LA MIA VISIONE DEL SESSO GAY

Ciao Project,
siccome non so come chiamarti, ti chiamo Project, come fanno tutti. In questo fine settimana, caso rarissimo, non avevo niente da fare. Gli amici sono partiti tutti, i miei genitori se ne sono andati dai parenti e io sono rimasto a casa solo. vado sui social ma su quelli dei miei amici non c’è niente di nuovo, allora me ne vado a cercare qualche sito sessualmente eccitante, così, per passare un po’ di tempo in modo divertente.

In genere non faccio mai troppe ricerche in internet, ho i miei siti porno abituali e vedo sempre quelli, anche questa volta ci ho passato il pomeriggio di venerdì con tutto quello che ti puoi immaginare, poi sabato mattina ho cominciato a cercare altro, insomma, forse cercavo altro porno, vabbe’, parto con una ricerca “gay” , i primi siti non mi attirano proprio, poi capito nel forum di progetto gay, non mi ricordo nemmeno esattamente cercando che cosa e mi metto a leggere una discussione di diversi anni fa e ci resto appiccicato per un’ora buona. Di porno non c’era proprio nulla e ci ritrovavo tante cose che ho vissuto anche io e poi anche le situazioni e i problemi affrontati erano quelli stessi che ho dovuto affrontare pure io.

Ho passato in pratica tutto il sabato a leggere, fino a notte alta, poi verso le 3.00 sono andato a dormire. Stamattina ho ripreso a leggere e mi è venuto in mente che Progetto è un bel posto, con tanti ragazzi veramente notevoli, non avevo mai trovato una cosa simile. Poi ho visto che ormai non si registra quasi più nessuno ma che tu pubblichi delle mail che ricevi di tanto in tanto e allora ho pensato che forse ti potevo scrivere anche io. Intanto grazie per avere creato una cosa che tratta di vita gay in modo serio, devi andare avanti, è un peccato che queste esperienze siano soppiantate dai social, perché si perde di spessore culturale e di serietà.

Ma vengo ai contenuti di cui vorrei parlare: essenzialmente il sesso che, diciamocelo chiaro, non è un gioco, ma qualcosa che permea profondamente la vita dei ragazzi e penso anche delle persone di tutte le età. Io ho 30 anni, ho avuto le mie esperienze sessuali e non proprio minime e mi sono accorto di quanto il sesso sia una questione complicata per tutti. Probabilmente è così perché i condizionamenti sono tanti e pesantissimi fin da quando siamo bambini, e qui lo dico facendomi anche un esame di coscienza: io sono il primo che ha identificato per anni, e identifica ancora oggi il sesso con la pornografia.

Andarsi a cercare un sito porno è facilissimo, mentre andarsi a cercare un ragazzo, per costruirci una relazione seria, è difficilissimo e allora si sceglie la strada più semplice, che però è anche la più stupida, cioè quella che non ti porta a costruire niente. Quella strada è stata la mia e purtroppo penso che lo sia ancora e, da quello che ho visto, è stata la strada di tutti o quasi i ragazzi con cui sono stato. Io mi sento dipendente dal sesso ma non totalmente, faccio una differenza tra il sesso via porno, che purtroppo è la quotidianità, e il sesso come mi piacerebbe, che appartiene al mondo dei sogni.

Il vero problema del sesso vero, cioè di quello con un ragazzo vero e non a fantasia è che il ragazzo deve essere vero, e un ragazzo vero è com’è, non lo puoi plasmare a tua immagine e somiglianza. Innamorarsi di un ragazzo teorico, o meglio innamorarsi in astratto di un ragazzo creato dalla propria fantasia e facilissimo, ma significa innamorarsi di se stessi, è il massimo del narcisismo, ci si innamora della propria fantasia. Un ragazzo vero è un’altra cosa, ha una storia “sua” con la quale tu non c’entri niente, ha avuto le sue esperienze prima di conoscerti, e illuderti che tu sarai per lui l’esperienza definitiva, quella che chiude la serie con una relazione destinata a durare tutta la vita, non ha niente di realistico.

Dalla mia esperienza ho imparato che nelle relazioni con i ragazzi se non hai spirito di adattamento resterai sempre solo. Già a livello fisico il ragazzo perfetto non esiste. Quando mi faccio la doccia la mattina e mi guardo allo specchio mi piaccio, sì, mi piaccio abbastanza, ma ci sono pure tante cosette e non solo cosette che non mi piacciono, un po’ di scoliosi, troppo pelo, il volto non perfettamente regolare, o che almeno mi sembra così, e tante altre cose, con i ragazzi che ho avuto è stato lo stesso: quando ci parli sui social o sui siti di incontri te li immagini bellissimi, poi li vedi da lontano e dici: “beh, niente male!”, ma quando li vedi da vicino, uno è troppo cicciottello e l’altro è tropo secco, uno ha il naso storto e l’altro ha la pelle grassa, per non dire di quando si arriva al dunque e li vedi nudi, e lì possono arrivare anche delusioni profonde, perché sarò pure fissato, ma certe cose, per attirarmi veramente devono essere come dico io.

È vero che la parola d’ordine dei rapporti con i ragazzi è “adattarsi” ma se un ragazzo non ti attira veramente da quel punto di vista, può essere pure Eistein, ma non ti attira dal punto di vista fondamentale. Se dicessi il contrario mi sentirei un ipocrita. E poi, ammesso che ci sia una certa compatibilità fisica, cioè che ci sia un’attrazione sessuale forte e “reciproca”, sì, il primo passo è fatto, ma ci sono ragazzi che ti fanno proprio cascare le palle, ci sono quelli lagnosi, quelli bugiardi, quelli “capisco tutto io” e pure quelli pericolosi, violenti e prevaricatori che è meglio perderli che trovarli. “Adattarsi” sì ma con buon senso.

Nella mia esperienza ho imparato che innamorarsi non è una scelta, ed esclusi i casi di evidente incompatibilità, se cerchi la perfezione non vai da nessuna parte e quindi non puoi che adattarti alla soluzione più accettabile o, forse, meno peggio. Parlo solo sulla base della mia esperienza diretta: pensare che le cosiddette affinità elettive, tipo l’interesse per la musica o per l’arte, per certe tematiche culturali o ambientali siano cose che motivano due ragazzi a mettersi insieme, sono tutte cazzate.

Due ragazzi stanno bene insieme prima di tutto se c’è un desiderio sessuale reciproco molto forte. Se un ragazzo ti piace e lui vuole stare con te, questa è la migliore premessa, forse non l’unica ma quasi. Io alla fine non ho costruito nessuna relazione stabile, ma se una relazione ha avuto un senso, e ha ancora un senso, per quanto debole sia, è stato perché c’era quel desiderio sessuale forte e reciproco, a partire da lì, piano piano c’è stato anche un po’ di contatto affettivo, per niente stupido, ma quando la spinta sessuale era debole o soprattutto non era reciproca, dopo qualche pomeriggio a parlare di cinema e di letteratura, si finiva molto rapidamente per non sentirsi più.

Uno mi ha detto semplicemente: “sei un bravissimo ragazzo ma non riesco a pensare a te per farmi una sega”, è brutale e ci sono rimasto male, ma in fondo aveva ragione, non puoi farti piacere uno che non ti piace. Project, io non ho sempre ragionato così, quando avevo vent’anni sognavo a occhi aperti, adesso penso più al sesso che all’amore, che mi sembra una immensa sovrastruttura culturale. E poi, se la base dell’amore non sta nel desiderarsi sessualmente non ho capito in che altro potrebbe essere. Il sesso vero, condiviso, voluto, è amore, non è un’altra cosa. E poi per vivere veramente il sesso con un altro ragazzo ti devi fidare di lui, cioè non può succedere con uno qualunque, con uno che non stimi proprio come persona.

Uno dei miei ragazzi mi piaceva abbastanza (che è già un modo di dire ambiguo). Lui a me ci teneva moltissimo, ha provato a mettermi alle strette con le parole, cioè parlando quasi per costringermi a dirgli di sì ma io sono stato molto evasivo, perché quando stavo con lui, pure se era più o meno un bel ragazzo non provavo nessuna eccitazione sessuale, un altro invece, pure lui si era cotto di me, ma pure io di lui, anche se allora scappavo e cercavo di evitare di coinvolgermi troppo perché avevo preso parecchie bastonate, lui non ha fatto discorsi, ha capito che aveva un fascino forte su di me e si è dimostrato disponibile a comportamenti molto liberi verso di me, in pratica mi ha fatto capire che stare vicino a me lo eccitava e che su di me ci faceva spesso fantasie. Questi non sono discorsi, è un modo di dire: “io voglio fare sesso con te!” E dopo un po’ ci siamo arrivati.

Quando vedi che un ragazzo sta con te proprio perché vuole te, o in quel momento almeno vuole proprio te, lo capisci subito ma non dalle parole o dalle dichiarazioni d’amore ma dal fatto che non si trattiene, che è eccitato, che è completamente disinibito, e guarda che sono cose molto rare. Io di ragazzi che facessero sesso veramente, cioè partendo veramente in quarta, in pratica ne ho trovato uno solo, con gli altri era una schermaglia, un gioco delle parti, molte chiacchiere e poco sesso e soprattutto sesso imitativo, per loro era ripetere quello che avevano imparato tramite i porno, ma non li vedevi mai veramente partiti.

È da questo che capisci se un ragazzo ti vuole veramente o sta solo giocando con te, e quando ti capita l’esperienza giusta, che forse è capitata anche a me, capisci che cosa vuol dire fare l’amore, cioè vivere il sesso con trasporto vero, senza recite e senza obblighi. Se con un ragazzo trovi un’armonia sessuale, alla fine la trovi anche nelle altre cose, almeno è questo che è capitato a me. Non che poi questo significhi che hai trovato l’amore eterno o cose del genere, però quando stai con quel ragazzo vivi un’esperienza profonda, quella del sesso vero condiviso. Niente è eterno a questo mondo, ma per il tempo che dura, che potrebbe anche essere lunghissimo, beh, vivi proprio ad un altro livello.

Project, non sto facendo l’apologia del sesso, non mi piace fare discorsi teorici, dico quello che ho provato personalmente. Ovviamente non faccio statistica e il mio punto di vista è molto limitato ma è stato una conquista faticosa che mi ha fatto crescere e mi ha fatto capire il senso della sessualità condivisa che resta un valore, nonostante la sua fragilità. Mi sono un po’ sfogato e ho detto la mia. Vedi tu che fare della mia mail, quello che mi auguro comunque lo sai!
Un abbraccio. Fede93

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COPPIE GAY E OSCILLAZIONI DI UMORE

Caro Project,
ti ho scritto altre volte, l’ultima poco prima di natale, quindi sette mesi fa. Mi hai risposto ma ho notato che non hai riportato la mia mail nel forum, forse perché non hai trovato l’autorizzazione a pubblicarla, che effettivamente avevo dimenticato di inserire, ma a rileggere adesso quella mail, capisco perché non l’hai pubblicata, probabilmente perché la mia mail era solo una specie di lamento ideologico che testimoniava soltanto il mio disincanto in relazione ai temi dell’amore e del sesso. Ti riporto un brano della mail del 20 dicembre.

“leggo spesso il forum, che qualche volta si ravviva in modo incredibile e interessantissimo. Leggo tutti i nuovi post che, lo devo dire, mi fanno sognare, ma allora mi chiedo se solo io solo sfigato, perché anche se ho avuto alcuni ragazzi decenti, per dirla così, non ho mai trovato niente che fosse paragonabile a quello che leggo sul forum. Onestamente anche io, fino a pochi anni fa, mi prendevo delle tremende cotte unilaterali, e mi è successo almeno tre volte, cotte che mi hanno fatto sognare, ma quando si sogna troppo, poi ci si risveglia in modo traumatico. I ragazzi che ho conosciuto erano ragazzi normalissimi, per tanti aspetti meglio di me, ma in effetti tutto questo legame affettivo non c’è mai stato. Si stava bene perché c’era un po’ di interesse reciproco, c’era un po’ di sesso e forse ci si voleva pure un po’ di bene, ma, a parte i primissimi tempi, in cui forse c’erano anche un po’ di farfalle nello stomaco, alla fine tutto diventava standardizzato e abituale, anche il sesso era una cosa che ogni tot giorni si faceva, e anche con una certa soddisfazione, ma anche in quei momenti c’era l’impressione che ognuno vivesse le cose per se stesso e che tutta questa partecipazione non ci fosse proprio. Con uno di questi ragazzi, che è il mio attuale ragazzo, ho avuto un rapporto un po’ diverso, diciamo meno schematico, era meglio, ma alla fine anche con lui il trasporto reciproco è tutto sommato relativo. Forse io faccio paragoni impropri tra la fantasia e la realtà e quindi la realtà mi sembra sempre più banale della fantasia …”.

Mi rendo conto che al di là del bla bla non c’è niente di concreto. Mi chiederai perché ti scrivo di nuovo. Il motivo è semplice. Il mio ragazzo non sta più con me, non ci siamo lasciati, ma lui è andato a lavorare all’estero e adesso ci sentiamo solo tramite telefono e social. Io avevo sempre considerato il mio rapporto con lui una cosa in fondo abbastanza standard se non addirittura banale ma, adesso che non c’è, mi rendo conto di quello che la sua presenza ha rappresentato e rappresenta per me. Mi manca! Anche se ci sentiamo abbastanza spesso, mi manca maledettamente, mi manca proprio la presenza fisica e anche il sesso. Non lo chiamo tutti i giorni perché non voglio diventare per lui una preoccupazione, ma mi manca.

Certe volte passo ore a fantasticare sui ricordi delle nostre serate di sesso, che adesso mi sembrano cose speciali, anche perché non ci sono più. Lui è tornato per cinque giorni in Italia per pasqua e due giorni li abbiamo passati insieme. Vedere che non si era dimenticato di me ma che mi voleva e mi desiderava, ancora più di prima, mi ha colpito molto, mi ha detto che anche lui si ferma a fantasticare sui ricordi delle nostre serate di sesso, ma lui dice “serate passate a fare l’amore”, perché è meno cinico di me.

Comincio a pensare che per stare veramente bene con un ragazzo lo devi vedere poco, lo devi desiderare e lui deve desiderare te. Se ti manca veramente tanto, quando lo rivedi capisci la differenza tra quando c’è e quando non c’è! È un po’ come l’aria, quando respiri non ti accorgi nemmeno che l’aria c’è, la banalizzi, non ne capisci il valore, poi quando l’aria comincia a mancarti ti cadono le fette di prosciutto dagli occhi e cominci a vedere e a capire. A pensarci oggi mi sembra quasi strano, ma di lui mi rimangono vivissimi soprattutto i ricordi legati al sesso, alla spontaneità, al capire uno i bisogni dell’altro, al fatto che non ci fosse nemmeno bisogno di parlare.

Non ci davamo mai un appuntamento, prima di venire da me mi chiamava e mi diceva solo “Passo verso le 17.00”, non una parola di più. Se io non potevo (proprio casi rarissimi per situazioni impreviste di forza maggiore, gli scrivevo semplicemente: “Purtroppo non posso” e lui mi rispondeva solo: “ok”, ma nel 99% dei casi gli scrivevo: “Ti aspetto”. Se avevo un po’ di tempo libero prima del suo arrivo, sistemavo la stanza, la facevo arieggiare, cambiavo la biancheria del letto e ci mettevo sopra una copertina leggera, fresca di di bucato, perché in genere lui si metteva sul letto ma non sotto le lenzuola. Avevo sempre in frigo una scorta del suo succo di frutta preferito e una scelta di biscotti farciti, di quelli che gli piacciono di più. Poi davo una sistemata al bagno e al corridoio per arrivarci, perché in casa lui camminava senza scarpe e con solo un paio di calzini. Cambiavo l’asciugamano e gli lasciavo in bella vista un accappatoio pulito, anche se non ha mai fatto la doccia a casa mia. Poi mi preparavo io, con il massimo scrupolo, in modo da essere lindo e profumato al suo arrivo.

Quando arrivava si limitava ad un ciao, il seguito ogni volta era diverso. Certe volte si spogliava nudo e si sdraiava sul letto e mi chiedeva di fare un po’ di buio nella stanza, altre volte, se faceva freddo, dopo essersi steso sul letto , mi chiedeva una coperta e mi faceva cenno di andarmi a stendere accanto a lui. Il nostro contatto sessuale era immediato, lui si sentiva accettato senza riserve e si lasciava andare del tutto, certe volte si addormentava mentre io lo accarezzavo e la cosa mi faceva un effetto di intimità fortissimo. Non parlavamo neppure, il contatto fisico era la nostra via di comunicazione fondamentale.

Non c’erano tabù di nessun genere, qualsiasi richiesta sarebbe stata accettata, perché era stata accettata almeno una volta, ma c’era uno stare attenti a capire il livello di coinvolgimento e di apprezzamento da parte del partner. Il sesso con lui non è mai stato mordi e fuggi, ci prendevamo il nostro tempo, preferivamo vederci una volta di meno ma avere per noi tutto il tempo che volevamo per dedicarci uno all’altro. Quando arrivava a casa mia spegneva il cellulare e lo poggiava sul tavolo e quello era il segnale che io dovevo fare lo stesso.

Ci dedicavamo totalmente uno all’altro, quello era il tempo per noi e solo per noi, il tempo di vivere la sessualità come ci veniva spontaneo, ma sempre con un occhio attento al compagno e ai suoi bisogni. Quando capisci i bisogni sessuali del tuo compagno e lui capisce i tuoi, non c’è più niente che ti possa sembrare strano. Noi ogni tanto restavamo anche a parlare al telefono per ore e a parlare del nostro mondo più segreto. Lui sapeva che poteva fidarsi di me e io di lui.

Fare sesso aveva un valore enorme che io, all’inizio, non riuscivo a capire ma ci sono arrivato piano piano e mi ci ha portato lui passo dopo passo e ho capito le sue paure, le sue ossessioni, le sue mezze fissazioni, le ragioni di certe idee ricorrenti e di certi malumori. Lui ha capito che io venivo da esperienze molto diverse dalle sue e che ero ancora molto imbranato nelle cose del sesso, e soprattutto ha capito che lo prendevo sul serio, che non lo giudicavo, e ha provato a portarmi subito sul suo terreno, ma si è accorto che avevo bisogno di tempo e si è adeguato lui a me. Altri ragazzi cercavano di forzare la mano e di farmi fare cose che non volevo fare, lui non l’ha mai fatto. Insisteva un po’, poi vedendo la partita persa, ci rinunciava, perché penso che comunque non mi volesse perdere.

Lui sa che io ho l’ossessione delle malattie sessualmente trasmesse e che siccome lui non fa mistero di avere ogni tanto anche contatti con altri ragazzi, io, con lui, non vado oltre i contatti a bassissimo rischio, cioè praticamente senza rischio, all’inizio ha fatto fatica ad accettare la cosa, ma poi ha finito per accettarla e sembra che non la consideri più un problema, in pratica non insiste più e si limita a condividere quello che è possibile condividere.

Quando viene da me, a meno che non faccia proprio un freddo polare, stiamo sempre nudi, questa è praticamente una regola condivisa; se fa freddo portiamo una maglietta, ma dalla vita in giù niente. Quello che mi stupisce è che lui sia molto interessato a me, che io sia interessato a lui mi sembra assolutamente ovvio, ma il contrario è qualcosa che non mi aspettavo o almeno non mi aspettavo a quel livello, voglio dire che è proprio interessato sessualmente.

Certe volte, dopo il sesso io temo che lui se ne vada, ma mi chiede se ho qualcosa da mangiare e da bere e ci rifocilliamo un po’, poi io penso che stia per andarsene ma non succede e si sdraia di nuovo sul letto e mi fa cenno di avvicinarmi e ricominciamo. Il contatto non è mai sufficiente, capita quasi sempre che andiamo avanti fino all’alba. In genere se ne va la mattina alle prime luci dell’alba dopo essersi dato una sistemata in bagno, è rimasto solo tre volte a dormire a casa mia perché dice che è abituato al suo letto. Quando se ne va mi fa solo un cenno con la mano e un piccolo sorriso.

A tutte queste cose, prima, quando lui c’era, non davo importanza, mi sembravano cose banali, mi sembrava che lui fosse avaro di parole, che volesse darsi un atteggiamento e che in fondo io fossi per lui una specie di passatempo, che va bene quando non c’è di meglio. In effetti non avevo nessun motivo serio per pensare queste cose ma le pensavo lo stesso. Adesso che lui non c’è mi rendo conto di quello che stavo rischiando di perdere per la mia stupidità. Vorrei che fosse qui adesso ma non c’è, però mi ha detto che verrà cinque giorni a settembre e io ho cominciato a vivere nell’attesa di quei giorni.

Certe volte al telefono mi fa un po’ di discorsi sessuali e la cosa mi piace molto, è il nostro gioco segreto, è un modo per dirci che tra noi non si è spezzato nulla. Mi impensierisce un po’ quando mi dice che non si sente perfettamente bene in salute, non credo che abbia problemi particolarmente gravi ma mi dispiacerebbe proprio se stesse male, a qualunque livello. Adesso, Project, penserai che io sono partito in quarta e che tutto va benissimo, ma non è così, c’è sempre, al fondo di tutto, la paura, o forse l’accettazione tacita dell’idea di andare avanti comunque vada, è come se ci fosse la consapevolezza che sotto sotto probabilmente c’è qualcosa che non va.

Certe volte penso di sapere come ragiona e quello che ha in mente, ma altre volte ho l’impressione che mi sto costruendo il mio romanzo personale perché ne ho bisogno e allora faccio di tutto per riempire il vuoto e per crearmi, a forza di fantasie, il mio personale principe azzurro. Non credo di inventarmi proprio tutto, penso che qualcosa alla base di tutte le mie costruzioni ci sia, ma penso che la parte costruita a fantasia non sia poi tanto trascurabile.

Alla fine penso che manterrò comunque con lui un rapporto che probabilmente durerà, gli voglio bene, anche se non so nemmeno io che cosa vuol dire un’espressione del genere. Probabilmente adesso desidero la sua presenza proprio perché adesso lui non c’è, ma, quando ci sarà, tutto ricomincerà come prima. Un po’ di sesso niente male quando capita l’occasione propizia e poi ognuno va per la sua strada, fino alla prossima occasione. Dopo tutto non è male nemmeno così, capisci che sognare non ha senso e ti accontenti di quello che c’è, quando c’è. Se di tutto questo non ti fai un problema puoi anche dire che la vita non è poi così malaccio.

Tutto qui, Project, vedi tu se è il caso di pubblicare la mail, chissà che lui non la legga e non capisca che sto parlando di lui!

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SONO INNAMORATO DI UN RAGAZZO SPECIALE

Se c’è qualcuno che io posso considerare il mio ragazzo, quello sei tu. Lo dico così, istintivamente, lo sento, non saprei nemmeno dartene una ragione e comunque a te non servono ragioni. Dall’esterno direbbero che siamo solo due amici o che non siamo nemmeno quello, perché ci siamo tenuti strettissimo il nostro privato, per metterlo in salvo dai pettegolezzi. Non lo sanno nemmeno gli amici più stretti, e questo non lo abbiamo deciso insieme, è successo così, spontaneamente, la scelta di fondo è stata la stessa: il nostro mondo privatissimo è soltanto nostro e deve restare soltanto nostro.

Non siamo una coppia ideale, viviamo entrambi da single, ci siamo costruiti un modo tutto nostro di stare insieme, senza obblighi, perché non ce n’è bisogno. Non passiamo ore al telefono, anzi ci sentiamo e ci vediamo poco, siamo liberi e ci vogliamo bene per scelta, una scelta che potrebbe cambiare in qualsiasi momento, sia da parte tua che da parte mia, ma fino ad oggi non è mai cambiata.

Tra noi non si fanno complimenti, non abbiamo mai avuto l‘atteggiamento di due innamorati: non andiamo in vacanza insieme, non abbiamo mai celebrato san Valentino, non ci facciamo regali, un po’ brutalmente diciamo che tra noi facciamo sesso perché dire che facciamo l’amore ci sembra strano, anche se forse è vero. Non ti mitizzo, ma penso che tu sia la persona più intelligente e più onesta che conosco. Con tutti i tuoi difetti, che ci sono eccome, non ti cambierei con nessuno, per nessun motivo.

Mi piace tutto di te, anche i tuoi difetti, perché sono parte di te. Mi piace la tua immediatezza, il fatto che non reciti, che non sei ipocrita, che sopporti le mie meschinerie, che sai come prendermi, anche perché sai di avere un fascino su di me. In effetti tu sei quello forte tra noi due ma non ne hai mai approfittato. Quando avevi una posizione di vantaggio e io restavo indietro, tu ti fermavi ad aspettarmi. Hai una dignità, non scendi a compromessi per motivi di interesse. Sei generoso, se puoi fare qualcosa di buono per un altro, la fai, chiunque sia l’altro.

Mi colpisce molto il fatto che anche io esercito un fascino su di te, e lo capisco dal fatto che in fondo me le dai tutte vinte, non nel senso che si fa sempre quello che dico io, ma nel senso che non mi hai mai messo in una situazione di difficoltà. In questa mail ti posso dire tutte queste cose che non ti potrei dire di persona, perché mi sommergeresti di ironia, non di ironia cattiva, ma come per farmi capire che di dire tutte queste cose non ce n’è nessun bisogno ma che io lo faccio perché i miei buoni sentimenti mi gratificano.

In una cosa eri lontanissimo da me, nel fatto che sei stato sempre sessualmente molto disinibito, l’esatto contrario mio. Alle cose del sesso mi ci hai portato piano piano, senza mettermi ansia e penso che ti abbia fatto piacere vedere che ti seguivo. Non so da che cosa tu avessi capito fin dall’inizio che ti avrei seguito, ma lo avevi capito, non hai mai avuto paura che la mia risposta potesse non arrivare, magari una mezza risposta, ma comunque non una risposta negativa in ogni caso.

Dire che noi stiamo insieme per il sesso non è del tutto vero. Il sesso conta, ma noi siamo anche amici nel senso profondo del termine, sei più di quello che ho sempre sognato, sei vero, non sei un parto della mia fantasia, non fai quello che vorrei io, sei un’altra persona, mi porti nel tuo mondo, mi tiri fuori da me stesso. Se penso a te mi sento felice. Ti voglio bene!

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UNA RELAZIONE GAY COMPLICATA MA AUTENTICA

Caro Project,
ho 37 anni, non sono più un beginner e dopo molte perplessità e molti dubbi sul che cosa fare, dovuti soprattutto al fatto che ho collezionato parecchie delusioni, mi sono deciso, se si può dire così, ad imbarcarmi in una relazione con un ragazzo che adesso ha 35 anni. La relazione è cominciata alla fine del 2020 in piena pandemia.

Tutto è cominciato su un social, come era successo anche le altre volte, ma questa volta mi sono trovato di fronte a un ragazzo che mi piaceva moltissimo e che, cosa strana a dire, mi faceva la corte in un modo molto delicato anche se insistente. Quando dico che mi piaceva moltissimo non intendo dire soltanto che era un bel ragazzo ma anche che la sua parte sessuale mi piaceva molto, perché somigliava moltissimo alla mia, sia anatomicamente, se possiamo dire così, che come risposte fisiologiche. E forse anche per questo tra noi non c’è mai stato imbarazzo sessuale e nemmeno competizione.

Sul piano affettivo le esperienze accumulate in precedenza mi avevano insegnato a temere in particolare alcuni segnali di sostanziale indifferenza affettiva, ma con lui non avevo avvertito alcun segnale di allarme, forse anche perché, dato che mi piaceva molto, avevo abbassato la guardia. Sul piano sessuale era la prima volta che mi sentivo totalmente a mio agio.

Dopo un paio di mesi ero passato dall’essere perplesso all’essere innamorato perso di Ezio (così lo chiamavo anche se non era il suo nome). Pochi giorni dopo quello che allora chiamavo il nostro secondo comple-mese, siamo arrivati al sesso. Non posso negare che i primi giorni ero entusiasta, mi sentivo voluto, apprezzato, e non mi era mai capitato niente di simile prima. Il sesso con Ezio era assolutamente spontaneo, lo era lui e lo ero io, mi sembrava una specie di paradiso terrestre.

Non avevamo segreti fisici uno per l’altro conoscevamo ogni centimetro del corpo dell’altro. Lui è più alto e più forte di me, ma la nostra costituzione fisica è molto simile, stessa tipologia di mani e piedi, stessa forma della testa, stesso colore di capelli, insomma, non so da parte sua, ma da parte mia avere un ragazzo come lui che voleva stare con me mi sembrava un sogno, ed era felice di starci e lo vedevo ogni giorno.

Poi col passare del tempo ha cominciato a propormi forme di sesso, diciamo così, più disinibito, e la cosa mi sembrava un po’ fuori luogo. Mi dicevo: “Ma se sta veramente bene con me, così come sembra, perché andare a cercare cose strane?” Mi sentivo un po’ spiazzato, lui insisteva e insisteva troppo, a qualche richiesta alla fine ho acconsentito, ma altre mi sembravano proprio assurde, mentre lui le vedeva molto coinvolgenti, o meglio, come diceva lui: “eccitanti”.

Qualche volta (è successo di rado ma è successo) mi sono chiesto perché lui insistesse tanto. Avevo avuto l’impressione che, in fondo, a lui di quella particolare pratica sessuale importasse piuttosto poco e che quello che gli interessava veramente era vedermi cedere e, alla fine, dirgli comunque di sì. In qualche modo pensavo che volesse mettere alla prova il potere che aveva su di me attraverso il sesso. Una volta accettata la sua proposta, e messa in pratica magari una sola volta, poi passava al dimenticatoio e arrivava la proposta di qualcosa di diverso.

Francamente ero di nuovo molto perplesso. In teoria pensavo che avrei fatto meglio a dire addio a Ezio e ad andarmene per la mia strada, ma non l’ho fatto perché il nostro rapporto, a parte questa questione relativa al sesso, aveva tutte le caratteristiche di un rapporto vero e importante. Lui parlava con me di tutto e con la massima sincerità e pure io, che non lo avevo mai fatto, ho cominciato a fare esattamente lo stesso con lui. C’era stima reciproca e ci volevamo bene, di questo non ho dubbi. Nel complesso i lati positivi erano di gran lunga più significativi di quelli, diciamo così, problematici.

Un giorno mi propone di fare sesso mentre il telefonino filma la scena. Qui perdo la pazienza e rispondo in modo drastico e allora lui mi dice che vuole che io veda un video che ha registrato mentre stava facendo sesso con un altro ragazzo. Al che perdo la pazienza peggio di prima e cerco di fargli capire che sta passando i limiti del buon senso. Allora smette di insistere e cambia del tutto tono, mi chiede se ho qualcosa da mangiare e un succo di frutta da bere. Io tiro fuori qualcosa dal frigo e parliamo d’altro per una mezz’ora, poi se ne va apparentemente tranquillo.

Non lo sento per una quindicina di giorni e penso che sia sparito definitivamente, ma alla fine si fa risentire, arriva a casa mia in piena notte, mi chiede se mi va, e sa che non gli direi comunque di no. Facciamo sesso in un modo molto tranquillo che mi piace moltissimo, nessuna stranezza ed è veramente coinvolto. Se ne va che è quasi mattina e io sono felice, penso che i nostri problemi siano definitivamente risolti, ma non è così.

Il sabato successivo è di nuovo a casa mia e mi propone di chiamare un amico comune mentre lui nel frattempo avrebbe cercato di eccitarmi e di fare sesso con me. Gli dico chiaramente di no e temo che se ne possa andare per sparire definitivamente, ma non succede così. Non se ne va. Si siede sul bordo del letto mentre io sto su una poltroncina e parliamo. Parliamo seriamente. Il mio rifiuto non ha cambiato nulla.

Parliamo per molto tempo con lunghe pause di silenzio, poi si spoglia, si sdraia sul letto, sopra la coperta, e mi fa cenno con la mano di andarmi a sdraiare accanto a lui. Mi spoglio anche io a vado a stendermi accanto a lui anche io sopra la coperta. Restiamo così per diversi minuti in silenzio, poi mi prende la mano e la strige forte, io rispondo con tutta la forza che ho. Facciamo sesso senza stranezze e, dopo, restiamo nudi sul letto. L’atmosfera è serena, mi giro verso di lui e lui mi sorride, mi sembra un momento assolutamente magico. Resta con me tutta la notte. La mattina della domenica vado a prendere la colazione al bar e la porto a casa, apparecchio in cucina mentre lui è in bagno, quando esce mi sorride e va a sedersi per fare colazione.

Le volte successive che ci vediamo, con me è prudente e non mi fa proposte strane o meglio, se si accorge che non sono disponibile cambia subito discorso, ma non assume atteggiamenti difensivi, non si chiude in se stesso, non fa discorsi rivendicativi, niente di tutto questo, continua a parlare con me con la massima sincerità anche di cose scabrose che possono rischiare di metterlo in cattiva luce, e questo mi colpisce molto. Lo ascolto con la massima attenzione per cercare di capire che cosa si porta veramente dentro e piano piano comincio a rendermi conto della sua storia, di quello che ha passato prima di conoscermi e, se mai fosse possibile, gli voglio bene più di prima.

Le stranezze ci sono ma lui si controlla e a me chiede solo quello che sa che posso dargli, però di me si fida, si rende conto che parlare chiaro non mi ha allontanato da lui ma ha fatto esattamente il contrario. Io ho cercato di venirgli incontro, almeno nei limiti in cui mi è stato possibile, e lui lo ha notato, ha capito che ci ho messo tutta la mia buona volontà e ha cercato di venire lui incontro a me, evitando insistenze e cercando lui di conformarsi al mio modo di vedere le cose.

Certe volte è drastico e mi dice delle cose tremende che hanno comunque un nucleo di verità. Si tratta di discorsi che in genere si fanno al momento della resa dei conti finale, lui quei discorsi me li fa ma non ne segue nessuna resa dei conti, e mi dice anche una cosa che io non avrei mai immaginato e cioè che si sente gratificato quando fa sesso con me perché non gli dico mai di no in modo radicale e aggiunge che certe cose le dico a parole ma certe altre gliele faccio capire attraverso il sesso, perché non avrei il coraggio di dirgliele a parole. In pratica penso che si riferisca al fatto che mi vede coinvolto molto più di quanto dico di esserlo.

Noi non siamo dipendenti uno dall’altro, lui ha la sua vita, che io rispetto, ci vediamo tutto sommato abbastanza poco, più o meno una volta ogni dieci o quindici giorni, ma adesso, quando ci vediamo passiamo veramente delle ore bellissime insieme e non solo di sesso, prima non accadeva, e i momenti di scontro (non distruttivo) erano frequenti. Il nostro è uno strano rapporto ma penso sia un rapporto importante per entrambi. Vorrei che lui fosse sereno, che trovasse una serenità vera e profonda. Non sono io che potrò dargliela ma posso almeno cercare di creare un clima favorevole, perché gli voglio bene e lui ha dato un senso (un senso complicato ma autentico) alla mia vita.

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SESSO GAY E INTIMITA’ SESSUALE

Il sesso non è performance, non si tratta di dare spettacolo o di dare dimostrazioni di vario genere. Il sesso vero non è un film porno. Il sesso, e parlo in particolare del sesso gay, cioè di una dimensione sessuale che non ha nulla a che vedere con la procreazione, è essenzialmente intimità condivisa. Premetto che questo concetto di sessualità è molto largo e comprende tante cose che non sono sesso in senso stretto, ma hanno o possono avere molte implicazioni sessuali. Si raggiunge una intimità sessuale vera quando non si è condizionati dal proprio partner, nel senso che non ci si sente né costretti né artificiosamente indotti a fare sesso, ma lo si fa liberamente, quando chiedere un contatto sessuale al proprio compagno non crea imbarazzo e non può suscitare in nessun caso risposte perplesse o imbarazzate, quando la richiesta di un contatto sessuale da parte del proprio compagno viene accolta come una cosa positiva e di grande significato affettivo, quando lo stare nudi insieme non crea ansia o imbarazzo, quando il contatto fisico è senza riserve e senza tabù. L’unico vero problema, nel sesso gay, è rappresentato dal rischio delle malattie sessualmente trasmesse, ma al di là di questo rischio, che è oggettivo e che bisogna SEMPRE prevenire in modo adeguato, non esistono in pratica altri veri problemi.

Il sesso, tutto il sesso, è assolutamente incompatibile con l’idea del dominio, della sopraffazione o della strumentalizzazione dell’altro. Nei rapporti sessuali gay la regola della parità dei partner è assolutamente fondamentale. Chi cerca di usare il sesso come mezzo di dominio e di controllo di un’altra persona o semplicemente si comporta inducendo anche inconsciamente forme di subordinazione o di timore nell’altro, è bene che capisca che quelle finalità è quei comportamenti sono la negazione della sessualità, che è una partecipazione profonda alla vita dell’altro, alle sue ansie e ai suoi problemi, cioè alla vita dell’altro nel suo complesso, perché nel sesso si riflette l’intera personalità di un individuo. Ed è per questo che vivere bene la sessualità porta benefici grandissimi non solo al tono dell’umore, ma all’equilibrio complessivo della persona e al suo stato di salute generale.

La condivisione della sessualità, quando è autentica e reciproca, abbassa i livelli di ansia e aiuta ad affrontare insieme anche i problemi della vita ordinaria, perché crea un legame solido, un rapporto di fiducia e di stima tra due persone che si sostengono reciprocamente e possono partecipare uno alle decisioni dell’altro esprimendo anche un diverso punto di vista, cosa che non fa mai male.

Accettare l’idea che si debba giungere a compromessi e che la convivenza pacifica è in fondo l’arte del compromesso è un indice di maturità, ma se è facile accettare compromessi su questioni oggettivamente di peso molto relativo, quanto più una scelta implica livelli profondi dell’affettività di una persona, tanto più difficile diventa accettare compromessi. Si può accettare facilmente l’idea di andare una domenica con un amico a vedere un film anche se il film non ci interessa, ma è moralmente riprovevole accettare di sposare una donna invece di un’altra per conseguire vantaggi economici o di carriera. Nel dire moralmente riprovevole, intendo dire che una scelta del genere non è solo teoricamente immorale ma finisce per condizionare negativamente tutta la vita. In sostanza le scelte immorali sembrano portare vantaggi, o forse portano oggettivamente vantaggi nell’immediato, ma a lungo termine si pagano e spesso molto pesantemente. Mescolare l’interesse sessuale con interessi di altra natura, cioè con interessi legati alla ricerca di vantaggi di tipo economico o sociale, significa subordinare una scelta affettiva fondamentale al conseguimento di finalità che appaiono fondamentali ma non lo sono affatto. Chi toglie valore alla sessualità subordinandola a fini non affettivi, nega una parte essenziale di sé in nome di interessi sostanzialmente effimeri, cioè subordina l’essenziale al marginale.

La sessualità non va mitizzata né decontestualizzata, proprio perché è relazionale, non esiste in astratto ma soltanto in situazioni specifiche. Le esperienze legate alla sessualità sono vissute in modo strettamente personale e dipendono dalla relazione con un altro individuo specifico. Ciò che si è vissuto con Tizio non ha niente a che vedere con ciò che si potrà o si potrebbe vivere con Caio. È proprio per questa ragione che definire delle regole del comportamento sessuale non ha sostanzialmente significato. Non esiste alcun manuale della sessualità al di là dell’unica regola fondamentale secondo la quale la sessualità deve essere una forma d’amore. Le uniche regole di comportamento sessuale ammissibili sono in effetti soltanto corollari dell’unica regola fondamentale.

Regole astratte, come la monogamia stretta, la definitività almeno tendenziale del legame e quindi la sua irrevocabilità o la sua difficile revocabilità, la necessità della convivenza, la socializzazione del rapporto, ecc. ecc., non sono che tentativi di incasellare un rapporto affettivo entro categorie analoghe a quelle che si danno per scontate, pur non essendolo affatto, nell’ambito del matrimonio. Che quelle regole possano non avere alcuna utilità e possano essere addirittura di intralcio nell’ambito del matrimonio, ovviamente eterosessuale, è stato già riconosciuto a livello sociale, attraverso l’introduzione del divorzio, che tra l’altro è un istituto antico come il mondo, almeno nei paesi in cui la legge ha conservato una sua sostanziale laicità, cioè è stata vista come una organizzazione dell’esistente e non come una forma di imposizione indiretta di comportamenti ritenuti giusti a priori. In ambito eterosessuale esiste il problema oggettivo della tutela dell’interesse dei figli e una regolamentazione del matrimonio ha comunque una motivazione. In buona sostanza il vero problema, in quell’ambito, è costituito dalla definizione dei limiti entro i quali il legislatore può operare. Nell’ambito dei rapporti omosessuali, se ci si riferisce alla tutela dei figli, laddove ce ne sono, non si può che fare riferimento alla stessa disciplina che regola i rapporti eterosessuali, perché l’interesse da tutelare è quello dei minori e non quello degli adulti, ma quando non ci sono figli, come ancora oggi accade nella stragrande maggioranza dei casi, in uno stato laico non è ammissibile alcuna intromissione restrittiva da parte del legislatore, mentre è doveroso ogni intervento volto a garantire la parità di trattamento con le coppie eterosessuali per i partner delle unioni omosessuali che intendono formalizzare legalmente il loro rapporto.

Ovviamente una cosa è la sostanza del rapporto di coppia e un’altra cosa è la sua formalizzazione legale, che non è un obbligo ma un diritto che deve essere oggetto di scelta condivisa da parte dei due partner, ma, va ribadito, deve essere solo la formalizzazione di qualcosa di già esistente. Il rapporto di coppia non si costituisce col matrimonio o con qualsiasi altro strumento giuridico e, anzi, si può affermare che la formalizzazione del rapporto non costituisce in nessun caso un puntello per mantenere in piedi una unione traballante o per creare un vincolo affettivo. In una coppia gay la condivisione dell’intimità sessuale è un fatto assolutamente primario e libero, non è una scelta o una decisione razionale che tenga conto di prevedibili vantaggi e svantaggi. La condivisione dell’intimità sessuale, se non è assolutamente spontanea e istintiva, è il risultato di una forzatura o di un’auto-forzatura più o meno violenta e proprio per questo nasce viziata dalla mancanza di spontaneità ed è destinata a non produrre effetti positivi.

L’esperienza insegna che come un ragazzo etero non è attratto verso tutte le donne, così un ragazzo gay non è attratto verso tutti gli uomini e, anzi, la stragrande maggioranza degli uomini gli è del tutto indifferente, perché l’attrazione sessuale scatta soltanto nei confronti di poche o pochissime persone. È solo con quelle persone che si sperimenta una vera forma di coinvolgimento sessuale, su quelle persone soltanto, se si ha modo di conoscerle meglio, è possibile vivere forme di vera eccitazione sessuale. Se l’attrazione è reciproca allora l’idea di condividere la propria sessualità diventa una possibilità concreta.

Va sottolineato che la formula tradizionale secondo la quale le coppie bene assortite, che sarebbe meglio definire coppie stabili, devono essere formate da individui tra loro molto simili, è un classico preconcetto che non trova alcuna corrispondenza nella realtà. Non esistono parametri a priori che consentano di prevedere la maggiore o minore stabilità di una ipotetica coppia sulla base della sola osservazione dei due ipotetici partner separatamente uno dall’altro. La sessualità è relazionale e spesso le coppie stabili trovano “la loro motivazione” in cose che viste dal di fuori hanno ben poco significato o non ne hanno affatto. Le motivazioni per le quali una coppia dura nel tempo sono inerenti a quella singola coppia e non sono generalizzabili.

Un elemento si registra però quasi costantemente all’atto della formazione di un nuovo e vero legame di coppia: quando un ragazzo si sente attratto da un altro e si rende conto che l’altro condivide gli stessi sentimenti, il coinvolgimento è totale e entrambi provano la sensazione di cominciare una “vita nuova” una vita in due. Non è detto che queste sensazioni siano destinate a durare nel tempo, perché l’interesse istintivo nasce spesso sulla base non di una conoscenza reciproca seria ma di proiezioni di ciò che si desidera, proiezioni che si rischia talvolta di confondere con la realtà. Il ragazzo che mi attira sessualmente è bellissimo, serissimo, buonissimo, bravissimo, innamoratissimo di me, ecc. ecc.. Naturalmente queste assunzioni di principio dovranno poi fare i conti con la realtà, ma, se, anche ridimensionate, rimarranno sostanzialmente in piedi, portando magari a una conclusione del tipo: “Lui ha i suoi difetti, ma io non lo scambierei con nessun altro!” e simili valutazioni saranno state fatte anche dall’altro partner, non si potrà che prendere atto che una coppia si è di fatto costituita.

Coppia significa libertà reciproca, stima reciproca, conoscenza reciproca senza tabù e condivisione della sessualità, è qui comincia il difficile, perché, lo sottolineo, in questo caso condivisione significa condivisone senza riserve, senza zone d’ombra, senza omissioni. Non c’è una vera stima del proprio partner se non lo si ritiene all’altezza di capire integralmente il nostro punto di vista e il nostro vissuto, parlo di capire, non necessariamente di condividere, ma, sia ben chiaro, per capire i comportamenti di un individuo bisogna non porsi in atteggiamento giudicante e avere quantomeno rispetto per quello che non si condivide. Non condividere non significa giudicare negativamente ma soltanto non vivere in prima persona le stesse cose.

La condivisione della sessualità è una forma di affidamento reciproco. Ciascun partner confida all’altro aspetti privatissimi della sua persona, cosa questa che è possibile solo quando c’è una stima reciproca profonda. Ovviamente questo affidamento presuppone l’assoluta riservatezza da parte del partner. La violazione della riservatezza è sempre un comportamento da irresponsabile, ma quando si tratta di sessualità risulta particolarmente sgradevole per il partner e se la violazione della riservatezza è pienamente consapevole e voluta, rappresenta una forma odiosa di aggressività che rende impensabile la prosecuzione del rapporto. Ciò che si è saputo nell’ambito di un rapporto di coppia, e non di un generico rapporto di tipo sociale, deve rimanere strettamente nell’ambito di quella relazione di coppia. La violazione di questo principio di riservatezza, anche nei confronti dei genitori o dei fratelli risulta intollerabile e non ammette alcuna giustificazione. Allo stesso modo, i problemi di coppia devono essere risolti all’interno della coppia, possono anche essere chiamate ad intervenire altre persone ma esclusivamente nel caso in cui entrambi i partner siano d’accordo, altrimenti la privacy della coppia ne resterebbe violata e uno dei due partner vedrebbe pesantemente tradita la fiducia che riponeva nel partner.

Condivisione della sessualità significa ricerca di un equilibrio, ossia di un compromesso tra diversi modi di vivere la sessualità. Quanto meno le visioni della sessualità dei due partner sono compatibili, tanto più sarà complessa la ricerca dell’equilibrio. Sottolineo che non ho parlato di identità o di somiglianza ma di compatibilità. Due persone possono avere visioni distinte della sessualità che, tuttavia, sono perfettamente compatibili. Il mantenimento dell’equilibrio non è sempre facile e i momenti di crisi esistono. Una coppia solida non è una coppia immune da momenti di crisi, ma una coppia che riesce a trovare al suo interno motivazioni sufficienti per superare la crisi e procedere oltre.

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AUTOBIOGRAFIA SESSUALE di John Addington Symonds

Vi comunico che oggi ho messo in rete un mio nuovo lavoro:

“AUTOBIOGRAFIA SESSUALE DI JOHN ADDINGTON SYMONDS ”.

Si tratta di un testo di una sessantina di pagine, che è anche corredato di note che richiedono l’impaginazione tipica di un libro, e che, quindi, non può essere riportato in un post di un forum.

Il testo è basato su una recente e importante pubblicazione “The Memoirs of John Addington Symonds”, in the critical edition edited by Amber K. Regis for Palgrave Macmillan, 2016, in the Genders and Sexualities in History series, dalla quale ho tratto i testi di Symonds che cito nel mio saggio.

Non si tratta di un qualsiasi libro di Memorie ma della autobiografia sessuale dell’autore, scritta con assoluta aderenza ai fatti e con assoluta trasparenza per lasciare un documento della vera evoluzione sessuale di un Inglese colto nato nel 1840 e morto nel 1893. Ho tradotto in Italiano per la Biblioteca di Progetto Gay  due importanti libri di Symonds, e penso sia veramente utile pubblicare ora, sia in Inglese che in Italiano un testo che illustra l’evoluzione della sessualità di Symonds.

I Memoires di Symonds sono un unicum, perché sono e restano ancora oggi l’unica seria autobiografia sessuale (assolutamente libera da interessi commerciali di qualsiasi genere) che sia stata pubblicata. Va sottolineato che il testo non era originariamente destinato alla pubblicazione perché in Inghilterra, patria dell’autore, l’omosessualità era punita dalla legge criminale e il testo che vi presento sarebbe stato certamente  considerato osceno e la sua pubblicazione sarebbe stata quindi un vero crimine. Non si tratta di un romanzo. Symonds oltre a raccontare i fatti fa esplicitamente i nomi dei protagonisti. Il libro, che ha richiesto all’autore uno sforzo notevolissimo e lo ha allontanato dalla possibilità di perseguire un maggiore successo nel campo della storia dell’arte e della cultura classica, di cui si occupava a livello accademico, è quindi un contributo unico allo studio della omosessualità che al suo tempo muoveva i primi e incerti passi. Va sottolineato che Symonds si sposò ed ebbe quattro figlie, e la storia del suo matrimonio, portato avanti nonostante alcune importanti e serie storie omosessuali, è una testimonianza unica nel suo genere.

Sarò immensamente grato a chiunque leggerà il mio lavoro e vorrà farmi conoscere il suo pensiero in proposito.

Potete leggere il libro semplicemente cliccando sul seguente link:

http://gayproject.altervista.org/johh_addington_symonds_omosessuale.pdf

Ricordo che tutto il materiale di Progetto Gay è sempre e assolutamente gratuito e Progetto Gay non chiede mai dati personali e non conserva alcun dato relativo agli accessi.

COPPIE GAY E PAUSE DI ATTESA

Caro Project, ti è mai capitato di sentirti distrutto da un’attesa? Distrutto no, ma malinconico parecchio? Perché è quello che mi sta succedendo. Ho 27 anni e il mio lui ne ha 25, ci vogliamo bene però io ho sempre paura di poter essere troppo invadente, di pretendere che lui sia mio e questa è probabilmente una pretesa stupida. Se vuole stare con me ci deve voler stare lui, ma senza sentirsi costretto o anche solo vagamente tenuto a stare con me, per questo io non lo cerco, o meglio lo faccio molto raramente e mi limito in genere a manifestargli il mio entusiasmo quando mi cerca lui.

In altri tempi gli ho manifestato un po’ di possessività e ho rischiato di mettere seriamente in crisi il nostro rapporto. In fondo non posso pretendere che lui non abbia una vita sessuale al di là di quella che ha con me. Lui mi vuole bene e anche sessualmente è proprio entusiasta di stare con me. Una certa preoccupazione ce l’ho per via delle malattie sessualmente trasmesse ma tra noi il sesso è veramente a bassissimo rischio e non è nemmeno una cosa frequente, perché ci vediamo poco e comunque lui non è uno sprovveduto.

Io so che lui vede altri ragazzi, lo so perché me lo ha detto lui ma, almeno fino adesso, questo fatto non ha mai messo in crisi i nostri rapporti. Non sono geloso ma mi pesano molto le pause lunghe che, però, tante volte potrebbero benissimo derivare e penso che derivino da impegni di studio o di lavoro. Io lo vorrei sempre con me, o almeno vorrei stare con lui quanto più frequentemente possibile. Mi dico che dovrei chiamarlo, ma poi ne faccio a meno e mi dico che se volesse stare con me sarebbe lui a chiamarmi come è successo quasi sempre.

Francamente non ho paura di perderlo, anzi penso che il rapporto con lui non si perderà proprio, ma lo devo lasciare anche libero. In effetti, fino adesso, anche se con pause lunghe pure due settimane o più, non ci siamo mai persi realmente di vista. Quando ci vediamo stiamo bene insieme, anche se io vorrei che ci vedessimo, o almeno ci sentissimo di più.

Qualche volta penso di avere di lui un’immagine piuttosto mitica e poco realistica ma, quando ci incontriamo, il rapporto tra noi è talmente sciolto e gradevole, da entrambe le parti, che i dubbi mi passano del tutto, salvo poi a tornarmi quando cominciano a passare alcuni giorni e mi torna in testa che forse potrebbe aver cominciato a mettermi da parte. In un certo senso io do per scontato che prima o poi succederà. Tutte le cose umane hanno un inizio e una fine e di cose che non si perdono col passare del tempo ce ne sono certamente, ma sono pochissime.

Però anche la consapevolezza che prima o poi lo perderò non mi smonta. Quando succederà succederà, ma fino allora con lui ci voglio stare bene, perché ci sto bene e vedo che anche lui sta bene con me. Il problema sono le pause, quando diventano troppo lunghe. Lui non è uomo di messaggini e di regaletti, queste cose non le capisce e lo infastidiscono pure. Anche se è giovane ha mille impegni e, secondo me, è destinato ad un futuro notevole e glielo auguro di cuore.

Non è un perditempo giramondo, non è discotecato, niente del genere, studia molto, prende le cose sul serio, prende sul serio anche me, ma non come obbligo, perché mi vede soprattutto come un momento di evasione, come una parte riservatissima della sua vita in cui può finalmente essere se stesso e sa di essere accettato e amato per quello che è e non per quello che fa. Io penso proprio che in me lui trovi la possibilità, probabilmente l’unica possibilità che ha, di essere accettato senza riserve.

Con altri ragazzi ai quali vuole bene certe volte arriva allo scontro o alle incomprensioni, con me non è mai successo. Ecco questa è una cosa che ho notato spesso, con me non entra mai in competizione, mi sta ad ascoltare e penso si senta gratificato dal fatto che gli dico che è una delle persone migliori che ho conosciuto, proprio moralmente, perché non mi ha mai raccontato balle, non so se lo ha fatto con altre persone, ma con me non è mai successo.

Quando non c’è, dopo qualche giorno mi manca, gli voglio bene, non so dire se ne sono innamorato, forse no, ma gli voglio bene, quando lo vedo preoccupato o ansioso vorrei poterlo fare stare meglio ma so che non posso fare gran che. Lui da me si aspetta un comportamento forte, non mi vede debole o esitante, se mi lascio andare mi rimprovera. Ci sono stati periodi in cui pensavo che stesse con me solo per il sesso, ma adesso non lo penso più. Non riesco a capire che cosa lui pensa veramente di me, cioè come mi giudica, e per cercare di capirlo mi devo basare sui fatti.

Di me si fida e d’altra parte io mi fido di lui, non mi ha mai messo in difficoltà con altre persone, non fa pettegolezzi e ha un rispetto sostanziale degli altri e con me, col passare del tempo, ha creato un rapporto veramente molto bello, anche se decisamente fuori schema per moltissimi aspetti. Io ho un mio ruolo, che è un ruolo serio che può sembrare limitato, perché in qualche modo è parziale, ma è autentico.

Nella mia vita mi è capitato di trovare altri due ragazzi che per me sono stati importanti, loro erano innamorati di me ma io avvertivo qualche nota dissonante e alla fine mi sono allontanato. Non so come dire, forse a me ci tenevano troppo, o a me sembrava che ci tenessero troppo. Loro dicevano cose splendide ma in qualche modo eccessive. Lui invece non ha mai fatto dichiarazioni, anzi mi ha sempre messo in guardia perché io non vedessi in lui quello che non c’era. Non ha promesso la luna, anzi non ha promesso proprio nulla, ma di fatto il rapporto con lui ha avuto fin dall’inizio un altro spessore. Con me non ha mai recitato.

Insomma, Project, mi manca, questo non lo posso negare, ma forse queste pause hanno anche un senso perché il nostro rapporto non si logora nel quotidiano e quando ci vediamo c’è veramente il piacere di stare insieme, anche se io penso che tutto potrebbe funzionare altrettanto bene in una dimensione quotidiana di convivenza. Comunque sarà quello che dovrà essere, senza forzature, il punto fermo è che ci vogliamo bene.

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COPPIE GAY TRA SESSO E AMORE

Caro Project, leggo da anni il forum, che mi piace e mi fa anche riflettere, vorrei dire che in certi casi mi mette in guardia contro problemi e situazioni che non avevo previsto. Ho 30 anni, il mio ragazzo ne ha 33, non siamo più giovanissimi, le cose tra noi vanno abbastanza bene, nel senso che in qualche modo vanno.

Siamo entrambi non dichiarati pubblicamente, io però tengo di più alla mia privacy, lui la sua la trascura un po’ ed è quasi convinto che le mie insistenze su questo tema siano esagerate, ma le accetta perché viviamo in ambienti molto diversi, sia a livello familiare che di lavoro. Noi non conviviamo, e la ragione, o almeno la ragione ufficiale, è essenzialmente una: la salvaguardia della mia privacy, però, anche prima che si parlasse di coming out e di convivenza, lui aveva messo bene in chiaro che l’idea di convivere con me non gli veniva affatto spontanea e che l’avrebbe considerata una forzatura.

Noi ci vediamo spesso, diciamo almeno una volta alla settimana, non di più perché i nostri orari di lavoro non si combinano e perché non viviamo nella stessa città ma in città vicine, collegate della ferrovia. La maggior parte delle volte vado io da lui, lui viene raramente a casa mia. Tra noi c’è una regola non scritta, che a me non piace per niente, cioè che non si resta a dormire a casa dell’altro e si va via in orario tale che permetta di prendere l’ultimo treno della sera, poco prima di mezzanotte. Questa regola non l’abbiamo mai decisa e non ne abbiamo mai parlato, ma l’abbiamo sempre rispettata.

Considera che lui a casa sua ha un letto solo e ne avevo uno solo anche io, poi mi venne l’idea di comprare un secondo letto, e quando lui lo vide mi chiese per chi fosse. Era evidente che era per lui, ma gli ho dovuto dire che nel caso fosse venuto a trovarmi un amico, avrebbe anche potuto restare una sera a casa mia, a lui è venuto in testa che quel letto potesse essere magari per un ragazzo che io potevo vedere quando lui non c’era, questo lo ha pensato, anche se è del tutto assurdo, ma penso che non gli sia nemmeno passato per la mente che quel letto potesse essere stato messo lì per lui e questo, non lo posso negare, mi ha indisposto parecchio, ma ci sono anche altre cose che non riesco a capire.

Un giorno siamo andati fuori insieme in campagna e ci siamo portati il pranzo al sacco ma ciascuno si è portato le provviste per sé, una volta arrivati a destinazione io ho provato a offrirgli un panino fatto da me, basandomi sui suoi gusti, ma non lo ha voluto e mi ha detto che aveva i suoi, che ovviamente non mi ha offerto. Si comporta come se io potessi contagiarlo con chissà che cosa e questo succedeva ben prima del covid. Ultimamente è molto restio a venire a casa mia, e se io insisto, lui preferisce saltare del tutto l’appuntamento per quella settimana, nell’ultimo mese, per esempio sono andato sempre io da lui e mai vice versa. Certe volte mi viene in mente che potrebbe ritenermi repellente per qualche ragione, al punto di attuare una specie di distanziamento sociale, ma poi, quando facciamo sesso, non esiste più nessuna remora, allora io vado bene al 100% e non si fa complessi di nessun genere.

Non so che peso lui dia al sesso ma penso che lo consideri molto importante ma non come elemento comunicativo, almeno quando ne parla sembra che sia così, ma quando stiamo a letto insieme non è affatto così, ma poi finita la serata di sesso (lui non usa mai la parola amore che sente come un vincolo e una limitazione), sembra quasi pentirsi di essersi lasciato andare e tornano gli atteggiamenti di distanziamento sociale e di svalutazione di quello che ha appena fatto e francamente questo atteggiamento mi crea forte disagio. È come se dopo aver fatto sesso con la massima partecipazione, ci ripensasse e si rendesse conto di avere fatto qualcosa che non voleva fare o alla quale avrebbe dovuto resistere, e allora si comporta come se fossi stato io a portarlo a fare sesso con me. Può essere anche vero che io ho favorito la strada verso il sesso, ma lui poteva benissimo dirmi di no.

In altri tempi lui aveva altri ragazzi coi quali aveva un rapporto affettivo che a me sembrava serio, in una situazione simile posso anche capire che lui svalutasse la serata di sesso passata con me, perché magari la vedeva come un tradimento nei confronti del ragazzo di cui allora si sentiva innamorato, ma adesso? Forse ha ancora un ragazzo che lui considera veramente il suo ragazzo e magari è innamoratissimo di quel ragazzo, però dico solo forse, perché non mi sembra che sia così e non posso nemmeno chiederglielo perché ho paura della risposta, e francamente sapere che nel nostro rapporto io conto per quello che faccio e non per quello che sono, mi riesce inaccettabile.

È vero che alla fine si accetta tutto o comunque molto di più di quello che si pensava, però il disagio si sente. Insomma, Project, che senso ha tutto questo? E la risposta non è così semplice, perché lui ha anche atteggiamenti che sembrano smentire del tutto questi comportamenti, con me non tende a prevalere, ha dei momenti di dolcezza e di affettività che non ti aspetteresti assolutamente. È vero che certe volte mi sento a disagio con lui ma certe volte ci sto veramente bene, paradossalmente sto bene con lui quando lui sta peggio perché magari è depresso o frustrato nelle cose che a lui interessano veramente, ma quando la depressione lascia spazio ad altri progetti io mi sento del tutto marginale e penso di staccarmi da lui, cosa che forse non sarebbe nemmeno così difficile, basterebbe non farsi sentire, non rispondere un paio di volte alle sue chiamate e penso che la cosa finirebbe da sé.

Lo penso, però non lo so e qualche volta non lo penso affatto, anzi penso proprio il contrario. Però forse, e sottolineo forse, lo sto svalutando perché magari ho chiuso le porte del mio cervello sulla base delle mie frustrazioni, che potrebbero venire anche dalle mie fisse piuttosto che dai suoi atteggiamenti. Certe volte mi chiedo: “Ma come si fa a dare al sesso solo un valore connesso al fatto in sé senza pensare all’altro in termini anche affettivi?” E penso che io non ci riesco e lui sì, o almeno così mi sembra. Però non è realmente così, lui non si sente a suo agio nemmeno riducendo il sesso a una cosa essenzialmente fisica, in sostanza non è che quei comportamenti lo fanno stare bene, lui in realtà non sta bene in nessun modo.

Dell’affettività ha evidentemente paura, mi allontana e mi scoraggia quando cerco di portarlo sul mio terreno, mi dice che devo parlargli chiaro e che se viglio fare sesso con lui glielo devo dire, ma se gli dico che non vorrei che si riducesse tutto al sesso e basta, lui mi dice che sono ipocrita e che non devo fargli discorsi “appiccicosi” che lo mettono in difficoltà. Però quando gli dico che una sua telefonata mi ha fatto piacere, lui mi risponde: “Anche a me…” e sono convinto che sia vero, cioè un contatto affettivo vero c’è e questo non lo posso negare.

All’inizio non avevo minimamente previsto una involuzione così complicata, pensavo che mi sarei dovuto adattare a lasciarlo libero o addirittura ad incoraggiarlo verso i ragazzi di cui si innamorava, ma alla fine il problema non è stato questo. Lo vedo profondamente diviso, ha paura di finire nei vincoli di una relazione troppo stretta che non gli piacerebbe affatto, ma nello stesso tempo si sente gratificato dall’essere cercato proprio come persona e non solo come partner sessuale. Questa sensazione per lui è nuova e originale ma comincia ad apprezzarla. Una relazione con la convivenza l’avevo anche sognata, ma con lui è una cosa impensabile e forse è impensabile qualsiasi tipo di relazione codificata, e qui mi sarebbe venuto di scrivere “slavo, ammesso che abbia realmente un senso, una relazione di solo sesso”, però devo dire che se per lui le cose codificate non vanno bene, una relazione vera con lui esiste e questo non lo posso negare, sembra che sia basata soprattutto sul sesso e anche lì con la presenza costante di ripensamenti e di malumori e in apparenza senza serenità.

Però lui si merita di più, lo sto denigrando senza un vero motivo. Io ho un difetto di fondo, gioco sempre di rimando, perché tra noi le cose sono complicate, e in tutto questo casino io che faccio? Semplicemente non faccio niente e aspetto che faccia tutto lui, che faccia quello che vuole ma che prenda finalmente una posizione chiara che temo che comunque non ci sarà mai. Non sarà mai il mio ragazzo, o meglio lui non accetterà mai questa definizione, ma sarà di fatto il mio ragazzo. Comincia ad avere paura che resterà solo, anche se sa che non succederà mai, ma allo stesso tempo ha allontanato tutti quelli che forse a lui ci tenevano almeno un po’ e certe volte mi sembra che stia allontanando anche me, ma solo certe volte, perché altre volte, non so se lo fa coscientemente o meno, mi ascolta con attenzione e mi gratifica in modo inatteso quanto desiderato, e forse nemmeno se ne rende conto.

Quando mi gira male, io mi convinco che non faccio che aspettarlo, settimana dopo settimana, e penso che prima o poi si stancherà anche di me, o meglio anche di fare sesso con me, perché di me, da tutti gli altri punti di vista, si è stancato da un pezzo, e forse da prima di cominciare. Ma ci sono momenti in cui credo che non ci sia uomo migliore di lui perché sento proprio la sua presenza accanto a me.

Sono un po’ frastornato, Project, comincio a pensare che cercare di vederlo tutto di una tinta unica sia proprio una partita persa. Non gli do mai colpe, non per mia generosità ma perché probabilmente proprio non ne ha, ma vedo che sta male e questo non mi piace per niente. Se lo vedessi sereno con un altro ragazzo prenderei le distanze senza ripensamenti, ma nella situazione in cui sono oggi, penso che nel suo mondo potrei esserci rimasto solo io, anche qui posso dire che lo penso, ma non lo so, perché di queste cose non parla mai. Vedremo che cosa ci porterà il futuro per il momento posso solo continuare ad a volergli bene.

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FINE DI UNA STORIA GAY

Che cosa porta con sé la fine di una storia, francamente, proprio non lo so, posso dire che cosa ha portato a me la fine di una mia storia, ma ovviamente non è una regola generale.

La fine di una storia non mi ha portato né odio né risentimento nei confronti del mio ex ma mi ha portato un forte senso di impotenza e di frustrazione, come se esistesse un destino ineluttabile contro il quale è inutile combattere. Mi è rimasta anche un’altra sensazione fortissima e cioè quella di essermi creduto onnipotente, capace di cambiare cose che mi sembravano alla mia portata ma erano molto più forti di me.

Non odio il mio ex-compagno, quello che è successo, o meglio che non è successo, non dipende nemmeno da lui, anche lui è una vittima e il fatto che non se ne renda conto non lo rende certo un vincitore. Il nostro dialogo era in effetti un dialogo tra sordi, che hanno certamente parlato tra loro ma ciascuno di essi ha capito quello che ha potuto capire sulla base della sua esperienza. Non c’è stata di fatto nessuna relazione di coppia, eravamo e siamo rimasti due singoli che intendevano proiettarsi nell’altro assumendolo come secondo protagonista della loro storia personale. Qualche forma di comprensione, in certi periodi, c’è pure stata, ma sempre in risposta ad esigenze strettamente individuali, è mancata del tutto, onestamente da entrambe le parti, la volontà di costruire qualcosa in due. I distinguo, il mettere i puntini sulle i, e soprattutto il sottolineare quello che il nostro rapporto non era, sono stati in fondo la nota dominante di tutti i nostri momenti di confronto, nell’ultimo periodo, è venuto meno anche il dialogo, in qualche modo messo da parte dalla sessualità che si presumeva potesse risolvere tutti i problemi, cosa che non è affatto accaduta.

Oggi, a distanza di un po’ di tempo, non riesco ancora a dargli colpe di nessun genere, mi dispiace che soffra. Certe volte penso che lui possa soffrire non tanto della perdita del nostro rapporto, quando dell’orgoglio ferito, ma è difficile interpretare i pensieri di un altro. Quanto a me, mi sono chiesto perché ho voluto pervicacemente andare avanti, nonostante il fatto che il nostro rapporto scricchiolasse da anni. Mi sono domandato se sono andato avanti per mia scelta o perché lui voleva che si andasse avanti. Comunque non ha senso porsi domande del genere. Ci siamo ingannati e strumentalizzati a vicenda e il nostro rapporto è finito per motivazioni in fondo superficiali che non avremmo mai pensato potessero mandarlo in frantumi. L’ordinario e il banale hanno avuto ragione su di noi come su mille altre presunte coppie.

Non provo vero dispiacere per la rottura, quando si prende atto che una cosa è impossibile si smette pure di ragionarci sopra. Ha senso la fine di una storia? Sì, almeno insegna che il fallimento esiste ed è una regola con poche eccezioni. Per evitare di finire male bisogna evitare di cominciare, come se poi cominciare fosse una scelta e non solo un convergere di circostanze, ma queste cosiddette scelte sulle quali il cervello gira a vuoto sono un problema che non mi pongo più da tempo. Non sento più il bisogno di nessuno, di amicizie forse, ma più formali e distaccate, con confini rigidi, non desidero nessuna relazione speciale. Non è un rifiuto, ma proprio l’assenza di un bisogno. Potrebbe essere stata questa, forse, la causa che ha portato alla fine della mia ultima storia, non l’incompatibilità. Anche lui potrebbe essersi logorato in una relazione accettata ma non veramente voluta né da lui né da me, una relazione nata per fare esperienza, per vedere che cosa succede. Finita l’ebbrezza del provare non ci resta più niente.

Mi dispiacerebbe se lui si sentisse ingannato da me, che gli avevo detto cose bellissime alle quali poi non ho dato seguito, ma qui comincerebbe la resa dei conti, che tra noi non c’è mai stata, non siamo mai arrivati a quel livello di meschinità. Io spero che un rispetto reciproco possa rimanere. Noi non ci capiamo e abbiamo probabilmente vite diversissime ma avevo creduto che a qualche livello si potesse costruire qualcosa, mi dispiacerebbe se stesse male. Non capirsi non è una colpa ma solo un fatto. Lui non ha bisogno di altre brutte esperienze, perché ne ha vissute già tante.

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COPPIE GAY E TENEREZZA

Oggi è successa una cosa strana. Mi chiama e mi chiede se mi va che lui passi da me, che in altre parole è una proposta  di fare sesso insieme. Non è questa la cosa strana perché succede e anche piuttosto regolarmente da anni, la cosa strana sarà il modo.  Io ero stanco morto, ma non posso negare che la sua presenza mi mancava e gli ho detto subito di sì. Insomma, quando vedo comparire la sua telefonata sullo smartphone … beh, diciamo che non mi è mai indifferente, mi fa piacere, ma qualche volta mi mette un po’ in ansia, ma ultimamente l’ansia tende a sparire e la reazione è totalmente positiva. Seguendo il solito copione, quindi, sapevo più o meno che cosa potevo aspettarmi, cose comunque gradite e gradevoli ma con qualche dubbio sul come poi la serata sarebbe finita, cioè se sarebbe o meno andato via di cattivo umore, come era successo molte volte, per non dire quasi sempre, salvo forse nell’ultimissimo periodo. Al telefono mi sembrava di umore piuttosto buono e questo mi ha incoraggiato a dire subito di sì, e poi onestamente mi mancava e durante la giornata avevo notato più volte che erano ormai quasi due settimane che non si faceva sentire. È arrivato dopo una mezz’ora ed era sorridente, forse proprio sorridente no, ma sembrava tranquillo, si è comportato con la massima disinvoltura, perché conosce molto bene casa mia, evidentemente anche lui si è sentito rassicurato da me e dal fatto che gli ho detto subito di sì. In effetti, se ci penso bene, devo dire che altre volte ho fatto un po’ troppe storie stupide invece di dirgli subito di sì e questa deve essere stata una delle cause più frequenti che gli facevano cambiare umore. Sentirsi rispondere in modo evasivo ad una proposta di fare un po’ di sesso insieme deve essere veramente sgradevole, comunque questa volta non è capitato. Questa volta ero stanco ma molto ben disposto nei suoi confronti, e in particolare piuttosto ben disposto dai nostri ultimi incontri che mi erano piaciuti molto e avevano lasciato anche a lui un’impressione molto positiva. Insomma, quando arriva, se ne va subito in camera da letto, si spoglia e si mette sotto le coperte, perché effettivamente nella stanza ci fa freddo. Io alzo il riscaldamento ed entro anche io nel letto. Ci abbracciamo, nudo contro nudo, è una sensazione fortissima ma soprattutto dolce. Resto molto impressionato da quell’abbraccio, perché è molto lungo e perché è la prima volta che ci abbracciamo così. In genere non si lascia andare molto facilmente a gesti affettuosi di questo tipo, poi andiamo avanti, nessuno di noi due dice una parola ma lui è molto coinvolto sessualmente, cosa che però, praticamente, gli succede quasi sempre, dopo un po’ comincio a sentirmi stanco e gli dico che ho bisogno di una pausa, lui si mette a sedere nel letto, intanto il condizionatore ha riscaldato un po’ l’ambiente e non si sente più il freddo di prima, anche io mi siedo nel letto e gli chiedo come sta, lui mi risponde: “Bene.” E si vede che non è un modo di dire. Gli prendo la mano e la bacio. In genere non gradisce troppo questi gesti, ma questa volta li accetta, non fa commenti, ha gli occhi un po’ rossi, poi chiude gli occhi e io mi appoggio a lui. Mi chiede: “Ti va di continuare?” Io gli rispondo: “Certo!” E aggiungo che ho desiderato la sua chiamata e che non lo cambierei con nessun altro al mondo e che quando c’è lui mi sento felice, lui non dice nulla, esce dal letto perché comincia a fare caldo, si stende sulla coperta ed è proprio bellissimo.  Esco dal letto anche io. Penso che in quei momenti qualche pensiero molto emotivo gli abbia attraversato la mente, magari ha pensato a persone che io non conosco o conosco solo di nome, o a qualche ricordo di quando era bambino o ragazzo. Io non gli ho fatto domande, gli ho solo detto che aveva gli occhi umidi e lui ha fatto un minimo sorriso, poi li ha richiusi. Dopo che abbiamo finito di fare sesso, in genere, lui guarda il cellulare per vedere che ore sono e mi dice che se ne deve andare subito, questa volta non è successo, ha preso il cellulare, ha guardato l’ora e ha detto: “È tardi ma non mi va di andare via…” Io gli ho detto: “Allora resta qui e te ne vai domani mattina.” Lui mi ha risposto con un’alzata di ciglia possibilista però, poi ha aggiunto: “No, domattina devo essere al lavoro molto presto, devo proprio tornare a casa…”. Ma è stata la prima volta in assoluto che gli è passata per la mente l’idea che avrebbe potuto anche dormire a casa mia. Era tardissimo, molto più tardi delle altre volte, ma non se n’è andato subito comunque. L’ho accarezzato tanto, una cosa di cui comincia a capire il senso, che prima non capiva, lui mi ha risposto con un bacetto leggerissimo, più accennato che altro e mi ha detto: “Fammi andare se no faccio veramente troppo tardi. … Quando arrivo a casa ti mando un sms così non ti preoccupi.” Anche quella dell’sms è stata una assoluta novità. In altri momenti, se gli avessi chiesto io una cosa simile lui mi avrebbe risposto che non ce n’era alcun bisogno e sarebbe finita lì, oggi invece me l’ha proposta lui. Quando è andato via io mi sentivo felice, non del fatto che fosse andato via, è ovvio, ma di tutta la serata passata insieme, mi sembrava un sogno, la realizzazione di qualcosa che avevo desiderato per anni. L’ho sentito vicino come mai era successo prima. Ho sentito più chiaro del solito che anche lui mi vuole bene, in effetti lo sapevo, anche se lui non è mai stato molto espansivo, ma oggi ho avuto l’impressione che si sia lasciato andare a qualche forma di tenerezza in più. Quando si è rivestito di tutto punto per andare via l’ho guardato attentamente ed era proprio bellissimo e mi sono sentito al settimo cielo perché anni fa non avrei mai immaginato una serata come quella di oggi. L’uomo che mi vuole bene è proprio l’unico uomo di cui mi sono veramente innamorato. Con lui non ci avrei mai provato,  mi sembrava un obbiettivo assolutamente irraggiungibile, ma ha fatto tutto lui. Ha capito che probabilmente sarei scappato e me lo ha impedito, ha avuto pazienza e soprattutto si è fidato di me. Prima di conoscerlo ho avuto altre storie ma con lui è stato diverso fin dall’inizio, tutto era molto più problematico ma anche molto più serio, quando l’ho incontrato è cominciato il periodo 2.0 della mia vita, mi ha messo in crisi ma mi ha voluto bene in un altro modo, a modo suo, certo, ma mi ha voluto bene proprio ad un altro livello e soprattutto lui a me ci ha tenuto veramente, non lo ha mai detto con le parole ma lo ha dimostrato coi fatti. Lui ha dovuto affrontare la mia stupidità e la mia ritrosia a credere che tra noi potesse esistere qualcosa di veramente importante, mi ha trattato come uno che a me ci tiene veramente. Non mi ha permesso di lasciare prevalere la mia stupidità, ha allargato i miei orizzonti, ha demolito i miei miti stupidi, mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire che c’erano tantissime cose che io giudicavo ma delle quali non capivo assolutamente nulla e questo vale prima di tutto per il sesso. Fare sesso con lui non era un rito, con gli altri ragazzi era tutto già codificato, con lui no, certe volte mi spiazzava, mi dava risposte che mi gelavano, erano momenti che mi mettevano in crisi e che mi facevano pensare di essere inadeguato, ma tutto questo non lasciava traccia. Il giorno appresso mi chiamava col suo modo di fare un po’ spiccio, per assicurarsi che non l’avessi presa troppo male. Certe volte passava momenti di crisi profonda e voleva rassicurazioni da me e mi chiedeva di andare a prenderlo nei posti più incredibili e alle ore più incredibili, e quelli erano momenti emotivamente intensissimi per lui e per me. Sono cose che non mi sono capitate con nessun altro, probabilmente avevamo un bisogno profondo uno dell’altro, insieme sentivamo di costituire un mondo capace di resistere a tutto. Ora parliamo poco ma non per reticenza, adesso ci capiamo al minimo cenno, non è stato sempre così ma adesso è così. Oggi mi sono sentito felice, non ho la minima paura del futuro perché c’è lui, per me è una certezza, tra noi il sesso ha un significato tutto suo, è qualcosa di rassicurante, di tranquillizzante, e soprattutto di vero, non è mai stato un gioco, ma una forma di dialogo, un modo di capirsi, in certi momenti ci sono degli scambi di sguardi che non hanno bisogno di interpretazioni e che esprimono i sentimenti meglio di tante parole. Oggi, per me, la cosa più bella è stata il dopo-sesso, quei venti minuti in cui puoi dire “ti voglio bene” magari con altre parole e ti senti felice perché ti basta guardarlo negli occhi per capire che questa espressione ha un valore anche per lui. Oggi ho assaggiato per la prima volta che cosa potrebbe essere una convivenza con lui, ma non ci deve essere nessuna pressione, perché la convivenza potrebbe essere anche distruttiva. Oggi va bene così, perché ci vogliamo bene veramente. Non devo desiderare di togliergli la libertà, lui deve essere libero, senza vincoli di nessun tipo. Io lo sento come il mio ragazzo, lui forse non lo è del tutto, ma questo non conta nulla, noi ci vogliamo bene e questa è l’unica cosa che conta. In certi momenti vedo che è proprio contento di stare con me e per me è una soddisfazione grandissima. Se non lo avessi conosciuto la mia vita sarebbe stata molto più vuota. Oggi come oggi non riesco a concepire un futuro senza di lui, e non ho nemmeno paura di perderlo. Anni fa questa paura ce l’avevo, oggi non più, tra noi c’è stima profonda, io non lo vedo come un partner sessuale, ma in un certo senso proprio come un compagno di vita, non un compagno casuale, ma uno che ha scelto di stare con me, e per lui era una scelta tutta in salita, ma l’ha fatta, l’ha voluta fare e ha portato anche me a crederci. So che non se ne andrà e so che non ci stancheremo uno dell’altro. Oggi ho provato momenti di serenità profonda e già sono in attesa di quando ci rivedremo.

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