gatto lo imitava, tre balzi faceva Andy e tre ne faceva il gatto nella stessa direzione, il gioco ormai era accettato e scoperto. Andy si sedette sotto il portico su un sedile di legno e il gatto prima gli andò vicino poi cominciò ad arrampicarglisi addosso ma senza cavare fuori le unghie, Andy lo prese e se lo mise sulle gambe.
– Bello, micetto, bello… ma che bel micetto sono io! Ma che bel micetto…
Andy continuava ad accarezzare il micio e a parlargli come se parlasse a una persona, Marco entrò in casa prese un po’ di latte e lo mise in un piattino e andò a sedersi vicino a Andy, il gatto si mosse per bere il latte, poi si appallottolò sulle gambe di Andy che lo accarezzava con molta delicatezza, il micio non nascondeva una certa partecipazione sensuale alle carezze di Andy, ma poi finì per addormentassi sulle sue gambe, lasciando proprio la testina abbandonata, come avrebbe fatto un bambino piccolo.
– Cucciolo, hai visto quanto è bello! È dolcissimo, proprio un esserino tenerissimo che reagisce con dei modi di fare che mi sembrano quasi i tuoi… sì, è bellissimo, è tenerissimo, come te! … Cucciolo perché non prendi una cassetta in macchina e ce la sentiamo, tanto adesso, col gatto non possiamo leggere, almeno possiamo riascoltare…
– Vado, Birillo! … Lo sai che sembri mamma gatta?
Marco tornò col registratore
– Birillo… e adesso come facciamo, ce lo portiamo dentro?
– No, tanto fuori non fa freddo, gli possiamo mettere qui fuori una bacinella con qualche pezza di lana se ce ne sono, un po’ di latte l’ha preso e adesso questo si sveglia domani mattina…i gatti dormono molto…
– Ma i gatti vanno in giro di notte…
– Ma questo è piccolo…
Marco preparò una specie di cuccia per il micio, con la massima attenzione per non disturbarlo troppo, adagiarono il gatto sotto un panno di lana come se fosse sotto una copertina, il micio ronfava di piacere a non accennava nemmeno a muoversi, Marco e Andy se ne andarono dentro.
– Birillo, mi sa che ti devi cambiare perché così sei tutto sporco…
– Ma il gatto l’abbiamo addomesticato…
– Con tutte le moine che gli hai fatto tu avresti addomesticato pure un elefante… mi sa che tu col micio hai fatto come hai fatto con me! … Però ci sai fare, io me lo sarei fatto scappare, ma tu hai avuto una pazienza incredibile…
– Sì, ma per me il micetto non è una preda, per me è un cucciolo da amare, magari per un giorno ma il micio deve essere contento che ci ha incontrato… e poi io sono stato contento di incontrarlo, è veramente un cucciolo delizioso… non ti offendere, Cucciolo, però lui è proprio un cuccioletto piccolo piccolo… e hai visto come giocava… ma tu credi che domani lo ritroveremo lì?
– Sì, io penso proprio di sì!
– Speriamo!
– Allora, Cucciolo mi do una lavata e poi ci mettiamo a studiare…
– Però, Birillo, stasera…
– Be’ tu sei il mio micetto grosso… a proposito, come lo chiamiamo?
– Ma tu dici che è maschio o femmina?
– Questo proprio non lo so, però io voglio un maschietto… allora come lo chiamiamo?
– Non lo so? Quali sono i nomi da gatto?
– Ma perché nomi da gatto? È un cuccioletto che sembra quasi una persona, ci vuole un nome di persona… dai dimmi un nome da ragazzo che ti sembra sexy e lo mettiamo al gatto o gatta che sia…
– Lo chiamiamo Massimiliano?
– Bene Massimiliano mi piace… almeno posso dire che Massimiliano non è scappato, che non ha resistito ai miei richiami e che si è fatto accarezzare con una sensualità sopraffina… però dire che gli abbiamo dato da bere il latte e che lo abbiamo lasciato fuori della porta la notte suona male… però noi non lo diciamo, aspetta, fammi vedere se c’è… Sì… c’è sta tutto aggomitolato sotto la copertina… ma è proprio bellissimo!
– Veramente è un esseruccio tenerissimo… e poi per andare d’accordo con te non poteva che essere così… Andy, mettiti la felpa perché qui la notte fa un po’ di freschetto…
– Ok, … ma non è che dobbiamo portare dentro Massimiliano? Mi dispiacerebbe proprio se si prendesse un malanno, povero cuccioletto!
– Ma Massimiliano sta così bene lì, quello sta ronfando e si sta sognando tutte le gattine del circondario…
– O tutti i gattini…
– Può darsi… se ha preso da noi… mh! Ma che mi fai dire, Birillo!
– Dai adesso si lavora… almeno fino a mezzanotte si lavora… tanto ormai è buio e non si può stare fuori…
– Ok, dai, prendi il libro… mamma mia, che strazio!
– Lo so, Cucciolo, ma prima il dovere…
– E poi…?
– Lo sai, dai, quello stasera, su, Cucciolo, tanto dobbiamo comunque lavorare e non se ne può fare a meno…
– Lo so, lo so… allora, questo è il registratore e questo è il libro… Leggi tu?
– No, leggi tu così ti distrai di meno…
Ricominciarono il solito lavoro di lettura dei testi e non trovarono grosse difficoltà, dopo avere registrato 80 pagine Andy chiese una pausa.
– Cucciolo, facciamo così, per oggi basta, ci prepariamo qualche cosa da mangiare e ne portiamo un pezzettino a Massimiliano e poi ce ne andiamo a letto… che dici?
– Birillo, … Che facciamo? Lo facciamo entrare?
– No, lo lasciamo lì e gli portiamo qualche cosa da mangiare, poi ci giochiamo domani mattina ma col sole… se lo portiamo dentro poi si abitua e quando ce ne andiamo resta solo e gli vengono le malinconie, povero cucciolo…
– Birillo, ma ce lo potremmo portare a casa!
– Cucciolo, quello non è un gatto randagio, quello è un gatto domestico, hai visto come si fida delle persone? Quello è il gatto di qualcuno che magari l’ha perso e che lo sta cercando da tutte le parti… mi piacerebbe tantissimo se ce lo potessimo portare a casa ma quel cucciolo una famiglia ce l’ha e lo hanno pure educato bene… dai, non ci pensiamo… e hai visto come è tutto pulito e spazzolato? Può darsi che se ne torni a casa sua o che lo vengano a cercare… dai su, sarebbe bellissimo ma se ce lo prendiamo lo togliamo al suo ambiente…
– Mi sa che hai ragione, però la cena gliela dobbiamo portare… che gli diamo?
– Latte e un pezzettino di carne, è piccolo ma i suoi dentini ce li ha eccome.
– E basta?
– E sì, non credo che si mangerebbe l’insalata o la banana…
– Guarda un po’, così può andare?
– Sì, così va benissimo, però adesso mangiamo noi e poi andiamo da Massimiliano…
– Lo sai che tra una cosa e l’altra oggi non abbiamo pranzato?
– Lo so, però ne valeva la pena… lo sai, Cucciolo, se non ci capitano accidenti strani abbiamo tanti anni davanti per essere felici, Cucciolo, noi siamo giovani… lo capisci, Cucciolo, che fortuna abbiamo avuto! … E adesso ce la dobbiamo godere tutta… tutta! Cucciolo, per tanti anni! Ma tu te lo immagini? Diventare grandi insieme, passare le nottate abbracciati… a me l’idea dell’apologia della solitudine non mi torna più in mente! Io non ho vicino solo un bel Cucciolo, ma un Cucciolo buono, uno che mi vuole bene… io nei tuoi confronti in certi momenti ho provato anche aggressività forte, ma indifferenza mai, proprio mai, e la fine dell’amore è proprio nell’indifferenza… Buona! Cucciolo, ma che cos’è?
– Esattamente non lo so, l’ha fatta mamma è una specie di gateau!
– A proposito! … Andiamo a vedere Massimiliano!
Lo osservarono prima dai vetri della finestra, poi uscirono cercando di non fare rumore, Massimiliano dormiva appallottolato nella bacinella sotto lo straccio di lana.
– Massimiliano! Micetto dolcissimo… Buonasera! La vuoi la pappa? Senti com’è buona!… Mh, ma che buona pappa deve mangiare Massimiliano che deve diventare un gatto grosso grosso…
Il micio cominciò a ronfare e a stiracchiarsi si allungò verso il viso di Andy, lo toccò con le zampette e gli diede due leccate, poi puntò direttamente verso il pezzetto di carne e cominciò a masticarla con un’aria di totale beatitudine, la divorò in meno di un minuto, poi passò al latte che però non bevve tutto e tornò ad accoccolarsi sulle gambe di Andy.
– Vedi, Cucciolo, se un gatto fa così vuol dire che è abituato. Questo è un gatto domestico…
– E sì… ma quando ce ne andiamo poi ci resta male…
– Lo so, ma quando ce ne andiamo lui torna a casa sua e non fa stare in pensiero la famiglia.
Marco sedette vicino a Andy e si appoggiò a lui spalla a spalla.
– Lo sai Birillo che è bello vedere come tratti Massimiliano… è una cosa tenera…
– Certo che è una cosa tenera, se gli vuoi bene, lui ti vuole bene… e poi vedi come si fida… questo è un micetto che è stato molto coccolato!
– Mh! … Guarda che fa, Birillo, si vuole arrampicare su di te… guarda come si strofina…
– Cucciolo, ma hai visto che zampette che ha, guarda, coi cuscinetti rosa, sembrano una miniatura, sono perfette, e coperte di una pelliccia finissima e che musetto che ha, i baffi e lo sguardo vispo e tenero allo stesso tempo… è proprio dolcissimo… Buono! Massimiliano, stai buono! Così, ecco, così, sei pure un micetto intraprendente, un micetto scalatore… però ti piace farti coccolare… Cucciolo gli diamo un altro pezzetto di carne?
– Lo prendo subito… ecco qua… questo però glielo do io così si affeziona pure a me…
– Sì! Lo vedi, questo marpione non ha paura di nessuno, guarda qua, Cucciolo, ti cammina addosso come niente fosse…
– Come è bello, è morbidissimo, tenerissimo, proprio come un peluche… però si muove, è caldo, è vivo, è bellissimo…
– Cucciolo, noi e gli animali abbiamo tante cose in comune, non la razionalità astratta ma l’affettività sì… e si vede…guada tu le confidenze che si prende, come se ci conoscesse da sempre… ma noi ci conosciamo solo da stamattina… micio!
– Massimiliano le cose le capisce per istinto e non sbaglia! Proprio come te! …Birillo, che facciamo? Ce ne torniamo dentro?
– Sì, mi sa che è meglio, ma Massimiliano sarà una parola non farlo entrare dentro casa… buono, micio, buono, dai, adesso devi stare alla cuccia, su, stai buono! Buonanotte, micetto! Buonanotte! Ci vorranno diversi minuti per farlo addormentare ma ci dobbiamo riuscire piano piano.
In effetti ci vollero quasi venti minuti per fare addormentare Massimiliano, parlando di continuo al micetto ma alla fine lo misero a cuccia e rientrarono in casa.
– Cucciolo, ce l’abbiamo fatta… tu pensa come deve essere difficile per quelli che hanno bambini! …però pure Massimiliano è bello!
– Lo sai, Birillo, che mi sento stanco…
– Pure io, Cucciolo…
– Che facciamo… ce ne andiamo a dormire?
– Forse è meglio… ma per i letti come facciamo?
– Birillo, non ti arrabbi se li mettiamo vicini vicini e ce ne stiamo ognuno al lettino suo?
– Non mi arrabbio… anzi mi sento così stanco che non mi va nemmeno di fare il letto…
– Quello lo faccio io, tu, se vuoi, mettiti nel letto mio che è già fatto…
– Vado, Cucciolo?
– Certo, tanto io faccio prestissimo.
Marco preparò il letto in tre minuti e lo accostò a quello dove si era messo Andy, si spogliò e rapidamente si mise sotto le lenzuola, poi stese un braccio e strinse la mano di Andy.
– Cucciolo, lo sai, mi fa un effetto strano stare a letto da solo, mi sembra una cosa di un’altra epoca della vita… però adesso tu stai qui e noi ci teniamo per mano, stare soli è tutta un’altra cosa!
– Birillo, anche tu sei come un gattino, a Massimiliano somigli proprio tanto, hai lo stesso modo di fare, hai fiducia, ti fidi, vuoi essere coccolato …
– Cucciolo, quando andavo a scuola avevo una professoressa di scienze un po’ strana, era una signora anziana, un po’ claudicante e fisicamente un bel po’ decaduta, quando veniva in classe ci diceva sempre che lei della sua materia aveva una conoscenza approssimativa e che, per essere sincera, avrebbe dovuto dire che lei conosceva bene solo due argomenti di scienze: i gatti e le medicine, diceva: “io il gatto ce l’ho e le medicine le ho prese praticamente tutte”… era una signora simpatica, molto autoironica, anzi una signorina che si avviava ai settant’anni, ma non si prendeva mai troppo sul serio… non era niente male… e poi adesso capisco perché era così affezionata al gatto, c’è gente che dice che il gatto non si affeziona… ma non è vero, Massimiliano è un cuccioletto meraviglioso… che fai? Dormi?
– No, ti ascolto…
– Ma ti do fastidio?
– Birillo! Ancora queste domande…
– Ma io dico per dire… Cucciolo… che silenzio c’è qui! Pure alla piccionaia c’è silenzio perché stiamo all’ultimo piano ma qui il silenzio è irreale, si sentono i grilli… non si sente una macchina, sono i rumori di tanti anni fa…poi c’è un altro odore, un’altra temperatura, è proprio tutto diverso… salvo il mio Cucciolo… che è sempre uguale… Cucciolo forse è meglio che adesso facciamo proprio la nanna… notte Cucciolo!
– Notte Birillo! Ti voglio bene!
Andy non riuscì ad addormentarsi, la situazione gli pareva nuova, aveva Marco vicino a sé ma l’atmosfera della campagna gli sembrava insolita, anche il letto era diverso, più piccolo, più cigolante, ma Andy aveva in realtà anche altre idee per la mente, si chiedeva se quello fosse realmente il suo posto, in fondo se ne era quasi convinto, ma ancora qualche dubbio si annidava nelle pieghe più riposte della sua anima, non voleva svegliare Marco e, d’altra parte, non aveva nemmeno paura delle sue malinconie perché era sveglio ma non afflitto dall’angoscia, non provava una sensazione di solitudine ma si sentiva al contrario ormai completamente ingaggiato in un’avventura bella sì ma forse non totalmente sua, la sensazione però non durò molto, ad un’ora ormai molto avanzata Andy si addormentò, i suoi sonni furono poco tranquilli, aveva la sensazione di avere freddo ma stentava a svegliarsi per risolvere il problema, poi sentì dei rumori che destarono la sua attenzione e lo richiamarono alla veglia, Marco si stava alzando anche se era ancora tutto buio, Andy d’istinto avrebbe voluto aspettare per vedere che cosa sarebbe successo ma la cosa non gli sembrò dignitosa e preferì chiederlo direttamente a Marco.
– Che c’è Cucciolo, tutto bene?
Il tono di Andy era lievemente ansioso.
– Tutto bene, Birillo, ma fa un po’ freddo, vado a prendere due coperte, tu stai tranquillo, arrivo subito.
Marco uscì dalla stanza, prese due coperte, ne stese una sul letto di Andy e una sul suo.
– Cucciolo…
– Che c’è, Birillo?
– Posso venire nel letto tuo?
– Certo, vieni, almeno stiamo più caldi…
– Mh… così si sta meglio e poi stare abbracciati quando fa freddo è veramente bellissimo…
– Che fai?
– Ci chiudiamo dentro la coperta… pure la testa, così ci scaldiamo col fiato…
– Ma hai tanto freddo Birillo?
– No… solo un pochettino, ma così mi passa subito… lo sai che non avevo preso sonno…
– E perché non mi hai chiamato?
– Per non darti fastidio… e poi non ce ne era bisogno… non mi venivano idee brutte per la testa, solo che forse non sono convinto al 100% che questa sia la mia strada…
Marco rimaneva in silenzio.
– Cucciolo, tu lo sai, te l’ho detto tante volte, adesso sono convinto al 90% ma non sono ancora convinto completamente…
– Ma neanche io sono convinto al 100%…
– No?
– Be’, forse… cioè… non lo so, può darsi che qualche dubbio mi possa anche venire…
– Va be’, ma il dubbio c’è o no?
– Adesso?
– Sì, adesso..
– No, adesso, non c’è…
– E allora perché hai detto di sì…
– I dubbi me li fai venire tu…
Andy si irrigidì nell’abbraccio.
– Cucciolo, non mi dire cattiverie, io cerco di trattarti come si deve, ti dico le cose come le sento, ma perché dovrei farne a meno? Sarebbe tutto più facile, forse, ma anche più falso…
– Birillo… in effetti hai ragione, tante volte noi preferiamo farci imbrogliare, è più semplice, la verità è sempre più complicata delle bugie… Andy! Ma perché ti vengono i dubbi?
– Non lo so, Cucciolo, onestamente non lo so, non c’è nessuna ragione, però alla fine qualche incertezza ce l’ho, non ci posso fare niente…
Marco lo abbracciò.
– Birillo! … lo sai che se adesso ci vedesse il Papa ci prenderebbe per sporcaccioni che fanno le cose turche… eppure è una cosa così bella, così semplice… è una cosa perfettamente naturale…
– Che fai Cucciolo? Stai cercando di distrarmi portandomi su discorsi ideologici? … Sono trucchi vecchi… e poi io adesso non sto male per niente, qualche dubbio ce l’ho ma piccolo piccolo… insomma… io ti voglio bene lo stesso… però è vero che qualche sensazione di non essere sempre al posto giusto qualche volta ce l’ho… ma non è nemmeno questo, penso che sia soprattutto la paura del futuro e poi per noi una vita di coppia è tutta in salita, perché al di là di papà e mamma siamo fuori dal mondo…
– Birillo, ma è meglio una vita di coppia fuori dal mondo o una vita da soli in mezzo al mondo?
– Be’, va be’…però è meno semplice di come la fai tu… e poi noi abbiamo appena cominciato, ma tu pensi che non usciremo mai allo scoperto?
– Non lo so, però credo che, per noi, pubblico e privato saranno comunque cose separate… sì, come dici tu… sarebbe bello se… ma il gioco non vale la candela… giocare a rischiatutto sarebbe come giocare al massacro…
– Però così non è bello… non è giusto… ma perché un ragazzo e una ragazza si possono scambiare tenerezze per la strada e noi no?
– Birillo, pensa che ci sono quelli che hanno veramente problemi enormi di fame e di sopravvivenza… Birillo, ma che ci manca?
– Lo so, però sarebbe bello se si potesse…
– Birillo… sai come aveva detto un ragazzo che conosco di fronte a un ragionamento del genere?
– No…
– “Se mi’ nonno c’aveva tre palle era un flipper!”
– La battuta è caruccia… ma in sostanza vuol dire che o abbozzi o abbozzi…
– E sì, Birillo, probabilmente i problemi dei gay si risolveranno con tempo, ma dovranno passare tanti anni, va be’ che siamo giovani… ma quei tempi non li vedremo… intanto già è molto che non ci mandano al rogo… una volta si faceva… in nome della fede in Gesù Cristo…
– Ma come facevano a dedurre dal Vangelo cose del genere?
– Ah! Non ne ho la più pallida idea… ma quello che è peggio, tanta gente la prendeva in piena coscienza come una cosa seria…
– Coscienza? Mizzica! … va be’… lasciamo perdere… Cucciolo. Però così si sta bene… ma la gente che deve capire? … Però è vero che noi siamo un po’ come una torre d’avorio… il mondo è tutto fuori… però a noi che ce ne frega? Cucciolo, noi ci siamo, se troveremo mai persone come si deve non lo so… ma anche se non le troviamo campiamo bene lo stesso…
– Magari tu ti fai un po’ troppe preoccupazioni…
– Ma io me le faccio di riflesso perché mi ci fai pensare tu…
– Per oggi forse è vero ma in tanti altri casi ci hai pensato da solo…
– Mh! Va be’, Cucciolo, ma tanto non ci possiamo fare niente… e poi non mi piace nemmeno fare tante chiacchiere su cose che sono fuori della nostra portata… Cucciolo, ma tu l’hai fatto un piano per l’università a breve scadenza? Cioè ce l’hai in testa un progetto dettagliato da qui fino all’inverno?
– Sì, un progetto per la testa ce l’ho, … ne dobbiamo fare tre, i soliti tre…
– Va be’, Cucciolo, adesso cerchiamo di dormire ancora un po’ se no domani non ci reggiamo in piedi… ti dispiace se torno nel mio letto?
– Sì, mi dispiace, ma non si può fare diversamente, se no rischiamo di cadere dal letto…
– Allora vado, Cucciolo… Ecco, però almeno tienimi la mano…Notte Cucciolo!
– Notte Birillo!

ANDY – ROMANZO GAY 14

Qui di seguito potete leggere il capitolo 14 di Andy – Romanzo gay.

Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli dal primo al quattordicesimo sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.

__________

– Cucciolo, non perdiamo altro tempo, a prepararti ci hai messo un sacco di tempo … Cucciolo! E su, cerchiamo di muoverci!

– Va be’, però non mi angosciare così, arrivo, ma sta un po’ tranquillo … e poi non mi dire che perdo tempo io, sei stato a farti la barba per mezz’ora … ma guarda che con la barba un po’ meno perfetta ti voglio bene lo stesso …

– Tu devi stare sempre a sfottere, però la barba te la sei fatta pure tu … e ti sei messo pure una camicia pulita …

– Certo, non voglio mica che ci prendano per barboni …

– È che ci tieni a fare bella figura, a fare vedere che sei tutto sistemato e che tutto va bene …

– E se fosse … e perché, tu non ci tieni?

– Dai su muoviamoci che stiamo facendo tardissimo … Cucciolo, mi sa che faremmo meglio a telefonare che arriviamo un po’ più tardi …

– Ma quando mai!

– Ma sarebbe più educato …

– Ma, Birillo, tardiamo al massimo di un quarto d’ora …

Suonarono al citofono, Rosa rispose nel solito modo caloroso, quando entrarono in casa trovarono una accoglienza trionfale.

– Andy, Marco, venite, venite, stasera è proprio una bella serata … state bene? Va tutto bene?

– Sì, mamma sì …

– Rocco mo’ viene, è sceso a prendere il vino, ma accomodatevi, vi posso dare un goccetto di Marsala o una limonata, così, come aperitivo …

– Ma no, mamma, non ti disturbare.

– Be’ allora venite in cucina che devo finire di preparare l’arrosto, ho fatto l’arrosto tipo roast beaf, così dopo ve ne potete portare un pochettino … Andy, va tutto bene?

– Sì, mamma, sì, tutto bene …

– E allora che mi dici, come va lo studio?

– Quello va molto bene ma è a anche molto faticoso …

– E lo credo, voi state facendo un lavoro enorme.

Nel frattempo era rientrato Rocco.

– Andy, Marco … che bella cosa che state qua … come state?

Le strette di mano furono calorose ma Andy percepì un attimo di imbarazzo: Rocco non sapeva se abbracciare Andy, Andy non lo incoraggiò e l’abbraccio non ci fu, quell’istante di esitazione ad Andy non piacque, percepiva un’atmosfera molto cerimoniosa ma non perfettamente spontanea.

Rosa li mandò a lavarsi le mani e a sedersi. In bagno Andy notò che l’asciugamano era stato messo per l’occasione, come la saponetta nuova, la cosa per un verso gli piaceva, per l’altro gli sembrava di essere un po’ troppo l’ospite di riguardo.

A tavola Andy si accorse che Rosa non era in vestaglia come succedeva di solito ma si era messa un vestitino dai colori tenui con una camicetta ricamata, Rocco era perfettamente sbarbato e aveva una giacca e una cravatta nuova, per tutto il resto l’accoglienza sembrava quella solita: ottima cucina, ottimo vino e conversazione piuttosto disimpegnata.

Andy piano piano si era defilato dalla conversazione e Marco e Rocco avevano cominciato a parlare di tasse e di catasto. Rosa era andata a prendere l’arrosto. Venne complimentata in modo un po’ sopra le righe anche da Andy e si schermì un po’. Andy provò a parlare delle piantine che aveva sul balcone, Rosa gli fece delle domande per cercare di farlo parlare ma Marco e Rocco non si schiodavano dalla loro conversazione, Andy si sentì a disagio e si chiuse in un sostanziale isolamento interrotto solo da parole di cortesia, poi non ce la fece più.

– Ma la smettete voi dure di parlare di tesse e di catasto? Marco si interruppe e Rocco sentì il bisogno di scusarsi.

– Scusa Andy, c’è qualche rogna da risolvere e non sappiamo come comportarci, questo è il motivo, ma mo’ abbiamo finito.

– Scusa tu, papà, forse non dovevo …

– Andy … ci mancherebbe pure che tu qua non fossi libero di dire quello che pensi … e poi hai ragione tu …

Allora lo studio come va?

– Papà, sincerità per sincerità, ti posso dire delle colse che ho pensato qualche minuto fa?

– Tutto quello che vuoi …

– Allora ho pensato che mi sono sentito un ospite, ho pensato che c’è il rischio che queste cene diventino un rituale con molti complimenti e poca partecipazione vera …

– Andy, ma perché dici queste cose?

– No, mamma lasciami finire … adesso avete fatto tanto per mettere tutto bene per la cena però papà parla d’altro e pure Marco e io mi sento fuori… aspetta, aspetta un secondo, mamma fammi parlare: ho l’impressione che voi mi avete studiato abbastanza e desso non mi temete più perché avete visto che stranezze grosse non ne faccio e allora mi fate tante cortesie ma vi state disinteressando di me … ma io voglio di più, queste cose non mi bastano, prima mi sembravate persone eccezionali … ma adesso vi siete distratti e vi basta l’esteriorità …

– Ma Andy … ma perché dici queste cose?

– Perché sono vere, perché non mi piace fare l’ospite e perché di me non gliene frega proprio niente a nessuno!

– Andy, adesso mi fai parlare un poco? – Certo, puoi dire quello che vuoi, però, papà, lo sai pure tu che è vero …

– Mo’ stammi a sentire. Insomma, quando voi state alla piccionaia noi parliamo solo di voi, anche di te, Andy, anzi soprattutto di te. Non è vero per niente che a noi di te non ce ne frega niente, no, Andy, è proprio il contrario, però aspetta, prova a metterti anche un po’ dalla parte nostra … noi di te non sappiamo molto, ti vogliamo bene ma tante volte non sappiamo come comportarci … quando dico che di te non sappiamo molto voglio dire che ti consociamo da poco tempo e che in fondo ci vediamo comunque poco … Andy, vedi, adesso tu hai avviato questo discorso ma per noi non sarebbe stato mica facile arrivare a una cosa del genere … Tu ci sei arrivato e noi siamo contenti perché almeno hai rotto il ghiaccio, devi capire che per noi non sarebbe stato mica facile, noi qualche esitazione, e certe volte più di qualche esitazione, nei tuoi confronti ce l’abbiamo, se tu ci vuoi aiutare a capirti ci devi pure venire incontro, noi non avevamo affatto intenzione di trascurarti, lo so che può sembrare così, ma ti giuro che con Rosa parlo di voi e soprattutto di te dieci ore al giorno, la verità è questa!

– Però, papà aspetta, io non volevo mica offendere …

– Andy, qui non si è offeso proprio nessuno, è vero che ti conosco poco ma che tu stai cercando di farti volere bene anche con questi discorsi lo capisco benissimo … almeno adesso stiamo parlando di cose più serie. Stamattina parlavo con Rosa … insomma, va bene va’, proprio chiarezza per chiarezza … Andy qualche volta con te ci sentiamo in imbarazzo, adesso non ti offendere tu, quello che pensiamo te lo dobbiamo dire, senza complimenti fasulli … vedi, Marco lo conosciamo da sempre ma come la puoi prendere tu non lo sappiamo … Rosa ti voleva regalare un paio di pantaloni ma non sapeva se era il caso, non sapeva come la potevi prendere e non ti voleva mettere in imbarazzo … di questi benedetti pantaloni ne abbiamo parlato per giorni …

– Papà, ma perché oggi non mi hai abbracciato? L’altra volta l’hai fatto!

– Andy, è vero, ho avuto un attimo di imbarazzo, l’hai sentito tu e l’ho sentito pure io, era proprio paura di sbagliare … che ti credi che io non ce l’avevo la voglia di abbracciarti? Se tu pensi una cosa del genere di me mi dispiace veramente … e ti credi che a me non è dispiaciuto?

– Ma, papà, a te ti sarebbe venuto spontaneo?

– Andy, mi verrebbe spontaneo sì ma in certi momenti mi viene spontaneo perché mi sembra che sia una cosa che puoi prendere bene, in altri non so come comportarmi, questa è la verità, Andy, un po’ di imbarazzo c’è …

– Ma perché?

– Io e Rosa ne abbiamo parlato tanto, la storia dei pantaloni è vera, ma non è la sola, tu l’hai notato che non vi chiamiamo mai al telefono?

– E perché?

– Andy… per non dare fastidio …

– Ma perché? Ma fastidio di che? … Io certe cose non le capisco, scusa papà ma mi fanno arrabbiare, ma io vi faccio paura? Non lo so, ma che razza di reazioni … Non lo so, papà … ma perché? Vi metto in imbarazzo? … Ma non deve succedere, ma è assurdo che voi non telefoniate … è proprio assurdo …

– Andy… adesso cerca di vedere le cose dall’altra parte …

– Ma quale altra parte? Ma altra parte di che? Io sto cercando di essere uno come Marco, mi dovete trattare come lui, io non sono uno che viene da un altro pianeta! Ma perché tutte queste assurdità? Mamma, scusa, ma pure tu … ma che bisogno c’è di vestirsi di tutto punto per una cena? Sì è una cosa fine, ma per un ospite … Mamma, io non voglio essere un ospite … no!

Rocco e Rosa rimanevano in silenzio e non sapevano che dire, poi Rocco trovò un po’ di coraggio.

– Andy, adesso lasciami parlare!

– Scusa, papà, io certe volte passo proprio il segno …

– No, tu non passi niente … anzi! Ma adesso fammi parlare … adesso non mi sento per niente in imbarazzo! Andy, adesso però ti stai zitto e basta, se no cominci a dire troppe fesserie!

– Papà, scusa, io non volevo …

– Mo’ mi devi fare il piacere di stare zitto perché se no tu continui a ricamare sopra questa cosa e non ci metti la buona volontà per capire come stanno veramente le cose … zitto! Allora, prima di tutto questa è casa tua, in secondo luogo qui tu puoi dire tutto quello che vuoi, in terzo luogo mi dispiace se ti abbiamo deluso e non corrispondiamo a come tu ci vorresti … aspetta … e cercheremo di fare meglio … aspetta!

– No! Papà, adesso ti stai zitto tu! Perché adesso le fesserie grosse le stai dicendo tu, adesso mi stai a sentire! Prima di tutto non mi avete deluso affatto, e in questi momenti meno che mai! Aspetta! In secondo luogo per me siete papà e mamma e se di voi non me ne fregasse niente verrei qui a fare la recita, invece no, vengo qui a chiedere … macché chiedere, a pretendere di essere trattato come un figlio e senza ipocrisie, perché in fondo è quello che volete pure voi, posso capire che avete avuto delle difficoltà, anche io e Marco abbiamo avuto delle difficoltà, e pure grosse, ma le abbiamo superate a forza di parlare … io voglio stare dentro non fuori, voglio essere coinvolto fino in fondo, le cose di casa le voglio sapere, i discorsi che fate su di me e Marco li voglio sapere, se non sapete delle cose di me non dovete tirare a indovinare, le risposte alle domande ci sono eccome … mamma, io mi arrabbio quando mi sento messo fuori della porta, io voglio stare dentro! L’hai capito?

– Sì, Andy, l’abbiamo capito, ma l’abbiamo capito adesso … Mo’ bisogna che ti calmi, che a quel povero Rocco me l’ hai lasciato di stucco!

– Papà, scusa … mannaggia, mi dispiace tantissimo!

– Andy … ma allora te la posso dire una cosa?

– Che cosa?

– Ma tu perché non mi hai abbracciato per primo?

– Perché spettava a te farlo!

– Ma quando ti sei reso conto che ero in difficoltà perché non l’hai fatta tu la prima mossa?

– Mh … be’ …

– Lo vedi, Andy, pure tu ce le hai le paure! … Ma adesso finiamo di mangiare che se no si fredda tutto … Andy si rivolse verso Marco.

– E tu, non dici niente?

– Io ormai Andy lo conosco bene… scene del genere le ha fatte anche con me, il fatto è che vuole essere coccolato, no, no, non nel senso stupido, vuole sentirsi sempre in mezzo … ormai non mi meraviglio più … anzi mi sarei meravigliato se non lo avesse fatto …

– Senti Andy, io e Rosa vi volevamo fare una proposta “seria”: siccome voi avete tanto da studiare vi potremmo dare una mano in tutte le cose di casa, potremmo cucinare e portarvi le cose pronte, così per lavare e stirare e tutte le faccende burocratiche, conti correnti e cose del genere, così vi potreste dedicare completamente allo studio e magari potreste pure avere un po’ di tempo libero per voi … che ne dite? Andy, io la proposta ve l’ho fatta, con Rosa ne abbiamo parlato tantissimo ma ci sentivano in imbarazzo perché può sembrare una forma di invadenza e forse voi avete più bisogno di libertà che di qualunque altra cosa … Però la risposta non me la dovete dare adesso, parlatene tra voi liberamente e poi ci dite quello preferite …

– Papà, scusa, ma perché ne dobbiamo parlare tra noi? Ne dobbiamo parlare qui adesso, segreti non ne abbiamo, tutto quello che dico a Marco lo posso benissimo dire anche a voi… a me sta benissimo, se a Marco sta bene non c’è proprio nessun problema.

– Birillo, figurati se ci possono essere problemi da parte mia!

– Allora è deciso! Si fa e basta.

– Aspetta Andy, una precisazione ci vuole: in qualunque momento si può tornare indietro, del tutto o parzialmente come pare a voi …

– Ok, papà, questo mi pare giusto, se no diventerebbe una recita. Dopo il caffè, Andy andò a mettersi nel posto centrale del divano, poi fece cenno a Rocco e a Rosa di andare a sedersi vicino a lui, Rosa alla sua destra e Rocco alla sinistra, quando furono seduti li guardò con piglio accigliato.

– No, non così! … Accostati a me, stretti stretti … ecco, così…

Poi allargò le braccia e strinse le loro teste attirandole verso la sua.

– Quando dicevo che volevo essere adottato lo dicevo veramente … anzi adesso mi tolgo le scarpe e metto i piedi sul divano, alla piccionaia lo faccio sempre … Che c’è, mamma? Che stai pensando?

– Una cosa sto pensando, una cosa che ti riguarda ma di questa cosa Rocco non ne sa niente …

– Rosellina, mo’ mi stai facendo preoccupare …

– Aspetta, Andy, torno subito, che pure a me mi piace stare così …

Rosa si alzò, se ne andò nella sua stanza e tornò con due pacchetti uguali, uno per Marco e uno per Andy, Rocco fece vista di avere capito tutto, Andy scartò il pacchetto, conteneva un paio di pantaloni di lana grigia e un pullover rosso. Il pacco di Marco differiva da quello di Andy solo per i colori.

– Hai capito la Rosellina mia, prima mi dice che si fa prendere dai dubbi e poi se ne va a comprare i pantaloni per Andy senza dirmi niente! E mi fa fare la figura di quello che non ci ha pensato! Ma ci ho pensato pure io … Rosa accennò ad avere capito di che si trattasse. Rocco se ne andò nello stanzino e tornò in sala con due paia di scarpe, quelle per Andy erano state scelte sulla base delle scarpe che Andy portava sempre … Andy non si aspettava cose del genere o forse se le aspettava.

– Papà … io …

– Tu che? Adesso ci devi abbracciare stretti stretti e guai a te se ti passa per la testa che io o Rosa ci possiamo dimenticare di te o ti possiamo mettere da parte, se pensi una cosa del genere sei proprio un imbecille e non hai capito proprio niente … ma noi lo sappiamo che tu non pensi così.

Andy si alzò e abbracciò in modo strettissimo Rocco e Rosa, anche Marco si unì.

– E io? Non ho capito, qui alla fine quello cacciato dalla finestra sono io! … Andy! Mannaggia Birillo! Che bella cosa che ci siamo incontrati!

Andy aveva un po’ gli occhi rossi.

– Andy, io e Rosa a te ci pensiamo tutti giorni e parliamo di voi dalla mattina alla sera, se riusciamo a stabilire bene come fare per le cose da mangiare, per le cose da lavare e tutto il resto, pure noi ci sentiamo più coinvolti … Che ti credi Andy … che non ce la stiamo facendo la bocca al fatto di vedervi laureati in tempi brevi e magari anche ben piazzati a livello di lavoro!

– Papà, non corriamo! Alla laurea ci dovremmo arrivare, se ci date una mano anche un po’ più presto, ma per il resto credo che ce ne vorrà!

– Ma noi il tempo ce l’abbiamo … a che dobbiamo pensare? La vita nostra siete voi … e ci vogliamo sentire un po’ più vicini e un po’ più utili …

– Papà, facciamo così, ci porti tutto a mezzogiorno, pranzo e cena, e poi i piatti li laviamo noi…

– No, piatti di carta!

– Meglio ancora, piatti di carta! Per il momento così va più che bene, se poi sotto esame ci fossero altre necessità te lo faccio sapere …

– Andy … adesso ti faccio una domanda e mi devi rispondere seriamente …

– Di che si tratta?

– È ora di tornare a casa vostra?

– Papà, onestamente adesso vorrei stare un po’ solo con Marco …

– Allora Andy … Guai a te se pensi che non ti pensiamo mille volte al giorno. Rocco e Rosa abbracciarono calorosamente Andy che era visibilmente contento.

– Un momento, papà, scusa, mamma, un attimo! Qui voglio essere adottato pure io! Birillo tu mi stai rubando papà e mamma! Ma guarda questo! Va be’ … Papà … ma tu te lo immaginavi che io avrei incontrato uno così?

– Non me l’immaginavo sicuro, ma ci speravo tanto … Andy faceva una faccetta furbetta e soddisfatta.

– Allora come facciamo? Da che giorno cominciamo?

– Andy, da quando vuoi tu pure da domani …

– E allora da domani … però adesso Marco me lo devo portare via …

– Sì, sì, non ti preoccupare … è tutto tuo. Rosa si intromise.

– Scusa un momento, Andy, qua sta la cena per stasera e da domani ci pensiamo noi e voi pensate solo a studiare e poi, un’altra volta, con comodo, ci dite un po’ dei vostri progetti … per carità non vi vogliamo mettere fretta ma a me a Rocco ci piacerebbe tanto sapere che progetti avete e che tempi prevedete … Andy, per carità, non è un modo di impicciarsi ma almeno così, in generale, ci potremmo fare un’idea … o no?

– Perché no? Ci mancherebbe altro, Marco glielo dici tu o glielo dico io, adesso sediamoci un po’, solo dieci minuti, poi ce ne andiamo … ma è presto detto, dovremmo fare tre esami a novembre e tre a febbraio, se ci riesce siamo già oltre metà del lavoro complessivo …

– Andy, però diglielo che è quasi un’impresa disperata …

– Ma perché? Non è disperata, è difficile, sì, è vero, è difficile però penso che si possa fare … magari poi non ci riusciamo … è per quello che in genere di queste cose non ne parliamo, se ci sono date precise o numeri precisi ci sono pure troppe aspettative e se per caso arriva la delusione poi dà un po’ fastidio … insomma, se non si sanno troppi particolari forse per noi è meno rischioso … perché guarda, mamma, qua puoi pure studiare dalla mattina alla sera ma la certezza di passare agli esami non ce l’hai assolutamente … il rischio c’è …

– Andy, ma a noi ci basta pure così … tutto quello che sappiamo fare lo facciamo, purtroppo non vi possiamo dare una mano a studiare, a quello ci dovete pensare voi … Ma una cosa te la volevamo chiedere … ma per la laurea a quando pensate che si andrà a finire?

– Mamma, se va tutto benissimo, ma proprio senza intoppi non meno di due anni … se ci dovessero essere delle difficoltà, e capita, guarda che capita eccome … be’ credo che in tre dovremmo avere finito.

– Allora noi facciamo conto su tre anni e tutto il resto è guadagnato … così pure noi abbiamo un po’ le idee più chiare … ma mo’ andatevene, che è meglio che state un po’ tranquilli …

– Mamma, che fai? Mi cacci?

– Andy, Bello mio, me l’hai detto tu che vuoi stare un po’ solo con Marco … dai, adesso andate, qua sta la roba … è poi una cosa … mo’ te l’aggio a dicere a la napulitana, sì proprio nu bravo guaglione!

Andy si nascose dietro le mani.

– Andiamo va’, mi sa che è meglio …

L’abbraccio fu strettissimo …

– Papà, scusami, per prima …

– Andy! Ma non lo pensare mai che noi non ti pensiamo … hai capito?

– Sì, ho capito, ma lo sapevo già… Ciao papà, ciao mamma e a domani! Rocco e Rosa uscirono sul pianerottolo a salutare i ragazzi, poi corsero al balcone e ripresero a fare ciao con la mano, Andy si girò almeno dieci volte e poi continuò a salutare dalla macchina finché non girarono l’angolo.

– Che pensi, Cucciolo? Ho fatto male?

– Birillo, tu hai un modo di fare così naturalmente seduttivo che non te ne accorgi nemmeno, erano già innamorati di te prima ma adesso credo proprio che tu li abbia stregati, in effetti io non sarei stato capace di fare tutto quello che hai fatto tu, erano proprio cotti. – Ma tu dici che si sono offesi?

– Birillo tu hai chiesto a papà e a mamma di volerti bene e non si può chiedere niente di più bello, ti sei comportato come un cucciolo autoritario che si fa sentire, tu hai presente quelli che lasciano il cane a casa e se ne vanno, ci sono i cani che abbozzano e ci sono quelli che buttano giù il palazzo perché non vogliono essere lasciati soli … E poi tu sei così! È il bello di Andy, c’è chi sogna il potere, i soldi … tu sogni di essere sempre coccolato, in certi momenti stavi facendo con papà le stesse cose che fai quando stai con me … proprio a livello di contatto fisico …

– Ma credi che possono essere rimasti male?

– Birillo! Ma te lo vuoi fare ripetere mille volte! Lo sai benissimo come stanno le cose! Piuttosto tu hai promesso la luna … tanti esami, tempi strettissimi … e adesso Birillo bisogna mettersi sotto il cilindro compressore …

– Be’ ma tanto lo dovevamo fare lo stesso …

– Sì, lo so, ma così non ci saranno nemmeno i diversivi del pranzo e della cena da preparare, si studia e basta!

– Macché! Anzi così c’è più tempo libero … Cucciolo ma tu lo sai che in tutto questo periodo al sesso ci abbiamo pensato meno!

– Be’, in effetti è vero … anche perché certe volte arriviamo alla sera distrutti … Mh! Non è che la fantasia non ci sarebbe … anzi!

– Cucciolo, adesso ti mozzicherei una guancia, lo so che devi guidare e che non ti puoi distrarre ma almeno te lo dico, sei così bello con quella barba fatta! E poi hai una pelle bellissima … e che occhioni … mannaggia! Ma quando arriviamo a casa? … E poi, Cucciolo, c’è un altro fatto, se agli alimentari ci pensano papà e mamma ci restano pure un po’ di soldi in più, magari per un libro o per qualche altra cosa … ma tu pensi che l’abbiano fatto per questo?

– Non è un’ipotesi da scartare, se ci avessero proposto di darci più quattrini non avremmo accettato ma così  noi non facciamo spese e loro fanno pure la fatica di cucinare … insomma, noi non abbiamo detto di no e loro sono riusciti a farci arrivare un po’ di quattrini in più … hai capito come si fanno le cose?

– Se io penso che i miei i quattrini con me li usavano come un mezzo di ricatto per farmi fare quello che volevano loro! … E poi perché avevano tutti quei problemi di invadenza? Non lo so, ma a me sembrano problemi assurdi …

– No, Birillo, non sono assurdi, un po’ di problemi di quel genere nei tuoi confronti ce li ho anch’io… ti sembra strano eh?

– Non lo so ma non ho mai pensato che potessi avere problemi del genere … all’inizio forse, ma adesso proprio no …

– No, Birillo, non è così, se vuoi bene a qualcuno hai sempre paura di sbagliare e di fare del male …

– Non è vero, Cucciolo, io questa paura non ce l’ho affatto … se fosse così starei fresco! Ma se quello che penso non lo dico a te a chi lo devo dire? E poi con il livello di intimità che c’è tra noi non capisco che paure si possano avere … tu non hai mai sbagliato, ma se fosse successo avrei abbozzato e basta e nemmeno storcendo il naso, se l’avessi fatta proprio grossa ti avrei spaccato la faccia ma sarebbe finito tutto lì …

– In effetti, mentre dicevi tutte quelle cose a papà a tavola continuavi a chiamarlo papà, questo fatto l’ho notato subito …

– Ci mancherebbe! E come lo dovevo chiamare?

– Non lo so, … Rocco …

– Ma che dici? Quella fase è passata, e poi che della storia dell’abbraccio c’era rimasto male pure lui l’avevo capito benissimo, sono segnali molto tenui ma uno che ha le antenne come me li capta subito …. Cucciolo, ma adesso basta parlare di queste cose … Cucciolo, mi dici qualche cosa di sessuale? Dai non ti fare pregare! Io qualche cosa te l’ho detta, un po’ misuratamente ma te l’ho detta, tu invece te ne stai zitto zitto  …  e che ne so io che cosa ti passa per la testa, tu potresti pensare che non ti va di fare sesso e che io ti sto forzando e magari lo potresti pure fare di malavoglia … lo vedi che poi le paure le fai venire pure a me e comincio pure io con questi ragionamenti a pera!

– Da dove comincio, Birillo?

– Da dove vuoi tu!

– Allora, a parte il sesso, sono cotto di Andy!

– Come sarebbe a dire a parte il sesso?

– Voglio dire che non è solo una cosa di sesso!

– Ah! Così va meglio! Mi stavo preoccupando … – Comunque sei veramente dolcissimo, sì, sei anche sexy, è vero, e molto … quando ci sei provo crete reazioni fisiologiche e lo sai benissimo … mannaggia, ma adesso lasciamo perdere, tra qualche minuto devo scendere dalla macchina e non mi va di usare i pacchi di mamma come foglia di fico … e poi, Birillo, aspetta che arriviamo a casa!

– Tanto quando arrivi a casa ti abbioccchi subito, abbiamo mangiato bene e pure bevuto un bicchiere di vino … dormiamo tre ore e buonanotte ai suonatori!

– No! Ti prometto che non sarà così!

– Che cosa mi prometti tu? Non fare promesse da marinaio! Salirono a casa. Andy era in attesa e Marco lo sapeva, fece comunque il gesto di andare in camera da letto.

– Dove vai, Cucciolo?

– A letto, che fai vieni pure tu?

– No, no, mi metto a rimettere un po’ in ordine la cucina e a curare le piantine … – Birillo! Ma io non posso fare l’amore da solo!

– Mh! Te ne sei ricordato!

– Dai, Birillo, vieni a letto pure tu, almeno ti posso abbracciare stretto stretto. Si spogliarono e si misero sotto le lenzuola, si abbracciarono strettissimi.

– Che bello, Cucciolo, sei caldo caldo … adesso così mi ci addormenterei … Marco gli strinse il membro. Rimasero abbracciati per un pezzo, semplicemente stretti l’uno all’altro ma Andy era distratto.

– Cucciolo, ti posso dire una cosa?

 – Che cosa?

– Non mi sento tanto bene, ho un po’ le sensazioni di quando uno ha la febbre, mi sento un po’ strano …

– Vuoi il termometro?

– Mi sa che è meglio …

– Statti tranquillo che te lo porto subito … ecco, è pure abbassato …

– Grazie Cucciolo, il tempo lo guardi tu?

– Sì, tu pensa solo a stare tranquillo …

– Che pensi, Cucciolo? Pensi che sono un rompiscatole e che tu avresti preferito fare l’amore e invece …

– No, Birillo, non vorrei proprio che tu stessi male, perché non te lo meriti.

– Ma nessuno se lo merita.

– Già! Birillo, hai le mani un po’ calde e anche il polso un po’ più frequente … posso contare il polso?

– Certo, Cucciolo, tutto quello che vuoi …

– No, niente di particolare, è solo 72 e con una frequenza del genere non credo proprio che tu abbia febbre …

– Però io mi sento strano …

– Birillo, ma tu sei strano!

– Ma non in quel senso, proprio in senso fisico …

– Dai, Birillo, i cinque minuti sono passati …

– Ecco!

– Non hai febbre, hai 36.8… Birillo stai benissimo!

– Veramente mi sento uno schifo, mi fanno male le articolazioni, ho voglia di rintanarmi nel letto e di rimanere al calduccio per tutta la giornata … lo so che dovremmo studiare e che ci sono tante cose da fare … però, Cucciolo, non mi va proprio, ma non è pigrizia, non ce la faccio proprio, mi sento giù di tono …

– La vuoi una camomilla?

– Magari! … E poi mi piace tantissimo farmi coccolare, mi piace essere rassicurato, assistito, mi piace sapere che mi posso affidare a te … Cucciolo ma ti sto rompendo le scatole?

– Ma no, Birillo, non è questo, è che non dovremmo allentare lo studio se no rischiamo di non stare nei tempi … – Cucciolo, ma io posso studiare benissimo, magari resto a letto … ma non ti faccio perdere tempo, adesso portami la camomilla, se vuoi mi alzo e la faccio io …

– No, stai lì, la camomilla te la faccio subito e poi ci mettiamo a lavorare, tu resta pure a letto, io mi metto qui, vicino a te …

– Benissimo, Cucciolo, benissimo …

– Ma tu come stai?

– Un po’ così, mezzo mezzo …

– Adesso stai coperto …

– E tu lascia le porte aperte …

– Sì, non ti preoccupare, ormai queste cose le so …

– Cucciolo …

– Sì …

– Ti voglio bene!

– Anch’io, Birillo, anch’io! Ma adesso sotto le coperte.

– Cucciolo, ma come facciamo … perché oggi deve venire papà a portarci il pranzo, se mi vede a letto si preoccupa … così non va bene, che faccio, mi alzo?

– Ma no, tu resti a letto, tanto papà prima dell’una non viene, se ti senti meglio ti alzi all’ultimo momento, se vuoi, altrimenti resti a letto e basta … Dai, adesso fammi andare …

– Grazie, Cucciolo!

– Birillo, le grazie le fanno i santi!

– Io glielo dovrei dire al papa di santificarti … ma mi sa che a noi non ci santificherebbero proprio …

– E no, credo proprio di no, mi sa che il nostro paradiso ce lo dobbiamo fabbricare da soli …

– Mi sa che hai ragione … Continuarono a parlare attraverso le porte aperte.

– Cucciolo… però io santo ti ci farei, secondo me te lo meriti …

– E a te che cosa ti fanno? Ti fanno diavolo tentatore di prima classe …

– Così mi trovo all’inferno in mezzo a tante diavolesse e almeno lì può essere che ci scappa pure un’avventuretta… lì mi sa che sono di più larghe vedute … Però, Cucciolo, potremmo pure finire in paradiso veramente … e perché no? I primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi … e allora …

– Cucciolo, noi non siamo gli ultimi, noi siamo solo due ragazzi gay …

– Tu parla per te! Io mi sento almeno un po’ bi …

– Ecco questa è la camomilla … che faccio, Birillo, porto il libro?

– Veramente non mi va proprio però, va be’, porta il libro, tanto non c’è niente da fare … Cucciolo … – Che c’è?

 – E se dovessi andare all’inferno per colpa mia?

– Non ti preoccupare, tu non c’entri affatto!

– Sì, però mi dispiacerebbe … sai uno vuole bene a una persona e magari la rovina pure …

– Allora… leggo io o leggi tu.

– Leggo io leggo io, se no qui mi addormento …

– Allora, siamo alla pagina 430 … Andy rimase a leggere per un po’ ma poi passò la mano …

– Cucciolo, ti dispiace se leggi tu, mi sento un po’ strano e forse è meglio che mi metto un po’ sotto, tu continua a leggere, io ti seguo, ma è meglio se leggi tu …

– Ok, Birillo, ti vuoi rimettere il termometro?

– No, mi pare che è tutto come prima ma un po’ di pigrizia mi viene … Marco ce la mise tutta per coinvolgere Andy il più possibile, la lettura era una recita e Andy riusciva a non distrarsi, piano piano anzi cominciò a intervenire e a interrompere, si sentiva un po’ a pezzi ma solo fisicamente.

– Aspetta, Cucciolo, se mi prendi il codice proviamo a ripetere qualche articolo … perché se andiamo avanti così viaggiamo troppo sul teorico e non ci rimane gran che … grazie, aspetta … riprendi un po’ la questione delle indagini preliminari, mi sa che non abbiamo capito gran che … Ecco, lo vedi, qui c’è tutta una procedura pazzesca, questo è tutto garantismo … certo che così di delinquenti ne beccano pochi! Non fare quella faccia! Dico per dire! Poi c’è tutta quella tirata sulle misure cautelari, Cucciolo, facciamo una cosa adesso ripetiamo solo il codice, quando abbiamo imparato il codice il commento ha un altro senso … Si misero a leggere il codice e a ripetere gli articoli uno per uno, Andy sembrava più vivace e partecipativo e ricominciava a prender in mano la situazione dello studio.

– No! No! Marco! Hai sbagliato!

– No, guarda è come dico io!

– Scommettiamo?

– No, dai senza scommesse, ma vediamo il codice …

– Mh! Però dal codice non si capisce niente … chi lo sa? Potrebbe essere in un modo come nell’altro …

– Birillo! Non mi dare il contentino!

– Aspetta! Aspetta! Però questa benedetta cosa io non ho proprio capito a che serve, un senso ce lo dovrà pure avere … io non sopporto l’idea di non capire una cosa … se esiste un senso lo dovrà pure avere … aspetta, senti, facciamo una cosa … proviamo a ripetere tutta la sezione del codice, mi sa che è più chiaro … – Leggo io?

– Sì, però piano piano, dobbiamo capire tutto …

– Non ti allagare troppo!

– Va be’ ho detto per dire però dobbiamo riuscire a capire … Continuarono a ripetere gli articoli del codice e a discutere piuttosto animatamente, piano piano cominciavano ad essere messe da parte le interpretazioni incongrue poi, a un tratto Marco disse la sua.

– Ma non potrebbe, per esempio … Andy rimase a sentire con la massima concentrazione.

– Mh! Però mi sfugge ancora qualche cosa … – No, guarda, credo che abbia un senso, penso che … Andy sgranò tanto d’occhi. Cucciolo hai ragione! Ed era pure una cosa ovvia! E siamo rimasti a girarci intorno tutto questo tempo! E poi tu dici che non sei entrato a fondo nella materia! Però adesso, aspetta, prova a ripetermela un’altra volta, proprio tutta la cosa ordinatamente, come se stessi agli esami …

– Dunque, partiamo dal presupposto della natura contrattuale dell’istituto … ne deriva che il giudice deve tutelare chi ha agito in buona fede … e quindi … Mi pare che il discorso funzioni!

– Sì, Cucciolo, funziona! … Cucciolo, che ora abbiamo fatto? – È presto, non ti preoccupare … e poi di che ti devi preoccupare se viene papà e ti trova a letto non succede niente …

– Sì, però si potrebbe preoccupare …

– No, glielo diciamo, non c’è nessuna ragione di preoccuparsi …

– Lo sai, Cucciolo, che mi sento un po’ abbacchiatello, abbiamo studiato un po’, ma adesso mi piacerebbe essere coccolato … dai, vieni a letto pure tu … non fare quella faccia, non ho detto niente di strano …

– Birillo, ma sei poi viene papà e ci trova a letto insieme? … Sarebbe imbarazzante! – Ma tu non mi hai sempre detto che ormai la cosa l’hanno accettata …

– Sì, però …

– Però che cosa? Non c’è niente di male! … Mi sa che tu ancora non ti senti accettato …

– Ma non è questo, mi metterebbe in imbarazzo anche se stessi a letto con una ragazza …

– Sì, ma quello è un imbarazzo teorico, questo invece è reale … dai, Cucciolo! Facciamoci trovare a letto insieme!

– Birillo, ma perché tu vuoi provocare fino a questo punto?

– Lo vedi che per te non è normale! Lo vedi che sei pieno di complessi assurdi! Dai, vieni a letto e non ci preoccupiamo di niente … e poi adesso non mi va di fare sesso, mi piacerebbe solo tenerti abbracciato, solo perché sei caldo, non è una cosa stupida, dà conforto fisico e adesso ne ho bisogno.. Che fai, Cucciolo, avresti la faccia di dirmi di no? Su, dai, in fondo lo vuoi pure tu e poi papà secondo me i complessi di questo genere non se li farebbe proprio …

– Se li farebbe eccome, anzi se li farà eccome! Magari non te lo dice ma se li farebbe eccome! Lui in effetti con te ha un ruolo da rispettare e cerca di non deluderti …

– E mamma?

– Be’, pure mamma, ma lei è più spontanea e credo … no, ma che sto dicendo … anche mamma ci resterebbe male … certo poi non te lo direbbe mai, ma non li devi stupire, non li devi mettere alla prova … il filo si potrebbe pure spezzare!

– Ammappete! Che bella idea hai di papà e mamma! Secondo me non ci pianterebbero in asso per nessuna ragione!

– Questo lo penso anch’io, ma per loro potrebbe essere una cosa non gradevole … non tanto l’idea di avere due figli come noi, ma proprio il fatto di avere due figli che tirano troppo la corda quando non è necessario, un po’ per esibizionismo …

– Mi sa che hai ragione … però mi dispiace, è strano, io non ho paura di papà, tu sì, mi sembra assurdo!

– Io non ho nessuna paura ma non lo voglio mettere in crisi e basta e poi non è nemmeno giusto … Birillo, perché fai quella faccia? Dai, non fare il cane bastonato! … Insomma devo venire a letto con te per forza?

– Sì! – … Va be’, però, guarda tu che mi tocca fare …

– Ma quando in qua venire a letto con me ti sembra una cosa così strana? In altri tempi se te lo avessi chiesto non te lo saresti fatto ripetere … mannaggia, tutte queste storie per venire a letto con me!

– Sì, ma non con papà che può entrare in casa da un momento all’altro.

– Allora vieni? E forza! Marco si spogliò ed entrò nel letto.

– Birillo, ma non è che tu hai la febbre? … Sei un po’ troppo caldo! Aspetta, prendo il termometro …

– No, lascia perdere! Stai qui e basta! Mi devi stare vicino e basta, mi devi coccolare un po’, adesso mi voglio addormentare un po’… prima che venga papà, così ci trova a letto insieme ma a dormire …

– Birillo, ma ti senti bene?

– Sì che mi sento bene, non c’è nessun problema … però stai qui.

– Eccomi.

– Cucciolo …

– Sì, ma non è che dovremmo rimetterci a studiare?

– Sì, ma un po’ di tempo per noi ce lo posiamo prendere.

– Quanto?

– Non lo so … la mattinata, penso … – Cucciolo, abbracciami forte! Sì, così! Mh! Come si sta bene così … lo sai che quando stiamo così non ho paura di niente, è proprio bellissimo … Cucciolo, ma non ti dà fastidio che parlo sempre io?

– No!

– E perché no?

– Non lo so ma mi piace stare ad ascoltarti, è bello, mi piace e basta!

– Cucciolo, ma perché noi dobbiamo invecchiare?

– Ma com’è che ti vengono in testa certe cose?

– Non lo so, però mi è venuto in mente, noi non dovremmo invecchiare, stiamo così bene così! … perché non dici niente?

– Sto pensando … sto pensando, no, cioè sto cercando di godermi questi momenti senza distrarmi in ragionamenti strani, sono momenti bellissimi …

– Cucciolo …

– Sì.

– Lo guardi tu l’orologio? Facciamo così, stiamo così un quarto d’ora e poi ci mettiamo a studiare, così non mettiamo nemmeno in crisi papà … che ne dici?

– Però un quarto d’ora prendiamocelo tutto per noi, abbracciare Andy tutto caldo è bellissimo … ma Andy, non è che per caso sei un po’ troppo caldo?

– Dai, su prendi il termometro, così ti passano le paure, sta nel cassetto del comodino. Fai tutto tu, mi piace di più …

– Ecco, Birillo, cinque minuti e poi ne abbiamo altri dieci tutti per noi …

– Facciamo altri quindici!

– Altri quindici! Va bene …

– Allora io sto zitto zitto e tu mi accarezzi un po’ …

– Birillo, quando sto vicino a te mi sciolgo proprio …

– Dai, accarezzami soprattutto i capelli, mi piace tantissimo e parla tu, dimmi quello che pensi, proprio tutto quello che ti passa per la testa.

– Birillo! Mannaggia quanto ti voglio bene! Io non ti sento un’altra persona, sai quando consoci altre persone cerchi di misurare quanto sono distanti da te e ci trovi sempre delle cose diverse da te, magari ti piacciono pure ma c’è qualche cosa che alla fine non ti piace troppo, ma quando sto vicino al mio Birillo sento che siamo una cosa sola e non è un problema di sesso, o forse sì ma in un altro modo, per te provo una tenerezza totale, non la provo nemmeno per me stesso, dentro di me qualche difetto ce lo trovo, dentro Andy no, qualche volta, prima, proprio i primissimi tempi, in qualche situazione non ti capivo del tutto, adesso non c’è più nemmeno una cosa minima che non condivido, non nel senso che non mi piace, ma che non condivido nel senso che non è mia, adesso tra noi siamo arrivati a un equilibrio e a una stabilità totale …

– Cucciolo, però non ti ci abituare … potrebbe pure … no, be’, magari … voglio dire che non deve diventare un’abitudine …

– Birillo, ma la vita è un’abitudine e quando noi possiamo stare insieme in un modo così bello … ma che vuoi di più, tanto non credo che riusciremmo a volerci bene di più …

– Sì, questo è vero …

– Birillo, i cinque minuti sono passati …

– Ecco,

– Non hai febbre, 36.6 spaccato!

– Te l’avevo detto! Ma adesso non perdere tempo vieni qui e abbracciami stretto, come prima, e stiamo un quarto d’ora così, così ci scambiamo un po’ di endorfine, chissà, forse passano attraverso la pelle … sì, credo che ci passino, io le sento. Così, Cucciolo, così ecco e senza dire una parola per tutto il quarto d’ora, tanto ci sono altre forme di comunicazione …

… Cucciolo però solo carezzine non troppo sessuali, se no qui tra un quarto d’ora non ci possiamo alzare proprio … dai, su, non fare quella faccia, stasera ti faccio fare tutto quello che vuoi, ma adesso deve venire papà … Cucciolo! Dai, non mi guardare storto, lo facciamo stasera … ecco, così va meglio, no, veramente va peggio, ma adesso non si può fare diversamente … Cucciolo, perché non dici niente?

– Me l’hai detto tu di stare zitto …

– Ma io ho detto così, per dire … lo sai che si sta bene così … sì, lo sai, mi viene di nuovo un po’ di sonno e mi rimetterei a dormire, quando ti prende il sonno e ti cominci ad abbandonate è bellissimo, e poi sto abbracciato col mio Cucciolo … mh … mi sta venendo in testa una cosa stupida, tempo fa stavo al supermercato e c’erano a lavorare due ragazzi molto giovani, forse apprendisti che dovevano mettere le cose negli scaffali, poi si è avvicinata una signora e ha chiesto dove stavano i piselli e i due ragazzi si sono guardati con un sorriso malizioso ma siccome non potevano essere scortesi hanno fatto tutti gli sforzi possibili per non ridere e rispondere con la faccia seria, ma la signora ha continuato: ma non i piselli grossi, quelli grossi non mi piacciono, a me piacciono i piccoli! Insomma i due ragazzi non riuscivano più a contenersi e si sono girati dall’altra parte per non scoppiare a ridere in faccia alla signora.

– Birillo! Caruccia è caruccia ma com’è che t’è venuta in testa proprio adesso?

– Mh … chi lo sa? Però con te non ha nulla a che vedere, a te piacciono quelli grossi!

– Che battutaccia!

– Ma è vero!

– In un certo senso è vero …

– Cucciolo, ma lo sai che è bello potere dire tutto quello che ti passa per la testa, se mi viene una battuta porno te la posso dire, se mi viene in mente un collegamento piccante te lo posso dire … non mi devo tenere più niente per me … ma tu, quando ti vengono in mente cose del genere me le dici?

– In genere non mi vengono in mente cose del genere …

– Bugiardo! Chissà quante ne pensi tu! Ma tanto devo passare sempre io per quello che c’ha l’idea fissa … e poi non è possibile che tu non ci pensi mai …

– Va be’, qualche volta ci penso …

– E allora sei uno stronzo se non me lo dici …

– Ma se non te lo dico non è per non dirtelo … è che un po’ mi vergogno …

– E allora quello svergognato sarebbe solo Andy! Complimenti, pure ipocrita! No, dai scusa, non mi fare la faccia da cane bastonato, no, aspetta, aspetta, volevo solo dire che sei ancora una mammoletta e che sei uno che si vergogna … in inglese si dice shy, sì, tu sei un po’ così, ma solo all’apparenza, a te ti piacciono quelli grossi ma non lo vuoi dire … Cucciolo … Mannaggia, ci dobbiamo alzare …

– E se ce ne restassimo a letto veramente anche quando viene papà?

– Dai su, non fare lo stupido, adesso ci dobbiamo alzare e dobbiamo mettere un po’ a posto la stanza, così papà trova tutto in ordine …

– Ma papà non fa il giro delle stanze …

– E se poi lo fa?

– Ma non lo fa …

– E allora ce lo porto io in giro per le stanze così vede che è tutto sistemato …

– Dai, Birillo, adesso ci dobbiamo alzare …

– Tu vai in cucina e prepara la colazione, io metto tutto a posto qui e poi ce ne andiamo a guardare le piante, perché le stiamo trascurando un po’ …

– Macché trascurando! Le abbiamo innaffiate due giorni fa …

– Va be’ però bisogna controllare.

– Cucciolo, se metti a posto, stai attento a non lasciare mutande in giro …

– E mo’ questo che c’entra? Perché, io lascio le mutande in giro?

– Era solo una battutaccia, lo vedi … ecco perché queste cose non le dico mai … tanto tu non le capisci …

– Mah! Adesso non ti posso picchiare perché non c’è tempo, ma stasera ti prometto che lo faccio … adesso vai in cucina e non perdere tempo …

Dopo pochi minuti Andy finì di rimettere a posto e andò sul balcone, Marco lo seguì.

– Guarda qua! Sta seccando tutto!

– Ma non è vero!

– Come non è vero … Non lo vedi che queste foglie non sono belle turgide come ieri?

– Secondo me sono tutte fantasie …

– Guarda la terra … si sta asciugando troppo, senti, fammi passare, devo innaffiare subito …

– L’acqua la prendo io …

– Prendi l’annaffiatoio grande, sì, quello …

– Ci mettiamo pure i fondi del caffè?

– Ma quando mai! Questi sono vasi, non è una discarica, una cosa ce la potremmo mettere, il concime di lombrico, mi sa che lo dovremmo comprare, al supermercato l’ho visto …

– Si potrebbero spruzzare un po’ le foglie …

– Ma quando mai! Le foglie delle rose spruzzate d’acqua!

– E quando piove allora?

– Ma quella è acqua piovana, senza calcio … Vai a preparare per lo studio che è tardi …

– Sì.

– Però fammi anche un sorrisetto, qui finisco subito … in effetti le piante non stanno poi così male, anzi! Cucciolo, non te la sei presa a male vero …

– Dai, non fare quella faccia preoccupata, non ci sono rimasto male, ma ci dovremmo mettere a studiare … e io ho già preparato.

– Ok, Cucciolo, eccomi … allora leggi tu o leggo io, mi sa che è meglio che leggo io, o no, forse è meglio il contrario …

– Dai, su leggi tu e non perdere altro tempo …

– Lo vedi che sei arrabbiato …

– Birillo, per favore, finiamola con questi giochetti psicologici adesso è ora di lavorare …

– Scusa, scusa, comincio subito.

Dopo un minuto di lettura Marco si avvicinò a Andy e gli accarezzò la mano. Andy gradì molto il gesto. La materia non era semplice, più volte dovettero fare ricorso al codice commentato ma l’inquadramento complessivo del discorso non era troppo chiaro, Marco evitava di dirlo per non distogliere Andy da una lettura che a lui sembrava proficua, o almeno così sembrava a Marco, poi Andy si interruppe.

– Cucciolo, comincio a non capire più niente, qui se andiamo avanti così navighiamo nella confusione più totale. Proposta: ricominciamo da capo dall’inizio del terzo capitolo … che ne dici?

– Te lo volevo proporre io, effettivamente non ho capito quasi niente, non è che mi sono distratto, anzi, ma non ho capito niente lo stesso.

– Facciamo una cosa, prima il codice, forse è più facile …

Marco fece cenno di sì. Andy cominciò a leggere lentamente come se volesse a tutti i corsi arrivare a capire quello che stava leggendo, ma le note di rinvio erano numerose e complicate e la nebbia non si diradava gran che.

– Cucciolo senti, facciamo così, ci rivediamo pure tutti i riferimenti se no perdiamo solo tempo.

– Mannaggia, speriamo che questo cavolo di libro non sia tutto così!

– Allora … La lettura procedeva molto lentamente ma alcune questioni di fondo si chiarivano via via, Andy preferiva non correre e entrare nel dettaglio dell’argomento prima di andare avanti. Marco cominciò a fare precisazioni pertinenti, lavoravano veramente in due, impiegarono quasi tre ore per una decina di pagine, poi cominciarono a fare esempi e a spiegare con parole loro gli esempi del libro. Marco provò a fare una sintesi, Andy lo corresse su qualche punto ma cercò di seguire il suo ragionamento con la massima attenzione, accennando col capo di condividere il discorso, quando Marco ebbe terminato Andy dimostrò in modo visibile la sua soddisfazione.

– Cucciolo! Ce l’abbiamo fatta! È stata difficile questa volta ma adesso mi pare che abbiamo capito proprio come si deve … ma tu credi che gli altri su queste cose ci restino con tutta questa pignoleria?

– Birillo, non è pignoleria, è solo voler cercare di capire … se non facessimo così, agli esami non sapremmo nemmeno che cosa dire, anzi …

– Facciamo una pausa, Cucciolo?

– Forse è meglio di no, se il libro è tutto così non ci possiamo permettere di perdere nemmeno un secondo. – Mh! Brutto discorso ma tant’è! Dai, comincia tu … Dopo circa mezz’ora sentirono aprire la porta, Rocco era arrivato, si aspettavano che andasse in camera ma non successe nulla, sentirono che era andato in cucina e continuarono a studiare, la lettura era piuttosto complessa e apparentemente almeno contraddittoria, l’aiuto dei codici commentati era indispensabile, Andy era un po’ terrorizzato.

– Cucciolo, qui mi sa che ci risiamo e che dobbiamo cominciare tutto da capo come sull’altro capitolo …

– Dai, Birillo, non ci buttiamo giù così preso … i buoni corridori si vedono all’arrivo, non alla partenza, dai adesso prendi il codice e non perdiamo tempo.

La lettura non andava avanti, le incertezze erano gravi e su questioni molto importanti.

– Cucciolo … qui mi sa che non abbiamo capito proprio niente … proviamo a riprendere il codice e andiamo un po’ a lume di logica nostra … Allora qui dice che … Arrivarono a due diverse interpretazioni che sembravano entrambe plausibili, Marco era disposto a cedere e a dare ragione a Andy che però non era convinto nemmeno della sua ipotesi.

– Birillo, mi sa che hai ragione, quello che dici è logico, è la soluzione più probabile …

– Sì, potrebbe sembrare, ma non è una cosa tanto ovvia, e pure quello che dici tu un senso ce l’ha, diverso ma ce l’ha …

– Però mi sa che hai ragione tu …

– Non mi dare ragione per compiacenza, tu hai troppa fretta di chiudere la faccenda e di andare oltre ma qui finché non abbiamo capito veramente non andiamo avanti … Senti riprendiamo dall’inizio, non perdere la pazienza … dai, su …

– Allora leggi tu?

– No, leggi tu, così non ti deconcentri, ma leggi piano, cerchiamo di capire tutto, passaggio per passaggio …

– Allora … Dopo più di mezz’ora di lettura meditata Marco fece una pausa e si portò l’indice alla bocca.

– Birillo, mi sa che ho capito … avevamo torto tutti e due … prendi il codice, vai all’articolo … , adesso metti per ipotesi che … . Allora … Andy si illuminò all’improvviso.

– Adesso ho capito! Cucciolo, sei un genio! Ma come hai fatto ad arrivarci … aspetta, adesso cerchiamo di ricapitolare il tutto, se no ci scappa il senso di fondo … provo io. Andy cercò di esporre la questione il meglio che poté, Marco lo corresse un paio di volte poi scambiarono un sorriso di soddisfazione.

– Bella Cucciolo! Ne è valsa la pena! … Alla fine una certa soddisfazione c’è eccome!… Cucciolo, adesso però facciamo una pausa e andiamo da papà.

– Ok.

Cercarono Rocco ma non lo trovarono, se ne era già andato, aveva lasciato tutto pulito e apparecchiato e aveva tirato la porta senza fare rumore per non disturbare. Andy rimase deluso.

– Cucciolo, ma non deve fare così, mi sarebbe piaciuto dirgli che avevamo lavorato tanto e che alla fine avevamo pure capito il tutto, ma lui se ne è andato … ma perché?

– Per non dare fastidio, Birillo, solo per non dare fastidio …

– E noi pensavamo che sarebbe venuto anche in camera da letto quando stavamo a letto …

– Be’, io non lo pensavo …

– Lo so, tu papà lo conosci meglio, ma adesso lo chiamo, avrei avuto voglia di vederlo … aspetta, vieni pure tu … Pronto papà, sono Andy …

– Ciao Andy, come state?

– Bene, ma ti volevo dire … perché te ne sei andato senza dire niente, non devi fare così, la tua presenza ha un senso al di là del pranzo …

– Be’, voi stavate studiando con tanto entusiasmo e non vi volevo disturbare, voi non dovete perdere tempo …

– Sì ma dobbiamo pure vivere … non si può studiare e basta … facciamo così, domani venite a pranzo qui … il pranzo lo portate voi, però venite e mangiamo insieme, poi, dopo pranzo, ve ne andate però un po’ stiamo insieme.

– Va bene, Andy, come vuoi tu, a noi sta benissimo, allora a domani …

– A domani papà … e grazie …

– Grazie a voi! … A che ora veniamo domani?

– All’una e mezza …

– Allora ciao e salutami Marco …

– Te lo passo … Ciao papà.

– Ciao papà, lo sai che Andy c’è rimasto malissimo, ti ha cercato e non ti ha trovato …

– Senti ripassamelo un momento.

– Andy, papà ti vuole dire ancora una parola.

– Pronto …

– Ciao Andy, ma non è che ci sei rimesto male? No, per carità di Dio, io non vi volevo disturbare ma è solo questo …

– Lo so, papà, lo so, ma un po’ ci sono rimasto male …

– No, bello, per carità, noi vi vogliamo bene … be’, va be’, ci vediamo domani, adesso non insisto, tanto lo sai quello che ci passa per la testa …

– Lo so, papà, lo so, non ti preoccupare, non è successo niente … però anche a me farebbe piacere di vedervi, quello non è tempo sprecato e poi oggi abbiamo lavorato tantissimo su questioni molto spinose, prima sembrava che non ci si raccapezzasse affatto, poi, alla fine invece siamo riusciti a capire proprio tutto …

– Mannaggia, adesso, mi dispiace che me ne sono andato, avrei voluto vedervi contenti … ma non succederà più.

– No, papà, no, nessuna promessa, fai sempre e solo quello che ti viene spontaneo.

– Va bene, Andy… allora a domani.

– Ciao papà! Saluta mamma …

– Certo Andy, ciao Andy, a domani.

– Cucciolo, adesso a tavola, vediamo che ci hanno preparato: mh, una lasagna, due cotolette e le patatine, c’è pure l’insalata, è tanta e tutta diversa … A proposito, le piantine nostre … andiamo a vedere subito …

– Birillo, che vuoi di più? Non c’è una foglietta malata, è tutto verdissimo e ci sono pure cinque rose che stanno venendo fuori …

– Però le rose mi fanno malinconia, quando fioriscono poi appassiscono …

– Ma la pianta resta e fa altre rose e poi vedi lì, ci sono pure le gazanie e si stanno per aprire, mi sa che adesso il trauma del trapianto l’hanno sperato e pure il timo … dai chinati, senti un po’, se ti abbassi senti pure il profumo …

– È vero un po’ si sente … – Dai adesso a tavola, perché dopo ci dobbiamo rimettere a studiare … mi sta prendendo la frenesia dello studio e di finire il più presto possibile … Stai seduto, faccio tutto io … Cucciolo, ma tu credi che ce la faremo a portare a termine il programma e a fare tutti gli esami preventivati e a finire entro i due anni? Io penso che si potrebbe pure fare …

– Se andiamo avanti così si potrebbe anche fare ma bisogna vedere se reggiamo un ritmo del genere per un tempo sufficiente … perché è stressante forte.

– Dai su, adesso mangiamo e non perdiamo tempo …

– Che di do, Birillo? – Quello che vuoi tu, ma facciamo presto … Cucciolo lo sai che comincia a non girarmi tanto bene …

– Cioè?

– Mi vengono un po’ di malinconie, sto cercando di scacciarle con l’idea dello studio matto e disperatissimo ma non credo che funzionerà … insomma, tu lo sai, quando mi prendono i cinque minuti è molto difficile che riesca a controllarmi e adesso la sensazione è strana … Cucciolo, noi stiamo qui a fare tutto questo lavoro … mah! Non c’è proprio niente di meglio … ma mi sa che la vita è tutta così … è tutta e solo un tirare un carretto per andare avanti …

– Birillo, ma ci sono anch’io …

– Sì, però prima pensavo si potesse vivere d’amore ma poi ci vogliono tantissime altre cose e poi l’amore che cos’è? In fondo è solo portare il peso in due ma il peso da portare c’è comunque, Cucciolo la vita è solo una fatica, solo un insieme di cose da fare, e se è così adesso, figurati che cosa sarà dopo … insomma, un disastro, dai, non fare quella faccia, lo so che ci sei però certe volte non ce la faccio più, i progetti mi sembrano troppo a lunga scadenza e io vorrei vivere adesso, adesso, aspetta, non ti arrabbiare, ma un po’ quell’innamoramento fortissimo dei primi tempi mi è un po’ passato, prima il sesso contava tantissimo, adesso conta meno, adesso ci sono più progetti comuni, ma non solo nel senso di progetti da portare avanti in due, ma proprio di progetti di quelli che contano per tutti, cioè adesso la fase dell’innamoramento è passata e per noi è come se si stesse alla fase del matrimonio, però è meno bello, si perde un po’ il contatto diretto tra noi, ci sono troppe cose da fare, a me piacerebbe giocare un po’ ma non si può perdere tempo e anche il cervello è tutto concentrato sulle cose da fare e la vita ce la godiamo di meno … non so se mi spiego …

– Sì, Birillo, ti spieghi benissimo, in effetti è vero ma tanto è così e basta però tra noi non si deve perdere nulla …

– Sì, ma non si perde per colpa nostra, si perde e basta, è proprio l’ingranaggio, si stava meglio da ragazzini …

– Birillo … io non ho avuto l’impressione che tu prima stessi gran che bene …

– Be’, sì, in effetti non era un gran che … sì, va be’, ma anche adesso non è poi un gran che … prima era proprio una schifezza, adesso siamo in due, questo lo sento anch’io, ma mi piacerebbe di più sognare, avere tempo da perdere, che ne so, quando saremo avvocati, se mai succederà, saremo asserviti al lavoro, un cliente tira l’altro e per noi niente tempo libero … anche adesso, mi piacerebbe farmi coccolare tutto il pomeriggio, forse perché non ho voglia di studiare ma forse non solo per quello, e invece niente, invece si deve studiare e basta … e poi con questa cosa di papà che ci porta il pranzo se perdo tempo mi sento in colpa. Lo sai Cucciolo, certe volte non so che campo a fare … con te sto bene, questo lo vedi da solo, ma proprio non so perché campo, sì, per stare con te, ma io in effetti non sto proprio con te, studiamo insieme, progettiamo insieme ma forse non viviamo insieme … e poi prima mi venivano delle reazioni emotive fortissime, mi veniva da piangere, adesso no, adesso mi sento più indifferente … dovrei stare meglio e invece mi sento più distaccato, più freddo … un po’ mi sento solo … non come prima, adesso te lo posso dire, almeno mi posso sfogare un po’ ma nemmeno tu puoi entrare in questa solitudine … Cucciolo, certe volte mi sento proprio strano e allora penso che non concluderò mai niente e che però non me ne importa niente, che mi lascerò travolgere e che non ci sarà niente da fare … mannaggia, sto parlando troppo … che pensi, Cucciolo?

– Eh! Che ti devo dire, quando parli così metti in crisi pure me … quello che dici è vero e un po’ lo provo pure io, certo di entusiasmi per la vita non me ne vengono molti, ma ci sei tu, vedi adesso stiamo qui … be’, non è come stare soli, cioè quando ti osservo lo sento che ci sei … mannaggia Birillo, non so che dire, mi sembra di dire solo cose stupide …

– Cucciolo, ce lo prendiamo un pomeriggio tutto per noi? Dopo tutto stamattina abbiamo lavorato sodo e ce lo meritiamo …

– Tutto quello che vuoi, Birillo …

– Allora ce ne andiamo a dormire abbracciati, adesso non ho voglia di sesso, mi manca tanto una tenerezza calda, voglio stare abbracciato con te … forse così se ne vanno i cattivi pensieri … Marco si alzò dalla tavola si mise dietro la sedia di Andy e gli accarezzò i capelli.

– Birillo! … Forse è vero che c’è meno tensione sessuale ma io non potrei pensare di esistere senza di te, sei vero, sei onesto e poi mi somigli moltissimo dentro … Andy, lasciamo tutto qui e andiamocene a riposare insieme!

– Cucciolo… mi pigliano le malinconie … sì, andiamo. In camera Andy continuò a parlare.

– Lo sai, certe volte mi sembra proprio di non contare niente, non per te, ma proprio per tutti gli altri, noi siamo tutti delle nullità, io, tu, ma pure tutti gli altri, il mondo è pieno di cose assurde e noi stiamo a lambiccarci il cervello per diventare avvocati … ma per fare che? Sì, lo so, il lavoro e tutte quelle cose lì … però alla fine sono meschinità lo stesso … forse quelli che fanno qualche cosa di buono per il prossimo hanno delle motivazioni forti … noi dobbiamo studiare, è una cosa utile per noi stessi, può fare piacere a papà e a mamma ma a tutti gli altri non gliene potrebbe fregare di meno … in fondo ognuno pensa solo ai cavoli suoi, noi ci siamo incontrati e adesso stiamo meglio di prima però anche noi pensiamo solo ai cavoli nostri … siamo egoisti, Cucciolo, siamo egoisti pure noi … non è una cosa bella … uno predica predica e poi alla fine si trova ad essere peggio degli altri …

– Be’ forse peggio no …

– E va bene, ma alla fine non è una grande consolazione … Cucciolo, perché non parli? Qui parlo solo io, tu mi ascolti … già tu mi devi ascoltare … lo sai Cucciolo che non ci siamo più picchiati … era brutto però era anche bello, adesso è tutto codificato … ti dovrei picchiare qualche volta, ma è faticoso e poi tanto tu non reagiresti … Cucciolo! Mannaggia perché deve esistere la malinconia? Non è giusto!

– Dai su, finché è solo la malinconia si sopporta benissimo, dopo tutto ci è andata bene …

– Be’ forse è vero, anzi è vero senza forse … chissà come sarebbe se non fosse così … se io non ti avessi incontrato, adesso dove starei? Brutta cosa! Meglio non pensarci … lo sai Cucciolo che adesso mi viene da addormentarmi sopra di te … è bello lasciarsi andare quando viene il sonno, fa un bell’effetto … chissà se la morte è così? – Birillo! Con certe cose non si gioca!

– Hai ragione, Cucciolo, scusami, dopo tutto di che cosa ci dovremmo lamentare, siamo due ragazzi gay, tutto sommato ancora giovani, che vivono in coppia e hanno una casa dove stare, abbiamo una famiglia che ci vuole bene così come siamo … certo, lamentarsi è come sputare in cielo, oggettivamente è vero, lo so … forse sono solo stupido o malinconico e poi io uno che mi sta a sentire ce l’ho. Cucciolo … Adesso mi sento pure stupido e mi sembra di avere detto tante cretinate, forse mi verrebbe in mente che ci dovremmo rimettere a studiare … però Cucciolo, non mi va, non mi va proprio, adesso voglio perdere un po’ di tempo e poi farmi coccolare da te è tempo guadagnato, non è tempo perso … Cucciolo, noi siamo giovani adesso … Mh! Mi piace tanto quando mi accarezzi i capelli, non è una cosa propriamente erotica, ma è gradevole a pelle, è una sensazione fisica molto forte … sì, così, Cucciolo … tu dovresti fare il barbiere, non l’avvocato, se facessi lo sciampo in questo modo avresti centinaia di clienti a fare la fila … be’, è pure un po’ sexy, ma solo poco poco … lo sai che mi piace tanto fare il bambino, tanto ci sei tu, io mi posso abbandonare … Cucciolo! È vero, è bello stare con te, non studiare insieme, ma proprio stare con te, coccolarsi così, stare a letto abbracciati … Cucciolo, lo sai che mi sta venendo sonno? Io quasi quasi mi addormento … che dici? Dormiamo un’oretta … no, due orette e poi ci rimettiamo a studiare … Cucciolo … chi tace acconsente … lo vedo hai fatto un sorrisetto … Buon riposo, Cucciolo!

– Buon riposo, Birillo! Come è bello stare con te!

– Non mi lusingare! Io senza il Cucciolo sarei un relitto …

– Birillo, adesso riposiamo e fra due ore ci rimettiamo al lavoro …

– Buon riposo negriero!

– Buon riposo Birillo! Passò più di mezz’ora.

– Cucciolo … dormi?

– No …

– Nemmeno io … mi sento strano, prima mi era venuto sonno, ma adesso non riesco a dormire, mi sento elettrico, come e non stessi nel posto giusto … come se volessi fare chissà che cosa, come se dovesse succedere qualche cosa da un momento all’altro, almeno come se io stessi per fare qualche cosa da un momento all’altro, fisicamente sto bene ma mi sento ansioso. Marco gli strinse la mano.

– Grazie, Cucciolo, mi ci voleva … però mi sento strano lo stesso, ma non è che noi stiamo un po’ troppo soli? Cioè, noi stiamo bene però stiamo soli, stiamo soli fino in fondo, con noi non c’è mai nessuno, certe volte penso che sarebbe pure bello parlare di noi, chissà quanta altra gente c’è che ci potrebbe capire eccome, magari a certe persone una storia come la nostra potrebbe pure fare bene … però noi ce ne stiamo soli soli … mah! Chissà poi perché … sì, va be’, la paura della gente, sì, è vero che i ragazzi come noi devono stare attenti a quello che fanno però non si deve vivere solo di paura …

– Ma noi non viviamo solo di paura, anzi, mi pare che in effetti di paura non ne abbiamo mai avuta, Birillo, non è paura è stare attenti a non mettersi nei casini da soli … guarda che gli altri non sono come mamma e papà … per gli altri noi saremmo solo un argomento di conversazione, cioè non di conversazione ma di pettegolezzo …

– Be’ però le storie trasversali esistono … cioè magari con certe persone, con certi ragazzi intendo, uno scambio affettivo vero ci potrebbe pure essere, anche se sono etero, io penso che queste cose esistano …

– Probabilmente esistono … voglio dire che se mi ci trovassi la prenderei sul serio, ma non mi metterei a cercare una cosa del genere, mi sembra troppo improbabile … ci si potrebbe volere bene, certo, ma comunque sarebbe una cosa strana e poi ci si potrebbe volere bene che cosa significa? Che si potrebbe andare a prendere una pizza una volta ogni tanto … non lo so, ma quando uno ha una vita tanto diversa dalla tua … mah! Non so che dire …

– Ma si potrebbero pure conoscere dei ragazzi gay …

– Sì … e dove? Io certi gay fissatelli per la santa causa e quelli che vivono di discoteche proprio non li sopporterei … e poi, guarda non è problema di gay o non gay ma è problema di persone … dovresti trovare persone come si deve, il problema è lì, ci vorrebbero ragazzi come noi, cioè con lo stesso senso della famiglia, con lo stesso senso dello stare insieme, con gli stessi sogni … se non ci sono queste cose, alla fine si resta solo alla superficie …

– Cucciolo, ma noi andiamo pochissimo pure all’università …

– Lo so però studiamo e studiamo veramente e le prospettive ci sono eccome … ma non te lo ricordi … hai promesso a papà che avremmo fatto tutti gli esami in pochissimo tempo …

– Non mi prendere in giro …

– Scusa Birillo, però mettere in mezzo altre persone significherebbe pure perdere tempo e allontanare i risultati concreti, quelli in termini economici, cioè se hai degli amici li devi pure curare, ci devi spendere il tuo tempo.

Marco passò una mano tra i capelli di Andy.

– Vedi, Birillo, adesso abbiamo un mondo nostro, è vero siamo due cuori e una capanna, ma se ce le mattiamo tutta da qui a tre anni possiamo avere altre prospettive veramente … e poi sai, gli amici, sì, però sono cose diverse … che vuol dire che ci si può voler bene anche tra amici? Io credo che alla fine si fanno delle scelte e che l’amicizia è diversa dall’amore non per la mancanza del sesso ma perché manca un impegno reciproco definitivo, in un certo senso di un amico te ne importa, sì, può essere, te ne importa un po’, ma continui a fare la tua vita e se un tuo amico se ne va per la sua strada a te non te ne importa niente, non ci stai male … e non ci stai male perché prima non ci stavi bene, voglio dire che sono comunque rapporti deboli, questo è il fatto, cioè che sono rapporti che di affettivo hanno poco e di sociale hanno molto, non lo so, ma l’amicizia mi fa questo effetto, se di un amico mi innamorassi sarebbe diverso, mi diventerebbe necessario, ma quello è amore e poi se non è reciproco è veramente una cosa terribile … aspetta, non voglio dire se non è condiviso, cioè mi potrei innamorare anche di un etero, ma lui a modo suo dovrebbe essere innamorato di me, da etero, ma dovrebbe essere innamorato di me, cioè io per lui dovrei essere una persona veramente essenziale però non credo che per un etero una cosa del genere sarebbe nemmeno possibile … noi gente per andare a prendere una pizza insieme la possiamo pure trovare però io con queste persone non parlerei di noi, mi sembrerebbe di rovinare una cosa sacra per farne oggetto di conversazione, magari anche di conversazione seria ma di conversazione, io ho bisogno di certezze, di scelte definitive … ti ricordi quando mi dicevi che non te la sentivi di fare scelte definitive … tu in effetti le scelte definitive le hai fatte eccome non ti piaceva l’idea di sentirti legato perché non sapevi ancora come sarebbe andata a finire ma in effetti la scelta definitiva l’hai fatta eccome, se non fosse così io mi sentirei continuamente minacciato dall’idea che possa finire tutto da un momento all’altro … se tu la scelta definitiva non l’avessi fatta io sarei rimasto innamorato di te lo stesso, ma per te sarei stato solo un amico, una persona che alla fine si può anche perdere senza traumi … Birillo! Che pensi?

– Niente, sto a sentire, adesso non ho idee, ho il cervello vuoto, non riesco a concentrarmi … in effetti è vero che la mia scelta l’ho fatta, adesso la mia libertà non la rivendico più, adesso stare con te mi pare ovvio, non è più una scelta, è una cosa naturale, vedi adesso mi posso girare verso di te e ti posso abbracciare, non è nemmeno una cosa che io devo desiderare, è una cosa facilissima ormai tutto questo è parte della mia vita, tu in qualche modo non sei un altro, sei l’altra parte di me, adesso non ci sono più nemmeno conflitti, se tu pensi una cosa diversa da quella che penso io l’idea di adeguarmi mi sembra naturale, non è un piegarmi a una volontà estranea, se una cosa la dici tu in effetti la sento anche mia e poi è così proprio con tutto, mi sono abituato a te in senso globale, anche fisico, è una forma di simbiosi stretta … che cosa strane, Cucciolo, la gente non ci crederebbe … Pensa che invece avremmo potuto stare soli, come tanti ragazzi che una fortuna come la nostra non l’hanno avuta … è tutta questione di fortuna, noi non abbiamo fatto niente, ci siamo capitati e basta … Cucciolo, mi posso stringere a te, sei così caldo … Che fai? Mi arruffi i capelli? Lo sai che mi piace … Cucciolo! Qui sarebbe proprio ora di dormire, se no dopo non ce la facciamo nemmeno da alzarci. Ma tu hai voglia di dormire?

– No, veramente no.

– E allora alziamoci e rimettiamoci a lavorare …

– Ok Cucciolo, ma se che è meglio, mannaggia quante chiacchiere abbiamo fatto, forse sarebbe stato meglio studiare!

– No, e come farei senza i tuoi discorsi a raffica … ma adesso forza alla macchina e mettiamoci a lavorare …

– Ma che ore sono?

– È presto, non sono nemmeno le quattro e mezza, se lavoriamo bene possiamo fare un capitolo intero, tu prepara i libri e io faccio un po’ di caffè … Lavorarono senza sosta per quasi due ore.

– Cucciolo, ma questo parte del libro è facile!

– Mai dire quattro se non li hai nel sacco!

– Sì, va be’, ma mi sembra una cosa diversa da quella di stamattina, qui si legge e si va avanti e poi è ripetitivo, Cucciolo! Forza, vai, continuiamo e cerchiamo di non mollare, forza, mi piacerebbe tanto chiacchierare un po’ … ma lo facciamo dopo cena, facciamo così, lavoriamo fino alle dieci, poi ceniamo e il tempo che resta è tutto nostro. Però fammi anche un sorrisetto, così, dai, Cucciolo, non facciamoci prendere dalle malinconie. Ripresero la lettura, che correva spedita più del previsto, andarono avanti a forza di volontà, ogni tanto Andy faceva scorrere tra le dita le pagine lette e con qualche segno di soddisfazione, piano piano la stanchezza si faceva sentire, dopo le nove erano praticamente distrutti ma non mollarono, Andy voleva arrivare alle dieci, come preventivato e la facilità complessiva della lettura lo spingeva in quella direzione. Alle dieci mancavano ancora sei pagine alla fine del capitolo, Andy fece scorrere le sei pagine fra le dita poi diede un colpo d’occhio a Marco che rispose con un’occhiata di intesa, proseguirono per le ultime sei pagine che si rivelarono meno semplici del previsto, chiusero definitivamente il libro solo alle dieci e mezza.

– Basta! Non ne posso più! Mi esce pure dalle orecchie! Cucciolo, abbiamo finito, almeno per oggi abbiamo finito! Guarda qua, tra mattina e sera abbiamo fatto quasi settanta pagine, se quelle di stamattina fossero state facili come queste ultime ne avremmo potute fare cento …

– Sì, va be’, ma intanto ne abbiamo fatte settanta e non me lo aspettavo proprio … Birillo, adesso mangiamo qualche cosa e poi ce ne andiamo a dormire perché tanto domani si ricomincia da capo! – Lo so, però quando hai lavorato dopo ti senti meglio, non ti vengono gli scrupoli di coscienza, senti che hai fatto il tuo dovere e che stai costruendo veramente qualche cosa, lo sai Cucciolo, io credo che piano piano studiare ti cambia un po’ il modo di pensare, intanto ti abitua a lavorare, a non perdere tempo e poi proprio tutte queste questioni giuridiche creano proprio una forma mentale particolare, abituano a una certa razionalità, a una logica, in fondo studiare così non mi dispiace, cioè studiare seriamente … Aspetta, un momento, mannaggia mi stavo dimenticando il forno ci mancherebbe solo di bruciare tutto, stai seduto … ecco qua, senti che profumo … e poi studiare fa venire pure fame … e mi sento gasatissimo, non lo so, ma mi sento felice, felice di stare qui, proprio felice di esistere. Mentre diceva così Andy sorrideva, era radioso, aveva il fare tipico dei suoi momenti migliori, era quasi un momento magico, strizzava gli occhi, faceva qualche smorfia con la faccia, gesticolava, Marco lo guadava come estasiato, era il suo Andy, ed era un Andy felice, felice di stare lì con lui, di studiare, di sperare in un futuro. Marco era felice, si avvicinò a Andy e lo abbracciò.

– Andy! La vita può essere meravigliosa solo se ci sei tu! Andy! Non ho parole per dirti che adesso sono felice … Andy! Ma a noi che ci manca?

– Non ci manca proprio niente, io non riseco nemmeno a immaginare di poter sognare qualche altra cosa … e adesso abbiamo per noi tutta la serata … in realtà ce ne è rimasto poco, ma lo sai che prima al tempo non davo alcuna importanza ma adesso con al cosa dello studio lo sento eccome il passare del tempo … Marco! Che pensi Cucciolo?

– Mi sento solo bene, non mi manca niente … e poi ci sei tu …

– Dai mangia anche un pezzetto di formaggio e poi c’è l’insalata.

– No, l’insalata non mi va …

– Ma è buona … – Lo so … mangiala tu …

– Ma tu non la mangi per lasciarla a me?

– A te piace tanto! Tu sei un po’ un coniglietto …

– E tu sei un topolino che si mangia il formaggio … però, mannaggia, non ti mangi l’insalata per lasciarla a me!

– Che c’è di strano? Quando non avevamo quattrini tante volte ho avuto l’impressione che papà e mamma mangiassero meno per lasciare a me le cose più buone, per la verità sul momento non me ne accorgevo nemmeno, poi quando sono stato un po’ più grande l’ho capito …

– Cucciolo, ma tu pensi che papà e mamma siano veramente contenti di noi?

– Sì, penso di sì …

– Ma proprio di avere due figli come noi, cioè, voglio dire, per loro non sarebbe stato meglio magari avere veramente un nipotino? Sai, con gli anni potrebbero avere il piacere di fare veramente i nonni …

– Be’ questo non lo so, ma tanto ragionare per ipotesi non serve a niente, anche se volessero veramente un nipotino da me non lo potrebbero avere, se mai la colpa è mia …

– Ma dai, non dire stupidaggini …

– Però credo che di avere due figli come noi siano contenti, dopo tutto penso che si sentano coinvolti, specialmente da te …

– Perché specialmente da me?

– Dai lo sai benissimo, hai fatto di tutto per conquistarteli e ci sei riuscito benissimo … e poi io penso che dato che ci sei tu accettano di più anche me, loro pensavano chissà che cosa, non si aspettavano che io portassi a casa uno come Andy, siccome ti vogliono bene tutta la situazione sembra meno strana …

– Ma perché strana? Lo vedi che tu pure hai le tue fisse …

– Io dicevo per dire, così, in termini oggettivi, be’, insomma in qualche modo è strano il nostro modo di vivere …

– Marco! Non dire stronzate! Se no mi fai arrabbiare …

– Scusa, Birillo, io dico sempre così, come se la cosa la vedessi da fuori … No eh, non ti piace nemmeno così … va be’, ho capito, non è strano per niente … Birillo, per me non è strana e nemmeno per te, forse nemmeno per papà e mamma, adesso, almeno, ma per gli altri è strana forte …

– Ma a noi degli altri che ce ne frega? Gli altri pensano ai cavoli loro … E poi, Cucciolo, a me interessa di papà e mamma perché ci vogliono bene, di tutto il resto non ce ne deve fregare nulla … domani vengono a pranzo qui … ma non è che ci vengono per forza?

– Birillo, senti, tu hai la mania di complicare tutto, ci vengono perché ci vogliono venire, perché ci vogliono bene, ma come ti viene in mente che ci possano venire per forza?

– Hai ragione è una cosa stupida … lo vedi che è utile parlare, uno smussa gli angoli e lascia cadere un po’ di cose stupide … Cucciolo, però adesso andiamocene a letto, mi viene da sbadigliare e sono stanco morto, se attacco a chiacchierare a ruota libera poi dico stupidaggini … però aspetta, aspetta, non voglio andare a letto adesso, siediti un po’ sul divano …

– Ma Birillo, è tardissimo.

– Lo so, ma non fare storie, non mi piace quando mi contraddici, in fondo che ti costa? … Dai su, non ti fare pregare, così tu ti siedi lì e io mi stendo e poggio la testa sulle tue gambe … che pensi Cucciolo?

– Se te lo dico ti arrabbi …

– No, dai, dimmelo!

– Penso che è tardi e che …

– Lo vedi come sei stronzo, ma certe volte sei proprio cattivo … non devi fare così, io con te non faccio così …

– Pure questo è vero … però, Birillo, sei … no, va’, lasciamo perdere …

– Che cosa? Adesso me lo devi dire … mannaggia, brutto deficiente! –

No, dai, lasciamo perdere …

– Ma lo vedi come sei stronzo, quando fai così ti picchierei …

– Accomodati!

– Dai non mi sfottere … ma a che cosa stavi pensando?

– Al fatto che sei sempre tu che vuoi essere coccolato …

– Lo vedi che sei proprio stronzo, certe volte mi fai proprio male, ma perché mi tratti così?

– Perché ti voglio provocare, tu hai detto che mi picchieresti ma non lo faresti mai …

– Se lo facessi ti farei male e non ti voglio fare male …

– Ma non mi devi picchiare forte, puoi pure fare piano …

– Ma quello non sarebbe picchiarsi, sarebbe giocare … ma tu che cosa mi vuoi dire? … Mh … forse comincio a capire …

– No, Birillo, ti voglio solo dire che è tardi e che domani …

– Lo vedi, quando fai così ti ammazzerei, ti comporti con cattiveria e non mi piace affatto … ma io quasi quasi ti picchio veramente, tanto me lo hai chiesto tu … o no?

– E su, Birillo, picchiami ma in fretta che poi dobbiamo andare a dormire …

– Ancora con queste battute del cavolo! Tanto se voglio ti crocchio come mi pare … Che fai? Cucciolo, stai buono! Per favore stai calmo, ma che ti prende? Ma tu guarda questo … fa sempre il baccalà e si fa pregare e poi si sveglia all’improvviso … su, Cucciolo, basta, sono stanco morto e non mi va …

– Come sarebbe a dire non mi va? Fai sempre tante storie e poi quando succede non ti va! A me invece mi va … hai capito, Birillo?

– Buono, ma che fai? Mi fai male! Ma che sei impazzito? È notte fonda, qui i vicini ci cacciano da casa … aspetta, aspetta … mannaggia mi ti devo fare stare fermo con la forza …

– Tanto non ci riesci!

– Cucciolo, se vuoi fare l’amore dimmelo, basta dirlo, non c’è bisogno di fare tuta questa commedia …

– Andy! E dai, cerchiamo di vivacizzare un po’ le cose, lo vedi che stai ridacchiando pure tu!

– Buono, buono! Basta!

– Macché basta! Qui il mio Andy lo voglio sentire forte, lo voglio sentire vivo, voglio sentire che mi resiste, voglio sentire che ha i muscoli … Birillo, aspetta, cerca di fare più piano, io dicevo per dire … ma che fai? Mannaggia, ti sei risvegliato tutto all’improvviso … buono, stai buono,

– Baciami, stupido… ma te lo devo dire io? Cucciolo, allora i muscoli ce li hai anche tu, allora la forza ce l’hai anche tu, senti qua, ma tanto lo sai che se voglio ti metto sotto …

– Lo so, Birillo, lo so… ma mh! Mi pare che sono meno pappamolla di prima … se ce la metto tutta alla fine ti tengo testa benissimo …

– Pausa, Cucciolo, tregua!

– Che c’è Birillo?

– C’è che questa lotta non ha molto di sessuale è solo fare la lotta … è gradevole però non è come succedeva prima … Buono, dicevo per dire … che fai? Non c’è bisogno di prendere le cose troppo alla lettera, non c’è bisogno di prendersi le cose con la forza, tanto lo sai che sono tue … adesso c’è un po’ più di fuoco … però quando sudi puzzi un po’ … a me piace ma a qualcuno non piacerebbe, Cucciolo, lo sai che ti si è appiccicata addosso tutta la maglietta, sei sudatissimo …

– Pure tu … e puzzi pure tu!

– Allora ci facciamo una bella doccia fuori programma … Almeno ti poso abbracciare un po’ con calma nell’acqua calda, adesso mi piacciono di più le cose tranquille e poi mi devi coccolare e se non lo fai sei uno stronzo! Ma tanto tu lo fai eccome … Cucciolo quanto tempo è che non facciamo sesso? Mi sembra una vita!

– Saranno al massimo tre o quattro giorni …

– Ma lo sai che sborrare fa anche bene alla salute, se uno all’età nostra lo fa spesso quando diventa grande prende meno malattie, l’ho letto su un giornale … sì, è vero, non fare quella faccia …

– Lo so, l’ho letto anch’io, ma è una bella terapia … una pippa al giorno leva il medico di torno … Dai, Birillo, andiamo a fare la doccia se no qui prendiamo freddo, siamo tutti bagnati.

– L’acqua mettila piuttosto calda e piano piano, no, così è troppo calda, piano se no ci bruciamo il pisello, dai adesso sediamoci sul fondo e io mi appoggio a te …

– Andy!

– Che c’è?

– Ti voglio bene!

– Lo so, Cucciolo, lo vedo … – Non è nemmeno una cosa sessuale, adesso stare così mi sembra la cosa più ovvia del mondo, adesso stai appoggiato a me e sei veramente rilassato, abbandonato, si vede che stai bene e una cosa del genere mi fa andare in estasi … Birillo! Che bello quando mi guardi così! Birillo! È un sorriso dolcissimo!

– Cucciolo è bello condividere la propria intimità, Cucciolo, noi siamo una coppia felice! Io adesso sto bene … mi addormenterei così, mi sentirei felice di stare sempre così, non mi manca nulla, le mie malinconie me le porto dentro ma restano nascoste dentro, non mi fanno male perché ci sei tu, Cucciolo, alla fine il sesso è una cosa importantissima perché ti apre le porte dell’affettività vera, io adesso mi sento completamente tuo e sento che tu sei completamente mio, ma proprio tutto, anche l’anima … Cucciolo, restiamo così e non diciamo niente, poi tra dieci minuti fai tutto tu, mi lavi, mi asciughi e mi porti a letto …

– Ok Birillo, ma adesso non pensare a niente, cerca di goderteli questi momenti perché sono bellissimi!

– Così, a stare zitti zitti, mi viene ancora da parlare … ma adesso sto zitto … Cucciolo … grazie …

– Andy!!!

Rimasero in silenzio, con l’acqua che scorreva sui loro corpi lentamente, ogni tanto si stringevano le mani e Andy si stringeva di più a Marco, era come se il tempo si fosse fermato, non avevano paura di nulla, avevano la mente sgombra e leggera la comunicazione era intensissima, fatta di contatti leggeri e del calore del respiro, dopo dieci minuti Marco prese lo shampoo e lo versò sulla testa di Andy che rimase seduto, Marco si trattenne qualche secondo in più a frizionare leggermente i capelli di Andy, poi gli disse:

– Tirati su che ci sciacquiamo. Andy si alzò senza aprire gli occhi, Marco intensificò il getto e in un attimo non avevano addosso più schiuma, poi Marco aprì il meno possibile il box della doccia, uscì, prese l’asciugamano grande, rientrò nel box e lo avvolse intorno ad Andy che si limitò ad alzare le braccia. Entrambi non erano sessualmente eccitati. Marco asciugò bene i capelli di Andy poi lo frizionò leggermente e gli versò addosso un po’ di talco, quindi si asciugò con un asciugamano piccolo. Andy uscì dal box avvolto nel lenzuolo da bagno e rimase fermo, Marco si infilò slip e jeans, lo prese in braccio e lo portò a letto, poi andò a riprendere i vestiti di Andy, che però volle rimanere a letto completamente nudo, Marco fece altrettanto. Avevano entrambi la pelle fresca, quasi fredda, Andy aveva qualche piccolo brivido di freddo, Marco lo abbracciò.

– Come va, Birillo?

– Benissimo, Cucciolo, benissimo! Lo sai che si sta bene anche senza sesso, è un’altra cosa ma non è meno tenera… domani ci rifacciamo ma stasera è stata bellissima lo stesso … Cucciolo …

– Che c’è?

– Che pensi?

– Penso a quello che hai detto prima, che il sesso ti apre le porte dell’affettività vera … è proprio vero.

– Pensa un po’ come deve essere fare sesso senza amore, magari sapendo che tu stai con uno che sta pensando ad altro, magari con uno che ti piace solo fisicamente ma che non ti piace come persona … Cucciolo, ma ci pensi come sarebbe brutto … ma come fa certa gente a fare sesso se non è innamorata … io su di te ci avevo puntato tutto … almeno credo, comunque poi me lo hai insegnato tu che cosa significa  amare … e io l’ho imparato … almeno credo, prima di queste cose non ne capivo niente, ne avevo un vago sentore … e poi sei arrivato tu … Accarezzami i capelli … sì, così, Cucciolo, mi piace tanto, mi piace addormentarmi sapendo, anzi sentendo, che tu sei vicino a me … così, Cucciolo, così … notte Cucciolo!

– Notte Birillo!

– Cucciolo …

– Che c’è?

– …

– Che c’è?

– Forse niente … però mi prende un po’ di malinconia …

– Cioè?

– Mah… mi sento un po’ svogliato, un po’ deluso, certe volte mi pare che anche fisicamente non sono più quello che ero prima … cioè mi pare che sto calando un po’, forse no, o forse sono solo stupidaggini … però mi sento sempre mezzo mezzo, forse io a essere felice non ce la farò mai … cioè a sentirmi totalmente bene, ma neanche, diciamo solo a sentirmi bene … certe volte invidio papà, lui la prende sempre bene e pure mamma, loro certe forme di depressione non le hanno mai provate … ma come fanno ad essere sempre così sereni?

– Birillo, ma non sono sereni … cioè non sono felici in modo totale, sono solo sereni, guarda che di guai ne hanno tanti ma è che con noi non ne parlano mai, però le loro malinconie le hanno eccome e anche le cose che non vanno sotto il profilo fisico …

– Allora recitano …

– No, non è questo, è che cercano di non pesare su di noi …

– Dici che io dovrei fare lo stesso?

– No, Birillo, ognuno è sé stesso … io certi comportamenti da papà me li aspetto ma da parte tua sarebbero strani … sono diversi i ruoli …

– Ma allora è una questione di ruoli …

– Be’, in un certo senso sì, ma non sono recite …

– E allora quando a papà vengono i momenti di depressione si tiene tutto dentro?

– No, come sta alla fine lo capisci, ma lui ci mette una nota positiva …

– Cucciolo …

– Che c’è?

– Ti sto scocciando?

– No, ma adesso te la faccio io una domanda … ma tu pensi che a me i momenti neri non siano mai capitati? – Mh! Questa è una domanda difficile … di momenti neri forse te ne sono capitati, anche brutti, di paura, di disperazione, ma di depressione no, non credo tu abbia mai avuto momenti di depressione nera … forse questo per noi è l’unico punto sul quale non siamo esattamente sulla stessa frequenza, su questo tu mi stai a sentire ma non mi puoi capire perché non ci passi direttamente … che pensi? … Dimmelo, non stare zitto!

– Penso che forse hai ragione … e mi dispiace che sia così …

– Ma ognuno ha il suo mondo e nessuno può arrivare in fondo all’anima di un altro …

– No, Birillo, questo non è vero … tu non sai quello che mi passa per la testa? Secondo me tu lo si benissimo …

– Ma tu lo sai quello che passa per la testa a me?

– Sì che lo so …

– E allora dimmelo!

– Secondo me stai pensando che a stare a letto con me si sta bene e che queste chiacchiere hanno un valore comunicativo enorme … stare bene è solo questo … sentirsi amati …

– Però abbracciami, Cucciolo… ecco, così … è bella questa intimità con un’altra persona … è proprio una cosa calda, l’avevo sognata tanto … Cucciolo, lo sia che esiste veramente? Io prima non ci credevo … c’è tanta gente che conta, che guadagna, che fa tante cose importanti … ma tu dici che persone che si vogliono bene ce ne sono veramente tante? … Cioè che si vogliono bene come noi … Lo sai Cucciolo che adesso dipendere economicamente da te non mi pesa più, mi sembra ovvio, non mi sento un mantenuto, adesso questa è proprio casa mia e i tuoi sono la famiglia mia, l’anno scorso una eventualità del genere mi sarebbe sembrata assurda e invece è successo tutto da sé … però un po’ di malinconia di fondo mi è rimasta … ma quando stiamo abbracciati mi passa … però mi restano addosso tante paure, non so se tutta questa voglia di costruire ce l’ho veramente, quando ci sei tu mi sembra di sì, ma poi non lo so, mi sembra che vado un po’ a rimorchio, c’è tanta gente che fa progetti, che si sogna il domani … a me un po’ il domani fa paura, sto bene così, adesso, poi magari il mondo professionale non mi piacerà affatto, allora ci sarà da lavorare ancora più di adesso e il tempo per essere coccolati non ci sarà più … mannaggia, questo non mi piace … ma perché bisogna lavorare, Cucciolo, io non voglio crescere, io la mia adolescenza la voglio vivere adesso … almeno un po’ … adesso mi sento anche emotivamente carico, con tanta esitazione ma emotivamente carico, lo sento proprio a livello fisico, vedi, non ce la faccio ad addormentarmi, magari poi domani non ce la faccio ad alzarmi, ma adesso non ho proprio voglia di andare a dormire, mi piace troppo perdere il tempo così, fare correre il cervello a ruota libera, farmi coccolare, c’è tanta gente che ha voglia di crescere, di avere indipendenza, soldi … io a tutte queste cose non ci penso proprio, io ho bisogno del mio Cucciolo e basta … Cucciolo, ti do fastidio?

– Andy!

– Lo sai che mi piace quando mi accarezzi così, è una cosa dolce, delicata, mi sento importante … quando c’è qualcuno che si prende cura di te ti senti bene … però, lo vedi, Cucciolo … sei sempre tu che ti prendi cura di me e mai il contrario … a me piace quando mi accarezzi, ma potrebbe piacere pure a te e io non ci penso, mi godo la parte mia e a te non ci penso … sono egoista?

– No … sei solo il mio Birillo … tu dici tante cose, io non le so dire così bene ma mi piace sentirle e mi sento importante quando le dici … io adesso ho uno scopo nella vita … fare sì che il mio Birillo sia felice … queste cose riempiono la vita e poi mi piace tanto sentirti parlare, sentirti divagare quando fai tutti i tuoi discorsi, in fondo sono anche i miei … – Cucciolo, lo sai che con tutta questa intimità non si pensa nemmeno più tanto al sesso, adesso non mi manca niente, adesso siamo una cosa sola veramente … però noi non possiamo aver figli … ma ti pare giusto? Cioè, quando ero piccolo i miei mi dicevano che quando due si vogliono bene Dio gli manda i figli perché i figli così possono crescere bene … Cucciolo, noi ci vogliamo bene … però figli niente … per una coppia etero che si ama deve essere una cosa bellissima pensare che da loro possono venire i figli … o no? Chi lo sa … Forse i figli hanno un altro senso … almeno quando sono nato io … a me non mi ha mandato certo Dio come premio perché mio padre e mia madre si volevano bene, per te è stato diverso ma per me no, io sono nato e basta … tu pensa … mio padre e mia madre avrebbero fatto di tutto per non mettermi al mondo e invece io ci sono lo stesso, noi invece magari un figlio lo vorremmo tanto e non lo possiamo avere… ma tu un figlio o vorresti?

– Mah! Tanto è impossibile …

– Sì, lo so, ma tu lo vorresti un figlio da me …

– Birillo, adesso stiamo farneticando …

– No, dai, non cambiare argomento, rispondi!

– Un figlio da te? … e tu saresti il papà o la mamma?

– Dai, non tergiversare, cerca di rispondere …

– Mah!

– Sei perplesso?

– Sì …

– E perché?

– Be’ realmente un figlio non so se lo vorrei, non mi sembra una cosa così ovvia, in un ceto senso penso che sia una fortuna non dovere decidere cose del genere, un bambino è bello quando nasce, quando è piccolo, quando le cose vanno tutte lisce, ma quando non è così … ma anche quando va tutto bene, poi non resta sempre bambino, poi cresce, poi si ammala, poi invecchia … Birillo, tutte queste cose le abbiamo dette altre volte … quello che penso lo sai …

– Sì, lo so, però a me avere un figlio da te mi piacerebbe tantissimo … che nome gli metteresti?

– Mah! Proprio non lo so …

– Io sono tradizionalista, Rocco non mi piace proprio ma lo chiamerei così, come il nonno … e ci pensi come resterebbe papà se rimanessi incinto … , secondo me sarebbe contentissimo …

– Be’, insomma …

– Lo so che non succede però sarebbe bello …

– Lo vedi che vuoi fare la mamma!

– No, non lo so, ve be’, potresti rimanere incinto pure tu … però sarei contentissimo … Cucciolo … mi sto allargando troppo?

– E sì, mi sa di sì … – Però sarebbe bello … il Cucciolo col pancione … o starebbe meglio a me? … E poi se io resto incinto tu mi cacci di casa e magari pensi che ti ho messo le corna … magari con una ragazza … però se fosse successo sarebbe rimasta incinta lei … Cucciolo! Che pensi?

– Penso che è bello sentirti giocare così …

– Cucciolo …

– Sì …

– Ma tu la senti ancora una spinta erotica forte?

– Sì, è ovvio … cioè prima era una cosa fortissima perché doveva diventare una ipotesi reale ma adesso è una cosa reale …

– Sì, va be’, ma quando stai con me ti senti eccitato? … Dai, e poi quello che voglio dire lo sai benissimo … mh! Senti qua! Mi sa di sì, secondo me ti senti eccitato eccome … non è durissimo, come i primi tempi ma è bello grosso … sì, sì, sì, va ancora tutto bene … Cucciolo …

– Vuoi fare l’amore, Birillo?

 – Sì! Ah! Bello, Cucciolo, Bellissimo, così a pelle, nudo su nudo, almeno il fatto che sono giovane serve a qualche cosa, pensare che puoi essere felice di stare con me, che la mia sessualità ha in senso non solo per me mi sembra una cosa quasi incredibile … Cucciolo … Mh! Buono! Stai un po’ più tranquillo … aspetta, aspetta … fermo! Più calmo, più piano, tanto abbiamo tutta la notte … sì, sì, io non vaglio fare le cose una botta e via, mi piace il sesso lento, quello che dura nel tempo … mannaggia, pensa se tu avessi l’eiaculazione precoce … o se ce l’avessi io … tutto questo non si potrebbe fare … e invece si può fare e pensa se non ti tirasse o se non tirasse me … sarebbe un problema e invece ti tira eccome … lo sai che quando vedevo i siti porno su internet mi piaceva tantissimo vedere i ragazzi nudi, proprio solo nudi, non in attività sessuali costruite … un ragazzo è fatto per stare nudo, nudo è più bello, lo capisci meglio ne capisci meglio il carattere … se poi la puoi toccare … mh! Poi mi piacevano le foto di coppia, soprattutto quelle molto dolci, di coccole tenere, anche sessuali, ma senza aggressività, le cose intense, quelle partecipate, … c’erano dei nudi bellissimi, di una naturalità totale … il ragazzo com’è … che è una cosa bellissima, senza orpelli di nessun genere … Cucciolo ti posso guardare un po’, solo guardare come sei fatto … io lo so benissimo come sei fatto, ma mi piace proprio osservarti … no, non così, non ti mettere in posa, devi essere naturale, il sesso è una cosa semplice, spontanea … ecco così … lo sai Cucciolo, a me piacciono tanto le fotografie ma una foto erotica non te la farei mai e non me la farei mai fare, mi piace guardarle è vero, ma non quelle delle persone che amo, cioè mi sembrerebbe un po’ una dissacrazione, magari una foto di nudo sì, però dovrebbe essere un nudo senza eros, che ne so … un nudo al mare e mentre giochiamo … però il sesso mi sembra una cosa troppo privata … ma quanto sei bello, che belle gambe hai … quando stanno nei jeans non sembrano così belle, sono robuste ma non grasse, sono muscolose ma non troppo … e poi hai un bel volto, si armonizza bene col pisello, ci sono quelli che sono tutto cazzo o tutto bel faccino e niente cazzo … tu sei bello e basta … Cucciolo! Che fai? Aspetta! – Dai su, adesso ti voglio guardare un po’ io … così! Altro che fotomodello! … un Birillo tutto mio … proprio mio tutto! Mi sembra così incredibile … che fai? … Mh! … E baci bene! Accidenti! Sembri una puttana di classe! – E tu che ne sai? E poi a me certi paragoni non piacciono! Adesso mi giro e mi metto a dormire! – Scusa, Birillo! Scusa, scusa! Ho detto una stronzata! – Niente linguaggio triviale! Cucciolo noi stiamo facendo l’amore … hai capito Cucciolo? Qui non ci sono puttane … e poi quelli sono modelli di maschilismo vergognoso … se te ne esci di nuovo con cose del genere, parola mia, mi giro dall’altra parte e mi metto a dormire! Dai, su, adesso non fare quella faccia da cane bastonato, dai, su che mi devi coccolare, se no mi raffreddo …

– Te la sei presa, Birillo?

– No! Però … mh! Che fai?

– Be’ lo vedi …

– Sì, però dopo pure io!

– Certo, non ti preoccupare!

– Però è bello veramente! Mizzica, me lo ero quasi dimenticato! … Cucciolo, un attimo, fermo … per favore …

– C’è qualche cosa che non va?

– No, ma mi sento un po’ distratto … scusa se te lo dico ma mi sembri un po’ meccanico in quello che fai … non è male, anzi! Ma adesso non mi sento molto addentro in queste cose …

– Birillo … ho fatto qualche cosa che non va? …

– No, dai, non fare così, è solo che mi viene da pensare ad altro …

– E cioè? A che cosa? – Mi viene da pensare all’università, alla cosiddetta vita adulta … niente più cucciolerie …

– Ma tanto non mi pare che poi ti piacciano troppo …

– Non è vero, ma adesso sto pensando ad altro … tu dici che ci arriviamo veramente alla fine?

– Penso proprio di sì … ma perché non ci dovremmo arrivare? …

– Perché io non sono mai arrivato da nessuna parte …

– Ma se è per questo nemmeno io … però perché le cose non dovrebbero cambiare? … Ci sono tutte le migliori aspettative …

– Mh! … Le tue sì, quelle di papà e mamma …

– Perché le tue no? – Cucciolo, ma io l’università, la laurea, fare l’avvocato non lo considero un obiettivo della vita, si deve fare e basta, non è una mia scelta è una necessità, in qualche modo bisogna pure mangiare e noi in pratica lo possiamo fare così … in pratica solo così … però nel senso vero della parola non me ne importa nulla … io potrei fare qualsiasi cosa o anche nulla, in fondo non è una cosa mia … Cucciolo certe volte mi sento un po’ come se fossi una macchina nelle mani del destino, tanto tutto funziona come deve funzionare, io non ci posso fare niente, mi sento passivo, completamente passivo …

– Pure con me?

– Ma che c’entra? Io dico del lavoro, Cucciolo, noi facciamo facciamo … e poi tanto è tutto casuale! … E poi io adesso non riuscirei più a stare solo, prima ero più forte e ce la facevo … forse più disperato, però ce la facevo, adesso sto meglio ma ho anche tanta paura che tutto questo non duri, forse sono paure teoriche ma io le sento, non so nemmeno di che cosa ho paura … di qualche cosa che potrebbe venire a rovinare tutto … quando meno te lo aspetti … Cucciolo, io non ce l’ho una sicurezza … cioè nel futuro non ci credo, sto cercando di prendermi tutto e subito, ma al futuro non ci credo … tu dici che sono paure stupide ma io non mi sento sereno, è come se ci fosse qualche cosa che ci minaccia, qualche cosa che non so che cosa sia … però mi sento come se ci fosse una minaccia, poi tante volte mi metto a fare dei giochi mentali, penso di riuscire a prevedere il futuro e lo prevedo nero … poi penso che il futuro io lo posso condizionare col pensiero, e allora mi viene l’idea che io il futuro lo posso rovinare pensandoci troppo … Cucciolo, non sono cose stup… mh! Il bacio è stato bello ma non è che mi vuoi zittire?

– Sì! Ti voglio zittire … perché quando parti non ti fermi più … Andy! Una sponda ti ci vuole, se no il cervello lo fai girare troppo …

– Cucciolo, ma ti sei arrabbiato che prima non ti sono venuto appresso a fare l’amore … scusami, mannaggia certe volte sono proprio stupido …

– L’ho detto io che parli troppo! Birillo … ma lo sai che ore abbiamo fatto?

– No. – Sono quasi le quattro e domani cascheremo dal sonno … su, non fare quella faccetta pentita … piacerebbe tantissimo anche a me se si potesse dedicare tutto il nostro tempo solo a stare bene insieme … però, Birillo … , insomma, ci sono tante cose da fare e in un modo o nell’altro bisogna farle e domani ambiamo pure papà e mamma a pranzo e dobbiamo studiare … adesso una cosa fammela dire e poi mettiamoci a dormire …

– Ci sei rimesto male che mi sono distratto?…

– No, Birillo, ti volevo dire un’altra cosa … secondo me quando avremo finito con l’università farà piacere anche a te, adesso c’è la fatica ed è ovvio che la fatica non ti piaccia, ma poi ci sarà il risultato … ma te lo ricordi come stavi quando abbiamo fatto gli altri esami? … secondo me eri contento eccome … a te piace tanto palare, ma secondo me tu al fatto che arriveremo a destinazione presto e bene ci credi eccome! Birillo, tu in fondo quando c’è da studiare studi, non perdi tempo … magari poi non dormiamo per parlare, ma quando c’è da studiare si studia e basta!… O no?

– Sì … almeno un po’ è vero … Notte Cucciolo, adesso dormiamo e basta … Cucciolo, senti, adesso forse mi andrebbe di fare l’amore …

– No, Birillo, adesso dormiamo …

– Lo vedi che mi vuoi punire …

– Birillo, per favore, ti prego …

– Ho capito, ho capito … però domani sera si fa …

– Promesso!

– … È un po’ la promessa del marinaio …

– Zitto, Birillo! Adesso dormiamo, se no domani non stiamo in piedi e non ci possiamo permettere cose del genere … Notte Birillo!

– Notte Cucciolo! … Senti io … no, niente! Notte Cucciolo!

– … – Che fai non rispondi?

– Notte Birillo e dormi sereno perché noi non siamo soli … e lo sai … ma adesso dormi!

– Notte!

ANDY – ROMANZO GAY 13

Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli dal primo al quattordicesimo sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.

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Nella mente di Marco fluivano rapidissime le sensazioni, Andy era tra le sue braccia, sembrava contento, sorrideva, scherzava, manifestava in ogni modo il suo sentirsi al suo posto, ma Marco era sconvolto, Andy era con lui, avrebbero fatto l’amore, ma Andy reclamava la sua libertà, forse voleva solo provare, almeno provare, che cosa fosse l’innamorarsi di una ragazza, voleva tentare di farsi accompagnare da Marco verso altri orizzonti e altre felicità, Andy non sapeva nemmeno se qualcuna delle felicità in cui sperava sarebbe mai esistita, ma voleva provare a staccarsi da Marco, per lo meno voleva provare a cercare una sua strada. Marco lo aveva amato con tutto se stesso ma sempre con l’idea che la sua felicità e quella di Andy sarebbero state una cosa sola, Marco non aveva mai pensato realmente che Andy potesse allontanarsi da lui, tutto questo per lui era stato sempre e totalmente relegato nel regno delle possibilità teoriche, forse il suo amore per Andy dipendeva proprio da questo presupposto: essere due ma essere totalmente una sola cosa. Marco cominciava a rendersi conto che Andy non era un altro Marco, che aveva una sua storia affettiva, un suo mondo di sentimenti e di paure che Marco non conosceva, ne aveva sentito parlare da Andy, ma non sapeva di che cosa si trattasse in realtà. L’idea della identificazione aveva retto dall’interno il loro rapporto fin dall’inizio, Marco ci aveva creduto totalmente, Andy solo in modo parziale. Eppure Andy si stringeva a Marco e voleva fare l’amore con lui. Marco era assalito da sensazioni contraddittorie, amava Andy e lo sentiva vicinissimo e totalmente disponibile nei suoi confronti ma nello stesso tempo cominciava a pensare che Andy, prima o poi, se ne sarebbe andato per la sua strada, o che almeno questo sarebbe stato possibile, non lo sentiva più suo in senso totale, cominciava ad avere se non la certezza almeno il timore di perderlo. Fece appello a tutte le sue doti di altruismo e cercò di vedere Andy da un altro punto di vista, che in fondo era quello che sarebbe piaciuto di più a Andy, cercò di accettare la prospettiva di vivere in funzione di Andy, della sua felicità, dei suoi sogni, cercò di accettare l’idea di dedicarsi totalmente a realizzare la felicità di Andy mettendo da parte la propria, per Marco, alla fine dei conti, tutto questo non appariva nemmeno come una cosa particolarmente difficile, in fondo anche Andy lo amava e lo amava in modo totale, compatibilmente con il suo io più profondo e con i sogni stratificati nella sua anima, Marco sapeva bene che Andy lo amava veramente e che non avrebbe voluto in nessun modo farlo stare male, che anche per Andy la lotta contro se stesso sarebbe stata difficilissima, anche Andy avrebbe dovuto distruggere un mondo di sogni per cercare di essere se stesso, avrebbe dovuto cercare il coraggio di andare per la sua strada o almeno di cercarla e anche per lui sarebbe stato un cammino difficilissimo. Marco comprendeva che Andy aveva necessità di staccarsi da lui in modo morbido, senza traumi, sentendosi sempre amato e con la certezza di poter tornare indietro in qualsiasi momento, tutto questo in teoria per Marco avrebbe potuto essere difficilissimo da accettare eppure in quei momenti non gli sembrava che fosse così, dentro di sé pensava ancora che Andy alla fine sarebbe comunque tornato da lui, ma di tanto in tanto gli veniva in mente l’idea di doverlo perdere per il bene stesso di Andy. Marco non riusciva a capire che cosa potesse passare esattamente per la mente di Andy, prese il coraggio a due mani e cominciò a parlare chiaro mentre accarezzava Andy, perché non si sentisse nemmeno sfiorato dal sospetto di non essere amato.

– Birillo, mannaggia… lo sai che mi metti un po’ in crisi?

– Lo so, Cucciolo, lo so e mi dispiace…

– No, non ti deve dispiacere, tu devi cercare una tua strada, è giusto che sia così.

Andy provò un attimo di terrore, sentì come il rifiuto di Marco, ma Marco continuò.

– Però, Andy, tu mi devi permettere di starti vicino lo stesso, io ti voglio bene… non so come dirtelo, Birillo, vorrei che tu non ti sentissi solo neanche un istante, ti voglio stare vicino… lo so che devi cercare la tua strada ma non la devi cercare da solo, ci voglio essere pure io vicino a te, almeno finché tu vorrai, … io ti voglio vedere felice…

– Cucciolo…

– Sì.

– Io voglio che mi ci porti tu alla mia felicità, lo so che mi vuoi bene, il tuo amore lo sento fortissimo e non ne posso fare a meno, però non so se è la mia strada vera, questo non lo so, Cucciolo, non ti so dire quello che succederà, ho paura che sia stata solo una fase, che la tua presenza sia servita a farmi maturare, a farmi cercare dentro me stesso, tu hai già avuto una funzione enorme per me, io prima ero una nullità totale, poi sono stato vicino a te e sto crescendo, sono molto incerto di me stesso, ma mi sento molto più forte di prima, tu mi hai dato una spinta affettiva fortissima, adesso io sto vicino a te, ci stiamo abbracciando, per me è una cosa tenerissima, io non ho segreti per te, almeno cerco di non averne, a nessun livello… però la mia vita vera, quella di fondo, potrebbe essere un’altra, tutte queste cose non me le dimenticherò mai, sono state la mia vita e lo sono ancora adesso, ma potrebbero non esserlo più in futuro, ma Cucciolo, io ti dico potrebbero, perché quello che succederà io non lo so, penso che potrei conoscere una ragazza e potrei sposarmi e avere figli, non mi dispiacerebbe affatto, però continuerei a pensare a te cento volte al giorno… magari poi chissà mi potrebbero venire dei momenti neri anche in quella situazione e potrei avere bisogno di stare vicino a te… non lo so, Cucciolo, non lo so… però non mi sento di mettere da parte a priori l’idea di una vita diversa… certe volte penso che quella potrebbe essere veramente la mia strada, mi sento frenato perché so che ti sto facendo male, questo non lo posso sopportare perché tu non te lo meriti, io vorrei riuscire a fare tutte e due le cose: cercare la mia strada e nello stesso tempo rimanerti vicino, ma non so se una cosa del genere sarà possibile…

– Birillo, una cosa del genere sta già succedendo, se non potrò avere Andy come amante almeno avrò un amico come si deve, uno che mi capisce fino in fondo, e poi non è una questione di ruolo, io non voglio perdere il mio Andy, che sarà sempre e comunque mio, potrà avere moglie e figli ma sarà sempre il mio Birillo…

– Cucciolo, ma tu pensi veramente che funzionerebbe?

– Sì, ne sono sicuro.

– E papà e mamma come ci resterebbero?

– Ti vorrebbero bene come prima, tra noi non cambierebbe nulla.

– Tu pensi?

– Sì, Birillo, ne sono certo.

– Allora domani mi accompagni alla fermata.

– Certo che ti accompagno alla fermata.

– E adesso ti va di fare l’amore con me?

– Birillo…

Fecero l’amore in modo struggente, come se fossero sul punto di separarsi per sempre, Andy sentì tutto l’amore di Marco, tutta la sua dedizione. Marco stava facendo in modo che Andy si sentisse amato, totalmente amato e senza nessuna condizione e nessuna riserva. Dopo rimasero abbracciati per un po’.

– Notte Cucciolo.

– Notte Birillo.

Si addormentarono l’uno nelle braccia dell’altro.

Al mattino Andy si alzò per primo, andò a preparare la colazione ma non fece la doccia, quando tutto fu pronto chiamò Marco con un bacio leggero.

– Cucciolo… è ora di alzarsi…

– Mh… vengo, vengo subito…

– Dai, che facciamo la doccia, la colazione è pronta e poi mi accompagni all’autobus…

– Arrivo, Birillo…

Entrarono nel box della doccia insieme, come succedeva tutte le mattine.

– Dai, Cucciolo, dammi una lavata come si deve… oggi mi devo fare bello…

– Ma tu non ne hai nessun bisogno.

Si insaponarono a vicenda e terminarono la doccia in pochi minuti senza allusioni sessuali, si asciugarono ciascuno per conto proprio, Marco ripensò a quando Andy voleva farsi asciugare da lui ed ebbe un attimo di malinconia, ma la scacciò subito. Andy volle che Marco gli facesse la barba come succedeva nei giorni importanti.

– Ma sei narcisista forte! Ma tanto sei bello di natura, non c’è proprio bisogno che ti atteggi… aspetta, una goccia di dopobarba profumato, … così… sei proprio irresistibile…

– Cucciolo, vieni di là… la colazione è pronta.

Si sedettero al tavolo.

– Cucciolo… che c’è?

– Niente… mi fa uno strano effetto…

– Lo so però cerca di sorridere… ecco, così!

– Io ti vedo così, bellissimo, irresistibile… mannaggia pensare che non sei solo per me… ma… niente! Va bene così, io voglio un Andy splendido…

– Cucciolo, io torno all’ora di pranzo e ti racconto tutto ma tu cerca di stare sereno, lo so che non è facile… che stai pensando adesso?

– Che ti vorrei accompagnare fino all’università e non fino alla fermata…

– Va bene…

– No, forse è meglio di no.

– Cucciolo, lo so che mi vuoi bene, non c’è bisogno che tu mi dia delle conferme… però adesso all’università mi ci accompagni…

– Almeno quello…

– Non mi fare il geloso, ti prego, non mi mettere in crisi, anche per me è già tanto difficile così…

– Scusa, Birillo, dai, finisci di prepararti e andiamo.

– Mi porto il telefonino, per ogni evenienza, tu però il tuo portatelo sempre appresso…

– Me lo porto, me lo porto…

– E tu che fai stamattina?

– Studiare non mi pare il caso, tanto studiamo insieme il pomeriggio, non lo so, forse me ne vado un po’ a spasso a prendere un po’ di sole, da papà non ci vado, il discorso è troppo prematuro… o semplicemente me ne vado a letto…

– No, a letto no…

– Perché?

– No, così, non c’è nessuna ragione specifica…

In macchina il discorso si fece più pericoloso.

– Cucciolo, però non mi devi odiare per quello che sto facendo…

– Io non ti potrei odiare per nessun motivo e poi tu adesso stai solo cercando la tua strada e io non ho nessun motivo per volerti bene meno di prima… ricordatelo, Birillo, ci sono e ci voglio rimanere qualunque cosa accada.

Le pause si facevano più lunghe e discorsi più assertivi e ripetitivi, entrambi avevano trovato il loro modo di comportarsi in una situazione come quella, poi Andy si fece più ardito.

– Cucciolo, è sicuro che non hai niente altro da dirmi?

– Birillo… io ce la sto mettendo tutta ma non mi stressare troppo.

– Scusa, Cucciolo, sono uno stupido, certe volte passo i limiti…

– No, non passi proprio niente… è che io non lo so come reagirò dentro, adesso credo che reagirò bene ma in sostanza non lo so, io ci proverò in tutte le maniere e con tutta la buona volontà ma quello che succederà io non lo so…

– Cucciolo, ma non è colpa mia, prova a metterti nei miei panni…

– E tu prova a metterti nei miei, hai ragione quando dici che non è colpa tua ma questo non mi risolve il problema, Birillo, io sono innamorato di te e non so se ce le farò a pensare che tu stai andando verso altri lidi, non è così facile…

– Lo so, Cucciolo, lo so, … mannaggia come mi sento strano, anch’io lo sento quasi come un tradimento, anche se tu non me lo dici…

– Ma non è un tradimento, Birillo, tu devi cercare la tua strada… non posso fare finta di non capirlo, significherebbe che ti voglio male e che mi sono innamorato di te solo perché puoi essere l’oggetto dei miei desideri ma mi sembra che sia una cosa squallida, solo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… io tutte queste cose razionalmente le so, ma quando mi trovo a metterle in pratica lo sento eccome il senso della difficoltà…

– Cucciolo, siamo arrivati… che faccio? Dimmelo tu, io non so più che fare…

– Vai Birillo, non ci pensare due volte, ti aspetto a casa per pranzo e se ti capita qualche cosa di interessante mi fai un colpo di telefono e ci vediamo per cena… Ti voglio bene, Birillo!

– Ciao, Marco, ci vediamo a casa a ora di pranzo.

Andy scese e Marco mise in moto solo dopo che Andy ebbe girato l’angolo.

Andy non sapeva che fare, aveva portato con sé qualche libro nella borsa, se ne andò nella sala grande della biblioteca, quella dove aveva notato maggiore movimento, poggiò i libri sul tavolo e si mise a studiare, leggeva senza distrazione e la lettura di quel libro gli faceva tornare in mente Marco ma rimase lì, l’ambiente era tranquillissimo, non c’era quasi nessuno, gli appelli d’esame erano già tutti conclusi  e solo qualche raro studente si aggirava in quei locali alla vana ricerca di qualche collega. Andy ogni tanto alzava lo sguardo dal libro per vedere se ci fosse nei paraggi qualche viso conosciuto ma non vide nessuno, se non qualche ragazzo molto giovane che Andy non aveva mai visto prima all’università, in genere anche quei pochissimi passavano oltre e non si fermavano nella sala di lettura. Andy tornava di tanto i tanto a pensare a Marco, si diceva che avrebbero potuto studiare in modo utile per una mattinata e cercava di allontanare questo pensiero. Entrarono due ragazze, a Andy non piacevano, sbuffavano per il caldo e chiacchieravano in continuazione, si misero ad un altro tavolo, lontano, Andy si alzò e se ne andò a guardare fuori dalla finestra, nel cortile vide Sonia che leggeva un libro seduta su una panchina, era una ragazza che qualche volta aveva scambiato qualche sguardo con lui, Andy lasciò i libri sul tavolo e si diresse verso il cortile esterno per salutare Sonia, ma fece solo a tempo a vedere che saliva su una macchina e andava via con un’amica. Andy se ne tornò dentro e si rimise a leggere il libro, era arrivato alle otto e mezza e fino alle dieci e mezza non aveva scambiato una parola con nessuno, cominciava a fare caldo, Andy si stava annoiando e stava cominciando a pensare molto seriamente di chiamare Marco e di tornare a casa ma vide passare una ragazzo che conosceva, un certo Guido, lo salutò e quello si fermò a parlare con Andy, evidentemente Guido non aveva nulla da fare, si sedette vicino ad Andy, poi lo invitò a mettere i libri nella borsa e a uscire fuori, Andy non se lo fece ripetere, di Guido non sapeva nulla ma gli sembrava un ragazzo simpatico e tutto sommato niente male fisicamente. La conversazione partì dal banale.

– Com’è che stavi in biblioteca? Generalmente non ti ci vedo mai, e poi adesso qui non c’è più nessuno.

– E tu com’è che stai da queste parti?

– Io sto sempre qui, ci passo le giornate intere, non ci si sta male, c’è tanta gente, cioè non adesso, ma quando c’è lezione e ci sono gli esami, ci sono tanti amici…

Andy si buttò.

– Ci sono pure ragazze?

Seguì qualche istante di silenzio.

– … Certo!

– E tu ne conosci molte?

– Di qui, dell’università?

– Sì.

– Be’, no, qualcuna, qualcuna che conoscevo dai tempi del liceo, anche qualche altra…

Andy si fece più spavaldo.

– E allora che ci vieni a fare qui?

Guido lo guardò con un’aria tra perplessa e sorpresa.

– Ma guarda che non ci si vive solo per quello…

– Sì, va be’, però l’università così non mi piace proprio… è una desolazione…

– E poi di che ti lamenti tu che qui non ci metti mai piede?

– Ma in effetti all’università che ci si viene e fare? Ci saranno pure quelli che vengono per le lezioni, ma credo siano piuttosto pochi…

– Ma tu pensi a una cosa sola!

– No, va be’, si dice per dire…

– E quel ragazzo che studiava con te?

Andy tentò una manovra diversiva.

– Quale?

– Quello che ti somiglia… mi pare che si chiami Marco…

– Ma quale, quello un po’ grosso…

– No, uno secco, spiccicato a te.

– Ah, ho capito… l’ho visto qualche giorno fa, ma quello non è come me, quello c’ha voglia di lavorare, prima abbiamo provato a studiare insieme ma poi per me erano ritmi impossibili e ho lasciato perdere…

– Peccato, era uno serio e pure simpatico, qualche volta abbiamo pure parlato un po’…

– E di che?

– Così, della vita, degli esami… di tante cose… di ragazze no!

Guido sorrise e Andy notò che aveva un bel sorriso.

– Guido ma tu non ci vai in vacanza?

– Ma dove me ne vado, io devo studiare… e poi per andare in giro ci vogliono tanti quattrini…

– Be’ te ne vai qualche girono con la tua ragazza… non ci vogliono molti soldi.

– Meglio che non ci penso… cambiamo discorso, tu che esami devi fare?

Parlarono un po’ degli esami, Guido era più indietro di Andy e continuava a fare domande su domande e Andy rispondeva di buon grado entrando sempre di più nella parte del maestro, poi si buttò di nuovo su questioni pericolose.

– Ma tu non ce l’avresti qualche ragazza da presentarmi? Io adesso sono di nuovo scapolo e mi brucia un po’…

L’espressione impropria di Andy. “mi brucia un po’” venne colta al volo da Guido ma in un significato sexy, Andy notò un lampo negli occhi di Guido ma il discorso andò avanti come se nulla fosse successo.

– Mi dispiace, ma caschi proprio male, prova alla biblioteca del terzo piano, lì, dicono, se ne fanno proprio di tutti i colori…

– Mi ci accompagni?

– Perché no…

Salirono alla biblioteca del terzo piano ma era tutto chiuso con i lucchetti e le bacheche erano completamente vuote.

– Mh! Niente da fare! Mi sa che è meglio che ti rassegni. Che ore sono?

– Sono quasi le undici.

– Che fai resti qui? Io me ne vado.

– Aspetta va’, vengo anch’io, tanto qui non si batte chiodo.

– No, qui ormai siamo a fine stagione, se ne parla a settembre, quando arrivano le matricolette nuove e inesperte…

– Mah! Mi sa che è meglio che torno a settembre.

Se ne andarono alla fermata del tram, ma dovevano andare da parti opposte, si salutarono.

– Ah… Se vedi Marco salutamelo…

– Sì certo, non ti preoccupare…

Andy riprese il tram e si diresse verso casa, non sapeva come avrebbe trovato Marco.

Marco appena rientrato si era messo a dormire con la radio accesa, voleva pensare il meno possibile e sentire il meno possibile l’assenza di Andy, poi, verso le dieci e mezza si era alzato, aveva preparato il pranzo per due e si era rimesso di nuovo sul letto in stato di dormiveglia. Squillò il telefonino.

– Ciao Marco, sono in tram e sto tornando a casa, all’università non c’è nessuno, è tutto deserto, ho incontrato Guido che ti saluta…

– Ah, grazie… non so che dire… a parte che sono contento… Butto la pasta! Ti aspetto, Birillo.

– Ci vediamo tra pochi minuti, ciao.

Marco si affacciò al balcone e lo vide arrivare, lo chiamò ma Andy non sentì, allora Marco fece un fischio potentissimo e Andy guardò verso l’alto e fece un cenno di saluto. La salita in ascensore gli parve eccessivamente lunga, ma finalmente Andy era di nuovo a casa.

– Vieni, Birillo! Mannaggia come mi manchi quando non ci sei!

– Buono che mo’ ti racconto tutto… tanto è presto fatto, era tutto chiuso, ho incontrato solo Guido che mi ha parlato solo di te, io ho cercato di parlargli solo di ragazze e credo che mi abbia preso per un mezzo maniaco sessuale…

– Ma tu vai a parlare di ragazze proprio con Guido!

– Perché?

– Se tu ci avessi parlato di altre cose te ne saresti reso conto da solo…

– O Dio! Possibile?

– Possibile sì! Anzi ci scommetterei dieci a uno, con me certe volte ha fatto dei discorsi così pericolosi che io non li avrei fatti mai.

– Ma dici veramente?

– Certo, Birillo! E tu me lo vai a mettere in mezzo con discorsi di ragazze… povero Guido!

– Effettivamente, adesso che ci penso è stato molto sfuggente… e tu come sei stato?

– Prima ho dormito, poi ho cercato di non pensare… e adesso sto pensando che se invece di Guido tu avessi incontrato magari una ragazza carina adesso io starei di merda…

– Be’, forse Guido poteva essere sufficiente, ma io ho cominciato a fare i discorsi del deficiente e l’ho spiazzato subito… lo vedi, ti sei salvato in corner, se non mi fossi bruciato da solo come uno stupido io starei ancora a chiacchierare con Guido e magari non solo a chiacchierare… dopo tutto ti è andata bene… ma tanto io domani ci torno all’università…

– Secondo me puoi fare tutto quello che vuoi, ragazze zero e Guido ormai te lo scordi! Lo vedi che ci si guadagna a fare il grande viveur!

– In un certo senso hai ragione… ma è solo perché adesso è tempo di vacanze, ma tornerà pure settembre e allora povero te, me ne vado alla biblioteca del terzo piano, dove mi dicono che se ne fanno di tutti i colori…

– Questa l’ho sentita anch’io, ma non spetta certo a me darti le dritte giuste… adesso mangia ché poi dobbiamo studiare… tu pensa che abbiamo sprecato quattro ore di studio…

– Lo so, ma il pomeriggio ci rimettiamo in paro… aspetta, adesso vado a vedere le piante… in timo è un po’ giù e pure la gazania, solo la rosellina sta veramente bene…

– Ma la rosellina ormai si è ambientata, le altre piantine devono cominciare tutto da capo: allargare le radici, rimettersi dal trauma del trapianto, ecc. ecc. …

– Mi sa che pure per me non è tanto facile trapiantarmi… però se trovo una bella…

– Una bella che?

– No, niente… una bella ragazza.

– Mi sa che tu non stavi per dire ragazza…

– E allora? Non ho capito? Ma il sesso non ce l’hanno solo i ragazzi…

– Questo lo so anch’io, l’ho imparato a scuola…

– Però, Cucciolo, io una bella ragazza la potrei trovare veramente…

– Zitto, va, non girare il coltello nella piaga!

– Va  be’ è meglio che sto zitto. E dopo pranzo i piatti li lavo io…

– E’ il minimo che puoi fare per farti perdonare… di avere messo Guido in crisi…

– Mannaggia, ma se tu me l’avessi detto prima io magari potevo attaccare bottone con Guido, che non è poi così malaccio, anzi!

– Ma senti tu che commenti! Da uno che è andato all’università a caccia di ragazze non me lo sarei aspettato proprio… però se tu avessi trovato una ragazza che ti interessava che avresti fatto

– Lì ce ne erano due, ma erano due cozze, ho visto pure Sonia, sono uscito per parlarci ma l’ho vista andare via in macchina con un’amica…

– Allora almeno ci hai provato…

– Cucciolo, il caffè lo fai tu, io faccio i piatti… e poi ho pensato che se trovo veramente una ragazza che mi interessa con lei devo parlare chiaro e come faccio a raccontarle la nostra storia? Credo che per una ragazza innamorata sarebbe proprio una mazzata in testa terribile, poi magari mi chiederebbe di lasciarti su due piedi e io le dovrei dire di no… chissà se una ragazza l’accetterebbe una situazione come questa… io credo di no, però se fosse veramente innamorata dovrebbe passare sopra a tutto… io, se avesse avuto altri ragazzi, non mi formalizzerei…

– E se ne avesse uno contemporaneamente a te?

– Be’, quello sarebbe un po’ diverso, no, quello non lo sopporterei…

– E allora perché lei dovrebbe sopportare la mia presenza?

– Ma noi non andremmo più a letto insieme e il problema sarebbe risolto…

– Risolto? Ma tu non ti rendi proprio conto!

– Perché saremmo solo due buoni amici…

– E tu pensi che lei se la beve?

– Ma tu devi sempre sfottere, guarda che oggi è finita in barzelletta ma non è detto che finisca sempre così, se la trovo veramente una ragazza che mi piace… mh, mi sa che se succede il primo ad andare a pezzi sono io… senti lasciamo perdere, per oggi il malumore me l’hai fatto passare ma adesso pensiamo a studiare… dai non perdere tempo, io qui coi piatti ho finito, forza, prepara i libri e non perdere tempo.

– Birillo, tu dici che domani ci rivai all’università?

– No, tanto non c’è nessuno, ci potrei beccare solo Guido, ma adesso ho perso la faccia anche con lui…

– E allora, hai altri programmi?

– Senti, Cucciolo, smettila di sfottere, adesso l’abbiamo presa a ridere ma non si sa mai, quindi cerca di stare calmo…

– Birillo, il libro è pronto… allora?

– Vai! Che aspetti?

– Allora eravamo alla pagina 66. Dunque…

Lavorarono in pace per circa due ore.

– Pausa, Cucciolo, forse mi sbaglio ma ci sono delle cose strane, o sono io che non ho capito niente, tutta quella storia dei consulenti, del collegio peritale, mi sfugge proprio la logica di fondo, c’è un giudice monocratico e poi c’è un collegio peritale, ma allora il vero tribunale è il collegio peritale e tutta quella cosa sulla nomina del perito del tribunale è tutta una cosa che non ho capito, proviamo a rimettere un po’ in ordine le idee?

– Sì, mi sa che è meglio, dai Birillo, leggi tu.

– Allora, riprendo dalla pag. 66, perdiamo tempo, ma almeno dopo abbiamo capito qualche cosa di più.

– Vai e non ti preoccupare… aspetta! Birillo, Un’idea, ma perché queste letture non le registriamo, così poi le possiamo risentire senza fatica, il registratore c’è e ci dovrebbero essere anche una decina di nastri, li prendo subito.

Marco montò il registratore e mise il microfono davanti ad Andy che cominciò la lettura recitata. Marco seguiva con la massima attenzione, quando il nastro finì fecero una breve interruzione per girarlo e Andy ricominciò a leggere, poco prima di finire il capitolo sui collegi peritali Andy fece cenno di chiudere il registratore. Marco chiuse esattamente al termine del capitolo. In un nastro erano entrate circa 30 pagine, compilarono l’adesivo con l’indicazione esatta dei contenuti e lo attaccarono al nastro, poi misero via il nastro.

– Bella idea Cucciolo, veramente bella…

– Un po’ costosa…

– Ma no, i nastri costano poco e così abbiamo tutto il libro in nastro e ce lo possiamo sentire quando ci pare… aspetta, adesso cerchiamo di riordinare le idee, provi tu o provo io.

– Provo io…

Finita la discussione sull’argomento, passarono al successivo capitolo e al nuovo nastro. All’ora di cena avevano letto quasi ottanta pagine e le avevano tutte registrate.

– Cucciolo, ci sono ancora delle cose che mi sembrano poco chiare sulla riunione dei procedimenti, sul litisconsorzio e tutte quelle cose lì…

– E sì, queste maledette cose sembrano tutte semplicissime e alla fine non sono semplici per niente, che facciamo risentiamo il pezzo del nastro?

– Sì, è tutto il terzo e la prima metà del quarto, dai mettiamolo subito.

Si misero ad ascoltare la lettura con la massima attenzione, Andy stava in piedi e sottolineava i ritmi della voce con i gesti delle mani, la lettura era enfatica e la comprensione ne era veramente facilitata. Il lavoro andò avanti ancora per due ore, alle undici e mezza il capitolo era stato riascoltato per intero e risultava molto più chiaro che alla prima lettura. Si guardano in faccia con una certa soddisfazione.

– Cucciolo, mi sa che il tempo perso di stamattina lo abbiamo recuperato integralmente, siamo anche più avanti di quanto avevamo programmato, non mi pare vero…

– Non ti gasare troppo, Birillo, il libro è molto facile e ci sono molte note che noi non leggiamo ma poi un discorso del genere dovremmo essere in grado di ripeterlo noi, non il registratore…

– Sì. Forse è pure vero, però ne abbiamo fatto un bel pezzo, domani, se lavoriamo pure la mattina ne possiamo fare il doppio e così il primo volume è arrivato a metà, cioè possiamo fare un volume ogni sei giorni, in venti giorni possiamo finire la prima lettura del mattone… che ne dici?

– Non sarebbe malaccio ma il peggio potrebbe stare tutto in fondo, succede spesso…

– Cucciolo, che ti faccio per cena?

– Oggi tocca a me!

– No, dai mi devo fare perdonare il tempo perso di stamattina, adesso gli entusiasmi stanno venendo pure a me… Cucciolo, se a novembre ci togliamo questa benedetta procedura civile poi possiamo cominciare a pensare al diritto penale e alla procedura penale, noi fino adesso abbiamo fatto solo cose di interesse pubblicistico e privatistico ma niente di penale, quello è proprio tutto un altro mondo, però se a novembre facciamo procedura civile, dobbiamo pure fare… Cucciolo, ne dobbiamo fare quattro a novembre, se no non stiamo nei tempi…

– E quali sarebbero?

– Due sono quelli che stiamo preparando, uno ce lo scegliamo noi, di quelli piccoli complementari e poi potremmo provare penale generale… Cucciolo, non è pazzesco, adesso siamo ancora ai primi di luglio, c’è tutto luglio, tutto agosto, tutto settembre e tutto ottobre, dei primi due stiamo già a buon punto, il terzo è piccolo, il problema potrebbe essere solo penale generale, io non ne so nulla, non so nemmeno com’è il libro… che facciamo, domani ce lo compriamo?

– Birillo, non so come stiamo messi a quattrini e poi ci vorrebbe pure un codice penale commentato… ci vorrebbero più o meno trecento euro, io ne ho da parte duecento…

– Io pure ne ho da parte più o meno altrettanti, ce la dovremmo fare, senza toccare quelli per i viveri e senza chiedere quattrini a papà. Allora domani si comincia anche penale, ok?

– Ok!

– Allora Cucciolo, che ti faccio per cena?

– Una cosa rapida rapida…

– No, oggi hai mangiato poco e adesso ti faccio due spaghetti, ho voglia di muovermi e di cucinare…

– Allora facciamo due spaghetti col tonno…

– Benissimo… intanto rimetti il primo nastro ché non lo abbiamo risentito e poi ci manca la seconda metà del quarto, vai!

Alla fine dei nastri la cena era ormai al termine e Marco pregustava l’idea di andare a dormire, ma Andy lo prevenne.

– Cucciolo, ti posso fare una propostaccia?

– Quale?

– Ci facciamo un altro capitolo? Sono solo venticinque pagine, se lo facciamo passiamo oltre la metà del primo volume ed è anche una cosa bella da vedere.

Andy fece scorrere tra le dita le pagine da leggere come per dire che si trattava di poca cosa.

– Ok, Birillo, ma solo quelle perché è già passata mezzanotte, dai, prendi il registratore.

Andy sembrava animato da un sacro fuoco, preparò il registratore ma volle che fosse Marco a leggere, per paura che si addormentasse. Marco ce la mise tutta, diverse pagine erano cariche di note e il testo da leggere non era più lungo di una quindicina di pagine piene, Marco le contava mentalmente, ma Andy lo osservava attentamente e non gli dava modo di distrarsi. Alla fine della lettura, quando vide ormai l’ultima pagina Andy si preparò a spegnere il registratore quando Marco avesse finito la lettura e il momento finalmente arrivò.

– Wow Cucciolo! Ce l’abbiamo fatta! Sei grande Cucciolo! Sei grande! E adesso ce ne possiamo andare a letto!

– Camere separate?

– Nooo! Ma che stupidaggine! Se non ti salto addosso stasera non sono più io! Cucciolo! Sei grande! Tu non te ne rendi conto ma sei grande! Mi hai fatto passare dalla testa un bel po’ di stupidaggini, sai tutta quella cosa sul fatto che potrei trovare una ragazza… al limite potrebbe essere pure vero, ma se capita capita, io non me la vado a cercare davvero, se dovrà essere sarà e quando sarà, ma io non mi posso rovinare il mio presente per aspettare cose che potrebbero anche succedere tra vent’anni o addirittura mai e poi io qui ci sto bene e adesso non mi passa per la testa che mi possono venire altre malinconie, se per caso mi pigliano tu mi devi cominciare a sfottere in modo violento, fino a farmi mettere da parte tutta la mia stupidità! Cucciolo, cuccioletto mio! Ieri mi sentivo in crisi ma adesso mi sembra di essere stato uno stupido totale… Cucciolo, ma mi ci vedi tu a correre dietro a una ragazza?

– Be’, non lo so, forse potrebbe pure succedere, dipende dal momento, adesso qualche paura più di prima ce l’ho, Birillo, seriamente, adesso ci scherzi sopra ma prima o poi certe cose torneranno a galla…

– Dai, adesso non fare così e andiamocene a letto, se mi fai il geloso mi smonti e mi perdo pure quel po’ di entusiasmo che mi hai fatto ritrovare…

– Scusa, Birillo, sono proprio uno stronzo, certe volte mi comporto come un imbecille…

– Adesso non ti buttare giù in questo modo, dai vieni a letto perché ti voglio coccolare un pochettino.

– Birillo, ma tu stasera sei felice veramente?

– Penso di sì, adesso non ho malinconie per la testa…

– Nemmeno piccole, nemmeno in fondo in fondo?

– No, nemmeno! Cucciolo, io con te sto bene, ma questo lo sai, perché? Ti sembra strano?

– No, ma mi piacerebbe che tu fossi mio senza riserve.

– Ma io riserve non ne ho affatto, adesso mi sento completamente del mio Cucciolo, in fondo io penso che alla fine non cambierà nulla e che col tempo sarò sempre di più del mio Cucciolo ma non ne sono certo al cento per cento, se ti dicessi il contrario ti imbroglierei, però io ti voglio bene, io sono innamorato del Cucciolo, senza riserve e poi se io mi innamorassi di una ragazza non ti vorrei bene di meno… forse è tutto una cosa ipotetica, non lo so, ma potrebbe essere una cosa vera, ma in ogni caso tu resteresti il mio Cucciolo, non so se continuerei a fare l’amore con te, forse non lo farei per riguardo a lei ma forse lo farei lo stesso, non lo so, ma dentro di me tu un posto importantissimo lo avresti comunque… che ti credi che certe cose si possono dimenticare? Ma tu lo sai benissimo come stanno le cose, tu sai benissimo che sono cotto di te, in qualche momento mi sembra che tutto questo non mi soddisfi, ma sono solo dei momenti, poi passa, poi anch’io scendo con i piedi per terra e mi accorgo che vicino a me c’è solo il mio Cucciolo… ti ricordi quella canzone napoletana della luna rossa?

E ‘a luna rossa mme parla ‘e te,

Io lle domando si aspiette a me,

e mme risponne: “Si ‘o vvuó’ sapé,

ccá nun ce sta nisciuna…”

E i’ chiammo ‘o nomme pe’ te vedé,

ma, tutt”a gente ca parla ‘e te,

risponne: “E’ tarde che vuó’ sapé?!

Ccá nun ce sta nisciuna!…”

Mi sa che io rischio di fare come quello della canzone… aspetta, aspetta e non ci sta nessuna! Cucciolo, ma tu mi fai pensare a un’altra canzone napoletana, cioè è una canzone che potresti cantare tu nei miei confronti…

– E cioè?

– Ciccio Formaggio, la canzone di Nino Taranto, aspetta, mi pare che fa così:

Si mme vulisse bene overamente,

nun mme facisse ‘ncujetá da ‘a gente…

Nun mme tirasse ‘e pile ‘a dint”e rrecchie,

nun mme mettisse ‘o dito dint’a ll’uocchie,

nun mme mettisse ‘a neve dint”a sacca,

nun mme squagliasse ‘ncapa ‘a ceralacca!

Si’ na ‘nfá’…si’ na ‘nfá’…si’ na ‘nfama…

Te n’abù’…te n’abù’…te n’abuse…

te n’abuse ca Ciccio Formaggio,

nun tene ‘o curaggio

nemmeno ‘e parlá!

… che dici? Ti ci ritrovi?

– Ma sei briccone forte! Adesso ti va di giocare, ieri sera sembravi uno deluso e depresso e adesso ti va di scherzare… però mi piace tanto quando ti vedo così, così sei il mio idolo… Birillo!!! Ti posso saltare addosso?

– E che stai aspettando?

– Be’…

– Proprio imbranato come Ciccio Formaggio…

– Andy! Quando ti vedo così mi sento in orbita… e abbiamo pure studiato da matti… ma che ci manca a noi?

– Non ci manca proprio nulla e lo sai benissimo come lo so io, io qualche volta me lo dimentico ma tu non te lo dimentichi mai… Cucciolo, sono quasi le due, non è più ora di fare l’amore! … No, aspetta, non fare quella faccia! Fermo! Calmo! Oh! Aspetta! Ma tu saresti quello tranquillo… mannaggia, ma ti vuoi stare fermo! Cucciolo, un momento solo, aspetta, poi ci scateniamo ma adesso dammi un momento solo, adesso voglio un momento Cucciolo, adesso mi devi stare vicino come si deve, ne ho bisogno, abbracciami, poi fai tutto quello che vuoi, ma adesso abbracciami e tienimi stretto stretto.

Marco si avvicinò e abbracciò Andy in modo avvolgente.

– Birillo… quando tu parli con la luna rossa e ti svegli non è vero che non trovi nessuno, trovi il tuo Cucciolo e quando io ho bisogno del mio Andy io lo so che sta sempre vicino a me, che mi pensa pure quando non siamo vicini fisicamente… un po’ mi ero messo paura stamattina ma un po’ mi sembrava una cosa così irreale che non sono stato male veramente…

– Ci risiamo, Cucciolo! Un’altra volta discorsi di gelosia e di trappole psicologiche!

– Senti, Birillo, io dico quello che mi pare, se ti sta bene bene, se non ti sta bene ti puoi cercare un’altra strada! Senti, Birillone mio, tu puoi pure mettermi in crisi per un po’ ma il bel gioco dura poco, a chi la vuoi andare a raccontare la storiella? Io alla befana non ci credo più, tu cerchi di raccontarmela bene la favola ma io ormai non ci credo più e ti metto alla prova… ma tanto tu torni sempre all’ovile e non è perché non sai dove andare ma perché qui ci stai bene!

– E allora? Hai fatto la scoperta dell’America! Dai adesso non continuare a sfottermi per sei mesi… ho capito, ho fatto la figura dell’imbecille! E allora? Perché tu la figura dell’imbecille non l’hai fatta mai? Ma adesso non ci roviniamo quello che ci resta delle notte. Cucciolo, domani ci dobbiamo alzare presto ma stanotte io voglio fare l’amore con te, per il motivo opposto a quello di ieri, ma lo voglio fare lo stesso e mi voglio scatenare… mannaggia, ma quanto sei bello!

– Non mi carezzare la barba contro pelo! Ho la barba lunga e mi fa male!

– E allora? Io lo faccio lo stesso! Se non ti sta bene picchiami!

– Bella forza! Tanto lo sai che sei più forte di me!

– Non è vero, Cucciolo, io sono più forte solo fisicamente ma tu sei più  forte in tutti gli altri sensi… lo sai che mi stai insegnando tantissime cose? Io adesso ho voglia di giocare, di perdere il controllo… Cucciolo, fatti baciare! La sai una cosa stupida… quando stamattina ho parlato con Guido gli ho detto che la mia ragazza mi aveva piantato e che mi bruciava ancora, lui ha fatto un minimo accenno di sorriso, deve avere pensato che a bruciarmi ancora era una certa cosa! … mh… secondo me l’ha pensato, gli si leggeva in faccia il pensierino sconcio, non lo ha detto ma lo ha pensato di certo…

– Ma quando mai!

– No! L’ha pensato sicuro!

– E tu te lo sei lasciato scappare! Che broccolo! Un’occasione così strepitosa sprecata per fare lo sciupafemmine… che broccolo!

– Ah! Ancora con questa storia! … Cucciolo, ma lo sai che sei veramente dolcissimo, adesso stai un po’ zitto che mi devo concentrare un po’! Se chiacchieri troppo finisco per diventare bisex!

– Non dico più una parola! St!

– Cucciolo, ma come sei eccitato stasera!

– St! Zitto, Birillo, se no divento bisex anch’io!

Rimasero a fare l’amore e a scherzare tra loro fino alle tre e oltre, poi si addormentarono.

La mattina molto presto, quando i primi raggi di sole quasi orizzontali filtravano dalle tapparelle, Andy cominciò a rigirarsi nel letto, piuttosto irrequieto, poi, cercando di non disturbare Marco, si alzò e se ne andò in bagno, si sentiva un po’ strano, aveva freddo, percepì nettamente sulla pelle la temperatura più bassa della mattina, e non gli capitava mai, aveva necessità di liberarsi, aveva la diarrea, se ne accorse ma non ci fece troppo caso, poi se ne tornò a letto, ma si sentiva sconvolto e soprattutto infreddolito, si accostò a Marco.

– Cucciolo, ti dispiace se mi accosto a te? Sento freddo, non fa freddo ma io lo sento lo stesso…

– Birillo, ma tu stai tremando…

Marco si alzò e tirò fuori dall’armadio una coperta pesante e la mise sopra Andy.

– Grazie, Cucciolo, ce ne era veramente bisogno, anche se io ho freddo lo stesso…

– Ma che c’è, Birillo, non ti senti bene?

– Sono andato in bagno e ho la diarrea e mi sento un po’ scombussolato…

Marco prese dall’armadio una maglione col collo alto e lo passò a Andy.

– Grazie, Cucciolo, così e meglio, mannaggia… be’ adesso va un po’ meglio… Cucciolo, vieni pure tu, così mi scaldi un po’.

– Vengo tra un po’, adesso vado a farti una tazza di tè caldo…

– Va bene, grazie, Cucciolo, tu sei sempre buono con me…

Dopo pochi minuti Marco si ripresentò con una enorme tazza di tè bollente.

– Andy, ecco, se te la bevi tutta ti riscalda un po’ e ti reintegra i liquidi che hai perduto…

Andy bevve avidamente anche se lentamente perché il tè era caldissimo, poi si rimise sotto la coperta e anche Marco entrò nel letto.

– Come vai, Birillo?

– Un po’ meglio, comincio a prendere calore…

Marco gli strinse la mano destra.

– Birillo, ma tu hai ancora le mani fredde…

– Le tue sono caldissime…

– Come vai, Andy?

– Meglio, Cucciolo, meglio! Mi sento un po’ stordito e stanco ma ho meno freddo di prima.

Marco gli si accostò.

– Andy! Ma che mi fai?

– No, niente, tra un po’ mi passa, … adesso mi sta tornando il sonno e non ho nemmeno voglia di parlare…

– E allora dormi, Birillo, nessuno ci corre dietro.

Marco gli passò una mano sulla fronte come con una carezza.

– Birillo, sei fresco, non credo che tu abbia febbre…

– No, non credo nemmeno io…

Marco gli riprese la mano e sentì il polso, con un occhio fisso alla sveglia.

– Anche la frequenza cardiaca è bassa, hai 67, non puoi avere febbre…

– Ma io non ho febbre e adesso non ho nemmeno più tanto freddo, adesso ho solo voglia di dormire. Buonanotte Cucciolo!

– Buonanotte Birillo.

Il sole cominciava ad alzarsi e le strisce di luce scendevano sempre più inclinate verso il pavimento, Andy era di nuovo addormentato e Marco lo guadava dormire, ogni tanto gli accarezzava la fronte, Andy prese calore e cominciò a scoprirsi, Marco lo svegliò.

– Birillo, vuoi che ti tolgo la coperta?

– Magari! E’ troppo pesante, adesso mi dà fastidio, ce ne vorrebbe una più leggera.

Marco ne prese una più leggera e la mise al posto di quella più pesante.

– Così va meglio, Birillo?

– Sì, grazie, sì…

– Come ti senti, Birillo?

– Ho una specie di pizzicorino alla gola ma da una parte sola, solo sulla destra…

– Posso vedere, Birillo?

Andy aprì la bocca e Marco osservò la sua gola.

– Hai la gola irritata, ti sei beccato un raffreddore in piena estate, adesso preparo la colazione e ti prendi uno Zerinol, preso subito potrebbe anche risolvere tutto.

Marco si rialzò e andò a preparare la colazione, poi la portò a Andy su un vassoio di quelli che si possono poggiare sul letto.

– Birillo, ecco…

Andy si tirò fuori dal letto e cominciò a mangiare con molto appetito, poi ingoiò la pastiglia e si rimise sotto la coperta.

– Adesso riposati, Birillo, hai la faccia un po’ sbattutella ed è meglio che ti riguardi un po’.

– Però resta a letto anche tu…

– Sì, come vuoi tu, ecco…

– Ma tu hai fatto colazione?

– Sì, ho mangiato tutto di corsa ma ho fatto colazione…

– Che pensi, Cucciolo? Che sono una peste e che mi devi accudire come i bambini piccoli?

– No, penso che adesso sto facendo per te quello che papà ha fatto per me qualche anno fa, in effetti sto ripetendo i suoi comportamenti e quasi i suoi gesti… ma tu come ti senti, Birillo?

– Meglio, mi sento molto pigro, sì, più pigro che stanco, ma non mi va di alzarmi… Cucciolo, anche se perdiamo un po’ di tempo poi lo recuperiamo…

– Adesso statti tranquillo è ancora molto presto e puoi dormire altre due ore e anche di più, se vuoi.

– Però rimettiti a letto pure tu.

– Arrivo, Birillo…  ma tu come ti senti?

– Piuttosto benino, Cucciolo, non ho voglia di fare nulla ma mi sento piuttosto benino, almeno mi sembra.

– Andy…

– Sì…

– Ti voglio bene!

– Lo so, Cucciolo, anch’io ti voglio bene, dai abbracciami, ché mi dai un po’ di calore… così, Cucciolo, così, è bello, si sta bene abbracciati stretti stretti…

– Andy… mannaggia, certi momenti lo sento fortissimo quanto sei importante per me, io non posso pensare che tu non stia bene…

– Cucciolo, ma è solo un po’ di diarrea, io sto bene, è che non ho tanta voglia di alzarmi e poi adesso con lo zerinol, piano piano comincio a sentirmi meglio… adesso resto a letto più per pigrizia che per altro, mi piace farmi coccolare… tra qualche minuto ci alziamo, facciamo così tra un’ora, metti la sveglia…

– Non ce n’è bisogno, la tengo d’occhio io.

– Però tienimi stretto, non ti girare dall’aperte tua, la sveglia lasciala perdere… ecco, bravo così, così è bello… Cucciolo e tu non lo sai in questi momenti come la sento forte io la tua presenza, non ne potrei fare più a meno, la mia vita è questa, la mia vita sei tu, senza il Cucciolo Andy non ha più senso.

Marco gli strinse forte la mano destra, Andy si voltò verso di lui e si baciarono per un attimo lunghissimo.

– Lo sai Birillo che hai un fiato profumato?

– Ma dai! Non mi sono nemmeno lavato i denti… e poi anche il tuo è gradevole, non lo sento come una cosa estranea, mi pare che tra noi ci sia una continuità totale anche quando respiro il tuo fiato… Cuuucciolo!

– Che c’è?

– Perché non mi scarmigli i capelli? Mi piace tanto…

– Questo non me lo avevi mai detto…

– Ecco, così… mh… che bello, fa proprio un certo effetto… e poi adesso mi sto scaldando un po’…

– Hai un po’ di barba, Birillo, mi piace tanto quando ti accarezzo il viso, mi piace pensare che tu puoi stare bene con me, mi pare un sogno, Andy, è bellissimo, è una cosa reciproca non sono io che sono innamorato di te e tu magari a chissà che pensi, no, pure tu mi vuoi bene e mi vuoi bene veramente… hai capito, Birillo, io voglio te e tu vuoi me, mi sembra una cosa quasi incredibile, Andy esiste! Non me lo sono sognato…

– No, Cucciolo, esisto sì! Sai che sto pensando?

– No, che cosa?

– Che certe volte bisognerebbe fermare il tempo, quella maledetta sveglia sta correndo e sono passati quasi quaranta minuti… ce ne rimangono solo venti ma io vorrei rimenare sempre così, senza mangiare, senza studiare, sempre a letto insieme, nemmeno a fare l’amore, non ce n’è bisogno, ma solo a letto insieme così, come adesso…

– Andy, Andy, Andy!

– Cucciolo! Cucciolo! Cucciolo! Dai, adesso ti coccolo un po’ io… hai due occhi che mi ci tufferei e poi quando accenni un po’ di sorriso ti illumini, come adesso… Cucciolo… Cucciolo di Andy… ti dovrei portare al guinzaglio, proprio come un cuccioletto… no, la museruola no.. se no come faccio a baciarti… ma forse nemmeno il guinzaglio, tanto tu non scappi, io magari qualche fantasia me la posso fare venire ma tu no… tu sei un Cucciolo fedele… pure io però, almeno fino adesso… non fare quella faccia, dico così per dire, quando fai quelle smorfie diventi più brutto e non mi piaci più… no, non esageriamo, mi piaci meno, anzi mi piaci lo stesso, ma io ti voglio vedere sorridere… ecco, Cucciolo, così… lo sai che è un po’ di tempo che non giochiamo più, stiamo diventando troppo seri, due studenti che non pensano che a studiare, che non fanno più a cuscinate, non fanno più la lotta, che non litigano più, be’, magari quello è meglio, ma dovremmo giocare di più…

– Birillo, ti posso dire una cosa sgradevole?

– Che cosa?

– E’ ora!

– Mannaggia lo so… ma perché tutti i sogni devono finire? Va be’ mi alzo però ce ne andiamo a fare la doccia insieme e subito…

– Sì, Birillo, come vuoi tu.

Entrarono insieme nel box.

– Ma lo sai, Cucciolo, che sono ancora un po’ a pezzettini, sto meglio di prima, ma non bene come quando tutto va proprio bene… fai tutto tu, Cucciolo, io mi siedo sul fondo.

Andy si sedette sul fondo del box e Marco lo insaponò, gli passò lo sciampo tra i capelli e poi lo risciacquò, Andy non si mosse nemmeno, poi Marco pensò a se stesso e fece in un attimo, ma la reazione di Andy gli sembrava troppo passiva, non lo vedeva come negli altri giorni.

– Va tutto bene, Birillo?

– Male non va, certo non mi sentirei di fare cento vasche di nuoto… Cucciolo, non ti preoccupare non c’è nessun problema, sono solo pigro.

All’uscita dal box Andy volle che Marco lo asciugasse chiudendolo in un grande asciugamano, come facevano nei primissimi tempi, Marco lo strinse nell’asciugamano ma Andy anziché giocare o lasciarsi andare a qualche riferimento sessuale, sembrava piuttosto un malato che si fa lavare per dovere, non reagiva con il solito scatto, sorrideva sì, ma in modo più spento e malinconico. Marco evitò ogni contatto sessuale e rivestì Andy molto rapidamente, poi gli asciugò i capelli col fon e si limitò ad asciugare i propri in modo sommario, poi lo prese in braccio e lo riportò a letto. Andy aveva qualche brivido, dal modo in cui si tirò la coperta Marco si rese conto che Andy non stava troppo bene, prese il termometro, lo abbassò e lo passò a Andy che lo mise sotto l’ascella senza nemmeno chiedere perché, dopo cinque minuti Andy passò il termometro a Marco.

– Birillo, febbre non ne hai, hai 36.2, ma a quest’ora è una temperatura normalissima.

– Io però un po’ di freddo ce l’ho e mi pizzica la gola, mannaggia, mi sa che mi sono beccato un bel raffreddore… ho anche il naso che mi cola un po’… mannaggia, mi dispiace di doverti fare perdere tempo… Cucciolo, però, se vuoi, possiamo studiare lo stesso, tu stai qui e leggi al registratore e io ti ascolto, questo lo posso fare benissimo.

– Allora facciamo così, io adesso vado un po’ in cucina e preparo il pranzo, poi vengo qui e cominciamo a leggere, sempre se ti va…

– Mi va, Cucciolo, mi va… me la puoi dare una caramella, una di quelle di rabarbaro… ecco, grazie, così la gola mi pizzica meno…

Allora io vado in cucina e cerco di fare presto… la vuoi un’altra tazza di tè?

– Magari, me la porti quando hai finito di preparare il pranzo…

– Va bene, Birillo! Allora io vado…

– Però lascia la pota aperta, almeno ti sento.

– Ok, Birillo…

Marco mise a lessare mezzo pollo, sbucciò quattro pere e le mise a cuocere a vapore, poi mise il pentolino per l’acqua del tè, mise anche una pila d’acqua per lessare dei fagiolini, prese il libro e il registratore e dopo pochi minuti tornò da Andy.

– Tutto fatto, Birillo, adesso posso ricominciare a leggere.

– Vai, Cucciolo, proviamo…

– Lo sai, Cucciolo, le malinconie mi tornano in mente specialmente quando è un giornata molto bella, specialmente quando è primavera… mi viene in mente una canzone che avevo trovato in un vecchio disco a 78 giri, l’avevo sentita tante volte quando ero bambino, mi faceva venire una malinconia tremenda, si chiamava “Come le rose”, l’ho sentita tante di quelle volte che me la sono imparata a memoria, faceva così..

Son tornate a fiorire le rose

E le dolci carezze del sol

Le farfalle s’inseguon festose

Nell’azzurro con trepido vol

Ma le rose non sono più quelle

Che fiorirono un giorno per te

Queste rose son forse più belle

Ma non hanno profumo per me

Ma la tua voce gentile

Più non allieta il mio cuore

Come le rose d’aprille

Le gioie

D’amore son morte per me

Queste rose baciate dal sole

Nel silenzio dei vesperi d’or

Non sentiron le dolci parole

Che il tuo cuore diceva al mio cuor

Quelle rose non hanno più vita

Come i sogni di mia gioventù

È un ricordo ogni rosa appassita

Quelle rose non parlano più

– Che effetto ti fa, Cucciolo?

– Non lo so Birillo, non la sento troppo mia, forse ci vuole un’altra età per capire veramente che cosa significa, io la primavera la prendo ancora bene, mi sembra che sia ancora la mia primavera…

– A me fa un effetto diverso, è come se la mia vita fosse già passata, quando sentivo questa canzone mi venivano proprio le malinconie forti, mi veniva quasi da piangere, quando ero piccolo avevo già l’impressione che la mia vita fosse finita, fosse passata, fosse impossibile, adesso ci sei tu mai prima ero proprio solo, Rocco e Rosa ti hanno fatto vivere una vita ricca dal punto di vista affettivo, ma a casa mia io non avevo nulla, ero solo, ma solo in modo terribile e allora una canzone come questa mi faceva pensare alle cose impossibili, in fondo la vita mia, la mia felicità era impossibile… come cercare di rivivere cose belle già vissute, io le cose belle non le avevo mia vissute ma non le avrei mai vissute, per me la malinconia era la regola…

– Birillo, adesso che mi ci hai fatto pensare capisco perché la canzone ti piace, è un po’ come la tua canzone, Birillo… però tu adesso non sei più solo…

– Lo so… però, Cucciolo, certe ferite te le porti dentro… mh…

– Andy, adesso cerca di riposare.

– Non mi va, Cucciolo, e poi non mi piace quando mi zittisci e minimizzi, si vede che tu non ci sei passato e qualche volta penso che in fondo di me non te ne importa poi tanto… adesso devi pensare a dormire, che te ne importa di quello che io ho passato prima, in fondo io vengo a letto con te lo stesso, se non te lo racconto tu non mi devi stare a sentire ed è una scocciatura in meno… però così è brutto…

– Dai Birillo, non mi fare la lagna…

– Ma non è fare la lagna, se tu mi dovessi conquistare mi staresti a sentire per ore perché avresti una finalità, ma adesso questa fase è passata e a te non te ne importa più niente… sì, è così, ti credi che non me ne accorgo… all’inizio sembrava che tu vivessi solo per me, poi piano piano hai cominciato a dare tutto per scontato…

– Birillo, e basta! Cerchiamo di dormire…

– Ma che verme che sei, neanche mi stai a sentire, mi fai proprio rabbia…

– Birillo!

– Che c’è?

– Ti ricordi quando con me delle cose delle tua famiglia non volevi proprio parlare? Te lo ricordi?

– Sì, me lo ricordo…

– Ma tu in effetti di quello che hai vissuto prima mi ha detto tutto fino a un certo punto…

– Cioè?

– Io avrei voluto sapere quello che ti passava per la testa, le tue reazioni, quelle profonde, ma tu quando parli di quelle cose le racconti i modo asettico e sostanzialmente indifferente, come non fossero cose tue, come se le avessi già rimosse, poi tornano a galla quando meno te lo aspetti…

– Però, Cucciolo, non è mica bello ricordarsi delle umiliazioni subite, mi hanno messo sotto i piedi tante volte, ho subito e basta…

– Mah! Io non credo che sia esattamente così.

– E cioè?

– Probabilmente non eri abbastanza disperato e tenerti stretto il tuo ambiente di alto livello ti stava anche bene…

– Cucciolo, ma perché mi dici queste cattiverie?

– Perché penso che siano vere, tu adesso ti sei adattato a una situazione di vita completamente diversa, non dai peso al denaro perché non ne hai, ma quando ce l’avevi e quando avevi una prospettiva di vita agiata probabilmente i quattrini ti piacevano e tu cercavi di tirare avanti per non perdere una certa situazione di agiatezza, forse non te ne sarebbe rimasta molta ma alla fine almeno un po’ saresti riuscito a mantenerla… tu adesso fai a meno dei quattrini perché la situazione è maturata e tu sei maturato e compromessi ne fai di meno, prima mantenere la tua situazione avrebbe comportato solo la perdita di sogni poco reali, ma adesso dovresti perdere qualche cosa che esiste, prima bastava evitare di scegliere, adesso hai già scelto e non credo tu possa tornare indietro, adesso hai rinunciato ai sogni di gloria e di quattrini perché quattrini non ne hai, ormai è fatta e ti sei adeguato al muovo stato, ma io credo che tu non ti sia adeguato del tutto, certe volte in strada ho visto come guardi certe macchine, le smart in particolare, oppure come guardi certi negozi di vestiti… quelle sono tutte le cose che hai perso e che vorresti non avere perso… in effetti io credo che un po’ dell’Andy prima maniera continui a vivere sotto la cenere, qualche volta io penso che tu tutta questa situazione l’accetti perché non hai alternativa e che non parlare dei tuoi o parlarne male sia un mezzo per esorcizzare o per non pensare, io credo che se tu ne avessi l’opportunità qualche passo indietro lo faresti, magari non sostanziale, ma cercheresti di non perdere il gruzzolo grosso, adesso hai fatto una scelta radicale, quando l’hai fatta ti è sembrata liberatoria ed eroica ma adesso, forse un passetto indietro lo faresti, non tutta macchina indietro, questo no, ma tornare indietro tanto quanto basta a recuperare una fetta della torta grossa…

– Cucciolo, questo è vero, certe volte ho sperato che qualcuno dei miei, mia madre o mio padre, diciamo così, si sentisse male, io li andrei a trovare e credo che cercherei di rifare pace, ma forse non sarebbe nemmeno solo per la fetta di torta, veramente! Potrei anche farci pace, se solo avessero un po’ di rispetto, tanto però tutte queste cose non sono possibili, sono solo fantasie…

– Ma ti dispiace almeno un po’ avere rotto con i tuoi?

– Non lo so, Cucciolo, io li vorrei diversi, forse mi dispererebbe pure ma solo se me li immagino come Rocco e Rosa, ma non ci somigliano nemmeno un po’, per come sono realmente non mi dispiace affatto, io la mia scelta l’ho fatta guardando in faccia la realtà, adesso qualche scrupolo mi viene ma solo perché in qualche momento me li costruisco a fantasia e mi dimentico come sono veramente… è tutta una fantasia sul come vorrei ma loro non sono così…

– Birillo, ti hanno dato fastidio le cose che ti ho detto?

– No, Cucciolo, sono cose vere, le penso anch’io… vedi, tu tutti questi pensieri per la testa non li hai, tu hai papà e mamma… lo capisci che vuol dire? Io sono entrato nella tua famiglia perché non ne ho mai avuta una mia, con i tuoi sto bene  però… non lo so… non so che dire…

– Birillo!

– Sì.

– E tu pensi che se io avessi occasione di fare quattrini facendo compromessi li farei?

– Non lo so, non credo…

– Eppure mi vengono certi dubbi… io pure ce li ho i miei sogni di gloria e di quattrini, mi manca l’occasione ma se ci capitassi in mezzo non so proprio quello che potrei fare… metti per esempio tra qualche anno, quando faremo gli avvocati, lì ci sono eccome delle possibilità di manovra… certe volte ho paura che li farei eccome i compromessi e mi ci sentirei malissimo perché cose del genere papà non le tollererebbe proprio e io finirei per non parlargliene e mi sentirei la coscienza sporca, papà mi ha sempre insegnato a essere onesto, credo che lui impicci non ne abbia mai fatti, insomma se io finissi per venire a patti con la coscienza alla fine mi brucerebbe molto, magari mi piacerebbe farmi vedere da papà come uno arrivato, coi soldi, con la bella macchina e magari per fare una cosa simile finirei per fare qualche cosa che non si deve fare… io penso tante volte che dopo, nel mondo professionale, troveremo tante tentazioni pericolose… non ho paura che ci possano fregare, questo no, ma credo che alla fine avremo meno scrupoli e meno moralismo di adesso e questo non mi piace molto… e anche i tuoi, in fondo, una certa mentalità l’hanno respirata nell’aria da quando erano piccoli… voglio dire che a tutti i topi piace il formaggio ed è facile essere moralisti quando non si può approfittare della situazione, in fondo giudicare da fuori è troppo facile, noi potremmo finire per fare peggio dei tuoi… E poi anche i miei, sono come si deve perché in fondo un accesso alla torta grossa non l’hanno mai avuto, sono gente come si deve, è vero, ma di tentazioni grosse non ne hanno mai avute e in certi termini non è nemmeno troppo difficile rimanere persone oneste..

– Certo però noi non avremo figli e non li potremo condizionare in nessun modo… Cucciolo… lo sai che quando ero piccolo, ma non proprio tanto, dodici, tredici anni, avevo tanti giocattoli, chiamiamoli così: la mazza da baseball, il pallone dei mondiali, la racchetta da tennis, la canna da pesca, perfino i pesi e gli attrezzi per la ginnastica, quattro mazze da golf, la bicicletta super e tutta una serie di videogiochi da non credere, a baseball non ci ho mai giocato, a pallone solo qualche volta, a tennis solo quando andavo al circolo con i miei ma non mi piaceva perché mi avevano messo appresso un istruttore ed era un po’ come andare a scuola, a pesca non ci sono mai andato, a golf ho provato a giocare quando i miei andavano ai campi ma era una cosa noiosa, un po’ per vecchi, in bicicletta ci dovevo andare da solo e non mi facevano uscire da solo, mi ci rimaneva la ginnastica che si può fare pure da soli… e poi praticamente solo i videogiochi, quelli sì, per ore e ore tutti i giorni, mi sarebbe piaciuto avere qualche amico, qualche ragazzo della scuola per giocare insieme, ma non è mai successo, anche i miei compagni di scuola in effetti erano ragazzi che non esistevano, ripetevano i modelli dei loro genitori, parlavano nello stesso modo, ragionavano nello stesso modo, a undici o dodici anni parlavano del loro futuro… ho sempre pensato che deve essere molto brutto fare il principe ereditario e loro erano tutti così, tutti presi dai loro magnifici destini, si vantavano, come i ragazzini, ma con la falsa modestia dei grandi… Alle medie ce ne era uno che mi piaceva un po’, aveva un nome strano, un po’ aristocratico, forse Orso Maria, vedi tu che accoppiamenti, mi chiedevo perché avesse un nome da femmina, mi sembrava una cosa strana, era caruccio, forse il meno peggio, io avevo tentato qualche approccio sui compiti per cercare di farlo venire a casa o di andare a casa sua il pomeriggio, ma non ha voluto, si capiva benissimo che avrebbe voluto ma che c‘erano disposizioni insuperabili della famiglia… quando parlava con me era di una correttezza, cioè di una ipocrisia, da manuale, non si arrabbiava mai, era una recita perfetta, alla fine l’ho mollato, mi sembrava falso.

– Birillo, ma tu ti senti migliore rispetto agli altri?

– Migliore? No, non credo, non ci ho mai pensato, mi sembrano categorie che non uso… ma perché mi fai questa domanda?

– No, solo perché mi è venuto i testa.

– E tu ti sei mai sentito migliore?

– Io?

– Sì… e perché no?

– Insomma, non so se è proprio quello il senso, forse non migliore moralmente, ma più fortunato sì, mi sembra che gli altri tante cose non le capiscano, che non capiscano che cosa significa volersi bene, c’è tanta gente che parla troppo di sesso e magari non ne fa per niente, però ne parla troppo e non parla mai d’amore, tanta gente si vergogna a dire che ha bisogno di sentirsi amata.

– Cucciolo, ma tu tra la gente ci metti pure me?

– Birillo, onestamente, tu sei stato l’unico che ho sentito simile a me sotto questo punto di vista, tu un affetto l’hai cercato con la massima partecipazione, col massimo coinvolgimento, le tue necessità emotive si capivano benissimo…

– Mah, tu le capivi benissimo, ma solo tu, agli altri non gliene è mai fregato nulla, con te è andata bene ma è stata una combinazione, una cosa eccezionale… Mi torna in mente l’idea di essere migliore… in effetti io ai soldi non ho mai dato troppo valore, anzi ci ho proprio rinunciato.

– Beh, ti ci hanno portato le circostanze ma le cose potevano andate anche diversamente…

– E’ vero però non mi sono mai venduto l’anima per i soldi.

– Però ci hai provato…

– No, Cucciolo, adesso mi fai arrabbiare, io avrei fatto di tutto perché noi potessimo stare meglio ma questo non è prostituirsi per i quattrini e poi anche prima se mi fossero interessati i quattrini dei miei avrei fatto il bravo ragazzo e basta, io qui sto bene ma se fossi rimasto a casa dei miei come dicevano loro avrei potuto avere la BMW, Cucciolo, non mi guardare così, è vero io a quelle cose ci ho rinunciato.

– In un certo senso è vero…

– Cucciolo, ma tu di me non sai niente, come ti permetti di giudicare? E poi perché mi devi giudicare male?

– Male? No, non c’entra niente. Mi sembra ovvio che non rinunceresti a quello che hai adesso per i quattrini e non penso nemmeno che una idea del genere sia per te una tentazione, adesso le cose stanno così ma ci siamo arrivati piano piano, è venuto tutto da sé e non è stata nemmeno una scelta.

– Beh, va bene, questo è vero.

– Cucciolo, tu hai avuto una virtù grandissima e quella te le devo riconoscere: non hai mai avuto ripensamenti.

– Sì, è vero, ma io scelta non ne avevo e quindi non c’è stata nessuna scelta.

– Sì, va bene, ma non hai avuto rimpianti.

– No, certo non tornerei indietro e poi un po’ dei miei sogni li ho realizzati e attraverso di te forse… certo non mi dispiacerebbe diventare un grande avvocato… con te… no, ma che sto dicendo… non diventeremo due avvocati famosi, no, due avvocati normali…

– No, due avvocati gay.

– Sì, va bene, sempre se non incontro la biondina che… ma che hai da sghignazzare, quando mi guardi con quell’aria di sufficienza, come se avessi capito tutto di me, penso che sei superficiale… no, anzi… però che sei un po’ stronzo lo penso veramente… guarda che se fai così non ti invito al matrimonio!

– Birillo!

– Sì.

– Mi sa che se continuiamo così avvocati ci diventiamo veramente, quanto grandi non lo so, ma ci diventiamo veramente e forse pure piuttosto presto…

– Dai non mi illudere, per farmi venire a letto con te non c’è bisogno di queste cose…

– Andy! Mannaggia, quanto ti voglio bene! Non è solo sesso, è che con te mi ci ritrovo proprio, anche tutte queste chiacchiere apparentemente senza senso, le abbiamo fatte tante volte ma mi piacciono tanto…

– Pure a me, Cucciolo, pure a me! E poi mi piace tantissimo proprio parlare con te, non sei distratto, alle cose mie ci pensi veramente e le vedi in modo serio, le vedi anche meglio di me, prima mi sembrava che mi stessi dicendo delle cattiverie ma poi ho capito quello che mi volevi dire e mi sembrava tutto vero… E poi Cucciolo, è proprio bello stare a parlare con te… con mia madre parlavo poco, cioè quando ero piccolo parlavamo, poi, piano piano si è legata di più al marito e con me si sono raffreddati i rapporti, certe volte mi sarebbe piaciuto che mi mettessero in collegio, almeno lì avrei avuto i compagni e qualche possibilità di vivere la mia vita, specialmente quando ero un po’ più grande, ma loro mi hanno tenuto sempre a casa, sotto controllo, il perché non l’ho mai capito, avrebbero potuto fare come se io non esistessi, ma non l’hanno fatto, mi sono stati addosso in modo pesantissimo, in effetti se mi avessero scaricato in qualche collegio sarebbe stato meglio per tutti…

– Ma tu pensi che a te non ci tenessero affatto?

– Non lo so, forse all’inizio un po’ ci tenevano, non solo mamma, ma pure mio padre, diciamo così, un po’ ci teneva però mi volevano plasmare a modo loro e questo non lo sopportavo proprio.

– Ma non potrebbero avere sbagliato senza rendersene conto?

– No! Non credo proprio… al limite potrebbe pure essere ma non mi pare possibile, almeno io non ho mai avuto questa sensazione, loro non amavano me, amavano il loro sogno e siccome io non ero come mi volevano hanno tagliato i ponti con me.

– Però tu pure non dovevi essere proprio un angioletto, almeno da quello che mi hai detto…

– Va bene, ammettiamo anche questo, ma mia madre che ha fatto? Lei ha scelto e non ha scelto me, io ero la sua cattiva coscienza, le piaceva troppo fare la signora, meglio la signora che la mamma, lei le tentazioni dei quattrini le ha vissute eccome e alla fine sono state quelle le cose che l’hanno condizionata, quando si è trovata a scegliere ha fatto la sua scelta, io, almeno così com’ero, ero solo di impaccio…

– E se tua madre dentro di sé l’avesse vissuta in tutta un’altra maniera, diversissima da come pensi tu?

– Ma non è così, Cucciolo, sono cose che si sentono a pelle e poi una cosa non gliela posso perdonare… ma perché gay no? Tu capisci, Cucciolo, secondo loro, noi qui stiamo facendo solo porcate, quello che fanno loro a letto è fare l’amore mentre noi facciamo solo porcate! Rosa e Rocco ti hanno voluto bene senza condizioni, i miei l’idea che fossi gay non la digerivano proprio… e questo per un ragazzo gay è un condizionamento terribile. Fanno di tutto per cambiarti il cervello… ma questo vuol dire che non ti vogliono bene…

– Ma potrebbero pure non arrivare a capire…

– Rocco e Rosa ci sono arrivati benissimo… è che i miei non volevano capire, mettermi i piedi in testa sì, capire… e poi per voler capire bisogna volersi bene e questo i miei non me l’anno mai dimostrato… Cucciolo, quando sto con te e mi abbracci mi sembra bellissimo… io queste cose non le ho avute mai… e quando Rocco mi ha abbracciato qualche volta mi sembrava una cosa bellissima, c’è un contatto fisico, capisci che non si vergogna di te, ti considera uno come lui, fatto nello stesso modo… e Rosa che quando mi bacia mi stringe forte forte… Cucciolo, tu tutte queste cose le hai avute, io no! E’ per questo che ho bisogno di farmi coccolare, perché così mi sento sicuro, la prossimità fisica di un’altra persona che ami è una cosa che ti dà la forza di vivere… ma tu te l’immagini come sarebbe stare soli? Cucciolo, sarebbe terribile, ma come saresti stato tu senza Rocco e Rosa? Prova a immaginartelo, io sono stato solo in quel modo e pure peggio…

– Andy!

– Che c’è… ti sto assillando?

– No! Vieni qui e stringimi forte, anch’io ho bisogno di coccole, della presenza fisica di Andy.

Marco gli si accostò e lo baciò sulla bocca in modo leggerissimo.

– Cucciolo, se ti assillo me lo devi dire, io non mi controllo…

– Birillo! Dammi la mano e cerchiamo di dormire perché domani c’è tantissimo da lavorare.

– Hai ragione, scusa. Notte Cucciolo!

– Notte Birillo! Ti voglio bene!

– Anch’io!

Al mattino la giornata si presentava fresca e azzurrissima, Marco sembrava più stanco e sonnacchioso. Andy si voltò verso di lui.

– Cucciolo… lo sai che ore sono?

– Mhhh, che ore sono?

– Sono le sei… è ora di alzarsi…

– Tra un minuto, Birillo, tra un minuto.

– Ok, Cucciolo, vado a fare il caffè…

Andy se ne andò in cucina, poi uscì sul balcone, le quattro piante facevano un angolino fresco che sapeva di vita, qualche piccola ape volava sui fiori del timo… erano proprio piccole api, non vespe, Andy si fermò a guardarle, l’aria era pungente e fu costretto a rientrare, preparò il caffè e la colazione, poi tornò da Marco.

– Cucciolo, buon giorno!

– Mannaggia, sono distrutto… Mhhh non è che si potrebbe dormire ancora un pochettino?

– No, Cucciolo, questo è il caffè ed è bello ristretto, ce ne è ancora un pochettino ma quello te lo metto nel latte al posto dell’orzo.

– Andy, ti prego, lasciami dormire ancora un po’

– Va bene, Cucciolo, ma solo mezz’ora, dopo dobbiamo studiare.

Andy si stese sul letto vicino a Marco.

Cucciolo…

– Mh, che c’è?

– Ma tu quando dormi sogni?

– Birillo, ma che domande mi fai…

– Ma a te ti vengono mai gli incubi?

– No, praticamente quasi mai, anzi proprio mai… e a te?

– Io stanotte non ho dormito tranquillo, è per quello che mi sono alzato presto, ho sognato cose brutte… Cucciolo, ho bisogno che ti svegli…

– Va tutto bene, Birillo?

– Be’, non proprio, stanotte ho sognato che avevo paura, che non sapevo che fare… ma nel sogno tu non c’eri, ero solo, era brutto, non c’erano cose spaventose, ma era una sensazione generale brutta, come non sapere che fare, sai quando stai in ansia e non sai nemmeno perché… io stavo a casa mia, ma non qualche mese fa, proprio adesso, in questo periodo, non sapevo che fare, dei miei non sapevo niente, a casa non c’era nessuno, giravo giravo ma non trovavo nessuno e non sapevo che fare, se stare lì o andarmene ma non sapevo nemmeno dove andare. Poi la scena è cambiata e stavo in Vietnam… tu mi dirai: che c’entra? E hai ragione perché non ha senso, c’era la guerra, le bombe, io stavo lì, nascosto da qualche parte e non sapevo nemmeno da che parte stavo, se ero un viet kong o un marine, avevo paura e basta, paura che mi trovassero, vedevo entrare e uscire da una base americana dei camion pieni di soldati, andavo avanti e indietro senza meta, con una grande paura addosso, ma senza capire nulla, poi la scena è cambiata ancora, stavo in una città che non era Roma, una città che non avevo mai visto, i posti mi ricordavano questo quartiere ma non era questo quartiere e non era Roma, mi sembrava di riconoscere i posti, mi aspettavo di vedere la farmacia all’angolo ma la farmacia non c’era, però le altre costruzioni somigliavano a quelle di questa zona ma non erano quelle, non erano molto diverse ma non erano quelle, quando mi sembrava di avere capito dove mi ritrovavo a un certo punto non capivo più nulla, non era nemmeno un’angoscia, era proprio uno stato di confusione, un po’ come sentirsi sballottato e non capire più nulla, io ho visto in ospedale persone che non connettevano troppo, mica matti da barzelletta, povera gente disperata che non ci si raccapezza più e che cerca punti di riferimento che non trova, è una cosa spaventosa e a me nel sogno succedeva proprio così, può darsi che sia rimasto suggestionato, non lo so, ma mi sentivo a disagio, smarrito… poi mi sono girato e mi sono svegliato, ho visto che c’era luce ma era ancora mattina prestissimo, svegliarti mi sembrava brutto, non volevo riprendere sonno e mi sono messo a pensare ai punti di riferimento… sì, proprio ai punti riferimento, ai punti cardinali, alla bussola, prima proprio pensando a quelli che navigavano per mare tanto tempo fa… poi piano piano mi sono venuti in mente altri riferimenti… i punti forti della mia vita… Cucciolo, quando ho pensato a te mi è venuto da sorridere… stavi qui vicino a me tutto raggomitolato e con una gamba fuori dal lenzuolo, poi ho pensato a papà e mamma e ci sono rimasto a lungo a pensare a papà e mamma… sono proprio persone come si deve, sono gente di vecchio stampo… io certe volte penso che mi ci vorrebbe proprio una rieducazione affettiva vera e propria e penso pure che non mi può venire da te, tu sei troppo simile a me, loro sono più grandi… non lo so ma è diverso, quando papà mi ha accennato al fatto che avevano sentito quando abbiamo fatto l’amore in campagna la cosa mi ha fatto un effetto fortissimo e adesso più ci ripenso più mi sembra che la loro approvazione per me è importantissima, quando vedo papà che mi tratta in modo così affettuoso e nello stesso tempo così autorevole mi pare che lui e mamma mi potrebbero dare una spinta molto positiva e qualche volta anche quando noi stiamo insieme mi mancano, quando parlo mi piacerebbe sapere quello che pensano delle cose che dico e poi quando parlano loro li starei a sentire per ore, ho l’impressione che abbiano tante cose da insegnarmi: quella pacatezza, quella determinazione affettiva, quel fare sempre la prima mossa e nello stesso tempo senza invadenza e senza presunzione, più ci penso più mi viene un senso di tenerezza profonda, per esempio, non mi prendere per pazzo, però mi piacerebbe che andassimo più spesso da papà… non ti offendere se te lo dico…

– Birillo, ma come faccio a offendermi per una cosa simile, tu pensi di papà e mamma quello che io ho sempre pensato… e poi non sono solo brave persone, ma ci vogliono  bene, Birillo il mondo nostro è fatto di quattro persone… se ci vogliamo andare più spesso io credo che i più contenti sarebbero loro, per loro tu non sei solo un figlio ma qualche cosa di più…

– In che senso, Cucciolo?

– Nel senso che la loro cotta per te se la sono presa pure loro, a modo loro e con tute le differenze ma secondo me si sono innamorati di Andy e questo fatto me li rende ancora più cari, se fosse possibile perché in fatto di persone hanno gli stessi gusti che ho io… non si sono innamorati del primo imbecille con un po’ di soldi in tasca, ma si sono innamorati di Andy… io a fare certe scelte l’ho imparato dai miei…

– Cucciolo, ci andiamo oggi?

– Pranzo o cena?

– Meglio cena perché si perde meno tempo per lo studio… che faccio li chiamo?

Marco si limitò a sorridere e Andy prese il telefono.

– Ciao mamma, come va?

– Andy, bello, come stai? Lo sai che oggi abbiamo parlato quasi tutta la giornata di voi io e Rocco…

– E che avete detto?

– Abbiamo detto che siamo contenti di Andy, che è un uomo come si deve, che gli vogliamo bene e che ci sta regalando dei momenti bellissimi…

– Dai, mamma, non esagerare…

– Andy, tu lo sai che è così…

– Senti mamma, ti volevamo chiedere se possiamo venire a cena da voi stasera…

– Andy… tu non lo sai ma io l’avevo appena finito di dire a Rocco ma lui mi aveva detto che non bisognava disturbarvi e che dovevate studiare… noi stiamo qui soli soli, due vecchietti, quando ci siete voi qui è festa… adesso Rocco è uscito per prendere il lattee non te lo posso passare… aspetta, aspetta… è lui, è arrivato… Rocco, è Andy, stasera vengono a cena… te l’avevo detto io!

– Andy, stasera ti faccio un risottino tutto vegetale, tutto ai profumi di campagna… mo’ mi devo sbizzarrire un pochettino…

– Papà non ti stancare… tu quello che ci piace a noi lo sai… allora facciamo alle nove?

– Alle nove, Andy, e buon lavoro.

– Aspetta, ti passo Marco…

Andy rimase ad ascoltare alla cornetta.

– Ciao papà… lo sai che Andy, da quando si è alzato non ha fatto che parlare di voi?

– E di che? Di noi non c’è molto da dire…

– Mi sa che Andy vi vuole bene!

– Marco, ma lo capisci tu che fortuna hai avuto a trovare uno come Andy? E che fortuna abbiamo avuto noi…

Andy era raggiante e si sentiva gratificato al massimo

– Papà, a fare certe scelte me l’hai insegnato tu… va be’, allora ci vediamo stasera alle nove…

– Vi aspettiamo ma fate tutto con comodo.

– Ciao papà.

– Ciao Marco.

Andy ripeté:

– Ciao papà.

– Ciao Andy, a stasera.

– Cucciolo hai visto, sono contenti.

– Questo lo sapevamo anche prima.

– Allora Cucciolo, ti alzi?

– Birillo ma com’è che fai sogni così strani?

– Non lo so, è successo oggi ma di solito non mi succede, anzi non sogno quasi mai, e soprattutto non sogno mai cose che sensate, io un po’ il cervello strano ce l’ho, che ci posso fare!

– Birillo, ma tu di fondo sei sereno, voglio dire adesso…

– Sì, credo di sì, forse ho bisogno di rassicurazioni, ma mi sento sereno, sì, perché no?

– Vieni qui Birillo, stenditi vicino a me, poi ci alziamo subito, ma adesso mettiti vicino a me…

– Cucciolo, pensi che sono strano eh?

– No, io nei tuoi sogni ci vorrei entrare, noi non dobbiamo stare insieme solo quando stiamo svegli, se no quando sogni resti solo e non mi piace che tu resti solo…

– Magari sarebbe meglio che entrassi io in un sogno tuo… ma non hai mai sognato…

– Sì, qualche volta ho sognato anche io…

– E che cosa sognavi?

– Be’ in genere mi ricordo solo i sogni erotici, gli altri non me li ricordo proprio…

– Raccontamene uno.

– Mah, non sono poi un gran che, non sono storie, non ci sono dialoghi, solo sensazioni, praticamente anche se con qualche variante la scena è più o meno sempre quella, io sto in uno spogliatoio e ci sono dei ragazzi che si mettono nudi con la massima naturalezza, che scherzano, che giocano un po’, io sto lì, non partecipo, in effetti nei sogni non partecipo mai, guardo, questo sì, guardo, in genere i ragazzi sorridono, c’è una bella atmosfera, intima e nello stesso tempo divertita, i ragazzi non fanno nemmeno sesso tra loro, giocano e basta ma senza troppe valenze sessuali… e poi da quando ci sei tu non ho più fatto sogni erotici, veramente non me ne ricordo nemmeno uno, forse non mi servono più…

– Cucciolo e, sogni erotici a parte, non mi hai mai sognato?

– No, credo di no, non mi pare…

– Io invece qualche volta ti sogno, esattamente come sei nella realtà, sogno che fai esattamente quello che fai sempre, non ti sogno mai in dimensione erotica, ma mentre lavi i piatti o mentre mi guardi negli occhi ma sono immagini brevi, storie non ne ho sognate mai.

Marco si voltò verso Andy e lo abbracciò.

– Birillo! Come sei bello la mattina quando non ti sei ancora fatto la barba!

– … Dai, Cucciolo, non è che non mi voglio fare coccolare… ma bisogna alzarsi e ci dobbiamo rimettere a lavorare.

Si alzarono in fretta,

– Andy, prima doccia o colazione?

– Prima doccia.

Entrarono insieme nel box senza nessun preliminare, ormai la cosa era assolutamente naturale.

– Cucciolo, faccio io, tu non pensare a nulla.

Andy versò lo sciampo sulla testa di Marco poi lo insaponò e lo sciacquò in fretta, poi pensò rapidamente a sé.

– Birillo, te la posso chiedere una cosa?

– Che cosa?

– Oggi non fare la barba!

– Però stasera ce la facciamo tutti e due prima di andare da papà penso che vederci con la barba mezza mezza non gli farebbe piacere…

– Mah, credo che non gliene importerebbe niente…

– No, Cucciolo, lo vedi, tu certe cose non le capisci… io non ho mai visto papà con la barba non fatta e poi la barba fatta sa più di bravo ragazzo…

– Ma che stai dicendo.

– Ma tu, scusa, se mi avessi visto capellone ti saresti innamorato lo stesso di me?

– Be’, penso di si… non lo so, sì, forse un po’ meno, a me piaci come sei adesso… anche con la barba fatta, anzi di più con la barba fatta… però con la barba non fatta sei un po’ più sexy, ma solo quando è la barba di un giorno, quella di due giorni già non mi piace più.

– E poi ci dobbiamo dare pure una spuntata ai capelli… pure tu perché ce ne è bisogno…

– Ok, Birillo, lo stilista sei tu.

La colazione fu rapida, si rimisero subito a studiare. Ogni tanto Andy interrompeva.

– Cucciolo, stasera andiamo da papà con camicia e cravatta?

– Perché? Non è una cerimonia, è una cena a casa di papà.

– Secondo me vale la pena…

– Beh, se vuoi si può pure fare, però non ti formalizzare…

– Io non mi formalizzo, è una questione di rispetto…

– Birillo, non dire scemenze… tu con papà e mamma devi essere meno formale possibile, secondo me camicia e cravatta sono fuori posto… la barba fatta è una cosa giusta, le scarpe pulite, queste cose vanno benissimo ma le cose troppo formali non sono adatte…

– E allora una rosa per mamma…

– Quello sarebbe un bel pensiero ma c’è il rischio che diventi anche quello una cosa eccessiva… Birillo, papà vuole che noi da lui ci sentiamo a casa nostra e ci comportiamo come faremmo a casa nostra, se facciamo così li facciamo contenti, se facciamo diversamente ci sentono meno figli…

– Mi sa che hai ragione… Cucciolo, e se dormissimo là?

– Beh, anche questo si può fare, anzi credo che una cosa del genere a loro potrebbe fare solo piacere, questa è una buona idea…

– Sì, però bisogna vedere come va la serata…

– Ma come vuoi che vada… non andiamo mica a fare un esame…

– Però io mi sento un po’ carico…

– Me ne sono accorto, Birillo, si vede benissimo.

– Dai, va’ adesso rimettiamoci a studiare

– Mi sa che forse è meglio… però, se mi devi dire che le cose che mi passano per la testa sono stupide fallo con prudenza perché la cosa mi da un po’ fastidio e la devo digerire piano piano, anche se hai ragione tu… dimmelo comunque con garbo, ti prego, cerca di stare più attento a queste cose…

– Te la sei presa, Birillo?

– No, lo so che hai ragione ma non mi piace troppo essere contraddetto, forse questo è proprio il segno che sono un po’ troppo suscettibile, quando mi riprendi fallo almeno con un sorriso…

– Birillo…

– Che c’è?

– Ti chiedo scusa, non me ne sono reso conto…

– Cucciolo, te l’ho detto, tu hai ragione ma devi avere pazienza, sono fatto male ma sono fatto così…

– No, sei fatto benissimo, e io lo so come sei fatto…

– No, Cucciolo, tu come sono fatto io dentro non lo sai ancora bene… cerca solo di avere un po’ più di pazienza…

– Però, Birillo, a me non sembrava di avere detto niente di aggressivo

– E allora perché mi hai chiesto scusa?

– Perché mi sembrava che tu ci fossi rimasto male…

– Ma non è una buona ragione, mi devi chiedere scusa quando che hai sbagliato lo pensi tu, non quando lo penso io, se no mi tratti proprio come un deficiente… comunque non ne parliamo più, sono cose da nulla… Cucciolo, dai prendi il libro e cominciamo a lavorare.

– Ti voglio bene, Birillo. E stasera la barba te la faccio io

– Anch’io ti voglio bene, anzi, Cucciolo, scusami tu per le stupidaggini che dico.

Marco fece il gesto di mandargli un bacetto.

Lo studio fu faticoso, Andy non lo prendeva troppo seriamente e Marco non sapeva come reagire, all’inizio la cosa sembrava solo momentanea, poi la distrazione e la superficialità di Andy passarono il segno e Marco si decise ad agire.

– Senti, Birillo, cerchiamo di mettercela tutta e di fare le cose un po’ più seriamente, mi sembra che non stiamo più lavorando tanto bene, oggi abbiamo perso un bel po’ di tempo…

– Vuoi dire che ti ho fatto perdere un bel po’ di tempo?

– Sì esattamente…

– E’ vero, Cucciolo, ma non mi va troppo di studiare, però non mi aggredire, hai ragione, non abbiamo lavorato bene e per colpa mia ma questo lo avevo capito anche da solo, Cucciolo, non so che mi prende ma non mi va troppo di studiare, anzi non mi va per niente… no, va be’, lasciamo perdere queste stupidaggini, hai ragione e basta, dai riproviamo… adesso cerco di non distrarmi… però non te la prendere, passami il libro che provo a leggere io… Allora…

Il lavoro riprese in modo un po’ diverso, Andy ci provava, leggeva ma poi doveva rileggere, si vedeva che era distratto.

– Birillo, dai, lasciamo perdere, riprendiamo domani, oggi non è aria…

– Mi sa che è meglio che sospendiamo veramente… Cucciolo, mi dispiace…

Andy aveva gli occhi rossi, Marco se ne accorse.

– Che c’è, Birillo?

– Non lo so, ma non mi sento all’altezza, ti sto facendo perdere tempo, ma io non vorrei… cioè vorrei studiare ma poi la testa non ci sta, mi dispiace, Cucciolo, mi dispiace, se vuoi ci riproviamo e ti giuro che questa volta mi ci metto seriamente…

– Birillo, ma hai qualche pensiero per la testa?

– No, almeno non credo, penso che stasera andiamo da papà, a quello ci penso un po’ ma non mi sembra una cosa che mi possa far distrarre dallo studio, Cucciolo, se vuoi adesso mi ci rimetto come si deve…

–  Ma ti va, Birillo?

– Be’, no, adesso no, veramente adesso no…

– Birillo, veramente non va nemmeno a me…

– Non è vero, lo dici solo per me…

– No, non mi va veramente, dai, Birillo, siediti qui.

Marco batté una mano sul divano e Andy andò a sedersi accanto a lui.

– Che pensi, Cucciolo? Pensi al libro che non avanti?

– No, penso a te e a papà.

– Cioè?

– Cioè credo che papà e mamma per te siano importanti più di quanto pensavo io…

– E ti dispiace?

– Per niente, anzi credo che loro abbiano delle possibilità di arrivare al cuore di Andy che io non ho.

– Ma che dici, Cucciolo!

– Ma non è una cosa strana, in fondo loro ti vogliono bene in modo ancora più incondizionato di come te ne voglio io, loro ti vogliono bene e basta…

– Secondo me anche loro si aspettano qualche cosa da me…

– E cioè?

– Secondo me loro ci tengono e lo sanno pure che su di me hanno una influenza enorme… non lo so, ma forse mi hanno adottato veramente, ma proprio nel senso serio del termine, voglio dire che non mi hanno accettato perché sono il tuo ragazzo ma proprio come persona… e poi loro di me hanno visto solo il lato migliore, quello peggiore l’hai visto solo tu…

– Perché, tu hai un lato peggiore?

– Be’, adesso magari certe cose te le sei dimenticate però sul momento ti hanno fatto un effetto decisamente negativo… ma tu sei passato oltre, tu lo sai a che cosa voglio alludere…

– No, non ho capito…

– A quando ti volevo violentare…

– Ma Birillo, tu pensi che oggi come oggi una cosa del genere mi lasci chissà quale ricordo negativo… io ho avuto paura che con te non ci potesse essere dialogo, allora una paura del genere l’ho provata, ma non è successo niente di tutto questo… anzi, quella è stata un’occasione per conoscerci meglio, lì per lì un po’ traumatica ma poi non è successo nulla di quello che avevo temuto… anzi… ma possibile che tu ci pensi ancora, francamente mi sembra proprio un’altra epoca… io penso che adesso dovremmo cercare di costruircelo il nostro futuro…

– E io ti faccio perdere tempo…

– Macché perdere tempo… Birillo, quante volte mi distraggo anch’io… e poi di lavoro serio ne abbiamo fatto tantissimo…

– Be’, questo è vero… Dai, Cucciolo, prendi il libro e facciamo altre venti pagine e poi sospendiamo, almeno non ci siamo fermati alla prima difficoltà.

– Però solo venti perché sono cotto anche io.

Ripresero a studiare con molta buona volontà e arrivarono alla fine delle venti pagine concordate più per non perdere l’onore delle bandiera che per altro.

– Basta! Adesso ci riposiamo un po’ e poi ce ne andiamo da papà. Cucciolo, che ore sono?

– E’ presto non sono nemmeno le cinque.

– Dai, Cucciolo, abbiamo tre ore tutte per noi… che facciamo?

– Tu che faresti?

– Mi metterei steso sul letto vicino a te per farmi coccolare un pochettino.

Nel dire queste cose Andy era alquanto malinconico.

– Birillo, come va?

– Te ne sei accorto eh?

– Mh!

– Però in fondo non va male, in fondo che cosa ci manca? … O forse è proprio che la malinconia uno se la porta dentro e basta e non sa nemmeno perché… Cucciolo, lo sai che è qualche giorno che mi è passata pure la voglia di sesso, prima mi sembrava una cosa importantissima, adesso molto meno, adesso non voglio stare solo ma non ho voglia di sesso, mi sembra una cosa che adesso non mi interessa proprio, è come se avessi la testa invasa da altre idee oppure la testa vuota, … forse è proprio così, una testa vuota, delle sensazioni più attutite, dei desideri meno violenti, il non pensare a nulla, un po’ il sentirsi vivere… Cucciolo, pensi che passerà?

– Be’, certo di queste cose il colore di fondo in qualche modo rimane ma penso che prima o poi un po’ di entusiasmo di quello tuo, forte, lo troverai sicuramente…

– Lo sai, Cucciolo, che io adesso mi sto sciogliendo molto, prima di queste cose non parlavo, nemmeno me ne rendevo conto, adesso, piano piano queste cose stanno venendo a galla e io te le dico… mi sembra quasi strano, non ho mai fatto discorsi del genere, almeno così diretti… è una cosa gradevole… Che dici, Cucciolo? Mi vedi diverso da prima?

– Onestamente no, adesso ci conosciamo meglio e c’è un’altra forma di confidenza, questo è vero, ma non ci vedo niente di veramente nuovo, io pensavo fin dal primo momento che prima o poi sarebbe successo…

– E papà questo lato del mio carattere se lo immagina?

– Mah! Non lo so, francamente non credo, tu con loro sei meno libero che con me, almeno in queste cose…

– Cucciolo, ma l’hai notato pure tu che c’è meno spinta sessuale? Voglio dire tu verso di me?

– No, Birillo, io non ho meno spinta sessuale nei tuoi confronti, anzi, se posso dire una cosa che mi è capitata spesso, io mi sento molto più attratto da te quando non ti gira bene… aspetta, cerca di capirmi, quando hai bisogno di un muretto su cui appoggiarti il fatto che quel muretto posso essere io, anzi posso essere solo io, mi dà una sensazione fortissima e mi sento totalmente fuso con te, anche spiritualmente, in quei momenti ti darei proprio l’anima…

– Ma adesso, te ne accorgi che sono meno disponibile nei tuoi confronti?

– No, Birillo, io non ho affatto questa impressione, uno che parla con me come fai tu lo sento già totalmente fuso con me, ci sei eccome, altro che indisponibilità… e poi il sesso è un modo… mi faresti male se ti chiudessi in te stesso, mi faresti malissimo se mi tenessi da parte, allora ne soffrirei proprio tantissimo… Cucciolo, ma tu lo capisci… ma chi ce l’ha un contatto forte come quello che abbiamo noi?

– Cucciolo, ma tu pensi che sono dipendente?

– E io allora? Ma quando ti innamori sei dipendente eccome se no che modo sarebbe di innamorarsi…

– Ma com’è che tu non fai lo stesso nei miei confronti?

– Non ho capito, che vuol dire?

– Tu con me delle tue malinconie non parli…

– Birillo, io, adesso almeno, malinconie per la testa non ne ho…

– Ma non hai l’impressine che io penso solo a me stesso? Cioè quando io comincio tutti questi arzigogoli, non ti senti un po’ trascurato?

– No, Birillo, trascurato da te non mi ci sento affatto…

– Ma tu sei generoso, nemmeno te ne accorgi, tu certe cose non le guardi, io qualche volta ho l’impressione che ti sfrutto, prima quando mi venivano questi pensieri pensavo solo alle questioni economiche, adesso penso che ti sfrutto anche psicologicamente, in fondo io parlo sempre e tu stai sempre a sentire e mi rispondi… ci sono ruoli fissi… non ti pare strano?

– Non ho capito, Birillo, che cosa mi dovrebbe sembrare strano?

– Tra noi non è tutto simmetrico…

– E allora?

– Già, e perché dovrebbe essere tutto simmetrico? Cucciolo…

– Sì?

– Mi vuoi bene?

– No!

– Quanto sei cattivo quando dici così…

Marco si voltò verso Andy e gli scarmigliò i capelli.

– Ecco, così va meglio!

– Andy, lo sai che adesso io non ho più paure che ti riguardino, mi sento sicuro su tutta la linea… io non potrei campare senza di te ma penso che nemmeno tu potresti stare senza di me…

– Mah! Cucciolo, questi sono teoremi che non si possono dimostrare… Certo senza il Cucciolo che mi coccola sarei una totale nullità, però questo vale per oggi…

– Lo so, Birillo, ma qualche entusiasmo lasciamelo passare, non mi razionalizzare tutto!

– Scusa, Cucciolo! In fondo sono discorsi teorici che abbiamo fatto tante volte… tanto piano piano le punte si smussano, le punte del ragionamento teorico, voglio dire, e si torna a ragionare in modo meno astratto…

– Birillo…

– Sì…

– Facciamo l’amore?

– Non mi viene Cucciolo, mi dispiace…

Marco si voltò verso Andy e lo abbracciò.

– Tanto io ti voglio bene lo stesso…

– Lo so, Cucciolo, magari stasera quando torniamo dopo cena…

– Quando vuoi tu, Birillo…

– Cucciolo, io non ho mica detto che non mi piace, anzi, mi sembra una cosa meno impellente di prima ma è tutto qui… e poi anche quel tipo di intimità ha un valore… io mi sono innamorato di te perché pensavo che tu fossi fisicamente perfetto… sei bellissimo, è vero…

– Ma che dici?

– Lasciami dire! Sei bellissimo, sì, ma non sei perfetto fisicamente, un po’ abbondantello un po’ cicciotello… prima, cioè quando me ne sono accorto, mi sembravano difetti, adesso mi piacciono tantissimo perché tu sei così… però potresti cercare di… No, vai bene anche così… e poi mi viene da pensare un po’ come una ragazza che si sposa: se non è bellissimo non fa nulla però è una brava persona e questo di te mi piace moltissimo, quasi più del fatto fisico, prima pensavo che queste cose contassero meno ma non è così… Cucciolo… Ci facciamo una tazza di tè?

– Te lo faccio subito…

– No! Ho detto ci facciamo! Guarda che tu con me non devi avere atteggiamenti servili… sono cose che mi piacciono, ma non mi trattare troppo come una ragazza da conquistare, non ce ne è bisogno… anzi il tè lo faccio io!

– E no! Lo facciamo insieme!

– Va bene, come vuoi tu!

– Io? … Come vuoi tu!

Però Cucciolo, adesso abbracciami un po’… sì, così, è bello sentire che il Cucciolo ti abbraccia.

Marco abbracciò Andy strettissimo e gli scarmigliò di nuovo i capelli, poi se ne andarono in cucina.

– Birillo, l’hai messa l’acqua alle piante?

– Certo che l’ho messa, se dovevano aspettare te stavano fresche! Tu non le innaffi mai, ti manca questo tipo di sensibilità…

– Non è vero, Birillo, io non le innaffio perché so che per te è un piacere e non te ne voglio privare…

– Dimmi la verità e non mi prendere in giro!

– E’ così, Birillo, è veramente così!

– Meglio così, perché se uno ama le piante ama le cose vive e quelli che amano le piante sono persone con un’altra sensibilità…

– Tipo tu!

– Be’, che c’è? Non sfottere!

– Birillo, accendiamo la TV?

– Noo! Per carità, non la accendiamo da parecchio ma è meglio così… Senti, va’, prepariamoci e ce ne andiamo da papà un po’ più presto.

– E forse non è nemmeno tanto presto.

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Potete trovare gli indici dei capitoli pubblicati in rete alla pagina:

http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html

ANDY – ROMANZO GAY 12

Dopo una pausa di diversi anni, riprendo la pubblicazione di ANDY – Romanzo gay.
Pubblico qui di seguito il dodicesimo capitolo uno di quelli che amo di più di tutto il romanzo.

Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli dal primo al quattordicesimo sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.

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– Cucciolo, mi vuoi bene?
– Dai, Birillo, lo sai benissimo!
– Ma tu dimmelo di nuovo! Che ti costa? A me fa piacere sentirlo! …Va be’ va’ lasciamo perdere, forse hai ragione, è meglio che faccio le cose un po’ più serie… Cucciolo…
– Che c’è Birillo?
– Ma tu hai mai pensato che io sono un po’ stupido?
– No, stupido proprio no, strano, almeno un po’, quello sì, qualche volta l’ho pensato.
– E perché?
– Be’ qualche volta… ma Birillo, lo sai benissimo e te l’ho pure detto…
– Sì, ma tu pensi che non sono maturo?
– No, che c’entra, io credo che tu abbia un modo di reagire che io non capisco sempre bene, ma è tutto qui.
– Anch’io qualche volta ho pensato che tu fossi un po’ strano, soprattutto quando non capivi quello che mi passava per la testa… Cucciolo… mi coccoli un po’…
– Vieni, Birillo! Mettiti qua.
– Mi piace tanto appoggiarmi a te, mi sento… non lo so nemmeno io perché ma mi sento in un modo che mi piace.
– Birillo…
– Che c’è?
– Ma tu sei felice? Voglio dire… ti senti a tuo agio?
– A mio agio sì… felice non lo so… forse no… ma non penso che si possa essere felici del tutto.
– Birillo, io adesso sto proprio benissimo, ci sei tu e io mi sento felice… che ti devo dire, sarà una cosa stupida ma a me una cosa del genere mi fa stare bene.
– Forse sarà perché a me mi prendono sempre le malinconie, che ne so, io sto bene qui, adesso, ma me la sento un po’ di malinconia dentro… che ti posso dire… credo che mi sentirò sempre insoddisfatto… ma non di te, credo proprio di me stesso, non credo che avrei potuto avere dalla vita più di quello che ho avuto, non lo so, certo che mi sento sempre un po’ strano, ma non lo so nemmeno io perché…
– Birillo…
– Sì…
– Io ti voglio bene, l’ho pensato dal primo momento che vicino a te sarei stato felice, non lo so, ma credo che tu sia il mio complemento biologico, starti vicino per me è proprio una necessità fisiologica, quando non ci sei io sto male…
– Cucciolo, quello pure io… certo, quando non ci sei mi manchi, la sento anche io la differenza, però… quando poi ci sei non riesco ad essere felice del tutto… non lo so… però un po’ di malinconia dentro mi resta lo stesso.
– Sai, Birillo, io credo che passerà col tempo…
– Io credo di no… credo che non ci sarà molto da fare… comunque, certo, meglio di come sto adesso non sono mai stato, voglio dire che questo per me è il massimo, almeno credo…
– Birillo…
– Sì.
– Ma come fai ad essere così tenero?
– Dai, non mi sfottete!
– Non ti sto sfottendo… è che non mi vorrei allontanare da te nemmeno per cinque minuti…
– Cucciolo… ma tu mi vuoi bene veramente?
– Birillo, lo sai benissimo.
– Qualche volta penso che anche tu stia un po’ recitando, io certe volte lo faccio, adesso quando ti ho chiesto se mi vuoi bene veramente te l’ho chiesto perché a te fa piacere sentirlo, certe volte io faccio un po’ di sceneggiata per te… aspetta, non fare quella faccia… io non ti inganno mai, almeno credo, ma un po’ di recita di quella che può piacere anche a te la faccio… ma la faccio a fin di bene e penso che anche tu possa finire per recitare un po’ nei miei confronti, certe volte penso che ti piace molto la parte dell’innamorato, di quello che sta cercando di dirmi in tutti i modi che mi vuole bene… insomma, tu ti sei scelto una parte e stai cercando di recitarla come si deve… non credo che tu dica cose false, ma le carichi un po’… non ti arrabbiare, voglio dire che ci metti qualche sottolineatura di colore in più e che ti piace fare così, io qualche volta un po’ lo percepisco, lo so che mi vuoi bene ma sei un pochino teatrale, la tua parte in commedia ti piace e cerchi di recitarla al meglio… Cucciolo, io lo so che è così… Non ti preoccupare non mi dispiace mica, anzi, certe volte aiuti anche me un po’ a recitare, certe volte sembriamo due amanti quasi perfetti… ma secondo te lo siamo?
– Sì, Birillo, io credo di sì.
– Dilla tutta, Cucciolo…
– Be’, va bene, in un certo senso hai ragione, ma adesso non mi demolire questa storia d’amore.
– Io non la demolisco, sto solo cercando di capire come stanno veramente le cose… che sono cose importanti lo so benissimo, lo sento, però… non lo so, ma tu credi che non si dovrebbe cercare di togliere certe atmosfere… non è che mi sembrino false ma non sono vere al cento per cento. Forse sto cercando di sminuire.. ma no, non credo, forse sto cercando di dimostrare che mi vuoi bene al di là di tutto… ma tu che pensi?
– Io penso solo che tu sei il mio Birillo e che ti voglio bene, se vuoi te lo posso dire in un modo meno enfatico, che mi piace stare con te, che mi sento a mio agio solo quando ci sei, che quando non ci sei mi manchi, però alla fine il senso è lo stesso.
– Ma tu sogni su di me ne hai mai fatti.. voglio dire progetti? Cioè ci sono cose che tu ti aspetti da me?
– Sì, altroché, mi sembra ovvio…
– E cioè?
– Be’ io sogno di restare sempre con te, vorrei che fossimo una cosa sola.
– E tu pensi che sarebbe possibile?
– In genere non mi sembrerebbe una cosa possibile, voglio dire che se non si trattasse di noi non mi sembrerebbe possibile… ma visto che siamo noi due mi sembra ovvio… non credo che ci sarebbe nessun bisogno di prevedere o di programmare nulla, verrebbe, anzi verrà, tutto da sé.
– E la libertà?
– La mia o la tua?
– Io alla mia credo di poterci rinunciare senza grossi problemi, ma la tua?
– Dici sul serio, Birillo?
– Sì, credo di sì, adesso mi sembra una cosa naturale, quasi ovvia, ma tu alla tua ci rinunceresti per me?
– Birillo, io ci ho già rinunciato da tanto tempo e non me ne sono nemmeno accorto e poi che significa rinunciare, io non ho rinunciato a nulla, io ho scelto di stare con te, non è una rinuncia, la mia libertà è quando sto con te.
– Be’, lo vedi, sei più generoso di me, a me sembra ancora una rinuncia, una rinuncia che farei volentieri ma in qualche modo una rinuncia, però quello che dici è vero pure per me, io ho scelto liberamente il mio Cucciolo… è bello quello che hai detto, mi piace! Lo faccio mio! E poi perché te l’ho messa in questi termini? … Lo vedi! E’ la mia piccineria mentale! Io sono una mezza cartuccia in tutto, anche in questo!
– Andy! Tu non sai quante volte mi fermo a pensare a te… certe volte la mattina ti guardo mentre sei ancora addormentalo e poi penso che io sto vicino a te e mi sembra che non si possa desiderare niente di più bello. E anche adesso, quando ti guardo mi sembri bellissimo, mi piacciono le tue incertezze, mi piace sentire che per te sono una persona rassicurante, mi piace pensare che posso farti stare meglio, mi posso sentire importante, penso che per te sono importante…
– Questo è vero, Cucciolo, per me sei un punto di riferimento fondamentale, sei la mia famiglia, mio fratello, il mio ragazzo, il Cucciolo… Chissà dove starei adesso se non ci fossi stato tu…
– Ma tu lo sai che prima non mi ero mai innamorato di nessuno? Sesso sì, qualche interesse di quel genere l’ho provato, ma non mi ero mai innamorato, proprio mai. Non avevo mai pensato che qualcuno potesse essere veramente importante per me. Cioè proprio la vita a due non la concepivo, pensavo che un ragazzo gay avrebbe dovuto comunque accettare di stare solo, qualche amico, un po’ di sesso, ma una vita di coppia non me la immaginavo proprio, erano sogni ma non la consideravo un’ipotesi reale.
– Nemmeno io, Cucciolo, di queste cose ne sentivo il bisogno ma non le conoscevo affatto, non mi erano mai capitate, e poi se non c’è un’affinità di fondo certe molle non scattano e non credo nemmeno che sia un problema di sesso, io credo che adesso, per assurdo, se tu ti innamorassi di una ragazza io ti vorrei bene lo stesso, cioè mi piaci come persona, come serietà, come modo di reagire, io di te ho un rispetto profondo perché so che sei uno come si deve, cioè mi piaci proprio come persona, te l’ho detto se tu non potessi stare con me come facciamo noi io ti vorrei bene lo stesso e credo che alla fine anche se tu stessi con una ragazza continueresti a volermi bene lo stesso perché non è solo una questione di sesso…
– Be’ sì… credo che sarebbe più o meno così, comunque sono solo ipotesi teoriche, però credo che certe cose di fondo non si perderebbero comunque, e il discorso vale pure per te, in teoria anche tu te ne potresti andare per metterti con una ragazza o con un ragazzo e forse non è nemmeno un’ipotesi così remota, non credo che per questo ti vorrei bene di meno, non lo sentirei nemmeno come un tradimento, lo sentirei come un’impossibilità, mi dispiacerebbe tantissimo ma lo accetterei, quello che non sopporterei sarebbe l’idea di perderti del tutto, quello mi farebbe stare malissimo…
– Io qualche volta l’ho anche pensato che avrei potuto mettermi con una ragazza, ma prima, adesso non mi viene più in mente, a un ragazzo non ci ho mai pensato, ce ne sono di carucci e li guardo anche ma non c’è quel feeling… con te c’è stato… se tu ti mettessi con un ragazzo ci rimarrei malissimo, credo, ti vorrei bene lo stesso, probabilmente sì, penso che da quel punto di vista non cambierebbe nulla, adesso qualche volta mi sento ancora un po’ geloso di te, sarà stupido ma voglio che tu non sia distratto da altri interessi, devi essere mio. Non so come dire, Cucciolo, ma se ti dovessi stancare di me, ecco, questo è il punto, non tanto se ti dovessi innamorare di un altro, ma proprio se ti stancassi di me, mi sentirei malissimo, mi sentirei tradito, lo so che questi termini non significano nulla, lo so che i sentimenti non si possono controllare… però, almeno mi piacerebbe che tu me lo dicessi subito, che non facessi la commedia, questo non lo sopporterei perché mi distruggerebbe l’immagine seria che ho di te… Il mio Cucciolo con me deve essere onesto fino in fondo, mi può dire che non mi ama più o che si è innamorato di un altro ma me lo deve dire subito, non deve fare la commedia…
– Birillo! Non ti preoccupare, non scappo! Da quando stiamo insieme non ho mai pensato a nessun altro, qualche volta ho pensato che non sarei riuscito a vivere con te perché non riuscivo a capire quello che ti passava per la testa, certe volte sono stato veramente sul punto di chiudere tutto, mi sembrava che rimanere solo sarebbe stata una cosa più tranquilla, tu mi esasperavi… ma non ho mai pensato a nessun’altro. Certe volte credo di averti odiato, … veramente, mi sembravi invadente, violento, altre volte mi sembravi un caso patologico, uno che non è in grado di capire come stanno realmente le cose, uno fissato che vive delle sue fissazioni e basta, anche fissazioni di sesso, ma fissazioni, poi ho visto che avevi sbalzi di umore fortissimi e che eri tu il primo a starci malissimo… e poi quando vedo che tu stai male io non riesco ad allontanarmi da te, non so come dire, mi fai una tenerezza totale, in quei momenti passerei sopra qualunque cosa, quando ti ho visto a pezzi la rabbia mi è passata subito, quando ho visto che cercavi di tornare indietro e di non fare crollare tutto mi sono sentito dentro una tenerezza fortissima… Però non ho mai pensato che sarei stato meglio con qualcun altro, solo forse sì, ma con un altro certamente no… e poi adesso stiamo qui a parlare e stiamo abbracciati così e ci diciamo tutto… ma tu credi che cose del genere possano esistere in altre situazioni? E poi non credo che certe cose si posano perdere, e non credo nemmeno che mi potrei innamorare di nessun altro… non riesco nemmeno a pensarla una cosa simile… io non mi staccherei mai da te…
– Lo so, Cucciolo, questo lo so… Ma tu pensi che arriveremo ad avere un lavoro serio in comune, che tutta la storia dell’università andrà in porto? Io certe volte comincio a pensare che sia possibile ma poi penso che mi sto illudendo e che alla fine avremo solo passato qualche anno insieme, qualche anno bello ma non per l’università e per le prospettive di lavoro, ma qualche anno bello perché siamo stati insieme, ecco questo è il fatto… però qualche volta credo anch’io che la cosa sia possibile, prima non mi veniva proprio in testa, adesso, qualche prospettiva mi sembra che ci possa anche essere… non fosse altro che per papà e mamma… mannaggia, poveretti… si sono fatti in quattro per noi… lo sai che a me questa cosa sembra quasi incredibile… loro ci credono quasi più di te, sì, l’hai visto benissimo… credo che loro adesso stiano tirando un po’ la cinghia per farci stare bene… e io campo a ricasco, … mi hanno proprio adottato.
– Birillo, ma anch’io campo a ricasco…
– E allora mi sa che è meglio che ce la mettiamo tutta per cercare di arrivare a destinazione il più presto possibile… Cucciolo, ci dobbiamo comprare una casa grande in campagna con due appartamenti uno per noi e uno per papà e mamma, così almeno la vecchiaia se la possono passare in modo più tranquillo, mi piacerebbe veramente vivere insieme con loro, in due appartamenti separati ma vicini, d’altra parte se vivessimo proprio nella stessa casa credo che ci sarebbe un certo condizionamento reciproco, non mi sentirei completamente libero… lo so che lo sanno e che lo accettano, ma credo che non mi sentirei completamente libero comunque, magari ti potrei abbracciare mentre stiamo vedendo la televisione ma sesso credo che ne potremmo fare poco… Cucciolo… che pensi?
– Penso al futuro, penso che sarebbe veramente bello riuscire a costruire tutte queste cose e penso che col mio Birillo vicino ci riuscirò, che ci riusciremo. Quando stavo solo, prima di conoscerti, non riuscivo a fare niente, il tempo mi scivolava fra le mani e non riuscivo a concludere nulla, proprio nulla, ero abulico rispetto allo studio, ci avevo provato tante volte ma mai seriamente, un motivo vero per fare le cose serie non ce l’avevo… sì, è vero che papà e mamma si aspettavano qualche cosa da me… ma mi ci vedi tu a prendere da solo un librone come quelli e a mettermi a ripetere.
– Però lo sai Cucciolo che abbiamo fatto un lavoro veramente enorme… alla fine siamo riusciti a stare nei programmi, io all’inizio non l’avrei mai pensato, mi sembravano solo fantasie ma adesso stiamo già un pezzettino avanti… Cucciolo… e se adesso ci rimettessimo a studiare?
– Veramente non mi va proprio… però… mh, mi sa che forse sarebbe meglio. Birillo… dammi un bacetto, uno solo, e poi ci rimettiamo a studiare.
– Cucciolo…
– Che c’è?
– Ma tu pensi che stiamo perdendo troppo tempo?
– No! Perché?
– Certe volte ho l’impressione che ti faccio perdere tempo e un po’ mi dispiace… no, no, va be’, adesso lasciamo perdere e cerchiamo di rimetterci a lavorare.
– Ma tu ti senti costretto?
– Non lo so, forse un pochettino, ma no, non credo, dai, su, su, non perdiamo altro tempo.
Marco prese il libro e cominciò a leggere stando seduto al tavolo, Andy si accomodò in poltrona, lavorarono per quasi due ore con una certa buona volontà che non poteva certo dirsi entusiasmo, poi Andy si fermò.
– Dai, Cucciolo, adesso facciamo una pausa, mi sono stufato.
– Dobbiamo proprio?
– Sì, dai, dieci minuti, facciamo mezz’ora, e poi ti prometto che mi rimetto a studiare ma adesso vieni qui, siediti vicino a me.
– Ma com’è che ti piace tanto farti coccolare?
– Cucciolo, adesso stai qui e abbracciami, sì, così e cerca di stare zitto, non c’è bisogno di dire niente mi piace stare così come se stessi per addormentarmi, così. Cuuuucciolo… Chissà che pensi?
– Be’ io..
– St! Zitto, non dire niente, tanto lo so quello che stai pensando.
Marco si limitò a sorridere.
– Cucciolo, ma a te ti vengono mai dei momenti di tenerezza come questa?
– Birillo…
– Zitto, non dire niente, tanto io lo so, te l’ho detto, … ma adesso stiamo zitti e fermi finché non è passata la mezz’ora, questi minuti me li voglio godere, mi piace sentirti respirare, sentire il tuo calore…
– Birillo, però così non è giusto.. devi stare zitto pure tu, pure io lo so quello che stai provando, perciò zitto!
– Ok.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, Marco seduto sul divano e Andy steso, con il capo in grembo a Marco, entrambi avevano gli occhi chiusi, poi Andy si mise seduto vicino a Marco cercando di aderire a lui il più possibile, con il capo reclinato tra il collo e la spella di Marco. Andy non si muoveva. Marco aprì gli occhi e se lo vide vicino con un’espressione di beatitudine e di serenità totale, in quel momento anche Marco si sentì totalmente appagato, il pensiero del futuro non li preoccupava nemmeno un po’, il loro equilibrio sembrava perfetto, avevano davanti tutta una vita da vivere, una vita per amarsi, per vivere uno in funzione dell’altro per costruire il loro mondo adulto, per essere se stessi fino in fondo, per essere due ragazzi che si amano, nessuno dei due aveva in quei momenti il minimo dubbio che quello fosse amore, avevano superato la solitudine ed erano entrati in un’insperata vita di coppia, che appariva ad entrambi come l’unica cosa verso la quale si fossero sentiti sempre attratti, era in un certo senso il loro destino. A un certo punto Andy strinse Marco fortissimo, poi gli passò le mani tra i capelli e gli disse:
– Ti voglio bene, Cucciolo!… Dai adesso rimettiamoci a studiare, adesso ho ricaricato le batterie!
Marco fece cenno di mandargli un bacio e si alzarono insieme dal divano.
– Cucciolo, hai visto, non siamo eccitati, a me sembrava strano che non mi fosse successo, ma non è successo nemmeno a te.
Marco non sapeva che dire.
– Non c’è niente da dire, Cucciolo, io mi sento benissimo e tu?
– E me lo chiedi?
– Dai, adesso un caffè in cinque minuti e poi sotto coi libri.
Se ne andarono in cucina a preparare il caffè.
– Cucciolo, ma com’è che tra noi è stato tutto così facile? Cioè voglio dire che abbiamo fatto centro al primo tentativo… ma tu pensi che se fossimo stati un uomo e una donna sarebbe stato diverso?
– Francamente non lo so, non riesco proprio a immaginami una cosa del genere ma penso che tra un uomo e una donna il fatto che ci sono molte possibilità sia solo una complicazione, più o meno penso che ci si possa provare un po’ con tutti, per noi è il contrario, io di gente etero che ha avuto tante storielle più o meno serie ne ho conosciuta tanta…
– Ma io credo che succeda pure tra i gay, almeno tra quelli che frequentano i locali gay, fra quelli che si sono dichiarati pubblicamente… in fondo andare in quei posti significa andare a cercarci compagnia e avventure, un po’ come fanno gli etero chissà come sono le storie degli altri? Io credo che siano molto più complicate della nostra, a noi è andato tutto liscio…
– Be’, un po’ di problemini li abbiamo avuti anche noi…
– Sì, va be’, Cucciolo, ma quelli erano già problemi di coppia, erano proprio cose nostre, ma in effetti noi di gelosie e di forme di delusione vere non ne abbiamo avute.
– Sì, in sostanza è così…
– E poi voglio dire… non abbiamo avuto nemmeno fenomeni di disturbo esterni, non ci hanno mai messo in un giro di chiacchiere, non abbiamo mai subito i pettegolezzi di nessuno…
– Ma Birillo…i pettegolezzi di chi? Noi non conosciamo nessuno, è per quello che non ci hanno mai messo in mezzo, credo solo per quello, perché se facessimo vita sociale, anche solo un po’, che ne so, all’università o andando alle feste… vedresti che taglia e cuci, ma noi facciamo la vita dei frati…
– Be’, non proprio…
– Va be’, non dico da quel punto di vista, però certo noi andiamo poco girando.
– Cucciolo, ma a te manca la vita sociale, chessò, gli amici, le comitive?
– Ma per carità, lasciamo perdere! Stiamo così bene così!
– Mi sa che hai ragione, io prima avevo qualche volta un po’ di fantasie di andare un po’ più girando, ma poi mi sono passate, io sto bene solo quando sto con te, come adesso, Cucciolo, così quando parliamo, non solo quello… sì però sto bene quando posso discutere con te, non sei permaloso, non credi di essere il Padre eterno, mi rispondi in modo tranquillo, e poi mi piace quello che dici, mi ci ritrovo. Cucciolo…
– Che c’è?
– Ma se ci fosse stato il rischio di finire in mezzo alle chiacchiere tu che avresti fatto?
– In che senso?
– Cioè se per stare con me tu avessi dovuto correre il rischio dei pettegolezzi, che avresti fatto?
– Mh! Be’ non è così facile da dire… credo che avrei corso il rischio se fosse stato un rischio inevitabile ma se fosse stata una cosa in qualche modo voluta da te, chessò per esibizionismo o solo per la voglia di chiacchierare troppo con gente poco affidabile… non lo so, ma non credo che mi sarei buttato, avrei pensato che per te la pubblicità valesse più che la cosa in sé, che tu non fossi capace di dare valore alle cose che contano veramente, che avessi più bisogno di fare chiacchiere che di volermi bene e queste cose non mi sarebbero piaciute… voglio dire che la riservatezza deve essere assoluta, quando è impossibile per ragioni ambientali, alla fine, si può anche cercare di sopportare il pettegolezzo, ma se se ne può fare a meno è stupido mettere a rischio delle cose importanti per motivi del genere… non ti è piaciuta Birillo?
– No, in fondo hai ragione, solo uno stupido potrebbe mettere a rischio una cosa come quella che stiamo vivendo noi per la smania di chiacchierare troppo, io credo che alla fine è proprio per questo che ce ne siamo stati lontani da tutto e da tutti… e poi anche a me non sono mai piaciuti i ragazzi che vogliono essere gay in modo strillato, quelli troppo dichiaratamente gay, per carità, serve anche quello un po’ a muovere l’opinione pubblica, ma non è il mio tipo, quando ti ho notato alla festa, al primo momento non sapevo che pensare, mi lasciavi nel dubbio, stavi fuori del giro e questo mi faceva pensare molto ma non avevi nessuna caratteristica da gay teatrale, anzi… però non ballavi, non andavi a fare la corte o i complimenti alle ragazze… ma una cosa del genere non è poi così significativa…
– E tu allora? Se non ti fossi avvicinato tu io non lo avrei fatto, in fondo il primo passo l’hai fatto tu, neanche tu ballavi, qualche complimento e qualche sorriso alle ragazze lo facevi e tante volte all’università lo fai anche adesso e la cosa mi lasciava perplesso, ti ricordi quando sei venuto vicino al buffet e si è avvicinata quella ragazza e vi siete messi a parlare? Be’, io l’avrei ammazzata…
– In effetti ha dato fastidio anche a me, ma quella poveretta che ne poteva sapere di quello che ci passava per la testa, anzi erano cose con non avrebbe mai immaginato.
– Però io pure temevo che tu fossi etero, avevo cercato di decifrare tutti i segni possibili e immaginabili ma mi restavano comunque dei dubbi piuttosto grossi, te l’ho detto, se non ti fossi buttato tu io non l’avrei fatto, me ne sarei tornato a casa a farmi prendere dalle malinconie ma non l’avrei fatto.
– Proprio un Cucciolo imbranato! Pensa tu dove staremmo adesso se non mi fossi deciso…
– Non mi ci fare pensare, tanto adesso stiamo qui ed è quello che conta… Andy, ma lo sai che hai fatto bene a fare quello che hai fatto?
– Lo so, lo so… Ma tu sempre broccolo! Qua, se non rischio io, tu non ci pensi nemmeno…
– No, per pensare ci penso eccome, magari poi non mi butto…
– E hai detto niente!
– Birillo… dopo il caffè a studiare…
– Lo so, Cucciolo, non ti preoccupare, non ti faccio perdere tempo, adesso certe cose comincio a capirle da solo… dai, non perdiamo tempo… che facciamo? Leggi tu o leggo io?
– Tu, Birillo, comincia tu!
– Va be’, allora eravamo alla pagina…
Lo studio andò avanti con un certo entusiasmo per buona parte del pomeriggio.
– Cucciolo… scusa ma io sono stanco morto, forse ce la farei ancora…
– Be’, comunque abbiamo lavorato bene e abbiamo pure concluso molto… va bene, va’. Per oggi basta.
– Cucciolo, ma tu la rosa la guardi mai?
– Certo che la guardo, e pure tante volte, hai visto, cinque roselline le ha fatte, forse sono poche ma la piantina all’inizio era mezza distrutta ma adesso mi pare che stia benino.
– Non è vero…
– Come non è vero?
– Non sta benino, sta bene, e si vede… Mannaggia, Cucciolo, tu sminuisci sempre… e poi hai visto che sta tirando fuori tre rami a foglia.
– …
– Sì. Tre rami a foglia, vieni a vedere.
– Quelli lì?
– Sì quelli.
– E come fai a dire che non sono boccioli di fiori?
– Perché sono verde chiaro e non sono scuri come i bocciolo dei fiori.
– Ma non è che ci vuole un po’ d’acqua?
– No, ce l’ho già messa, va bene così. Cucciolo, me lo faresti un favore?
– Tutto quello che vuoi.
– Io sto crollando dal sonno, perché non ce ne andiamo a dormire?
– Senza cena?
– Sì, senza cena, ma guada che non è una proposta erotica, sono proprio sfinito.
– Ok, Birillo, come vuoi tu… subito?
– Sì, è meglio, credo che non ce la farei più a lavorare, sono stanco morto (fece un larghissimo sbadiglio).
– Andy…
– Che c’è?
– Lo sai che sei proprio bellissimo, sei assolutamente a tuo agio, si sente.
– Be’, ci mancherebbe… sono stanco morto, ma sto col mio Cucciolo… non riesco a pensare di stare meglio di così… Cucciolo, ma lo sai che dovremmo chiamare papà e mamma, non li sentiamo da tre giorni e loro non si sono fatti sentire.
– E’ vero, ma adesso è un po’ tardi…
– Perché non li chiamiamo lo stesso? Penso che a loro farebbe piacere anche se è mezzanotte, dai.
– Ok! Chiamo io?
– No, chiamo io, lascia…
La risposta arrivò solo al quinto squillo.
– Ciao mamma, sono Andy.
– Che bella sorpresa… come stai? Va tutto bene?
– Va tutto benissimo… è solo che stavamo parlando di voi e abbiamo pensato di chiamarvi subito… come state?
– Be’, papà sta benino, io ho un po’ di cistite e devo prendere gli antibiotici, però tutto sommato sto benino… e voi?
– Qui va tutto bene, ma è un po’ che non ci vediamo… perché non cerchiamo di combinare…
– Quando vuoi tu a noi sta benissimo, ci fa proprio piacere, volete venire domani a pranzo… o la sera… quando volete voi, quando vi porta meno disturbo, per noi è una festa quando venite… Andy, tu lo sai…
– Allora facciamo così, ci vediamo domani verso le due.
– Benissimo! Adesso ti passo un attimo papà che ti vuole parlare.
– Ciao Andy… lo stai mettendo sotto a Marco eh? Avete fatto già tante cose, state lavorando proprio bene.
– Aspetta, te lo passo un attimo.
– Ciao papà…
– Andy ti sta mettendo sotto a studiare eh!
– Certe volte non lo reggo proprio, è un cilindro compressore, però mi sembra proprio di cambiare vita, mi torna addirittura la voglia di studiare… allora domani alle due?
– Sì, sì, domani alle due…
– Ti ripasso Andy.
– Ciao papà, allora a domani.
– Ciao Andy… e ci ha fatto proprio piacere, questa telefonata è proprio una cosa bella… Andy…
– Papà, il merito è tutto di Marco, ha detto lui di chiamare.
– Allora a domani… Ciao e buona notte anche a Marco.
– Ciao papà e buona notte.
Chiusero il telefono.
– Birillo, ma perché gli hai detto che l’idea era stata la mia?
– Perché è meglio così…
– Lo vedi Birillo… come si fa a non innamorarsi di te? … Sei proprio dolcissimo.
– Cucciolo, io non ho fatto nulla… so solo che ti voglio bene, io prima facevo le cose per ripicca, quasi per odio, che si potesse fare una cosa per amore non lo pensavo nemmeno… poi ho trovato il Cucciolo, poi sono stato adottato e adesso non penso nemmeno a quello che devo fare, non premedito più le mie azioni, mi vengono da sé.
– A nanna, Birillo, adesso a nanna e domani sveglia alle sette!
Si prepararono rapidamente per la notte.
– Notte Cucciolo! … Però abbiamo fatto bene a chiamare… io penso che siano stati contenti…
– Eccome Birillo! Io non so se sono stati loro che ti hanno adottato o sei stato tu ad adottarli…
– Noi ci siamo adottati a vicenda…
– E’ vero Birillo, è così… Notte Birillo!
– Cucciolo, ti posso chiedere una cosa?
– Che cosa?
– Ma tu alla morte ci pensi mai? Cioè proprio al fatto che potrebbe toccare a te oppure a me… non come problema in generale, ma proprio come una cosa che può capitare a noi?
– Che ti dico, Birillo? Veramente non so che dire… forse non ci ho mai pensato, almeno non ci ho mai pensato seriamente, no, forse non ci ho mai pensato, anzi certamente non ci ho mai pensato.
– Lo sai che invece ogni tanto ci penso, penso che se dovessi morire io non mi preoccuperebbe molto, ma se dovessi morire tu penso che per me sarebbe proprio una cosa spaventosa, cioè credo proprio che non riuscirei più a vivere, io ho sempre paura di soffrire, per questo mi spaventa l’idea della morte, non è la morte che mi spaventa ma il dolore, se dovesse succedere a te di soffrire io non riuscirei a sopportarlo, non lo so, forse ti ammazzerei prima o mi ammazzerei prima, non posso sopportare l’idea che quello che stiamo vivendo adesso possa finire, magari potrà cambiare con gli anni, ma finire no, non riesco ad accettarlo… tu adesso stai qui, io ti posso toccare, ho bisogno di te, separarmi da te mi sembrerebbe come staccarmi da me stesso, come essere diviso in due. Cucciolo, ma perché si deve morire? Non è giusto. E poi noi non abbiamo fatto niente di male però dobbiamo morire lo stesso e non è giusto.
– Ma anche se avessimo fatto chissà che cosa sarebbe comunque assurdo farci morire per quello.
– Sì, lo so, forse hai ragione, però forse si potrebbe accettare la morte come modo di finire di soffrire ma noi stiamo bene, siamo felici così, per noi la morte sarebbe la distruzione di tutto, cioè sarebbe finire di vivere prima di cominciare… mi sembra tutto assurdo.
– Birillo… ma perché adesso tutte queste idee strane?
– Mah! Te l’avevo detto che sono un po’ strano… e poi è che ho paura di perdere tutto quello che ho adesso, adesso tutte queste cose me le voglio godere, dico pure lo studio, perché no, anzi, è una delle cose più importanti, in fondo tra noi è una specie di collante, è un modo di vivre insieme, di costruire in due… Cucciolo… Cucciolo! Mannaggia! Però non ti devi addormentare mentre stiamo parlando…
– Eh … No, non mi sto addormentando, è che mi sto un po’ annebbiando, perdonami Birillo ma casco dal sonno…
– Perdonami tu, io quando prendo a chiacchierare a ruota libera non mi fermo più… Notte Cucciolo!
– Ti voglio bene! Notte Birillo!
Andy si svegliò per primo, la giornata era nuvolosa e coperta, sembrava che potesse piovere da un momento all’altro. In genere Andy non era indifferente al cima e al tempo, si girò verso Marco.
– Cucciolo…
– Mh… che c’è, Birillo?
– Hai visto che giornata?
– No, perché?
– E’ tutto coperto… mi piacciono di più le giornate di sole… Cucciolo…
– Sì.
– Perché non mi prepari la colazione, oggi toccherebbe a me ma non mi va tanto…
– Mh… va be’, ci vado io, ma tra qualche minuto…
– No, va be’, ci vado io… forse è meglio…
Marco colse al volo il tono di quel: forse è meglio.
– No, ci vado subito… resta lì.
Si alzò rapidamente, andò a sedersi sul letto dalla parte di Andy, si chinò per dargli un bacio leggero leggero, poi gli passò un braccio sotto la nuca e lo sollevò verso di sé.
– Andy, va tutto bene?
– Non lo so, mi sento un po’ strano, mannaggia, mi succede spesso, non ti so dire che cosa c’è ma quando mi sento così mi sento strano…
– Ma c’è qualche motivo particolare?
– No, non credo, vedi Cucciolo adesso mi è piaciuto tanto che sei venuto a sederti qui, se non lo avessi fatto ci sarei rimasto male… Cucciolo, non lo so, ma mi vengono un po’ di malinconie, forse sono cose stupide, ma mi sento strano…
– Ma strano nel senso che non riusciresti a studiare?
– No… però mi piacerebbe essere coccolato…
– Birillo, io sto qui…
Marco gli diede un altro bacio leggero.
– Aspetta, Cucciolo, mi alzo anch’io…
Se ne andarono in cucina insieme, l’umore di Andy sembrava essere già più sereno.
– Cucciolo, facciamo così… cerchiamo di studiare il più possibile… non si sa mai, forse le cose concrete mi faranno passare le malinconie, ma forse sono già passate…
Marco gli scarmigliò i capelli poi aprì la credenza, mise un po’ di marmellata su un biscotto e lo porse ad Andy.
– Grazie, Cucciolo… è buono… ma che marmellata è? E’ strana…
– E’ marmellata di marroni… non ti piace?
– No, anzi, non mi dispiace.
Marco preparò rapidamente per la colazione, fece scaldare il latte e preparò due toast. Andy non si muoveva, lo osservava senza dire nulla.
– Tutto bene Andy?
– Sì, non ci fare caso… se non ci fossi tu mi prenderebbe proprio male ma già è passata… credo… e poi che sono strano forte l’hai visto…
– Andy… spicciati, che dobbiamo andare a fare la doccia e poi ci dobbiamo mettere a studiare…
– Faccio presto presto, non ti preoccupare.
Nel dire così Andy si infilò in bocca il toast tutto intero.
– Calma! Non ti ingozzare! Non ce n’è bisogno…
– Fatto, Cucciolo, fatto.
Entrarono insieme nella doccia ma si percepiva qualche momento di imbarazzo, non sapevano come comportarsi.
– Cucciolo…
– Che c’è, Birillo?
– C’è qualche cosa che non va?
– No, Birillo, è che non so come comportarmi, mi sento un po’ in difficoltà.
– Si sente, Cucciolo… ma mi dispiace, mannaggia, ho rovinato tutto un’altra volta…
– Vieni, Birillo…
Marco si avvicinò a Andy e lo baciò, non sapeva se spogliarlo o evitare, pensò che avrebbe fatto meglio a spogliarsi per primo, non sapeva che fare.
– Cucciolo, non ti sentire in difficoltà, non stare a elucubrare troppo, comportati come ti viene.
– Birillo, dai, spogliamoci e andiamo a sederci sul fondo della doccia.
Si spogliarono insieme, l’atmosfera non dimostrava alcuna valenza sessuale, andarono a sedersi sul fondo della doccia poi Marco regolò il getto in modo che fosse lievissimo e si sedette accanto a Andy.
– Va tutto bene, Andy?
– No, Cucciolo, mi vengono delle malinconie brutte e non so perché… mi viene quasi da piangere, non so perché, mi sento strano, per fortuna ci sei tu… ma è come se non mi bastasse più, come se tu non potessi fare niente per me… io vorrei comunicarti quello che provo ma non lo so nemmeno io quello che provo, non ti vorrei tenere fuori ma non ci riesco, mi viene da chiudermi in me stesso, ho come l’impressione che tanto tu non puoi fare niente.. Cucciolo, non so che dire, non ho niente da dire ma non so nemmeno restare zitto, non ci riesco, ho bisogno di parlare lo steso, magari a vuoto…
– Birillo, ma ti manca qualche cosa? Non lo so ma magari ti mancano i tuoi…
– No, non lo so, non credo… certo potrebbe anche essere, ma è assurdo, io coi miei non ho più un rapporto vero da anni, però potrebbe anche essere, non lo so, Cucciolo, non lo so proprio, no, forse questo non c’entra proprio… vedi, adesso stiamo qui, in altri momenti la cosa avrebbe un interesse erotico, ma adesso non è così, adesso mi sembra importante stare nudi insieme, stare vicini e basta, così, senza segreti almeno dal punto di vista fisico… io è come se ce l’avessi qualche segreto dentro e come se non te lo volessi dire, la sensazione è quella ma poi non riesco a capire di che cosa si tratta, è come se volessi tenere qualche cosa per me, Cucciolo, proprio come se non ti volessi bene abbastanza, e poi per me volerti bene è difficile, io vado sempre con le mezze misure, non lo so fare quel tutto o niente. Mi sento una cosa misera, non lo so ma non mi vengono entusiasmi mi sento giù di tono, in certi giorni da te mi sento coinvolto fino in fondo ma in certi giorni non succede, è come se mi venisse da pensare che mi sento un po’ stretto, ma non è così, cioè io non desidero nient’altro eppure non riesco a stare bene lo stesso.
– Birillo…
– Sì…
– Queste cose capitano un po’ pure a me però io ce l’ho uno scopo… cioè io ho te, quando non ti vedo su di tono mi sento subito coinvolto in modo radicale… è strano ma è proprio quando ti sento nei momenti giù che mi sento vicinissimo a te, in un certo senso penso che la possibilità di farti stare bene ce l’ho solo io…
– Cucciolo, certe volte non ce l’hai nemmeno tu, certo, se tu non ci fossi starei proprio malissimo, adesso posso parlare con te, lo so che mi stai a sentire e che cerchi di fare di tutto per farmi stare bene, questo l’ho sempre saputo… però, Cucciolo, certe volte mi sento proprio impermeabile… è come se non ci fosse nulla capace di toccarmi veramente… mi sento tanto stupido, non so mai essere all’altezza della situazione, sto sempre uno scalino al di sotto, cerco di fare del mio meglio, ma quando uno gli entusiasmi non ce li ha non ce li ha… Mah! Passami un po’ di sciampo va’.
Uscirono dalla doccia dopo pochi minuti, il sesso tra loro sembrava un capitolo chiuso, o almeno messo da parte.
– Birillo… ci rimettiamo a studiare subito?
– Sì, Cucciolo, tanto se mi faccio prendere peggio dalle malinconie alla fine non concludiamo proprio niente… però tu non mi prendere troppo sul serio, dopo passa, vedrai che stasera è tutto passato…
– Allora Birillo… leggi tu?
– Sì, forse è meglio.
Continuarono a studiare dalle nove fino all’una, il lavoro procedeva in modo serio, Andy non perdeva la concentrazione e in qualche momento si faceva prendere a tal punto dal discorso da sembrare un’altra persona, in quei momenti Marco pensava che il problema fosse superato, ma il tono ritornava rapidamente quello normale dello studio di routine. All’una Andy chiuse il libro.
– Cucciolo, adesso dobbiamo andare da papà.
Uscirono senza cambiarsi d’abito. In strada la conversazione riprese e Marco si rese conto che la malinconia di Andy non era passata.
– Come va, Birillo?
– Beh, insomma, tanto lo sai, un po’ così… e tu?
– No, io bene… però ti vorrei vedere sorridere.
Andy fece un bel sorriso a Marco.
– Grazie, Birillo, un sorriso così mi ci voleva.
– Cucciolo… e adesso come possiamo fare con papà e mamma, mi sa che dovrei mettere su un po’ di faccia di circostanza, ma tanto non mi riesce… chissà che mi diranno? E se poi mi viene che me ne voglio andare via? … Però forse ci vuole questo pranzo da papà.
Per strada pioveva, per terra c’erano pozzanghere da tutte le parti. Parcheggiarono e andarono al citofono, Andy volle che suonasse Marco, salirono al primo piano. Rosa stava sul pianerottolo, quando vide Andy allargò le braccia.
– Vieni, vieni, ma che bella cosa che avete fatto oggi… oggi è una giornata speciale.
Rosa abbracciò Andy che rispose con un entusiasmo un po’ più contenuto del solito, Rosa se ne accorse e rimase imbarazzata ma andò avanti secondo il solito copione. Anche Marco salutò Rosa in modo un po’ più ufficiale. Entrarono in casa, in cucina Rocco li aspettava col mestolo nella mano destra in una nuvola di vapore, nella sinistra aveva una grossa scodella di fettuccine fumanti, la poggiò, abbracciò Andy calorosamente.
– Andy, bello, come stai?
Andy fece un cenno come per dire che non si poteva lamentare, Rocco colse la cosa al volo.
– C’è qualche cosa che non va? Eh?
– No, papà, va tutto bene, più o meno…
– Che c’è Andy? Ce lo puoi dire?
– Certo che te lo posso dire… mi sento un po’ giù, tutto qua… mi dispiace che quando mi prende così alla fine rovino pure la giornata di Marco, lui, poveretto, fa di tutto per farmi stare bene ma io certe volte non ci riesco proprio.
– Andy, adesso mi devi dare una mano perché dobbiamo grattare il formaggio e dobbiamo preparare l’insalata e poi si va a tavola… tu mi dirai: ma prima mi inviti a pranzo e poi mi fai preparare l’insalata… guarda apri il frigo, l’insalata è già lavata, la devi solo asciugare e tagliare.
– Asciugare?
– Sì, asciugare,
– Ma con un panno?
– No, con la centrifuga, sta lì, sopra il frigo, la metti dentro e giri e l’acqua scola via tutta.
Andy eseguì.
– E’ caruccia questa cosa, sembra un giocattolo.
– E’ un bell’aggeggio ed è pure utile… così! Bene, adesso la tagli col coltello e la metti nell’insalatiera… ti sei lavato le mani?
– No.
– Allora… qua.
Andy si lavò le mani nel lavandino della cucina e cominciò a tagliare l’insalata, poi fu coinvolto anche Marco.
– Marco, senti, adesso mi devi grattugiare il formaggio, la macchinetta sta al solito posto.
Marco tirò fuori il parmigiano dal frigo, ne tagliò un bel pezzo e lo mise nella grattugia a rullo, poi cominciò a girare.
Rocco prese le olive snocciolate da mettere nell’insalata e ne passò una a Andy e una a Marco, Rosa entrò per condire le fettuccine, aggiunse il ragù fumante, nel frattempo l’insalata era pronta e il formaggio era grattugiato.
– E adesso tutti a tavola.
I posti ormai erano stabiliti, Andy e Marco sedevano vicini sul lato lungo del tavolo di fronte al televisore, che però era spento, Rocco e Rosa sedevano ai lati più stretti. Rocco fece i piatti, quello di Andy era enorme.
– Papà, per favore, un po’ meno, sono troppe.
– Macché troppe, vedrai come te le mangi…
Andy evitò di insistere.
Rocco cercò di rompere in ghiaccio, ma evitò di coinvolgere Andy in modo diretto.
– Allora, voi state sempre a studiare e vi dovete pure sostenere… Andy, se non ti va, non ti preoccupare…
– Papà, guada che Andy oggi non è in vena, non ce l’ha con te ma è un po’ giù di tono.
– Marco, lascia perdere, già ho ammorbato te stamattina, ma non vorrei rompere la scatole pure a mamma e a papà.
– Andy… tu qui non rompi le scatole a nessuno… tu stai a casa tua e se non ti senti a casa tua qui noi che ci stiamo a fare?
– Ma non sono cose che dipendono da voi, nemmeno da Marco, ma è che io non sto troppo bene.
– Ma hai bisogno di un dottore?
– No, mamma, non c’entra niente, è che non mi sento tanto contento, non so nemmeno come dirlo, mi sembrano cose stupide… sto un po’ giù e basta.
– Andy, bello, noi ti vogliamo bene perché sì ‘nu bravo guaglione e a me mi dispiace quando ti vedo così… ma Marco lo sa il motivo?
– No, ma non lo so nemmeno io, stamattina abbiamo parlato tanto ma certe volte non so nemmeno io quello che devo dire.
– Andy… vogliamo fare una cosa?
– Che cosa?
– Ce ne andiamo all’oliveto oggi pomeriggio? Tanto sono pochi chilometri… eh? Ti faccio vedere il mio paradiso.
– No, un’altra volta.
– Andy! Io insisto… vuoi dire di no a papà?
– Va be’, andiamo dove vuoi tu… però, papà, non ti devi mettere in complimenti…
– In complimenti? Andy! Ma che dici? Mo’ mi metto a fare i complimenti con te? Io ti ci voglio portare e ti voglio fare vedere una cosa che per me conta tanto, questo è il motivo, … e non solo questo… e allora? Ma tu non mi devi dire di no.
– Va bene, va bene, facciamo come vuoi tu.
– Allora facciamo così. Niente vino per chi deve portare la macchina, chi la porta? Andy a te ti escludiamo così un bicchiere di vino te lo puoi bere e forse ti fa pure bene, è tra me e Marco.
– E va bene, papà, la macchina la porto io.
– E invece no, la macchina la porto io! E quando mai papà deve togliere qualche cosa a voi…
Rocco versò il vino a Marco e a Andy e versò solo acqua nel suo bicchiere.
– Però cerchiamo di fare in fretta.
Rosa si mise in mezzo.
– Facciamo così, i dolci ce li portiamo lì.
Andy nel frattempo aveva finito il suo enorme piatto di fettuccine.
– Hai visto, Andy, che te le sei finite… adesso una cotoletta e l’insalata e poi tutti in macchina.
– Papà ma non è che piove?
– E allora, lì c’è la casetta nostra, 65 metri quadrati, ma c’è, sono due stanzette il bagnetto e il cucinino. Andy… ti posso fare una proposta?
– Che cosa?
– Ci restereste anche stanotte? Ce ne potremmo andare tutti domani mattina presto, lì la mattina è una cosa meravigliosa anche quando piove, tanto c’è tutto, anche i letti, sta tutto a posto.
Andy sgranò gli occhi e guardò Marco con una certa aria di perplessità, poi si voltò di nuovo verso Rocco.
– Ma non è troppo fastidio?
– Ma quale fastidio?
– Allora va bene.
– Rosa, prendi tu quello che serve, ma facciamo presto…
– Non ti preoccupare, tanto c’è anche la cena pronta, la metto nei recipienti e ce ne possiamo andare via… anche la frutta ce la portiamo lì.
Il pranzo finì rapidamente, Rosa non preparò il caffè ma scesero insieme al bar sotto casa, Rocco pagò il conto senza nessuna discussione ormai la regola era chiara, poi salirono in macchina.
– Allora, Andy, oggi finalmente ti portiamo a vedere l’oliveto, non ti credere chissà che cosa, è una cosetta piccola, più per divertirsi e giocare un po’ che per altro, però vedrai che ti piacerà, io lo so che ti piacerà. Io ci vado quasi sempre solo, la Rosellina mia non ci viene quasi mai ma quando ci possiamo venire insieme è una cosa bella, stiamo soli soli, prima ci venivamo con Marco, quando era piccolo, e gli piaceva pure, ma adesso è grande…
– Papà, non sfottere! Prima di conoscere Andy ci venivo eccome e ci sono stato sempre bene…
– E mo’ ci potete venire lo stesso, ci venite tutti e due, da soli, mo’ vi faccio fare le chiavi, una per te e una per Andy, ci potete venire quando volete, è bello, si sta tranquilli e poi proprio la campagna è una cosa bella… Andy, quando vi viene in testa di fare una passeggiata in campagna quella è casa vostra, non me lo dovete nemmeno dire, fate quello che vi piace a basta, ma io dico che ci verrete… tu che dici?
– Be’, non lo so, non so che dire…
– Magari tu eri abituato alle cose in grande stile, qua è tutto familiare, è tutto piccolo, non è una villa, è una casetta, solo una casetta con un po’ di terra… però è un posto dove si può stare tranquilli e poi è vicinissimo a Roma, se volete ci potete venire con l’autostrada e non ci mettete nemmeno cinquanta minuti, anche senza correre, noi adesso stiamo andando con la Tiburtina perché dobbiamo fare vedere a Andy dove si compra il pane e dove si compra il prosciutto… quello noi non lo facciamo…
Rocco continuava a parlare ma si rendeva conto che il suo era un monologo, Andy rimaneva in silenzio, la cosa continuò così finché non arrivarono a Tivoli. Rocco parcheggiò l’auto.
– Andy, adesso compriamo il pane e il prosciutto… ti piace il pane nero o preferisci i panini?
– Non so, fai tu, quello che ci vuole…
– Allora prendiamo una pagnotta grande, tre etti di prosciutto di montagna, un litro di latte… e poi? Andy, qualche cosa che ti piace?
– No, va tutto benissimo così.
Uscirono dal negozio. Rocco continuava il suoi discorsi.
– Il vino ce l’abbiamo, le olive pure, pure i pomodori, le patate e qualche altra cosa…
Andy fece una domanda.
– Scusa papà, ma il latte a che serve?
– Per domani mattina, per la colazione…
Andy ebbe un attimo di disappunto.
– Ce ne possiamo andare benissimo stasera, ma così, se volete, ci possiamo trattenere fino a domani, se partiamo di là alle sei siamo a Roma prima delle sette, sempre se voi volete, ma a questo ci pensiamo quando è ora.
Arrivarono all’oliveto, Rocco scese per aprire il cancello, poi rimontò in macchina e parcheggiò vicino alla casa. Il cielo si era aperto, il terreno era in lieve pendenza e verso Roma, a valle, si notava una pesante cappa di smog, Andy provò una strana sensazione di liberà.
– Ma che brutta cappa di fumo nero che c’è su Roma, mamma mia, non l’avrei mai pensato, qui c’è proprio un’altra aria, papà, ma qui è tutto un giardino… ma quanti metri sono?
– Non sono pochissimi, sono quasi due ettari, ma il terreno è in pendenza, va bene per gli olivi ma non è terreno da costruzione o da lottizzazione, cioè non vale molto…
– Ma è tutto curato, tutto pulito, fiori dappertutto… che belle piante di rose! Ma sono proprio belle!
– Queste sono piante che hanno più di 15 anni, ormai vanno da sole, io le poto solo due volte all’anno e ci metto un po’ di letame e niente altro, al massimo a novembre una spruzzata di verderame…
– Che begli olivi e come sono curati e quelle che sono?
– Vai, vai, avvicinati…
– Ma che profumo… che cos’è?
– E’ timo, qui cresce che è una bellezza, e quella è salvia, il rosmarino non viene bene perché è troppo freddo, ma c’è la maggiorana, senti che profumo…
– Ma è incredibile…
– E senti questa…
– Bellissima, sa di limone, ma che cos’è?
– E’ cedrina, e questa è lavanda, qui ci viene benissimo perché è terra calcarea.
– Ma è profumatissima…
– Ci si fanno i profumi… questo è issopo, questa dietro la casa, all’ombra, è mentuccia, poi i pomodori li conosci e pure i cetrioli e i peperoni, quelli verdi piccoli, ci sono pure due zucchine che sono ormai zucche ma che si possono mangiare lo stesso… Andy adesso non ti voglio annoiare con le varietà delle olive, quelle te le faccio solo assaggiare, adesso vieni a vedere casa… Ecco, è piccola piccola.
– Ma è un gioiello, ci stanno pure le tendine alle finestre…
– E che vuoi fare, la Rosellina mia ha fatto tutto lei…
– Ma che dici, Rocco? Qua hai fatto tutto tu…
– Andy, vieni a vedere, c’è pure una specie di sotterraneo, anche quello piccolo piccolo ma areato, sempre con la circolazione d’aria, vieni, vieni… Attento ai gradini… quelli sono pomodori secchi, questo peperoncino, e là sta un bel po’ di vino, aspetta, prendi questa qua, ne apriamo una sola, se no ce ne dovremmo portare una smezzata a Roma…
– E quel mucchio di terra che cos’è?
– Li ci sono le patate, si conservano così, al buio e sotto uno strato di terra, così non seccano e non cicciano, aspetta adesso ne prendo qualcuna, così tre o quattro bastano, poi un po’ di olive, così.
Usciti dalla cantinetta, Rocco passò le patate a Rosa, poi uscì di casa portandosi sempre appresso Andy.
– Andy, adesso ti faccio vedere come si fa un’insalata come si deve… vedi, un cespo di lattuga, due cetrioli, le olive ce le abbiamo, due pomodori, due peperoni da mangiare crudi… ti piace l’aglio nell’insalata?
– Non lo so, non l’ho mai mangiato… però credo che mi piacerebbe…
– E allora un po’ di aglio fresco, che è proprio tutta un’altra cosa… e poi un po’ di erbette, a gusto tuo, guada, quello è origano fresco… ci mettiamo due foglie di origano e una di maggiorana e se vuoi un po’ di mentuccia, il timo va bene per la carne ma nell’insalata non ci sta bene… purtroppo non c’è il limone, qui non ci cresce ma vedrai che non ce ne sarà bisogno, adesso portiamo tutto a Rosa che prepara… ma Marco dov’è andato a finire?
– L’ho visto andare dentro casa…
– Andiamo a vedere va’…
Lo trovarono nella stanza piccola, aveva sistemato i letti per la notte.
– Marco! Ma tu hai fatto tutto da solo…
– Be’ almeno così dopo non hai nemmeno la scusa che bisogna fare il letto…
– Ma allora è una trappola?
La domanda era rivolta a Marco ma rispose Rocco.
– Se la vuoi mettere così…
– Ma vi siete messi d’accordo prima?
– Birillo, tanto papà non lo fermo… lo potresti fermare tu, tu questo potere ce l’hai ma mi pare che non ne hai alcuna intenzione…
Rocco si intromise.
– Ragazzi… che facciamo? Mettiamo due sedie a sdraio fuori e ci prendiamo un po’ di sole, quello che c’è…
– O se no?
Rispose Andy.
– Se no ci mettiamo a curare un po’ l’orto e il giardino, tanto lì non si finisce mai.
– Giardino, papà, giardino, io non ho mai preso una zappa in mano ma credo che mi piacerebbe…
– Allora, Marco ti fa vedere dove stanno i vestiti per la campagna, vi cambiate e ci vediamo qui tra dieci minuti.
Andy rientrò in camera con Marco. Marco gli passò dei vestiti suoi che usava per la campagna, ma erano vestiti puliti e stirati, si cambiarono.
– Marco… ma perché tutta questa cosa?
– E’ tutto per te, Birillo… papà ha capito che c’era qualche cosa che non girava bene e ha cercato di coinvolgerti e c’è riuscito almeno un po’…
– Mah! Forse non del tutto…
– Dagli tempo… tu non lo conosci…
– Andiamo va’, non lo facciamo aspettare.
Si misero a lavorare in campagna, per Andy tutto era assolutamente nuovo, dal silenzio, al vento che cambiava da istante a istante, dal camminare sulla terra e non su un pavimento, alle piante viste da vicino.
– Papà, ma questo paradiso l’hai fatto tutto tu?
– No, la casa c’era già, io l’ho rimessa a posto, ma stava già in buone condizioni, però la campagna me la sono messa tutta a posto da solo, gli olivi, è ovvio, c’erano già, ma era tutto una massa di calcinacci e di croste di cemento, calce da tutte le parti, ghiaia grossa e piccola, polverino di calcare… qui intorno ci sono le cave di travertino… però qui amianto non ce n’era, questo terreno era di un signore che aveva una piccola cava di travertino sotto Tivoli, lavoravano, cioè macinavano gli scarti di lavorazione del travertino e poi li stoccavano qui, in pratica era una deposito di materiali di cava destinati all’edilizia, ma solo questo, era tutto sporco ma di polvere di travertino, di calcare, come la polvere di marmo… ma solo quello, e la cosa è importante perché l’amianto fa male alla salute, prima non si sapeva ma adesso si sa, comunque qui non ce n’è mai stato, se guardi in giro puoi vedere nel terreno delle zone più chiare e sono quelle dove c’era più calcare, quello superficiale me lo sono portato via alla discarica, sacco per sacco, ma quello già mescolato col terreno è rimasto lì, ma sicuramente questo era un terreno calcareo anche prima che ci facessero il deposito, qui le piante calcifughe, quelle adatte ai terreni acidi, non ci crescono proprio, avevo provato con una gardenia ma non c’è stato niente da fare… ma è così in tutti i terreni, il terreno buono per tutte le piante non esiste.
– Papà, e per l’acqua come fate?
– Per quella da bene usiamo l’acqua minerale, per tutto il resto, anche per innaffiare, c’è un pozzo, ma qui non c’è molto bisogno di innaffiare, ci piove in genere anche d’estate e le piante seccano difficilmente, l’acqua ci vuole solo quando trapianti un alberetto o metti una piantina di quelle molto superficiali…
– Papà… senti, ti vorrei chiedere un piacere però… no, no, niente.
– Come niente? Di che si tratta, dimmi!
– Me la daresti qualche piantina da mettere sul balcone, ti prometto che te la tratto bene…
– Ti puoi prendere tutto quello che vuoi, pure un olivo… Andy, dietro la casa ci sono dei vasi, prima di andare via ci prendiamo le più belle piantine che possono stare bene sul terrazzo ma quelle cose è bene farle all’ultimo momento, dimmi tu quelle che ti piacerebbero…
– Un po’ di piantine fiorite, di rose no, nemmeno quelle piccole, sono piante troppo grosse… non lo so, scegli tu quello che pensi sia meglio…
– Non ti preoccupare, allora faccio io… Andy, sono contento che me lo hai chiesto…
Andy rispose con un sorriso disarmato. Continuarono a zappare intorno alle piantine finché la luce non cominciò a calare, Marco e Andy non parlavano tra loro ma sempre in tre con Rocco, piano piano l’atmosfera si era rasserenata, Andy ogni tanto aveva finito per sciogliersi un po’ e per dire la sua e non solo in tono di cortesia, Rocco non si lasciava scappare l’occasione di notare il lavoro di zappa molto ben fatto da Andy.
– Guarda che bel lavoro hai fatto qua, questo per queste piante è una benedizione, così senza erbacce possono respirare un po’ e poi così arriva aria alle radici… Andy! Ma lo sai che ci sai fare! Mi sa che tu per la campagna c’hai una vocazione.
– Ma no! Faccio tutto a occhio.
– Papà, tu non lo sai quello che mi combina a casa con la storia della rosellina, se la va a guardare cento volte al giorno, ci ha messo i cartoni intorno, muove sempre la terra sopra e poi si mette lì con la lente a vedere se ci sono pidocchi, ma non ne ha mai trovato uno.
– Andy, tanto di pidocchi lì non ne puoi trovare, io non ce ne ho mai visti, c’è troppo sole e ci fa troppo caldo, almeno una cosa positiva c’è…. Ragazzi, ma non vi siete stancati?
– Un pochetto sì.
– E allora adesso tutti dentro, ci cambiamo, ci laviamo e poi tutti a cena.
Andy ebbe un pensiero gentile.
– Papà… senti, gliela porto una rosa a mamma?
– E come no… vedrai che sarà contenta.
Andy scelse una rosa in boccio di colore chiaro. Rientrarono in casa, era tutto apparecchiato per la cena.
– Venite, venite, accomodatevi, avete lavorato tutto il pomeriggio. Andy! Che balla rosa, che bel pensiero hai avuto, mo’ la metto subito nel vaso, ma voi accomodatevi…
– Mamma, forse ci dovremmo dare una lavata…
Fecero un turno per la doccia, entrò prima Andy, poi Marco e per ultimo Rocco, Andy e Marco avrebbero fatto la doccia insieme ma ne fecero a meno, neanche mezz’ora dopo erano tutti e tre a tavola. In ogni piatto c’erano due grosse fette di pane nero imbottite di prosciutto, al centro della tavola troneggiava una enorme insalatiera piena di verdura coloratissima e profumata. La luce era piuttosto bassa, l’atmosfera distesa, non c’era televisione.
– Allora, Andy, che ti pare della casetta e della campagna?
– E’ bellissimo, è un posto che non avrei mai immaginato così, è tutto tranquillo, tutto ordinato e poi si può stare fuori… è bello, è veramente bello…
– Adesso qui ci potete venire quando volete, ve ne potete venire qui a studiare un pomeriggio o anche per qualche giorno di fila, hai capito, Andy… fate tutto quello che volete.
– Papà, ma per le piantine da portare a Roma come facciamo, se domani dobbiamo partire presto…
– Tu non ti preoccupare, domani mattina troverai tutto in ordine, te ne preparo tre, solo tre ma sono belle, le ho già scelte, vedrai che ti piaceranno…
– Questo non c’è bisogno di dirlo.
Andy finì il suo panino, poi prese l’iniziativa di prendersi l’insalata, mentre lo stava facendo ebbe un attimo di esitazione.
– Scusate… però deve essere così buona… insomma, io non aspetto, me la prendo e basta.
– Oh! Così mi piace… qui non si chiedono permessi.
Andy guardò Marco.
– Sei stanco, eh?
– Insomma… un po’ sì, e tu?
– No, io potrei ricominciare da capo anche subito, non mi stanco tanto facilmente.
Andy prese la pagnotta e se ne tagliò una fetta, poi mise un po’ di olio nel fondo del piatto, con un pizzico di sale e qualche oliva. A un certo punto gettò la schiena all’indietro.
– Ma come si sta bene qui!
– E vedrai adesso che dormita che ti farai e domani mattina quando ti svegli tutti i doloretti che senti adesso non li senti più.
– Rocco, ma che stai dicendo, loro sono giovani, i doloretti ce li abbiamo noi…
– Be’, qualche dolore me lo sento pure io, magari Andy no, lui fisicamente è molto resistente, ha una forza enorme e una resistenza incredibile.
Andy sembrava sereno, Rocco gli avrebbe chiesto della sua malinconia ma ebbe l’impressione che il problema fosse risolto. Finita la cena, Rocco mandò i ragazzi subito a letto.
– Allora! Adesso a letto, domani sveglia presto, ma adesso a dormire.
Andy pensò ai piatti sporchi.
– Papà, senti, adesso voi ve ne andate a dormire e noi facciamo i piatti…
– No, Andy, voi ve ne andate a dormire e non pensate ad altro, io e Rosa mettiamo a posto tutto… su, su, niente storie… buonanotte Andy, buonanotte Marco.
Andy non sapeva come rispondere alla buonanotte, poi prese il coraggio a due mani e andò a dare il bacio della buonanotte a Rosa che lo abbracciò.
– Oggi ci hai fatti contenti, grazie, bello, grazie e statti sereno… buonanotte.
Andy diede il bacio della buonanotte anche a Rocco che non lo abbracciò.
– Andy, adesso sono contento perché ti vedo contento, non ci sta più la malinconia… buonanotte Andy, e domani mattina vi chiamo io, non vi preoccupate di niente.
Anche Marco diede a Rosa e a Rocco il bacio della buonanotte, anche se in genere si limitava ad augurare la buonanotte, poi se ne andarono nella loro camera, dove i letti erano separati, ma si misero entrambi nello stesso letto. Sentivano i rumori di Rocco e Rosa che rigovernavano in cucina mentre loro stavano abbracciati nello stesso letto. Andy cominciò sussurrando per timore che la sua voce potesse arrivare oltre la porta.
– Cucciolo… ma tutta questa cosa l’hanno fatta per me?
– Perché avevi qualche dubbio?
– No, ma perché?
– Dai, lo sai benissimo, loro dipendono da te, ma pure io… quando ti vediamo un po’ più pensieroso… e poi uno come te dove potevano trovarlo, sei unico, Birillo, unico.
– Tutti sono unici!
– No, tu hai una risposta affettiva forte e loro lo sentono eccome.
– Si però pure papà e mamma sono persone uniche, cose del genere per me non le farebbe nessuno… ma lo capisci Cucciolo, noi stiamo qui e loro stanno lì a lavare i piatti… in qualche modo non mi sembra giusto… però sai che alla fine mi sento veramente più sereno, in fondo sono rassicuranti, il fatto che mi accettino per me è importante…
– Ma, Birillo, non ti accettano, ti vogliono bene e secondo me la loro gratificazione ce l’hanno eccome.
– Cucciolo…
– Sì…
– Ma lo sai che mi sta venendo sonno… ti devo dire una cosa ma non la prendere male…
– Cioè?
– Qui con te sto bene ma il letto per due è troppo stretto e rischio di cadere per terra, se non ti dispiace me ne vado nell’altro letto…
– Ci mancherebbe, Birillo, certo che ci devi andare.
Andy cambiò letto.
– Com’è bello avere le lenzuola di bucato, è una bellissima sensazione sulla pelle… Cucciolo, l’hanno fatto per me, hai capito, l’hanno fatto per me! Adesso mi sto zitto… però ti voglio bene e anche a papà e a mamma, … vi voglio bene. Notte Cucciolo!
– Ti vogliamo bene, notte Birillo!
Andy non riuscì ad addormentarsi, tutto gli sembrava così nuovo e così strano che il suo cervello rimaneva vigile e girava all’impazzata. I rumori nella cucina finirono e Andy si rese conto che Rocco e Rosa erano andati a dormire, cercò di prendere sonno ma la cosa non gli pareva possibile, si alzò e senza fare rumore si diresse verso il letto di Marco, scostò la coperta.
– Posso, Cucciolo?
– Ti stavo aspettando… ma fai piano perché qui si sente tutto, c’è troppo silenzio.
– Ma tanto papà e mamma come stanno le cose lo sanno…
– Sì va be’, ma non tiriamo troppo la corda…
– Allora lo vedi che non lo accettano…
– No, dai, Birillo, il problema non è questo… però cerchiamo di non dare troppo nell’occhio…
– Ma lo vedi come sei… tu ti vergogni di me… almeno della situazione…
– Buono, Birillo, stai buono… ma che ti viene in mente, senti, lo facciamo domani…
– No! Dai, adesso…
– Ma per te passare i limiti è un impulso irrefrenabile…
– Sì, Cucciolo, e se ci sentono è pure meglio…
Andy cominciò ad alzare il tono della voce.
– Parla piano! Mannaggia, quando fai così ti strozzerei, tu mi vuoi sputtanare per forza…
– Tanto… più sputtanati di così…
– Buono! Stai buono!
– Ah! Così mi piace! Mi piace tanto vedere che ti posso mettere in crisi… e poi se papà e mamma ci vogliono bene veramente ci devono accettare come siamo…
– Birillo, non tiriamo troppo la corda…
– No! Io la voglio tirare per vedere se si spezza oppure no…
– Mannaggia… statti fermo… stai zitto! Almeno non fare troppo chiasso… io non capisco se tu adesso vuoi fare l’amore o vuoi solo dare spettacolo…
– Va bene… ho capito, va’, qui non c’è trippa per gatti, me ne torno al letto mio (e fece il gesto di alzarsi)…
– Aspetta! Dove stai andando?
– Al letto mio…
– Dai, Birillo, stai qua, ma non facciamo troppo casino…
– Cucciolo, noi adesso facciamo l’amore e domani mattina mamma trova le lenzuola sporche di sperma… bello eh? Io lo farei apposta…
– Tu saresti capace…
– A me gli ipocriti non sono mai piaciuti… e tu saresti quello coi comportamenti liberi… Cucciolo…
– Che c’è?
– E se mi metto a fare un po’ di mugolii sessuali a voce alta?
– Se ci provi ti castro!
Andy cominciò ad alzare un po’ la voce, Marco gli pose immediatamente una mano davanti alla bocca e Andy si zittì.
– Buono! Per carità!
– Tu c’hai paura, lo vedi, tu c’hai paura! Perché non li mettiamo alla prova mamma e papà?
– Birillo! Un po’ di rispetto lo dovresti avere, non dico di me, ma di loro… certe cose non se le meritano… tu tuo padre l’hai distrutto, ma il mio non lo devi distruggere…
– Cucciolo, ma tu credi che sto pensando cose cattive?
– Cattive no, ma un po’ provocatorie e secondo me non lo dovresti fare perché papà e mamma ti vogliono bene veramente e tu non li devi mettere alla prova per divertimento…
– Mannaggia, Cucciolo, mi sa che hai ragione! Certe volte sono proprio stupido, faccio come facevo con mio padre… mi sa che pure a lui alla fine gli ho rotto le palle oltre ogni limite… però lui se lo meritava, … va be’, va’… me ne torno a letto veramente…
– Birillo! Non mi cambiare umore… in effetti mi piace di più quando hai voglia di giocare…
– Allora adesso mi metto a mugolare di piacere…
– Zitto! …
– Cucciolo…
– Sì.
– Adesso, va bene, non facciamo stranezze troppo strane, ma tu pensi che papà e mamma mi vogliano bene veramente?
– Birillo, non te lo devo dire io, lo vedi da solo…
– Però se io poi la facessi qualche stranezza grossa…
– Ma che ti passa per la testa?
– No, voglio dire, se facessi qualche stranezza grossa non voluta, cioè se loro fossero messi alla prova proprio dalle circostanze…
– Birillo, mi sa che li abbiamo messi alla prova oltre ogni limite umano, penso che non si stupirebbero più di nulla, forse di una cosa sì: della stupidità!
– Mannaggia, Cucciolo, ma sei cattivo forte, mi dai certe frecciate tremende…
– Però secondo me ci vuole…
– Sì, lo so che ci vuole, però cerca di farmelo capire in modo meno brusco… in effetti è vero, provocare sarebbe una cosa stupida… mannaggia, Cucciolo, ma tu hai sempre ragione!
– Zitto, Birillo, e cerchiamo di dormire…
– Di dormire? No… che dormire? Cucciolo io voglio fare l’amore con te, qui, in questa casa, mentre papà e mamma stanno nell’altra stanza, magari zitti zitti… però non ci voglio rinunciare… lo facciamo al buio o accendiamo la luce… al buio mi piace meno perché non ti poso guadare negli occhi… Cucciolo…
– Sì.
– Che bello quando ti chiamo e mi rispondi: sì! Mi piace tanto! … non lo so nemmeno se adesso mi va di fare l’amore con te, tanto non potrebbe essere una cosa più tenera di così e poi al tuo corpo mi sono così abituato che quasi non mi eccita più…
Marco rimase perplesso e gli allungò una mano tra le gambe.
– Bugiardo! Tu mi sfotti sempre!
– Dai, non ti arrabbiare.
Andy lo abbracciò strettissimo. Fecero l’amore con una grande carica di serenità e di dolcezza, la notte era tutta per loro ma non impiegarono molto tempo, Andy fece la massima attenzione a non sporcare le lenzuola.
– Cucciolo…
– Sì.
– Non è tanto piacevole fare l’amore dovendo stare attenti a non sporcare tutto…
– Lo so, ma…
– Ho capito, ho capito… mannaggia ma quante manovre, qui i cleenex non si contano più… ecco, così… mi pare che adesso è tutto a posto… Cucciolo, ti dispiace se mi ritiro nel mio letto.. se no domattina… Notte Cucciolo!
– Notte Birillo! … Sei meraviglioso!
– Questo lo sapevo. Notte Cucciolo!
Andy osservò l’orologio luminoso, non era nemmeno l’una e mezza. Verso mattina, quando si percepiva a stento la prima luminosità dell’alba fuori della finestra, Andy si svegliò, sentì dei rumori. Rocco si era alzato ed era uscito fuori di casa, Andy dopo qualche minuto sentì Rocco che apriva la macchina e sistemava alcune cose nel portabagagli, rientrò dopo una ventina di minuti. Andy sentì armeggiare in cucina, ma in modo molto cauto, come di uno che non vuole fare rumore, distinse il rumore dell’accendigas e provò una sensazione per lui nuovissima: Rocco gli stava preparando la colazione, la cosa fece su di Andy un effetto notevole, non aveva mai provato in modo così netto la sensazione che un’altra persona, diversa da Marco, potesse fare una cosa simile per lui, si voltò verso Marco che dormiva ancora e pensò che per Marco quei rumori erano cose normali, Marco poteva non farci caso, lui era abituato a sentirsi coccolato. Andy si alzò, diede un bacio leggerissimo a Marco e se ne andò in cucina.
– Andy, che fai, torna a dormire, c’è ancora quasi mezz’ora, vai a dormire…
– No, io voglio stare qua, c’è tutta un’atmosfera così strana, è ancora buio e poi ti ho sentito quando ti sei alzato…
– Mannaggia, Andy, mi dispiace, ho cercato di fare piano ma qui si sente tutto.
Andy pensò per un attimo a quello che era successo la sera prima.
– No, voglio dire che in effetti non mi riesce tanto di dormire… qui è tutto nuovo per me… anche il fatto che tu mi stai preparando la colazione, mi sembra così strano… però la cosa mi piace molto…
– Andy, mettiti un giaccone pesante che ti faccio vedere le piantine che ti ho preparato…
Andy si mise il giaccone e uscì appresso a Rocco.
– Ecco, guarda, sono solo tre ma sono vive vive e dovrebbero crescere bene sulla terrazza…
– Ma che piante sono?
– Sono una gazania, quella con quei fori gialli che sembrano margherite, un timo volgare e quello che sembra un tappetino verde è timo serpillo, il timo è profumato e la gazania è fiorita.
– Che belli… grazie…
– Vieni dentro che qui fa ancora freddo. Senti come si sta meglio dentro!
– E’ vero è proprio un’altra temperatura, ma c’è il riscaldamento?
– No, è che la casa accumula calore di giorno al sole e poi lo perde lentamente durante la notte…
– Papà, ti posso chiedere una cosa?
– Tutto quello che vuoi.
– Ma ieri notte avete sentito un po’ di trambusto?
– Sì, sì, l’abbiamo sentito… Ma mo’ intanto prenditi questo caffè bollente…
– Papà, ma ieri notte che avete pensato…
– Andy, non mi mettere in difficoltà! … Mannaggia ma mi devi mettere in crisi per forza…
– Scusa, ma volevo sapere… no, no, scusa, hai ragione…
– Andy… e tu l’hai sentito il trambusto che abbiamo fatto io e Rosa?
– No…
– Allora si vede che siamo stati più bravi di voi.
Andy rispose con un larghissimo sorriso.
– Ti piace con tanto caffè… così ti svegli meglio… o lo preferisci leggero…
– No, meglio carico…
– Vai a chiamare Marco che io vado a vedere se la mia Rosellina s’è svegliata.
– Papà, ma tu credi che mamma abbia sentito quello che abbiamo detto prima?
– Sì che l’ha sentito, non è mica sorda… ma non mi guadare con quella faccia… dai, vai a chiamare Marco!
Andy si sentiva strano, quello scambio di battute con Rocco aveva per lui quasi il valore di una rivelazione… lo avevano accettato veramente! Gli sembrava quasi incredibile, se ne andò da Marco, che era ancora addormentato, gli avrebbe raccontato tutto subito ma non c’era tempo di farlo, provò ad accennare la cosa sottovoce.
– Cucciolo, sveglia, andiamo a fare colazione… Cucciolo, la sai una cosa?
– Mh… che c’è? Che cosa?
– Lo sai che ieri sera ci hanno sentito, se ne sono accorti…
Marco lo guardò perplesso.
– Sì, se ne sono accorti, papà me l’ha detto un minuto fa e ha detto che pure loro… insomma, l’hanno capito, no, l’hanno proprio sentito ieri sera…
– Con tutta quella commedia che hai fatto se ne sarebbe accorto chiunque…
– Ma non ti dà fastidio?
– Be’ un po’ avrei preferito mantenere la nostra privacy ma la cosa non mi sconvolge…
– E allora tutta quella commedia che hai fatto ieri sera…
– Quella era per te… io lo sapevo che non l’avrebbero presa male, non sono mica stupidi…
– Andiamo, va’, non li facciamo aspettare.
Marco si alzò e si mise in ordine rapidamente, poi andarono insieme a fare colazione, Andy non sapeva fino a che punto poteva permettersi un comportamento disinvolto, poi decise di mantenere una certa riservatezza. Rosa non si era ancora alzata ma la colazione era pronta…
– Allora, ragazzi, su, che poi dobbiamo partire…
– E mamma?
– A mamma la colazione l’ho portata a letto, non sta tanto bene, ma non è niente di grave, voi preparatevi…
– Posso andare a salutarla?
– Certo, Andy, puoi fare tutto quello che vuoi…
Andy entrò nella camera di Rocco e Rosa.
– Ciao mamma, come stai?
– Niente, niente va tutto bene, e tu come vai?
– Io bene, ma tu non…
– No, Andy, non è niente, ho un po’ di doloretti, ma sono le solite cose, adesso, vai non ti preoccupare, va tutto bene…
Andy si avvicinò e le diede un bacio.
– Grazie, Andy, e statti sereno… hai capito?
– Sì, ho capito.
Finita la colazione misero a posto le ultime cose e si prepararono per la partenza, Rocco aveva già sistemato le piante nel portabagagli, sistemò anche quello che era rimasto delle provviste, poi arrivò anche Rosa, con due grosse sporte.
– Perché mi guardi, Andy? Questa è la biancheria e questa sono i vestiti della campagna.
– Ma tu lavi sempre tutto?
– E certo, così quando tornate qua vi trovate tutto sistemato…
– Allora… signori, si parte… ciao casetta, ciao campagna! Si torna a Roma…
In macchina parlarono pochissimo, Andy si addormentò quasi subito sulla spalla di Marco e non lo svegliarono. Quando arrivarono alla piccionaia, Marco gli diede una scossa.
– Birillo, sveglia, siamo arrivati…
– Mh… sì, ecco… Ciao papà, ciao mamma… quando ci torniamo?
– Quando volete voi, adesso la strada la sai, domani vi faccio avere le chiavi, così ci potete andare quando volete…
– Sì, va be’, ma quando ci torniamo tutti insieme?
– Andy, questo dipende solo da te, per noi va sempre bene, basta che ce lo fai sapere il girono prima, ma pure il giorno stesso va bene.
– Grazie! E’ stato bellissimo, proprio tutto bellissimo…
– Una cosa Andy…
– Sì…
– Non sei tu che devi dire grazie a noi, ma noi che dobbiamo dire grazie a voi… noi siamo due vecchietti, voi siete giovani…
– Va be’, va’, tanto avete capito…
– Ciao Andy, ciao Marco…
– Ciao papà, ciao mamma… Marco, su, andiamo…
Usciti dalla macchina continuarono a salutare finché la macchina di Rocco non svoltò l’angolo. Salirono a casa, ma dopo pochissimi minuti sentirono suonare il citofono, Andy andò a rispondere.
– Ciao Andy, sono papà, ci siamo dimenticati le piante, se mi apri il portone te le metto nell’ascensore e te le richiami su.
– Mannaggia, me ne ero dimenticato, ti mando subito l’ascensore.
– Ciao Andy, salutami Marco di nuovo.
– Ciao papà!
Nel dire così il tono della voce aveva un accento nuovo, un po’ più convinto. Uscì sul pianerottolo a prendere i vasi ma c’era anche un sacchetto di terra. Portò il tutto sul balcone.
– Cucciolo, adesso le dobbiamo mettere a posto subito, se no soffrono…
– Macché soffrono!
– No, Cucciolo, quelle sono piante, sono cose vive.
– Dai, ti do una mano così facciamo presto presto.
Si misero d’impegno, Andy fu meticolosissimo, scelse i vasi in ordine di grandezza, ci mise la terra nuova, poi girarono i vasi che avevano usato per portare le piantine con la massima cura per non rompere il pane di terra, e sistemarono le cose nel modo migliore, Andy aveva già deciso i posti: la gazzania nel posto più soleggiato d’angolo, e le due piante di timo subito sotto la rosa, l’insieme era gradevole e molto verde.
– Sai Cucciolo, papà ha detto che il timo serpillo cresce e riempie i vasi e si allarga, perciò l’ho messo nel vaso più basso e più largo, l’altro l’ho messo nel vaso conico perché accestisce a cespuglietto, anche la gazzania ha un vaso molto largo e poco profondo perché anche quella tende ad allargare e poi dovrebbe sopportare bene anche un po’ di siccità, ma tanto qui avranno tutta l’acqua che vorranno e pure il concime… Stanco, Cucciolo?
– No.
Risistemarono e ripulirono rapidamente la terrazza.
– Mannaggia, Cucciolo, che giornata!
– Perché?
– E’ stata una cosa stranissima, ma tu hai capito che loro ci hanno sentito ieri sera?
– Sì che ho capito… ma lo sapevano anche prima, secondo me l’hanno capito da quando ho detto che avevo conosciuto un ragazzo speciale…
– Be’, però io non mi aspettavo una reazione simile.
– Perché? Ti aspettavi che ti mangiassero?
– No, ma che fossero più distaccati, più formali…
– Andy, ma lo sai che si vede che una famiglia normale non l’hai avuta mai?
– Non è vero, io ho avuto una famiglia normale, è la tua che è una famiglia di marziani.
– Ma adesso ti è passata la malinconia?
– Mi pare di sì. Sì. Credo proprio di sì… però sai Cucciolo, tu non mi basti mica, tu da solo non ci saresti riuscito a farmi passare la malinconia, ma loro ci sono riusciti…
– Sì, perché tu l’amore ieri sera l’hai fatto con loro, non è vero?
– Ma che c’entra quando dico che loro ci sono riusciti voglio dire che ci sono riusciti insieme con te.
– Così va meglio!
– Cucciolo, lo sai che mi sta venendo sonno…
– No, Birillo, adesso dobbiamo lavorare, approfittiamo del fatto che è presto e non perdiamo tempo.
– Uffa! Che pizza! Tu devi sempre rovinare tutto… va be’, va’, si fa come vuoi tu, tanto qui si fa sempre come vuoi tu…
– Su, Birillo, tutte queste cose le hai già dette mille volte, cerca di inventartene altre…
– Quando fai così ti ammazzerei!
– Ci andiamo a prendere un caffè al bar?
– No, Cucciolo, lo facciamo a casa, i quattrini non li dobbiamo sprecare…
Mentre Andy preparò il caffè, Marco sistemò la stanza per cominciare il lavoro, dopo pochi minuti erano immersi nello studio, ma questa volta non si trattava solo di leggere e di ripetere, ogni tanto si accendevano discussioni animate su questioni di diritto, ma da una parte come dall’altra non si passavano i limiti di una discussione di carattere scientifico, quando Marco riconosceva che Andy aveva ragione, cosa per la verità piuttosto frequente, si ritirava di buon grado.
– Ok, mi pare che potresti avere ragione, aspetta, sì, hai ragione, hai ragione, aspetta, rifammi un po’ tutto il ragionamento, ma mi pare che hai ragione.
Andy si sentiva gratificato, esponeva tutta la sua teoria con la terminologia più accurata possibile cercando di sottolineare tutti i passaggi logici. Marco quando vedeva Andy totalmente coinvolto nel discorso si astraeva un po’ dalla discussione e ammirava la gioia sul volto di Andy, lo vedeva trasfigurato, in quei momenti non lo avrebbe invaso nessuna malinconia, si sentiva forte e anche utile e Marco cercava di accentuare il più possibile questa situazione ed effettivamente anche Marco cominciava ad avere un panorama più approfondito della materia, i ragionamenti di Andy lo avevano sveltito, gli avevano insegnato le malizie tipiche della disciplina e Marco aveva l’impressione di avere ormai in buona parte colmato il gap iniziale di preparazione, qualche volta, quando Andy si lanciava in affermazioni non perfettamente coerenti, Marco glielo faceva notare, Andy accettava l’osservazione, un po’ a malincuore ma l’accettava e Marco gli chiedeva subito un bacetto, come per rifare la pace.
– Cucciolo… la facciamo finita coi libri… non ne posso più, è dalle otto di stamattina e abbiamo fatto l’una…
– Va bene Birillo, però dopo pranzo ci rimettiamo a lavorare, io col codice faccio ancora fatica, ci sono troppe cose che non ho capito…
– Ma quando mai… ormai lo sappiamo a memoria.
– Tu lo sai a memoria…
– No, Cuccilolo, lo sai a memoria pure tu, prima mi hai messo i puntini sulle i tante volte e citando il codice a memoria.
– E allora andiamo avanti, cerchiamo di vedere se riusciamo a finire il libro…
– Quello non sarebbe male ma ne rimane più di metà, bisognerebbe mettersi sotto come si deve, ma proprio con ritmo di battaglia…
– Birillo, ci dobbiamo provare…
– Lo so, mannaggia, devo stare attento a non correre troppo con la fantasia, certe volte mi faccio i conti degli esami e dei tempi e mi sembra che si possa fare tutto molto in fretta… lo sai Cucciolo, certe volte comincio a crederci…
– Be’ guarda che oggettivamente ci sono tutti i presupposti per crederci, in effetti non solo abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare ma ci stiamo avvantaggiando per novembre…
– Be’, avvantaggiando no, stiamo lavorando perché ci sono tantissime cose da studiare, non ci stiamo avvantaggiando, se mai non stiamo perdendo tempo… senti, andiamo a vedere le piante e poi cuciniamo… Cucciolo, lo sai che sono veramente belle, la rosellina adesso è fiorita ma anche le piante verdi sono belle, anche questo timo serpillo è bello, fa tutto un prato di erbetta verde e secondo me questo crescerà pure, forse è pure più bello di quello a cespuglio… che faccio, ci metto un altro po’ d’acqua?
– No, Birillo, ce l’hai messa stamattina…
– Sì, forse è meglio, però mi sa che devo coprire i vasi come ho fatto per la rosa.
– Quello magari sarebbe utile.
– Allora forza, dammi una mano che facciamo in fretta e poi ci mettiamo a cucinare, però non mi dire di no, così il terrazzo è già molto più bello, è vivo, si vede che questa è una casa abitata…
– Sì, si vede che è la casa di Andy…, è vero, Birillo, è tutto curato… c’è qualcosa di femminile…
– No… Cucciolo, che c’entra, c’è solo un po’ di attenzione alle cose belle e vive… lo vedi che pregiudizi hai?
– Ma io dicevo così per dire…
– Però anche così per dire non mi è piaciuta.
– Scusa, Cucciolo, il balcone è molto maschile…
– Ma no, è solo più bello, è solo più nostro, Cucciolo, alla fine piace pure a te…
– E’ vero, mi piace e credo che cercherei di tenere bene le piante anche se non ci fossi tu, tu me l’hai insegnato ma io l’ho imparato.
– Guarda un po’, con questi cartoni così ti sembra che può andare?
– Non avresti potuto fare meglio…
– No! Non avremmo potuto fare meglio!
– Hai ragione… ma adesso in cucina…
– Che ti faccio, Cucciolo? Facciamo una cosa un po’ sfiziosa?
– Ho capito, hai voglia di perdere tempo!
– Senti brutto stronzone, se dici un’altra cosa come questa te la faccio pagare!
– Scusa… facciamo quello che vuoi tu!
– Lo vedi quanto sei stupido, questa è una risposta stupida, mi dovevi dire, chessò, mi piacerebbe una scaloppina o mi piacerebbe una pizza, ma tu rispondi in modo stupido!
– Allora facciamo un risotto coi funghi.
– Così va meglio.
– Birillo, mentre tu prepari io do una passata di aspirapolvere… però alle tre al massimo ricominciamo.
– Va bene alle tre ricominciamo, ma non mi ossessionare con queste cose, pure io voglio studiare ma non deve diventare un’ossessione.
– Però, Birillo, di cose ne abbiamo fatte tantissime e il libro che stiamo studiando adesso mi sembra piuttosto facile…
– Non cantare vittoria troppo presto, ma l’hai visto il manuale che cos’è? Mi fa spavento solo a guardarlo…
– Sì, ma se riuscissimo a finire il libro entro un paio di giorni potremmo passare al manuale già questa settimana… aspetta, facciamo così, invece di passare l’aspirapolvere ci leggiamo il primo capitolo del manuale, mentre tu cucini…
– Lo sapevo io che saremmo andati a finire così… va be’, però solo il primo capitolo, perché per il risotto non ci vuole più di mezz’ora…
– Ok, Birillo, grazie!
– Ma tu guarda questo! Mi deve torturare comunque… anche se in teoria per il mio bene…
– Allora, Birillo. Dunque: le problematiche giuprocessualistiche …
Andy entrò seriamente nell’argomento… quando il riso fu pronto lo mise nei piatti ma non interruppe Marco, il riso si freddò completamente e dopo quasi due ore il primo capitolo era stato letto. Cominciarono mangiare senza commentare il sapore del riso né il fatto che ormai fosse freddo.
– Cucciolo, però non sembra così difficile, ne abbiamo lette sessanta pagine…
– E’ vero ma quando una cosa sembra troppo facile bisogna diffidare sempre, forse non abbiamo capito niente…
– Certo è molto diverso dal diritto sostanziale, è proprio tutta un’altra logica, qui parla di figure, di rito… mi sa che queste cose sono molto più vicine alla pratica… chissà quanti processi si vincono e si perdono solo per questioni di procedura! Certo che chi ha in mano la tecnica del processo può riuscire a uscirne anche se ha torto…
– Birillo, ci mangiamo solo un po’ di frutta e ci rimettiamo a finire l’altro libro, se riusciamo a finirlo, dopodomani passiamo al manuale…
– Dai, Cucciolo, forza e coraggio… forse poi magari ci lascio la pelle il giorno prima di discutere la tesi… sai che meraviglia!
Lavorarono fino a tarda notte, senza interruzioni, le pagine andavano avanti facilmente, quasi troppo facilmente. Il terzo capitolo era ormai concluso, Marco si faceva portare dall’entusiasmo, Andy lo aveva seguito con la massima buona volontà, ma non voleva andare più avanti, era stanchissimo e non ce la faceva più.
– Dai, Cucciolo, adesso basta, ti prego, ne abbiamo fatto tantissimo…
– Va be’, sei stato bravissimo a tirare avanti fino a quest’ora, adesso basta… come va, Birillo?
– Dovrebbe andare tutto bene… però non lo so, forse sono troppo stanco…
– Ma veramente va tutto bene, Birillo?
– Cucciolo, io ti vedo entusiasta e questo mi fa piacere ma mi sembrano tutte cose strane, come fai a appassionarti a queste cose, sono cose che ti mettono di buon umore, si vede, ma a me sembra strano che tu ci possa trovare un entusiasmo, io ti seguo, Cucciolo, io ti voglio bene e non ti ostacolerei mai, anzi io cerco di fare tutto quello che ci può essere utile sotto questo punto di vista però l’entusiasmo non mi viene… adesso mi sento strano, parlo con te ma è come se non me ne importasse poi molto, è come se tu non mi potessi capire veramente, mi sembra inutile parlare con te, mi sembra di ripetere delle parti già scritte, io ti dico che mi vengono le malinconie e tu mi dici che non ce n’è nessuna ragione ecc. ecc., ma tu non lo sai che vuol dire avere dentro la malinconia, tu provi a fare la tua parte ma mi sembra che in effetti tu non riesca a capirmi, in certi momenti, non adesso, ma qualche volta è successo, avrei voluto rimanere solo, in certi momenti ho provato verso di te dei momenti di risentimento forte, come se tu mi stessi manovrando, lo so che non è così, razionalmente lo so, ma emotivamente certe volte reagisco male, mi sembra di non essere un uomo ma solo un giocattolo nelle tue mani, non lo penso sempre, ma quando mi sembra che tu non sia in sintonia perfetta con me, certe volte succede, anzi succede piuttosto spesso, quando capita io dentro di me ti rifiuto, mi chiudo e finisco per recitare un po’ la parte che tu vuoi sentire, in certi momenti mi verrebbe voglia di ribellarmi o forse vorrei solo che tu mi capissi di più… Cucciolo, mannaggia, mi sento strano, forse non mi va di parlare con te…
Marco gli fece cenno di andare a sedersi vicino a lui sul divano, Andy andò a sedersi e Marco si appoggiò alla sua spalla senza dire niente, erano entrambi assonnati, nessuno dei due aveva voglia di parlare o forse entrambi avevano paura delle parole, rimasero in silenzio, poi Marco poggiò la testa sulle ginocchia di Andy, generalmente succedeva il contrario, Andy si trovò un po’ spiazzato ma rimase in silenzio, passarono alcuni minuti.
– Birillo, che pensi?
– Non penso, sento che ci sei… è bello stare così, forse la comunicazione c’è più che con le parole… forse ci vorrà più tempo ma credo che finirai per capirmi veramente, adesso ti sento molto vicino…
– Anch’io, Birillo; è bello addormentarsi e farsi coccolare così, anche tu finirai per riuscire a capirmi fino in fondo… Andy…
– Che c’è?
– Ti voglio bene!
– Anch’io, Cucciolo. Chissà perché gli innamorati hanno sempre bisogno di conferme? … Ma tu ti senti innamorato veramente?
– Io sì, Birillo, dubbi non ne ho.
– Io i dubbi ce li ho, vorrei sentirmi innamorato di te, ma qualche volta non mi riesce e quando non mi riesce è brutto, mi sento solo, anzi, mi voglio sentire solo, certe volte penso alla morte, penso che non mi importa niente di niente, che la vita non ha senso, che io vado avanti solo perché ci sono e non faccio mai una cosa che voglio io veramente, adesso le cose che devo fare me le suggerisci tutte tu, a me sta bene così, ma certe volte lo sento che non sono cose mie…
– Per esempio?
– Per esempio l’università, non mi dice nulla, mi sembra un sogno tuo, non mio, a te piace l’idea di diventare avvocato, magari prima non ti ci eri messo come si deve e adesso sì, ma si vede che è una cosa che ti dà una spinta notevole, io ti vengo appresso, ma non è un sogno mio…
– Birillo, ma ti sarebbe piaciuta di più un’altra facoltà?
– No, per me una vale l’altra, e poi come ho scelto la facoltà universitaria lo sai, l’ho scelta solo per fare dispetto a mio padre e questo dice tutto.
– Ma a parte l’università ci sono altre cose che ti piacerebbe fare?
– Io avevo i miei sogni, ma erano tutti sogni affettivi, voglio dire che sognavo di trovare un ragazzo che mi volesse bene e non ne avrei mai potuto trovare uno meglio di te, e poi ci sono i tuoi… io da questo punto di vista sono contento, in effetti i miei sogni li ho realizzati però penso che ci sia qualche altra cosa che mi lascia perplesso, cioè io non lo so se questa è proprio la mia strada… Certe volte vorrei vivere diversamente, chessò avere una famiglia mia vera, con te sto bene, ma non è proprio una famiglia, io credo che potrei vivere con una ragazza, che mi potrei sposare, che potrei avere figli e penso che queste cose adesso mi mancano, lo so, è strano però una specie di tarlo di questo genere mi sta entrando nel cervello, credo che alla fine di una ragazza che mi volesse bene potrei anche innamorarmi, ma può esistere una ragazza che può volere bene a uno come me?
– Penso che potrebbe esistere eccome, non so se tu potresti essere la felicità di una ragazza, questo non lo posso capire, è troppo lontano dalla mia esperienza, ma credo, anzi so, che volerti bene è una cosa assolutamente naturale, tu sei uno come si deve e poi sei buono dentro, sei assolutamente onesto e questo è importantissimo… ma Birillo, tu hai già qualche idea più precisa in mente, cioè c’è una ragazza in particolare che ti piace?
– Non lo so, però forse sì, ho dei ricordi di qualche ragazza che non mi era indifferente, ricordi vaghi, ma ce li ho, ti sembra assurdo?
– No, Birillo, non mi sembra assurdo affatto, tu sei una persona diversa da me, anche se io ti adoro, puoi benissimo avere esigenze affettive diverse dalle mie, come il mio sogno sei tu, il tuo sogno può benissimo essere una ragazza, non c’è nulla di strano, anzi…
– Cucciolo, ma io dico sul serio, non sono discorsi solo teorici, qualche volta penso che con una ragazza potrei stare bene, non lo so ma questa sensazione mi è venuta e potrebbe essere una cosa molto seria, io qualche volta, anni fa, per una ragazza ho avuto anche un interesse sessuale… e forse neanche tanto banale…
– Birillo, quello che dici può essere molto importante… però una cosa voglio che tu la sappia: io ti voglio bene e ti vorrò bene sempre e comunque, non è per le cose che mi hai detto o per il fatto che potresti metterti con una ragazza che posso volerti meno bene, Birillo, starò sempre dalla parte tua…
– Cucciolo, che cose belle mi hai detto… lo sapevo che non ti saresti alterato… ma una cosa del genere te l’aspettavi?
– No, veramente no… forse un pochettino sì, ne hai parlato troppe volte perché possa essere una cosa detta tanto per dire…
– Ma ti mette in difficoltà?
– Che ti posso dire… non lo so, adesso mi sembra di no, poi magari potrebbe succedere… Birillo, io per te farei qualunque cosa, rinuncerei pure a te per farti stare bene, e poi in ogni caso credo che anche tu continueresti a volermi bene lo stesso…
– Cucciolo, ma tu l’accetteresti veramente una cosa del genere?
– Se fosse una cosa che ti fa stare bene sì, l’accetterei senz’altro.
– Ma tu pensi che una cosa del genere sarebbe possibile?
– Birillo, io ogni tanto li vedo i tuoi momenti di malinconia, si vede che quando ti capitano sei senza entusiasmo, una spinta come quella potrebbe essere veramente fondamentale…
– Però, Cucciolo, per entrare in un’altra orbita io potrei avere bisogno di staccarmi da te, cioè potrei avere bisogno di avere un mondo tutto mio…
– Birillo, se tu vuoi io me ne posso andare a vivere a casa di papà e tu puoi stare qua… per il resto tutto come prima…
– Non corriamo troppo, Cucciolo, andiamo per gradi penso che potrei cominciare da cose più piccole… non so se dirtelo, Cucciolo, non lo so…
– Che cosa?
– Io credo che dovrei staccarmi un po’ da te anche dal punto di vista sessuale, ti voglio bene e mi piaci moltissimo ma mi sento dipendente, mi tenti molto ma mi sento un po’ condizionato, mi sembra tutto troppo ovvio…
– Birillo, tutto quello che vuoi tu! Se vuoi ti chiamo Andy…
– No, non ha senso, anche due amici si possono chiamare con un soprannome… piuttosto, Cucciolo, si potrebbero separare i letti, cioè potrei andare a dormire nell’altra stanza…
– Va bene, Birillo, come vuoi, non ti preoccupare.
– Ma tu non la prendi male?
– Birillo, se certe cose non le senti tue al 100% non devi essere tu ad adattarti…
– Ma a te dispiace?
– Certo che mi dispiace, ma la tua libertà vale di più, io desidero che tu mi voglia bene, se andare a letto insieme può creare difficoltà se ne fa a meno, non ti preoccupare, almeno mi resta l’idea di avere fatto la cosa giusta.
– Cucciolo, però non stasera, stasera stiamo insieme… perché io col mio Cucciolo ci sto bene… Cucciolo, abbracciami, ti prego, abbracciami adesso…
– Marco lo strinse fortissimo e Andy cominciò a piangere.
– Mannaggia, io non sto mai bene da nessuna parte, non lo so nemmeno io quello che voglio, mentre parlavo di andarmene a dormire solo mi dicevo: ma che stai dicendo? Ma perché? Però quando sto con te alla fine non sto bene lo stesso… Cucciolo, non ce la faccio più.
– Non dire niente, Birillo, non c’è bisogno di dire niente, cerca di stare sereno… ti voglio bene, Birillo, ti vorrò bene sempre, comunque. Andy, tu mi hai fatto rivivere e io cercherò in tutti i modi di farti stare il meglio possibile…
– Cucciolo, io dico veramente quando dico che mi potrebbe mancare una ragazza però ho bisogno anche di te, mi ci devi portare tu ad essere felice, io da solo non ci arriverò mai, devi avere pazienza Cucciolo, mi devi stare vicino, io lo so che mi vuoi bene, nessuno mi ha mai voluto bene come hai fatto tu…
– Birillo…
– Che c’è?
– Come ti senti adesso?
– Non mi sento perfetto, non mi ci sento mai, ma sto bene… andiamocene a letto, va’ e poi i letti non li separiamo nemmeno domani, mi basta sapere che se mi dovessi sentire strano potrei andarmene a dormire da solo e tu non ci resteresti male…
Se ne andarono in camera da letto, Andy si sedette sulla sponda del letto e cominciò a spogliarsi ma continuava a parlare.
– Ma tu te lo immagini come deve essere andare a letto con una ragazza, tu pensi che quando lo fai poi può nascere un bambino… proprio un’altra persona vera, come me e come te, questo succede solo quando vai a letto con una ragazza, cioè la vita comincia così… Cucciolo, queste cose mi affascinano…
– Io le ho rimosse, cerco di non pensarci mai…
– Però sono cose vere, quella è la natura, quella è la vita e ci vuole una ragazza, ci vuole una donna… sai che ho notato una cosa, tu dici una ragazza, ma non dici mai una donna, la parola donna l’hai tolta dal vocabolario…
– Sì, in un certo senso è vero.
– Tu non sei misogino, l’ho notato tante volte, semplicemente per te le donne, nel senso di persone di sesso femminile non esistono, non fanno parte del tuo orizzonte…
– Più o meno è così…
– Ma io credo che anche tu potresti incontrare una ragazza capace di farti cambiare direzione…
– Be’, non ti allargare troppo… il teorema può valere per te ma per me non credo proprio, io pensieri come quelli che tu stai meditando adesso non ne ho mai avuti, proprio mai, le donne, diciamo la parola, le rispetto ma non le amo, non so perché, forse è tutto sbagliato, forse chissà perché… ma io non le amo, proprio come ci sono tanti ragazzi che per un altro ragazzo non potrebbero provare assolutamente un sentimento d’amore, perché non è nel loro archetipo…
Andy si infilò nel letto.
– Cucciolo, potremmo fare un esperimento, domani mattina me ne potrei andare all’università da solo… o la cosa ti sembra assurda?
– Non mi sembra assurda, mi sembrerebbe solo una perdita di tempo per lo studio, ma solo per quello, comunque anche con il libro siamo abbastanza avanti e credo che la cosa si possa fare.
– Va bene, però poi, quando torno non mi fare domande e non mi guardare strano…
– Promesso, Birillo, ce la metterò tutta per non essere invadente…
– No, non è per quello… se succede qualche cosa tanto sono io il primo a dirtela, ne posso parlare solo con te…
– Ok Birillo, domani facciamo come hai detto tu…
– Cucciolo…
– Sì.
– Domani me ne vado per conto mio ma stasera abbracciami.
Marco non se lo fece dire due volte.
– Birillo, mi rivolti come un pedalino, però per me sei tutto!
– No, Cucciolo, non mi dire queste cose, sono delle trappole psicologiche…
– Scusami Birillo, però quello che volevo dire lo hai capito lo stesso…
– Domani mi accompagni all’autobus…
– Se vuoi ti porto in macchina all’università…
– No, solo all’autobus… ma adesso abbracciami, non credo che sarà l’ultima volta, anzi penso proprio di no, però stanotte mi sento più libero… Cucciolo… pensi che sono pazzo?
– No, sento solo che ti voglio bene e che mi vuoi bene pure tu…
– Cucciolo…
– Sì.
– Ti andrebbe di fare l’amore… adesso?
– Birillo! Vieni più vicino!
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Potete trovare gli indici dei capitoli pubblicati in rete alla pagina:
http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html

Pubblico qui di seguito il Dodicesimo capitolo di Andy Romanzo Gay, è il capitolo che amo di più di tutto il romanzo.
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– Cucciolo, mi vuoi bene?
– Dai, Birillo, lo sai benissimo!
– Ma tu dimmelo di nuovo! Che ti costa? A me fa piacere sentirlo! …Va be’ va’ lasciamo perdere, forse hai ragione, è meglio che faccio le cose un po’ più serie… Cucciolo…
– Che c’è Birillo?
– Ma tu hai mai pensato che io sono un po’ stupido?
– No, stupido proprio no, strano, almeno un po’, quello sì, qualche volta l’ho pensato.
– E perché?
– Be’ qualche volta… ma Birillo, lo sai benissimo e te l’ho pure detto…
– Sì, ma tu pensi che non sono maturo?
– No, che c’entra, io credo che tu abbia un modo di reagire che io non capisco sempre bene, ma è tutto qui.
– Anch’io qualche volta ho pensato che tu fossi un po’ strano, soprattutto quando non capivi quello che mi passava per la testa… Cucciolo… mi coccoli un po’…
– Vieni, Birillo! Mettiti qua.
– Mi piace tanto appoggiarmi a te, mi sento… non lo so nemmeno io perché ma mi sento in un modo che mi piace.
– Birillo…
– Che c’è?
– Ma tu sei felice? Voglio dire… ti senti a tuo agio?
– A mio agio sì… felice non lo so… forse no… ma non penso che si possa essere felici del tutto.
– Birillo, io adesso sto proprio benissimo, ci sei tu e io mi sento felice… che ti devo dire, sarà una cosa stupida ma a me una cosa del genere mi fa stare bene.
– Forse sarà perché a me mi prendono sempre le malinconie, che ne so, io sto bene qui, adesso, ma me la sento un po’ di malinconia dentro… che ti posso dire… credo che mi sentirò sempre insoddisfatto… ma non di te, credo proprio di me stesso, non credo che avrei potuto avere dalla vita più di quello che ho avuto, non lo so, certo che mi sento sempre un po’ strano, ma non lo so nemmeno io perché…
– Birillo…
– Sì…
– Io ti voglio bene, l’ho pensato dal primo momento che vicino a te sarei stato felice, non lo so, ma credo che tu sia il mio complemento biologico, starti vicino per me è proprio una necessità fisiologica, quando non ci sei io sto male…
– Cucciolo, quello pure io… certo, quando non ci sei mi manchi, la sento anche io la differenza, però… quando poi ci sei non riesco ad essere felice del tutto… non lo so… però un po’ di malinconia dentro mi resta lo stesso.
– Sai, Birillo, io credo che passerà col tempo…
– Io credo di no… credo che non ci sarà molto da fare… comunque, certo, meglio di come sto adesso non sono mai stato, voglio dire che questo per me è il massimo, almeno credo…
– Birillo…
– Sì.
– Ma come fai ad essere così tenero?
– Dai, non mi sfottete!
– Non ti sto sfottendo… è che non mi vorrei allontanare da te nemmeno per cinque minuti…
– Cucciolo… ma tu mi vuoi bene veramente?
– Birillo, lo sai benissimo.
– Qualche volta penso che anche tu stia un po’ recitando, io certe volte lo faccio, adesso quando ti ho chiesto se mi vuoi bene veramente te l’ho chiesto perché a te fa piacere sentirlo, certe volte io faccio un po’ di sceneggiata per te… aspetta, non fare quella faccia… io non ti inganno mai, almeno credo, ma un po’ di recita di quella che può piacere anche a te la faccio… ma la faccio a fin di bene e penso che anche tu possa finire per recitare un po’ nei miei confronti, certe volte penso che ti piace molto la parte dell’innamorato, di quello che sta cercando di dirmi in tutti i modi che mi vuole bene… insomma, tu ti sei scelto una parte e stai cercando di recitarla come si deve… non credo che tu dica cose false, ma le carichi un po’… non ti arrabbiare, voglio dire che ci metti qualche sottolineatura di colore in più e che ti piace fare così, io qualche volta un po’ lo percepisco, lo so che mi vuoi bene ma sei un pochino teatrale, la tua parte in commedia ti piace e cerchi di recitarla al meglio… Cucciolo, io lo so che è così… Non ti preoccupare non mi dispiace mica, anzi, certe volte aiuti anche me un po’ a recitare, certe volte sembriamo due amanti quasi perfetti… ma secondo te lo siamo?
– Sì, Birillo, io credo di sì.
– Dilla tutta, Cucciolo…
– Be’, va bene, in un certo senso hai ragione, ma adesso non mi demolire questa storia d’amore.
– Io non la demolisco, sto solo cercando di capire come stanno veramente le cose… che sono cose importanti lo so benissimo, lo sento, però… non lo so, ma tu credi che non si dovrebbe cercare di togliere certe atmosfere… non è che mi sembrino false ma non sono vere al cento per cento. Forse sto cercando di sminuire.. ma no, non credo, forse sto cercando di dimostrare che mi vuoi bene al di là di tutto… ma tu che pensi?
– Io penso solo che tu sei il mio Birillo e che ti voglio bene, se vuoi te lo posso dire in un modo meno enfatico, che mi piace stare con te, che mi sento a mio agio solo quando ci sei, che quando non ci sei mi manchi, però alla fine il senso è lo stesso.
– Ma tu sogni su di me ne hai mai fatti.. voglio dire progetti? Cioè ci sono cose che tu ti aspetti da me?
– Sì, altroché, mi sembra ovvio…
– E cioè?
– Be’ io sogno di restare sempre con te, vorrei che fossimo una cosa sola.
– E tu pensi che sarebbe possibile?
– In genere non mi sembrerebbe una cosa possibile, voglio dire che se non si trattasse di noi non mi sembrerebbe possibile… ma visto che siamo noi due mi sembra ovvio… non credo che ci sarebbe nessun bisogno di prevedere o di programmare nulla, verrebbe, anzi verrà, tutto da sé.
– E la libertà?
– La mia o la tua?
– Io alla mia credo di poterci rinunciare senza grossi problemi, ma la tua?
– Dici sul serio, Birillo?
– Sì, credo di sì, adesso mi sembra una cosa naturale, quasi ovvia, ma tu alla tua ci rinunceresti per me?
– Birillo, io ci ho già rinunciato da tanto tempo e non me ne sono nemmeno accorto e poi che significa rinunciare, io non ho rinunciato a nulla, io ho scelto di stare con te, non è una rinuncia, la mia libertà è quando sto con te.
– Be’, lo vedi, sei più generoso di me, a me sembra ancora una rinuncia, una rinuncia che farei volentieri ma in qualche modo una rinuncia, però quello che dici è vero pure per me, io ho scelto liberamente il mio Cucciolo… è bello quello che hai detto, mi piace! Lo faccio mio! E poi perché te l’ho messa in questi termini? … Lo vedi! E’ la mia piccineria mentale! Io sono una mezza cartuccia in tutto, anche in questo!
– Andy! Tu non sai quante volte mi fermo a pensare a te… certe volte la mattina ti guardo mentre sei ancora addormentalo e poi penso che io sto vicino a te e mi sembra che non si possa desiderare niente di più bello. E anche adesso, quando ti guardo mi sembri bellissimo, mi piacciono le tue incertezze, mi piace sentire che per te sono una persona rassicurante, mi piace pensare che posso farti stare meglio, mi posso sentire importante, penso che per te sono importante…
– Questo è vero, Cucciolo, per me sei un punto di riferimento fondamentale, sei la mia famiglia, mio fratello, il mio ragazzo, il Cucciolo… Chissà dove starei adesso se non ci fossi stato tu…
– Ma tu lo sai che prima non mi ero mai innamorato di nessuno? Sesso sì, qualche interesse di quel genere l’ho provato, ma non mi ero mai innamorato, proprio mai. Non avevo mai pensato che qualcuno potesse essere veramente importante per me. Cioè proprio la vita a due non la concepivo, pensavo che un ragazzo gay avrebbe dovuto comunque accettare di stare solo, qualche amico, un po’ di sesso, ma una vita di coppia non me la immaginavo proprio, erano sogni ma non la consideravo un’ipotesi reale.
– Nemmeno io, Cucciolo, di queste cose ne sentivo il bisogno ma non le conoscevo affatto, non mi erano mai capitate, e poi se non c’è un’affinità di fondo certe molle non scattano e non credo nemmeno che sia un problema di sesso, io credo che adesso, per assurdo, se tu ti innamorassi di una ragazza io ti vorrei bene lo stesso, cioè mi piaci come persona, come serietà, come modo di reagire, io di te ho un rispetto profondo perché so che sei uno come si deve, cioè mi piaci proprio come persona, te l’ho detto se tu non potessi stare con me come facciamo noi io ti vorrei bene lo stesso e credo che alla fine anche se tu stessi con una ragazza continueresti a volermi bene lo stesso perché non è solo una questione di sesso…
– Be’ sì… credo che sarebbe più o meno così, comunque sono solo ipotesi teoriche, però credo che certe cose di fondo non si perderebbero comunque, e il discorso vale pure per te, in teoria anche tu te ne potresti andare per metterti con una ragazza o con un ragazzo e forse non è nemmeno un’ipotesi così remota, non credo che per questo ti vorrei bene di meno, non lo sentirei nemmeno come un tradimento, lo sentirei come un’impossibilità, mi dispiacerebbe tantissimo ma lo accetterei, quello che non sopporterei sarebbe l’idea di perderti del tutto, quello mi farebbe stare malissimo…
– Io qualche volta l’ho anche pensato che avrei potuto mettermi con una ragazza, ma prima, adesso non mi viene più in mente, a un ragazzo non ci ho mai pensato, ce ne sono di carucci e li guardo anche ma non c’è quel feeling… con te c’è stato… se tu ti mettessi con un ragazzo ci rimarrei malissimo, credo, ti vorrei bene lo stesso, probabilmente sì, penso che da quel punto di vista non cambierebbe nulla, adesso qualche volta mi sento ancora un po’ geloso di te, sarà stupido ma voglio che tu non sia distratto da altri interessi, devi essere mio. Non so come dire, Cucciolo, ma se ti dovessi stancare di me, ecco, questo è il punto, non tanto se ti dovessi innamorare di un altro, ma proprio se ti stancassi di me, mi sentirei malissimo, mi sentirei tradito, lo so che questi termini non significano nulla, lo so che i sentimenti non si possono controllare… però, almeno mi piacerebbe che tu me lo dicessi subito, che non facessi la commedia, questo non lo sopporterei perché mi distruggerebbe l’immagine seria che ho di te… Il mio Cucciolo con me deve essere onesto fino in fondo, mi può dire che non mi ama più o che si è innamorato di un altro ma me lo deve dire subito, non deve fare la commedia…
– Birillo! Non ti preoccupare, non scappo! Da quando stiamo insieme non ho mai pensato a nessun altro, qualche volta ho pensato che non sarei riuscito a vivere con te perché non riuscivo a capire quello che ti passava per la testa, certe volte sono stato veramente sul punto di chiudere tutto, mi sembrava che rimanere solo sarebbe stata una cosa più tranquilla, tu mi esasperavi… ma non ho mai pensato a nessun’altro. Certe volte credo di averti odiato, … veramente, mi sembravi invadente, violento, altre volte mi sembravi un caso patologico, uno che non è in grado di capire come stanno realmente le cose, uno fissato che vive delle sue fissazioni e basta, anche fissazioni di sesso, ma fissazioni, poi ho visto che avevi sbalzi di umore fortissimi e che eri tu il primo a starci malissimo… e poi quando vedo che tu stai male io non riesco ad allontanarmi da te, non so come dire, mi fai una tenerezza totale, in quei momenti passerei sopra qualunque cosa, quando ti ho visto a pezzi la rabbia mi è passata subito, quando ho visto che cercavi di tornare indietro e di non fare crollare tutto mi sono sentito dentro una tenerezza fortissima… Però non ho mai pensato che sarei stato meglio con qualcun altro, solo forse sì, ma con un altro certamente no… e poi adesso stiamo qui a parlare e stiamo abbracciati così e ci diciamo tutto… ma tu credi che cose del genere possano esistere in altre situazioni? E poi non credo che certe cose si posano perdere, e non credo nemmeno che mi potrei innamorare di nessun altro… non riesco nemmeno a pensarla una cosa simile… io non mi staccherei mai da te…
– Lo so, Cucciolo, questo lo so… Ma tu pensi che arriveremo ad avere un lavoro serio in comune, che tutta la storia dell’università andrà in porto? Io certe volte comincio a pensare che sia possibile ma poi penso che mi sto illudendo e che alla fine avremo solo passato qualche anno insieme, qualche anno bello ma non per l’università e per le prospettive di lavoro, ma qualche anno bello perché siamo stati insieme, ecco questo è il fatto… però qualche volta credo anch’io che la cosa sia possibile, prima non mi veniva proprio in testa, adesso, qualche prospettiva mi sembra che ci possa anche essere… non fosse altro che per papà e mamma… mannaggia, poveretti… si sono fatti in quattro per noi… lo sai che a me questa cosa sembra quasi incredibile… loro ci credono quasi più di te, sì, l’hai visto benissimo… credo che loro adesso stiano tirando un po’ la cinghia per farci stare bene… e io campo a ricasco, … mi hanno proprio adottato.
– Birillo, ma anch’io campo a ricasco…
– E allora mi sa che è meglio che ce la mettiamo tutta per cercare di arrivare a destinazione il più presto possibile… Cucciolo, ci dobbiamo comprare una casa grande in campagna con due appartamenti uno per noi e uno per papà e mamma, così almeno la vecchiaia se la possono passare in modo più tranquillo, mi piacerebbe veramente vivere insieme con loro, in due appartamenti separati ma vicini, d’altra parte se vivessimo proprio nella stessa casa credo che ci sarebbe un certo condizionamento reciproco, non mi sentirei completamente libero… lo so che lo sanno e che lo accettano, ma credo che non mi sentirei completamente libero comunque, magari ti potrei abbracciare mentre stiamo vedendo la televisione ma sesso credo che ne potremmo fare poco… Cucciolo… che pensi?
– Penso al futuro, penso che sarebbe veramente bello riuscire a costruire tutte queste cose e penso che col mio Birillo vicino ci riuscirò, che ci riusciremo. Quando stavo solo, prima di conoscerti, non riuscivo a fare niente, il tempo mi scivolava fra le mani e non riuscivo a concludere nulla, proprio nulla, ero abulico rispetto allo studio, ci avevo provato tante volte ma mai seriamente, un motivo vero per fare le cose serie non ce l’avevo… sì, è vero che papà e mamma si aspettavano qualche cosa da me… ma mi ci vedi tu a prendere da solo un librone come quelli e a mettermi a ripetere.
– Però lo sai Cucciolo che abbiamo fatto un lavoro veramente enorme… alla fine siamo riusciti a stare nei programmi, io all’inizio non l’avrei mai pensato, mi sembravano solo fantasie ma adesso stiamo già un pezzettino avanti… Cucciolo… e se adesso ci rimettessimo a studiare?
– Veramente non mi va proprio… però… mh, mi sa che forse sarebbe meglio. Birillo… dammi un bacetto, uno solo, e poi ci rimettiamo a studiare.
– Cucciolo…
– Che c’è?
– Ma tu pensi che stiamo perdendo troppo tempo?
– No! Perché?
– Certe volte ho l’impressione che ti faccio perdere tempo e un po’ mi dispiace… no, no, va be’, adesso lasciamo perdere e cerchiamo di rimetterci a lavorare.
– Ma tu ti senti costretto?
– Non lo so, forse un pochettino, ma no, non credo, dai, su, su, non perdiamo altro tempo.
Marco prese il libro e cominciò a leggere stando seduto al tavolo, Andy si accomodò in poltrona, lavorarono per quasi due ore con una certa buona volontà che non poteva certo dirsi entusiasmo, poi Andy si fermò.
– Dai, Cucciolo, adesso facciamo una pausa, mi sono stufato.
– Dobbiamo proprio?
– Sì, dai, dieci minuti, facciamo mezz’ora, e poi ti prometto che mi rimetto a studiare ma adesso vieni qui, siediti vicino a me.
– Ma com’è che ti piace tanto farti coccolare?
– Cucciolo, adesso stai qui e abbracciami, sì, così e cerca di stare zitto, non c’è bisogno di dire niente mi piace stare così come se stessi per addormentarmi, così. Cuuuucciolo… Chissà che pensi?
– Be’ io..
– St! Zitto, non dire niente, tanto lo so quello che stai pensando.
Marco si limitò a sorridere.
– Cucciolo, ma a te ti vengono mai dei momenti di tenerezza come questa?
– Birillo…
– Zitto, non dire niente, tanto io lo so, te l’ho detto, … ma adesso stiamo zitti e fermi finché non è passata la mezz’ora, questi minuti me li voglio godere, mi piace sentirti respirare, sentire il tuo calore…
– Birillo, però così non è giusto.. devi stare zitto pure tu, pure io lo so quello che stai provando, perciò zitto!
– Ok.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, Marco seduto sul divano e Andy steso, con il capo in grembo a Marco, entrambi avevano gli occhi chiusi, poi Andy si mise seduto vicino a Marco cercando di aderire a lui il più possibile, con il capo reclinato tra il collo e la spella di Marco. Andy non si muoveva. Marco aprì gli occhi e se lo vide vicino con un’espressione di beatitudine e di serenità totale, in quel momento anche Marco si sentì totalmente appagato, il pensiero del futuro non li preoccupava nemmeno un po’, il loro equilibrio sembrava perfetto, avevano davanti tutta una vita da vivere, una vita per amarsi, per vivere uno in funzione dell’altro per costruire il loro mondo adulto, per essere se stessi fino in fondo, per essere due ragazzi che si amano, nessuno dei due aveva in quei momenti il minimo dubbio che quello fosse amore, avevano superato la solitudine ed erano entrati in un’insperata vita di coppia, che appariva ad entrambi come l’unica cosa verso la quale si fossero sentiti sempre attratti, era in un certo senso il loro destino. A un certo punto Andy strinse Marco fortissimo, poi gli passò le mani tra i capelli e gli disse:
– Ti voglio bene, Cucciolo!… Dai adesso rimettiamoci a studiare, adesso ho ricaricato le batterie!
Marco fece cenno di mandargli un bacio e si alzarono insieme dal divano.
– Cucciolo, hai visto, non siamo eccitati, a me sembrava strano che non mi fosse successo, ma non è successo nemmeno a te.
Marco non sapeva che dire.
– Non c’è niente da dire, Cucciolo, io mi sento benissimo e tu?
– E me lo chiedi?
– Dai, adesso un caffè in cinque minuti e poi sotto coi libri.
Se ne andarono in cucina a preparare il caffè.
– Cucciolo, ma com’è che tra noi è stato tutto così facile? Cioè voglio dire che abbiamo fatto centro al primo tentativo… ma tu pensi che se fossimo stati un uomo e una donna sarebbe stato diverso?
– Francamente non lo so, non riesco proprio a immaginami una cosa del genere ma penso che tra un uomo e una donna il fatto che ci sono molte possibilità sia solo una complicazione, più o meno penso che ci si possa provare un po’ con tutti, per noi è il contrario, io di gente etero che ha avuto tante storielle più o meno serie ne ho conosciuta tanta…
– Ma io credo che succeda pure tra i gay, almeno tra quelli che frequentano i locali gay, fra quelli che si sono dichiarati pubblicamente… in fondo andare in quei posti significa andare a cercarci compagnia e avventure, un po’ come fanno gli etero chissà come sono le storie degli altri? Io credo che siano molto più complicate della nostra, a noi è andato tutto liscio…
– Be’, un po’ di problemini li abbiamo avuti anche noi…
– Sì, va be’, Cucciolo, ma quelli erano già problemi di coppia, erano proprio cose nostre, ma in effetti noi di gelosie e di forme di delusione vere non ne abbiamo avute.
– Sì, in sostanza è così…
– E poi voglio dire… non abbiamo avuto nemmeno fenomeni di disturbo esterni, non ci hanno mai messo in un giro di chiacchiere, non abbiamo mai subito i pettegolezzi di nessuno…
– Ma Birillo…i pettegolezzi di chi? Noi non conosciamo nessuno, è per quello che non ci hanno mai messo in mezzo, credo solo per quello, perché se facessimo vita sociale, anche solo un po’, che ne so, all’università o andando alle feste… vedresti che taglia e cuci, ma noi facciamo la vita dei frati…
– Be’, non proprio…
– Va be’, non dico da quel punto di vista, però certo noi andiamo poco girando.
– Cucciolo, ma a te manca la vita sociale, chessò, gli amici, le comitive?
– Ma per carità, lasciamo perdere! Stiamo così bene così!
– Mi sa che hai ragione, io prima avevo qualche volta un po’ di fantasie di andare un po’ più girando, ma poi mi sono passate, io sto bene solo quando sto con te, come adesso, Cucciolo, così quando parliamo, non solo quello… sì però sto bene quando posso discutere con te, non sei permaloso, non credi di essere il Padre eterno, mi rispondi in modo tranquillo, e poi mi piace quello che dici, mi ci ritrovo. Cucciolo…
– Che c’è?
– Ma se ci fosse stato il rischio di finire in mezzo alle chiacchiere tu che avresti fatto?
– In che senso?
– Cioè se per stare con me tu avessi dovuto correre il rischio dei pettegolezzi, che avresti fatto?
– Mh! Be’ non è così facile da dire… credo che avrei corso il rischio se fosse stato un rischio inevitabile ma se fosse stata una cosa in qualche modo voluta da te, chessò per esibizionismo o solo per la voglia di chiacchierare troppo con gente poco affidabile… non lo so, ma non credo che mi sarei buttato, avrei pensato che per te la pubblicità valesse più che la cosa in sé, che tu non fossi capace di dare valore alle cose che contano veramente, che avessi più bisogno di fare chiacchiere che di volermi bene e queste cose non mi sarebbero piaciute… voglio dire che la riservatezza deve essere assoluta, quando è impossibile per ragioni ambientali, alla fine, si può anche cercare di sopportare il pettegolezzo, ma se se ne può fare a meno è stupido mettere a rischio delle cose importanti per motivi del genere… non ti è piaciuta Birillo?
– No, in fondo hai ragione, solo uno stupido potrebbe mettere a rischio una cosa come quella che stiamo vivendo noi per la smania di chiacchierare troppo, io credo che alla fine è proprio per questo che ce ne siamo stati lontani da tutto e da tutti… e poi anche a me non sono mai piaciuti i ragazzi che vogliono essere gay in modo strillato, quelli troppo dichiaratamente gay, per carità, serve anche quello un po’ a muovere l’opinione pubblica, ma non è il mio tipo, quando ti ho notato alla festa, al primo momento non sapevo che pensare, mi lasciavi nel dubbio, stavi fuori del giro e questo mi faceva pensare molto ma non avevi nessuna caratteristica da gay teatrale, anzi… però non ballavi, non andavi a fare la corte o i complimenti alle ragazze… ma una cosa del genere non è poi così significativa…
– E tu allora? Se non ti fossi avvicinato tu io non lo avrei fatto, in fondo il primo passo l’hai fatto tu, neanche tu ballavi, qualche complimento e qualche sorriso alle ragazze lo facevi e tante volte all’università lo fai anche adesso e la cosa mi lasciava perplesso, ti ricordi quando sei venuto vicino al buffet e si è avvicinata quella ragazza e vi siete messi a parlare? Be’, io l’avrei ammazzata…
– In effetti ha dato fastidio anche a me, ma quella poveretta che ne poteva sapere di quello che ci passava per la testa, anzi erano cose con non avrebbe mai immaginato.
– Però io pure temevo che tu fossi etero, avevo cercato di decifrare tutti i segni possibili e immaginabili ma mi restavano comunque dei dubbi piuttosto grossi, te l’ho detto, se non ti fossi buttato tu io non l’avrei fatto, me ne sarei tornato a casa a farmi prendere dalle malinconie ma non l’avrei fatto.
– Proprio un Cucciolo imbranato! Pensa tu dove staremmo adesso se non mi fossi deciso…
– Non mi ci fare pensare, tanto adesso stiamo qui ed è quello che conta… Andy, ma lo sai che hai fatto bene a fare quello che hai fatto?
– Lo so, lo so… Ma tu sempre broccolo! Qua, se non rischio io, tu non ci pensi nemmeno…
– No, per pensare ci penso eccome, magari poi non mi butto…
– E hai detto niente!
– Birillo… dopo il caffè a studiare…
– Lo so, Cucciolo, non ti preoccupare, non ti faccio perdere tempo, adesso certe cose comincio a capirle da solo… dai, non perdiamo tempo… che facciamo? Leggi tu o leggo io?
– Tu, Birillo, comincia tu!
– Va be’, allora eravamo alla pagina…
Lo studio andò avanti con un certo entusiasmo per buona parte del pomeriggio.
– Cucciolo… scusa ma io sono stanco morto, forse ce la farei ancora…
– Be’, comunque abbiamo lavorato bene e abbiamo pure concluso molto… va bene, va’. Per oggi basta.
– Cucciolo, ma tu la rosa la guardi mai?
– Certo che la guardo, e pure tante volte, hai visto, cinque roselline le ha fatte, forse sono poche ma la piantina all’inizio era mezza distrutta ma adesso mi pare che stia benino.
– Non è vero…
– Come non è vero?
– Non sta benino, sta bene, e si vede… Mannaggia, Cucciolo, tu sminuisci sempre… e poi hai visto che sta tirando fuori tre rami a foglia.
– …
– Sì. Tre rami a foglia, vieni a vedere.
– Quelli lì?
– Sì quelli.
– E come fai a dire che non sono boccioli di fiori?
– Perché sono verde chiaro e non sono scuri come i bocciolo dei fiori.
– Ma non è che ci vuole un po’ d’acqua?
– No, ce l’ho già messa, va bene così. Cucciolo, me lo faresti un favore?
– Tutto quello che vuoi.
– Io sto crollando dal sonno, perché non ce ne andiamo a dormire?
– Senza cena?
– Sì, senza cena, ma guada che non è una proposta erotica, sono proprio sfinito.
– Ok, Birillo, come vuoi tu… subito?
– Sì, è meglio, credo che non ce la farei più a lavorare, sono stanco morto (fece un larghissimo sbadiglio).
– Andy…
– Che c’è?
– Lo sai che sei proprio bellissimo, sei assolutamente a tuo agio, si sente.
– Be’, ci mancherebbe… sono stanco morto, ma sto col mio Cucciolo… non riesco a pensare di stare meglio di così… Cucciolo, ma lo sai che dovremmo chiamare papà e mamma, non li sentiamo da tre giorni e loro non si sono fatti sentire.
– E’ vero, ma adesso è un po’ tardi…
– Perché non li chiamiamo lo stesso? Penso che a loro farebbe piacere anche se è mezzanotte, dai.
– Ok! Chiamo io?
– No, chiamo io, lascia…
La risposta arrivò solo al quinto squillo.
– Ciao mamma, sono Andy.
– Che bella sorpresa… come stai? Va tutto bene?
– Va tutto benissimo… è solo che stavamo parlando di voi e abbiamo pensato di chiamarvi subito… come state?
– Be’, papà sta benino, io ho un po’ di cistite e devo prendere gli antibiotici, però tutto sommato sto benino… e voi?
– Qui va tutto bene, ma è un po’ che non ci vediamo… perché non cerchiamo di combinare…
– Quando vuoi tu a noi sta benissimo, ci fa proprio piacere, volete venire domani a pranzo… o la sera… quando volete voi, quando vi porta meno disturbo, per noi è una festa quando venite… Andy, tu lo sai…
– Allora facciamo così, ci vediamo domani verso le due.
– Benissimo! Adesso ti passo un attimo papà che ti vuole parlare.
– Ciao Andy… lo stai mettendo sotto a Marco eh? Avete fatto già tante cose, state lavorando proprio bene.
– Aspetta, te lo passo un attimo.
– Ciao papà…
– Andy ti sta mettendo sotto a studiare eh!
– Certe volte non lo reggo proprio, è un cilindro compressore, però mi sembra proprio di cambiare vita, mi torna addirittura la voglia di studiare… allora domani alle due?
– Sì, sì, domani alle due…
– Ti ripasso Andy.
– Ciao papà, allora a domani.
– Ciao Andy… e ci ha fatto proprio piacere, questa telefonata è proprio una cosa bella… Andy…
– Papà, il merito è tutto di Marco, ha detto lui di chiamare.
– Allora a domani… Ciao e buona notte anche a Marco.
– Ciao papà e buona notte.
Chiusero il telefono.
– Birillo, ma perché gli hai detto che l’idea era stata la mia?
– Perché è meglio così…
– Lo vedi Birillo… come si fa a non innamorarsi di te? … Sei proprio dolcissimo.
– Cucciolo, io non ho fatto nulla… so solo che ti voglio bene, io prima facevo le cose per ripicca, quasi per odio, che si potesse fare una cosa per amore non lo pensavo nemmeno… poi ho trovato il Cucciolo, poi sono stato adottato e adesso non penso nemmeno a quello che devo fare, non premedito più le mie azioni, mi vengono da sé.
– A nanna, Birillo, adesso a nanna e domani sveglia alle sette!
Si prepararono rapidamente per la notte.
– Notte Cucciolo! … Però abbiamo fatto bene a chiamare… io penso che siano stati contenti…
– Eccome Birillo! Io non so se sono stati loro che ti hanno adottato o sei stato tu ad adottarli…
– Noi ci siamo adottati a vicenda…
– E’ vero Birillo, è così… Notte Birillo!
– Cucciolo, ti posso chiedere una cosa?
– Che cosa?
– Ma tu alla morte ci pensi mai? Cioè proprio al fatto che potrebbe toccare a te oppure a me… non come problema in generale, ma proprio come una cosa che può capitare a noi?
– Che ti dico, Birillo? Veramente non so che dire… forse non ci ho mai pensato, almeno non ci ho mai pensato seriamente, no, forse non ci ho mai pensato, anzi certamente non ci ho mai pensato.
– Lo sai che invece ogni tanto ci penso, penso che se dovessi morire io non mi preoccuperebbe molto, ma se dovessi morire tu penso che per me sarebbe proprio una cosa spaventosa, cioè credo proprio che non riuscirei più a vivere, io ho sempre paura di soffrire, per questo mi spaventa l’idea della morte, non è la morte che mi spaventa ma il dolore, se dovesse succedere a te di soffrire io non riuscirei a sopportarlo, non lo so, forse ti ammazzerei prima o mi ammazzerei prima, non posso sopportare l’idea che quello che stiamo vivendo adesso possa finire, magari potrà cambiare con gli anni, ma finire no, non riesco ad accettarlo… tu adesso stai qui, io ti posso toccare, ho bisogno di te, separarmi da te mi sembrerebbe come staccarmi da me stesso, come essere diviso in due. Cucciolo, ma perché si deve morire? Non è giusto. E poi noi non abbiamo fatto niente di male però dobbiamo morire lo stesso e non è giusto.
– Ma anche se avessimo fatto chissà che cosa sarebbe comunque assurdo farci morire per quello.
– Sì, lo so, forse hai ragione, però forse si potrebbe accettare la morte come modo di finire di soffrire ma noi stiamo bene, siamo felici così, per noi la morte sarebbe la distruzione di tutto, cioè sarebbe finire di vivere prima di cominciare… mi sembra tutto assurdo.
– Birillo… ma perché adesso tutte queste idee strane?
– Mah! Te l’avevo detto che sono un po’ strano… e poi è che ho paura di perdere tutto quello che ho adesso, adesso tutte queste cose me le voglio godere, dico pure lo studio, perché no, anzi, è una delle cose più importanti, in fondo tra noi è una specie di collante, è un modo di vivre insieme, di costruire in due… Cucciolo… Cucciolo! Mannaggia! Però non ti devi addormentare mentre stiamo parlando…
– Eh … No, non mi sto addormentando, è che mi sto un po’ annebbiando, perdonami Birillo ma casco dal sonno…
– Perdonami tu, io quando prendo a chiacchierare a ruota libera non mi fermo più… Notte Cucciolo!
– Ti voglio bene! Notte Birillo!
Andy si svegliò per primo, la giornata era nuvolosa e coperta, sembrava che potesse piovere da un momento all’altro. In genere Andy non era indifferente al cima e al tempo, si girò verso Marco.
– Cucciolo…
– Mh… che c’è, Birillo?
– Hai visto che giornata?
– No, perché?
– E’ tutto coperto… mi piacciono di più le giornate di sole… Cucciolo…
– Sì.
– Perché non mi prepari la colazione, oggi toccherebbe a me ma non mi va tanto…
– Mh… va be’, ci vado io, ma tra qualche minuto…
– No, va be’, ci vado io… forse è meglio…
Marco colse al volo il tono di quel: forse è meglio.
– No, ci vado subito… resta lì.
Si alzò rapidamente, andò a sedersi sul letto dalla parte di Andy, si chinò per dargli un bacio leggero leggero, poi gli passò un braccio sotto la nuca e lo sollevò verso di sé.
– Andy, va tutto bene?
– Non lo so, mi sento un po’ strano, mannaggia, mi succede spesso, non ti so dire che cosa c’è ma quando mi sento così mi sento strano…
– Ma c’è qualche motivo particolare?
– No, non credo, vedi Cucciolo adesso mi è piaciuto tanto che sei venuto a sederti qui, se non lo avessi fatto ci sarei rimasto male… Cucciolo, non lo so, ma mi vengono un po’ di malinconie, forse sono cose stupide, ma mi sento strano…
– Ma strano nel senso che non riusciresti a studiare?
– No… però mi piacerebbe essere coccolato…
– Birillo, io sto qui…
Marco gli diede un altro bacio leggero.
– Aspetta, Cucciolo, mi alzo anch’io…
Se ne andarono in cucina insieme, l’umore di Andy sembrava essere già più sereno.
– Cucciolo, facciamo così… cerchiamo di studiare il più possibile… non si sa mai, forse le cose concrete mi faranno passare le malinconie, ma forse sono già passate…
Marco gli scarmigliò i capelli poi aprì la credenza, mise un po’ di marmellata su un biscotto e lo porse ad Andy.
– Grazie, Cucciolo… è buono… ma che marmellata è? E’ strana…
– E’ marmellata di marroni… non ti piace?
– No, anzi, non mi dispiace.
Marco preparò rapidamente per la colazione, fece scaldare il latte e preparò due toast. Andy non si muoveva, lo osservava senza dire nulla.
– Tutto bene Andy?
– Sì, non ci fare caso… se non ci fossi tu mi prenderebbe proprio male ma già è passata… credo… e poi che sono strano forte l’hai visto…
– Andy… spicciati, che dobbiamo andare a fare la doccia e poi ci dobbiamo mettere a studiare…
– Faccio presto presto, non ti preoccupare.
Nel dire così Andy si infilò in bocca il toast tutto intero.
– Calma! Non ti ingozzare! Non ce n’è bisogno…
– Fatto, Cucciolo, fatto.
Entrarono insieme nella doccia ma si percepiva qualche momento di imbarazzo, non sapevano come comportarsi.
– Cucciolo…
– Che c’è, Birillo?
– C’è qualche cosa che non va?
– No, Birillo, è che non so come comportarmi, mi sento un po’ in difficoltà.
– Si sente, Cucciolo… ma mi dispiace, mannaggia, ho rovinato tutto un’altra volta…
– Vieni, Birillo…
Marco si avvicinò a Andy e lo baciò, non sapeva se spogliarlo o evitare, pensò che avrebbe fatto meglio a spogliarsi per primo, non sapeva che fare.
– Cucciolo, non ti sentire in difficoltà, non stare a elucubrare troppo, comportati come ti viene.
– Birillo, dai, spogliamoci e andiamo a sederci sul fondo della doccia.
Si spogliarono insieme, l’atmosfera non dimostrava alcuna valenza sessuale, andarono a sedersi sul fondo della doccia poi Marco regolò il getto in modo che fosse lievissimo e si sedette accanto a Andy.
– Va tutto bene, Andy?
– No, Cucciolo, mi vengono delle malinconie brutte e non so perché… mi viene quasi da piangere, non so perché, mi sento strano, per fortuna ci sei tu… ma è come se non mi bastasse più, come se tu non potessi fare niente per me… io vorrei comunicarti quello che provo ma non lo so nemmeno io quello che provo, non ti vorrei tenere fuori ma non ci riesco, mi viene da chiudermi in me stesso, ho come l’impressione che tanto tu non puoi fare niente.. Cucciolo, non so che dire, non ho niente da dire ma non so nemmeno restare zitto, non ci riesco, ho bisogno di parlare lo steso, magari a vuoto…
– Birillo, ma ti manca qualche cosa? Non lo so ma magari ti mancano i tuoi…
– No, non lo so, non credo… certo potrebbe anche essere, ma è assurdo, io coi miei non ho più un rapporto vero da anni, però potrebbe anche essere, non lo so, Cucciolo, non lo so proprio, no, forse questo non c’entra proprio… vedi, adesso stiamo qui, in altri momenti la cosa avrebbe un interesse erotico, ma adesso non è così, adesso mi sembra importante stare nudi insieme, stare vicini e basta, così, senza segreti almeno dal punto di vista fisico… io è come se ce l’avessi qualche segreto dentro e come se non te lo volessi dire, la sensazione è quella ma poi non riesco a capire di che cosa si tratta, è come se volessi tenere qualche cosa per me, Cucciolo, proprio come se non ti volessi bene abbastanza, e poi per me volerti bene è difficile, io vado sempre con le mezze misure, non lo so fare quel tutto o niente. Mi sento una cosa misera, non lo so ma non mi vengono entusiasmi mi sento giù di tono, in certi giorni da te mi sento coinvolto fino in fondo ma in certi giorni non succede, è come se mi venisse da pensare che mi sento un po’ stretto, ma non è così, cioè io non desidero nient’altro eppure non riesco a stare bene lo stesso.
– Birillo…
– Sì…
– Queste cose capitano un po’ pure a me però io ce l’ho uno scopo… cioè io ho te, quando non ti vedo su di tono mi sento subito coinvolto in modo radicale… è strano ma è proprio quando ti sento nei momenti giù che mi sento vicinissimo a te, in un certo senso penso che la possibilità di farti stare bene ce l’ho solo io…
– Cucciolo, certe volte non ce l’hai nemmeno tu, certo, se tu non ci fossi starei proprio malissimo, adesso posso parlare con te, lo so che mi stai a sentire e che cerchi di fare di tutto per farmi stare bene, questo l’ho sempre saputo… però, Cucciolo, certe volte mi sento proprio impermeabile… è come se non ci fosse nulla capace di toccarmi veramente… mi sento tanto stupido, non so mai essere all’altezza della situazione, sto sempre uno scalino al di sotto, cerco di fare del mio meglio, ma quando uno gli entusiasmi non ce li ha non ce li ha… Mah! Passami un po’ di sciampo va’.
Uscirono dalla doccia dopo pochi minuti, il sesso tra loro sembrava un capitolo chiuso, o almeno messo da parte.
– Birillo… ci rimettiamo a studiare subito?
– Sì, Cucciolo, tanto se mi faccio prendere peggio dalle malinconie alla fine non concludiamo proprio niente… però tu non mi prendere troppo sul serio, dopo passa, vedrai che stasera è tutto passato…
– Allora Birillo… leggi tu?
– Sì, forse è meglio.
Continuarono a studiare dalle nove fino all’una, il lavoro procedeva in modo serio, Andy non perdeva la concentrazione e in qualche momento si faceva prendere a tal punto dal discorso da sembrare un’altra persona, in quei momenti Marco pensava che il problema fosse superato, ma il tono ritornava rapidamente quello normale dello studio di routine. All’una Andy chiuse il libro.
– Cucciolo, adesso dobbiamo andare da papà.
Uscirono senza cambiarsi d’abito. In strada la conversazione riprese e Marco si rese conto che la malinconia di Andy non era passata.
– Come va, Birillo?
– Beh, insomma, tanto lo sai, un po’ così… e tu?
– No, io bene… però ti vorrei vedere sorridere.
Andy fece un bel sorriso a Marco.
– Grazie, Birillo, un sorriso così mi ci voleva.
– Cucciolo… e adesso come possiamo fare con papà e mamma, mi sa che dovrei mettere su un po’ di faccia di circostanza, ma tanto non mi riesce… chissà che mi diranno? E se poi mi viene che me ne voglio andare via? … Però forse ci vuole questo pranzo da papà.
Per strada pioveva, per terra c’erano pozzanghere da tutte le parti. Parcheggiarono e andarono al citofono, Andy volle che suonasse Marco, salirono al primo piano. Rosa stava sul pianerottolo, quando vide Andy allargò le braccia.
– Vieni, vieni, ma che bella cosa che avete fatto oggi… oggi è una giornata speciale.
Rosa abbracciò Andy che rispose con un entusiasmo un po’ più contenuto del solito, Rosa se ne accorse e rimase imbarazzata ma andò avanti secondo il solito copione. Anche Marco salutò Rosa in modo un po’ più ufficiale. Entrarono in casa, in cucina Rocco li aspettava col mestolo nella mano destra in una nuvola di vapore, nella sinistra aveva una grossa scodella di fettuccine fumanti, la poggiò, abbracciò Andy calorosamente.
– Andy, bello, come stai?
Andy fece un cenno come per dire che non si poteva lamentare, Rocco colse la cosa al volo.
– C’è qualche cosa che non va? Eh?
– No, papà, va tutto bene, più o meno…
– Che c’è Andy? Ce lo puoi dire?
– Certo che te lo posso dire… mi sento un po’ giù, tutto qua… mi dispiace che quando mi prende così alla fine rovino pure la giornata di Marco, lui, poveretto, fa di tutto per farmi stare bene ma io certe volte non ci riesco proprio.
– Andy, adesso mi devi dare una mano perché dobbiamo grattare il formaggio e dobbiamo preparare l’insalata e poi si va a tavola… tu mi dirai: ma prima mi inviti a pranzo e poi mi fai preparare l’insalata… guarda apri il frigo, l’insalata è già lavata, la devi solo asciugare e tagliare.
– Asciugare?
– Sì, asciugare,
– Ma con un panno?
– No, con la centrifuga, sta lì, sopra il frigo, la metti dentro e giri e l’acqua scola via tutta.
Andy eseguì.
– E’ caruccia questa cosa, sembra un giocattolo.
– E’ un bell’aggeggio ed è pure utile… così! Bene, adesso la tagli col coltello e la metti nell’insalatiera… ti sei lavato le mani?
– No.
– Allora… qua.
Andy si lavò le mani nel lavandino della cucina e cominciò a tagliare l’insalata, poi fu coinvolto anche Marco.
– Marco, senti, adesso mi devi grattugiare il formaggio, la macchinetta sta al solito posto.
Marco tirò fuori il parmigiano dal frigo, ne tagliò un bel pezzo e lo mise nella grattugia a rullo, poi cominciò a girare.
Rocco prese le olive snocciolate da mettere nell’insalata e ne passò una a Andy e una a Marco, Rosa entrò per condire le fettuccine, aggiunse il ragù fumante, nel frattempo l’insalata era pronta e il formaggio era grattugiato.
– E adesso tutti a tavola.
I posti ormai erano stabiliti, Andy e Marco sedevano vicini sul lato lungo del tavolo di fronte al televisore, che però era spento, Rocco e Rosa sedevano ai lati più stretti. Rocco fece i piatti, quello di Andy era enorme.
– Papà, per favore, un po’ meno, sono troppe.
– Macché troppe, vedrai come te le mangi…
Andy evitò di insistere.
Rocco cercò di rompere in ghiaccio, ma evitò di coinvolgere Andy in modo diretto.
– Allora, voi state sempre a studiare e vi dovete pure sostenere… Andy, se non ti va, non ti preoccupare…
– Papà, guada che Andy oggi non è in vena, non ce l’ha con te ma è un po’ giù di tono.
– Marco, lascia perdere, già ho ammorbato te stamattina, ma non vorrei rompere la scatole pure a mamma e a papà.
– Andy… tu qui non rompi le scatole a nessuno… tu stai a casa tua e se non ti senti a casa tua qui noi che ci stiamo a fare?
– Ma non sono cose che dipendono da voi, nemmeno da Marco, ma è che io non sto troppo bene.
– Ma hai bisogno di un dottore?
– No, mamma, non c’entra niente, è che non mi sento tanto contento, non so nemmeno come dirlo, mi sembrano cose stupide… sto un po’ giù e basta.
– Andy, bello, noi ti vogliamo bene perché sì ‘nu bravo guaglione e a me mi dispiace quando ti vedo così… ma Marco lo sa il motivo?
– No, ma non lo so nemmeno io, stamattina abbiamo parlato tanto ma certe volte non so nemmeno io quello che devo dire.
– Andy… vogliamo fare una cosa?
– Che cosa?
– Ce ne andiamo all’oliveto oggi pomeriggio? Tanto sono pochi chilometri… eh? Ti faccio vedere il mio paradiso.
– No, un’altra volta.
– Andy! Io insisto… vuoi dire di no a papà?
– Va be’, andiamo dove vuoi tu… però, papà, non ti devi mettere in complimenti…
– In complimenti? Andy! Ma che dici? Mo’ mi metto a fare i complimenti con te? Io ti ci voglio portare e ti voglio fare vedere una cosa che per me conta tanto, questo è il motivo, … e non solo questo… e allora? Ma tu non mi devi dire di no.
– Va bene, va bene, facciamo come vuoi tu.
– Allora facciamo così. Niente vino per chi deve portare la macchina, chi la porta? Andy a te ti escludiamo così un bicchiere di vino te lo puoi bere e forse ti fa pure bene, è tra me e Marco.
– E va bene, papà, la macchina la porto io.
– E invece no, la macchina la porto io! E quando mai papà deve togliere qualche cosa a voi…
Rocco versò il vino a Marco e a Andy e versò solo acqua nel suo bicchiere.
– Però cerchiamo di fare in fretta.
Rosa si mise in mezzo.
– Facciamo così, i dolci ce li portiamo lì.
Andy nel frattempo aveva finito il suo enorme piatto di fettuccine.
– Hai visto, Andy, che te le sei finite… adesso una cotoletta e l’insalata e poi tutti in macchina.
– Papà ma non è che piove?
– E allora, lì c’è la casetta nostra, 65 metri quadrati, ma c’è, sono due stanzette il bagnetto e il cucinino. Andy… ti posso fare una proposta?
– Che cosa?
– Ci restereste anche stanotte? Ce ne potremmo andare tutti domani mattina presto, lì la mattina è una cosa meravigliosa anche quando piove, tanto c’è tutto, anche i letti, sta tutto a posto.
Andy sgranò gli occhi e guardò Marco con una certa aria di perplessità, poi si voltò di nuovo verso Rocco.
– Ma non è troppo fastidio?
– Ma quale fastidio?
– Allora va bene.
– Rosa, prendi tu quello che serve, ma facciamo presto…
– Non ti preoccupare, tanto c’è anche la cena pronta, la metto nei recipienti e ce ne possiamo andare via… anche la frutta ce la portiamo lì.
Il pranzo finì rapidamente, Rosa non preparò il caffè ma scesero insieme al bar sotto casa, Rocco pagò il conto senza nessuna discussione ormai la regola era chiara, poi salirono in macchina.
– Allora, Andy, oggi finalmente ti portiamo a vedere l’oliveto, non ti credere chissà che cosa, è una cosetta piccola, più per divertirsi e giocare un po’ che per altro, però vedrai che ti piacerà, io lo so che ti piacerà. Io ci vado quasi sempre solo, la Rosellina mia non ci viene quasi mai ma quando ci possiamo venire insieme è una cosa bella, stiamo soli soli, prima ci venivamo con Marco, quando era piccolo, e gli piaceva pure, ma adesso è grande…
– Papà, non sfottere! Prima di conoscere Andy ci venivo eccome e ci sono stato sempre bene…
– E mo’ ci potete venire lo stesso, ci venite tutti e due, da soli, mo’ vi faccio fare le chiavi, una per te e una per Andy, ci potete venire quando volete, è bello, si sta tranquilli e poi proprio la campagna è una cosa bella… Andy, quando vi viene in testa di fare una passeggiata in campagna quella è casa vostra, non me lo dovete nemmeno dire, fate quello che vi piace a basta, ma io dico che ci verrete… tu che dici?
– Be’, non lo so, non so che dire…
– Magari tu eri abituato alle cose in grande stile, qua è tutto familiare, è tutto piccolo, non è una villa, è una casetta, solo una casetta con un po’ di terra… però è un posto dove si può stare tranquilli e poi è vicinissimo a Roma, se volete ci potete venire con l’autostrada e non ci mettete nemmeno cinquanta minuti, anche senza correre, noi adesso stiamo andando con la Tiburtina perché dobbiamo fare vedere a Andy dove si compra il pane e dove si compra il prosciutto… quello noi non lo facciamo…
Rocco continuava a parlare ma si rendeva conto che il suo era un monologo, Andy rimaneva in silenzio, la cosa continuò così finché non arrivarono a Tivoli. Rocco parcheggiò l’auto.
– Andy, adesso compriamo il pane e il prosciutto… ti piace il pane nero o preferisci i panini?
– Non so, fai tu, quello che ci vuole…
– Allora prendiamo una pagnotta grande, tre etti di prosciutto di montagna, un litro di latte… e poi? Andy, qualche cosa che ti piace?
– No, va tutto benissimo così.
Uscirono dal negozio. Rocco continuava il suoi discorsi.
– Il vino ce l’abbiamo, le olive pure, pure i pomodori, le patate e qualche altra cosa…
Andy fece una domanda.
– Scusa papà, ma il latte a che serve?
– Per domani mattina, per la colazione…
Andy ebbe un attimo di disappunto.
– Ce ne possiamo andare benissimo stasera, ma così, se volete, ci possiamo trattenere fino a domani, se partiamo di là alle sei siamo a Roma prima delle sette, sempre se voi volete, ma a questo ci pensiamo quando è ora.
Arrivarono all’oliveto, Rocco scese per aprire il cancello, poi rimontò in macchina e parcheggiò vicino alla casa. Il cielo si era aperto, il terreno era in lieve pendenza e verso Roma, a valle, si notava una pesante cappa di smog, Andy provò una strana sensazione di liberà.
– Ma che brutta cappa di fumo nero che c’è su Roma, mamma mia, non l’avrei mai pensato, qui c’è proprio un’altra aria, papà, ma qui è tutto un giardino… ma quanti metri sono?
– Non sono pochissimi, sono quasi due ettari, ma il terreno è in pendenza, va bene per gli olivi ma non è terreno da costruzione o da lottizzazione, cioè non vale molto…
– Ma è tutto curato, tutto pulito, fiori dappertutto… che belle piante di rose! Ma sono proprio belle!
– Queste sono piante che hanno più di 15 anni, ormai vanno da sole, io le poto solo due volte all’anno e ci metto un po’ di letame e niente altro, al massimo a novembre una spruzzata di verderame…
– Che begli olivi e come sono curati e quelle che sono?
– Vai, vai, avvicinati…
– Ma che profumo… che cos’è?
– E’ timo, qui cresce che è una bellezza, e quella è salvia, il rosmarino non viene bene perché è troppo freddo, ma c’è la maggiorana, senti che profumo…
– Ma è incredibile…
– E senti questa…
– Bellissima, sa di limone, ma che cos’è?
– E’ cedrina, e questa è lavanda, qui ci viene benissimo perché è terra calcarea.
– Ma è profumatissima…
– Ci si fanno i profumi… questo è issopo, questa dietro la casa, all’ombra, è mentuccia, poi i pomodori li conosci e pure i cetrioli e i peperoni, quelli verdi piccoli, ci sono pure due zucchine che sono ormai zucche ma che si possono mangiare lo stesso… Andy adesso non ti voglio annoiare con le varietà delle olive, quelle te le faccio solo assaggiare, adesso vieni a vedere casa… Ecco, è piccola piccola.
– Ma è un gioiello, ci stanno pure le tendine alle finestre…
– E che vuoi fare, la Rosellina mia ha fatto tutto lei…
– Ma che dici, Rocco? Qua hai fatto tutto tu…
– Andy, vieni a vedere, c’è pure una specie di sotterraneo, anche quello piccolo piccolo ma areato, sempre con la circolazione d’aria, vieni, vieni… Attento ai gradini… quelli sono pomodori secchi, questo peperoncino, e là sta un bel po’ di vino, aspetta, prendi questa qua, ne apriamo una sola, se no ce ne dovremmo portare una smezzata a Roma…
– E quel mucchio di terra che cos’è?
– Li ci sono le patate, si conservano così, al buio e sotto uno strato di terra, così non seccano e non cicciano, aspetta adesso ne prendo qualcuna, così tre o quattro bastano, poi un po’ di olive, così.
Usciti dalla cantinetta, Rocco passò le patate a Rosa, poi uscì di casa portandosi sempre appresso Andy.
– Andy, adesso ti faccio vedere come si fa un’insalata come si deve… vedi, un cespo di lattuga, due cetrioli, le olive ce le abbiamo, due pomodori, due peperoni da mangiare crudi… ti piace l’aglio nell’insalata?
– Non lo so, non l’ho mai mangiato… però credo che mi piacerebbe…
– E allora un po’ di aglio fresco, che è proprio tutta un’altra cosa… e poi un po’ di erbette, a gusto tuo, guada, quello è origano fresco… ci mettiamo due foglie di origano e una di maggiorana e se vuoi un po’ di mentuccia, il timo va bene per la carne ma nell’insalata non ci sta bene… purtroppo non c’è il limone, qui non ci cresce ma vedrai che non ce ne sarà bisogno, adesso portiamo tutto a Rosa che prepara… ma Marco dov’è andato a finire?
– L’ho visto andare dentro casa…
– Andiamo a vedere va’…
Lo trovarono nella stanza piccola, aveva sistemato i letti per la notte.
– Marco! Ma tu hai fatto tutto da solo…
– Be’ almeno così dopo non hai nemmeno la scusa che bisogna fare il letto…
– Ma allora è una trappola?
La domanda era rivolta a Marco ma rispose Rocco.
– Se la vuoi mettere così…
– Ma vi siete messi d’accordo prima?
– Birillo, tanto papà non lo fermo… lo potresti fermare tu, tu questo potere ce l’hai ma mi pare che non ne hai alcuna intenzione…
Rocco si intromise.
– Ragazzi… che facciamo? Mettiamo due sedie a sdraio fuori e ci prendiamo un po’ di sole, quello che c’è…
– O se no?
Rispose Andy.
– Se no ci mettiamo a curare un po’ l’orto e il giardino, tanto lì non si finisce mai.
– Giardino, papà, giardino, io non ho mai preso una zappa in mano ma credo che mi piacerebbe…
– Allora, Marco ti fa vedere dove stanno i vestiti per la campagna, vi cambiate e ci vediamo qui tra dieci minuti.
Andy rientrò in camera con Marco. Marco gli passò dei vestiti suoi che usava per la campagna, ma erano vestiti puliti e stirati, si cambiarono.
– Marco… ma perché tutta questa cosa?
– E’ tutto per te, Birillo… papà ha capito che c’era qualche cosa che non girava bene e ha cercato di coinvolgerti e c’è riuscito almeno un po’…
– Mah! Forse non del tutto…
– Dagli tempo… tu non lo conosci…
– Andiamo va’, non lo facciamo aspettare.
Si misero a lavorare in campagna, per Andy tutto era assolutamente nuovo, dal silenzio, al vento che cambiava da istante a istante, dal camminare sulla terra e non su un pavimento, alle piante viste da vicino.
– Papà, ma questo paradiso l’hai fatto tutto tu?
– No, la casa c’era già, io l’ho rimessa a posto, ma stava già in buone condizioni, però la campagna me la sono messa tutta a posto da solo, gli olivi, è ovvio, c’erano già, ma era tutto una massa di calcinacci e di croste di cemento, calce da tutte le parti, ghiaia grossa e piccola, polverino di calcare… qui intorno ci sono le cave di travertino… però qui amianto non ce n’era, questo terreno era di un signore che aveva una piccola cava di travertino sotto Tivoli, lavoravano, cioè macinavano gli scarti di lavorazione del travertino e poi li stoccavano qui, in pratica era una deposito di materiali di cava destinati all’edilizia, ma solo questo, era tutto sporco ma di polvere di travertino, di calcare, come la polvere di marmo… ma solo quello, e la cosa è importante perché l’amianto fa male alla salute, prima non si sapeva ma adesso si sa, comunque qui non ce n’è mai stato, se guardi in giro puoi vedere nel terreno delle zone più chiare e sono quelle dove c’era più calcare, quello superficiale me lo sono portato via alla discarica, sacco per sacco, ma quello già mescolato col terreno è rimasto lì, ma sicuramente questo era un terreno calcareo anche prima che ci facessero il deposito, qui le piante calcifughe, quelle adatte ai terreni acidi, non ci crescono proprio, avevo provato con una gardenia ma non c’è stato niente da fare… ma è così in tutti i terreni, il terreno buono per tutte le piante non esiste.
– Papà, e per l’acqua come fate?
– Per quella da bene usiamo l’acqua minerale, per tutto il resto, anche per innaffiare, c’è un pozzo, ma qui non c’è molto bisogno di innaffiare, ci piove in genere anche d’estate e le piante seccano difficilmente, l’acqua ci vuole solo quando trapianti un alberetto o metti una piantina di quelle molto superficiali…
– Papà… senti, ti vorrei chiedere un piacere però… no, no, niente.
– Come niente? Di che si tratta, dimmi!
– Me la daresti qualche piantina da mettere sul balcone, ti prometto che te la tratto bene…
– Ti puoi prendere tutto quello che vuoi, pure un olivo… Andy, dietro la casa ci sono dei vasi, prima di andare via ci prendiamo le più belle piantine che possono stare bene sul terrazzo ma quelle cose è bene farle all’ultimo momento, dimmi tu quelle che ti piacerebbero…
– Un po’ di piantine fiorite, di rose no, nemmeno quelle piccole, sono piante troppo grosse… non lo so, scegli tu quello che pensi sia meglio…
– Non ti preoccupare, allora faccio io… Andy, sono contento che me lo hai chiesto…
Andy rispose con un sorriso disarmato. Continuarono a zappare intorno alle piantine finché la luce non cominciò a calare, Marco e Andy non parlavano tra loro ma sempre in tre con Rocco, piano piano l’atmosfera si era rasserenata, Andy ogni tanto aveva finito per sciogliersi un po’ e per dire la sua e non solo in tono di cortesia, Rocco non si lasciava scappare l’occasione di notare il lavoro di zappa molto ben fatto da Andy.
– Guarda che bel lavoro hai fatto qua, questo per queste piante è una benedizione, così senza erbacce possono respirare un po’ e poi così arriva aria alle radici… Andy! Ma lo sai che ci sai fare! Mi sa che tu per la campagna c’hai una vocazione.
– Ma no! Faccio tutto a occhio.
– Papà, tu non lo sai quello che mi combina a casa con la storia della rosellina, se la va a guardare cento volte al giorno, ci ha messo i cartoni intorno, muove sempre la terra sopra e poi si mette lì con la lente a vedere se ci sono pidocchi, ma non ne ha mai trovato uno.
– Andy, tanto di pidocchi lì non ne puoi trovare, io non ce ne ho mai visti, c’è troppo sole e ci fa troppo caldo, almeno una cosa positiva c’è…. Ragazzi, ma non vi siete stancati?
– Un pochetto sì.
– E allora adesso tutti dentro, ci cambiamo, ci laviamo e poi tutti a cena.
Andy ebbe un pensiero gentile.
– Papà… senti, gliela porto una rosa a mamma?
– E come no… vedrai che sarà contenta.
Andy scelse una rosa in boccio di colore chiaro. Rientrarono in casa, era tutto apparecchiato per la cena.
– Venite, venite, accomodatevi, avete lavorato tutto il pomeriggio. Andy! Che balla rosa, che bel pensiero hai avuto, mo’ la metto subito nel vaso, ma voi accomodatevi…
– Mamma, forse ci dovremmo dare una lavata…
Fecero un turno per la doccia, entrò prima Andy, poi Marco e per ultimo Rocco, Andy e Marco avrebbero fatto la doccia insieme ma ne fecero a meno, neanche mezz’ora dopo erano tutti e tre a tavola. In ogni piatto c’erano due grosse fette di pane nero imbottite di prosciutto, al centro della tavola troneggiava una enorme insalatiera piena di verdura coloratissima e profumata. La luce era piuttosto bassa, l’atmosfera distesa, non c’era televisione.
– Allora, Andy, che ti pare della casetta e della campagna?
– E’ bellissimo, è un posto che non avrei mai immaginato così, è tutto tranquillo, tutto ordinato e poi si può stare fuori… è bello, è veramente bello…
– Adesso qui ci potete venire quando volete, ve ne potete venire qui a studiare un pomeriggio o anche per qualche giorno di fila, hai capito, Andy… fate tutto quello che volete.
– Papà, ma per le piantine da portare a Roma come facciamo, se domani dobbiamo partire presto…
– Tu non ti preoccupare, domani mattina troverai tutto in ordine, te ne preparo tre, solo tre ma sono belle, le ho già scelte, vedrai che ti piaceranno…
– Questo non c’è bisogno di dirlo.
Andy finì il suo panino, poi prese l’iniziativa di prendersi l’insalata, mentre lo stava facendo ebbe un attimo di esitazione.
– Scusate… però deve essere così buona… insomma, io non aspetto, me la prendo e basta.
– Oh! Così mi piace… qui non si chiedono permessi.
Andy guardò Marco.
– Sei stanco, eh?
– Insomma… un po’ sì, e tu?
– No, io potrei ricominciare da capo anche subito, non mi stanco tanto facilmente.
Andy prese la pagnotta e se ne tagliò una fetta, poi mise un po’ di olio nel fondo del piatto, con un pizzico di sale e qualche oliva. A un certo punto gettò la schiena all’indietro.
– Ma come si sta bene qui!
– E vedrai adesso che dormita che ti farai e domani mattina quando ti svegli tutti i doloretti che senti adesso non li senti più.
– Rocco, ma che stai dicendo, loro sono giovani, i doloretti ce li abbiamo noi…
– Be’, qualche dolore me lo sento pure io, magari Andy no, lui fisicamente è molto resistente, ha una forza enorme e una resistenza incredibile.
Andy sembrava sereno, Rocco gli avrebbe chiesto della sua malinconia ma ebbe l’impressione che il problema fosse risolto. Finita la cena, Rocco mandò i ragazzi subito a letto.
– Allora! Adesso a letto, domani sveglia presto, ma adesso a dormire.
Andy pensò ai piatti sporchi.
– Papà, senti, adesso voi ve ne andate a dormire e noi facciamo i piatti…
– No, Andy, voi ve ne andate a dormire e non pensate ad altro, io e Rosa mettiamo a posto tutto… su, su, niente storie… buonanotte Andy, buonanotte Marco.
Andy non sapeva come rispondere alla buonanotte, poi prese il coraggio a due mani e andò a dare il bacio della buonanotte a Rosa che lo abbracciò.
– Oggi ci hai fatti contenti, grazie, bello, grazie e statti sereno… buonanotte.
Andy diede il bacio della buonanotte anche a Rocco che non lo abbracciò.
– Andy, adesso sono contento perché ti vedo contento, non ci sta più la malinconia… buonanotte Andy, e domani mattina vi chiamo io, non vi preoccupate di niente.
Anche Marco diede a Rosa e a Rocco il bacio della buonanotte, anche se in genere si limitava ad augurare la buonanotte, poi se ne andarono nella loro camera, dove i letti erano separati, ma si misero entrambi nello stesso letto. Sentivano i rumori di Rocco e Rosa che rigovernavano in cucina mentre loro stavano abbracciati nello stesso letto. Andy cominciò sussurrando per timore che la sua voce potesse arrivare oltre la porta.
– Cucciolo… ma tutta questa cosa l’hanno fatta per me?
– Perché avevi qualche dubbio?
– No, ma perché?
– Dai, lo sai benissimo, loro dipendono da te, ma pure io… quando ti vediamo un po’ più pensieroso… e poi uno come te dove potevano trovarlo, sei unico, Birillo, unico.
– Tutti sono unici!
– No, tu hai una risposta affettiva forte e loro lo sentono eccome.
– Si però pure papà e mamma sono persone uniche, cose del genere per me non le farebbe nessuno… ma lo capisci Cucciolo, noi stiamo qui e loro stanno lì a lavare i piatti… in qualche modo non mi sembra giusto… però sai che alla fine mi sento veramente più sereno, in fondo sono rassicuranti, il fatto che mi accettino per me è importante…
– Ma, Birillo, non ti accettano, ti vogliono bene e secondo me la loro gratificazione ce l’hanno eccome.
– Cucciolo…
– Sì…
– Ma lo sai che mi sta venendo sonno… ti devo dire una cosa ma non la prendere male…
– Cioè?
– Qui con te sto bene ma il letto per due è troppo stretto e rischio di cadere per terra, se non ti dispiace me ne vado nell’altro letto…
– Ci mancherebbe, Birillo, certo che ci devi andare.
Andy cambiò letto.
– Com’è bello avere le lenzuola di bucato, è una bellissima sensazione sulla pelle… Cucciolo, l’hanno fatto per me, hai capito, l’hanno fatto per me! Adesso mi sto zitto… però ti voglio bene e anche a papà e a mamma, … vi voglio bene. Notte Cucciolo!
– Ti vogliamo bene, notte Birillo!
Andy non riuscì ad addormentarsi, tutto gli sembrava così nuovo e così strano che il suo cervello rimaneva vigile e girava all’impazzata. I rumori nella cucina finirono e Andy si rese conto che Rocco e Rosa erano andati a dormire, cercò di prendere sonno ma la cosa non gli pareva possibile, si alzò e senza fare rumore si diresse verso il letto di Marco, scostò la coperta.
– Posso, Cucciolo?
– Ti stavo aspettando… ma fai piano perché qui si sente tutto, c’è troppo silenzio.
– Ma tanto papà e mamma come stanno le cose lo sanno…
– Sì va be’, ma non tiriamo troppo la corda…
– Allora lo vedi che non lo accettano…
– No, dai, Birillo, il problema non è questo… però cerchiamo di non dare troppo nell’occhio…
– Ma lo vedi come sei… tu ti vergogni di me… almeno della situazione…
– Buono, Birillo, stai buono… ma che ti viene in mente, senti, lo facciamo domani…
– No! Dai, adesso…
– Ma per te passare i limiti è un impulso irrefrenabile…
– Sì, Cucciolo, e se ci sentono è pure meglio…
Andy cominciò ad alzare il tono della voce.
– Parla piano! Mannaggia, quando fai così ti strozzerei, tu mi vuoi sputtanare per forza…
– Tanto… più sputtanati di così…
– Buono! Stai buono!
– Ah! Così mi piace! Mi piace tanto vedere che ti posso mettere in crisi… e poi se papà e mamma ci vogliono bene veramente ci devono accettare come siamo…
– Birillo, non tiriamo troppo la corda…
– No! Io la voglio tirare per vedere se si spezza oppure no…
– Mannaggia… statti fermo… stai zitto! Almeno non fare troppo chiasso… io non capisco se tu adesso vuoi fare l’amore o vuoi solo dare spettacolo…
– Va bene… ho capito, va’, qui non c’è trippa per gatti, me ne torno al letto mio (e fece il gesto di alzarsi)…
– Aspetta! Dove stai andando?
– Al letto mio…
– Dai, Birillo, stai qua, ma non facciamo troppo casino…
– Cucciolo, noi adesso facciamo l’amore e domani mattina mamma trova le lenzuola sporche di sperma… bello eh? Io lo farei apposta…
– Tu saresti capace…
– A me gli ipocriti non sono mai piaciuti… e tu saresti quello coi comportamenti liberi… Cucciolo…
– Che c’è?
– E se mi metto a fare un po’ di mugolii sessuali a voce alta?
– Se ci provi ti castro!
Andy cominciò ad alzare un po’ la voce, Marco gli pose immediatamente una mano davanti alla bocca e Andy si zittì.
– Buono! Per carità!
– Tu c’hai paura, lo vedi, tu c’hai paura! Perché non li mettiamo alla prova mamma e papà?
– Birillo! Un po’ di rispetto lo dovresti avere, non dico di me, ma di loro… certe cose non se le meritano… tu tuo padre l’hai distrutto, ma il mio non lo devi distruggere…
– Cucciolo, ma tu credi che sto pensando cose cattive?
– Cattive no, ma un po’ provocatorie e secondo me non lo dovresti fare perché papà e mamma ti vogliono bene veramente e tu non li devi mettere alla prova per divertimento…
– Mannaggia, Cucciolo, mi sa che hai ragione! Certe volte sono proprio stupido, faccio come facevo con mio padre… mi sa che pure a lui alla fine gli ho rotto le palle oltre ogni limite… però lui se lo meritava, … va be’, va’… me ne torno a letto veramente…
– Birillo! Non mi cambiare umore… in effetti mi piace di più quando hai voglia di giocare…
– Allora adesso mi metto a mugolare di piacere…
– Zitto! …
– Cucciolo…
– Sì.
– Adesso, va bene, non facciamo stranezze troppo strane, ma tu pensi che papà e mamma mi vogliano bene veramente?
– Birillo, non te lo devo dire io, lo vedi da solo…
– Però se io poi la facessi qualche stranezza grossa…
– Ma che ti passa per la testa?
– No, voglio dire, se facessi qualche stranezza grossa non voluta, cioè se loro fossero messi alla prova proprio dalle circostanze…
– Birillo, mi sa che li abbiamo messi alla prova oltre ogni limite umano, penso che non si stupirebbero più di nulla, forse di una cosa sì: della stupidità!
– Mannaggia, Cucciolo, ma sei cattivo forte, mi dai certe frecciate tremende…
– Però secondo me ci vuole…
– Sì, lo so che ci vuole, però cerca di farmelo capire in modo meno brusco… in effetti è vero, provocare sarebbe una cosa stupida… mannaggia, Cucciolo, ma tu hai sempre ragione!
– Zitto, Birillo, e cerchiamo di dormire…
– Di dormire? No… che dormire? Cucciolo io voglio fare l’amore con te, qui, in questa casa, mentre papà e mamma stanno nell’altra stanza, magari zitti zitti… però non ci voglio rinunciare… lo facciamo al buio o accendiamo la luce… al buio mi piace meno perché non ti poso guadare negli occhi… Cucciolo…
– Sì.
– Che bello quando ti chiamo e mi rispondi: sì! Mi piace tanto! … non lo so nemmeno se adesso mi va di fare l’amore con te, tanto non potrebbe essere una cosa più tenera di così e poi al tuo corpo mi sono così abituato che quasi non mi eccita più…
Marco rimase perplesso e gli allungò una mano tra le gambe.
– Bugiardo! Tu mi sfotti sempre!
– Dai, non ti arrabbiare.
Andy lo abbracciò strettissimo. Fecero l’amore con una grande carica di serenità e di dolcezza, la notte era tutta per loro ma non impiegarono molto tempo, Andy fece la massima attenzione a non sporcare le lenzuola.
– Cucciolo…
– Sì.
– Non è tanto piacevole fare l’amore dovendo stare attenti a non sporcare tutto…
– Lo so, ma…
– Ho capito, ho capito… mannaggia ma quante manovre, qui i cleenex non si contano più… ecco, così… mi pare che adesso è tutto a posto… Cucciolo, ti dispiace se mi ritiro nel mio letto.. se no domattina… Notte Cucciolo!
– Notte Birillo! … Sei meraviglioso!
– Questo lo sapevo. Notte Cucciolo!
Andy osservò l’orologio luminoso, non era nemmeno l’una e mezza. Verso mattina, quando si percepiva a stento la prima luminosità dell’alba fuori della finestra, Andy si svegliò, sentì dei rumori. Rocco si era alzato ed era uscito fuori di casa, Andy dopo qualche minuto sentì Rocco che apriva la macchina e sistemava alcune cose nel portabagagli, rientrò dopo una ventina di minuti. Andy sentì armeggiare in cucina, ma in modo molto cauto, come di uno che non vuole fare rumore, distinse il rumore dell’accendigas e provò una sensazione per lui nuovissima: Rocco gli stava preparando la colazione, la cosa fece su di Andy un effetto notevole, non aveva mai provato in modo così netto la sensazione che un’altra persona, diversa da Marco, potesse fare una cosa simile per lui, si voltò verso Marco che dormiva ancora e pensò che per Marco quei rumori erano cose normali, Marco poteva non farci caso, lui era abituato a sentirsi coccolato. Andy si alzò, diede un bacio leggerissimo a Marco e se ne andò in cucina.
– Andy, che fai, torna a dormire, c’è ancora quasi mezz’ora, vai a dormire…
– No, io voglio stare qua, c’è tutta un’atmosfera così strana, è ancora buio e poi ti ho sentito quando ti sei alzato…
– Mannaggia, Andy, mi dispiace, ho cercato di fare piano ma qui si sente tutto.
Andy pensò per un attimo a quello che era successo la sera prima.
– No, voglio dire che in effetti non mi riesce tanto di dormire… qui è tutto nuovo per me… anche il fatto che tu mi stai preparando la colazione, mi sembra così strano… però la cosa mi piace molto…
– Andy, mettiti un giaccone pesante che ti faccio vedere le piantine che ti ho preparato…
Andy si mise il giaccone e uscì appresso a Rocco.
– Ecco, guarda, sono solo tre ma sono vive vive e dovrebbero crescere bene sulla terrazza…
– Ma che piante sono?
– Sono una gazania, quella con quei fori gialli che sembrano margherite, un timo volgare e quello che sembra un tappetino verde è timo serpillo, il timo è profumato e la gazania è fiorita.
– Che belli… grazie…
– Vieni dentro che qui fa ancora freddo. Senti come si sta meglio dentro!
– E’ vero è proprio un’altra temperatura, ma c’è il riscaldamento?
– No, è che la casa accumula calore di giorno al sole e poi lo perde lentamente durante la notte…
– Papà, ti posso chiedere una cosa?
– Tutto quello che vuoi.
– Ma ieri notte avete sentito un po’ di trambusto?
– Sì, sì, l’abbiamo sentito… Ma mo’ intanto prenditi questo caffè bollente…
– Papà, ma ieri notte che avete pensato…
– Andy, non mi mettere in difficoltà! … Mannaggia ma mi devi mettere in crisi per forza…
– Scusa, ma volevo sapere… no, no, scusa, hai ragione…
– Andy… e tu l’hai sentito il trambusto che abbiamo fatto io e Rosa?
– No…
– Allora si vede che siamo stati più bravi di voi.
Andy rispose con un larghissimo sorriso.
– Ti piace con tanto caffè… così ti svegli meglio… o lo preferisci leggero…
– No, meglio carico…
– Vai a chiamare Marco che io vado a vedere se la mia Rosellina s’è svegliata.
– Papà, ma tu credi che mamma abbia sentito quello che abbiamo detto prima?
– Sì che l’ha sentito, non è mica sorda… ma non mi guadare con quella faccia… dai, vai a chiamare Marco!
Andy si sentiva strano, quello scambio di battute con Rocco aveva per lui quasi il valore di una rivelazione… lo avevano accettato veramente! Gli sembrava quasi incredibile, se ne andò da Marco, che era ancora addormentato, gli avrebbe raccontato tutto subito ma non c’era tempo di farlo, provò ad accennare la cosa sottovoce.
– Cucciolo, sveglia, andiamo a fare colazione… Cucciolo, la sai una cosa?
– Mh… che c’è? Che cosa?
– Lo sai che ieri sera ci hanno sentito, se ne sono accorti…
Marco lo guardò perplesso.
– Sì, se ne sono accorti, papà me l’ha detto un minuto fa e ha detto che pure loro… insomma, l’hanno capito, no, l’hanno proprio sentito ieri sera…
– Con tutta quella commedia che hai fatto se ne sarebbe accorto chiunque…
– Ma non ti dà fastidio?
– Be’ un po’ avrei preferito mantenere la nostra privacy ma la cosa non mi sconvolge…
– E allora tutta quella commedia che hai fatto ieri sera…
– Quella era per te… io lo sapevo che non l’avrebbero presa male, non sono mica stupidi…
– Andiamo, va’, non li facciamo aspettare.
Marco si alzò e si mise in ordine rapidamente, poi andarono insieme a fare colazione, Andy non sapeva fino a che punto poteva permettersi un comportamento disinvolto, poi decise di mantenere una certa riservatezza. Rosa non si era ancora alzata ma la colazione era pronta…
– Allora, ragazzi, su, che poi dobbiamo partire…
– E mamma?
– A mamma la colazione l’ho portata a letto, non sta tanto bene, ma non è niente di grave, voi preparatevi…
– Posso andare a salutarla?
– Certo, Andy, puoi fare tutto quello che vuoi…
Andy entrò nella camera di Rocco e Rosa.
– Ciao mamma, come stai?
– Niente, niente va tutto bene, e tu come vai?
– Io bene, ma tu non…
– No, Andy, non è niente, ho un po’ di doloretti, ma sono le solite cose, adesso, vai non ti preoccupare, va tutto bene…
Andy si avvicinò e le diede un bacio.
– Grazie, Andy, e statti sereno… hai capito?
– Sì, ho capito.
Finita la colazione misero a posto le ultime cose e si prepararono per la partenza, Rocco aveva già sistemato le piante nel portabagagli, sistemò anche quello che era rimasto delle provviste, poi arrivò anche Rosa, con due grosse sporte.
– Perché mi guardi, Andy? Questa è la biancheria e questa sono i vestiti della campagna.
– Ma tu lavi sempre tutto?
– E certo, così quando tornate qua vi trovate tutto sistemato…
– Allora… signori, si parte… ciao casetta, ciao campagna! Si torna a Roma…
In macchina parlarono pochissimo, Andy si addormentò quasi subito sulla spalla di Marco e non lo svegliarono. Quando arrivarono alla piccionaia, Marco gli diede una scossa.
– Birillo, sveglia, siamo arrivati…
– Mh… sì, ecco… Ciao papà, ciao mamma… quando ci torniamo?
– Quando volete voi, adesso la strada la sai, domani vi faccio avere le chiavi, così ci potete andare quando volete…
– Sì, va be’, ma quando ci torniamo tutti insieme?
– Andy, questo dipende solo da te, per noi va sempre bene, basta che ce lo fai sapere il girono prima, ma pure il giorno stesso va bene.
– Grazie! E’ stato bellissimo, proprio tutto bellissimo…
– Una cosa Andy…
– Sì…
– Non sei tu che devi dire grazie a noi, ma noi che dobbiamo dire grazie a voi… noi siamo due vecchietti, voi siete giovani…
– Va be’, va’, tanto avete capito…
– Ciao Andy, ciao Marco…
– Ciao papà, ciao mamma… Marco, su, andiamo…
Usciti dalla macchina continuarono a salutare finché la macchina di Rocco non svoltò l’angolo. Salirono a casa, ma dopo pochissimi minuti sentirono suonare il citofono, Andy andò a rispondere.
– Ciao Andy, sono papà, ci siamo dimenticati le piante, se mi apri il portone te le metto nell’ascensore e te le richiami su.
– Mannaggia, me ne ero dimenticato, ti mando subito l’ascensore.
– Ciao Andy, salutami Marco di nuovo.
– Ciao papà!
Nel dire così il tono della voce aveva un accento nuovo, un po’ più convinto. Uscì sul pianerottolo a prendere i vasi ma c’era anche un sacchetto di terra. Portò il tutto sul balcone.
– Cucciolo, adesso le dobbiamo mettere a posto subito, se no soffrono…
– Macché soffrono!
– No, Cucciolo, quelle sono piante, sono cose vive.
– Dai, ti do una mano così facciamo presto presto.
Si misero d’impegno, Andy fu meticolosissimo, scelse i vasi in ordine di grandezza, ci mise la terra nuova, poi girarono i vasi che avevano usato per portare le piantine con la massima cura per non rompere il pane di terra, e sistemarono le cose nel modo migliore, Andy aveva già deciso i posti: la gazzania nel posto più soleggiato d’angolo, e le due piante di timo subito sotto la rosa, l’insieme era gradevole e molto verde.
– Sai Cucciolo, papà ha detto che il timo serpillo cresce e riempie i vasi e si allarga, perciò l’ho messo nel vaso più basso e più largo, l’altro l’ho messo nel vaso conico perché accestisce a cespuglietto, anche la gazzania ha un vaso molto largo e poco profondo perché anche quella tende ad allargare e poi dovrebbe sopportare bene anche un po’ di siccità, ma tanto qui avranno tutta l’acqua che vorranno e pure il concime… Stanco, Cucciolo?
– No.
Risistemarono e ripulirono rapidamente la terrazza.
– Mannaggia, Cucciolo, che giornata!
– Perché?
– E’ stata una cosa stranissima, ma tu hai capito che loro ci hanno sentito ieri sera?
– Sì che ho capito… ma lo sapevano anche prima, secondo me l’hanno capito da quando ho detto che avevo conosciuto un ragazzo speciale…
– Be’, però io non mi aspettavo una reazione simile.
– Perché? Ti aspettavi che ti mangiassero?
– No, ma che fossero più distaccati, più formali…
– Andy, ma lo sai che si vede che una famiglia normale non l’hai avuta mai?
– Non è vero, io ho avuto una famiglia normale, è la tua che è una famiglia di marziani.
– Ma adesso ti è passata la malinconia?
– Mi pare di sì. Sì. Credo proprio di sì… però sai Cucciolo, tu non mi basti mica, tu da solo non ci saresti riuscito a farmi passare la malinconia, ma loro ci sono riusciti…
– Sì, perché tu l’amore ieri sera l’hai fatto con loro, non è vero?
– Ma che c’entra quando dico che loro ci sono riusciti voglio dire che ci sono riusciti insieme con te.
– Così va meglio!
– Cucciolo, lo sai che mi sta venendo sonno…
– No, Birillo, adesso dobbiamo lavorare, approfittiamo del fatto che è presto e non perdiamo tempo.
– Uffa! Che pizza! Tu devi sempre rovinare tutto… va be’, va’, si fa come vuoi tu, tanto qui si fa sempre come vuoi tu…
– Su, Birillo, tutte queste cose le hai già dette mille volte, cerca di inventartene altre…
– Quando fai così ti ammazzerei!
– Ci andiamo a prendere un caffè al bar?
– No, Cucciolo, lo facciamo a casa, i quattrini non li dobbiamo sprecare…
Mentre Andy preparò il caffè, Marco sistemò la stanza per cominciare il lavoro, dopo pochi minuti erano immersi nello studio, ma questa volta non si trattava solo di leggere e di ripetere, ogni tanto si accendevano discussioni animate su questioni di diritto, ma da una parte come dall’altra non si passavano i limiti di una discussione di carattere scientifico, quando Marco riconosceva che Andy aveva ragione, cosa per la verità piuttosto frequente, si ritirava di buon grado.
– Ok, mi pare che potresti avere ragione, aspetta, sì, hai ragione, hai ragione, aspetta, rifammi un po’ tutto il ragionamento, ma mi pare che hai ragione.
Andy si sentiva gratificato, esponeva tutta la sua teoria con la terminologia più accurata possibile cercando di sottolineare tutti i passaggi logici. Marco quando vedeva Andy totalmente coinvolto nel discorso si astraeva un po’ dalla discussione e ammirava la gioia sul volto di Andy, lo vedeva trasfigurato, in quei momenti non lo avrebbe invaso nessuna malinconia, si sentiva forte e anche utile e Marco cercava di accentuare il più possibile questa situazione ed effettivamente anche Marco cominciava ad avere un panorama più approfondito della materia, i ragionamenti di Andy lo avevano sveltito, gli avevano insegnato le malizie tipiche della disciplina e Marco aveva l’impressione di avere ormai in buona parte colmato il gap iniziale di preparazione, qualche volta, quando Andy si lanciava in affermazioni non perfettamente coerenti, Marco glielo faceva notare, Andy accettava l’osservazione, un po’ a malincuore ma l’accettava e Marco gli chiedeva subito un bacetto, come per rifare la pace.
– Cucciolo… la facciamo finita coi libri… non ne posso più, è dalle otto di stamattina e abbiamo fatto l’una…
– Va bene Birillo, però dopo pranzo ci rimettiamo a lavorare, io col codice faccio ancora fatica, ci sono troppe cose che non ho capito…
– Ma quando mai… ormai lo sappiamo a memoria.
– Tu lo sai a memoria…
– No, Cuccilolo, lo sai a memoria pure tu, prima mi hai messo i puntini sulle i tante volte e citando il codice a memoria.
– E allora andiamo avanti, cerchiamo di vedere se riusciamo a finire il libro…
– Quello non sarebbe male ma ne rimane più di metà, bisognerebbe mettersi sotto come si deve, ma proprio con ritmo di battaglia…
– Birillo, ci dobbiamo provare…
– Lo so, mannaggia, devo stare attento a non correre troppo con la fantasia, certe volte mi faccio i conti degli esami e dei tempi e mi sembra che si possa fare tutto molto in fretta… lo sai Cucciolo, certe volte comincio a crederci…
– Be’ guarda che oggettivamente ci sono tutti i presupposti per crederci, in effetti non solo abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare ma ci stiamo avvantaggiando per novembre…
– Be’, avvantaggiando no, stiamo lavorando perché ci sono tantissime cose da studiare, non ci stiamo avvantaggiando, se mai non stiamo perdendo tempo… senti, andiamo a vedere le piante e poi cuciniamo… Cucciolo, lo sai che sono veramente belle, la rosellina adesso è fiorita ma anche le piante verdi sono belle, anche questo timo serpillo è bello, fa tutto un prato di erbetta verde e secondo me questo crescerà pure, forse è pure più bello di quello a cespuglio… che faccio, ci metto un altro po’ d’acqua?
– No, Birillo, ce l’hai messa stamattina…
– Sì, forse è meglio, però mi sa che devo coprire i vasi come ho fatto per la rosa.
– Quello magari sarebbe utile.
– Allora forza, dammi una mano che facciamo in fretta e poi ci mettiamo a cucinare, però non mi dire di no, così il terrazzo è già molto più bello, è vivo, si vede che questa è una casa abitata…
– Sì, si vede che è la casa di Andy…, è vero, Birillo, è tutto curato… c’è qualcosa di femminile…
– No… Cucciolo, che c’entra, c’è solo un po’ di attenzione alle cose belle e vive… lo vedi che pregiudizi hai?
– Ma io dicevo così per dire…
– Però anche così per dire non mi è piaciuta.
– Scusa, Cucciolo, il balcone è molto maschile…
– Ma no, è solo più bello, è solo più nostro, Cucciolo, alla fine piace pure a te…
– E’ vero, mi piace e credo che cercherei di tenere bene le piante anche se non ci fossi tu, tu me l’hai insegnato ma io l’ho imparato.
– Guarda un po’, con questi cartoni così ti sembra che può andare?
– Non avresti potuto fare meglio…
– No! Non avremmo potuto fare meglio!
– Hai ragione… ma adesso in cucina…
– Che ti faccio, Cucciolo? Facciamo una cosa un po’ sfiziosa?
– Ho capito, hai voglia di perdere tempo!
– Senti brutto stronzone, se dici un’altra cosa come questa te la faccio pagare!
– Scusa… facciamo quello che vuoi tu!
– Lo vedi quanto sei stupido, questa è una risposta stupida, mi dovevi dire, chessò, mi piacerebbe una scaloppina o mi piacerebbe una pizza, ma tu rispondi in modo stupido!
– Allora facciamo un risotto coi funghi.
– Così va meglio.
– Birillo, mentre tu prepari io do una passata di aspirapolvere… però alle tre al massimo ricominciamo.
– Va bene alle tre ricominciamo, ma non mi ossessionare con queste cose, pure io voglio studiare ma non deve diventare un’ossessione.
– Però, Birillo, di cose ne abbiamo fatte tantissime e il libro che stiamo studiando adesso mi sembra piuttosto facile…
– Non cantare vittoria troppo presto, ma l’hai visto il manuale che cos’è? Mi fa spavento solo a guardarlo…
– Sì, ma se riuscissimo a finire il libro entro un paio di giorni potremmo passare al manuale già questa settimana… aspetta, facciamo così, invece di passare l’aspirapolvere ci leggiamo il primo capitolo del manuale, mentre tu cucini…
– Lo sapevo io che saremmo andati a finire così… va be’, però solo il primo capitolo, perché per il risotto non ci vuole più di mezz’ora…
– Ok, Birillo, grazie!
– Ma tu guarda questo! Mi deve torturare comunque… anche se in teoria per il mio bene…
– Allora, Birillo. Dunque: le problematiche giuprocessualistiche …
Andy entrò seriamente nell’argomento… quando il riso fu pronto lo mise nei piatti ma non interruppe Marco, il riso si freddò completamente e dopo quasi due ore il primo capitolo era stato letto. Cominciarono mangiare senza commentare il sapore del riso né il fatto che ormai fosse freddo.
– Cucciolo, però non sembra così difficile, ne abbiamo lette sessanta pagine…
– E’ vero ma quando una cosa sembra troppo facile bisogna diffidare sempre, forse non abbiamo capito niente…
– Certo è molto diverso dal diritto sostanziale, è proprio tutta un’altra logica, qui parla di figure, di rito… mi sa che queste cose sono molto più vicine alla pratica… chissà quanti processi si vincono e si perdono solo per questioni di procedura! Certo che chi ha in mano la tecnica del processo può riuscire a uscirne anche se ha torto…
– Birillo, ci mangiamo solo un po’ di frutta e ci rimettiamo a finire l’altro libro, se riusciamo a finirlo, dopodomani passiamo al manuale…
– Dai, Cucciolo, forza e coraggio… forse poi magari ci lascio la pelle il giorno prima di discutere la tesi… sai che meraviglia!
Lavorarono fino a tarda notte, senza interruzioni, le pagine andavano avanti facilmente, quasi troppo facilmente. Il terzo capitolo era ormai concluso, Marco si faceva portare dall’entusiasmo, Andy lo aveva seguito con la massima buona volontà, ma non voleva andare più avanti, era stanchissimo e non ce la faceva più.
– Dai, Cucciolo, adesso basta, ti prego, ne abbiamo fatto tantissimo…
– Va be’, sei stato bravissimo a tirare avanti fino a quest’ora, adesso basta… come va, Birillo?
– Dovrebbe andare tutto bene… però non lo so, forse sono troppo stanco…
– Ma veramente va tutto bene, Birillo?
– Cucciolo, io ti vedo entusiasta e questo mi fa piacere ma mi sembrano tutte cose strane, come fai a appassionarti a queste cose, sono cose che ti mettono di buon umore, si vede, ma a me sembra strano che tu ci possa trovare un entusiasmo, io ti seguo, Cucciolo, io ti voglio bene e non ti ostacolerei mai, anzi io cerco di fare tutto quello che ci può essere utile sotto questo punto di vista però l’entusiasmo non mi viene… adesso mi sento strano, parlo con te ma è come se non me ne importasse poi molto, è come se tu non mi potessi capire veramente, mi sembra inutile parlare con te, mi sembra di ripetere delle parti già scritte, io ti dico che mi vengono le malinconie e tu mi dici che non ce n’è nessuna ragione ecc. ecc., ma tu non lo sai che vuol dire avere dentro la malinconia, tu provi a fare la tua parte ma mi sembra che in effetti tu non riesca a capirmi, in certi momenti, non adesso, ma qualche volta è successo, avrei voluto rimanere solo, in certi momenti ho provato verso di te dei momenti di risentimento forte, come se tu mi stessi manovrando, lo so che non è così, razionalmente lo so, ma emotivamente certe volte reagisco male, mi sembra di non essere un uomo ma solo un giocattolo nelle tue mani, non lo penso sempre, ma quando mi sembra che tu non sia in sintonia perfetta con me, certe volte succede, anzi succede piuttosto spesso, quando capita io dentro di me ti rifiuto, mi chiudo e finisco per recitare un po’ la parte che tu vuoi sentire, in certi momenti mi verrebbe voglia di ribellarmi o forse vorrei solo che tu mi capissi di più… Cucciolo, mannaggia, mi sento strano, forse non mi va di parlare con te…
Marco gli fece cenno di andare a sedersi vicino a lui sul divano, Andy andò a sedersi e Marco si appoggiò alla sua spalla senza dire niente, erano entrambi assonnati, nessuno dei due aveva voglia di parlare o forse entrambi avevano paura delle parole, rimasero in silenzio, poi Marco poggiò la testa sulle ginocchia di Andy, generalmente succedeva il contrario, Andy si trovò un po’ spiazzato ma rimase in silenzio, passarono alcuni minuti.
– Birillo, che pensi?
– Non penso, sento che ci sei… è bello stare così, forse la comunicazione c’è più che con le parole… forse ci vorrà più tempo ma credo che finirai per capirmi veramente, adesso ti sento molto vicino…
– Anch’io, Birillo; è bello addormentarsi e farsi coccolare così, anche tu finirai per riuscire a capirmi fino in fondo… Andy…
– Che c’è?
– Ti voglio bene!
– Anch’io, Cucciolo. Chissà perché gli innamorati hanno sempre bisogno di conferme? … Ma tu ti senti innamorato veramente?
– Io sì, Birillo, dubbi non ne ho.
– Io i dubbi ce li ho, vorrei sentirmi innamorato di te, ma qualche volta non mi riesce e quando non mi riesce è brutto, mi sento solo, anzi, mi voglio sentire solo, certe volte penso alla morte, penso che non mi importa niente di niente, che la vita non ha senso, che io vado avanti solo perché ci sono e non faccio mai una cosa che voglio io veramente, adesso le cose che devo fare me le suggerisci tutte tu, a me sta bene così, ma certe volte lo sento che non sono cose mie…
– Per esempio?
– Per esempio l’università, non mi dice nulla, mi sembra un sogno tuo, non mio, a te piace l’idea di diventare avvocato, magari prima non ti ci eri messo come si deve e adesso sì, ma si vede che è una cosa che ti dà una spinta notevole, io ti vengo appresso, ma non è un sogno mio…
– Birillo, ma ti sarebbe piaciuta di più un’altra facoltà?
– No, per me una vale l’altra, e poi come ho scelto la facoltà universitaria lo sai, l’ho scelta solo per fare dispetto a mio padre e questo dice tutto.
– Ma a parte l’università ci sono altre cose che ti piacerebbe fare?
– Io avevo i miei sogni, ma erano tutti sogni affettivi, voglio dire che sognavo di trovare un ragazzo che mi volesse bene e non ne avrei mai potuto trovare uno meglio di te, e poi ci sono i tuoi… io da questo punto di vista sono contento, in effetti i miei sogni li ho realizzati però penso che ci sia qualche altra cosa che mi lascia perplesso, cioè io non lo so se questa è proprio la mia strada… Certe volte vorrei vivere diversamente, chessò avere una famiglia mia vera, con te sto bene, ma non è proprio una famiglia, io credo che potrei vivere con una ragazza, che mi potrei sposare, che potrei avere figli e penso che queste cose adesso mi mancano, lo so, è strano però una specie di tarlo di questo genere mi sta entrando nel cervello, credo che alla fine di una ragazza che mi volesse bene potrei anche innamorarmi, ma può esistere una ragazza che può volere bene a uno come me?
– Penso che potrebbe esistere eccome, non so se tu potresti essere la felicità di una ragazza, questo non lo posso capire, è troppo lontano dalla mia esperienza, ma credo, anzi so, che volerti bene è una cosa assolutamente naturale, tu sei uno come si deve e poi sei buono dentro, sei assolutamente onesto e questo è importantissimo… ma Birillo, tu hai già qualche idea più precisa in mente, cioè c’è una ragazza in particolare che ti piace?
– Non lo so, però forse sì, ho dei ricordi di qualche ragazza che non mi era indifferente, ricordi vaghi, ma ce li ho, ti sembra assurdo?
– No, Birillo, non mi sembra assurdo affatto, tu sei una persona diversa da me, anche se io ti adoro, puoi benissimo avere esigenze affettive diverse dalle mie, come il mio sogno sei tu, il tuo sogno può benissimo essere una ragazza, non c’è nulla di strano, anzi…
– Cucciolo, ma io dico sul serio, non sono discorsi solo teorici, qualche volta penso che con una ragazza potrei stare bene, non lo so ma questa sensazione mi è venuta e potrebbe essere una cosa molto seria, io qualche volta, anni fa, per una ragazza ho avuto anche un interesse sessuale… e forse neanche tanto banale…
– Birillo, quello che dici può essere molto importante… però una cosa voglio che tu la sappia: io ti voglio bene e ti vorrò bene sempre e comunque, non è per le cose che mi hai detto o per il fatto che potresti metterti con una ragazza che posso volerti meno bene, Birillo, starò sempre dalla parte tua…
– Cucciolo, che cose belle mi hai detto… lo sapevo che non ti saresti alterato… ma una cosa del genere te l’aspettavi?
– No, veramente no… forse un pochettino sì, ne hai parlato troppe volte perché possa essere una cosa detta tanto per dire…
– Ma ti mette in difficoltà?
– Che ti posso dire… non lo so, adesso mi sembra di no, poi magari potrebbe succedere… Birillo, io per te farei qualunque cosa, rinuncerei pure a te per farti stare bene, e poi in ogni caso credo che anche tu continueresti a volermi bene lo stesso…
– Cucciolo, ma tu l’accetteresti veramente una cosa del genere?
– Se fosse una cosa che ti fa stare bene sì, l’accetterei senz’altro.
– Ma tu pensi che una cosa del genere sarebbe possibile?
– Birillo, io ogni tanto li vedo i tuoi momenti di malinconia, si vede che quando ti capitano sei senza entusiasmo, una spinta come quella potrebbe essere veramente fondamentale…
– Però, Cucciolo, per entrare in un’altra orbita io potrei avere bisogno di staccarmi da te, cioè potrei avere bisogno di avere un mondo tutto mio…
– Birillo, se tu vuoi io me ne posso andare a vivere a casa di papà e tu puoi stare qua… per il resto tutto come prima…
– Non corriamo troppo, Cucciolo, andiamo per gradi penso che potrei cominciare da cose più piccole… non so se dirtelo, Cucciolo, non lo so…
– Che cosa?
– Io credo che dovrei staccarmi un po’ da te anche dal punto di vista sessuale, ti voglio bene e mi piaci moltissimo ma mi sento dipendente, mi tenti molto ma mi sento un po’ condizionato, mi sembra tutto troppo ovvio…
– Birillo, tutto quello che vuoi tu! Se vuoi ti chiamo Andy…
– No, non ha senso, anche due amici si possono chiamare con un soprannome… piuttosto, Cucciolo, si potrebbero separare i letti, cioè potrei andare a dormire nell’altra stanza…
– Va bene, Birillo, come vuoi, non ti preoccupare.
– Ma tu non la prendi male?
– Birillo, se certe cose non le senti tue al 100% non devi essere tu ad adattarti…
– Ma a te dispiace?
– Certo che mi dispiace, ma la tua libertà vale di più, io desidero che tu mi voglia bene, se andare a letto insieme può creare difficoltà se ne fa a meno, non ti preoccupare, almeno mi resta l’idea di avere fatto la cosa giusta.
– Cucciolo, però non stasera, stasera stiamo insieme… perché io col mio Cucciolo ci sto bene… Cucciolo, abbracciami, ti prego, abbracciami adesso…
– Marco lo strinse fortissimo e Andy cominciò a piangere.
– Mannaggia, io non sto mai bene da nessuna parte, non lo so nemmeno io quello che voglio, mentre parlavo di andarmene a dormire solo mi dicevo: ma che stai dicendo? Ma perché? Però quando sto con te alla fine non sto bene lo stesso… Cucciolo, non ce la faccio più.
– Non dire niente, Birillo, non c’è bisogno di dire niente, cerca di stare sereno… ti voglio bene, Birillo, ti vorrò bene sempre, comunque. Andy, tu mi hai fatto rivivere e io cercherò in tutti i modi di farti stare il meglio possibile…
– Cucciolo, io dico veramente quando dico che mi potrebbe mancare una ragazza però ho bisogno anche di te, mi ci devi portare tu ad essere felice, io da solo non ci arriverò mai, devi avere pazienza Cucciolo, mi devi stare vicino, io lo so che mi vuoi bene, nessuno mi ha mai voluto bene come hai fatto tu…
– Birillo…
– Che c’è?
– Come ti senti adesso?
– Non mi sento perfetto, non mi ci sento mai, ma sto bene… andiamocene a letto, va’ e poi i letti non li separiamo nemmeno domani, mi basta sapere che se mi dovessi sentire strano potrei andarmene a dormire da solo e tu non ci resteresti male…
Se ne andarono in camera da letto, Andy si sedette sulla sponda del letto e cominciò a spogliarsi ma continuava a parlare.
– Ma tu te lo immagini come deve essere andare a letto con una ragazza, tu pensi che quando lo fai poi può nascere un bambino… proprio un’altra persona vera, come me e come te, questo succede solo quando vai a letto con una ragazza, cioè la vita comincia così… Cucciolo, queste cose mi affascinano…
– Io le ho rimosse, cerco di non pensarci mai…
– Però sono cose vere, quella è la natura, quella è la vita e ci vuole una ragazza, ci vuole una donna… sai che ho notato una cosa, tu dici una ragazza, ma non dici mai una donna, la parola donna l’hai tolta dal vocabolario…
– Sì, in un certo senso è vero.
– Tu non sei misogino, l’ho notato tante volte, semplicemente per te le donne, nel senso di persone di sesso femminile non esistono, non fanno parte del tuo orizzonte…
– Più o meno è così…
– Ma io credo che anche tu potresti incontrare una ragazza capace di farti cambiare direzione…
– Be’, non ti allargare troppo… il teorema può valere per te ma per me non credo proprio, io pensieri come quelli che tu stai meditando adesso non ne ho mai avuti, proprio mai, le donne, diciamo la parola, le rispetto ma non le amo, non so perché, forse è tutto sbagliato, forse chissà perché… ma io non le amo, proprio come ci sono tanti ragazzi che per un altro ragazzo non potrebbero provare assolutamente un sentimento d’amore, perché non è nel loro archetipo…
Andy si infilò nel letto.
– Cucciolo, potremmo fare un esperimento, domani mattina me ne potrei andare all’università da solo… o la cosa ti sembra assurda?
– Non mi sembra assurda, mi sembrerebbe solo una perdita di tempo per lo studio, ma solo per quello, comunque anche con il libro siamo abbastanza avanti e credo che la cosa si possa fare.
– Va bene, però poi, quando torno non mi fare domande e non mi guardare strano…
– Promesso, Birillo, ce la metterò tutta per non essere invadente…
– No, non è per quello… se succede qualche cosa tanto sono io il primo a dirtela, ne posso parlare solo con te…
– Ok Birillo, domani facciamo come hai detto tu…
– Cucciolo…
– Sì.
– Domani me ne vado per conto mio ma stasera abbracciami.
Marco non se lo fece dire due volte.
– Birillo, mi rivolti come un pedalino, però per me sei tutto!
– No, Cucciolo, non mi dire queste cose, sono delle trappole psicologiche…
– Scusami Birillo, però quello che volevo dire lo hai capito lo stesso…
– Domani mi accompagni all’autobus…
– Se vuoi ti porto in macchina all’università…
– No, solo all’autobus… ma adesso abbracciami, non credo che sarà l’ultima volta, anzi penso proprio di no, però stanotte mi sento più libero… Cucciolo… pensi che sono pazzo?
– No, sento solo che ti voglio bene e che mi vuoi bene pure tu…
– Cucciolo…
– Sì.
– Ti andrebbe di fare l’amore… adesso?
– Birillo! Vieni più vicino!
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Potete trovare gli indici dei capitoli pubblicati in rete alla pagina:
http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html

ANDY Romanzo gay 2002

Vi comunico che, in data 13 Febbraio 2017, la Biblioteca di Progetto Gay si è arricchita di un nuovo volume: “ANDY” Romanzo Gay, scritto nel 2002.

Al momento la pubblicazione non è ancora completa, sono stati pubblicati i primi 13 capitoli (più di 400 pagine) su un totale di 24. Gli altri capitoli saranno pubblicati man mano che il lavoro di prima revisione e di formattazione di ciascun capitolo sarà completato.

Il volume si può scaricare, senza nessuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/ (nella sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”, basta scorrere ha Home).

Sarò grato a chiunque vorrà farmi pervenire commenti (tramite Forum, o via mail, all’indirizzo reperibile sempre sulla home del Forum: “Contatta Project”), o vorrà indicarmi errori o oscurità ancora presenti nel testo.

Il romanzo racconta la vera storia d’amore di due ragazzi gay, ricostruita nelle sue dinamiche psicologiche e nella sua complessità sulla base di documenti originali (lettere e diari) e sulle testimonianze dirette dei protagonisti.

Non faccio anticipazioni per non togliere al lettore il piacere della scoperta.

Buona lettura.

Project

QUESTI LEONI – Romanzo gay 1986

Vi comunico che, in data 5 Febbraio 2016, la Biblioteca di Progetto Gay si è arricchita di un nuovo volume: “Questi Leoni” Romanzo Gay, scritto nel 1986.

Il volume si può scaricare, senza nessuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/ (nella sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”, basta scorrere ha Home).

Sarò grato a chiunque vorrà farmi pervenire commenti (tramite Forum, o via mail, all’indirizzo reperibile sempre sulla home del Forum: “Contatta Project”), o vorrà indicarmi errori o oscurità ancora presenti nel testo.

Il romanzo racconta la vera storia d’amore e di amicizia di due ragazzi.

Non faccio anticipazioni per non togliere al lettore il piacere della scoperta.

Buona lettura.

Project

GAY E STEREOTIPI DI ORIGINE MEDICA

Riporto qui di seguito il breve saggio che ho preposto al “Romanzo di un invertito nato” da poco pubblicato della Biblioteca di Progetto Gay:

http://gayproject.altervista.org/romanzo.pdf
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Michel Foucault, nell’anno accademico 1974-75 e precisamente da gennaio a marzo 1975, tenne al Collège de France un corso intitolato Gli Anormali.[1]

Foucault affronta il problema degli individui pericolosi, che nel XIX secolo erano chiamati anormali e analizza largamente il fenomeno della medicalizzazione della sessualità in Francia nella seconda metà dell’800. La sessualità era diventata oggetto di studio della medicina legale e dell’antropologia criminale.

Auguste Ambroise Tardieu (1818 – 1879) medico legale e criminologo francese, presidente della Accademia Nazionale di Medicina e professore di Medicina legale all’Università di Parigi, si occupò di pedofilia, di violenza sessuale e in genere di reati di libidine. Scrisse un libro sugli attentati ai buoni costumi,[2] che tra il 1857 e il 1878 vedrà ben sei successive edizioni. Proprio in questo libro si trova una descrizione dei caratteri fisici dei pederasti (questo è il termine che usa Tardieu per indicare gli omosessuali) e in particolare delle cosiddette zie:

La caratteristica esteriore dei pederasti

Il carattere dei pederasti, di quelli soprattutto che per passione o per calcolo cercano e attirano gli uomini, si manifesta spesso, all’esterno, nel loro modo di vestire, nella loro andatura e nei loro gusti, che riflettono in qualche modo la perversione contro natura delle loro propensioni sessuali.

Se questo non si osserva sempre, è comunque tanto frequente da meritare di essere segnalato: ed è d’altra parte risaputo da tutti quelli che sono stati messi in un certo senso a osservare un gran numero di quei pederasti ai quali si applica il nome di zie.

I capelli ricci, la pelle imbellettata, il collo scoperto, il corpo fasciato in modo da fare risaltare le forme. Le dita, le orecchie, il petto carichi di gioielli, tutta la persona che esala l’odore dei profumi più penetranti e in mano un fazzoletto, dei fiori o qualche merletto, questa è la fisionomia strana, ributtante e a buon diritto sospetta, che tradisce i pederasti. Un tratto non meno caratteristico che ho osservato cento volte, è il contrasto di questa falsa eleganza e di questo culto esteriore della persona con una sordida sporcizia che basterebbe essa sola a tenersi a distanza da questi miserabili.”[3]

Tardieu considera l’omosessuale un vero criminale dal quale ci si deve difendere, e insegna che gli omosessuali maschi passivi sono identificabili da alcune caratteristiche fisiche:

“I segni della pederastia passiva che successivamente esamineremo sono lo sviluppo eccessivo dei glutei, la deformazione imbutiforme dell’ano, il rilassamento dello sfintere, la cancellazione delle pieghe, le creste e le escrescenze che circondano l’ano, la dilatazione estrema dell’orifizio anale, l’incapacità di contenere le feci, le ulcere, le ragadi, le emorroidi, le fistole, la blenorragia rettale, la sifilide, i corpi estranei introdotti nell’ano”.[4]

Per lui gli omosessuali sono pericolosi sovvertitori dell’ordine sociale. Tardieu considera gli omosessuali “la feccia del mondo più vile” e associa sistematicamente l’omosessualità al crimine. Tradieu, lungi dall’essere un vero uomo di scienza, si dimostra succube di incredibili pregiudizi religiosi, e il suo insegnamento finirà per diffondere una radicale omofobia nella classe medica francese.

Nelle descrizioni di Tardieu il lettore del XXI secolo non faticherà a ritrovare i più comuni pregiudizi sugli omosessuali, tuttora molto diffusi.

Cesare Lombroso (1835-1909) non è da meno di Tardieu nel diffondere pregiudizi pseudo-scientifici che sono divenuti luoghi comuni: un uomo che, tra i 15 e il 17 anni, si lascia crescere i capelli, li orna con forcine o pettini, veste attillato o con abiti femminili, scopre il collo e i fianchi, si guarda allo specchio pavoneggiandosi, storpia il proprio nome al femminile, ruba un anello per indossarlo e si interessa d’arte, ha molta probabilità di diventare omosessuale. Allo stesso modo, una bambina che manifesta passione per i giochi maschili, per i vestiti da uomo, che – divenuta fanciulla – ama fumare sigari, ballare con le donne, ubriacarsi, andare a cavallo, addirittura fare a pugni, che disdegna i lavori d’ago, si masturba, vuole fare l’attrice (o la suora) mostra segni preoccupanti.

Alexandre Lacassagne (1843-1924), professore alla facoltà di medicina di Lione, si allontana dall’atavismo di Lombroso. Lacassagne sostiene che c’è una “implicazione mutua tra l’individuo che commette l’atto delittuoso e la società che lo patisce”. Lacassagne dice che se è vero che il criminale è un “microbo” che deve essere eliminato, quel microbo “non ha importanza se non trova un brodo che lo faccia crescere”.[5]

È proprio con Lacassagne che si passa dall’idea della omosessualità come vizio o come circostanza criminale all’idea della omosessualità come patologia; con lui, l’inversione sessuale diventerà una presenza frequente negli archivi di Antropologia criminale, che però, a dispetto del nome, non si limitano al mero aspetto criminologico ma allargano il discorso a situazioni di interesse clinico anche se prive di implicazioni medico legali. La denominazione Archivi di Antropologia criminale è sintetica e impropria, la denominazione completa Archives d’Anthropologie criminelle ed de psychologie normale et pathologique ne evidenzia molto meglio l’ambito almeno in parte innovativo.

Va tenuto presente che l’omosessualità nel secondo Ottocento, in Francia, non emerge attraverso altri canali e arriva alle orecchie della classe medica, in pratica, esclusivamente attraverso l’opera di medici legali e di studiosi di antropologia criminale, che se ne occupano non come tale, ma come circostanza di delitti o di comportamenti patologici emergenti nell’esercizio della psichiatria.

Nell’Ottocento l’omosessualità non congiunta con aspetti criminali o patologici, di fatto, non è minimamente conosciuta, cioè non esiste una vera sociologia della omosessualità e, proprio per questo, i modelli di personalità e di comportamento omosessuale elaborati dalla psichiatria e dell’antropologia criminale finiscono per essere impropriamente generalizzati e riferiti a tutti gli omosessuali. Nascono così gli stereotipi di origine medica sulla omosessualità, che in pratica derivano da una conoscenza dell’omosessualità relativa solo a situazioni patologiche o criminali.

La documentazione sulla omosessualità non criminale e non patologica è rarissima nel secondo Ottocento Francese e per questo i medici la ricercano e la studiano ma sempre con l’ottica deformante della patologia nascosta e della medicalizzazione della sessualità. L’idea di omosessualità come variante normale della sessualità umana è ancora lontanissima.

Zola e il Roman d’un inverti-né

Nel 1889 Émile Zola riceve, in forma anonima, una lunga confessione di un omosessuale italiano, un ragazzo di 23 anni di estrazione sociale molto alta. La confessione è contenuta in quattro documenti inviati a brevissima distanza uno dall’altro, un giorno o poco più. Dalla lettura di quei documenti si evince con chiarezza che il ragazzo italiano intendeva fornire a Zola lo spunto e anche la documentazione necessaria per scrivere un romanzo dedicato alla omosessualità. Zola è perplesso ma crede che il pubblico e la critica lo aggredirebbero se veramente scrivesse un tale romanzo. Inizialmente rielabora forse parzialmente il manoscritto, che poi resta però in un cassetto della sua scrivania fino al 1893, quando conosce il Dr. Georges Saint-Paul (1870-1937), un giovane medico laureatosi a Lione nel 1892, allora ventitreenne e molto interessato all’antropologia criminale, e gli consegna il manoscritto perché lo pubblichi negli Archivi di Antropologia criminale, e il testo viene effettivamente pubblicato da Saint-Paul negli Archivi nel 1895.[6]

Nel 1896 esce a Parigi nella collezione Tares et poisons, per i tipi dell’editore Georges Carré, il libro “Perversion et perversité sexuelles – Une enquête médicale sur l’inversion. Notes et documents. Le roman d’un inverti-né. Le procès Wilde. La guérison et la prophylaxie de l’inversion.” del Dr. Laupts, con la prefazione di Émile Zola.[7]

Il testo del Roman d’un inverti-né era stato redatto originariamente tutto in Francese, in realtà in un Francese piuttosto approssimativo e con qualche scorrettezza ortografica. Nell’edizione a stampa, come accadeva nell’Ottocento, i brani contenenti riferimento sessuali espliciti appaiono il latino.

Il Dr. Laupts non è che uno pseudonimo del Dr. Georges Saint-Paul.
Nel paragrafo successivo riporto, tradotta da me, la prefazione di Émile Zola a Le roman d’un inverti-né, che è in realtà una lettera di risposta inviata al Dr. Laupts.

La Prefazione di Emile Zola

Dr Laupts, Lione.
Egregio Dottore,
Non trovo nulla di male, al contrario, nel fatto che voi pubblichiate Il Romanzo di un invertito, ed io sono veramente felice che voi, in quanto scienziato, possiate fare quello che un semplice scrittore come me non ha osato fare.

Quando, ormai alcuni anni fa, ho ricevuto questo documento così curioso, sono rimasto colpito dal grande interesse medico e sociale che presentava. Mi ha toccato con la sua assoluta sincerità, perché ci si sente la fiamma e quasi l’eloquenza della verità. Tenete presente che il giovane uomo che si confessa scrive in una lingua che non è la sua; e ditemi se non arriva, in certi passaggi, allo stile emozionato dei sentimenti profondamente provati ed espressi? È una confessione totale, ingenua, spontanea, che ben pochi uomini hanno osato fare, qualità che la rendono veramente preziosa da diversi punti di vista. E così, proprio quando pensavo che la pubblicazione potesse essere utile avevo avuto inizialmente il desiderio di utilizzare il manoscritto, di renderlo accessibile al pubblico in una forma che ho cercato in vano, cosa che alla fine mi ha fatto abbandonare il progetto.

Mi trovavo allora nei momenti più sgradevoli della mia battaglia letteraria, la critica mi trattava ogni giorno come un criminale, capace di tutti i vizi e di tutte le dissolutezze; e mi vedete voi in quell’epoca farmi editore responsabile di questo Romanzo di un invertito? Mi avrebbero accusato subito di avere inventato la trama di tutte le mie opere per corruzione personale. E poi sarei stato necessariamente condannato per avere visto in tutta la questione solo una bassa speculazione sugli istinti più ripugnanti. E che clamore se mi fossi permesso di dire che nessun argomento è più serio e più triste, che lì si trova una piaga molto più frequente e profonda di quanto si creda e che la cosa migliore per guarire le piaghe è studiarle, farle conoscere e prendersene cura.

Ma il caso ha voluto, mio caro dottore, che, discutendo una sera insieme, noi venimmo a parlare di questo male umano e sociale delle perversioni sessuali. E vi affidai il documento che dormiva in uno dei miei cassetti, ed ecco che il documento può alla fine venire alla luce, dalle mani di un medico, di uno scienziato, che non potrà essere accusato di cercare lo scandalo.

In un’altra lettera privata, che ho ricevuto più o meno nel medesimo periodo e che sfortunatamente non ho ritrovato, uno sfortunato mi aveva mandato il grido più acuto di dolore umano che io abbia mai udito. Si proibiva di cedere a degli amori abominevoli, e si chiedeva il perché del disprezzo di tutti, il perché dei tribunali pronti a colpirlo, se lui portava dentro di sé, nella sua carne, il disgusto per la donna e la passione per l’uomo. Mai un indemoniato, mai un corpo umano consegnato alle fatalità sconosciuta del desiderio ha urlato così spaventosamente la sua miseria. Questa lettera, me ne ricordo, mi aveva profondamente turbato e nel Romanzo di un invertito la situazione non è forse la stessa con una più felice incoscienza? Non si assiste forse a una vero caso clinico, a una esitazione, ad un mezzo errore della natura? Nulla è più tragico, secondo me, nulla ha più bisogno di un approfondimento e di un rimedio, se ne esiste uno.

Nel mistero della concezione, così oscuro, si pensa a questo? Nasce un bambino: perché un maschietto, perché una bambina? Non si sa. Ma quale complicazione di oscurità e di miseria, se la natura ha un attimo di incertezza, se il maschietto nasce a metà femminuccia e se la bambina nasce a metà maschietto! I fatti sono lì, nella vita di ogni giorno. L’incertezza può cominciare dal semplice aspetto fisico, dalle grandi linee del carattere: l’uomo effeminato, delicato, rammollito; la donna mascolina, violenta, senza tenerezza. E prosegue fino alla mostruosità costatata, l’ermafroditismo degli organi, i sentimenti e le passioni contro natura. Certo la morale e la giustizia hanno ragione ad intervenire, perché a loro tocca la difesa della pace pubblica. Ma, alla fine, con che diritto, se la volontà è in parte abolita? Non si condanna un gobbo per nascita, perché è gobbo. Perché disprezzare un uomo che agisce come una donna, se è nato per metà donna?

Naturalmente, mio caro dottore, non intendo nemmeno porre il problema. Mi accontento di indicare le ragioni che mi hanno fatto desiderare la pubblicazione del Romanzo di un invertito. Forse questo ispirerà un po’ di pietà e un po’ di equità per certi miserabili. E poi tutto quello che riguarda il sesso riguarda la stessa vita sociale. Un invertito è un disorganizzatore della famiglia, della nazione, dell’umanità. L’uomo e la donna sono certamente qua giù per fare dei bambini, ed essi uccidono la vita il giorno in cui non fanno più quello che è necessario per farne.

Médan, 25 giugno 1895.
Cordialmente vostro Émile Zola

Zola e l’omosessualità

Come vedremo seguendo il testo del Romanzo di un invertito, Zola, come aveva fatto prima di lui Balzac, accenna anche alla omosessualità nei suoi romanzi, ma quasi sempre in chiave negativa. L’influenza di Tardieu e dei suoi pregiudizi verso l’omosessualità è evidente nella Prefazione al Romanzo di un invertito. Il rischio del pubblico scandalo che Zola adduce come scusante al fatto di non aver dato seguito alle aspettative del ragazzo italiano, nasconde probabilmente dei pregiudizi molto radicati, paradossalmente anche qui di origine religiosa, che emergono dai toni sensazionalistici, dall’idea di difendere la morale e la società dagli omosessuali, distruttori di famiglie e della stessa società civile e dalla finale compassione verso quei miserabili.

Il Dr. Saint-Paul nel 1910, dopo la morte di Zola, scrive:

“La vista degli invertiti e soprattutto il loro contatto erano sgraditi a Zola. Ho parlato di loro nel mondo, mi disse un giorno, ma nello stringere loro la mano provo una repulsione istintiva, che faccio fatica a controllare. La prima volta che discutemmo di inversione sessuale, mi venne alla labbra una domanda assolutamente naturale: Perché non avete trattato dell’inversione, perché non consacrate all’inversione uno dei vostri romanzi? Varrebbe la pena di affrontare l’argomento. Zola non mi diede mai una risposta precisa. Mi dichiarò che senza dubbio non aveva mai osato.”[8]

Tuttavia esistono elementi, nell’opera stessa di Zola, che lasciano pensare che la sua posizione nei confronti della omosessualità fosse in realtà assai più ambigua e complessa di una semplice repulsione istintiva o di una valutazione di opportunità nei rapporti tra autore, pubblico e la critica.

Nel 1892 Zola pubblica il XIX volume della serie Les Rougon-Macquart, (Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo impero), col titolo La Débâcle (La Disfatta).[9] La pubblicazione precede probabilmente l’incontro tra Zola e il Dr. Sain-Paul e contiene degli elementi che lasciano pensare che effettivamente Zola avesse fatto uso del Roman d’un inverti, come suggerisce un documentato articolo di Michael Rosenfeld.[10]

Ne La Débâcle, Jean Macquart, già protagonista di La Terre, uno dei più violenti romanzi della serie dei Rougon-Macquart, dopo aver perso la moglie e appunto la terra si arruola per la campagna del 1870 col grado di caporale. I soldati lo rispettano per il suo buon senso e per il suo modo bonario di esercitare l’autorità. Le vicende ruotano intorno al crollo del secondo impero, ma affrontano anche il tema dell’amicizia amorosa, più che della omosessualità in senso stretto, nell’esercito.

Il caporale Jean Macquart, un contadino che vorrebbe una Francia in cui regnassero l’ordine e il buon senso, ha ai suoi ordini un solato, Maurice Levasseur, un borghese intellettuale che sogna la fine delle ingiustizie e la rivoluzione.

Maurice sente un’attrazione verso Jean ma dice a sé stesso che il suo caporale non lo vorrà mai perché “lui non è come me”. Tra i due si arriva ben presto agli insulti:

“sì, è proprio questo, io sono un contadino mentre voi… voi siete un signore! Ed è per questo che siete un porco! uno sporco maiale”[11]

Ma dopo Maurice offre da bere ai compagni col permesso di Jean, e quando Maurice viene ferito a un piede, Jean si prende cura di lui, e i due si riavvicinano rapidamente. Poche pagine più tardi, tra i due sembra esserci una complicità e una tenerezza molto forte:

“Maurice si abbandonò sul suo braccio e si lasciò portare come un bambino. Mai braccia di donna gli avevano così scaldato il cuore. Nel crollo di tutto, in mezzo a questa miseria estrema, col la morte in faccia, quello era per lui un delizioso conforto, nel sentire un essere che lo amava, che si prendeva cura di lui, e forse l’idea che questo cuore tutto per lui era quello di un semplice, di un contadino rimasto attaccato alla terra, di cui aveva avuto all’inizio addirittura ripugnanza, aggiungeva ora alla sua gratitudine una dolcezza infinita e l’amicizia diventava per tutti e due come una liberazione: non c’era bisogno che si baciassero, si toccavano nel profondo, erano l’uno nell’altro, per quanto differenti fossero.”[12]

Sarà poi Maurice a salvare la vita e Jean, rifiutando di abbandonarlo e mettendo a rischio la sua stessa vita:

“Maurice piangeva a grossi singhiozzi e le sue lacrime lente scorrevano sulle guance di Jean. Era lo sciogliersi del loro lungo tormento, la gioia di dirsi che il dolore stava forse per avere pietà di loro. E si stringevano in un abbraccio disperato nella fraternità di tutto quello che avevano appena sofferto insieme, e il bacio che si scambiarono allora parve loro il più dolce e il più forte della loro vita.
Un bacio come non ne avrebbero mai ricevuto da una donna, l’immortale amicizia. L’assoluta certezza che i loro cori avrebbero costituito per sempre un solo cuore. … Abbracciami, piccolo mio! E si baciarono, e come la nel bosco, durante la veglia, c’era la fondo di questo bacio la fraternità dei pericoli corsi insieme, quelle poche settimane di eroica vita comune che li aveva uniti. Possono forse separarsi due cuori quando il dono di se stessi li ha quasi fusi l’uno nell’altro? Ma il bacio scambiato sotto le tenebre degli alberi era pieno della speranza nuova che la fuga apriva loro, mentre quel bacio a quell’ora restava tremante delle angosce dell’addio. Si sarebbero rivisti un giorno? E come? In che circostanze? Nel dolore o nella gioia? … – Ti affido mio fratello, prenditi cura di lui, amalo come io lo amo!”[13]

Jean e Maurice si ritroveranno ma da pari opposte alla Comune di Parigi. Maurice, comunando, e Jean soldato dell’esercito regolare. Durante la settimana di sangue Jean colpisce a morte un comunardo e si accorge solo dopo che è Maurice. Jean tenterà di curarlo ma Maurice morirà. Le storie d’amore omosessuale in pieno Ottocento non possono che concludersi con la morte.

È pur vero che si tratta di solidarietà e di affetto tra soldati in condizioni disperate, ma dietro questa lettura, troppo suggerita per essere spontanea, se ne intravede un’altra, per lo meno plausibile, che non si accorda troppo con la figura di uno Zola omofobo tratteggiata da Saint-Jean.

Se si mette a confronto la visione della omosessualità derivata da Terdieu, da Lombroso, da Laccassagne e, almeno esplicitamente dallo stesso Zola con quella che emerge dalle Memorie di Johan Addignton Symonds, risulta evidente che nel mondo universitario inglese c’è di fatto una presenza omosessuale notevole che favorisce una cultura laica di ampio respiro, mentre il mondo accademico francese resta su posizioni di retroguardia in materia di omosessualità ispirate ancora da fortissimi pregiudizi che hanno l’apparenza della scientificità e la sostanza del dogma religioso.

È doveroso sottolineare quanti danni e quanta sofferenza abbiano prodotto e producano i pregiudizi sulla omosessualità tuttora diffusi e radicati nella classe medica. La lettura del Romanzo di un invertito nato ne fornirà al lettore la prova evidente, proprio perché, con l’ottica del XXI secolo, non vi si ritrova niente di patologico mentre, come vedremo, il Dr. Saint-Paul vi ritrova una dimensione patologica innata e innalza il protagonista ad archetipo della categoria dell’invertito feminiforme, categoria che ha finito per trasformarsi in stereotipo e per condizionare ancora oggi la valutazione comune dell’omosessualità.
____[1] Michel Foucault: Les Anormaux – Cours au Collège de France, 1974-1975, pubblicato il 18/03/1999 nella collezione Hautes Études della Scuola degli Alti studi in scienze sociali delle Edizioni Gallimard e delle Edizioni du Seuil.
[2] Étude médico-légale sur les attentats aux mœurs.
[3] Ambroise Tardieu, Etude médico-légale sur les attentats aux mouers, JB Baillière, Parigi 1859, p. 137-138.
[4] Ambroise Tardieu, Etude médico-légale sur les attentats aux mouers, p. 142-143.
[5] Alexandre Lacassagne et l’école de Lyon , revue de science criminelle et de droit comparé 1974 no 3 p. 533-559.
[6] Enquête sur l’Inversion Sexuelle, Archives d’anthropologie Criminelle, de criminologie et de psychologie normale et pathologique, Tomo X, Lyon, Storck, Paris, Masson, 1895, p. 130-138, 228- 241, 320-325.
[7]  http://visualiseur.bnf.fr/CadresFenetre … pagination
[8] Georges Saint Paul, L’homosexualité et les Types Homosexuels, Paris, Vigot Frères, 1910, p. 431.
[9] Il testo è accessibili gratuitamente ne La Bibliothèque électronique du Québec alla pagina:http://beq.ebooksgratuits.com/vents/zola-19.pdf
[10] Michael Rosenfeld, Doctorant à l’Université de Strasbourg et l’Université Catholique de Louvain. Zola et l’homosexualité, un nouveau regard], articolo accettato per la pubblicazione nella rivista Les Cahiers Naturalistes nell’ottobre 2014. La pubblicazione è attesa per l’edizione 2015 o per quella del 2016, il testo è comunque reperibile in rete.
[11] Émile Zola, La Débâcle, Œuvres Complètes, t. VI, Paris, Cercle du Livre Précieux, 1967, p. 688 et 709.
[12] Ibid, p. 790-791.
[13] Ibid, p.1013 et 1019.