TEST HIV A ROMA

Mi capita spesso che alcuni ragazzi mi chiedano dove e come effettuare il test per l’HIV. Per dare una risposta concreta, riporto qui di seguito la pagina informativa del Centro di riferimento AIDS dell’Ospedale Spallanzani di Roma.

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Centro di riferimento AIDS

I.N.M.I. "L. Spallanzani" I.R.C.C.S. Via Portuense, 292 – 00149 – ROMA


In tali ambiti, il Centro svolge le seguenti attività:
– informazione sul rischio di trasmissione e sulle misure di prevenzione dal contagio di HIV
– informazione sul test anti-HIV, ed eventuale relativa prescrizione (counselling pre-test)
– interpretazione del risultato del test anti-HIV, anche laddove prescritto da altro medico (counselling post-test)
– consulenza per le esposizioni ad HIV e ad altri patogeni a trasmissione ematica o sessuale, ed eventuali trattamenti di profilassi
– consulenza per gli incidenti (per es. puntura con ago) a rischio di infezione a trasmissione ematica (HIV, HCV in ambito lavorativo
– gestione delle profilassi post-esposizione per HIV
– accoglienza e valutazione iniziale delle persone con infezione da HIV

Tutte le attività del Centro sono svolte gratuitamente, in stretta collaborazione con gli altri servizi e con le altre U.O. dell’Istituto, nonché con le strutture sanitarie del territorio (per es., centro di vaccinazione anti-epatite B).

Si informa inoltre che:
– l’accesso al Centro è diretto: non sono necessari appuntamenti né prescrizioni del medico curante;
l’esecuzione del test anti-HIV è gratuita e riservata;
su espressa richiesta dell’utente, è possibile effettuare il test anti-HIV in completo anonimato;
il risultato del test è disponibile entro 3 giorni dall’esecuzione del prelievo ematico;
– la consegna del referto viene effettuata direttamente da un sanitario del Centro, che offrirà all’occasione la relativa consulenza specialistica.

L’attività del Centro si svolge presso l’Ambulatorio dell’Istituto nei seguenti orari:
Mattino: dal Lunedì al Sabato, dalle ore 09.00 alle ore 12.00
Pomeriggio: Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 15.00 alle 16.30.
ORARIO ESTIVO (1° Luglio – 31 Agosto):
Mattino: Lunedì – Mercoledì, Venerdì e Sabato dalle ore 09.00 alle ore 12.00
Pomeriggio: Mercoledì dalle ore 15.00 alle 16.30.

Si ricorda che avendo già la prescrizione, l’effettuazione dei prelievi avviene dalle ore 7.30 alle ore 10.30, altrimenti la prescrizione verrà effettuata dal medico tra le ore 9.00 e le ore 10.00 in modo da permettere l’esecuzione del prelievo nella stessa giornata.

PROGETTO GAY COMPIE TRE ANNI

Tra anni fa, il 31 agosto 2007, nasceva il primo blog di Progetto Gay http://progettogay.myblog.it/ Avevo cominciato quasi per gioco e per sfida con me stesso. Le regole erano poche: 1) Nessun interesse economico 2) Nessuna dipendenza da altri gruppi 3) Pubblicare solo materiale originale 3) presentare la realtà del mondo gay, soprattutto quello invisibile dei gay non dichiarati.
Sono arrivati immediatamente i primi commenti ed ho cominciato a parlare su msn con tanti ragazzi. La cosa tendeva a crescere, ho aperto un secondo blog, poi un terzo, poi piano piano si sono aggiunte altre attività: il forum, le chat, i gruppi.

Non sapevo capacitarmi non solo del numero ma della qualità delle persone che mi contattavano e che scrivevano a Progetto Gay. Avevo scoperchiato una pentola in ebollizione. Mi sono reso conto solo dopo che in internet Progetto Gay è praticamente un unicum. In effetti è stato creato esclusivamente per favorire il confronto e il dialogo su tematiche gay e per mostrare quello che i ragazzi gay sono veramente. Questa è stata la chiave del successo dell’iniziativa.

Tre anni di Progetto Gay mi hanno richiesto molto impegno e qualche volta mi hanno creato qualche preoccupazione ma mi hanno anche dato soddisfazioni enormi. Ho conosciuto in chat centinaia di ragazzi, molti anche di persona, ho ricevuto migliaia di mail e ho cercato di rispondere seriamente a tutti. Posso dire che più conosco a fondo il mondo dei ragazzi gay più ne resto incantato; mi colpisce la serietà delle persone, l’autenticità dei sentimenti e la profonda onestà di fondo.

Devo ringraziare di cuore tutti quelli che si sentono parte di Progetto Gay perché sono loro la vera ricchezza del Progetto che non è fatto di risorse tecniche (tutto il progetto è a costo zero) ma di persone.  A queste persone devo moltissimo, molti sento di poterli considerare amici. Grazie ragazzi per tre anni bellissimi!!!
                                                                     Project

ANDY ROMANZO GAY 11

Pubblico qui di seguito l’Undicesimo capitolo di ANDY – Romanzo Gay. Il testo ha subito notevoli riduzioni ma ho cercato di fare in modo che il senso complessivo del racconto rimanesse comunque comprensibile.
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La mattina successiva si svegliarono tardi, erano stanchissimi ma cercavano di dimostrarsi reciprocamente la massima buona volontà, fecero la doccia ognuno per conto proprio e in pochissimo tempo, mentre Andy era sotto la doccia Marco aveva preparato la colazione, poi, mentre Marco era sotto la doccia, Andy aveva raccolto i panni e avviato la lavatrice, cosa che non faceva da qualche giorno, rimisero in ordine la cucina con la massima rapidità e lavorando insieme, al termine si guardarono negli occhi e si scambiarono un sorriso.
– Dai, adesso si lavora. Libro nuovo! Cominci tu o comincio io?
– Senti, Andy, prima un attimo a vedere la Rosellina, lo sai che ieri sera mi sembrava che avesse un bocciolo rosso…
– Sì, l’ho visto già da qualche giorno.
Uscirono sul terrazzo, la piantina era ormai in netta ripresa e si preparava a mettere i boccioli.
– Hai visto, Cucciolo, e sta pure cacciando due gemme nuove a foglia, forse pure tre, anche le foglie sono belle, hanno un bel colore scuro, aspetta che ci metto un po’ d’acqua.
– Però non esagerare ché il vaso è già umido…
– Non ti preoccupare… ci metto quella che ci vuole.
Andy innaffiò la piantina e sistemò meglio i cartoni a protezione del vaso, poi rientrarono in casa e si misero di nuovo al lavoro.
– Vai Andy! La prima è tutta tua! Libro nuovo, esame nuovo!
– Allora… Dunque…
La lettura andò avanti con una certa speditezza, il libro era molto grosso ma non era difficile, almeno nelle prime parti. Dopo un paio d’ore Andy disse:
– Cambio! Adesso a te e mi raccomando, recitando, come se stessi tenendo una conferenza, è una tecnica mnemonica utile.
– Ok, Andy, si parte…
All’una e mezza avevano letto una cinquantina di pagine.
– Che ne pensi, Andy?
– Be’, penso che non può essere tutto così, è troppo discorsivo, forse poi a ripeterlo è anche difficile ma non mi pare che ci sia troppo da capire.
– Facciamo pausa o andiamo ancora avanti?
– Pausa, è meglio, ma solo uno spuntino, se no ci appesantiamo, poi oggi pomeriggio ce ne andiamo a sentire gli esami, non ne capiremo molto ma almeno possiamo prendere un po’ di appunti.
Marco se ne andò in cucina e Andy lo seguì.
– Senti, Andy, facciamo così, un po’ di prosciutto e l’insalata e dopo un po’ di frutta.
– Allora oggi niente banana, … va bene, ma è giusto, le cose bisogna desiderarle per capire quanto sono buone.
– Senti Birillo, non mi fare battutacce, adesso si mangia e basta! Stasera avremo il tempo per parlare d’altro, anzi mentre io preparo perché non fai un programma del lavoro da fare almeno ci possiamo rendere conto di quello che ci aspetta.
Andy fece i suoi conti, tenute presenti le date, per fare un lavoro come si deve, con tre letture e una discussione del testo, bisognava lavorare sodo se si volevano mantenere i tempi e tentare di fare anche il terzo esame.
– Vedi, Marco, più o meno devono essere cento pagine al giorno.
– Di quelle di oggi ne abbiamo già fatte cinquanta.
– Però il pomeriggio dobbiamo andare a sentire gli esami e poi non credo che il libro sarà sempre così semplice.
– Andy, Andy, non cominciare a portare sfiga, adesso finisci di mangiare.
Nel dire così Marco si avvicinò ad Andy e gli accarezzò il dorso della mano.
– Grazie Cucciolo, mi ci voleva, adesso posso andare avanti meglio, poi però stasera parliamo un po’.
Marco lo guardò con tanto d’occhi.
– Che c’è di strano? Ieri abbiamo fatto l’amore ma abbiamo anche parlato e io non so veramente quale delle due cose mi ha fatto meglio, forse tutte e due, ma stasera non abbiamo molto tempo e credo mi basterebbe parlare, mi vengono in testa tante cose da dire, mano mano che leggi io penso al libro ma mi vengono pure dei flash sulle cose che ti voglio dire… adesso riprendiamo a studiare, poi stasera però parliamo un po’.
Il pomeriggio trascorse sereno, i ritualismi ormai erano nettamente diminuiti, si era creato un certo clima di fiducia e di tranquillità. Terminato lo studio, dopo un breve spuntino che non si sarebbe potuto chiamare cena, Andy si andò a sedere nel salotto.
– Cucciolo, tu credi che arriverò fino alla fine?
– Sì, credo di sì, in un certo senso l’anima di questo lavoro sei tu, mi sembra evidente.
– Mah! Quando mi parli dei progetti di una vita comune mi sembrano cose belle ma molto teoriche, io non riesco a fare progetti, ho bisogno dell’immediato, io sto qui con te adesso a studiare perché sto bene con te a fare qualsiasi cosa, ma io al domani non ci penso proprio, io non ho un progetto di vita, non l’ho mai avuto, posso cercare di condividere il tuo, ma il domani io non lo vedo, per me non esiste, io so vivere solo per l’oggi, e poi io credo che non arriverò fino alla fine, che non mi laureerò mai, che non farò mai l’avvocato, non lo so quello che farò, non lo voglio nemmeno sapere, mi sembra strano che tu abbia delle aspettative su di me, cioè capisco che tu voglia fare l’amore con me, che tu mi voglia bene e lo vedo, ma tu puoi volere delle cose per te, come fai a desiderare che io faccia delle cose per me, voglio dire che nessuno ha mai avuto delle aspettative su di me, forse mio padre, ma sono andate deluse, ma tu perché vuoi che io faccia qualche cosa, in fondo che te ne importa se io faccio l’avvocato o non faccio nulla, ti può interessare che io faccia l’amore con te, questo lo capisco, ma perché dovrei fare l’avvocato? Cioè, se tu mi assilli con le tue aspettative e poi io ti deludo, tu ci resti male e pensi che hai sprecato il tuo tempo, faresti un po’ come mio padre, se mio padre non avesse avuto tutte le sue aspettative non sarebbe rimasto deluso e forse adesso io starei ancora a casa mia. Hai capito quello che voglio dire?
– Più o meno, però io non ho aspettative, nemmeno desideri sul tuo conto, cioè, capiscimi bene, non vorrei per nessuna ragione che tu ti sentissi legato da queste cose o dal fatto che viviamo insieme o che facciamo gli stessi esami, queste cose per me non sono essenziali, io non mi aspetto nulla perché in sostanza l’università e poi il lavoro insieme io li vedo già realizzati, sono cose solo strumentali al fatto che ci vogliamo bene, siccome noi ci vogliamo bene tutto il resto verrà da sé. Ti posso pure dire che se tu non finissi l’università, cosa che credo non succederà proprio, io non ci rimarrei male e nemmeno se te ne andassi via di qui o facessi una vita tutta tua nella quale io non posso entrare, te lo posso dire benissimo perché è un’ipotesi solo teorica, sempre in teoria questo significherebbe che sei libero, ma in pratica io non ho alcuna paura di queste ipotesi perché sono ipotesi irreali. Se io mi chiedessi che reazione avrei se tu ti innamorassi di una ragazza, sarei portato a dire che non ci resterei male, ma questo discorso significa solo che la cosa mi pare così incredibile che alla fine si può tollerare benissimo, tanto sono solo discorsi di parole. Tu, sempre in teoria, potresti mollarmi benissimo e potresti evitare di studiare con me e tu sai benissimo che se tu facessi una cosa del genere mi procureresti un danno grave e soprattutto mi distruggeresti da un punto di vista affettivo, tanto basta per dire che non accadrà. Tu sai che in queste cose la posizione forte è la tua e che dare la spinta spetta a te, nelle cose di libri e di studio Andy ci sa fare più di me e in queste cose è Andy che decide per tutti e due, è per questo che tu non verrai meno e che arriveremo fino alla fine, tu non puoi mollare perché se lo facessi affonderemmo in due, tu sai che se mi vuoi bene non mi puoi abbandonare a metà, e tanto basta.
– Ma è una fiducia così, una cosa di principio.
– No, è una cosa strettamente personale, se non fossi tu il discorso non reggerebbe affatto, io non ho fiducia in un ragionamento, io ho fiducia in te, Andy. Non è una questione di logica! Io ho fiducia totale in Andy!
– Ma perché? Io non ti ho mai detto che sarei arrivato fino alla fine.
– Me lo hai detto eccome.
– … Marco, tu credi che io ti tradirò?
– No, è impossibile.
– Ma io sono una persona infida, faccio una fatica enorme a parlare di me, quando mi stai vicino e mi guardi come stai facendo adesso mi sento il tuo sguardo addosso, mi sembra che tu voglia sapere qualche cosa da me, che tu vada a caccia di sicurezze sul mio conto ma io ti ho detto proprio tutto, almeno tutto quello che credo di sapere di me. Lo vedi! Adesso hai distolto lo sguardo perché ti ho detto che mi sento i tuoi occhi addosso, certe volte ho paura di essere rimproverato da te, mi sento più immaturo, ho bisogno delle tue rassicurazioni, anche di quelle sessuali, ma ho anche paura che non arrivino, che non siano sincere, che possano finire da un momento all’altro, ho paura che tu ti possa stancare di me, forse nel mio civettare con te c’è anche questo motivo, cerco di tenere vivo il tuo interesse, qualche volta in modo un po’ maldestro e esagerato, anche perché il mio mondo sei tu, io non ho niente di mio, io non ho famiglia, insomma è come se non l’avessi, io sto bene con i tuoi perché sono come si deve ma sono i tuoi, non sono i miei, io li chiamo papà e mamma ma non sono mio padre e mia madre, io sto qui a casa ma non è una casa alla quale sono abituato da quando ero bambino, è anche casa mia ma è come una casa nella quale uno sta da poco, mi sento un po’ un ospite, un po’ precario, ho bisogno di rassicurazioni, al di fuori di te io non ho niente, non ho nemmeno luoghi o cose, è per questo che mi attacco alla disperata perché senza di te mi vedo perduto e poi me la posso prendere solo con te, mi posso sfogare solo con te, se c’è qualche cosa che non mi va bene e devo dare la colpa a qualcuno posso darla solo a te, tu hai detto che ti sembrerebbe assurdo che io avessi una ragazza, ma non è assurdo, voglio dire che se mi mancassi tu io finirei par stare con una ragazza, con un ragazzo è più difficile, mi piacerebbe di più ma non ne troverei uno come piace a me, una ragazza si adatta di più, è più disponibile alle coccole generiche senza troppo interesse sessuale, almeno credo che sia così, hai visto le ragazze che mi vengono dietro dell’università: Francesca, Anna, sono tutte carucce fisicamente e di questo non me ne importa nulla però sono pure persone dolci e questo per me conta molto, in questo senso penso che potrei stare con una ragazza però sarebbe una cosa non veramente desiderata, quando sto con te io rivivo liberamente tutte le mie fantasie masturbatorie ed è una cosa meravigliosa, non mi sento condizionato.
– Allora non è vero che ti condiziono.
– No, sessualmente non mi condizioni affatto, il tuo condizionamento lo sento quando sento che mi stai mettendo alla prova, quando facciamo l’amore io sono completamente perso, con una ragazza mi sentirei a disagio, farei proprio fatica ad abituarmi al corpo di una ragazza, non l’ho mai desiderato, non mi sono mai masturbato pensando a una ragazza.
– E a un ragazzo?
– Be’, quello sì, eccome, e non solo ai ragazzi che avevo visto sul giornale, ce ne erano alcuni, li vedevo in strada o sulla metro, veramente bellissimi, quasi più di te, sai, proprio sexy, ma così sexy che non riuscivo a staccare lo sguardo, per me erano un modello di uomo, io li guardavo e li avrei mangiati con gli occhi, ma loro non mi guardavano mai, qualche volta qualche innamoramento o mezzo innamoramento a senso unico l’ho avuto anch’io ma erano tutte cose campate per aria, per qualche ragazzo ho scritto pure qualche poesia, poi ho buttato tutto, per te non ho scritto mai niente ma proprio perché non avevo bisogno di guardarmi allo specchio, tu ci sei stato veramente, i miei ragazzi, prima, erano solo immagini di fantasia, tra masturbarsi guardando un giornale porno e fare l’amore con un ragazzo che ami e che ti corrisponde la differenza è abissale, senti la forza del ragazzo che hai vicino, ne senti il calore, senti che c’è veramente, e poi naturalmente hai paura che la storia possa finire, che il tuo ragazzo se ne vada e che a te restino solo i cocci. Quando siamo stati insieme le prime volte, prima di vederti, io contavo il tempo, appena ti vedevo cercavo di scrutare il tuo sorriso per vedere se era cambiata qualche cosa, avevo paura di perderti, ti ricordi che ti chiedevo di farti vedere nudo per un attimo appena alzato, mi serviva per vedere se ti si cominciava a drizzare e succedeva sempre, ma io avevo paura che potesse non succedere, sarebbe stato un brutto segno, così quando facevamo a cuscinate o mi mettevi la cravatta al birillo, dovevo vedere se continuavi a eccitarti quando stavo vicino a te, io ero e sono tuo anima e corpo e non credo che questa cosa possa cambiare ma temevo che potessi cambiare tu, tu non avevi un bisogno disperato di me, almeno così mi sembrava. Anche il sesso era tutta una ricerca di rassicurazioni, tu mi dovevi dire, ma non a parole, proprio sessualmente, che non mi avresti mai abbandonato, più passava il tempo, più mi sentivo attratto fortemente da te, già all’inizio era una cosa fortissima ma c’erano anche tanti timori, poi piano piano certi timori se ne sono andati, i timori che io non avessi capito bene, che tu volessi solo fare un’esperienza, cose di questo genere, poi mi veniva e mi viene ancora la paura di non essere all’altezza, la paura che tu volessi da me qualche cosa che non potevo darti, ti ricordi i discorsi: il tuo è più grosso, [omissis] erano tutti modi di dirti che io accettavo anche una posizione debole di fronte a te.
– Quando facevamo la lotta tu non ce la mettevi tutta, ti facevi mettere all’angoletto, mettevi le mani a coppa per nascondere il [omissis], ma non per proteggerlo perché volevi che te lo toccassi.
– Sì, è così.
– Ma io questo l’avevo capito benissimo e poi quando mi stavi per violentare, allora ho sentito che forza hai quando la vuoi usare, allora è stato proprio evidente che avresti potuto violentarmi veramente e io non avrei potuto opporre resistenza… piano piano mi sono reso conto che avresti potuto ma che non volevi e mi volevi solo umiliare, che era tutta una manfrna, però allora ho pure pensato che uno che vuole usare tutta la forza, quella vera, per umiliare uno che [omissis] fin dal primo giorno, è stronzo forte.
– Sì, lo so, mah! Marco ma io non so che cosa fare, devo cercare di essere meglio di come sono, Marco, tu però non me le ricordare certe cose.
– Scusa, Andy, qualche volta pure io sono stronzo.
– Marco, adesso che ci siamo messi a studiare di brutto, secondo te dovremmo mettere da parte il sesso, io francamente non ci riesco, adesso ti sto guardando da vicino, hai due occhioni vispi che sono un amore, una pelle chiara chiara, quando parli ti si vede la lingua che mi ricorda tanto [omissis] che fa capolino, hai delle mani forti, delicate ma forti, le mani di uno che la forza ce l’ha ma che sa anche accarezzare, [omissis]. …
Andy avrebbe desiderato in quel momento che Marco si avvicinasse a lui e lo accarezzasse, ma Marco non se ne rese conto. Andy cambiò un po’ il tono della voce.
– Marco, mi sento di nuovo solo. Perché non sei venuto qui adesso? Perché non mi hai abbracciato? Perché non te ne sei accorto? Adesso io ho bisogno di essere abbracciato, tu mi hai ricordato quello che ti ho fatto, è come se mi avessi detto che non sono all’altezza, che non mi puoi amare perché sono uno stronzo. E’ vero, è così, ma tu non me lo devi dire, lo capisco da solo, ma quando me lo ricordi tu mi fa malissimo, sento che mi stai accusando, mi stai rimproverando.
Andy rimaneva immobile in mezzo alla stanza. Marco gli andò vicino, con un gesto che Andy non si aspettava, lo prese in braccio.
– Mamma mia, come sei pesante!
Con Andy in braccio Marco si sedette sul divano e lo abbracciò, Andy tremava, sembrava sperduto, non diceva una parola, Marco lo strinse fortissimo.
– Andy, Cucciolo mio, adesso mi sento vivo, il mio Andy deve starmi vicino, altrimenti io non posso sapere che cosa sia la felicità.
Andy portava un maglione piuttosto ampio, Marco infilò una mano in una manica, dal polso, era un contatto al quale Andy non era abituato e provò un attimo di brivido, Marco se ne accorse ma era incerto su quello che avrebbe dovuto fare, forse avrebbe fatto l’amore con Andy ma non gli pareva la cosa più opportuna. Glielo domandò.
– Andy, mi sento tutto tuo, completamente tuo, ti stringo a me e sono felice ma anch’io adesso ho paura, ho paura di sbagliare, di offenderti, di fare qualcosa di sbagliato, Andy ti amo troppo, anch’io ho paura di perderti e dove potrei trovarlo un altro Andy che mi dà l’anima fino a questo punto. Ti posso accarezzare?
– Perché me lo chiedi? Marco, dovresti capirlo! Adesso mi viene ancora di più la paura che tu mi possa abbandonare. Perché non mi capisci al volo? Prima succedeva.
– Andy, io ti tengo in braccio e ti sento fremere, lo so che hai bisogno di un contatto ma non so come comportarmi, ho paura di sbagliare.
– No, Marco, tu lo devi sapere, una tua carezza sessuale io non la prenderò mai male, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu voglia fare con me non mi troverai mai indisponibile, a me non interessa che sia solo parlare di sesso o che tu [omissis] o che mi accarezzi dappertutto, io voglio un contatto con te, non ti voglio vedere mai freddo, Marco, se ti butti e fai quello che desideri tu non sbagli mai, quello che desideri tu lo desidero anch’io proprio perché lo desideri tu, a me importa poco anche del sesso, per me è un modo di comunicare, è un contatto, forse l’unico contatto forte con cui riesco a comunicare, io potrei vivere benissimo anche senza sesso, ma non senza di te, se non facessimo sesso ma tu parlassi solo con me a me andrebbe bene lo stesso, ti voglio dire solo che ti amo ma te lo dico così, in modo contorto.
Marco lo baciò mentre [omissis]. Andy era più tranquillo. Marco era preoccupato, amava Andy alla follia ma non riusciva a comunicare con lui, non riusciva a tirarlo fuori dalla sua angoscia, avrebbe voluto dirgli: Andy adesso non ti capisco, ma era l’unica cosa che non avrebbe mai potuto dirgli, si chiedeva se Andy sarebbe uscito da questo stato che a Marco sembrava francamente patologico, se vogliamo nevrotico, ma certo strano. Marco gli sarebbe stato vicino per cercare di tirarlo fuori del guado, ma si chiedeva se questo sarebbe stato mai possibile, Andy avrebbe richiesto i suoi tempi e Marco gli avrebbe dato tutto se stesso, ma Marco cominciava a dubitare che un contatto vero, nel senso che Marco dava a questa parola, con Andy fosse possibile. Gli sembrava troppo preso dalle sue paranoie, la sua disponibilità sessuale gli sembrava più patologica che spontanea e immediata, secondo quello che Marco intendeva con questi due aggettivi. Che cosa avrebbe fatto di Andy? Prima lo aveva visto furioso quando lo voleva violentare, adesso lo vedeva distrutto e bisognoso di aiuto. Marco gli avrebbe voluto dire: Andy, adesso parliamo un po’ seriamente, ti dico quello che penso e tu cerca di rispondermi seriamente, ma doveva invece stargli vicino, lo doveva [omissis] per farlo felice, a Marco tutto questo sembrava paradossale, gli sarebbe piaciuto [omissis] un ragazzo più vero, più diretto, meno complicato, uno che a farsi una pippa ci gode e poi è finito lì, Andy viveva delle pippe metafisiche, si faceva trasportare in mondi tutti suoi, complicatissimi, nei quali Marco cominciava a perdere l’orientamento, prima pensava che [omissis] un ragazzo sarebbe stata la sua felicità, adesso cominciava a pensare che sarebbe stata la sua condanna. Era talmente preso da questi ragionamenti che per un verso [omissis] Andy cercando di farlo con la massima attenzione e per l’altro era psicologicamente lontanissimo, per la prima volta, in una situazione come quella, perse l’erezione, la cosa lo lasciò scosso ma fece finta di niente. Andy sembrava tranquillo, per lui la situazione era la solita, non era cambiato nulla e d’altra parte Marco faceva di tutto perché tutto continuasse ad essere apparentemente come prima. Quando Andy sentì meno partecipazione nel gesto di Marco a lui così noto gli chiese perché.
– Marco, c’è qualche cosa che non va?
– No, cucciolo, tranquillo!
– Marco, [omissis]? Vedi, pure io chiedo il permesso.
Marco ebbe un attimo di panico perché non aveva l’erezione.
– Andy, sono un po’ preoccupato e mi sa che te ne devo parlare, non riesco ad avere l’erezione, all’inizio, qualche minuto fa andava tutto bene, poi a un certo punto si è sgonfiato, non mi era mai successo prima, poi ho cominciato a preoccuparmi e non c’è stato più nulla da fare e adesso ce l’ho moscio… Ma che può essere?
Tra le tante motivazioni possibili Andy escludeva le uniche reali.
– Marco, stai tranquillo, qualche volta è successo pure a me, sono cose che passano, [omissis].
– Sì, un po’ sì.
– E’ allora significa che funziona tutto, non mi stare preoccupato, cerca di pensare ad altro… scusa, [omissis]
– Non ti preoccupare, stasera sarai un leone, per me non c’è problema, dai che ci rimettiamo a studiare.
Marco era sconvolto, ma non dalla mancata erezione, che gli sembrava più che ovvia anche se era la prima vola che gli succedeva con Andy, ma del fatto che Andy non avesse capito niente e che a lui toccasse fare la commedia, la scena si sarebbe ripetuta la sera e poi i giorni seguenti, poi forse Andy avrebbe cominciato a capire, o forse avrebbe dovuto parlare seriamente con Andy, gli avrebbe dovuto dire che era spaventato e che gli sembrava di essere scivolato piano piano da una favola in una storia grottesca con qualche vena di patologico, tutto questo però gli sembrava impossibile. Scaricare Andy il giorno in cui lo avrebbe voluto violentare gli sembrava una cosa difficile, ma scaricarlo ora, con tutte le promesse e tutte le riappacificazioni, molto serie nelle parole ma molto patologiche nei fatti, gli sembrava ormai impossibile. Pensò.
– Almeno stanotte dormo nel mio letto, anche se con uno che mi vuole consolare del fatto che non mi viene duro e che si vorrebbe spupazzare con me, ma come ho fatto a non accorgermene prima, un ragazzo normale non si sarebbe comportato così, a me sembrava uno assatanato di sesso mentre era proprio un caso patologico, avrebbe proprio bisogno di uno psichiatra, poi magari gliene capita uno come quello dove andavano i suoi! Però magari, forse, quello il suo problema lo risolve pure! Andy è bello ed è tenero ma ce le ha tutte le rotelle a posto? Che deve fare un poveretto che sta con Andy, gli deve volere bene, e fin qui va bene, ma quando vede certe stranezze che deve fare?
Ripresero a studiare, Andy era concentratissimo, Marco no, ogni tanto guardava il suo Andy, gli voleva bene, un po’ di stranezza gliel’avrebbe pure perdonata, lo vedeva bellissimo, ne era innamorato ma si chiedeva se il suo rapporto con Andy non fosse tutta un’assurdità. Lo studio durò poco perché verso le cinque del pomeriggio se ne andarono all’università a sentire gli esami, tanto bastò a distrarre Marco dai suoi problemi, osservava Andy per strada, parlava con lui, lo osservava mentre Andy stava attentissimo e prendeva appunti durante gli esami, in tutte quelle cose il comportamento di Andy era assolutamente normale, Marco cercò di analizzarlo con occhio critico ma non ci trovò nulla di strano, anzi, era compiaciuto dal modo di fare di Andy, nel tornare a casa fecero progetti concreti di studio, Andy era lucidissimo, Marco all’inizio non era troppo coinvolto ma piano piano entrò nel discorso in modo più diretto e partecipato e finì per dimenticarsi delle sue preoccupazioni del primo pomeriggio. Ritornati a casa ripresero a studiare per due ore con buon ritmo e con buoni risultati, quando ebbero terminato il lavoro Andy si trovò in un certo imbarazzo, dato quello che era successo prima non sapeva se chiedere a Marco di fare un po’ di sesso, forse avrebbe potuto metterlo in difficoltà e non voleva, alla fine si decise a lasciare a Marco la prima mossa, Marco prendeva tempo, non perché non gli si drizzasse, ché anzi ricominciava a vedere Andy sotto il profilo erotico e la cosa non gli era affatto indifferente, temeva però che Andy lo potesse di nuovo mettere in crisi, lo potesse congelare con qualche frase strana, con qualche rimprovero fuori posto, con qualche atteggiamento incomprensibile, queste cose Marco non le avrebbe tollerate, forse le avrebbe pure tollerate ma certo non le avrebbe gradite, non sapeva se parlare chiaro, se affrontare l’argomento, temeva le reazioni di Andy, si limitò a giocare anche lui di rimando. Il silenzio tra i due si fece strano, in effetti parlavano pure ma con un linguaggio che non è quello degli innamorati.
– Come va, Marco?
– Tutto bene.
– Proprio tutto?
– Vuoi sapere se mi tira?
– Sì.
– Mi tira eccome ma ho anche paura che si ripeta quello che è successo prima, non sono troppo sicuro di me stesso.
[omissis]
– Be’ mi pare che non ci sia nessun problema, anzi! Lo vedi è tutto passato, è una cosa temporanea, adesso Stangone ti sta proprio bene.
– Andy, ma tu scherzi sempre?
– Magari! Certe volte mi prende la malinconia di brutto.
[omissis – Andy cerca di coinvolgere Marco in giochi sessuali ma Marco è restio]
– Andy, possiamo fare un discorso serio? [omissis] e parliamo un po’.
Andy cominciò a preoccuparsi.
– Perché? Che è successo? Mi pare che le cose vadano bene.
– A me non tanto, ti ricordi di oggi, di quando non riuscivo ad avere l’erezione?
– Sì, ma mi pare che è tutto superato.
– No, Andy, oggi pomeriggio, prima che succedesse ero in tiro eccome, poi parlando con te è successa qualche cosa che mi ha messo in allarme [omissis], non è un problema fisico, è un problema legato a te.
– A me? E cioè?
– Tu mi hai rimproverato, mi hai detto che io non ero riuscito a capire che avevi bisogno di sesso, tu mi hai detto che io non sono in grado di capirti, ma tu pure devi capire che se fai così mi distruggi, mi tieni in ansia, devo spiare quello che ti passa per la testa e certe volte non riesco proprio a capire, oggi mi sono chiesto se hai tutte le rotelle a posto, è per questo che quando faccio sesso con te posso andare a vuoto, non sono tranquillo, non so se ti amo veramente, qualche volta penso che tanto non posso riuscire a tirarti fuori dal tuo buco e che tu la tua malinconia te la porterai sempre appresso, prima pensavo che fare l’amore con te potesse essere la mia felicità e che potesse fare bene anche a te, cioè che ti potesse cambiare in qualche cosa, che ti potesse dare un po’ di serenità vera, adesso non ne sono più tanto sicuro, qualche volta mi vengono delle preoccupazioni, penso che tra noi un rapporto vero, di comunicazione totale, non sia possibile, penso che tanto non riuscirò mai a capirti e qualche volta non vorrei stare con te, io non sono distratto da nulla e da nessuno, sono solo spaventato da te, è questo che mi spaventa veramente, anzi mi terrorizza.
– Eppure tu adesso ce l’avevi dritto.
– Sì, io sono sessualmente innamorato di te, tu mi arrapi proprio, però poi penso che mi posso cacciare in un pasticcio, in una storia nella quale tanto non riuscirei a concludere nulla né per te né per me, adesso mi tira, ma poi può darsi che… Insomma Andy io non so che fare con te, non è una cosa da poco, in qualche momento avevo pensato di scaricarti, ma non ne sarei capace, e poi adesso, proprio in questo momento ho paura di come la puoi prendere, prima pensavo di non dirti nulla, se non avessi avuto l’erezione avrei potuto dire che erano problemi miei, ma non è così, io adesso con te non so che fare, ma credimi per me è molto difficile fare questo discorso.
– Lo sapevo, ci si doveva arrivare prima o poi, me lo aspettavo.
– No, Andy, cerca di capirmi, io non ho detto che tra noi è finito tutto.
– No, Marco, non mi interrompere, tu puoi pure fare i tuoi discorsi ma io lo so benissimo che non mi mollerai, non ho paura che si possa distruggere tutto, questa fase l’abbiamo superata, io adesso in un certo senso sono anche contento.
– E cioè? Non ho capito, … ma tu forse staresti meglio solo?
– No! Questo è certo, e nemmeno tu staresti meglio solo, volevo dire che sono contento di quello che mi hai detto, hai parlato chiaro, non hai fatto il doppio gioco e a me piacciono le persone che parlano chiaro.
– Aspetta, Andy, forse è meglio che mi spieghi meglio…
– No, Marco, tu in qualche modo hai ragione ed è pure logico che tu possa andare in crisi, tu dici che io forse non ho tutte le rotelle a posto.
– Ma io non intendevo…
– Tu intendevi eccome, aspetta, sta’ zitto, voglio dire che potresti avere ragione, qualche volta l’ho pensato anch’io ma non credo che sia così, se tu mi dici una cosa come questa vuol dire che abbiamo raggiunto un livello di intimità molto forte perché tu finisci per pensare di me quello che io ho già pensato da solo, però aspetta, voglio che tu mi faccia parlare senza interrompermi, io credo di avere qualche disturbo di personalità, l’analista diceva che non era così, ma a lui io raccontavo solo balle, potrebbe anche essere patologico nel senso vero ma io non credo che sia così, quando io ti rimprovero e ti dico delle cose che ti fanno male tu me le devi fare notare, al limite, se serve, dammi uno schiaffo, una volta l’hai fatto e mi ha fatto bene, ma non lasciare passare la cosa senza reagire, io devo abituarmi alle tue reazioni, fino adesso tu hai fatto tutto per me, ma vorrei cambiare musica: reazione diretta, esplicita, quanto al sesso, nessun condizionamento, quando ne ho voglia te lo dico, e lo stesso per te, se poi i momenti tuo e mio non si incontrano non crolla nulla, si farà domani, è vero che mi piace essere coccolato, ma devo farla finita con i capricci, posso fare un po’ di moine e tu puoi capire e poi adesso mi sto affezionando a te in un modo molto profondo, voglio dire che ti sto un po’ prendendo come maestro, tu mi devi insegnare a vivere una vita emotiva e una sessualità più adulta. Marco, io lo so che hai paura, è la tua grande prova, e anche la mia, Marco! Non avere paura di nulla, per quello che ho detto ti chiedo scusa, non l’ho fatto apposta, sono stato stupido, non ho proprio pensato a quello che stavo dicendo. Ti vedo perplesso, è normale che sia così, se c’è qualche cosa che posso fare per farti stare meglio devi solo dirmelo, ti giuro che farò esattamente come vuoi tu.
– Andy, sono confuso, anche questa reazione non me l’aspettavo.
– Ma è nel senso che vuoi tu?
– Sì, certo.
– Allora continua a parlare tu, dimmi se trovi altre difficoltà, dimmi perché mi vedi strano, in che cosa …
– Be’ prima c’erano i ritualismi sessuali, ma quelli li abbiamo superati, adesso non mi piace quando mi dici che non ti capisco, che non ti posso capire, quando mi hai detto: come fai a non capire! Andy, io non riuscivo proprio a capire, poi mi sembra che tu al sesso dia un valore eccessivo, è importante, sì, come vuoi tu, quando facciamo sesso sembra che tu sia al settimo cielo, ma poi non è vero, finito il momento magico le malinconie sono come prima, in qualche modo si rovina anche il piacere del sesso a forza di caricarlo di troppa metafisica, mi piace fare l’amore con te, ma quando non succede io non penso che non mi vuoi più bene o cose del genere, quando non facciamo sesso e studiamo per me è pressoché la stessa cosa, quando parliamo come adesso io il mio amore per te lo sento tutto e fortissimo, io sono innamorato di te, a parte il sesso, proprio perché sei tu, c’è anche il sesso ed è importante, ma quando mi manca il [omissis] di Andy io so che Andy c’è lo stesso, quando ti [omissis] o lo fai tu c’è anche una stimolazione sessuale, ma l’amore non è quello.
– Hai detto una cosa bellissima, una di quelle che io faccio fatica a capire, adesso stiamo parlando e io mi sento lo stesso al centro della tua attenzione, io so che tu stai qui per me, è vero, però per me il sesso è ancora più comunicativo, certo non si può fare sempre sesso però il sesso è più comunicativo, non sei d’accordo?
– Sì e no, mi piace pensare che se io ti desidero anche tu mi desideri, mi piace pensare che fare sesso con me non ti crea inibizioni e che anzi ti puoi scatenare senza riserve, sì tutto questo è vero, ma non mi piace pensare che poi la parentesi di comunicazione forte si chiude e ognuno torna nel suo mondo, è qui il problema, tu ti chiudi ancora in un orizzonte masturbatorio che è tutto tuo, io ci sto perché corrispondo ai tuoi desideri, ma se io ti dicessi: stasera stiamo solo abbracciati tu la prenderesti male e ti chiederesti perché, andresti a cercare chissà quali motivazioni eppure a me tenerti stretto, senza una sessualità troppo diretta, fa un effetto fortissimo, ecco, se devo pensare al sesso io penso anche a queste cose, o meglio soprattutto a queste cose, all’inizio c’è molta spinta sessuale ma serve a conoscersi meglio, quando ormai ci si conosce per me subentra una forma di tenerezza, quello che mi piace pensare è che se mi viene voglia di [omissis] e sei contento di farlo, ma non è sempre la cosa che mi piace di più, chessò potrebbe bastare [omissis], ma anche meno, anche solo stare vicini, non so se mi spiego?
– Sì, ti spieghi, ma per me è un po’ diverso, le cose che dici tu mi piacciono però quando [omissis] mi piace di più e quando ti vedo esplodere pure, forse per me il sesso è più materiale, io ho un bisogno quasi fisico di [omissis], poi mi sento meglio, però capisco anche quello che dici tu, ma non sempre, voglio dire che tra noi il fatto che non ci sono segreti fisici è importante eccome, mi piace che tu parli con me ma mi piace anche che poi [omissis], servono tutte e due le cose, tu non sei un prete o un analista, tu sei mio anche fisicamente, e naturalmente anche io sono tuo del tutto e tu lo sai benissimo, be’, insomma, mi pare che dovremo parlare molto, però dovremo pure fare molto sesso e magari diminuire piano piano, come si fa quando ci stacca dalla droga. Marco! Adesso come ce l’hai?
[Andy cerca in modo esplicito di provocare Marco ad un contatto sessuale diretto]
– Andy, ma non ti pare che…
– Marco, e dai! E non fare i giochetti con me, io lo so che ti piace tanto, prendiamola un po’ a ridere ché è meglio! Tu sei troppo pudico e vergognoso, a te non ti piace dire che ti piace perché ti piace, forse ti potrebbe piacere ma non è importante, senza sentimento non ti piace, se ne potrebbe anche fare a meno, dopo tutto io lo farei per te più che per me, allora facciamo così, spegniamo la luce, io mi metto nudo sul divano [omissis] e poi aspetto, se qualcuno [omissis] almeno si salva l’anonimato, ti va? Oppure facciamo quell’altro gioco, ci mettiamo nudi tutti e due con una goccia di profumo addosso ma di diverso tipo: io la solita lavanda e tu il tuo profumo, poi spegniamo la luce e giochiamo all’orco: ucci, ucci, ucci! sento odor di cristianucci! E vediamo se l’orco riesce a prendere pollicino o birillino, chi lo acchiappa prima vince! A proposito, ti potrei chiamare anche Pollicino, il nome è adatto, un po’ riduttivo, ma adatto. Marco, ma ti sei rimbecillito? Io lo so che adesso ti tira eccome! Si vede! Non recitare la parte! Basta con le malinconie! Adesso ti devi scatenare, se no devi andare dallo psicologo, guarda che se non ti scateni tu io non ti violento e tu resti a bocca asciutta, allora io mi spoglio.
Andy si spogliò nudo, poi spense la luce e si mise sul divano [omissis].
– Folletti della foresta chi vuole partecipare a questa festa?
Andy aveva un po’ paura che Marco non avesse gradito il tutto, ne sarebbe rimasto impressionato molto negativamente, ma non passarono che pochi secondi.
– Folletti della foresta! Ho sentito qualcuno che [omissis], chi è stato il marpione?
Marco rispose con la voce in falsetto.
– Birillo, Birillo mio bello, sono il Principe del [omissis]. Marco aveva ormai superato le sue malinconie e rientrava nel gioco, travolto in questa nuova specie di teatralità, ma era una teatralità giocosa.
– O principe del [omissis]. Hai visto, pure con la rima! [omissis]! Aspetta, adesso devo accendere la luce, se no mi perdo il meglio, [omissis] ti voglio vedere, [omissis] voglio vedere le smorfie che fai, voglio vedere come ci stai. Aspetta un momento. Ecco, così è meglio, Marco! Bello, bello, bello, bello, [omissis]
Andy [omissis] e fece un’espressione di stupore.
– Se a uno il sesso gli piace poco non dovrebbe [omissis], Marco ma tu vieni da un incrocio con un elefante, solo che a te la proboscide non t’è venuta sul naso, [omissis]. Come faccio io [omissis] a dire: no, adesso basta, se no si consuma troppo, e poi a me può bastare così: Marco ma ti accorgi dell’assurdità della cosa, se io non ti potessi vedere per qualche motivo grave mi potrebbe bastare anche solo pensare a te e tirarmi una sega pensandoti, ma se tu ci sei come faccio a tenere le mani a posto, sarà che io sono assatanato di sesso, ma io [omissis] non ne posso fare a meno, altro che psicologia, è proprio una dipendenza fisica, mi hai drogato [omissis]. E poi, non mi dire stronzate, adesso [omissis] lo sento benissimo che ti piace eccome, dai, adesso [omissis].
– Mannaggia Andy, ma tu mi sputtani sempre, mi prendi sempre in giro.
– Ma tu vuoi fare quello disinteressato, lo psicologo complessato dall’amico che non ci sta con la testa, Marco, Pollicione mio, io ti conosco eccome, t’ho fatto la radiografia al [omissis] e pure quella al cervello e mi piaci come sei perché tu a fare l’amore ci stai eccome, perché a te ti tira eccome, perché il sesso ti piace da matti, perché [omissis]. Baciami Marco, [omissis], ecco, così, benissimo e adesso [omissis].
[omissis]
– [omissis] Ma poi lo vedi che sei pudico da fare schifo, hai un linguaggio da educanda, c’hai [omissis] e misuri le parole… Che ipocrita! A Pinocchio gli cresceva il naso quando diceva le bugie, a te [omissis]! Parla, dillo quello che vuoi, bell’ipocritone mio, lo vedi perché quando [omissis] non mi servono le parole.
– Ti voglio [omissis]
– Dillo meglio!
– [omissis]
– Sì ma non è un gran che, il mio psicologo non conosce la terminologia, va sul generico: usa solo il pronome: te lo voglio, me lo dai, l’ho visto crescere, ma tu devi dire [omissis].
– [omissis]
– Hai capito lo psicologo! Tanto a lui il sesso non interessa! Almeno adesso ti riconosco! Dai andiamo! Ma c’è l’acqua calda?
– Sì, c’è, ho lasciato acceso apposta.
– Bravo! Hai capito quello disinteressato! Ma così mi piaci, però aspetta: patti chiari, amici cari! Tu [omissis]
– Ok, Birillo.
[omissis]

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Potete trovare gli indici dei capitoli pubblicati in rete alla pagina:

http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html

GAY E AUTONOMIA AFFETTIVA

Nei decenni precedenti, l’essere gay in condizioni di isolamento pressoché assoluto portava i ragazzi a dover realizzare una propria personale autonomia affettiva. Era praticamente scontato fin dall’inizio che al di là dei sogni non si sarebbe mai realizzata una vita di coppia e questa ipotesi dopo le prime delusioni, veniva lentamente messa da parte perché oggettivamente irrealizzabile. L’autonomia del sé si realizzava come modalità di vita al riparo da sogni e desideri impossibili o, meglio, la fantasia e la realtà erano consapevolmente su piani diversi. Era quello il tempo della autonomia affettiva dei gay, il tempo del gay come single per definizione, il tempo in cui i gay finivano per sublimare la sessualità in altro (studio, lavoro). Oggi le cose sono cambiate, un gay giovane del 21esimo secolo vede il proprio essere single come cosa necessariamente provvisoria e si costruisce in funzione della vita di coppia. L’autonomia affettiva del gay viene meno e al suo posto subentrano tutte le dinamiche della vita di coppia (reale o ipotetica che sia). In qualche modo la differenza nel modo di impostare la vita tra un gay e un etero si riduce. Resta però che per un gay la realizzazione della vita di coppia è oggettivamente più difficile perché le condizioni di non accettazione sociale e familiare della omosessualità rendono impossibile (salvo rarissime eccezioni) una istituzionalizzazione del rapporto, cioè una sua trasposizione in un vissuto socialmente accettato. I gay di oggi non sono abituati all’autonomia affettiva (che sembra una contraddizione in termini) il che per un verso li indirizza alla ricerca dell’affettività di coppia ma per l’altro li rende fragili di fronte alle difficoltà della vita di coppia e in particolare di fronte all’abbandono e al ritorno alla condizione di single. Convivono due atteggiamenti in gran parte in contraddizione tra loro, per un verso la vita di coppia è vista miticamente come la panacea di tutti i mali e per l’altro è vista come sperimentazione di sé in una condizione in cui la situazione conta più della persona. Nel tentativo di realizzare una vita di coppia che metta insieme questi due aspetti, un ragazzo gay spende del tutto se stesso, si identifica e si valorizza come metà di una coppia reale o ipotetica e considera lo star bene con se stessi come necessaria conseguenza di una vita di coppia gratificante. Il risultato di tutto questo è che quando le difficoltà della vita di coppia emergono e ancora peggio quando la vita di coppia vissuta in modo più o meno mitico viene meno, manca la capacità di fare appello alla propria autonomia affettiva. In sostanza non si è più capaci di vedere se stessi come single, e la delusione della vita di coppia diventa distruttiva a misura di quando la precedente illusione è stata fragilmente costruttiva. L’autonomia affettiva, cioè la capacità di stare bene con se stessi è la base e non la conseguenza della vita di coppia, si tratta di un elemento senza il quale la vita di coppia ha radici fragili e che fa da supporto alla persona quando la vita di coppia va in crisi o viene meno. Non dico che bisognerebbe recuperare l’idea di stare bene solo come single, come accadeva prima, ma l’idea di stare bene ”anche” come single. L’unità di base della vita è il singolo, la coppia è salda quando le persone che la costituiscono sanno stare bene con se stesse.

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SAPERNE DI PIU’ SU AIDS E HIV

 

file in formato PDF Istituto Superiore di Sanità – Dati Aids in Italia

HELP AIDS Del Servizio Sanitario dell’Emilia-Romagna

Progetto Gay non può non partecipare alla diffusione delle norme di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e in particolare dell’AIDS. Sono convinto che un’informazione seria possa dare un contributo concreto alla prevenzione dei comportamenti a rischio e alla salvaguardia della salute di tutti, che è un bene di valore inestimabile. Non sono un medico e devo dare la parola a persone ed istituzioni qualificate sotto il profilo scientifico ed operativo. Per questo motivo ho riportato subito sotto il titolo i link a due importanti documenti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che fanno il punto su AIDS e HIV in Italia fino al 31/12/2008, e il link al sito HELP AIDS del Servizio Sanitario dell’Emilia Romagna in cui è possibile reperire in modo estremamente chiaro le risposte fondamentali alle questioni concernenti l’AIDS.

Non sottolineerò mai abbastanza l’importanza di questi link.

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GAY TRA AMORE E ANGOSCIA

Ciao Project,

più che per chiederti un consiglio ti scrivo per sfogarmi un po’. Ho 32 anni e sto da più due anni con un ragazzo che ha 22. All’inizio ho avuto complessi per l’età ma poi è stato meraviglioso. Per alcuni mesi è stata una bella favola, al limite dell’incredibile. Lui è un ragazzo molto bello, non lo dico perché piace a me ma perché è veramente un bel ragazzo, io di bello non ho proprio niente, qualche chilo di troppo e proprio niente di atletico eppure si è innamorato di me, o forse no, ma comunque mi ha voluto bene e di questo ne sono certo. Uso il passato perché per il presente non solo non ho più le stesse sicurezze ma mi sento addosso una fortissima situazione di abbandono e di disagio. Francamente non ho mai capito perché si fosse innamorato di me, perché avrebbe potuto avere ragazzi molto più giovani e molto più belli di me, ma sembravano non interessargli mentre a me ha fatto proprio la corte. All’inizio non avrei voluto farmi coinvolgere ma poi ho messo da parte ogni esitazione e abbiamo vissuto un rapporto molto bello per diversi mesi, io non mi sentivo travolto dalla passione sessuale ma invaso da una enorme tenerezza, per lui invece il discorso aveva almeno all’inizio una valenza sessuale forte ma mi diceva che mi voleva bene ma non era innamorato di me. Io mi sono affezionato a lui come non mi era mai capitato con nessuno, poi ho capito che aveva bisogno di altro, me lo ha detto esplicitamente, temeva che la cosa potesse farmi stare male ma tra averlo per me insoddisfatto o sapere che è felice tra le braccia di un altro ragazzo, per me, l’unica opzione possibile è la seconda. Ho cercato di rimanergli vicino in un altro modo. A un certo punto mi ha detto che aveva conosciuto un altro ragazzo e si vedeva che nel dirlo era felice. Ho cercato di facilitare il distacco in tutte le maniere e non ci siamo sentiti più per circa tre mesi. Dentro di me mi sentivo solo, ma pensavo che lui potesse essere finalmente felice. Dopo tre mesi si rifà vivo, è veramente distrutto dalla sensazione di abbandono, rischia la depressione. Passiamo le intere nottate su msn, si arrabbia con me, mi insulta in modo aggressivo ma certe volte parla con me con una schiettezza disarmante, come se parlasse con se stesso. Spesso non so che dirgli, senza nessuna dichiarazione esplicita proviamo a rimetterci insieme ma non funziona, mi dice che mi vuole bene ma che ha bisogno di cercare altro, passano 4 mesi, lo rivedo di nuovo sereno ma questa volta ci sentiamo pochissimo. Ha trovato un altro ragazzo, io cerco di defilarmi e sembra che la cosa riesca. Dopo sei mesi è di nuovo a pezzi, mi richiama, io non so dove sbattere la testa. Viene una sera a casa mia e dorme da me, io ho terrore di pensare a qualunque contatto fisico, l’imbarazzo è totale per ore, poi penso che devo farmi coraggio, provo un gesto affettuoso ma mi aggredisce e se ne va a notte alta sbattendo la porta, poi mi richiama, torna a casa mia e si mette a piangere, sta proprio alla frutta. Gli resto accanto tutta la notte. Non so letteralmente che fare, ma parliamo soltanto, sembra che sia l’unica cosa possibile. Adesso non lo sento più da 15 giorni, ho anche paura a mandargli un sms. Vorrei che fosse felice ma comincio a pensare che non sarà facile. Non è l’essere solo che mi pesa ma il non sapere come sta. Tante volte penso che posso avergli fatto del male perché l’ho allontanato dalla sua vera vita, con me non era felice e si portava dentro una malinconia fortissima ma in fondo con gli altri due ragazzi è stato lo stesso. Ho motivo di pensare che abbia trovato un altro ragazzo perché qualcosa mi aveva accennato. È penoso non potergli mandare nemmeno un sms ma penso che sia meglio farne a meno. Ecco, sono a questo punto. Di me non mi interessa più niente.

La mail pubblicala se vuoi.

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NORMALITA’ GAY E DIPENDENZA DALLA PORNOGRAFIA

Caro Project,

sono entrato in una situazione insostenibile e ne voglio uscire, dico che lo voglio ma non ci riesco, è per questo che ti scrivo, perché forse altre cose del genere ti saranno capitate. Ti dico che sono proprio incapace di uscirne. Ho 24 anni, quasi 25, adesso mi sento gay, dico mi sento perché non lo so se è proprio così ma il punto non è questo. Forse è meglio che ti racconto le cose per ordine. Mi sono sentito etero fino a 22 anni, anche qui dico che mi ci sono sentito perché non so se lo ero veramente, però dai 18 anni ho avuto due ragazze anche se per me non era il massimo, che non era il massimo lo capivo ma non pensavo di essere gay. Con le due ragazze ho avuto anche rapporti, pure quelli, magari più per la curiosità ma mi piacevano, cioè quando succedeva non stavo a disagio ma quando non succedeva non mi mancavano. Mi masturbavo pensando alle ragazze, anche lì niente di travolgente ma mi sentivo normale e poi le ragazze di cui ti ho parlato penso si fossero proprio innamorate di me, io di loro forse, ma forse non seriemente. Fino a 22 anni con l’università le cose andavano bene, gli esami li facevo e pure con voti buoni, poi a 22/23 anni è cominciato il disastro. Ora ti spiego. Ho conosciuto un ragazzo che è venuto da noi per fare la laurea magistrale e abbiamo cominciato a studiare insieme e così mi sono accorto che mi piaceva moltissimo stare con lui. Lui è etero e di questo non ho il minimo dubbio. Ho letto quello che pensi dell’innamorarsi di un etero e lo capisco ma io non riuscivo a togliermelo dalla testa, lui poi aveva molte attenzioni per me e penso che “a suo modo” mi volesse anche bene. Comunque sono andato totalmente in crisi. Mi veniva duro anche solo a pensare a questo ragazzo e poi ci vedevamo tutti i giorni mattina e pomeriggio per studiare. Quando stavamo insieme lui studiava e io no. Lo studio insieme è durato un semestre poi lui ha fatto gli esami ed è andato avanti, io non ho fatto nulla e in pratica ho perso il primo anno della magistrale ma questo sarebbe ancora una cosa relativa. Da quando mi sono innamorato di lui ho cominciato a masturbarmi pensando a lui, ed era una cosa che mi piaceva moltissimo, tutta di fantasia ma mi sentivo soddisfatto, ho capito che sono gay e questo fatto non mi ha nemmeno creato problemi, se lo avevo vicino a me ero felice. Quando poi mi ha lasciato per studiare da solo perché non combinavo più niente ci sono stato proprio male. Non andavo all’università per non vederlo perché avevo capito che tra noi non ci poteva essere niente. I miei andavano a lavorare e io me ne stavo da solo a casa a vedere film porno dalla mattina quando i miei uscivano fino alle due quando tornavano, a loro dicevo che ro andato all’università ma non ci andavo. Quando la sera andavano a dormire mi rimettevo al computer a vedere porno fino alle ore piccole. Quando ero più padrone di me mi sentivo un deficiente a buttare la vita così ma poi non riuscivo a staccarmi dai porno, ne avevo riempito il computer. Non c’erano pericoli perché i miei non sanno nemmeno come si accende un computer ma la mia vita girava tutta intorno ai porno e alla masturbazione che, tra l’altro, ormai mi sembrava una cosa molto stupida. Ho cominciato a rimpiangere il tempo quando ero etero magari a metà ma avevo una vita normale. Non ne posso proprio più di andare avanti così. Il mio amico prenderà la laurea magistrale a novembre e io non ho concluso nulla, ho fatto solo due esami e di quelli più stupidi. Devo dare assolutamente una svolta alla mia vita. Tra l’altro ho cominciato a bere un po’ troppo e devo smettere prima che diventi un problema, anche se ancora non lo è. Project io vorrei una vita da ragazzo gay, perché quello sono, ma una vita normale. Quando ero etero le ragazze mi cercavano loro perché mi dicono che sono un bel ragazzo ma come gay mi sento intorno il vuoto totale. Che sono gay non lo sa nessuno, ma essere gay è snervante, se ti innamori di un ragazzo molto probabilmente è etero e non glielo puoi nemmeno dire e allora o hai una volontà di ferro o finisci sui porno come me. Io vorrei essere un gay normale, vorrei avere un ragazzo che mi vuole bene, ma tutto questo finisce per essere difficilissimo e poi comincio ad avere l’incubo dell’età che va avanti e quello delle depressione. Fino adesso non mi sembra di essere depresso ma se vado avanti così il rischio c’è. Ho quasi una paura ossessiva di non riuscire più a uscirne e di buttare via così tutta la vita. Puoi immaginare quanto ho girato i siti gay su internet e ovviamente sono finito parecchie volte su progetto gay, lo scartavo sempre perché non ci sono foto e roba simile poi sono capitato su un post del forum, di un 32enne dipendente dalla pornografia. Per lui le cose sono diverse ma l’ossessione della pornografia in effetti è simile. Io sono un ragazzo molto riservato e per me raccontare certe cose è imbarazzante ma non ce la faccio più ad andare avanti, sta per ricominciare l’università e non voglio buttare via il terzo anno di seguito. Ho bisogno di qualcuno che mi dia un po’ di voglia di ricominciare e mi dica che per uno come me ci può essere un futuro di normalità. Tu dici che per un gay ci può essere una possibilità di vivere come vuole, ne sei convinto, lo dici in tutti i modi ma io vedo davanti a me come un muro di impossibilità. Lo so che devo tornare a una vita normale, è quasi una settimana che mi sono imposto di non vedere più porno e di non bere ma poi mi sembra una grande stronzata e ho paura che ricomincerà tutto come prima. Rispondimi in privato se vuoi, ho bisogno di un confronto serio.

Matteo

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

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GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

La dimensione fondamentale della via affettiva è la condivisione “Chi ti ama condivide la tua vita”. Attraverso la condivisione si percepisce l’essere coppia. Per condividere la vita intera nella sua complessità è indispensabile che due ragazzi abbiano un’affinità sostanziale di carattere e di esperienze ma serve anche un notevole sforzo di volontà per superare le difficoltà che la vita di coppia comunque comporta. I livelli di condivisione possono essere molti, di peso e di significato molto diverso, da quelli più semplici:

LA CONDIVISIONE DI REAZIONI, quando di fronte agli stimoli esterni si reagisce nello stesso modo. “Ho notato che sorrideva sulle stesse cose che fanno sorridere anche me e che si è incaz.ato quando veniva pure a me spontaneo.”

LA RISPOSTA AL SORRISO “L’ho guardato, gli ho sorriso e mi ha sorriso anche lui”

LA DISPONIBILITA’ AL DIALOGO “E’ rimasto a parlare con me e non me lo aspettavo”

LA COLLABORAZIONE ossia darsi da fare insieme per un “obiettivo comune” fino alle forme di condivisione più profonda:

L‘AMICIZIA ossia un rapporto affettivo che rende la presenza dell’altro comunque gradita e che permette di condividere con l’amico esperienze, modi di sentire ma anche aspetti più privati della vita “Adesso siamo amici, parliamo, insomma si sta bene e poi mi fa piacere quando viene a trovarmi, qualche volta andiamo a prende una pizza o in palestra insieme, è un bravo ragazzo”

L’AMORE quando la condivisione è totale, il progetto di vita diventa realmente comune, si vive insieme il quotidiano in ogni sua componente e si progetta il futuro insieme. In questa classificazione degli aspetti della vita affettiva in base all’ampiezza dell’area di vita condivisa, la distinzione tra amicizia e amore non corrisponde a quella classica per la quale l’amicizia non ha implicazioni sessuali mentre l’amore le ha necessariamente. Nella prospettiva che stiamo considerando, condividere la sessualità con una persona, ma solo la sessualità, escludendo l’idea di condividere altri aspetti della vita e di programmare il futuro insieme, non solo non può definirsi amore ma neppure amicizia, mentre d’altra parte una condivisione di vita pressoché totale, che escluda la sessualità può certamente definirsi amore. Le coppie che mantengono amicizie separate “Io ho i miei amici e lui i suoi e usciamo ognuno per conto proprio”, che gestiscono separatamente quello che guadagnano “Ognuno ha il suo stipendio e lo spende come vuole”, che continuano a mantenere, salvo casi di impossibilità, rapporti separati con le rispettive famiglie di origine, che programmano percorsi professionali autonomi “Devo andare a specializzarmi a Londra, si sacrificherà un po’ ma non ci posso rinunciare”, riducono notevolmente l’area della condivisione. I componenti di queste coppie continuano a vivere aspetti fondamentali della loro vita come farebbe un single e non con la logica della condivisione, questo significa che il loro “amore” è decisamente meno “amore” di quello delle coppie che sacrificano gli interessi dei singoli sulla base di una logica di coppia. Ne deriva che questi rapporti sono di per sé meno gratificanti perché l’investimento affettivo che i singoli hanno fatto sulla vita di coppia è limitato. Il concetto di condivisione totale è un concetto limite e in tutte le coppie l’area della individualità esiste ed è più o meno vasta. Le persone che vivono in coppia sanno bene che la sessualità, in quell’ambito, ha senso proprio perché segno e simbolo di una condivisione tendenzialmente totale. Quando invece la condivisione è molto lontana dall’essere totale, la sessualità finisce per essere la ciliegina senza la torta e il suo valore in termini di soddisfazione affettiva crolla. Questa è la ragione di fondo della insoddisfazione sessuale di molte coppie, che di fatto è un’insoddisfazione affettiva. Il segno tipico della crisi di una coppia è il progressivo restringimento delle aree di vita comune. Facciamo degli esempi di “discorso dominante” in tre fasi successive:

Prima fase (innamoramento): “Come stai? Sei contento? C’è qualcosa che ti preoccupa? Dai abbracciami. Giuramelo, se c’è qualcosa che non va me lo devi dire!”

Seconda fase (convivenza): “Dai non mettere il muso, pure io ho i miei problemi, se ti raccontassi tutti i problemi che ho non la finirei più”

Terza fase (disamore): “Ti sei dimenticato di pagare la bolletta! Tu pensi sempre ai cavoli tuoi!”

In genere i ragazzi gay non hanno l’idea di amore come condivisione totale perché l’educazione stessa spinge ad una visione della vita come competizione e dell’arrivare primi come massima soddisfazione. Le remore, consce e inconsce, alla condivisione totale della vita sono comunque molte e, in particolare per un ragazzo gay, l’idea di realizzarsi totalmente in una vita di coppia, che non può avere né la dimensione affettiva di un rapporto con i figli né l’approvazione sociale di una coppia etero, è difficilmente concepibile.

Aggiungo un altro elemento. Nel passato, anni 40/60, quando le coppie omosessuali non erano socialmente neppure concepibili, quelle pochissime che si costituivano, pur essendo praticamente condannate in partenza a rimanere nascoste, nascevano in realtà solidissime perché praticamente prive di alternative possibili. Oggi la possibilità di conoscere altri gay esiste in concreto e la coppia gay (decisamente più diffusa che negli anni 40/60) ha ereditato gli stessi meccanismi di fragilità della coppie etero: quando c’è qualcosa che non va la prima cosa che si fa è guardarsi intorno e cercare un’alternativa e questo tra gay e facilissimo perché non ci sono figli e non ci sono vincoli legali che, lo si voglia o no, nel bene o nel male, contribuiscono a stabilizzare le coppie etero. Ma oltre al fatto che l’idea di coppia come condivisione totale non è certamente il modello più diffuso di vita di coppia, in particolare tra i gay, c’è poi da tenere presente che, proprio per la difficoltà di costituire rapporti affettivi con altri ragazzi in giovane età (tra i 14 e i 20 anni) l’affettività è integralmente vissuta in chiave sessuale attraverso la masturbazione. Questo porta all’idea che l’essenziale in un rapporto di coppia sia la sessualità, che quindi si presenta come “il valore”, in qualche modo la prova del nove, della valenza affettiva di un rapporto. Si mira quindi immediatamente a costruire un rapporto finalizzato al contatto sessuale dando per banali tutti gli altri elementi di condivisione. Sono i casi tipici in cui si condivide solo la sessualità pensando che se c’è la ciliegina non può non esserci la torta, cioè una solida base di condivisione affettiva. Ma questa concezione si manifesta ben presto illusoria. I ragazzi gay hanno bisogno in primissimo luogo di una educazione sessuale finalizzata alla prevenzione, ma insieme con l’educazione alla prevenzione è indispensabile che ci sia anche una educazione affettiva. Sarebbe bello se tutto questo potesse avvenire spontaneamente attraverso l’esperienza diretta di rapporti affettivi importanti con altri ragazzi ma dato che questo, allo stato attuale è irrealistico, è fondamentale che il peso della pornografia, che per i ragazzi gay è indubbiamente notevole, sia bilanciato da una conoscenza seria delle vita affettiva che un ragazzo gay si trova a vivere. Questa conoscenza si può acquisire attraverso un confronto autentico sui temi della vita affettiva con altri ragazzi gay. Se la conoscenza dei temi veri dell’affettività gay fosse diffusa, l’accettazione della omosessualità sarebbe più facile sia a livello individuale che sociale e, in particolare, se l’idea dell’amore come condivisione totale della vita fosse compresa, si cercherebbe fin dall’inizio di costruire una dimensione affettiva forte mettendo definitivamente da parte tutti i modelli di comportamento derivati dalla pornografia.

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FRUSTRAZIONI GAY

Parlando su msn con parecchi ragazzi gay, mi trovo spesso di fronte a reazioni che faccio fatica a comprendere ma che, pur essendo piuttosto differenziate, hanno sicuramente alla base motivazioni assai simili. Le reazioni si collocano a vari livelli intermedi tra quelle di frustrazione aggressiva e quelle di totale passività. Provo a dare un’idea dei contenuti più ricorrenti:

FRUSTRAZIONE AGGRESSIVA – “Il mondo fa schifo”, “Io spaccherei tutto”, “La gente è una mer.a”, “A uno come quello gli spaccherei la faccia”, “Sono deficienti e immaturi”, “Li odio tutti quanti”, “Non li sopporto proprio”, “Ho l’impressione di buttare via il tempo”, “È passato un altro giorno e non ho concluso nulla! Io il tempo lo devo buttare via così!”

FRUSTRAZIONE PASSIVA – “Gli altri si possono divertire io no”, “Ma che ci sto a fare?”, “Tanto non serve a niente!”, “Non sarò mai felice.”, “Di studiare non me ne frega niente, tanto non ci riuscirò mai, la mia vita è solo un insieme di fallimenti”.

Alla base di queste forme di frustrazione ci possono essere motivazioni diversamente articolare ma tutte riconducibili alla impossibilità reale o presunta di vivere una vita affettiva soddisfacente e alla convinzione che “gli altri” (etero ma anche gay) la loro vita affettiva la vivano pienamente.
Le frustrazioni si ritrovano in diverse forme in gruppi diversi di persone:

– I ragazzi grandi, oltre i 35 anni, che cominciano ad avere la sensazione di avere “perso il treno” per essere arrivati troppo tardi all’accettazione di sé o all’idea che una realizzazione affettiva è possibile anche per un ragazzo gay.

– Ragazzi con orientamento sessuale specifico verso persone molto più grandi di loro che si rendono conto della difficoltà di realizzare quello che vorrebbero e della condanna sciale (anche tra i gay) delle loro preferenze. Questi ragazzi si sentono emarginati anche tra i gay.

– Ragazzi con orientamenti sessuali specifici minoritari, ossia ragazzi che si innamorano molto raramente e di tipologie di ragazzi con i quali è difficile costruire un rapporto. Questi ragazzi non si innamorano in genere dei ragazzi di cui si innamora la maggioranza dei ragazzi gay e hanno l’impressione che il futuro, per loro, possa consistere esclusivamente o nell’accettazione di soluzioni di compromesso o nella solitudine affettiva.

– Ragazzi che si ritengono inadatti a costituire un centro di interesse affettivo e sessuale per un altro ragazzo sia per ragioni fisiche che per ragioni psicologiche.

Devo aggiungere una riflessione che mi è venuta spesso in mente, trovandomi a parlare con i ragazzi e confrontando le loro reazioni con quelle che avevano i miei coetanei quando avevano vent’anni. Quarant’anni fa, in termini oggettivi, le motivazioni della frustrazione di un ragazzo gay potevano essere anche più gravi perché l’isolamento era totale e tuttavia, per quello che ho potuto vedere parlando con persone della mia generazione, il senso di frustrazione era meno profondo e la tendenza a ricercare soddisfazioni sostitutive nello studio, nella carriera e in una dimensione sociale che prescindesse dall’orientamento sessuale era nettamente più forte. In sostanza c’era all’epoca la chiara coscienza della impossibilità di costruire una vita secondo i propri principi. Oggi, soprattutto grazie ad internet, le possibilità di contatto tra ragazzi gay sono enormemente aumentate ma sono aumentate proporzionalmente anche le attese, e il senso di frustrazione, lungi dall’essere sublimato in attività produttive, si manifesta fortissimo. Uno dei rischi connessi ad una realtà come Progetto Gay consiste proprio nel costituire una cassa di risonanza che amplifica il senso di frustrazione e lo radicalizza. Non solo, ma il contatto diretto con altri ragazzi gay, che all’inizio si presenta come estremamente promettente, smonta poi piano piano il presupposto per il quale due ragazzi gay hanno necessariamente un mondo comune e fa risaltare le differenze che sono spesso radicali. La discussione tra gay non è facile perché mette in evidenza che anche tra gay esistono meccanismi di emarginazione sociale e di competitività. Tutto questo rischia di radicalizzare la frustrazione: “Mi sento emarginato perfino tra gli altri gay!”

Ma veniamo ai rischi specifici del senso di frustrazione, in primo luogo alle forme depressive che talora accompagnano l’adolescenza e la giovinezza di un ragazzo gay, forme depressive complicate dal fatto che parlare con i propri genitori è praticamente impossibile e che si è costretti ad una recita senza fine.
La depressione può arrivare a manifestarsi in crisi di pianto, in senso di abbandono e di inutilità. Accade talvolta che alcune idee connesse alla depressione diventino insistentemente ricorrenti e addirittura dominanti. È il caso dei ragazzi che costruiscono un discorso razionale a sostegno della loro idea depressiva dandole un’apparenza di oggettività. È il caso tipico delle cosiddette estrapolazioni, che sono frequentissime: “Se non mi sono innamorato in vent’anni non mi capiterà mai!”, “Tutto quello che ho fatto mi è andato sempre storto e sarà sempre così!”. In questi discorsi si parte da premesse che possono essere anche oggettive ma si giunge a conclusioni improprie caratterizzate da “sempre” e da “mai”, cioè a conclusioni radicalmente negative. Ho imparato per esperienza che parlare con ragazzi che vivono fasi depressive non è facile e che la prima cosa che bisogna tenere presente è che non bastano quattro chiacchiere positive per uscire dall’umore depresso. Se per un verso la depressione non deve essere alimentata, per l’altro deve essere rispettata. Vista dall’esterno sembra una cosa quasi banale, superabile con un po’ di incoraggiamento, ma vista dall’interno provoca sofferenza profonda. Il rispetto verso un ragazzo depresso si deve manifestare mettendo da parte ogni aggressività nei suoi confronti e ogni atteggiamento predicatorio, tutto questo non è affatto facile perché, per chi depresso non è, è decisamente difficile rendersi conto dei meccanismi della depressione. L’insistenza è vissuta da un ragazzo depresso come una forma di aggressività. Ciò che invece ha realmente valore è una presenza che non viene meno. Ma il discorso è molto complesso e andrebbe approfondito in altra sede.

Il secondo rischio tipico della frustrazione consiste nel tentativo di “risolvere il problema” attraverso le strade che sembrano le più facili o forse le uniche praticabili, ossia le chat erotiche e i siti di incontri. Le interviste di Progetto Gay http://nonsologay.blogspot.com/2010/07/ … i-gay.html dimostrano che la percentuale di ragazzi che frequenta chat erotiche e siti di incontri più o meno abitualmente non è trascurabile. È comunque piuttosto probabile che una buona percentuale di quei ragazzi non vada realmente nelle chat o nei siti di incontri per cercare sesso facile, in parecchi casi quei ragazzi sono spinti dal senso di frustrazione a ricercare in quei siti quello che non trovano altrove, ossia una vera vita affettiva. Da quello che vedo quotidianamente, molti ragazzi escono profondamente delusi dall’esperienza dei siti di incontri e delle chat erotiche e questo non fa che incrementare il senso di frustrazione. A parte il rischio hiv, l’alternativa tra l’andare sui siti di incontri e immalinconirsi in una forma di depressione radicale può apparire l’unica possibile, anche se realmente non lo è. Ciò che spesso condiziona è la fretta di arrivare alla soluzione. Tra l’altro la fuga dalla solitudine depressiva può essere così radicalmente condizionante da portare i ragazzi a sottovalutare i rischi reali delle chat e dei siti di incontri sotto il profilo delle malattie sessualmente trasmesse e a considerare i rapporti sessuali come indicativi di un sicuro substrato affettivo anche dove non è realistico aspettarsi nulla di simile. Ci sono ragazzi che tentano di avviare rapporti di coppia con ragazzi incontrati in chat o nei siti di incontri spendendo completamente se stessi in questo tentativo e riportandone alla fine, dopo molte peripezie, delusioni profonde. L’idea che la realizzazione di un contatto sessuale sulla base della sola gradevolezza fisica non realizza il benessere affettivo è difficile da accettare, tanto più da parte di un ragazzo in fuga dalla depressione. Sarebbe fondamentale creare rapporti affettivi veri, di semplice amicizia, che potrebbero, se si tratta di amicizia vera, consentire una vita affettiva meno centrata sulla sola vita di coppia. L’idea che la vita di una persona si identifichi con la sua vita di coppia e solo con essa, oltre ad essere del tutto irrealistica, non fa che amplificare le aspettative, prima, e il senso di frustrazione, dopo, dato che la vita affettiva si può costruire solo in due e non come risposta alle esigente di uno solo, per quanto profonde esse siano.

La frustrazione comporta anche un terzo tipo di rischio ed è il rischio connesso al trascurare o all’abbandonare tutte le altre attività che contribuiscono a costruire la vita vera di un ragazzo gay, parlo dello studio, del lavoro, del rapporto con la famiglia di origine e con gli amici di vecchia data. Quando l’idea di realizzare la vita di coppia diventa dominante, tutto il resto perde proporzionalmente peso e diventa oggetto di disprezzo e di esplicito disinteresse. Trascurare gli studi perché ci sono problemi più importanti da risolvere non solo non risolve i problemi ma ne aggiunge altri e allontana nel tempo l’autonomia economica che potrebbe essere invece uno degli elementi più utili a ridurre il senso di frustrazione e di depressione che accompagna la giovinezza di tanti ragazzi gay. Purtroppo l’idea che la vita di un individuo non si gioca sull’unico elemento “vita di coppia” è difficile da accettare per un ragazzo che è abituato e spinto a considerare la vita di coppia come totalizzante.
Che si può fare? Me lo sono chiesto una infinità di volte ma finora non sono riuscito a trovare nessuna risposta soddisfacente.

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