GAY SOLO NELLA MASTURBAZIONE

Ciao Project,

scriverti questa mail mi riesce molto difficile ma ho letto tante cose che hai scritto e penso tu possa darmi una risposta seria. Ho 22 anni, mi sento realizzato sotto tanti profili: studio, amici, ecc., mi dicono che sono un bel ragazzo, io penso nella media, ho una ragazza da tre anni e con lei ho anche una vita sessuale, facciamo l’amore più o meno tutte le settimane, le cose funzionano nel senso che non ho mai avuto problemi di erezione o cose del genere. Io non prendo l’iniziativa, aspetto che lo faccia lei, così mi sento a mio agio, ormai succede da anni. All’inizio c’era molto la curiosità del sesso in sé o meglio il lasciarsi andare perché in effetti è stata lei che si è innamorata di me, mi sentivo al centro delle sue attenzioni e dei suoi desideri e le cose venivano da sole anche se non ho mai provato un vero desiderio sessuale, cioè quando stavamo lontani per più tempo, di lei mi mancava la compagnia, se vuoi anche l’intimità, ma non il sesso come tale. Ma dopo aver letto i tuoi post, confesso che mi sono venuti parecchi dubbi per la testa perché, anche se in effetti non l’avevo mai considerata una cosa importante, in pratica da sempre, quando mi masturbo immagino situazioni sessuali che coinvolgono “anche” ragazzi e anzi ultimamente è come se quell’anche fosse diventato essenziale. Nelle mie fantasie le donne ci sono ma, diciamo così, sono sempre meno fondamentali, è come se fossero una scusa che mi permette di stare in situazioni sessuali con altri ragazzi e, in effetti, la cosa che più mi eccita in queste fantasie è proprio quel clima di complicità che si forma con gli altri ragazzi, un po’ l’idea di fare insieme qualcosa di sessuale, di farlo con una ragazza, ma di farlo insieme ad altri ragazzi, come se la cosa fatta solo con la ragazza perdesse senso. Mi è capitato circa un mese fa di sognare una situazione simile, cioè di sognare di trovarmi insieme con un ragazzo a parlare di sesso (di sesso fatto con le ragazze) però per me l’importante era sentire parlare di sesso quel ragazzo, era una cosa eccitante fino all’orgasmo e ho notato che l’orgasmo è arrivato pensando al ragazzo non alla ragazza. Nei giorni dopo il sogno, che mi ha parecchio sconvolto, ho cominciato a masturbarmi pensando esclusivamente a un ragazzo e la cosa mi veniva proprio spontanea, non era un mettermi alla prova, però con la mia ragazza non è cambiato nulla, non ho avuto problemi sessuali con lei anche se non le ho detto nulla né del sogno né delle masturbazioni pensando a un ragazzo. D’altra parte anche prima nelle mie fantasie c’erano dei ragazzi anche se sempre però, diciamo così, la parte strettamente sessuale, era concentrata o almeno sembrava concentrarsi tutta sulla ragazza. Insomma, con la mia ragazza non è cambiato nulla, ma dentro di me qualcosa è cambiato, non lo posso negare, mi sono detto che alla fine potrei anche essere bisex e che non sarebbe una tragedia, però resta il fatto che non mi sono mai innamorato di un ragazzo, almeno fino adesso, e non riesco ad immaginarmi con un ragazzo a scambiarmi tenerezze come faccio con la mia ragazza. Cioè, è come se adesso io fossi bisex, o meglio fossi gay ma solo nella masturbazione. Io faccio sport da quando ero ragazzino, vedo spessissimo altri ragazzi nudi ma questo non mi fa nessun effetto, ormai quelle cose le vedo senza nessun alone sessuale e mi sono proprio indifferenti. Ho tanti amici con i quali mi sento molto libero nei comportamenti ma sono tutti etero e in fondo penso di essere etero anche io e sui miei amici non ho mai avuto fantasie sessuali di nessun genere (ma nemmeno sulle mie amiche) certe volte penso che nelle questioni sessuali ho bisogno di qualcuno che prenda l’iniziativa come è successo con la mia ragazza e penso che io dopo gli andrei appresso. Non ho la vocazione del conquistatore ma del conquistato, anche se sono maschile al 100%. Se ho un desiderio affettivo riguardo ai ragazzi è quello di essere corteggiato da un ragazzo, di diventare il centro della sua attenzione, penso che in una situazione simile finirei anche per sciogliermi del tutto … o forse no, non lo so. Ma si può essere gay solo nella masturbazione? È importante, certo, ma non penso che basti, cioè alla fine bisogna pure innamorarsi di un ragazzo. Forse non mi è ancora successo ed è solo questione di tempo, ma non so che pensare, non so se desiderare che succeda oppure no, perché se succedesse mi troverei in terribile imbarazzo con la mia ragazza che di tutte queste cose non sa niente e forse è bene che non le sappia. Di cercare ambienti gay non mi passa proprio per la testa e già mandarti questa mail mi richiede di superare un imbarazzo terribile. Aspetto una tua risposta. Se vuoi, pubblica la mail, perché mi sono tenuto sul generico e quindi si può fare.

Sando

_____________

Nota di Project.

Mi capita spesso di parlare con ragazzi che si avvicinano all’idea di essere gay per passi successivi e che restano con mille dubbi in mente finché non vivono la loro prima vera storia d’amore gay. Molti, direi la maggior parte, come Sando, arrivano alla consapevolezza di essere gay dopo essere passati per la consapevolezza di non essere comunque del tutto etero, proprio attraverso la dicotomia tra la sessualità di coppia che resta etero anche se non è vissuta in modo molto coinvolgente e la masturbazione che assume progressivamente connotazioni sempre più marcatamente gay. Devo dire che questo percorso interessa la grande maggioranza di quel 30/35% di gay che hanno avuto una vita sessuale etero ed è in sostanza un quadro piuttosto tipico. Effettivamente nel caso di Sando non si presenta nessuna delle classiche complicazioni che accompagnano questo processo e qui bisogna aprire una parentesi.

La sessualità, tutta la sessualità, anche quella etero, può essere vissuta realmente senza problemi solo quando c’è un adeguato retroterra solido dal punto di vista affettivo e una consistente misura di autostima. Ho avuto modo di parlare privatamente con Sando e posso dire che ha un rapporto molto bello con i genitori e tra l’altro ha avuto la fortuna di avere genitori che si vogliono bene e ha visto fin dall’infanzia un atteggiamento affettivo serio tra loro. Sando è cresciuto sereno, senza tabù assurdi per la testa e a 22 anni ha una maturità che purtroppo che molti non raggiungono nemmeno a 40. Un po’ è merito suo ma in grandissima parte è merito della sua famiglia che gli ha creato un ambiente favorevole. Parlando con lui ho potuto capire che la famiglia con ogni probabilità non gli porrebbe nessun problema se lui fosse gay e che anzi il padre si deve essere reso conto che la storia con la sua ragazza non è per Sando realmente un amore travolgente e gli ha fatto capire che se la storia dovesse finire non si stupirebbe più di tanto. Probabilmente il padre non sospetta che il figlio possa essere gay ma gli ripete spesso: “in quelle cose devi fare sempre e solo quello che ti senti di fare e devi infischiartene di quello che pensano gli altri!”.

Detto quindi che non ci sono state pressioni familiari di nessun tipo né forme di intrusione dei genitori con tentativi di istituzionalizzare e incanalare il rapporto con la ragazza verso una soluzione matrimoniale, Sando si è sentito sostanzialmente libero di seguire le sue pulsioni, il che è una cosa di grandissimo valore. Al momento non è in grado di valutare, diciamo così, la completezza del suo essere gay perché gli manca l’elemento fondamentale costituto dal vivere un vero rapporto d’amore gay, e la paura, da quello che si capisce, non è che questo rapporto arrivi, ma è invece proprio la paura che questo rapporto possa non arrivare. Ed è proprio per questo che Sando è incerto sul fatto di lasciare la ragazza. Aggiungo una cosa. Sando ha cercato di documentarsi e di capire molto seriemente che cosa significa essere gay ed ha della omosessualità un’idea molto seria e realistica, in sostanza la sente cosa sua, ma ha paura che il salto che lo porterà ad una storia d’amore condiviso possa non compiersi mai, perché l’ambiente sociale in cui vive non lo favorisce di certo. In pratica nel suo essere gay avrebbe l’appoggio della famiglia ma solo in privato e per lui vivere una relazione gay con una visibilità anche assolutamente minima sarebbe molto rischioso. Attualmente è impegnatissimo negli studi ed è proiettato verso l’idea di allontanarsi di molto dalla sua regione e di vivere e lavorare in una grande città anche se per tutto questo ci vorranno degli anni. Io penso che stia seguendo la strada giusta e mi auguro proprio che possa trovare quello che desidera. Forza Sando!!

___________

Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=2332

15 pensieri su “GAY SOLO NELLA MASTURBAZIONE

  1. Io non ci credo. Tutti i gay sviluppano la loro sessualità per un deficit nelle figure parentali (padri violenti/assenti/alientati) e modelli femminili opprimenti ed iperprotettivi (che sono i veri responsabili dell’effeminatezza: perchè se non assorbi i modelli di tuo padre, nell’incoscienza e bontà di un bambino, lo fai con quel genitore con cui senti maggior legame, cioè tua madre). Questo scompenso si traduce in una profonda lesione narcisista che spinge i gay a chiudersi in se stessi e a “sognare ” l’amante idealizzato, che non è altro che l’amico e l’abbraccio del padre che si è vissuto poco, si scopre con i propri coetanei e si ricerca.

    Questo ragazzo è probabilmente uno di quelli che pur avendo il retroterra genetico del bambino pre-omosessuale (emotività, sensibilità, irascibilità, tendenza a pensare troppo, sviluppare pensieri ossessivi, emicranie, insonnia etc etc) ha vissuto un ambiente positivo in cui i propri modelli familiari hanno “retto”, fornendo quindi identificazione nel padre.

    Questo ragazzo è bisessuale e bisognerebbe evitare di fargli credere che il suo potrebbe essere uno sviluppo psicosessuale omosessuale, perchè in quelle fantasie pratica una sessualità desiderata inconsciamente, e frustrata nei fatti. I desideri che sottendono la masturbazione nei soggetti omosessuali generalmente sono ascrivibili alla mascolinità desiderata che non si ricerca.

    Invito i gestori di questo forum a non assumere una visione ideologizzata del fenomeno. Non tutti quelli che vivono liberamente l’omosessualità sono veramente felici, proprio perchè l’effettività e la sessualità sono influenzate da profondi fattori emotivi.

  2. Mi fa piacere ricevere un commento dissenziente, devo però fare presente che, per chi è abituato a vivere in mezzo ai gay e in pratica a passare tutto il suo tempo parlando con gay di tutte le età e di tutte le condizioni, alcune affermazioni sanno proprio di legenda metropolitana. Tu dici: “Tutti i gay sviluppano la loro sessualità per un deficit nelle figure parentali” eppure, l’esperienza quotidiana di molti anni mi dimostra che affermazioni come queste risultano del tutto gratuite e infondate. Non lo dico per fare polemica ma perché “oggettivamente” sono affermazioni che non reggono il confronto con la realtà, sembrano ragionamenti psicologicamente fondati, ma la realtà dimostra l’esatto contrario. Lo stesso vale per la ”profonda lesione narcisista” attribuita ai gay, che è un puro pregiudizio.
    Non capisco “oggettivamente” su che cosa si basi l’idea un bambino “pre-omosessuale” (?) sia geneticamente predisposto alla emotività, alla sensibilità, all’irascibilità, alla tendenza a pensare troppo, a sviluppare pensieri ossessivi, all’emicrania, all’insonnia etc. etc.. Tutto questo non solo non ha nulla a che vedere con la realtà ma dimostra che chi scrive vede l’omosessualità come uno stato patologico geneticamente determinato. Non c’è bisogno di dire che queste idee sono l’esatto contrario di quanto sostenuto ormai da decenni nelle più alte sedi scientifiche dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
    Francamente non so se il ragazzo che ha scritto il post di apertura sia bisessuale, gay o etero, posso solo dire che ho parlato con lui più volte, sempre nel massimo rispetto reciproco. Lungi da me avere visioni ideologizzate: non parlo a sostegno di una ideologia e non mi sognerei mai di pensare di indottrinare qualcuno per spingerlo alla omosessualità, cosa totalmente priva di senso, perché l’omosessualità non è un fenomeno culturale e l’orientamento sessuale è quello che è, si può solo accettare e non cambiare.
    Concordo invece pienamente con l’ultimo periodo del commento. È verissimo che “Non tutti quelli che vivono liberamente l’omosessualità sono veramente felici, proprio perché l’effettività e la sessualità sono influenzate da profondi fattori emotivi.” Esattamente come succede per quelli che vivono liberamente l’eterosessualità. Non penso affatto che il mondo gay sia il paese dei balocchi, in cui non ci sono problemi, i problemi dei gay li vedo tutti i giorni e sono del tutto analoghi ai problemi degli etero. I gay però, purtroppo, scontano anche gli effetti dell’omofobia e dell’ignoranza sulla sessualità che è una cosa comunissima.

    • Il fatto che la sessualità omosessuale sia “naturale” non vuol dire che non si produca per ragioni traumatiche, o che sia una malattia. Definire un “pregiudizio” la verità, è mentire sapendo di mentire. Lo dice la stessa organizzazione mondiale della sanità e l’apa. Non c’è alcuno studio, ALCUNO, che trattando dello sviluppo psicosessuale del bambino pre-omosessuale dimostri un indice di sviluppo pari a quello dei bambini pre-eterosessuali. Puoi cercarlo, non lo troverai. Tutti gli studi dimostrano che il bambino pre-omosessuale si sente escluso dai suoi pari, si sente “diverso”, e ha un rapporto distorto con i suoi genitori (nel caso dei maschi può essere conflittuale, o passivo; nelle donne e quasi sempre conflittuale). A produrre l’omosessualità è a) una “indole” genetica, che porta il bambino ad una maggiore sensibilità (e spiega la presenza di disturbi psicologici negli omosessuali fin dall’infanzia, come appunto l’insonnia e le emicranie), questo è anche responsabile dei numerosi disturbi d’ansia che accompagnano gli omosessuali e che nella fase dello sviluppo producono una “repressione” del desiderio per il sesso opposto da cui non ci si sente spesso desiderati; b)un rapporto distorto con i genitori che porta il bambino al rifiuto del proprio genere e può aprire le porte all’effeminatezza (oppure, come nel caso delle mie amicizie lesbiche, odiano tutte il loro padre dominante/assente/violento e le loro madri che definiscono “deboli”, perché incapaci di opporsi ad esso), questo apre le porte all’insicurezza verso il proprio sesso e i propri pari, perchè spesso si traduce in una incapacità di “dialogare” con loro nei giochi “maschili” o “femminili” (che sono puramente convenzionali, ma servono al bambino ad assorbire modelli, se ciò non accade l’invidia si traduce in erotizzazione nella fase ormonale); c) l’esclusione, e la conseguente metabolizzazione di un complesso di inferiorità, nei confronti dei propri pari (che può portare anche all’iper-sessualizzazione dei propri gesti e atteggiamenti, conducendo alla mascolinità nelle donne e all’effeminatezza negli uomini). Il ragazzo di questa lettera desidera una mascolinità frustrata che esorcizza nella pratica masturbatoria. E’ chiaro, basta avere un minimo di onestà intellettuale per ammetterlo.
      Non credo che si possa “cambiare” del tutto, ma si può fare chiarezza sulla VERITA’ della proprio convinzione (i gay non vogliono farsi delle domande, perchè sanno bene che farlo li porterebbe alla frustrazione).

      A questo aggiungo che non ho mai conosciuto un omosessuale che non fosse polemico o conflittuale, di natura, e non di certo per ragioni legate all’omofobia. Non ci credo e continuo a non crederci. Mi dispiace per questi ragazzi sbandati che approdano su questo forum e pensano di aver trovato la verità. Da adulti ripenseranno al passato e si pentiranno di non aver fatto prima chiarezza su determinante cose.

      Inoltre sarebbe bene fare presente che l’omosessuale può essere prevenuta attraverso una corretta diagnostica sul bambino (la cui fase pre-omosessuale è evidente, per esempio, quando piange spesso in classe con altri bimbi o non riesce a integrarsi in mezzo a loro).

      Concludo dicendo che la maggior parte dei gay che conosco MENTE su tutti questi fatti in pubblico, per poi parlarne in privato, ammettendo-

  3. Ma poi guarda, questa cosa è talmente EVIDENTE e giuro che non lo dico con rancore nei confronti delle persone omosessuali, che persino nella tua guida, c’è una sezione dedicata a “Figlio gay e padre assente”. Questo è un esempio limite (perchè non c’è bisogno di un divorzio: per il bambino è più devastante un uomo che non sa fare il padre in casa, con una madre che credendo di proteggerlo, lo coccola eccessivamente) che dimostra come la genesi dell’omosessualità sia traumatica, seppur non patologica (perchè non c’è una parte del corpo da curare). Questo rapporto distorto lo si rivede specialmente nelle famiglie che cacciano i figli di casa: quale genitore amorevole lo farebbe? Quale madre non si opporrebbe ad un padre che caccia un figlio fuori di casa? E’ CHIARO che proprio quel genitori omofobo e bigotto sia il responsabili dello sviluppo psicosessuale del figlio… lo ammettiamo?

    Il tuo lavoro è sicuramente audace e puntuale, ma dimostra l’esatto contrario di quello che sostiene “la scienza”.

  4. Se vuoi provare a convincermi del contrario ben venga. Disposto pure a darti il mio contatto, davvero, provaci, aggiungimi e parliamone. Se ce la fai (e io sono onesto) lo ammetterò pubblicamente, magari mi facessi cambiare idea! Sarei più a posto con me stesso. Ma ormai ho capito che questa cosa si oggettiva per una ferita e non è di certo colpa dei gay, ma dei loro genitori incapaci, di un corpo sociale tremendo, e della propaganda commerciale, che crea modelli ambigui (come quelli macisti, ambigui etc etc).

    • Ciao Francesco,
      innanzitutto non rifiuto affatto il dialogo con te, ci mancherebbe altro! Non hai i toni aggressivi che ho trovato alcune volte in chi voleva discutete in modo ideologico di questi argomenti, quindi ben venga il dialogo che non fa mai male. Io stesso ho cambiato molte volte atteggiamento, e anche radicalmente, per effetto della conoscenza diretta dei fatti e dei problemi che prima valutavo in modo molto teorico e ideologico. Mi occupo di omosessuali da diversi anni, beh, la prima cosa che ho capito, allargando i miei orizzonti, è stata che il mio modo di vivere l’omosessualità non era il paradigma di nulla, ma era solo il mio modo di vivere l’omosessualità e che tentare di generalizzare è sempre rischiosissimo perché la realtà è enormemente più complessa di qualunque teoria. In pratica il vivere in mezzo ai gay mi ha fatto capire che sono un mondo che racchiude al suo interno storie, modi di pensare e di agire spesso diversissimi e non riducibili a nessun denominatore comune, da qui, piano piano, la rinuncia ad ideologizzare e ad astrarre e il tentativo di mantenere sempre ben saldi i piedi per terra, eliminando la pretesa di “aver capito”. Ho smesso da anni di chiedermi che cosa sia l’omosessualità e in particolare da che cosa derivi, lascio questi problemi a chi vuol fare teoria e preferisco dedicarmi alle persone, ai singoli.
      Nei tuoi messaggi ricorre una impostazione ideologica di derivazione cattolica, legata a Nicolosi e a Cantelmi. La categoria del pre-omosessuale e l’associazione della omosessualità con la sofferenza, fisica e psichica, provengono da un ambiente connotato in modo molto chiaro. In altri tempi ho polemizzato con chi sosteneva le terapie riparative ma, francamente, penso che ci sia di meglio da fare. Uno dei grandi problemi della omosessualità è la sua collocazione storica in una dimensione psichiatrica, alcuni decenni fa la Organizzazione Mondiale della Sanità ha eliminato l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali ma l’idea, o meglio sarebbe dire il pregiudizio, è difficile da sradicare. D’altra parte l’omosessualità è stata associata a qualunque cosa, dall’eresia alla possessione diabolica e non stupisce che i preconcetti siano duri a morire. Tra l’altro molti preconcetti sulla omosessualità hanno tutto l’aspetto di cose perfettamente razionali e logiche. Sembra quasi ovvio che l’omosessualità debba derivare dall’assenza della figura paterna e dalla prevalenza di quella materna, in qualche caso forse è anche così, ma chi vive tra i gay sa benissimo che ci sono moltissimi gay cui una tale lettura delle cose non si adatta affatto. Che ci siano predisposizioni genetiche è un fatto, che poi l’espressione delle potenzialità genetiche sia condizionata da fattori epigenetici sia prenatali che perinatali è un altro fatto, ma da qui a pensare che l’orientamento sia sostanzialmente determinato dai comportamenti dei genitori c’è un abisso.
      Hai mai vissuto in mezzo a gruppi di ragazzi gay? Beh, ti posso assicurare che non sono affatto tutti depressi, con l’insonnia e col mal di testa, sono ragazzi sanissimi, fisicamente e mentalmente, e ce ne sono moltissimi che arrivano a livelli molto altri di istruzione e di cultura. Oggi ci sono molte coppie gay e se le vedessi nella loro quotidianità ti accorgeresti che leggere certe cose in modo pregiudiziale come se fossero una diminuzione dell’individuo è assolutamente fuori della realtà. Da quello che vedo non sono i comportamenti dei genitori a determinare l’omosessualità del figlio, ma è l’omosessualità del figlio a scatenare reazioni incongrue da parte dei genitori. Questo è quello che vedo, naturalmente ci possono essere autorevoli dottrine che dicono il contrario, ma se qualcuno mi dicesse che gli asini volano, francamente non gli darei retta prima di averne visto volare qualcuno. Non voglio ironizzare, ma nelle cose che dici il pregiudizio cattolico verso i gay si percepisce molto forte.

  5. Mi dispiace project ma continui a girarci intorno. Quando dici che hai smesso da tempo di chiederti da dove derivi l’omosessualità, fai esattamente la stessa cosa che fanno tutti i gay: non farsi delle domande.E spesso, anzi sempre, queste domande sono proprio quelle domande di cui si conosce benissimo la risposta. Non ho mai detto che i gay sono depressi, hanno tutti l’insonnia o le emicranie: ho detto che molti, moltissimi (tutti quelli che conosco in realtà), ne hanno sofferto. Poi grazie all’omosessualità e all’interiorizzazione di tutta una serie di fattori ideologici (“gay si nasce”, “non si può cambiare”, “si è felici alla stessa maniera”, “è naturale”) si “adattano” a quel retroterra in cui sostanzialmente si sono sempre sentiti esclusi. Dire che la tua è tutta esperienza, e che non c’erano niente queste cose è falso. Anche tu hai avuto un rapporto molto stretto con tua madre e un padre assente, o emotivamente debole. Anche tu hai percepito esclusione dai tuoi pari ed è probabile che andando con le donne avrai sentito lo stesso senso d’ansia che provano tutti i gay. Questo è naturale perché ognuno di noi parla per esperienza vissuta, per quello che vive e per quello che vuole mostrare agli altri: nessun gay vuole dare prova che Nicolosi ha ragione, e quindi in pubblico, MENTE. E tu lo sai bene. Di tutte le storie che riporti NESSUNA tratta della famiglia in maniera positiva. Anche la storia contro le terapie riparative mostra in MANIERA EVIDENTE come il contesto familiare si sia tristemente imposto sulle menti emotivamente deboli dei propri figli. Sarebbe bello se fosse tutto un pregiudizio, si. Sarebbe bello, ma non è così. L’omosessualità ha una esegesi patologica (lo sapevi che c’è un dossier dell’apa dove si dimostra che lo studio di nicolsi sul bambino pre-omosessuale è tutto vero? l’apa dice che lo sviluppo traumatico è naturale, non che l’omosessuale ci nasca così com’è). E lo sapevi che studi su gemelli omozigoti identici ha portato in luce il fatto che il contesto famigliare può contare molto di più? Gli studi gay parlano di un 50-50 per quanto riguarda i gemelli omozigoti separati alla nascita, ma altri studi, non viziati dagli psicologi gay, parlano chiaro: solo il 14% è gay (famoso il caso del ragazzo che non era gay perchè aveva il nome del padre… a differenza del fratello, che invece era stato cresciuto in una famiglia emotivamente fragile).

  6. Concludo dicendo che non attacchi la tesi, ma chi la dice. Io non sono credente, ho letto i libri di Nicolosi per capire me stesso e i miei amici. E in tutti, DICO TUTTI, il modello di Nicolosi veniva confermato. Nicolosi ha fatto miracoli con bambini che soffrivano di disforia di genere, quegli stessi bambini che la propaganda omosessualista condanna a interventi chirurgici per la modificazione del sesso biologico fin da bambini (ultimo triste caso in Australia).

  7. Tra l’altro perchè non ti fai una cultura su questi benedetti siti cattolici? Ma anzichè i preti, leggi le TESTIMONIANZE. Io ascolto quello che dice la gente, i gay che si sono stancati, che vanno oltre… non i preti:

    Una volta stabilito un rapporto sano con mia madre e mio padre, mi sono reso conto che le persone che entravano in casa riconducevano tutte all’equilibrio precedente. La nonna riversava un carico di dolore e malattie su mamma dissociandola da se stessa e in più occasioni mi criticava per la mia magrezza e rideva sulla mia effemminatezza, supponendo apertamente che fossi gay. La fidanzata di mio fratello si inserì come protagonista e fulcro nei vari pranzi e cene, ricreando quel conflitto tra super-donna e maschio cattivo/incapace portando mamma a schierarsi dalla sua e papà ad investirsi del ruolo della vittima. Quando ho compreso queste dinamiche è sorta in me un’assertività mai sperimentata, facevo valere il mio punto di vista e riportavo le discussioni su una strada d’equilibrio. E’ incredibile che ho dovuto esprimere aggressività e alzare la voce semplicemente per essere rispettato in casa mia da persone esterne. La fidanzata di mio fratello aveva l’arroganza di zittire i miei e cercare un “confronto” con me in cui prepotentemente affermava idee senza alcun fondamento se non per sè.
    Accogliere il vero coming out è molto più difficile che accettare l’altro come gay, presuppone un ascolto profondo e una disponibilità a mettersi in discussione, parlare col cuore per trovare un equilibrio che giovi a tutti. Io sono stato letteralmente aggredito da mia madre, da mio fratello, da mia nonna e perfino da un componente acquisito per la famiglia. L’unico che mi ha accolto all’inizio è stato mio padre, che guarda caso condivideva con me quel clima ostile. Gli altri erano come belve a cui gli si sta rubando un osso. Mio fratello non accettava nemmeno che io parlassi delle sofferenze che avevo vissuto in famiglia e a scuola, mi ha urlato addosso per giorni, mi ha minacciato e portato ad un episodio di epilessia. Altro che l’accoglienza di cui parla Richard Cohen, il sistema famigliare dopo 20 anni, per quanto disfunzionale, era collaudato e non era disposto a cambiare. Dato che non mi sono smosso dalla mia posizione è stato costretto a cambiare, ma la maggior parte voleva che io restassi quel ragazzino vergognoso, gay.
    Uno zio materno, che per anni aveva deciso di non avere più niente a che fare con la sua famiglia d’origine, nelle rare volte che faceva visita portava i due figli (miei cugini) che prendevano a deridermi in quanto gay, frocio, effemminato. Pensiamo a quanto è assurdo/masochistico chiedere di essere accettati, i ragazzi con pulsioni omosessuali dovrebbero chiedere spiegazioni e collaborazione da parte della famiglia e di chi gli ruota attorno, non chiedere di essere sopportati.”

  8. Come dicevi? Che l’esperienza insegna che i gay vengono discriminati nelle famiglie? 😉 Porject, a me sembra l’esatto OPPOSTO. Ecco un altra testimonianza di una madre incapace che ha prodotto l’omosessualità del figlio:

    Riesco sempre più a parlare con i miei genitori in modo profondo e autentico. All’inizio mia madre si sente attaccata e mi aggredisce, ad un certo punto afferma che sono molto più avnti di lei e in un altro contesto che tutto ciò che dico lei l’ha sempre detto, senza studiare libri su libri. Oggi le ho fatto notare che non sta aiutando suo figlio a spiccare il volo, ma anzi ciò che mi arriva è una sua forte volontà di svalutarmi e legarmi alla terra, alla madre, a sè. Inizia sempre la comunicazione con “si, però”, “certo, ma”, “ovviamente, comunque”. Apparentemente mi dà ragione al 100%, ma in realtà tenta di sabotare continuamente l’evoluzione famigliare e sociale che esprimo, insita dentro di me. Ho sgamato questo meccanismo ed è andata su tutte le furie, ma mentre mi urlava addosso sentivo di amarla come mai prima d’ora, 23 anni per ritrovare mia madre! Le ho detto che ero davvero felice del confronto che avevamo avuto e lei da iraconda è passata ad essere serena, è scesa in cortile a sradicare le erbacce. Poco prima aveva detto che continuavamo a rivangare le stesse cose, esprimeva il desiderio di smettere di “litigare”, che avevamo già arrivati alle radici e che ora si poteva tornare a vivere sereni. Contemporaneamente raccoglieva dei piccoli pomodorini, che ho sentito come piccole perle rosse, parti di cuore che negli scontri-incontri recuperavamo. Mia madre ha un inconscio così creatore che è uno spettacolo solo osservarla, mentre plasma nel mondo la sua interiorità. Tempo fa mentre riversavo tutto la rabbia e l’odio verso la famiglia, conclusi che era tutta una merda, tutto compromesso e lurido. Lei era disperata per le mie affermazioni e poco dopo corse a pulire lo sgabuzzino in cantina più lurido della casa, mai riordinato in 20 anni. Poi lavava e mi mostrava dei giochi di quando ero piccolo, come per far riemergere in me anche i ricordi belli. Cerca di trovare le soluzioni nel mondo fisico, teme troppo l’indagine interiore, ne è dissociata da una vita, dalla morte del padre. Le ho rivelato l’energia del suo agire mettendole una mano sulla spalla e lei ha sorriso, per la prima volta non ha preso le mie parole come un attacco volto solo a distruggere, ma come uno slancio entusiastico per prendere contatto la nostra Vita.

  9. Questa testimonianza è INCREDIBILE: Il movimento gay ha il merito di aver tirato fuori una questione che altrimenti la “società per bene” avrebbe lasciato nell’ombra. Purtroppo quella stessa società non ha compreso il reale contenuto di quella lotta. Ha saputo solo approvare passivamente, dopo che il movimento era riuscito ad avere successo in molti campi e quindi si era conquistato rispetto.
    E’ un po’ come il ragazzo che fa coming out, il padre lo accetta come gay, afferma di volergli bene così com’è. Il ragazzo sente rabbia verso il padre, ritorna da lui e gli dice: “in realtà non volevo che mi convalidassi nella condizione omosessuale, ma che mi accogliessi come tuo figlio maschio, che mi portassi nel mondo degli uomini.” Il ragazzo rappresenta il movimento gay che lotta per essere riconosciuto, ma che in realtà nel cuore vorrebbe solo essere amato come parte della stessa sostanza ferita, senza nessuna etichetta.
    Per quella che è la mia esperienza a dichiararsi gay oggi sono per lo più ragazzi in cerca di un’identità, gli uomini adulti non s’identificano quasi mai con le loro pulsioni omosessuali, ma anzi le considerano delle emozioni, spesso immature. Anni fa quando iniziai il mio percorso d’introspezione rimasi sorpreso nel constatare che più della metà, in un contesto privato e di condivisione emozionale, rivelava di conoscere le motivazioni legate alla propria condizione, delineandone perfettamente le dinamiche famigliari. E’ come se il vero sè spingesse per uscire, obbligando l’essere in un processo riflessivo di recupero del nucleo.
    Il movimento LGBT si scioglierà nel momento in cui si sarà superata la divisione tra le persone, ci saremo resi conto di essere tutti parte della stessa Vita. Fratelli in cui si riflette tutta la gamma dei colori in parti diverse, si vedranno gli altri come portatori di aspetti già dentro di sè, non come qualcosa di diverso da temere, ma mezzi per conoscersi sempre più profondamente. Le persone omosessuali sono contenitori di ferite presenti in tutta la società, non relegate in pochi soggetti, chiudere gli occhi e far finta che non esista, oltre ad essere superficiale e vigliacco, significa non cogliere i messaggi dell’anima per la costruzione di un’umanità migliore.

    • Francesco, ti rispondo volentieri perché ti riconosco una certa buona volontà di fondo e, anche se dal di fuori, penso di aver compreso il peso dei condizionamenti che hai dovuto sopportare. Tu parli di cause della omosessualità ma trovare la causa della omosessualità per prevenirla o per intervenire anche a posteriori per modificare le cose, sa ancora di stregoneria più che di psicologia scientifica, perché si parte dal presupposto che i problemi di tipo psicologico abbiano una causa psicologica o ambientale facilmente individuabile, come il padre assente o la madre possessiva, ma queste cose sono ridicole e la realtà è enormemente più complessa. L’idea di poter individuare le cause di manifestazioni psichiche complesse come l’omosessualità è veramente tanto pretenziosa quanto ingenua. Ricordo che ancora nei primissimi anni ’70 si curavano certe forme depressive con la psicoterapia e si pretendeva di trovare le cause della depressione nella bassa autostima e in traumi infantili di vario genere, ma poi si osservò che quegli stessi pazienti depressi, trattati con delle piccole compresse di sali di litio uscivano totalmente dalla depressione, che quindi era “oggettivamente” correlata non a presunte cause psicologiche, che sono effettivamente la moderna versione della stregoneria, ma a una alterata fisiologia del ciclo del litio nel sangue, un elemento che prima non era mai stato preso in considerazione come possibile causa di nulla. Purtroppo il litio, almeno nelle forme usate allora, provocava danni renali e la terapia fu poi corretta in vario modo. La litiemia alterata è oggettivamente correlata a certe forme di depressione, essere arrivati a capirlo è una piccola conquista, certo, ma è “oggettiva” non è un bla bla che sembra aver senso perché a qualcuno piace una teoria di quel genere. Il litio è correlato a certe forme di depressione in modo oggettivo, i traumi infantili o la scarsa autostima come cause delle depressione fanno parte della classica medicina stregonesca. I sali di litio sono una realtà oggettiva, la scarsa autostima non è una causa ma la manifestazione psichica di altre cose delle quali si sa ancora troppo poco ma che hanno una base biochimica precisa. Tutta la psicofarmacologia si basa su questo assunto fondamentale. La connessione “scarsa autostima (“traumi infantili”)” => “depressione” sembra logica e credibile ma non ha nessuna serietà scientifica.
      Un altro esempio di interpretazioni stregonesche si ha nelle demenze tipo Alzheimer, prima dominava una marea di teorie psicologiche sulla reazione del vecchio all’abbandono ecc. ecc., in fondo sembra logico che il vecchio reagisca all’abbandono con Alzheimer, ma è la solita medicina del bla bla pseudo-psicologico, poi si scopre che nei malati di Alzheimer le cellule nervose contengono una proteina che non ci dovrebbe essere, la proteina beta-amiloide, se ne comincia a studiare la struttura, si cerca di capire da che cosa sia prodotta e si arriva a capire che è codificata da tratti corti di dna che vengono da difetti genetici della riparazione del dna e si comincia a cercare quali geni ne siano responsabili, ecc. ecc., questa è medicina vera e non stregoneria.
      Il bla bla pseudo-psicologico non ha nulla a che vedere con la scienza ma ha un grande successo perché dà alle persone, medici e psicologi compresi, l’illusione di aver capito o di poter capire cose che sono ben oltre la loro portata e delle quali, oggettivamente, si sa pochissimo. L’atteggiamento onnipotente e onnisciente del medico o dello psicologo indica che siamo del tutto al di fuori di una dimensione scientifica seria. Uno psicologo deve essere di supporto al paziente cercando di fargli acquisite una visione “razionale” dei suoi problemi, di portarlo ad una consapevolezza della realtà, senza illuderlo con atteggiamenti di onnipotenza mistica che sono da stregone e non da uomo di scienza. Mi capitò una volta di scambiare molte mail con un ragazzo che aveva un DOC piuttosto serio. Si era rivolto a uno psicologo che non gli aveva promesso nulla e gli aveva detto che gli sarebbe stato vicino per smitizzare i suoi disturbi, esorcizzare le false paure e aiutarlo a seguire passo passo l’evoluzione della cosa. Altri psicologi gli avevano lasciato intravedere che si sarebbe potuto fare tutto, cambiare orientamento sessuale, ecc. ecc.. Bene quando il ragazzo mi parlò di questo psicologo gli dissi solo: “questo mi sembra uno serio”. Quello psicologo ha cercato di rendere il ragazzo quanto più autonomo possibile e di fare in modo che camminasse con le proprie gambe e usasse il proprio cervello, le sue risposte erano razionali ed estremamente semplici, nessuna spiegazione in termini di cause e di effetto; a domande specifiche del ragazzo rispondeva: “credo che nessuno possa dare una risposta seria a questa domanda”. La scienza psicologica è una cosa seria, basata sulla neurofisiologia non sul bla bla psicologico. Leggendo Nicolosi ho avuto la netta impressione che ci sia molto bla bla psicologico ma che non ci sia nessuna seria base scientifica.
      Prima di chiudere vorrei dire a Francesco che ieri sera sono stato cena con una coppia gay di ragazzi over 35, beh, ho passato un bellissima serata con due persone splendide, felici di stare insieme e di costruire insieme il loro futuro, se tu fossi stato presente avresti visto che cosa è veramente l’omosessualità. Mi dispiace molto che tu non abbia mai conosciuto ragazzi e coppie gay felici di essere quello che sono, perché ti si sarebbero aperti gli occhi. Non faccio un discorso ideologico, dico solo quello che vedo ogni giorno.

  10. Ciao Francesco,
    Avrei alcuni dubbi su quello che hai scritto:
    “retroterra genetico del bambino pre-omosessuale (emotività, sensibilità, irascibilità, tendenza a pensare troppo, sviluppare pensieri ossessivi, emicranie, insonnia etc etc)”
    Perché l’emotività e la sensibilità sono pre-omosessuali? Vorrei farti notare che è la società a dire che certe emozioni è giusto che le provino le donne e non gli uomini. Ma chi ha detto che un uomo non può piangere né essere emotivo?
    “A questo aggiungo che non ho mai conosciuto un omosessuale che non fosse polemico o conflittuale, di natura, e non di certo per ragioni legate all’omofobia. Non ci credo e continuo a non crederci.”
    Riguardo al fatto di essere polemici o meno, dovrai ammettere che gli omosessuali che hai conosciuto tu saranno sempre una minoranza rispetto a tutti i gay che esistono, e ti garantisco che non tutti i gay sono così, come non tutti gli eterosessuali sono stronzi o tutte le donne poco di buono.
    Riguardo alle ragioni sull’omofobia, se tu cresci con la mentalità che essere gay è sbagliato e devi essere curato, se quando vai a scuola i tuoi momenti sono pieni di ansia perché i tuoi compagni ti prendono in giro perché sei gay, se non hai il sostegno della famiglia vicino, penso che arrivare a essere un po’ polemici possa succedere, e possa anche succedere di voler mandare un po’ tutti a quel paese.
    “Inoltre sarebbe bene fare presente che l’omosessuale può essere prevenuta attraverso una corretta diagnostica sul bambino (la cui fase pre-omosessuale è evidente, per esempio, quando piange spesso in classe con altri bimbi o non riesce a integrarsi in mezzo a loro).”
    Scusami ma quello che hai scritto non ha senso. Un bambino che piange spesso in classe può essere un possibile gay? Perché? Quindi se non piange mai può essere un possibile eterosessuale? Ma forse i motivi per cui un bambino piange sempre possono essere anche altri no?
    “per il bambino è più devastante un uomo che non sa fare il padre in casa, con una madre che credendo di proteggerlo, lo coccola eccessivamente) che dimostra come la genesi dell’omosessualità sia traumatica”
    Io ho conosciuto persone, anche nella mia famiglia, che hanno avuto situazioni traumatiche con separazioni e sono eterosessuali. Ho conosciuto persone cresciute normalmente e che erano gay. Non si può prendere una situazione traumatica, o pensare che siccome un padre non è presente un figlio diventa gay Se questa ipotesi fosse giusta, tutti quelli che non hanno un padre,o quando i padri sono stati meno presenti, perché lavoravano lontano da casa sarebbe gay.

Scrivi una risposta a Francesco Cancella risposta